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L’archivio di Napoleone Cesi. Un primo profilo artistico attraverso documenti inediti

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Guglielmo Esposito

Guglielmo Esposito

Lorenzo Corrado

L’ARCHIVIO DI NAPOLEONE CESI1 UN PRIMO PROFILO ARTISTICO ATTRAVERSO DOCUMENTI INEDITI

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Napoleone Cesi nasce a Napoli il 24 agosto 1867, primogenito del famoso pianista e didatta Beniamino.2 La sua data di nascita lo pone di diritto in una posizione di limbo storiografico: poco più giovane di Martucci (6 gennaio 1856), poco più anziano dei compositori definiti dall’epiteto ‘generazione dell’Ottanta’ (Franco Alfano, 1875, Ottorino Respighi, 1879, Ildebrando Pizzetti, 1880). La questione non è tanto anagrafica, piuttosto verte nell’inquadrare storicamente la produzione musicale del compositore all’interno delle due compagini artistiche: continuatore di una rinascita culturale dedita al sinfonismo tedesco (da Beethoven a Brahms) oppure prosecutore delle più recenti innovazioni del linguaggio musicale?

Seppur il presente articolo, per le caratteristiche e le finalità che qui si propongono, non sia in grado ancora di trovare una risposta a questa domanda, esso rappresenta un punto di partenza per un approccio critico della vita artistica del compositore napoletano, attraverso la riscoperta e la divulgazione di documenti inediti, conservati nel suo archivio privato: partiture autografe, informazioni storiche collaterali alle sue molteplici attività (e riportate in vari articoli giornalistici, in periodici e in riviste) e una vasta corrispondenza (indispensabile per rintracciare i suoi legami professionali ed artistici).

Fino a questo momento, infatti, le informazioni di cui disponevamo circa la sua biografia e la sua attività artistica sono liquidate all’interno di poche righe sbrigative: il DEUMM riporta solamente la sua parentela con Beniamino Cesi e il merito di aver fondato i licei musicali di Caserta e di Cassino.3 Ma la sua attività è molto più intensa; ne emerge una figura poliedrica che è dedita non solo (e particolarmente) alla composizione, ma anche alle attività di concertista e didatta (non poteva essere altrimenti data la sua discendenza), oltre a quella di pungente critico musicale, impegnato in numerose collaborazioni con alcune delle riviste e periodici culturali dell’epoca. Certo, tuttora sono tantissimi i punti ciechi, che sono, però, stimolo per una ricerca più assidua e sistematica: alcuni aspetti della sua biografia, il suo rapporto con le influenze tardo romantiche e mitteleuropee, quelle con le avanguardie, con il verismo, i suoi rapporti con i compositori a lui contemporanei.

Quel che è certo, per la mole delle pagine musicali prodotte, è il notevole contributo che il Cesi ha offerto alla storia della musica strumentale italiana a cavallo del XIX e del XX sec.

Era il novembre del 2019, quando per la prima volta ho avuto la possibilità di visionare l’archivio del compositore. Ad un’iniziale attività di censimento del materiale

1 Desidero ringraziare la prof.ssa Diana Lamberti Cesi, nipote del compositore, per avermi permesso di consultare e catalogare il suo archivio nonché di avermi autorizzato alla pubblicazione del presente articolo. 2 Atto di nascita del comune di Napoli, anno 1867, Sezione Chiaia, numero d’ordine 703 e anche Documento di riconoscimento, conservati entrambi nell’archivio. 3 DEUMM, Le biografie, vol. II, Torino, UTET, 1999, p. 182.

disponibile è seguita una classificazione delle singole unità archivistiche e successivamente una loro riorganizzazione all’interno di faldoni per materia comune, attività che ha impegnato quasi un anno e mezzo (e che si è conclusa solo poche settimane fa) e che ha prodotto 30 faldoni, per un totale di oltre 400 documenti.

Nelle pagine seguenti ricostruisco, attraverso l’analisi della corrispondenza privata, alcune vicende biografiche, testimonianze di rapporti con esponenti artistici della società (compositori, critici musicali, mecenati) e con le case editrici. Proseguo poi con un censimento delle partiture autografe conservate in archivio, cercando di ricostruire, laddove possibile, il periodo di composizione, riportando anche alcune prime esecuzioni, recensioni nazionali ed internazionali.

Le lettere

L’archivio consta di un totale di 176 lettere che sono state suddivise in cinque gruppi a seconda del mittente e delle aree tematiche, riorganizzando cronologicamente ogni singola unità. Prima di descriverle nello specifico, propongo un piccolo schema sinottico al fine di facilitarne la chiarezza, per poi approfondire parte del contenuto della corrispondenza:

Quantità Mittente Luogo Arco cronologico

44 unità

43 unità Napoleone Cesi -San Pietroburgo (25) -Palermo (16) -Napoli (3)

Case Editrici: -C.A.Baroni & Co. (3) -Casa di Franco (2) -Casa Editrice Musicale Italiana (21) -Case Editrici inglesi (7) -Editore Salonoff (1) -Giovanni Ricordi (3)

-Kistner (2) -Sonzogno (2) -Società Italiana degli Autori (1) -Carisch (1) -22 febbraio 1891-3 giugno 1891 -29 settembre 1892-15 aprile 1893

-Febbraio-Marzo 1909 -Luglio e Settembre 1904 -Ottobre 1907-Agosto 1908

-1905-1907

-Senza data -Una del 1907, una del 1924 e l’ultima senza data -Marzo e Giugno 1890 -Ottobre 1905 e Marzo 1906 -Senza data

-5 marzo 1949

29 unità

10 unità Carolina Garruffo -San Pietroburgo (18) -Palermo (8) -Senza luogo (2) -Napoli (1) Beniamino Cesi -Venezia (2) e Livorno (1) -San Pietroburgo (2) -Napoli (2) -Majorenhof (1) -Senza luogo (2) - Febbraio 1891-Maggio 1891 - Settembre 1892-Gennaio 1893

-primo aprile -Agosto 1885

-Dicembre 1887 e Febbraio 1888 -Ottobre 1899 e Luglio 1900 -Agosto senza anno -Senza data

50 unità Vari mittenti

Le lettere di San Pietroburgo

Le lettere relative al viaggio di San Pietroburgo sono in totale 25. Una parte cospicua di esse (21) è stata scritta nell’allora capitale russa da Napoleone alla futura moglie Carolina Garruffo; le altre quattro (carenti dell’anno preciso, tuttavia facilmente riconducibili all’anno 1891), sono state spedite dalle città in cui il compositore ha soggiornato durante il viaggio da Napoli: due lettere del 21 febbraio inviate da Firenze e da Bologna, poi due del 22 e 24 rispettivamente da Vienna e Varsavia. La corrispondenza di questo periodo non offre molti spunti di ricerca per via della sua natura confidenziale. Nonostante ciò, al suo interno è possibile ricostruire la genesi di un concerto pianistico organizzato ed eseguito da Anton Rubinstein, un evento dall’importanza cruciale e da cui dipenderà il ritorno dei Cesi in patria.

Napoleone giunge in Russia fra la fine di febbraio e l’inizio di marzo del 1891. La completezza della corrispondenza permette di limitare certamente questo lasso temporale: nella prima lettera del 22 febbraio 1891, il compositore confida alla moglie di essere appena giunto nella capitale austriaca e che l’indomani si sarebbe rimesso in viaggio per San Pietroburgo.4

In effetti, la partenza di Napoleone da Napoli non è stata dettata da aspirazioni artistiche, bensì da motivazioni familiari; ed è qui necessaria una piccola digressione.

Beniamino Cesi giunge a San Pietroburgo nel 1886: il grande pianista Rubinstein, fondatore del Conservatorio della città, invitò nel 1885 il pianista napoletano a far parte

4 Lettere autografe del 22 febbraio 1891 da Vienna e del 3 marzo 1891 da Pietroburgo.

del corpo docente dell’Istituto;5 una carica che Cesi accetterà solamente un anno dopo, quando nel 1886 si trasferisce in Russia.6

L’esperienza non gli fu clemente: il pianista, come notoriamente diffuso in alcuni articoli del tempo,7 fu colpito da un ictus che gli paralizzò completamente la parte sinistra del corpo determinando la fine della sua attività artistica. Da buon primogenito e capofamiglia, Napoleone giunse a San Pietroburgo per riportare il padre inerme a Napoli, ma il progetto di ritorno si fece più arduo del previsto: carenze economiche ed episodi sfavorevoli costrinsero a procrastinare la partenza che non avverrà prima di giugno. Nel frangente, Napoleone comunica più volte a sua moglie queste difficoltà economiche: «ma bisogna far denaro per partire. Rubinstein, non so se te l’ho detto, darà un concerto in nostro beneficio e la società di soccorso fra gli Italiani ne darà il viaggio».8

Dunque, il concerto indetto dal Rubinstein, con i proventi economici ricavati, permetterebbe il finanziamento del viaggio di ritorno dei Cesi. Le modalità e le tempistiche vengono riferite in una lettera successiva:

Il Rubinstein ha gentilmente accondisceso a dare un concerto per noi e ciò è una buona cosa perché ha un tale fanatismo che calcoliamo di fare 5 o 6 mila lire! Il brutto però vi è che il concerto l’ha fissato pel 24 aprile russo, cioè dopo la Pasqua (21) russa perché nella quaresima qui per un volere imperiale non si possono dare spettacoli. Per fare le cose più spicce sono andato dal comitato di beneficenza italiana – una società che dispone di 70 mila rubli di capitali per soccorrere gli italiani colpiti da sventura e procurar loro il rimpatrio – e siccome adesso avevano avuto un incasso di 5 mila rubli per una rappresentazione fatta per Masini in loro profitto, così io ho domandato 700 rubli, per averne almeno 500. Dopo due giorni viene l’offerta di 150 rubli! Da presentarsi il giorno della partenza! Neanche per pagare il viaggio! Quindi mi son dovuto rassegnare al concerto Rubinstein!9

Dopo una serie di vicissitudini ed un nuovo rinvio, il concerto avvenne presumibilmente il 28 aprile russo 1891.10 Napoleone stesso, entusiasta del successo artistico ed economico, comunica la sua contentezza alla moglie:

Finalmente il concerto spuntò. Che ora deliziosa ho passato domenica sera nel sentire quel re dei pianisti. Era trasportato per i più sublimi campi dell’arte e quanto io mi sono in tali condizioni dimenticato ogni miseria umana e nel sentirmi felice del mio

5 I due si conobbero in occasione di un concerto tenuto dal Cesi a Napoli molti anni prima, nel 1874. L’incontro è riportato da Federico Polidoro in «Gazzetta musicale di Milano, XXIX/3, 18 gennaio 1874, p. 22. 6 Non è questo il luogo adatto per approfondire la parentesi russa di Beniamino Cesi, ma suggerisco PIER PAOLO DE MARTINO, Beniamino Cesi da Napoli a San Pietroburgo, «Napoli nobilissima. Rivista di arti, filologia e storia», quinta serie-vol. IX, 2008, pp. 131-144. 7 Ivi. p. 139. 8 Lettera autografa del 3 marzo 1891. 9 Lettera autografa del 26 marzo 1891. (Appendice 1). 10 A causa della morte del granduca Nikolaj Nikolaevič Romanov, settimo figlio dello Zar Nicola I, il concerto fissato inizialmente per il 24 russo è stato posticipato al 28. Cfr. lettera del 28 aprile 1891.

entusiasmo, mi sovvengo come l’arte potrebbe rendermi la vita sempre sorridente, penso allora a tante cose…a chi sono… La sala era stipata, zeppa, abbiamo introitato nette 5700 rubli che fanno più di 16 mila lire. Mio padre ha depositato tutto su d’una banca a Vienna dove passeremo.11

I Cesi dovettero aspettare più d’un mese dalla data del concerto prima di mettersi effettivamente in viaggio; non solo la salute cagionevole del padre, ma anche altri disguidi hanno costretto a rimandare il viaggio alla prima settimana di giugno del 1891. Effettivamente l’ultima lettera inviata da Napoleone a sua moglie è datata 3 giugno 1891 dove la informa che «sabato che verrà dopo che tu riceverai questa alle 10 ant: lasceremo Pietroburgo».12

Le lettere di Palermo

Nell’archivio sono contenute n. 16 lettere spedite da Napoleone ancora alla moglie risalenti al periodo di soggiorno del compositore nel capoluogo siciliano, nelle quali è possibile riscontrare attività professionali, nonché rapporti intrattenuti con i maggiori artisti e mecenati del tempo, fondamentali per il suo inserimento nel contesto sociale e culturale. Si annoverano: Emma Carelli, famosa soprano e nota impresario, fra le prime artiste con cui Napoleone ha intrattenuto rapporti professionali (probabilmente a lei si è rivolta per un primo alloggio a Palermo);13 Guglielmo Zuelli,14Alice Ziffer Baragli e soprattutto la famiglia Florio.15

A differenza del viaggio per San Pietroburgo (dettato da cause familiari), quello per Palermo è stato imposto da esigenze puramente economiche; la stessa motivazione spinse il padre ad accettare l’incarico presso il Conservatorio di San Pietroburgo, senza apparenti benefici: «I creditori saranno pagati quando le forze me lo permetteranno e se avrò lunga vita. Qui e in tutta Russia la stagione si mette malissimo e quello che mi dà il Conservatorio basta appena».16 Ora è Napoleone a scrivere irruentemente alla moglie: «Andare altrove io a cercare fortuna migliore di quella di Napoli era un dovere

11 Lettera autografa del 12 maggio 1891. 12 Lettera autografa del 3 giungo 1891. 13 Scrive il compositore alla moglie riferendosi a un tale Ligis: «Egli come farebbe a vivere qui e pagarsi il viaggio al primo mese? Io ho dovuto ricorrere alla Carelli, egli a chi?» Cfr. Lettera autografa del 29 settembre 1892. 14 Compositore e direttore d’orchestra. Nel 1894 divenne Direttore del Conservatorio di Palermo. cfr. DEUMM, Le biografie cit., vol. VIII, pp. 630-31. 15 I Florio, ricca famiglia di imprenditori a cavallo dei due secoli ma dalla forte vocazione per la cultura, hanno partecipato alacremente per le attività artistiche e culturali nella città di Palermo, diventando dei veri e propri mecenati. Nelle lettere non è specificato il nome, ma dovrebbe trattarsi di Franca Florio, da cui ha ricevuto anche un telegramma. Per una panoramica più esaustiva sull’attività soprattutto musicale della famiglia rimando a CONSUELO GIGLIO, La musica nell’età dei Florio, Palermo, L’Epos, 2010. 16 Lettera autografa del 24 ottobre 1887 spedita da San Pietroburgo a Napoleone. La lettera inedita è conservata nello stesso archivio.

per me, quando dovevo mettermi a capo di una famiglia senza altri appoggi che il mio lavoro».17

Le lettere ricoprono solo una parte della permanenza di Napoleone a Palermo: un arco cronologico di otto mesi che va dal settembre 1892 ad aprile 1893 e che sicuramente non è indice della totalità della sua permanenza.18

Nelle scarse informazioni biografiche,19 è riportata la sua attività di docente presso il Conservatorio di Musica di Palermo senza, però, specificarne il periodo. Possiamo stabilire con assoluta certezza che durante il periodo delimitato dallo scambio epistolare presente nell’archivio, il Cesi non fosse ancora docente presso il Conservatorio, in quanto al loro interno si fa solo riferimento ad una possibile nomina futura parallelamente a quella circostanziale di Roma. In effetti, la carica era condizionata alla rinuncia della stessa da parte di Pietro Floridia, effettivo titolare della cattedra; ed è lo stesso compositore a comunicarlo alla moglie: «Dopo ciò, è sicuro che sarebbe accettato da tutti, se io stesso non ancora ho potuto prendere la vera posizione del Floridia?».20

In attesa dell’incarico di docente e dunque per una buona parte del suo soggiorno, Napoleone si sosteneva economicamente attraverso due principali attività, documentate entrambe nella corrispondenza: le lezioni private di pianoforte e i concerti che saltuariamente venivano organizzati, anche in associazione. A suo dire le lezioni private di pianoforte erano particolarmente remunerative, infatti scrive alla moglie che era restia a raggiungerlo: «Il lunedì do lezione alla Davante, Galife, e di Chiara per l’ammontare di lire 15. Il martedì poi ho la Bordonaro (7,50), la Maletto (5), la Piccolo (8) e la Vannucci (5) cioè lire 22,50. È necessario non perdere questo denaro»21 e a sua suocera qualche giorno prima: «Guadagno attualmente con poche ore di lavoro al giorno 400 lire, se venissi a Napoli ne guadagnerei appena 55; come vedete la differenza è enorme e poi io qui sono il primo mentre che a Napoli sono centesimo».22

Oltre ad essere docente privato, Napoleone era molto dedito alla pianificazione dei concerti, li promuoveva in prima persona e si esibiva personalmente: sono molte le lettere che attestano questa sua attività, ne riporto solo una che, fra l’altro, testimonia anche le sue relazioni artistiche con la pianista Alice Ziffer Baragli, sebbene il rapporto non sia molto cordiale:

17 Lettera autografa del 20 ottobre 1892. 18 La corrispondenza non è completa: oltre a mancare le lettere dei mesi di novembre-dicembre (mancanza dovuta probabilmente all’arrivo della moglie a Palermo) mancano anche quelle di febbraio e marzo. 19 Cfr. DEUMM, Le biografie cit., vol. II, p. 182. 20 Lettera autografa del 29 settembre 1892. Il compositore e pianista nato a Modica (RG), ma studente di B. Cesi e P. Serrao al Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli, è stato titolare della cattedra di pianoforte presso il Conservatorio di Palermo dal 1888 al 1892, per poi ritirarsi negli Stati Uniti. Cfr. DEUMM, Le biografie, vol. II, UTET, p. 783. 21 Lettera autografa del 14 gennaio 1892. 22 Lettera autografa del 3 gennaio 1892.

Io dunque ho combinato un cattivo servizio alla Ziffer. Ho detto che se non mi darà il concerto domenica prossima non suonerò più, perché tale giorno lo darà anche lei ma da noi verrà il pubblico per il maggiore interesse del programma, e poi mi basta dividere il pubblico per farle dispetto. Io spero che tu ti troverai qui domenica: fa tutto il possibile.23

Le lettere delle Case Editrici

Cospicua è anche la corrispondenza con le maggiori Case Editrici nazionali e internazionali (principalmente quelle inglesi e tedesche). Le lettere, come si può intuire facilmente dallo schema sinottico sopra proposto, sono per gran parte circoscritte alla prima decade del 1900 mentre solo due sono di marzo e giugno 1890, rispettivamente ricevute dalla Casa Editrice A.Büttner di Daniel Rahther in San Pietroburgo e dalla MusikalienHandlung di Friedrich Kistner in Lipsia, quest’ultima una succursale della prima.

Oltre a testimoniare i rapporti lavorativi con i maggiori editori del tempo, le lettere sono fondamentali anche per ricostruire parte del catalogo musicale del compositore, dato che la maggior parte degli autografi contenuti nell’archivio sono manchevoli dell’anno di composizione, rendendo complicata non solo la precisa datazione di ogni singola opera, ma anche la loro cronologia. Nella lettera dell’editore Rahter, per esempio, vi è traccia di alcune composizioni del Cesi:

Mi permetto di ritornarle oggi i seguenti manoscritti: -op. 7, Quartetto per Pianoforte ed Istrumenti ad arco; -op. 16 n° 1, Insistente per Pianoforte; -op. 16 n° 2, Idillio per Pianoforte; -op. 18, Giga per Pianoforte; -op. 20, Egloga per Pianoforte; E ritengo, dunque, l’op. 19: Barcarole, per quale offro cinquanta marchi, che qui aggiungo, come pure la cessione e guittanza.24

Al momento, una ricerca iniziale ha potuto confermare che l’op. 19 Barcarola per pianoforte è stata effettivamente editata dal Rahter. A questa bisogna aggiungerne un’altra precedente, il Capriccio per pianoforte op. 15. 25

Le lettere degli editori inglesi sono tre, una della Boosey & Co., una della Novello & Co., e l’ultima di Augener Limited. A queste si aggiungono altre tre lettere ricevute da un tale De Luca che probabilmente ha fatto da intermediario fra il compositore e le Case Editrici inglesi. A loro Napoleone si è rivolto sia per l’edizione di alcune sue opere – soprattutto piccoli pezzi per pianoforte – sia per la vendita di opere già editate da altri senza, però, apparenti risvolti positivi; l’unico dato positivo che si può riscontrare è una possibile intermediazione di un tale Sig. Boor con Ricordi di Lucca: «Il Sig. Boor ha preso con esso i due pezzi, e l’avrebbe proposto alla Ditta Ricordi di Lucca

23 Lettera autografa del 10 aprile 1893. 24 Lettera autografa di Dan Rahter spedita a Napoleone il 31 marzo 1890. 25 Ricerca effettuata sul sito Opac → Napoleone Cesi → Daniel Rahter.

che con esso fanno affari insieme».26 In effetti, dall’editore italiano risultano stampati due piccoli pezzi per pianoforte, gli stessi inviati dall’autore in terra londinese, ossia: Presso al ruscello. Pezzo caratteristico per pianoforte op. 25 e la Bourrée e Gavotta per pianoforte op. 22.

Ben diciannove, infine, sono le lettere giunte dalla Casa Editrice Musicale Italiana assieme a due contratti. La corrispondenza, dall’ottobre 1907 all’agosto 1908, testimonia la trattativa fra il compositore e l’editore che alla fine si tramuta in quattro pubblicazioni tutte per pianoforte: Pensiero agitato, Serenata misteriosa, La montanina e I sei bozzetti musicali.

Le lettere varie

A questa categoria appartengono tutte quelle lettere di mittenti sporadici e di periodi diversi inviate al compositore. La loro natura poliedrica non scalfisce l’importanza che queste lettere assumono, fornendoci utilissime informazioni non solo sui rapporti personali, sociali e artistici che il compositore intratteneva nel corso della sua vita, ma anche circa le prime esecuzioni in Italia e all’estero di alcune sue opere. Per esempio, in una lettera del 12 novembre 1926 da parte di Armando Mercuri della “Società pro Musica Italiana e Scandinava” si fa riferimento all’esecuzione del Nonetto di Cesi in terra scandinava e la programmazione di futuri concerti a Napoli, anche con la finalità di far esibire gli allievi del compositore.27 Il filo conduttore con i paesi scandinavi è da ricercare molti anni prima; per esempio, in terra norvegese precisamente ad Oslo, è stato eseguito il suo Quartetto op. 31 in si minore il 16 novembre 1897 dall’ensemble Gullì di Roma. Una lettera autografa, proprio del M° Gullì e relativa all’esecuzione norvegese, riporta una serie di piccole recensioni comparse sui giornali scandinavi all’indomani dell’esecuzione, riportando pregi e difetti della composizione:

In uno (quello firmato da Winter Hjelm) il tuo lavoro è criticato piuttosto severamente e si avrebbe voluto una maggiore fermezza nella fattura. Però vi è anche rilevato il lato buono, cioè l’ultima parte con le Variazioni, la melodia del Largo e lo Scherzo. L’altra critica da tenere in conto è quella firmata da H.Gueota dice che alcuni effetti istrumentali nell’ultima parte (quella con le Variazioni) sono addirittura deliziosi e solo potute venire da un italiano ispirato dal bel sole della sua patria. Tutte due queste critiche riconoscono in te molto talento ed una conoscenza dei migliori autori di musica da camera. […] A Roma mi sarà forse difficile di poterlo eseguire con tutta la mia migliore volontà non riuscirò, credo, di poterlo far entrare nei miei programmi.28

26 Lettera di De Luca a Napoleone spedita da un agente di Londra il 3 gennaio 1906. 27 Lettera autografa di Armando Mercuri spedita al Cesi il 12 novembre 1926 da Perugia. 28 Lettera autografa di L. Gullì spedita a Napoleone il 30 novembre (senza anno). La data precisa del concerto oltre agli altri due pezzi eseguiti nella stessa occasione (il Quartetto in mi min. di Verdi e il Quintetto Op. 5 di Sgambati), sono riportati nel programma di sala conservato nell’archivio, sebbene si faccia riferimento, erroneamente, al Klaverkvartet Op. 31 di Napoleone Cesi. La partitura, di cui ne esiste anche una che prevede il clarinetto in la al posto della viola, riporta chiaramente Quartetto Op. 31.

Nella lettera è riportata anche la volontà del Cesi di far rappresentare lo stesso quartetto anche a Roma, in quanto solamente in seguito all’esito dell’esecuzione ed alla recensione, eventualmente positiva, dei critici musicali la partitura sarebbe stata pubblicata dalla Casa Editrice Musicale Italiana. È lo stesso editore che indica all’autore tale scelta editoriale: «Riguardo i suoi quartetti, noi le abbiamo scritto in data 10 gennaio che prima di trattare per la pubblicazione dei medesimi, noi avremmo atteso l’esito delle esecuzioni di essi a Roma secondo quanto ella ci scrisse».29

Oltre alle due lettere appena riportate, sono degne di nota almeno altre due, assieme ad un telegramma. Alludo ad una lettera inviata a Napoleone da parte del Conte Franchi-Verney della Valletta, un’altra spedita da Gaspare di Martino30 e il telegramma di Franca Florio, che forniscono utili informazioni basilari per approfondire la ricerca. Nella lettera del Conte si fa riferimento a «due interessanti pezzi» composti dal Cesi e dedicati alla moglie di costui, la violinista Teresa Tua, la quale si è mostrata «graditissima del riguardo gentile ed apprezzando ben altamente il merito delle composizioni si proponeva eseguendone uno a Palermo nei suoi concerti».31 Anche il telegramma di Franca Florio menziona un concerto che eseguirà il compositore stesso: «Per farle cosa gradita, il concerto [all’Istituto] dei Ciechi verrà posticipato al giorno 28 o ai primi di marzo, in modo che tutti avremo il piacere di udire la sua composizione».32

Infine, nella lettera del musicista Gaspare di Martino, quest’ultimo nomina una serie di personalità (musicisti e non, soprattutto critici musicali dell’«Assalto», de «Il Resto del Carlino») a cui il Cesi avrebbe fatto bene a intrattenere rapporti cordiali e professionali.33

Giornali, programmi di sala e riviste

All’interno dell’archivio sono stati rinvenuti anche numerosi giornali, riviste e programmi di sala. Un primo lavoro è consistito nell’epurare l’archivio dagli elementi estranei alla figura del compositore: infatti, al suo interno, erano conservati giornali e programmi di sala relativi all’unica figlia di Napoleone, Cecilia (un’affermata concertista) e alla figlia di quest’ultima, Diana (l’attuale detentrice dell’archivio); i materiali a loro relativi sono stati catalogati per tipologia (per esempio, programmi di sala di concerti, di saggi pianistici, giornali, riviste etc.) e ivi conservati all’interno di faldoni separati.

29 Lettera del 6 febbraio 1908 dalla Casa Editrice Musicale Italiana. Inoltre, sembra, che i quartetti alla fine non furono mai eseguiti nella capitale. 30 Lettera autografa del 5 aprile 1927 spedita da Bologna. 31 Dalla lettera autografa del Conte del 25 aprile 1900. Fu un musicografo e critico musicale, si distinse particolarmente per l’attività di promozione nei «Concerti Popolari» di Torino eseguendo per la prima volta il ciclo completo delle Sinfonie di Beethoven nella capitale sabauda; ivi fondò anche la «Società del Quartetto» nel 1875. Cfr. DEUMM, Le biografie cit., vol. III, p. 6. 32 Telegramma autografo di Franca Florio del 2 febbraio 1900. Ho già accennato circa l’importante ruolo dei Florio in qualità di mecenati nel capoluogo siciliano. Cfr. nota 15. 33 Lettera autografa di Gaspare di Martino del 5 aprile 1927.

Una volta epurato il materiale, si è proceduto alla classificazione e alla descrizione di quello relativo al compositore. I programmi di sala sono stati suddivisi in 4 categorie, che sintetizzo di seguito:

1. I programmi relativi ai concerti eseguiti dal compositore stesso in sale ed istituti napoletani (più volte presso la Sala Romaniello e la Sala Ricordi), palermitani (soprattutto presso la Sala Ragona, l’“Istituto dei Ciechi” e la Sala rossa del “Politeama”) e romane (Salone della Marchesa Ferrero di Cambiano, più volte).

All’interno di queste performance, il compositore ed eccelso pianista (secondo le memorie storiche) eseguiva musica propria senza disdegnare, però, quella altrui, distinguendosi particolarmente per le esecuzioni di pezzi di pianisti romantici (Chopin, Listz e Schumann);34

2. I programmi di sala delle ‘esercitazioni’, ossia saggi pianistici organizzati dal compositore per promuovere l’esibizione pianistica dei suoi allievi, attività già in parte accennata a Palermo35 ma che ha interessato anche Napoli (oltre alle Sale già citate, annoveriamo saggi privati organizzati presso la Sala Maddaloni, quella agli “Illusi”, la Sala degli Artisti). Inoltre, come già accennato, il Cesi risulta essere il fondatore anche di ben due Licei musicali, situati a Caserta e a Cassino; infatti, in questa categoria, sono stati inseriti anche i programmi di sala dei saggi pianistici organizzati e promossi dai due Licei. Infine, alcuni di questi programmi di sala riportano anche l’attività associativa e organizzativa di questi concerti con la figlia Cecilia a cui ovviamente partecipavano anche i suoi allievi;

3. I programmi di sala dei concerti di composizioni del Cesi eseguiti da terzi. A questa categoria appartengono sia i programmi dei concerti eseguiti in Italia che eventuali, e non pochi, concerti internazionali. Annoveriamo rapidamente alcune esecuzioni ad Oslo con il Quartetto op. 31, a Copenaghen in cooperazione con la

“Società pro Musica Italiana e Scandinava” del Nonetto, un’esecuzione americana del Poema Sinfonico La Primavera da parte de “La società orchestrale di Babylon” in New York, a San Paolo in Brasile del Quartetto in la maggiore promossa in tournée dal “Quartetto Napoletano” e numerose esecuzioni diffuse dalla radio greca e danese.

34 Nel «Corriere dell’isola», 10-11 marzo 1894, è riportata una recensione, con annesso programma eseguito del concerto svoltosi probabilmente a Palermo: «Domenica scorsa il pianista-compositore Napoleone Cesi, si ripresentò dinnanzi ad un scelto uditorio, ed eseguì il programma interessantissimo che noi pubblicammo giorni addietro. L’umoresca dello Schumann, fu coscienziosamente interpretata e resa in tutti i suoi belli dettagli con molta efficacia di colorito. Dello Chopin oltre al Notturno in do min. op.48, impressionò la Polacca in mi 6, dove c’è quel famoso crescendo […] ed il Cesi mostrò d’avere un polso di ferro. […] In ultimo deliziarono le composizioni del concertista. Pensiero agitato (pezzo-se non erriamo-premiato a Bruxelles), Scherzino, Canzonetta e Alla fontana. Il pubblico festeggiò largamente il Cesi, che può essere lieto del successo ottenuto». 35 Cfr. paragrafo Le lettere di Palermo.

La presenza di questi programmi di sala di concerti sia nazionali che internazionali è indice non solo di un’intensa attività artistica, ma anche di una buona diffusione delle sue opere, sebbene ancora confinate, per quel che la ricerca ha potuto sinora constatare, in specifiche città, soprattutto Napoli, Palermo ed in minima parte Roma;

4. All’ultima categoria appartengono i programmi di sala dei concerti post-mortem del compositore, celebrativi della sua attività artistica. Morto nel 1961, si contano sporadiche esecuzioni, soprattutto cameristiche, per esempio presso il “Circolo

Artistico Politecnico” nel novembre del ’62, o presso la Sala del Conservatorio di

Musica “San Pietro a Majella” di Napoli incentivate dall’“Accademia Musicale

Napoletana” nella stagione 1963-64 e in quella 1972-73. Apice della tornata celebrativa, come spesso accade per un compositore, è il biennio 1967-68 in occasione del centenario dalla sua nascita. Le celebrazioni hanno interessato Pompei, con l’attività dell’Associazione Musicale “Euterpe”, Sorrento, presso la Villa

Pompeiana, il Teatro di “San Carlo” con il Poema Sinfonico Alla Primavera sotto la direzione del M° Vittorio Gajoni nella rassegna estiva musicale promossa dal

Teatro, infine Catanzaro, con Otello Calbi che ha diretto il complesso “Scarlatti” inaugurando la stagione concertistica con il Nonetto.

Un’analoga suddivisione ha interessato anche i giornali, sebbene si sia cercato di associare il concerto riportato nel programma di sala con i giornali relativi. In assenza del primo, mancanza non di rado, gli articoli giornalistici sono indispensabili per ricostruire l’attività concertistica e artistica del compositore, in quanto al loro interno sono contenute non solo recensioni ma anche i programmi integrali eseguiti dal Cesi o da terzi.

Una decina, infine, le riviste e i periodici musicali conservati nell’archivio. In due di essi, precisamente ne «L’Arte» del 7 marzo 1914 e ne «L’amico dei musicisti» del 15 maggio 1929, il Cesi abbandona momentaneamente le vesti di compositore per indossare quelle di critico, nel primo, e di corrispondente nel secondo. Nell’articolo de «L’Arte», appunto, dal titolo Il futurismo in musica, l’autore si pone in aperta contraddizione con coloro che si ritengono portatori di una nuova idea di musica, di Arte; ne riporto un piccolo estratto:

Se crediamo di capire, i maestri futuristi vogliono anzi tutto abolire tutte le vecchie forme di pezzi; Le vecchie regole di modulazioni, l’arcaica condotta delle melodie con i periodi ritmici eguali. La classica fattura degli Allegro, degli Adagio-Finali, Rondò, Minuetto, Marcie ecc. tutto vecchiume da demolire! Per questi apostoli il nuovo nella composizione non deve consistere nell’idea, o motivo nuovo, originale, ma in maniera nuova – futuristica -di condurre avanti un disegno di note, con periodi sempre diversi, senza determinare alcun pensiero melodico, armonico ritmico. Anzi si comincia a mulinare non più note ma: rumori armonici!36

Gli autografi

36 «L’Arte. Rassegna di Teatri, Belle Arti e Letteratura» XLV/4, 7 marzo 1914, p. 1.

Passiamo ora alla descrizione del materiale più importante e forse più esclusivo dell’intero archivio: le partiture, tutte autografe, del compositore napoletano. Queste delineano, già ad un primo sguardo superficiale di una loro semplice classificazione, i contorni di un compositore che non si è adagiato nel lustro del suo cognome ma che ha saputo valicare i confini della composizione strumentale, esclusivamente rivolta al pianoforte e al suo insegnamento, per giungere nelle forme tipiche e moderne della pura klassik music tedesca, sulla scia di un altro compositore napoletano, più anziano di lui di pochi anni, Giuseppe Martucci.

Napoleone, infatti, non limitandosi alla composizione pianistica (che pur non disdegna di trattare), ha dimostrato di aver superato il padre Beniamino (fondatore assieme a Sigismund Thalberg della gloriosa scuola pianistica napoletana), allargando gli orizzonti della sua produzione artistica fino all’orchestra.

Si hanno, così, moltissime partiture orchestrali: poemi sinfonici, concerti per pianoforte e orchestra, un nonetto, quartetti per archi e pianoforte, opere ma anche sonate per pianoforte solo e in duo con violino e violoncello; insomma, una produzione musicale eterogenea che si distingue non solo in area napoletana ma che dimostra sostanza, finora inespressa, anche a livello nazionale.

Le opere

Le opere sono complessivamente 5 (all’interno di una lista del Liceo Musicale “B.Cesi” che riporta alcune composizioni del Cesi, ne è menzionata anche una sesta, ossia l’opera Igor, di cui però non vi è traccia in archivio): Amor vince, Caritea, Zaira, Cecilia, Gli adoratori del fuoco.

Amor vince, opera in atto unico ‘idillico’, fu composta poco più che ventenne nel 1886 e «rappresentata con successo a Napoli nel 1888».37 L’unica data indice del periodo di composizione è quella del 14 dicembre 1886, riportata in calce ad una delle sette partiture che sono conservate in archivio, precisamente nella riduzione per canto e pianoforte completa ed autografa del Cesi. Tutte le altre partiture, costituite da 3 ulteriori copie della riduzione pianistica e una partitura orchestrale (incompleta), non indicano ulteriori dati cronologici, costringendoci ad una prudenza cautelativa nell’indicare con certezza il periodo di composizione.

Un’opera più articolata della precedente è Caritea, dramma leggendario in tre atti, composta nel 1888 su versi di Tullio Clare. Il nome del librettista è riportato nell’autografo della partitura orchestrale e all’interno di un articolo de «La Scena Illustrata» dal taglio polemico, in cui l’autore denuncia la difficoltà per i giovani artisti contemporanei

37 «Il Quotidiano», 15 dicembre 1962 in occasione dell’anniversario dalla morte. Alle volte, alcune informazioni sulle rappresentazioni delle opere del Cesi che si ricavano dai quotidiani dell’epoca sono imprecise; per esempio, circa l’opera Cecilia, è riportato più volte la sua rappresentazione senza mai, però, specificare che si trattasse di semplici audizioni; anche riguardo notizie biografiche, l’incertezza e la faciloneria riportano informazioni inesatte: si riporta, erroneamente, che Napoleone avesse frequentato il Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli (notizia parzialmente confutata dall’assenza del suo nome nei registri del Conservatorio fra gli studenti dell’Istituto).

ad emergere nel panorama culturale. In verità il nome di Tullio Clare dovrebbe essere l’anagramma di Luca Torelli, autore di alcuni libretti sul finire del secolo. 38 Dell’opera è conservata sia la riduzione per canto e pianoforte sia la partitura orchestrale integrale. La prima è stata composta fra la primavera e l’estate del 1888 (l’atto II riporta la data del 25 aprile mentre l’atto III quella del 19 luglio); la partitura orchestrale, invece, composta successivamente alla riduzione pianistica, è stata completata fra la fine dell’estate e l’inizio dell’inverno dello stesso anno (l’atto I riporta la data di inizio del 5 agosto 1888 e la sua conclusione il 14 settembre, l’atto II quella del 17 dicembre, l’atto III il 24 novembre).

Cecilia è un’opera mastodontica in quattro atti su libretto di Ercole Pifferi, ricavato dalla tragedia omonima di Pietro Cossa e inscenata nella Venezia del XVI sec. Il soggetto operistico fu, probabilmente, scelto dal Cesi in onore della sua unica figlia, appunto Cecilia.

Anche in questo caso, il periodo di composizione è difficilmente accertabile, costringendoci a condurre solamente delle supposizioni sul materiale che ad oggi disponiamo. Le uniche date riportate in calce alle partiture sono quelle relative agli spartiti orchestrali dell’atto III e IV, rispettivamente del 15 luglio 1901 e dell’11 agosto (senza anno preciso ma presumibilmente sempre del 1901). Il periodo di composizione dovrebbe, però, risalire a qualche anno prima, precisamente nell’ottobre del 1899, quando Beniamino Cesi scrive al figlio: «Ottima cosa scrivere un’opera»,39 testimoniando, dunque, l’intenzione del figlio di scrivere una nuova opera. Quest’ultima risulta conclusa nel novembre del 1900, quasi un anno dopo: la notizia è data su un quotidiano siciliano dell’epoca che riporta anche una sua audizione: «Ho avuto la ventura di assistere ad un’audizione al pianoforte che l’egregio maestro ha fatto, giorni sono, dell’opera sua e, se lo spazio tiranno me lo concedesse, vorrei esporre al lettore i pregi non comuni che adornano il lavoro del Cesi».40 L’opera viene riproposta, sempre attraverso il format dell’audizione pianistica con voci, quattro anni più tardi, ossia il 30 ottobre del 1904 sempre a Palermo, ma questa volta presso l’“Istituto di incoraggiamento per l’arte musicale” nella gran sala del “Circolo del Commercio”. 41

Queste audizioni per pianoforte e voce non tramuteranno mai in un’effettiva rappresentazione scenica: l’opera, infatti, non vedrà mai la luce sui palcoscenici italiani. Forse solamente nell’autunno del 1905 Cecilia è stata vicina alla sua première: ipotesi azzardata dal rinvenimento nell’archivio di un atto notarile di cinque articoli del 22 settembre 1905 (poco dopo l’audizione siciliana) in cui gli eredi del Cossa, autore della tragedia, cedono «il permesso di ridurre a dramma lirico il dramma di Pietro Cossa

38 «La Scena Illustrata». Non è possibile risalire al numero e all’anno di pubblicazione della rivista, di cui è conservata solo uno stralcio. L’articolo è comunque firmato da P. Guarino con data aprile 1890. 39 Lettera autografa spedita da Napoli da Beniamino Cesi a Napoleone il 7 ottobre 1899. Esplicitamente non viene citato il titolo di questa nuova opera, ma, quasi sicuramente, si tratta della Cecilia. 40 Notizia apparsa su «L’ora. Corriere politico quotidiano della Sicilia», 20-21 novembre 1900. 41 Nell’archivio è conservato il programma di sala dell’audizione dove si specificano anche gli interpreti dei personaggi che qui evito di riportare.

intitolato Cecilia in cinque atti, edito nel 1885» e, più avanti, «l’avvocato Pasetti autorizza il M° Cesi a far rappresentare la sua opera Cecilia in Italia e all’estero».42

Per quanto concerne le ultime due opere mancanti, ossia Zahra e Gli adoratori del fuoco, le informazioni attualmente in possesso sono molto limitate, per cui si condensano all’interno di un unico paragrafo. In riferimento all’opera Zahra, melodramma di un atto in due quadri (Zaira è il titolo come compare all’interno di alcuni quotidiani dell’epoca) non si dispongono di dati cronologi circa il periodo di composizione ed eventuali rappresentazioni anche in forma di audizione. Le due uniche fonti manoscritte dell’opera, purtroppo anche incomplete, sono due riduzioni per canto e pianoforte; unico caso per quanto riguarda le opere, nessuna partitura orchestrale è stata rinvenuta. Analogo discorso per l’altra opera, Gli adoratori del fuoco in due atti, i cui connotati cronologici è impossibile individuare. Il libretto dovrebbe essere opera dell’artista poliedrico napoletano Rocco Edoardo Pagliara, tratto e ridotto dall’omonimo romanzo di Thomas Moore, sebbene la lacunosità del testo poetico, manchevole delle prime pagine, non permetta di stabilire con precisione la paternità dei versi.43

Musica sinfonica

Poemi Sinfonici

Fra le pagine musicali più interessanti del catalogo di Napoleone Cesi, i poemi sinfonici assumono di diritto una posizione di prim’ordine. Tale rilevanza scaturisce indubbiamente dalla poca familiarità dei compositori italiani con il genere del poema sinfonico, sebbene, anche se in forma sporadica, dal 1878 (anno del primo poema sinfonico italiano dal tema dantesco di Francesca da Rimini di Bazzini) e più diffusamente dagli anni dieci del ‘900, il genere sia entrato a pieno titolo fra le forme della musica sinfonica italiana. E così Napoleone Cesi, dopo lunghi decenni di assoluto oblio, può veder associato il suo nome a quello di importanti compositori italiani come Ottorino Respighi e Riccardo Zandonai su tutti, che hanno fatto del poema sinfonico un genere non più appannaggio esclusivamente tedesco.

Nell’archivio sono conservate le partiture di cinque poemi sinfonici, quattro di essi (Alla primavera, Pensiero drammatico, Le cascate del Niagara, Scintillio del mare) sono partiture autografe complete a cui si aggiungono anche le relative riduzioni pianistiche, le parti staccate degli strumenti, le copie eliografiche e quelle stampate44 (ad eccezione de Le cascate del Niagara dove le parti staccate sono assenti). La partitura orchestrale autografa e le relative parti staccate de La leggenda di Ulisse, invece, sono

42 Dall’atto notarile del 22 settembre 1905 fra Napoleone Cesi, l’avvocato, Pasetti e gli eredi del Cossa. 43 Avanzo, comunque, la suddetta ipotesi perché all’interno del faldone “Romanze per canto e pianoforte” è conservata la romanza di Inda dell’Atto I Là fra palmizi in cui è menzionato il Pagliara quale autore dei versi. 44 Il termine può trarre in inganno: intendo semplicemente la tecnica di riprodurre su carta il contenuto di una matrice precedente. I poemi sinfonici elencati oltre la Leggenda di Ulisse sono tutti inediti.

incomplete ma si dispone di una copia eliografica orchestrale oltre a tre copie stampate che possono colmare questa mancanza.

Cesi si avvicina al genere relativamente tardi; fatta eccezione per La leggenda di Ulisse la cui genesi è da far risalire alla prima decade del 1900, gli altri poemi sinfonici sono stati tutti composti nel decennio 1942-1952, in ritardo rispetto ad alcuni suoi colleghi contemporanei. Ottorino Respighi scrive il suo primo poema sinfonico Fontane di Roma nel 1916, mentre sono del ’24 e del ’28 gli altri due, Pini di Roma e Feste romane;45 anche Zandonai scrive le sue prime impressioni sinfoniche Primavera in val di Sole e Autunno fra i monti fra il 1914 e il 1918.46 Il raffronto cronologico con i poemi sinfonici di Napoleone Cesi è emblematico: solo tre delle cinque partiture riportano la data di composizione, in ordine cronologico: Pensiero drammatico, 1942 (un testimone autografo riporta anche il titolo Fantasia drammatica), Scintillio del mare, 21 aprile 1946,47 Le cascate del Niagara, 24 gennaio 1952. Per gli altri due poemi sinfonici, ossia Alla primavera e La leggenda di Ulisse, privi purtroppo di qualsiasi indicazione cronologica in partitura, è possibile avanzare ipotesi sulla scorta dei documenti stessi contenuti nell’archivio. Erroneamente, un giornale dell’epoca48 fa risalire il periodo di composizione dei due poemi fra gli anni ’20 e ’30. Come si è accennato, infatti, riguardo a La leggenda di Ulisse, opera dalla chiara ispirazione epica, vi è già traccia di una sua esecuzione in un programma di sala risalente al 1906: si tratta di un concerto tenutosi presso la Sala Romaniello di Napoli il 28 febbraio, in cui l’autore stesso esegue la riduzione pianistica del poema sinfonico.49

Un ulteriore riscontro lo fornisce una recensione su un giornale (di cui manca il titolo della testata) di un concerto nello stesso luogo del 1908: «Chiuse efficacemente la Leggenda di Ulisse, un pezzo che, in attesa dell’orchestra, ci siamo accontentati di udire al pianoforte. È un pezzo dalle tinte forti, epico, coll’insistente canto delle sirene».50

Sulla base del programma di sala51 (unico testimone assieme all’articolo in cui è riportata notizia del poema), possiamo confutare l’arco cronologico 1920-30 come periodo di composizione, avanzando invece, l’ipotesi che La leggenda di Ulisse sia stata composta intorno al 1906 o comunque precedentemente a tale data.

Ancora più arduo stabilire il periodo di composizione del poema Alla primavera (Appendice 2), che, comunque, dovrebbe essere più vicino cronologicamente agli altri tre. Nell’ormai mancanza costante delle date in calce alla partitura, neanche le fonti

45 Cfr. DEUMM, Le biografie cit., vol. VI, p. 308. 46 Cfr. Ivi, vol. VIII, p. 583. 47 La data è riportata all’interno di una pagina finale del poema, di cui mancano completamente le pagine precedenti. All’interno di un esemplare completo, invece, è riportata la data giugno 1950. 48 «Il Quotidiano», 13 dicembre 1962. 49 Programma di sala del concerto tenutosi presso la Sala Romaniello il 28 febbraio 1906. 50 La data in corrispondenza dell’articolo giornalistico è quella del 18 gennaio 1908, ma probabilmente fallace (dovrebbe trattarsi del 1909); la data è stata riportata a penna probabilmente dalla figlia di Napoleone che ha curato un primo riordino dell’archivio. L’ho corretta con quella che ritengo essere la data effettiva del concerto sulla scorta del programma di sala che indica la data del 15 novembre 1908: il programma eseguito, gli interpreti e il luogo corrispondono con la recensione apparsa sul giornale. 51 Cfr. nota 50.

documentarie conservate nell’archivio possono spingerci ad avanzare delle ipotesi. I primi documenti che hanno per oggetto la composizione sono due lettere inviate dal direttore d’orchestra danese Launy Grøndahl (1886-1960), entrambe del 23 aprile 1952, in cui quest’ultimo accetta ben volentieri di eseguire «encore une fois» il poema sinfonico Alla primavera con l’“Orchestra Sinfonica Nazionale” per la radiodiffusione danese.52

Il 13 marzo dello stesso anno, il poema sinfonico approda anche in America, precisamente a New York, in occasione della quinta stagione concertistica organizzata da “La società orchestrale di Babylon” diretta da Christos Vrionides. Il concerto è riportato anche in un articolo de «Il Mattino»: «La Società orchestrale di Babylon ha eseguito, nel corso di un importante concerto, il brano sinfonico La primavera del maestro Napoleone Cesi. Pubblico e critica hanno tributato calde accoglienze alla composizione del musicista napoletano».53 Deve essere stata proprio questa esecuzione americana de Alla primavera, ad aver incentivato il compositore ad un nuovo poema sinfonico che trae ispirazione da uno dei fenomeni naturalistici statunitensi più noti, Le Cascate del Niagara. 54

In epoca relativamente recente, il poema è stato riproposto al pubblico napoletano in occasione del centenario dalla nascita del compositore: il Teatro di San Carlo di Napoli, a conclusione della rassegna “Estate Musicale Napoletana”, ha deciso di omaggiare l’artista napoletano con l’esecuzione del poema diretta dal M° Vittorio Gaioni. Il concerto sinfonico prevedeva, inoltre, alcune delle pagine musicali del sinfonismo romantico: l’Overture de Il franco cacciatore di Weber, la Prima Sinfonia di Beethoven e l’Idillio di Sigfrido di Wagner.55

Pezzi per pianoforte e orchestra

Il Concertstück op. 21 in do minore, oppure pezzo da concerto (così come anche riportato su una copia autografa), è la prima composizione scritta per pianoforte e orchestra dal Cesi, sicuramente antecedente al 1892. Lo attestano due programmi di sala di due distinti concerti (entrambi eseguiti con l’orchestra ridotta a secondo pianoforte): la prima esecuzione di cui si ha memoria, è del 10 aprile 1892 presso la sala Villino Weiss

52 Lettera di Launy Grøndahl inviata da Copenaghen a Napoleone Cesi il 23 aprile 1952: «Je veux bien exécuter encore une fois votre morceau “Primavera” ici avec l’orchestre symphonie nationale de la Radio diffusion danoise». La locuzione encore une fois, presente nella lettera, farebbe supporre una precedente esecuzione a quella del 23 aprile 1952. 53 «Il Mattino», 1 aprile 1952, p. 4. 54 È proprio il compositore a menzionare la nuova opera in virtù dell’esecuzione americana de Alla primavera. In una lettera dell’8 gennaio 1952 (circa due mesi precedenti all’esecuzione newyorkese) e spedita al direttore Vrionides, Napoleone scrive: «Tutto questo mi ha ispirato di comporre un pezzo: Impressioni sinfoniche sulle Cascate del Niagara». 55 Le notizie dell’esecuzione con il programma eseguito sono state tratte dagli articoli di giornali e dal programma di sala del Teatro di San Carlo.

di Napoli mentre la seconda è avvenuta il 30 dicembre 1892 nella Sala Ragona di Palermo.56

Un nodo molto controverso della biografia del compositore, la cui ricerca è tuttora in itinere, è la sua partecipazione alla prima edizione al Concorso Rubinstein del 1890. Tutti gli articoli (e ci si riferisce a quelli encomiastici sulla figura del compositore pubblicati sui giornali poco dopo la sua morte e su cui si nutrono le maggiori riserve), riportano, con una serie infinita di imprecisioni cronologiche e di incoerenze di ogni sorta, che Napoleone quel concorso, oltre ad avervi partecipato, lo vinse addirittura a pari merito con un certo Ferruccio Busoni. Le notizie in merito sono molto nebulose. «Il Quotidiano» riporta: «Nel 1891 [Napoleone] si reca in Russia dove esegue concerti alla presenza dello zar e vince con Busoni il concorso Rubinstein con un concerto per pianoforte e orchestra, una sonata per pianoforte e violino, e quattro pezzi per pianoforte solo»;57 anche «Il Roma» è sulla stessa lunghezza d’onda: «A 25 anni vinse ex aequo con F.Busoni a Pietroburgo il concorso Rubinstein con la sonata in re minore per pianoforte e violino».58 Entrambi i quotidiani, non gli unici a dir la verità a riportare notizie dai contorni poco definiti in tal proposito, riportano informazioni contrastanti: «Il Quotidiano» indica l’anno 1891 quale data di avvenuta partecipazione al concorso, quando è certo che la sua prima edizione, che è tra l’altro quella vinta dal Busoni, fu bandita dal Rubinstein nel 1890, un anno prima.59 Anche le informazioni circa il programma eseguito sono discordanti: «Il Roma» riporta solamente la sonata per pianoforte e violino, mentre «Il Quotidiano» un programma più esteso.60 Confrontando il programma riportato nei due quotidiani con quello effettivamente richiesto per essere ammessi al concorso dell’edizione successiva, ossia quella del 1895, sono riportate utili informazioni: «Ai compositori si prescrive la presentazione dei seguenti lavori: Pezzo concertato per pianoforte e orchestra, Sonata per pianoforte solo o con accompagnamento di uno o più istrumenti ad arco, alcuni piccoli pezzi per pianoforte», in sostanza il programma descritto da «Il Quotidiano».61

Un altro dato fondamentale è riportato nella «Gazzetta Musicale di Milano» in occasione della terza edizione del concorso in cui viene specificato che «occorre presentare le composizioni seguenti: un pezzo da concerto (Concertstück) per pianoforte con orchestra; due esemplari della partitura: un esemplare della trascrizione delle parti

56 Programmi di sala dei rispettivi concerti. Il concerto alla Sala Ragona è il debutto del compositore nella società palermitana; una lettera del giorno prima spedita alla moglie riporta la vendita di 100 biglietti, una cifra considerevole per il Cesi: «Ragona mi dice che ciò è moltissimo perché Palumbo vende 80 e Cognetti 72». 57 «Il Quotidiano», 13 dicembre 1962. 58 «Il Roma», 11 settembre 1961. 59 DEUMM, Le biografie cit., vol. II, p. 5. 60 Ad esse se ne aggiungono altre: se Napoleone avesse avuto 25 anni quando ha partecipato al concorso, sarebbe stato il 1892, anno improbabile perché il concorso è bandito ogni cinque anni; ancora: non esiste una sonata per pianoforte e violino in re minore bensì una in re maggiore. 61 Nel periodico del 1890 non sono riportate notizie in merito al concorso, pertanto ho deciso di indicare quello della seconda edizione. Cfr. «Gazzetta Musicale di Milano», 50/11, 17 marzo 1895, p. 185.

d’orchestra per un secondo pianoforte, [uno] per le parti d’orchestra».62 Tale informazione, se associata al ritrovamento nell’archivio di una copia autografa del Concertstück con la didascalia “Esemplare 1”, può essere quanto meno indicativa: è possibile supporre, dunque, che il Concertstück sia stato composto appositamente per la partecipazione di Napoleone al concorso “Premio Rubinstein” del 1890, indipendentemente che vi avesse partecipato o addirittura l’avesse vinto.

Il secondo lavoro è il Concerto per pianoforte e orchestra in re maggiore ed in tre tempi: Allegro, Berceuse e Moto perpetuo. Del lavoro non esiste alcuna partitura orchestrale ma solamente copie autografe della parte pianistica (4 unità di cui una incompleta) e della riduzione per due pianoforti (2 copie di cui una incompleta). È veramente arduo, fra l’altro, stabilire una collocazione cronologica del periodo di composizione: l’insussistenza di memorie storiche circa la composizione si va ad aggiungere ad un’altrettanta fallacia di partiture manoscritte, di cui ne esiste solo una riduzione per due pianoforti (completa solo del tempo finale ma parziale anche nella scrittura, tanto da supporre si tratti di un abbozzo) che riporta la data del 30 agosto 1908.

Sinfonica varia

In questa categoria, che trova corpo in archivio all’interno di uno specifico faldone, confluiscono tutti quei pezzi scritti per orchestra che non possono essere classificati in determinate opere: il faldone è sostanzialmente una miscellanea di alcune composizioni del Cesi di piccole dimensioni e tutte per orchestra. Rapsodia giapponese per pianoforte ed orchestra; Il due giugno. Epicedio eroico, premiato al Concorso bandito dall’Archivio Musicale di Napoli nel 1882. Della partitura è stata pubblicata una riduzione pianistica dall’editore Ricordi; Serenata misteriosa (ne esiste anche una riduzione pianistica); Valzer Boston; Valzer Flirt, maggio 1944; un inno per coro ed orchestra; Danza alla spagnola, per pianoforte ed orchestra; Quella sera; Terza gavotta.

La musica da camera

Non meno interessanti sono le numerose composizioni da camera firmate da Napoleone Cesi: una produzione eterogena e che rappresenta appieno la volontà della cultura musicale italiana di distaccarsi dalle dipendenze della klassik music tedesca, con il bisogno di una propria identità culturale e musicale che oltrepassi il confine del genere operistico.

I Quartetti

Fra le forme della musica da camera, il quartetto è quello in cui Napoleone più si è cimentato e che più gli ha restituito gratificazione quando era ancora in vita, nonostante siano stati tutti composti in età giovanile e nel decennio 1883-1895 (ad eccezione del

62 «Gazzetta Musicale di Milano», 55/13, 19 marzo 1900, p. 181.

quartetto in la maggiore); alcuni dei suoi quartetti, infatti, sono stati eseguiti con successo numerose volte a Napoli, Roma, Palermo, finanche ad Oslo.

Napoleone completa il suo primo Quartetto (do maggiore, Allegro, Adagio maestoso, Minuetto e Allegro molto-Fuga) il 2 maggio del 1883, all’età di sedici anni, di cui è conservata una copia autografa nell’archivio. Il suo secondo Quartetto (si bemolle maggiore, Allegro non molto, Minuetto e Trio, Adagio, Rondò) risale all’estate del 1885 di cui sono conservate due copie autografe complete ed una incompleta.63

Un anno dopo, nel 1886 durante la composizione del suo terzo quartetto op. 7 (sol maggiore, Allegro, Andante con variazioni, Adagio e Fuga), Napoleone si distacca dalla consueta natura del genere, che prevede la presenza esclusiva degli archi, sostituendo il violino II con il pianoforte. Sono due le partiture conservate nell’archivio, di cui una sola integrale. La prima porta la datazione in calce del gennaio 1887 ed è manchevole delle pagine finali; la seconda è stata composta fra il gennaio e l’agosto del 1886.64

Veniamo ora al Quartetto op. 31 (si minore, Allegro, Larghetto, Scherzo e Trio, Tema con variazioni).

Di questa partitura non è facile purtroppo stabilire con certezza sia il periodo di composizione sia l’organico per cui inizialmente esso sia stato concepito. Infatti, riguardo quest’ultimo aspetto, i tre testimoni autografi conservati sono tutti per organico diverso: il primo per violino, viola, violoncello e pianoforte; il secondo sostituisce il violoncello con il clarinetto in la; l’ultimo, invece, sostituisce la viola con il clarinetto in la. Nell’archivio è stata ritrovata anche un’edizione a stampa dell’op. 31, precisamente quella che ha per organico il primo testimone; si potrebbe avanzare l’ipotesi, seppur labile, che sia stato questo l’organico prediletto dal compositore al fine di una possibile stampa. Riguardo al periodo di composizione, solo il testimone numero tre (quello con il clarinetto in la) riporta la data del 25 ottobre 1895. Nonostante l’assenza della data negli altri due testimoni non permetta di stabilire con certezza se il testimone del 1895 sia effettivamente il primo assoluto o una copia successiva, le fonti documentarie storiche possono essere utili, nel complesso, per una circoscrizione cronologica più precisa dei tre manoscritti. La prima notizia assoluta di un’esecuzione del Quartetto op. 31 è riportata all’interno di un programma di sala di un concerto tenutosi presso l’Aula Rossa del “Politeama Garibaldi” di Palermo l’8 febbraio 1896, di pochi mesi successivi all’ottobre 1895 (unica data riportata in uno dei tre testimoni). Nella fattispecie è riportato anche l’organico che prevede il pianoforte, il violino, il clarinetto e il violoncello assieme ai movimenti che compongono l’opera; tali informazioni deducono certamente che l’esecuzione del febbraio 1896 sia del quartetto riportato nel manoscritto di pochi mesi prima.

La versione con l’organico di soli strumenti ad arco approda un anno dopo, precisamente il 16 novembre del 1897, ad Oslo, in Norvegia, eseguito dal “Quartetto Gullì”

63 Trascrivo le date così come riportate alla fine di ogni movimento: Allegro non molto, 23 agosto 1885; Minuetto e Trio, senza data; Adagio, settembre 1885; Rondò, 19 ottobre 1885. 64 Riporto, anche qui, le date in corrispondenza dei singoli movimenti: Allegro, 16 agosto 1886, Andante con variazioni, 8 gennaio 1886 (la variazione X riporta la data del 23 febbraio), Adagio e Fuga, 31 agosto 1886.

assieme ad alcune pagine della musica cameristica italiana.65 Un articolo, comparso nel «Corriere dell’Isola» del 22-23 dicembre del 1897, ne riporta l’esito favorevole:

Gli applausi divennero ovazioni allorquando eseguì il programma formato completamente di compositori italiani. I passaggi più difficili per pianoforte furono egregiamente eseguiti nel pezzo del giovane compositore N. Cesi (op.31). Il quartetto del Cesi è un originale e potente lavoro moderno nel quale il compositore ha esteso i limiti dell’arte in una forma nuova e tale da raggiungere le più alte cime in questo campo. Egli è riuscito a creare nuovi e impressionanti effetti strumentali, e delicate originali e melodiche armonie. 66

Il Quartetto risulta più volte eseguito nel corso dello stesso anno e nei successivi con organici differenti: nel 1897 presso la Sala Ricordi di Palermo con il clarinetto in organico;67 il 15 aprile 1898 viene eseguito nuovamente ed esclusivamente per strumenti ad arco e pianoforte presso la Sala Romaniello di Napoli;68 nuovamente il 17 aprile 1903 sempre presso la stessa sala e con medesimo organico.69

L’ultimo Quartetto che manca all’appello è quello in la maggiore composto per archi. La partitura è pressoché inesistente, essendo conservate solo le prime due carte; per fortuna, sopperisce a tale mancanza la presenza in archivio delle parti staccate di ciascuno dei quattro strumenti ma, purtroppo, queste non sono utili per una collocazione cronologica.

Assieme all’ op. 31, questo in la maggiore è quello che ha avuto un respiro più internazionale in quanto eseguito più volte in Italia e all’estero: questa sua diffusione produce molte fonti storiche collaterali grazie alle quali è possibile, in parte, stabilire un lasso cronologico di composizione. La prima esecuzione di cui si ha notizia è quella del 15 novembre 1908 presso la Sala Romaniello di Napoli.70 Dal programma di sala si può risalire oltre che ai movimenti di cui il quartetto è composto (ossia: Allegro, Adagio elegiaco, Scherzo e Finale-Allegro), anche alla data di composizione che, sebbene si riferisca esclusivamente al secondo movimento, possiamo far risalire al 19 gennaio 1907, data in cui il padre Beniamino viene a mancare. Così come riportato da un articolo giornalistico in occasione di una sua esecuzione al Circolo degli “Illusi” di Napoli, il lutto familiare può aver ispirato Napoleone alla composizione del secondo

65 Notizia riportata nel programma di sala del “Kvintetselskabet fra Rom.” del 16 novembre 1897. 66 Estrapolato dal «Corriere dell’Isola». 22-23 dicembre 1897. Per una più completa descrizione del concerto cfr. 4) le lettere varie del presente articolo dove è riportata la corrispondenza fra Napoleone e Gullì. 67 «I maggiori applausi coronarono il Quartetto in si min. eseguito con grande accuratezza dal Sansone, da dell’Orefice (clarinetto), dal Loveri e dall’autore». [corsivo mio]; articolo tratto dal «Pungolo Parlamentare» VI/110, 21-22 aprile 1897. 68 Data precisa riportata in un invito al concerto del compositore. Il concerto viene recensito nuovamente sul «Corriere dell’Isola» del 26-27 aprile 1898 dove si legge: «del Quartetto in quattro tempi per pianoforte, violino, viola e violoncello, già eseguito con gran successo a Cristiania dal Quintetto Gullì di Roma». 69 La data e i pezzi eseguiti sono riportati nel programma di sala conservato nell’archivio. 70 Programma di sala del concerto del 15 novembre 1908. Il quartetto fu replicato poche settimane dopo anche al Circolo G. Barbieri di Napoli il 10 dicembre del 1908.

movimento, dalla vena melodica particolarmente straziante: «commosse l’Adagio elegiaco, scritto in ricordo della morte del padre, che esprime in un’alternativa di due emotive e strazianti frasi, l’addio alla vita».

In corrispondenza degli altri movimenti non è riportata alcuna data, il che complica la già difficile individuazione cronologica di composizione, determinata dalla mancanza di dati cronologici in calce alla partitura. Nonostante questa lacuna, un quotidiano fa risalire il periodo di composizione al 1907.71

Dopo l’esecuzione norvegese del Quartetto op. 31, anche quello in la maggiore approda in suolo scandinavo, precisamente a Copenaghen il 29 novembre del 1924. Il concerto fu patrocinato dalla “Società pro musica italiana e scandinava”, fondata dal compositore Armando Mercuri e dalla scrittrice Rosalia Jacobsen e finalizzata al continuo scambio di esecuzioni di musica fra l’Italia e in paesi scandinavi, in cui il Cesi era affiliato e successivamente gli fu incaricato di «assumere la presidenza a Napoli e di organizzare il concerto di contraccambio» come ringraziamento per l’esecuzione in terra danese.72

Dopo la morte del compositore, il quartetto in la maggiore è fra le composizioni più eseguite e che più rientra nell’orizzonte del repertorio cameristico. Oltre all’esecuzione presso il “Circolo Artistico”, il “Quartetto dell’Accademia Musicale Napoletana” lo ripropone più volte nel corso degli anni successivi: nella stagione 1963-64 presso il Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli;73 presso la Villa Pompeiana di Sorrento il 10 settembre 1967;74 finanche a San Paolo in Brasile il 15 settembre 1969.75

Il Nonetto

Fra le pagine musicali più originali di Napoleone Cesi figura indubbiamente il Nonetto (sinfonietta da camera) composto alla fine degli anni Novanta dell’Ottocento per violino I-II, viola, violoncello, contrabbasso, flauto, clarinetto in si bemolle, corno in fa e fagotto. La didascalia Stile classico riportato in bella vista nell’edizione a stampa non lascia grossi dubbi circa la forma della composizione, ma sarebbe immeritato, nei

71 «Il Corriere di Napoli», 27 novembre 1962, in occasione di un’esecuzione del quartetto al “Circolo Artistico” di Napoli, riporta testualmente: «Interessante e di bella costruzione il Quartetto che, composto nel 1907 ed eseguito a Copenaghen nel 1924, parte da un tema caratteristicamente beethoveniano». 72 Notizia apparsa su «La Gazzetta dei Musicisti», dicembre 1924, p.4, in cui è riportato anche il programma, abbastanza inesplorato, eseguito assieme al quartetto del Cesi: Mezio Agostini, Sonata in la per violino e pianoforte; Mario Barbieri, Liriche; Armando Mercuri, Pezzo lirico con pianoforte, violino e celle; Renzo Bassi, A landè. Tris per pianoforte, violino e celle. La notizia del concerto danese è riportata anche in una lettera scritta dal Cesi di cui però non è riportata né la data né il destinatario. 73 Anno della stagione ed ensemble sono riportati nel programma di sala conservato in archivio. 74 Notizia apparsa in numerosi articoli giornalistici e confermata dal programma di sala conservato in archivio. 75 Data precisa riportata nel programma di sala dell’archivio. «Il Mattino», 26 settembre 1969, p. 10, riporta un «successo fra i più calorosi».

confronti dell’autore, sdegnare questo pezzo cameristico come retaggio di uno stile ormai in disuso per l’epoca. È quantomeno indicativo il genere di per sé: l’organico e la forma del nonetto, inteso come composizione da camera, non sono molto familiari ai compositori, tanto meno quelli italiani, ed esempi di questo tipo sono molto limitati. Nel panorama italiano, infatti, non sembra figurino composizioni del genere e anche i compositori europei dell’Ottocento si mantenevano a distanza, salvo pochi casi.76 L’originalità della composizione fu già notata da un critico musicale che assistette al debutto palermitano del Nonetto presso l’“Istituto dei Cechi” del 18 marzo 1900:

Questo Nonetto, già eseguito due volte in Napoli negli anni 1898 e 1899, ed ivi molto favorevolmente accolto, ha oltre ai suoi meriti intrinseci, il pregio di essere tra le poche composizioni di questo genere prodotte in Italia da italiani; già che è risaputo come in Italia siagran penuria di musica strumentale ed è solo da poco tempo che strenui campioni si cimentano nel difficilissimo genere, ed il Cesi è tra questi pochi.77

L’estratto dell’articolo fa riferimento a due esecuzioni precedenti a Napoli di cui solo di quella del 1898 sono riportate memorie storiche all’interno de «La Gazzetta Musicale di Milano» che descrive nello specifico il concerto tenutosi a Napoli presso la Sala Romaniello il 15 aprile.78

Un’altra esecuzione di prestigio e di livello internazionale del Nonetto è avvenuta nel 1926 a Copenaghen in collaborazione con la “Società pro musica italiana e scandinava” di cui, però, non sono state rinvenute notizie storiche fuorché una lettera fra il compositore e il fondatore della società.79 A testimonianza dell’avvenuta esecuzione, si nota l’esistenza di una didascalia, presente sull’unica partitura autografa (parziale, manca il primo tempo e l’Adagio), che riporta «eseguito a Copenaghen nel 1926».80

In epoca più recente, si contano almeno due esecuzioni del Nonetto del Cesi, tutte avvenute dopo la sua morte. La prima risale al 16 novembre 1968 quando il direttore Otello Galbi lo esegue assieme al gruppo strumentale “Alessandro Scarlatti” presso il “Circolo Unione” di Catanzaro; la seconda ha avuto luogo presso il Conservatorio “San

76 Fra i pochi compositori che si sono avvicinati a questo organico annoveriamo: L. Spohr, Op. 31, Lachner, Rheinberger, Stanford Op. 95, Ravel, Trois poèmes de Mallarmé. Cfr. per una panoramica più esaustiva DEUMM, Il lessico, vol. III, Torino, UTET, 1999, p. 330. 77 Articolo privo del titolo della testata. Il concerto, organizzato da Franca Florio (cfr. nota 32 e paragrafo 4) Le lettere varie), prevedeva tutte composizioni del Cesi: Momento capriccioso, Pensiero agitato e Canto del mattino, per pianoforte; Incontro, romanza per soprano e pianoforte; Berceuse, per violino e pianoforte; Poema drammatico, Alla fontana e Serenata appassionata, per pianoforte e, infine, il Nonetto dedicato per l’occorrenza al Comm. Ignazio Florio. 78 «Il concerto di Napoleone Cesi è riuscito benissimo: vi assisteva, per dirla con una frase del De Sanctis, il mondo più elegante napoletano. Il programma prometteva l’esecuzione di sei pezzi per pianoforte, del quartetto in quattro tempi per pianoforte, violino, viola e violoncello, già eseguito con successo a Cristiania dal Quintetto Gullì di Roma e di un Nonetto.» Cfr. «Gazzetta Musicale di Milano», 21 aprile 1898, p. 229. 79 Cfr. nota 27 e paragrafo 4) Le lettere varie. 80 Oltre alla partitura autografa, nell’archivio è conservata una copia a stampa e una eliografica, oltre alcune parti staccate degli strumenti.

Pietro a Majella” di Napoli grazie all’“Accademia Musicale Napoletana” che l’ha eseguito il 7 maggio 1973.81

Pezzi per pianoforte e strumento ad arco

Nell’archivio si contano 6 pezzi per strumento ad arco con accompagnamento di pianoforte, così suddivisi: 2 per violino, 1 per viola e 3 per violoncello.

La Sonata op. 24 per violino e pianoforte (re maggiore, Allegro, Adagio, Scherzo, Allegro agitato) dovrebbe risalire al 1890 e, secondo le fonti storiche, ha fatto parte del programma, assieme al Concertstück e a quattro pezzi per pianoforte, con cui Napoleone ha partecipato al concorso Rubinstein di Pietroburgo.82 Successivamente si contano almeno due esecuzioni, avvenute entrambe nel 1892. La prima ebbe luogo il 10 aprile presso la Sala Villino Weiss di Napoli, la seconda il 30 dicembre nella Sala Ragona di Palermo.83

Il secondo pezzo con medesimo organico è la Berceuse premiata col secondo posto al “Concorso musicale G. Zanibon” di Padova il 28 febbraio del 1913. 84 Il periodo di composizione dovrebbe essere, però, di molto antecedente al Concorso: infatti, è riportata notizia in un programma di sala, di una sua esecuzione già il 18 marzo 1900, ossia al concerto organizzato da Franca Florio presso l’“Istituto dei Ciechi” di Palermo. Sebbene il successo editoriale avesse interessato esclusivamente la produzione di piccoli pezzi pianistici del Cesi, la Berceuse è fra le rarissime composizioni cameristiche che hanno avuto la fortuna di essere pubblicate, complice indubbiamente il buon successo ottenuto al Concorso di un anno prima: l’edizione, infatti, pubblicata da Carisch & Jänichen è del 1914. Dalla stessa casa editrice risulta pubblicato anche un altro piccolo pezzo dal nome Moto perpetuo, di cui però non è stata trovata alcuna partitura, né manoscritta né edita, in archivio.85

La Canzona e Polacca per pianoforte e viola è l’unica composizione con un organico simile. In archivio non è stata trovata alcuna partitura autografa ma, in compenso, due edizioni a stampa ed una copia litografica. Le informazioni storiche sulla composizione sono esigue: solamente in un programma di sala è riportata una sua esecuzione, avvenuta all’ormai nota Sala Romaniello di Napoli il 15 novembre 1908.

Più cospicua è la produzione per pianoforte e violoncello. Si contano infatti due Sonate (entrambe in sol maggiore) e una Serenata, di cui purtroppo si ha solamente l’autografo della parte del violoncello.

Nonostante questa lacuna, è proprio la Serenata quella che gode, seppur non numerosi, di più dati storici. Sono riportate, infatti, due sue esecuzioni (entrambe presso la

81 Informazioni tratte dai programmi di sala dei rispettivi concerti conservati in archivio. 82 Cfr. 6.2.2) Pezzi per pianoforte e orchestra e, in particolare, le note 58, 59 e 61. 83 Programmi di sala dei concerti custoditi in archivio. 84 È conservato in archivio il diploma e l’attestato di partecipazione al suddetto Concorso. 85 Secondo «L’Orfeo» VI/15, 24 dicembre 1915, p. 6, il violinista César Thomson ha espresso un grande apprezzamento per le due composizioni appena menzionate. Però, nella lettera autografa conservata in archivio, il Thomson non cita espressamente le due composizioni, ma esprime felicitazioni e gratitudine per dei pezzi ricevuti dall’autore.

Sala Romaniello di Napoli) il 17 aprile 1903 e il 28 febbraio 1908.86 Le due Sonate per pianoforte e violoncello, di cui non vi è traccia di esecuzioni, sono state composte a distanza di 40 anni l’una dall’altra. La prima risale al 10 dicembre 1884 (la data è riportata alla fine dell’unica partitura autografa), composta non appena diciottenne, e si articola in una successione di movimenti non troppo consueti per una sonata: all’Allegro con brio iniziale segue la Marcia funebre frapposta fra lo Scherzo e il Rondò, ed un Intermezzo conclusivo. La seconda Sonataè del 14 ottobre 1928 ed è articolata nella più classica forma dell’Allegro con brio, Adagio, Scherzo e Finale vivace. Di essa esiste una partitura autografa incompleta e in condizioni di conservazione pessime, una copia edita a stampa (l’esemplare che riporta la data di composizione), una parte staccata per violoncello solo e una copia litografica della partitura completa.

Musica vocale

All’interno della musica vocale cameristica, la romanza per canto e pianoforte è fra le forme musicali più prolifiche dell’attività compositiva del Cesi. Diversamente da quanto emerso nelle altre forme musicali testé descritte e al pari con la musica pianistica, in cui è emerso una frammentarietà compositiva scaglionata cronologicamente in determinati periodi, le romanze per canto e pianoforte sono indici di una sistematicità artistica continua, data la loro produzione ininterrotta dai primi anni di attività fino alla sua morte.87

Numerosissimi sono i testi musicati, tutti di autori, poeti, critici e letterati italiani e napoletani, per lo più a lui contemporanei: Giovanni Pascoli, Enrico Panzacchi, Aleardo Aleardi, Luigi Conforti, Vittorio Malpassuti, Mario Venditti, Felice Cavallotti, Luigi Ronchi e tanti altri. La breve lista di letterati è quantomeno indice di un compositore dal profilo moderno, almeno per le scelte dei testi musicati, la cui Arte non si relega alla sola musica ma espande i suoi orizzonti, valicando i confini di altri generi.

Le romanze per canto e pianoforte sono 46 in tutto, la maggior parte scritte per soprano e tenore, ed eseguite nelle sale e nei concerti già più volte segnalati. Solamente tre di queste sono state pubblicate, si tratta di: Chiamatelo destino, versi di Enrico Panzacchi, Ed. Tipografia Sordomuti, 1890 (autografo del 21 settembre 1889); Addio in gondola, versi di Luigi Conforti, Ed. A.Gambi, successivo al 1880 (autografo non riporta la data di composizione); La canzone di Fortunio, da De Musset trad. Giacomo Lo Forte, Ed. Euterpe Alpina, 1914 (autografo senza data).

Per concisione, riporto i titoli delle altre romanze inedite specificando, laddove presente nell’autografo, l’autore dei versi e la data di composizione: Gelosia, v. di Cecilia Cesi Lamberti, ottobre 1943; Passero solitario, v. di Giovanni Pascoli, ottobre 1941; Io ti rividi un giorno; Preghiera; Rosa; Dimmi perché, v. di Aleardo Aleardi; Romanza di Grimane (dall’opera Cecilia), v. di Ercole Pifferi; Allora, v. di Cecilia Cesi Lamberti; Il bacio, v. di Antonio Scaffidi, maggio 1953; Vecchia casa, v. di V. Amato;

86 Programmi di sala dei concerti conservati in archivio. 87 La prima romanza risale al 31 luglio 1883, all’età di 16 anni, si tratta de Il riso-Canzone su testo di Gabriello Chiabrera; l’ultima di cui si ha nota è del maggio 1953, Il bacio su versi di Antonio Scaffidi.

Sogno sempre di te; Aida, v. di Enrico Panzacchi, 18 febbraio 1897; Il primo bacio (per l’ampio finestrone); Allor ch’io dormirò (Atto IV dell’opera Cecilia), v. di Ercole Pifferi; Mandulinata; Un dì; L’ha presa gli Angioli; O rondinella querula; Ruscello, v. di Valentina Bulzi; Ricordo d’una sera d’estate, 22 marzo 1888; Io penso a te; Vita sportiva, v. di Antonio Scaffidi; Gelosia spagnola, v. di A.Mastrolilli, 13 febbraio 1887; Rosellina, v. di Vittorio Malpassuti, 16 luglio 1942; Lontananza; Idillio (da un album…), op. 15 n. 2, L’ammore nuosto; Mamma lontana, v. di Domenico Venorio, 21 marzo 1944; Romanza (dall’opera Gli adoratori del fuoco), v. di Rocco Edoardo Pagliara; Dint’ o’ vicolo d’ò sol, T’amo, v. di Felice Cavallotti; Fanciulla-ballata; Orientale; Dormi dormi; A te che di Dea porti il nome, dicembre 1947; Il riso-canzone, v. di Gabriello Chiabrera, 31 luglio 1883; Serenata, v. di Cecilia Cesi Lamberti; Luisella, v. di Luigi Ronchi; Incontro, v. di Giacomo Lo Forte; Un notturno di Chopin, v. di Enrico Panzacchi; Au temps fabis, v. di Jacques Normaut, 11 dicembre 1887; Tornata è primavera, 8 dicembre 1940.

Pezzi per pianoforte

La sua produzione musicale pianistica è quella che più ha goduto di una diffusione editoriale di ampio respiro. Sono 25 le composizioni complessive di cui esiste un’edizione a stampa, pubblicate con alcune case delle editrici più note dell’epoca: Giovanni Ricordi, Carisch, Simeoli, Izzo e Daniel Rather.

Pur non avendo mai seguito le orme paterne nella produzione di metodi pianistici dalle chiare finalità pedagogiche, Napoleone si è comunque cimentato nella composizione di piccoli pezzi pianistici volti allo studio pratico e tecnico dello strumento e figli, dunque, di un universo familiare a lui ben noto. Mi riferisco, in particolare, alle composizioni edite dalla casa editrice Simeoli che ha pubblicato 6 piccoli pezzi pianistici: Asinello, In automobile, Scherzino, Al mulino, Fiumicello, Marcetta; ma anche ad alcuni editi da Ricordi: Minuetto a 4 mani, Campane, Aria campestre, Presso al ruscello.

Numerose sono anche le composizioni concertistiche per pianoforte, eseguite personalmente dall’autore nei suoi numerosi concerti e anche dalla figlia Cecilia, affermata concertistica nonché, alle volte, prima esecutrice assoluta dei pezzi paterni. Ciò avviene, per esempio, nell’unica Sonata per pianoforte composta da Napoleone (di cui è conservata la partitura autografa), la cui prima esecuzione ebbe luogo nella Sala degli “Illusi” di Napoli il 22 aprile 1922.88 I pezzi concertistici editi sono stati pubblicati soprattutto da Carisch (1912) con una raccolta di sei pezzi intitolata Morceaux pour piano (A la fontaine, Capriccio, Madrigale, Pensée fugitive, Romanza, Valse lente) e da Daniel Rather con Barcarola e Capriccio.

Purtroppo, in archivio non sono state rinvenute tutte le partiture autografe di questi pezzi pianistici finora elencati, siano essi per giovani studiosi o per concertisti affermati, ma, in compenso, moltissime sono le partiture inedite conservate di cui riporto un elenco completo.

88 Manifesto del concerto conservato in archivio.

Le 22 de Mai 1885 Elogie pour Piano en omage au Victor Hugo, 10 giugno 1885 premiato con il secondo posto al “Grand Concours International de Composition de Musique” a Bruxelles nell’ottobre del 1893; Notturno; Scherzo; Lamento; Carillon; Momento capriccioso n.5; Due notturni, dedicati al padre nel giorno del suo compleanno il 6 novembre 1880; Sonatina, dedicata al padre recante la data del primo febbraio 1879; Serenata allegra; Tema nostalgico con variazioni; Valse de la rêveuse; due Barcarole; Tormento-Improvviso; Après Carneval Valzer, dedicato all’Associazione della stampa sicialiana; Impromptu e Studio, op. 23 n. 1-2; Serenata appassionata (pezzo pianistico da concerto), 8 settembre 1896; Al tramonto; Laun-Tennis, Improvviso per pianoforte; Studii fantasie n.2; Semplicetta!..Mazurka, 12 aprile 1908; Canto del mattino, op. 3 n. 2; Insistente (da un album), maggio 1888; Toccata all’antica; Giga (stile antico), op. 18, dedicata al fratello Sigismondo e pubblicata all’interno del periodico artistico-culturale Paganini; Preludio e fuga per pianoforte, composto durante il suo soggiorno a San Pietroburgo il 5 giugno 1891; una Raccolta di pezzi pianistici dedicata al compositore genovese Lorenzo Parodi.

Figura 1: Lettera di Napoleone Cesi alla moglie Carolina del 26 marzo 1891.

Figura 2: NAPOLEONE CESI, Poema sinfonico Alla primavera

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