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Navi nuove pronte a salpare!
Addio alla terza media 2021/2022
«Al molo nuovo ci sono nove navi nuove, e la più nuova delle nove navi nuove non vuole andare» recita un famoso scioglilingua genovese. I ragazzi di terza media, durante il laboratorio teatrale, sono stati chiamati a dare una risposta a questa domanda: perché la nave nuova non vuole partire?
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Perché non sa se il porto in cui approderà sarà bello quanto quello da cui sta partendo, dicono alcuni. Perché ha timore che il vento possa scuoterla durante il viaggio. Ha paura di rovinare le vele bianchissime spiegate al vento, gli alberi maestri intatti e lucidi di cera. Poi, la consapevolezza negli occhi dei ragazzi: le navi siamo noi. Stiamo partendo per un viaggio che ci spaventa e ci attrae; siamo sul punto di levare l’ancora, di abbandonare il nostro porto sicuro per approdare su altri lidi, misteriosi e sconosciuti.
Da qui è nata l’idea dei messaggi in bottiglia: i ragazzi hanno immaginato di scrivere a loro stessi nel futuro frasi di incoraggiamento, pensieri, frammenti di esperienze, paure e segreti che hanno poi arrotolato e custodito in bottigliette decorate. Tanti i timori, altrettante le speranze: sarò bravo? Conoscerò nuovi amici? Le mie vele saranno grandi abbastanza per affrontare il mare?
Il giorno dell’addio alla terza media, momento di festa attesissimo, è ora di leggere a tutti i messaggi: ecco che i ragazzi prendono teli e lenzuola azzurre per creare il mare. Alcuni materassi vengono disposti a formare un molo. La scenografia è pronta: ora, ognuno dei ragazzi legge il proprio messaggio in bottiglia davanti a genitori, compagni e insegnanti. Alcune mani tremano leggermente, ma le voci sono forti e sicure: sì, ci sono anch’io, sembrano affermare. Siamo navi pronte a partire, le nostre cime sono forti. Le bottiglie, custodi dei loro pensieri, vengono adagiate sul telo azzurro, in balia delle onde. Nonostante la malinconia, è una giornata di festa: si cantano le canzoni preparate con gli insegnanti, si balla insieme. I ragazzi, chini sulle chitarre, le dita sospese sopra la tastiera, sono pronti a suonare: è la marcia trionfale dell’Aida di Verdi. Le note, lunghe e solenni, vibrano, cariche di emozione. Gli applausi sono forti, e i volti dei ragazzi, prima seri e concentrati, si aprono di sincero entusiasmo. Arriva poi il momento del video con le foto più belle dei tre anni passati: una carrellata di ricordi, visi più infantili e rotondi che suscitano risate di tenerezza. Ecco le foto del pellegrinaggio, quelle della gita, le ricreazioni in campetto, i cartelloni, le lezioni d’inglese, il teatro d’opera, le gare di corsa, i disegni all’aperto… c’è chi versa una lacrima, chi stringe la mano al proprio compagno, chi arrossisce d’imbarazzo, ritrovandosi per un attimo ancora bambino.
La mattinata sembra finita, ma c’è una sorpresa: i ragazzi, aiutati dai genitori, si mettono in fila e leggono pensieri per gli insegnanti.
Ci ringraziano di averli incoraggiati, di averli aiutati a disegnare una rotta per il futuro e di aver insegnato loro a veleggiare con il favore del vento.
Arriva poi il momento dei regali: ad ogni insegnante viene regalata una maglietta con i nomi dei ragazzi e, sul retro, una frase ricorrente:
“Se parlate mentre correte restate senza fiato!” recita quella del professore di scienze motorie, “Mettete il punto alla fine della frase!” si legge su quella della professoressa di lettere.
Dopo un piccolo rinfresco e qualche chiacchiera, la mattinata è davvero finita, e ha il sapore agrodolce degli ultimi giorni di scuola: quel misto di nostalgia e felicità che accompagna la fine dei viaggi importanti.
I ragazzi si allontanano, contenti della giornata appena trascorsa, pronti a salpare per il prossimo porto.
Noi insegnanti rispondiamo ai loro saluti, e guardandoci di sottecchi, so che stiamo pensando la stessa cosa: che le navi stanno benissimo nel loro porto sicuro, ma è per solcare i mari che sono state costruite.
di suor Stefania Benini Genova