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Il peso dell’incertezza sullaripresa economica italiana

Il peso dell’incertezza sullaripresa economica italiana

L’economia italiana ha avvicinato partner importanti come Francia e Germania. Non mancano le incognite, ma la crescita dipenderà dalla velocità con cui i consumatori riacquisteranno fiducia.

di DANIELE BERTI, Confindustria Trento

Entrando nel terzo anno di pandemia la situazione rimane incerta. Il ritorno alla diffusione su larga scala dei contagi giornalieri non consente di dare prospettive a lungo termine. Al di là delle scelte politiche introdotte, che in questo frangente risultano essere più permissive rispetto allo scorso anno, l’andamento economico dipende in larga misura dalla percezione di fiducia dei consumatori. La pandemia ha scoperchiato il rapporto conflittuale che gli italiani in particolare hanno con la statistica e con i dati numerici in generale. I dati giornalieri sui positivi, ricoveri e decessi sono soggetti a variazioni frequenti sia a causa della modalità di raccolta che per la natura stessa del fenomeno. Concentrarsi troppo su questa variabilità può impedire di vedere quella che è la tendenza generale e quindi avere ripercussioni negative sulle scelte in merito alle precauzioni da adottare e sui suggerimenti da seguire. L’informazione non vale solo per la sua quantità ma, soprattutto, per la sua qualità e leggibilità.

Proviamo quindi a dettagliare con pochi numeri ma significativi: dopo la caduta del Pil superiore alla media europea sofferta nel corso del 2020 (-8,9% rispetto al -6,5% della media Ue), l’economia italiana ha recuperato molto velocemente e a fine 2021, grazie al supporto della compagna vaccinale e delle politiche economiche (le misure di sostegno varate dai governi sono state pari al 6,5% del Pil nel 2020 e al 6,1% del Pil nel 2021) è ben posizionata rispetto ai partner più importanti come Francia e Germania. I rapporti più recenti attestano una crescita del Pil italiano nel 2021 del +6,3% garantendo così di guardare con ottimismo al futuro, senza però dimenticare che il periodo invernale si sta preannunciando difficile sia dal punto di vista sanitario sia per la difficoltà di approvvigionamento di beni intermedi e per i rincari dei prezzi di energia, materie prime e trasporti. Il recente report “Bilancio del 2021” realizzato dall’Area Studi Legacoop e Prometeia mette in luce i principali fattori che hanno garantito all’Italia una ripresa più efficace e più rapida rispetto agli altri Paesi dell’eurozona.

I rapporti più recenti attestano una crescita del Pil italiano nel 2021 del +6,3%

In prima battuta ritroviamo l’andamento della manifattura dove l’Italia, unica tra i quattro maggiori paesi europei industrializzati (Francia, Spagna e Germania), ha recuperato e sopravanzato i livelli pre-crisi, nonostante le difficoltà persistenti in termini di approvvigionamenti di semilavorati e di pressioni sui costi di produzione. Fatto 100 l’indice della produzione industriale totale a dicembre 2020, a ottobre 2021 l’Italia si colloca oltre quota 103, la Spagna poco sotto 101, la Francia a 100,5 e la Germania poco oltre 96. I divari di performance sono dovuti ad un diverso posizionamento di gamma fra i Paesi, che porta l’industria italiana a soffrire di meno la transizione ecologica e la carenza di semiconduttori al contrario dell’industria tedesca e quella francese.

Il rincaro impressionante di trasporti, materie prime ed energia, sta colpendo in particolar modo le Pmi

Inoltre, il traino dell’export italiano, in particolare dell’alimentare e dei settori legati all’edilizia, ha consentito alla nostra manifattura di conquistare quote di mercato lasciate sguarnite dagli altri Paesi concorrenti. È auspicabile che questi fattori continueranno a proteggere la nostra manifattura nelle turbolenze delle strozzature nell’offerta di materiali e del caro energia e trasporti, sempre che queste non durino troppo oltre la primavera. La ripresa del 2021, con una previsione di crescita del Pil del 6,3% è accompagnata da una costante crescita di fiducia che sarà importante preservare anche per tutto il 2022. Nonostante questo scenario favorevole, l’anno è stato chiuso con indicatori che lasciano molta incertezza: i costi di produzione dovuti al disordine negli approvvigionamenti e al rincaro impressionante di trasporti, materie prime ed energia, stanno colpendo con violenza in particolar modo le Pmi che costituiscono la dorsale del nostro sistema produttivo. Ad oggi le tensioni inflazionistiche si stanno scaricando sui margini delle imprese. In primo piano il ruolo dell’energia in crescita a novembre del 73% nei prezzi alla produzione e del 31% in quelli al consumo. Meno marcati ma con conseguenze non meno importanti risultano essere i trasporti, tra difficoltà di reperimento dei container marittimi e aumenti dei prezzi che toccano punte del 2% sui prezzi al consumo.

Gli analisti prospettano un lento miglioramento nei prossimi mesi di questi indicatori. La crescita economica dipenderà, in ogni caso, dalla velocita con cui le famiglie riacquisteranno fiducia e riporteranno la propria propensione al consumo ai livelli pre-crisi. Come visto in precedenza la componente sociale e psicologica sarà il fattore che potrà garantire la spinta continua alla crescita economica: in poche parole dipende da noi e da come decidiamo di gestire l’informazione.

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