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Paolo Fabbri

Paolo Fabbri

I due illustri rivali: Donizetti incrocia Mercadante

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Quasi coetanei, Mercadante e Donizetti intersecarono spesso vita e carriere in un rapporto i cui snodi principali non sono privi di punti interrogativi. La loro conoscenza è documentata dallʼautunno 1821. Ai primi di ottobre Donizetti passava da Milano, andando da Bergamo a Roma, dove per il carnevale al Teatro Argentina scriverà Zoraida di Granata. Mercadante era invece lí alle prese con Elisa e Claudio, che debutterà a fine mese. Il 4 ottobre consegnava a Donizetti una lettera di presentazione per degli amici romani.1 Presupporre una precedente conoscenza è impossibile. Prima di spingersi a Milano, Mercadante si era mosso tra Napoli e Roma, mentre lʼaltro non era uscito dalla pianura Padana: Bergamo, Bologna, Venezia, Mantova. E neppure possibile è che a propiziare la conoscenza reciproca fosse stato Mayr: Mercadante era ai primi passi della carriera, e non poteva certo essere in dimestichezza con unʼautorità come il bavarese.

Dobbiamo allora immaginare che i due si fossero conosciuti proprio in occasione di quel passaggio di Donizetti a Milano. Sapendo dove si stava recando, Mercadante pensò di dargli generosamente una mano mettendolo in contatto con ambienti filarmonici che ben conosceva. Un mese e mezzo dopo ringraziava quegli amici per le «attenzioni fatte a mio riguardo»2 al nuovo venuto «Maestro Donesetti»: o forse si chiamava «Donisetti», come aveva scritto la prima volta? o «Donezetti», come scriverà nel febbraio 1822 dopo lʼesito felice di Zoraida di Granata «malgrado le solite cabale»?3 Anche lʼincertezza onomastica era spia di unʼamicizia di freschissima data.

Pochi mesi dopo, Mercadante e Donizetti ebbero il primo ʼtesta a testaʼ profes-

1 Donizetti. Carteggi e Documenti 1797-1830, a cura di Paolo Fabbri, Bergamo, Fondazione Donizetti (Edizione Nazionale delle Opere di Gaetano Donizetti), 2018, p. 423. 2 Ivi, p. 429. 3 Ivi, p. 446.

sionale. Svanito per Mercadante il progetto di un Alfredo dʼInghilterra per Napoli,4 i due si ritrovarono nella medesima stagione autunnale 1822 alla Scala: lʼuno, con Adele ed Emerico, ossia Il posto abbandonato; lʼaltro con Chiara e Serafina. 5 Mercadante era a Milano fin dal 20 giugno circa,6 e cʼera ancora a metà ottobre, quando tramite Donizetti mandava saluti a Mayr. 7 Il successo di Elisa e Claudio, lʼanno avanti, aveva posto Donizetti in situazione di sudditanza psicologica. Il 4 settembre 1822 scriveva ai comuni amici romani: «Mercadante stà provando e credo ai 21. andrà col posto abbandonato: dramma Io stò scrivendo… che il Cielo mela mandi buona dopo un Cane cosí grosso» (cioè un concorrente di quella portata).8 Dei timori di Donizetti si era accorto anche Mayr, che il 28 settembre aveva confidato al suo ex allievo Bonesi: «Il nostro Donizetti è a Milano dicendo di aver concepito per quel Teatro un timore insolito; ma vorrei sperare, che cio non fosse se non che una spezie di velo presso il suo amico Mercadante, il quale (dicesi) non fu cosi felice come lʼanno scorso».9 In effetti il recensore del «Corriere delle dame» non aveva trovato «novità di sorte alcuna»10 nella sua opera, che gli era parsa «lunga a dismisura, ricolma di soverchie e noiose ripetizioni, vuota di brio e opprimente soltanto nellʼistromentale».11 Il 26 settembre Donizetti, molto meno negativo, riferiva ai medesimi amici romani

le consolanti notizie del Nostro Amico Mercadante, il quale andò in scena ai 21. collʼopera, e piacque moltissimo, fu quindi chiamato dal pubblico tutte e tre le sere etc. etc. Se gli esecutori fossero stati piú felici sarebbe ito anche meglio, ed è perciò che qualchʼuno la crede un poʼ troppo lunga, ma io dico che si rende tale per la cagione sopra espressa: Ora tocca a me, e Dio mi liberi dallʼandar diversamente, sarei sconquassato.12

Quando toccò a Donizetti, Chiara e Serafina fu un mezzo fiasco: dopo il debutto (26 ottobre) e 6 repliche (fino al 2 novembre), lʼopera venne accantonata e si riprese quella di Mercadante (salvo 4 repliche, dal 23 al 26 novembre).13

4 Ivi, p. 455, e AlBerTo CAmeTTI, Donizetti a Roma. Con lettere e documenti inediti, Torino, Bocca, 1907, p. 27. 5 Donizetti. Carteggi e Documenti, cit., pp. 459 e 461. 6 Ivi, p. 467. 7 Ivi, p. 484. 8 Bergamo, Fondazione Teatro Donizetti, Cassaforte. 9 Donizetti. Carteggi e Documenti, cit., p. 478. 10 «Corriere delle dame» 39, 28 settembre 1822, p. 306. 11 Ivi, p. 305. 12 Donizetti. Carteggi e Documenti, cit., p. 475. 13 Ivi, p. 79.

Nel carnevale 1824 a Roma, tra i due, andò in scena un confronto ben piú ravvicinato. Il 7 gennaio al Teatro Argentina Donizetti presentava una nuova versione di quella Zoraida di Granata che era stata un successo due anni prima; un mese dopo (7 febbraio) Mercadante vi teneva a battesimo Gli amici di Siracusa, a soli 3 giorni di distanza da un ulteriore debutto di Donizetti, stavolta però al Teatro Valle, con Lʼaio nellʼimbarazzo (4 febbraio) accolto con «vero entusiasmo».14 Queste sfide incrociate fra sale concorrenti fornirono il pretesto per inventarsi un derby teatrale che vide gli spettatori dividersi in fazioni, e i giornali soffiare sul fuoco.

Peraltro Scinditur interea studia in contraria vulgus, 15 cosicché, parteggiando ciascuno pel suo idolo prediletto, si pronunzia alla cieca sul merito del Maestro rivale […]. Chi può negare agli Amici di Siracusa profondità di dottrina musicale, conio regolare deʼ pezzi, e grandiosità dʼidee propria soltanto dello stile serio? Chi contrasterebbe allʼAio in imbarazzo tutta la giovialità del genere buffo mista a quel fiore di sentimento che è propria deʼ caratteri di tal natura, vivacità somma nella parte strumentale ricca di mille delicatissimi motivi, ed espressione giustissima della parola col canto? Sia dunque lode a Mercadante e a Donizetti, che a buon diritto la meritano, e sia questa lode nuovo stimolo ad ambedue a purgarsi con piú assiduo studio di qualche macchia, che pur rilevasi nel loro stile […].16

I successivi corpo-a-corpo fra Mercadante e Donizetti ebbero luogo a fine 1834 alla Scala (La gioventú di Enrico V e Gemma di Vergy), e nel carnevale 1838 alla Fenice (Maria de Rudenz e Le due illustri rivali). Nel frattempo, però, lʼatteggiamento di Mercadante verso il collega era mutato radicalmente. «Si dice che Dozinetti scriva (non componga) la prima opera al Carcano» confidava il 24 luglio 1830 a Florimo.17 E il 2 novembre rincarava la dose augurandogli un fiasco tale da costringerlo allʼespatrio:

Dunque Dozzinetti (voglio dire Donizetti) dopo essersi immortalato con lʼesule di Roma, ora è lʼesule di Napoli. Trovo ben ricompensate le sue virtuose fatiche, e non dubbito punto che a Milano non demeriterà punto dalla stessa sorte e diventando cosí lʼesule di Milano anderà a prendere fiato a Costantinopoli dove si trova suo fratello.18

14 Le prime rappresentazioni delle opere di Donizetti nella stampa coeva, a cura di Annalisa Bini e

Jeremy Commons, Milano-Roma, Skira - Accademia Nazionale di Santa Cecilia, 1997, p. 110. 15 VIrGIlIo, Aeneis, II, 39. 16 «Notizie del giorno» 7, 12 febbraio 1824, p. 2: leggibile in Le prime rappresentazioni cit., p. 109. 17 SANTo pAlermo, Saverio Mercadante. Biografia, epistolario, Fasano, Schena Editore, 1985, p. 88. 18 Ivi, p. 89.

Il crescente successo di Anna Bolena, che debuttò il 26 dicembre, fu il miglior amuleto contro quel tentativo di iettatura.

È probabile che tanta ostilità si fosse innescata durante la citata sfida romana del 1824. Forse le diede impulso anche un episodio capitato lʼanno dopo a Palermo, quando Donizetti era direttore musicale delle stagioni del Teatro Carolino. Fra gli altri titoli di cui curò lʼesecuzione, lʼ8 dicembre fu posta in scena Elisa e Claudio. Il periodico «Mercurio siculo» del 15 dicembre registrò: «Unʼaria finale del M.o Donizetti ha rimpiazzato quella di Mercadante, ma certamente senza miglior successo, e la prima e la seconda non faranno mai né la reputazione di un maestro né il divertimento del pubblico».19 Lʼaria sostituita in corso dʼopera dovrebbe essere quella di Elisa «A chi parlo?... che pretendo?...», assai articolata, con cori e pertichini: non è invece stato possibile fin qui identificare quella di Donizetti che ne prese il posto.20

Oltre alle citate stagioni del 1834 e 1838, anche altre circostanze abbinarono i due. Donizetti subentrò a Mercadante nellʼopera inaugurale del carnevale 1834 alla Scala (nacque Lucrezia Borgia). Entrambi contribuirono (lʼuno con la sinfonia, lʼaltro col terzetto con cori «Come suon dʼarpa dolente») alla cantata In morte di M. F. Malibran de Beriot eseguita alla Scala il 17 marzo 1837 (versi di Antonio Piazza: gli altri ʼnumeriʼ musicali affidati a Pacini, Coppola e Vaccai). Mercadante, e non Donizetti, fu posto alla guida del Real Collegio di Musica a Napoli. Né Mercadante, né – dopo di lui – Donizetti accettarono la proposta di Rossini di dirigere il Liceo Filarmonico di Bologna.

Durante tutti questi anni, lʼanimosità di Mercadante non si placò: anzi, conobbe vette parossistiche ad esempio in occasione dellʼultimo confronto ravvicinato, alla Fenice nel 1838. Non abbisogna di commenti la lettera del 7-8 febbraio 1838 che Mercadante, da Venezia, diresse a Florimo:

Lʼaspettativa per lʼOpera di Donizetti era immensa: LʼImpresario, suo partigiano, per conseguenza la Compagnia, suoi fanatici adulatori. Mai come questa volta il Cavalier Maestro fece uso del suo bindello e del suo titolo. Mai come questa volta frequentò assiduamente tutti i Caffè, le osterie, le Bettole, le alte e basse società, le accademie pubbliche, private, le compagnie de cosí detti sosurroni Teatrali, i quali erano incaricati di decantare il suo inesauribile genio, la grande straordinaria facilità, la prattica delle voci, del teatro e cet. e cet., aggiungendo che il profondo, scolastico Mercadante (e ciò per burla) sarebbe restato vittima dellʼArlecchino Bergamasco e che lo avrebbe disfatto e reso fuggiasco alla volta di Novara, a forza di vecchie Cabalette. Finalmente la scorsa settimana comparse la tanto attesa Opera, Maria Rudenz: Non precipitò, ma sobbissò, sprofondò. Il fiasco fu tale e tale, che il Maestro non stiede a Cembalo per il terzo atto, e fuggí dal Teatro, e ne vi comparve altro per la 2da e 3a recita, che furono date a dispetto del pubblico

19 oTTAVIo TIBy, Il Real Teatro Carolino e lʼOttocento musicale palermitano, Firenze, Olschki, 1957, p. 26. 20 Donizetti. Carteggi e Documenti, cit., p. 593.

per onore di firma, con la promessa di non darla altrove, in effetto questa sera vi sono i Puritani – Lʼesacrazione, lʼindignazione, le dicerie di questo Pubblico contro il Maestro, sono da non dirsi: Chi pretende che abbia vuotato il sacco, altri dicono che si è reso insolente ripetendo sempre le stesse cose, chi dice di non avere voluto, altri che non potuto, saputo; altri che lʼabbia fatta istrumentare dagli allievi del Conservatorio di Napoli, insomma è stato un affare serio, ma serio assai, che a dirtela schietta non avrei mai immaginato che un Cavaliere potesse cosí cadere. Io non lʼho intesa, giacché mi son fatto un riguardo, non volendo esser citato autore di critiche contro un collega, e né meno sono pentito. […] Benché ingrato con i suoi figli, pure, viva il casalone, la patria deʼ compositori; e se noi non abbiamo il talento deʼ nostri gran Maestri, almeno dobbiamo con ogni sforzo non mostrarci inferiori a questi Ciarlatani titolati.21

Da parte sua, Donizetti non ricambiò affatto tanta aggressività e, per quanto si capisce dalle lettere al collega, fiduciose e di costante apprezzamento, non ne fu minimamente consapevole.22 Piú che mai di circostanza, dunque, la Sinfonia confezionata da Mercadante come omaggio funebre al collega bergamasco.

Ora, quanto fin qui esposto tocca episodî biografici, e aspetti di carattere che possono ricadere sotto la categoria delle Miserie Umane. Di diverso, e maggior interesse, risultano invece due questioni che rappresentano anche prospettive suscettibili di suggerire altrettante direttrici di ricerca.

Una riguarda lʼinizio del rapporto, nel 1821, quando Mercadante aveva raccomandato Donizetti ad amici romani. I destinatari di quella segnalazione erano Anna Carnevali e la sua famiglia. A loro chiedeva di «presentare il latore della presente al Maestro Fioravanti, ed in una parola a tutte le brave persone che frequentano la vostra armonica Casa».23 Sappiamo che tra Anna e Donizetti (e dunque anche Mercadante) cʼera un sensibile divario dʼetà: «lei che con tanta bontà mi solea chiamare

21 pAlermo, Saverio Mercadante cit., pp. 182-183. 22 Le prove in tal senso sono numerose, e sparse lungo tutti gli anni della sua biografia, come dimostrano le lettere in data: 19 aprile 1836 (GuIdo ZAVAdINI, Donizetti. Vita – Musiche – Epistolario, Bergamo, Istituto Italiano dʼArti Grafiche, 1948, n. 205), 24 febbraio 1838 (New York,

Roger Gros Antiquaria), 4 febbraio 1841 («Studi donizettiani» I, 1962, p. 75), novembre 1841 (ZAVAdINI, Donizetti cit., n. 383), 18 gennaio 1842 (Id., Donizetti cit., n. 394), novembre 1842 (Id., Donizetti cit., n. 453), 7 giugno 1843 (Id., Donizetti cit., n. 487), 14 giugno 1843 (Id., Donizetti cit., n. 489), ottobre-novembre 1843 («Studi donizettiani» IV, 1988, pp. 64-65), novembre 1843 (Jeremy CommoNS, Unknown Donizetti Items in the Neapolitan Journal ʼIl Sibiloʼ, «The

Donizetti Society Journal» 2, 1975, pp. 145-160: 148), 31 gennaio 1844 (ZAVAdINI, Donizetti cit., n. 538), 1 febbraio 1844 (Id., Donizetti cit., n. 540), 11 febbraio 1845 (Caro Aniello. I carteggi donizettiani del Fondo Moscarino (1836-1847), a cura di Carlo Moscarino, Bergamo, Fondazione

Donizetti 2008, p. 22), 8 marzo 1845 (ivi, pp. 26-27). 23 Donizetti. Carteggi e Documenti, cit., p. 423.

suo fi glio» le scriveva Gaetano il 14 maggio 1822.24 Appassionatissima di musica, Anna era sposata con Paolo Carnevali. Abitavano a Palazzo Cenci Bolognetti, in piazza del Gesú, e avevano almeno due fi glie musicofi le quanto la madre, Edvige e Clementina.25 Una plaquette di versi in onore di Edvige pubblicata26 in occasione delle sue nozze col capitano Giuseppe Salmi la dice «nella meravigliosa arte della pittura nella musica peritissima». Clementina (1806-90) sposerà nel 1823 il cavaliere imolese Natale Mongardi (1785-1831) già militare sotto Napoleone e poi alto uffi ciale della milizia pontifi cia.27 Come Mercadante, anche Donizetti diverrà assiduo di casa Carnevali, e per piú di un decennio intratterrà con Anna rapporti epistolari.

Nel caso di Donizetti siamo a conoscenza di musiche scritte o inviate ai Carnevali per il loro salotto,28 compresa la cantata a 2 voci e pianoforte che il compositore dedicherà ad Anna nel 1833, nel suo giorno onomastico (26 luglio): e sui pentagrammi fi gurano esplicitamente i nomi delle sorelle canterine, Edvige e Clementina.29

Figura 1: gAETANO DONIZETTI, Cantata, frontespizio (F-PN, MS. 4178).

24 Ivi, p. 464. 25 Ivi, p. 424. 26 Senza note tipografi che e senza data (cfr. ivi, p. 424). Altri documenti fanno pensare che la ragazza sia morta prematuramente, entro il 1831 (cfr. ibidem). 27 Ibidem. Mercadante inviò una lettera di felicitazioni per il matrimonio, datata 11 novembre 1823, con accenni alla famiglia Carnevali e al favore che riservava alle sue musiche (Ravenna, coll. privata Paolo Fabbri). 28 Ivi, pp. 424, 465. 29 Autografo a Parigi, Bibliothèque Nationale de France mS.4178.

Figura 2: gAETANO DONIZETTI, Cantata, c. 2r (F-PN, MS. 4178).

E Mercadante? Abbiamo notizie di analoghe destinazioni? Oltre alla citata lettera inedita, a casa Carnevali si lega una composizione celebrativa di grande impegno, un corrispettivo del rossiniano Viaggio a Reims. Per la medesima circostanza, festeggiare cioè lʼincoronazione di Carlo X, nel 1825 Paolo Carnevali commissionerà a Mercadante una cantata su libretto dellʼarcade Alceo Maratonio (che altri non era se non suo genero Mongardi) eseguita nella propria abitazione alla presenza dellʼambasciatore francese, e poi replicata a Villa Medici, allʼAccademia di Francia, la sera del 19 giugno: diretta da Giuseppe Cecchini, venne eseguita da Clementina Carnevali, Gioachino Moncada, Nicola Cartoni, Filippo Moroni.30 La composizione è da identifi care con la Cantata a 4 voci, coro e orchestra, il cui incipit è «Già veloce anzitempo la notte». I suoi personaggi: Elisa (S), Gallo (T), Francone (B), Genio (T).31 Al momento, nel catalogo dettagliato della produzione da camera di Mercadante non sembrano fi gurare altri suoi contributi alle serate in casa Carnevali.32

Lʼaltro terreno dʼindagine è invece un misterioso oggetto bibliografi co su cui ha richiamato lʼattenzione Luca Zoppelli quasi una ventina dʼanni fa.33

30 CAmeTTI, Donizetti a Roma cit., pp. 12-13. 31 Autografo a Roma, S. Cecilia Accademico A.Ms.558; ibidem, Accademico A.Ms.909-910 una partitura ms. in 2 voll. 32 Cfr. mICHAel WITTmAN, Saverio Mercadante – Systematisches Verzeichnis seiner Werke, Berlin, mW-Musikverlag, 2020 (la cantata del 1825 è schedata alle pp. [286-287]). 33 luCA ZoppellI, Schizzi, abbozzi, frammenti donizettiani: rilievi ed osservazioni sparse, in Drammaturgia, vocalità e scena tra Donizetti e Puccini. Convegno di studi in onore di William Ashbrook (Bergamo-Lucca, 18-21 ottobre 2002).

Figura 3: gAETANO DONIZETTI, pagina iniziale di un duetto. (F-PN, Fonds Malherbe 4077.2-6).

Si tratta di alcuni fascicoli autografi conservati a Parigi:34 «frammenti, certamente di mano di Donizetti, di tre numeri di unʼopera, presumibilmente giunta allo stadio fi nale – perché già orchestrata – sul soggetto del Don Carlos di Schiller».35 I versi intonati sono i seguenti (le indicazioni tra parentesi quadre derivano dal libretto Alfonso ed Elisa, citato piú avanti; i commenti, miei):

Filippo

Carlo

Diego [I, 16] Sí, ferisci, e la mia morte sazj alfi ne il tuo furore. Chi infedele ha in petto il core parricida ancor sarà. Che mai dici? E tanto, o padre, dal tuo labbro udir deggʼio? […]

[lacuna: mancano pagine tra c. 14v e c. 15r, e cambia anche la disposizione di strumenti e voci sulla pagina] [I, 4: cabaletta] Ah questʼamabile

34 Bibliothèque Nationale de France Fonds Malherbe 4077.2-6. 35 luCA ZoppellI, relazione al convegno cit., inedita. Ringrazio il collega e amico per averla messa a mia disposizione, insieme con la riproduzione in suo possesso di tali autografi , e lʼautorizzazione ad occuparmene.

Filippo

Alvaro e Coro

Elisa e Carlo

Filippo

Carlo Filippo Elisa Filippo

Carlo Filippo Alvaro e Coro Elisa e Carlo

Fiippo [invece di Elisa ed Alfonso]

[Diego]

Coro [insieme con Alvaro] raggio di speme che viene a splendere a un cor che geme non fugga rapido come brillò.

[da c. 19r: II, 8] Per te mʼè stato un giorno [invece di: «soave un giorno»] sacro/caro di padre il nome; [invece di: «mʼera di Padre] oh come adesso, oh come pena ed orror mi fa. Lavare il fallo orribile col sangue suo dovrà. Ah più non è quellʼanima capace di pietà. […] [lacuna tra c. 22v e c. 23r] Ma orrenda furia infiammami e di viltà mi sgrida… Padre… Signor… Mi lascia… Deh, ti commovi… Infida… Per te di sdegno avvampo!... Per lui non vʼè piú scampo! Mira: è il destin segnato. Padre… Taci! Egli morir dovrà. Oh giorno orrendo! Oh fato! Che fiera crudeltà! Vorrei pur reggere a tanto affanno, frenar queʼ palpiti che in cor mi stanno. Colpo peggiore dʼun padre al core la sorte barbara scagliar non può. Si dee del perfido punir lʼerrore: la morte merita chi tʼoltraggiò.

Si tratta effettivamente di 3 diversi passi di un melodramma su soggetto schilleriano, ma i versi sono quelli di Alfonso ed Elisa, un libretto adespoto che Mercadante aveva musicato per lʼapertura del nuovo teatro di Mantova, nel carnevale 1823. «La Scena si rappresenta in Arragona» [sic], e i personaggi maschili lí coinvolti hanno i nomi di Diego ed Alfonso. A breve distanza, nella primavera 1823 lʼopera fu ripresa a Reggio nellʼEmilia, ma lʼascendenza schilleriana venne ancor piú camuffata allontanando la vicenda nellʼantichità greca, e ambientandola in Tessalonica. LʼArgomento ricalca per verba quello del libretto di Mantova, coi nomi ovviamente cambiati, e lʼaggiunta di un significativo paragrafo finale:

Dopo lʼAntigono dellʼimmortal Metastasio furono immaginati altri Drammi per Musica, che lo somigliano, come il Costantino, il Filippo, LʼAndronico, lʼAlfonso, ed Elisa, che si riprodussero sotto varie forme, e col cangiamento deʼ nomi per servire alla necessità di circostanze non prevedute, il che per la stessa imperiosa ragione, e con pari licenza si è fatto anche al presente.

Le «circostanze non prevedute», e lʼ«imperiosa ragione» alludono certo a dettami piú o meno espliciti della censura, sospettosa nei confronti della situazione di un figlio che si ribella platealmente al potere di un padre-sovrano, evidentemente percepito come piú pericoloso dello scottante problema para-incestuoso dellʼamore – corrisposto o no – tra figlio e matrigna. Dopo lʼAntigono di Metastasio, era Giovanni Kreglianovich (1777-1838), il pastore arcade Dalmiro Tindario autore del Costantino intonato da Stuntz (Venezia, Fenice, carnevale 1820) a chiamare in causa un altro archetipo:

in luogo dellʼintreccio dʼIppolito e di Fedra, si è pensato di rappresentar il figlio e la matrigna nella tragica situazione di cui felicemente si giovarono Campistron nellʼAndronico, Schiller nel don Carlos, ed Alfieri nel Filippo. Quantunque si ami comunemente di vedere lo spettacolo melodrammatico condotto a lieto fine, il che costringe sempre il poeta a stroppiar senza misericordia la mitologia, la storia o la tradizione, secondo lʼindole del soggetto preso a trattare; nondimeno si è lasciato che questo Dramma abbia uno sviluppo che in qualche modo al fatto istorico corrisponde; molto piú che in Venezia, e nelle piú ragguardevoli città dʼItalia furono ascoltati ed applauditi non pochi drammi tragici, e fra gli altri lʼOtello del maestro Rossini, senza che la tristezza dello scioglimento abbia in conto alcuno nuociuto allʼeffetto magico dellʼarmonia.36

Anche lʼAndronico che Mercadante aveva presentato a Venezia nel carnevale 1822 era opera di Kreglianovich che, nellʼAvvertimento premesso al suo libretto (Venezia, Casali, 1822), precisava ulteriormente quella genealogia letteraria:

36 Avvertimento, in Costantino, Venezia, Antonio Casali, 1820, pp. 5-6: 6.

Il celebre Abate di Saint-Réal, che in Francia fu paragonato a Sallustio, pubblicò nel 1672 una novella istorica intitolata Don Carlos [Nouvelle historique de Dom Carlos] con animo di giustificare la sposa di Filippo II, Isabella di Valois, cui imputavasi dʼessere stata partecipe della funesta passione che trasse a morte il figliastro suo. Questo romanzo ingegnoso scritto con eleganza e purezza di stile, fu accolto di queʼ tempi con grande favore, ed offerse al teatro un argomento assai interessante. Il primo autore che imprendesse a giovarsene, è stato Campistron; ma narra egli stesso che non potendo per ragioni invincibili mettere in azione queʼ personaggi coʼ veri nomi loro, sʼavvisò di rintracciare altrove alcun soggetto dʼintreccio corrispondente. Frutto dellʼindagine sua è stato lʼAndronico, tragedia tratta dalla Storia Bizantina, in cui i caratteri del padre, del figlio, e della matrigna sono glʼidentici descritti da Saint-Réal, e i fatti interamente conformi nelle circostanze. Un secolo dopo circa comparvero il Filippo dellʼAlfieri [1775: pubblicato nel 1783], la Isabella e Carlo del Pepoli [Alessandro, Carlo e Isabella, Parma 1792: debutto a Bologna, 1791], e il Don Carlos dello Schiller [1787], tragedie, come ognun sa, dettate con diversità di mezzi, dʼartifizî e di fini; ma tutte dalla stessa prima sorgente derivate. Su questi fondamenti, e seguendo come meglio potevasi le tracce segnate, è stato condotto con le dovute modificazioni ed avvertenze il presente melodramma.

Sono piú dʼuno gli interrogativi suggeriti da quanto esposto: a cominciare dallʼinsistenza che Kreglianovich dedicò a questo soggetto. Ma per quale ragione Donizetti rimise in musica, e in una veste cosí rifinita (regolarmente orchestrata), tutto o in parte il libretto di Alfonso ed Elisa? Né sfugga che, rispetto ai personaggi di questʼultimo, sulla partitura donizettiana appaiono i nomi di quelli di Schiller, Filippo e Carlo.

A complicare le cose, a fine 1843 Michele Costa, che aveva intenzione di utilizzare quel soggetto di Schiller, doveva aver domandato a Donizetti se non lo stesse facendo già lui, perché il 13 novembre Donizetti gli replicava: «Conosci tu le mot Blague? Ora vai conoscerlo. Io non ho mai pensato a scrivere Filippo avendo scritto Fausta. Ainsi, Blague».37 Per inciso, si badi alla connessione Filippo-Fausta/Costantino: evidentemente a Donizetti era ben chiaro che il nodo dei due soggetti era affine.

Insomma, piú quesiti che soluzioni: studi successivi forse aiuteranno a chiarirli, senza dover attendere il prossimo centenario.

37 «Studi Donizettiani» I, 1962, p. 109. Costa poi portò in scena (a Londra, nel giugno 1844) Don

Carlos su libretto di Leopoldo Tarantini.

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