Mercadante 1870-2020 a cura di Antonio Caroccia e Paologiovanni Maione
Edizioni San Pietro a Majella
SOMMARIO
Presentazione di Antonio Palma
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Presentazione di Carmine Santaniello
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Introduzione di Antonio Caroccia e Paologiovanni Maione
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TOMMASINA BOCCIA Il conservatorio di musica di Napoli negli anni degli studi e della direzione di Saverio Mercadante nei documenti dell’Archivio storico
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CESARE CORSI Mercadante in biblioteca
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LUIGI SISTO Gli strumenti musicali e l’iconografia di Mercadante nelle collezioni museali del San Pietro a Majella
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PRESENTAZIONE
Giuseppe Saverio Raffaele Mercadante merita di essere celebrato a centocinquant’anni dalla sua morte, caduta a Napoli nel 1870, dalle massime Istituzioni dello Stato italiano su impulso del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli, che ho l’onore di presiedere, per molteplici ragioni. Fu di certo musicista insigne, rappresentante di quella scuola napoletana che aveva già dato manifestazione della sua grandezza illuminando il mondo della composizione musicale tra gli altri con Paisiello e Cimarosa. Napoletano forse di origine o nato nella nobile Altamura, si formò comunque musicalmente nel Conservatorio di Napoli, già allora centro mondiale di eccellenza, e alla città fu sempre legato pur nelle sue peregrinazioni in mezza Europa, dove nei più importanti teatri si esibì e con grande successo con le sue opere. Ma la vera svolta della sua vita si realizzò quando nel 1840 egli accettò la direzione del Conservatorio San Pietro a Majella, che conservò per trenta anni, resistendo alle pressioni di Rossini che lo voleva a Bologna. Si dedicò da allora all’insegnamento e alla formazione dei giovani, pur essendo artista talentuoso e di successo, con una scelta di alto valore etico, che nel suo tempo era considerata probabilmente logica conclusione di un itinerario artistico prestigioso, ma che agli occhi di noi contemporanei appare del tutto erroneamente minimalista e riduttiva, considerato il valore assorbente che il successo anche mediatico possiede nella nostra ideologia di contemporanei. Doveroso dunque per il nostro Conservatorio celebrare un grande artista che ha voluto nei lunghi anni finali della sua vita mettersi al servizio dell’Istituzione e farsi formatore e insegnante dei giovani musicisti, dando così prova della piena consapevolezza che il sapere non si consuma nella dimensione breve della vita dell’individuo, ma si eternizza solo con la sua preservazione e trasmissione al futuro. In questa misura, Mercadante personifica e emblematizza la vera e giusta dimensione del nostro Conservatorio, giacimento di saperi e scrigno di bellezza da consegnare ai posteri, anche per il tramite della testimonianza dei nostri allievi e giovani musicisti. L’altra ragione della doverosa celebrazione di Mercadante da parte del Conservatorio San Pietro a Majella risiede nella sua napoletanità, illuminata dalla sua scelta di esserne il direttore per molti decenni, nonostante che altri luoghi lo chiamassero e ne rivendicassero la presenza. Una napoletanità che spinse il compositore, che celebrò le sue opere nei più importanti teatri internazionali, da Parigi a Vienna, a non mancare mai gli appuntamenti napoletani, nonostante che la Città come di consueto a volte fosse matrigna nei confronti di questo suo figlio. Sul punto, bisogna però intendersi. La napoletanità di Mercadante non è mai stata una dimensione identitaria divisiva, escludente e repulsiva. Come molti dei musicisti del suo tempo, egli viveva in stretta connessione internazionale con gli spiriti eletti dalla e nella musica. 5
La napoletanità , dunque, come luogo simbolico di una matrice culturale, costituita da credenze, ideologie, stili di vita, un artefatto prodotto dell’intreccio inestricabile di molteplici esperienze intessute di vissuti diversificati sul piano delle diverse antropologie culturali, ma alla fine fuse e confuse in un unicum alto ed elegante. Ecco in sintesi alcuni dei perchÊ di una celebrazione che il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli ha fortemente voluto certo come suo dovere morale, ma anche come occasione di compiaciuta sintesi di un passato glorioso, che sempre ci interpella e ci interroga sulla nostra presente adeguatezza. Avv. Prof. Antonio Palma Presidente del Conservatorio
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PRESENTAZIONE
Diverse sono le motivazioni che mi hanno spinto a promuovere questa pubblicazione dedicata a Saverio Mercadante. Innanzitutto onorare la memoria di un grande artista che seppe dare lustro al nostro Istituto e poi dare un segnale di speranza e, soprattutto, guardare al futuro con lungimiranza. La pandemia ha fortemente scosso le nostre coscienze e ha modificato il nostro vivere quotidiano. Proprio per questo ritengo che sia, ancor di più, doveroso ricordare il centocinquantesimo anniversario della morte di Saverio Mercadante, alunno e direttore del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli. In questi mesi ho fortemente riflettuto su cosa avrebbe fatto Mercadante – mio illustre predecessore – se si fosse trovato in un simile frangente. Credo che avrebbe cercato in ogni modo di dare lustro a una scuola e a un modello didattico in virtù di ciò che fece fino al suo transito, anche quando la cecità lo colpì irrimediabilmente. Sono queste le motivazioni che si celano dietro la ragione di questa pubblicazione, testimonianza viva dell’impegno di un’intera comunità, quella del San Pietro a Majella, di voler rendere omaggio a una delle glorie musicali che seppe rendere famoso in tutto il mondo la nostra scuola. Sono grato ai curatori, i professori Antonio Caroccia e Paologiovanni Maione, per aver accolto il mio invito e aver reso possibile questo cadeau in tempi brevi. Esprimo il mio ringraziamento ai professori Tommasina Boccia, Cesare Corsi e Luigi Sisto, che con i loro testi e la selezione di immagini provenienti dai “forzieri” dell’Archivio storico, della Biblioteca e del Museo impreziosiscono questa pubblicazione. Pubblicazione, che – come detto – assume un significato particolare e si inserisce nel quadro di quelle iniziative destinate a consolidare qualitativamente il nostro Conservatorio, non solo valorizzando la realtà storica ma stimolando la ricerca. Ringrazio, infine, tutta la comunità del San Pietro a Majella: studenti, personale amministrativo e professori, che in questi mesi di “forzato isolamento” non hanno mai perso la speranza di poter ricominciare e guardare con un pizzico di ottimismo al futuro, iniziando proprio da Mercadante, necessitas fortiter ferre docet, consuetudo facile. Con l’augurio che l’anno mercadantiano possa rappresentare sempre più il volano e il mezzo per far conoscere e apprezzare le nostre attività e i nostri saperi, segno tangibile di una “scuola” innovativa e funzionale.
M° Carmine Santaniello Direttore del Conservatorio San Pietro a Majella
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INTRODUZIONE
La memoria e il ricordo alterano talvolta la “realtà” amplificando, vanificando, distorcendo i dati, e il recupero di questi, privati di scorie e sovrastrutture, è l’esercizio tenace intrapreso da coloro che intendono ripristinare giudizi e valori al cospetto di parametri che non hanno alcunché da dividere con quelli contemporanei. Il giudizio storico è spesso soggetto a riflessioni non sempre “informate” sui meccanismi che muovevano quelle società fondate su modalità dissimili dalle attuali per cui affrontare un qualsiasi aspetto del passato richiede uno sforzo di lettura destinato a sgretolare luoghi comuni e rassicuranti topoi. È un compito arduo, non sempre facile da effettuare ma è un percorso da intentare con ostinazione per ravvisare quella chimerica “esattezza” di restituzione di un “paesaggio” attendibile in cui il tutto appare illuminato in ogni minimo recesso. Ma è «pur vero che la storia è un’invenzione cui la realtà arreca i propri materiali»; sono proprio quest’ultimi i testimoni eloquenti da consultare e compulsare con circospezione e acume, abbandonando preconcetti e “dottrine”, affinché in maniera adamantina possa emergere una delle possibili “verità”. Ci sono figure che nel nostro immaginario vivono un’eternità costruita su leggende la cui tradizione affonda in oscuri abissi, immagini edulcorate alla ricerca non solo del mito che le avviluppa ma di quell’identità che le rese “grandi” nella loro vita materiale, fatta di “gesti” non solo straordinari ma anche ordinari. Molti “uomini”, ma anche molti “eventi”, reclamano una nuova attenzione e questo appello è a volte concesso in occasione di anniversari in cui i custodi del passato riescono ad accendere, con maggiore o minore fortuna, i riflettori sui protagonisti o le pagine memorabili dei trascorsi secoli, purtroppo anche in questo “gioco” celebrativo ci sono vincitori e vinti. In questo anno segnato da lutti planetari si insinuano ricorrenze ragguardevoli e tra queste il centocinquantenario della morte di Saverio Mercadante, musicista di punta dell’Ottocento europeo la cui formazione avvenne in quella gran capitale della musica che fu Napoli, una capitale che mostrava già le prime crepe ma non demordeva in quel primato sonoro istruendo ancora figure che segnarono le sorti della musica internazionale. La schiera dei musicisti italiani di successo, nel corso del diciannovesimo secolo, era molto più cospicua di quella che rammemora la manualistica o certa storiografia che non riesce ancora a rimodulare un giudizio critico sereno, e innanzitutto “informato”, sulle intricate e sfuggenti storie delle arti performative in tutte le loro manifestazioni, non sempre la settorialità aiuta in un pensiero di ampio “respiro”. Mercadante vive nella nostra mente all’ombra degl’impareggiabili Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi. In un tempo in cui i teatri erano invasi da questi “grandi”, gli era assicurata una sopravvivenza segnata da un favore altalenante fatto di successi e “compatimenti”. Eppure i “materiali” disegnano qualcosa di molto diverso come si cercherà di illustrare nel corso di quest’anno di rilancio – minato per vari motivi da una svogliatezza rappresentativa (in effetti erano pochissime le piazze che avevano previsto delle produzioni teatrali e altrettanto esigui quegli enti che intendevano ricordare il musicista pugliese con scelte musicali di “cortesia”) – degli studi sul compositore di Altamura. 9
Saverio Mercadante seppe degnamente rappresentare la cosiddetta “scuola” musicale napoletana e fu testimone di cambiamenti politici epocali che segnarono non poco la vita della città d’elezione, la Napoli del musicista fu soggetta a trasformazioni storico-sociali che si riverberarono anche sull’attività musicale della città. Il suo nome è fortemente legato all’antica capitale del Sud e soprattutto al Conservatorio che lo vide prima studente e poi direttore. Nato nel 1795 giunse a Napoli nel 1808 dove nel conservatorio partenopeo di San Sebastiano mostrò ben presto la propria attitudine allo studio della musica dedicandosi all’apprendimento del violino, del fagotto e del flauto nonché della composizione con Furno, Tritto, Fenaroli e, dal 1813, Zingarelli. Dal ’17 diresse l’orchestra dell’istituto per la quale produsse diverse pagine strumentali e ottenne un notevole consenso che lo portò a scrivere le musiche per tre balli tra il ’19 e il ’20 destinati al Teatro di San Carlo. Di lì a poco iniziò anche la sua carriera d’operista in giro per l’Italia: da Roma a Milano, da Venezia a Torino esibisce le proprie competenze rivelando una duttilità sorprendente nell’affrontare tematiche neoclassiche e romantiche con una ragguardevole disinvoltura diventando ben presto un artista autorevole. Il catalogo di questi anni annovera argomenti classicheggianti d’impianto o provenienza metastasiana – come Didone abbandonata, Ezio, Adriano in Siria – e azioni derivanti dalla nuova drammaturgia internazionale. Non disdegna di cimentarsi con i modelli del grande teatro europeo affrontando i titoli di Shakespeare o Voltaire oppure avvicinandosi alla scrittura di Alfieri. Dopo il “noviziato” fuori dai domini meridionali, ormai con un bagaglio di ragguardevoli esperienze, rientra a Napoli richiamato da Domenico Barbaja, il quale lo promosse anche sulle scene viennesi, e da questo momento iniziò un percorso che lo vide protagonista delle più interessanti piazze teatrali europee. Le scritture fioccavano copiose e nel 1833 concorse al bando di maestro di cappella presso la cattedrale di Novara che vinse benché la presenza di altri autorevoli concorrenti quali Donizetti e Coccia. Tenne l’incarico per sei anni continuando a svolgere l’attività di operista che lo condusse nella seconda metà degli anni Trenta a Parigi dove fu influenzato non poco dal gran fermento culturale e musicale della capitale francese senza però riscuotere con la messinscena de I briganti il successo sperato. Da questo momento la sua produzione si arricchisce di ulteriori novità formali e strutturali che lo porteranno a mietere ulteriori successi: Il giuramento per Milano e Elena di Feltre data a Napoli segnano il nuovo cammino drammaturgico di Mercadante. Nel 1840 divenne poi direttore del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli, incarico che mantenne fino alla sua morte nel 1870. Le strade battute dal maestro “napolitano” lo condussero nelle più grandi piazze musicali europee, luoghi da cui trasse sempre nuovi stimoli per confrontarsi con i linguaggi correnti. La sua produzione è assai copiosa e non c’è genere o forma che non abbia considerato spaziando dal sacro al profano con una disinvoltura paragonabile solo all’inventiva donizettiana, autore con il quale condivide l’eclettismo nella scrittura melodrammatica di cui sonda tutte le possibili declinazioni, dal comico autoctono alla tragedia, attraversando fasi disparate ispirate a una progettualità ardita quanto sperimentale. Infrange canoni e stilemi formulando percorsi compositivi audaci che lo 10
pongono sempre in maniera interlocutoria con il mercato teatrale dove rischia pericolosamente e, probabilmente, consapevolmente il consenso delle platee. Anche nel repertorio sinfonico e cameristico si va dall’impegno più rigoroso a quello più “ammiccante” destinato alla ricezione “domestica” incentrato su fantasie, trascrizioni, variazioni tese a soddisfare la fiorente industria editoriale del tempo intenta a compiacere il salotto borghese dove troneggiava il “mobile” sonoro per eccellenza, il pianoforte è chiamato in causa per molte pagine di varia difficoltà dove riecheggiano motivi “favoriti” provenienti dal repertorio operistico. L’ammirazione per i colleghi si estrinseca non solo nel tributo destinato ad allietare le “periodiche” ma anche in partiture di più ampio respiro dove è ravvisabile un genuino apprezzamento per i manufatti dei suoi compagni di lavoro, un atteggiamento che rivela lucidità e generosità privo, assolutamente, di invidia o risentimento: il sentire, proprio, di colui che con chiarezza conosce il ruolo assunto all’interno del parnaso ottocentesco. Non c’è stampa celebrativa, con le raffigurazioni dei “geni” della musica coeva, che non annoveri un medaglione con l’effige del nostro, un segnale inequivocabile della considerazione di cui godeva come didatta e compositore. È autore sì attento a tutte le nuove istanze musicali nazionali e internazionali ma con lo sguardo sempre rivolto a quel passato fondato su modelli imprescindibili da studiare con sollecitudine e acribia, un tempo osservato con prospettive non campanilistiche e teso a una conoscenza ampia ed esibita. Un esempio di ciò è testimoniato dall’orchestrazione «a Grand’Orchestra» del Requiem di Mozart che è tributo altissimo al gran salisburghese eppure “studio” certosino della sublime pagina, anche Amadeus con le sue trascrizioni bachiane e händeliane aveva compiuto lo stesso percorso dove tributo ed esercizio si sposano indissolubilmente. Sono molti i motivi che spingono il Conservatorio napoletano nella “bella impresa” di riportare, in una giusta considerazione, il prestigioso allievo, didatta e direttore, senza mai dimenticare tutti gli altri tenaci musicisti che dedicarono la propria esistenza alla gloria della città musicalissima: «Vi ho promesso di non dimenticare. | Vi ho portati in salvo nella memoria». Antonio Caroccia e Paologiovanni Maione
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Tommasina Boccia Il conservatorio di musica di Napoli negli anni degli studi e della direzione di Saverio Mercadante nei documenti dell’Archivio storico Premessa Il lavoro di un archivista ha come obiettivo fondamentale quello di rinvenire, connettere e rendere disponibili informazioni e dati necessari a imbastire, per chiunque faccia ricerca, uno studio rigoroso e serio. In questa ottica, il presente contributo, pur senza pretese di esaustività, si propone di ricostruire, su base documentale, le vicende storico-istituzionali del Conservatorio Reale nei due periodi che videro Saverio Mercadante quale allievo prima e direttore poi. Ci riferiamo dunque agli anni che vanno dal 1808, dai più indicato come anno della sua ammissione, al 1820, data del suo congedo, e al periodo 1840-1870, in cui egli diresse, appunto, l’Ente. Sono due fasi storiche caratterizzate da grandi cambiamenti. La prima coincide infatti con la fondazione dell’istituto,1 che si inserisce nel vasto novero di interventi e riforme voluti dai napoleonidi e finalizzati alla riorganizzazione dello Stato secondo un piano che prevedeva anche il riordino dell’intero sistema dell’istruzione, a partire dal principio della centralità della scuola pubblica,2 inclusi i conservatori. La seconda, segnata dal passaggio allo stato unitario, vide maturare profondi cambiamenti nell’impianto didattico-amministrativo del conservatorio. Nel nostro specifico ambito d’interesse, furono anni caratterizzati dai tentativi del neo-nato stato italiano di dotarsi di una struttura normativa e organizzativa omogenea, a cui conformare i diversi istituti musicali preunitari: un tema questo all’ordine del giorno, per esempio, del Primo Congresso musicale italiano, indetto dal Circolo Bonamici proprio a Napoli nel 1864.3
Referente dell’Archivio Storico del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli. Cfr. (N.° 174) Decreto, con cui il conservatorio di musica stabilito in Napoli viene dichiarato conservatorio Reale, Napoli 30 giugno, in Bullettino delle Leggi del Regno di Napoli. Anno 1807, Tomo I, nella Stamperia Simoniana, p. 20. 2 Sulla vastissima bibliografia sulle riforme per l’istruzione nel decennio francese si rimanda fra l’altro, MATTEO GALDI, Pensieri sull’istruzione pubblica relativamente al regno delle due Sicilie, Napoli, Stamperia Reale, 1809; VINCENZO CUOCO, Rapporto e Progetto di Decreto per la Pubblica Istruzione, in Collezione delle leggi, decreti e altri atti riguardanti la pubblica istruzione promulgati nel già reame di Napoli dal 1806 in poi, Napoli, Stamperie del Fibreno, 1861, vol. I; ALFREDO ZAZO, L’istruzione pubblica e privata nei napoletano (1767-1860), Citta di Castello, II Solco, 1927. 3 Il congresso fu occasione di confronto fra i docenti dell’epoca e sede di discussione di vari temi, come: la riforma didattica, la necessità di offrire agli alunni solide basi culturali, la trasformazione degli istituti da convitti in licei. Sull’argomento si rimanda a Primo congresso musicale italiano. Terza sezione. «Giornale della Società del Quartetto di Milano» I/10, 31 ottobre 1864 e a RENATO DI BENEDETTO, Il Circolo Bonamici e il “Primo Congresso Musicale Italiano”, in Francesco Florimo e l’Ottocento musicale, a cura di Rosa Cafiero e Marina Marino, Reggio Calabria, Jason Editrice, 1990, pp. 417-440. 1
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Gli anni degli studi (1808-1820) Negli anni precedenti all’ammissione e agli studi di Mercadante, numerosi furono i dettami normativi, le disposizioni sovrane e ministeriali e i provvedimenti interni che si intrecciarono e che modificarono l’assetto del conservatorio. Atti che portarono alla transizione dal modello settecentesco, imperniato sulle figure del rettore, dei governatori e del regio delegato, al nuovo modello “laico e professionalizzante” di ispirazione francese. Vennero così in primis affrontate le attribuzioni delle competenze dei vari organi e figure preposti alla direzione didattica, alla guida educativa e alla gestione della governance amministrativo-economica. Molti sostengono, come prima ricordato, che il giovane Mercadante sia stato ammesso al Real conservatorio della Pietà dei Turchini nel 1808.4 In verità, il documento di ammissione ‒ o la registrazione di tale disposizione ‒ non è stato rinvenuto in archivio, benché per questa fase di transizione si conservino, sia nel fondo aggregato del Real conservatorio della Pietà dei Turchini, sia nell’archivio del Conservatorio San Pietro a Majella del periodo preunitario, i rolli degli alunni e dei convittori.5 Bisogna inoltre precisare che nel 1808 il Conservatorio della Pietà dei Turchini era stato già abolito, in virtù di una serie di provvedimenti promulgati dal novello governo francese che portarono all’istituzione del Real conservatorio, vale a dire: la disposizione del 1806, con cui si istituiva la direzione musicale, affidata alla terna composta da Tritto, Paisiello e Fenaroli;6 il decreto del 5 febbraio 1807, che prevedeva il licenziamento di alcuni impiegati in attesa dell’unione dei due conservatori di musica in un sol corpo;7 il decreto, infine, del 30 giugno 1807,8 con cui il conservatorio veniva dichiarato “Reale”. Quest’ultimo sancì anche che l’amministrazione doveva essere regolata dalla legge del 30 maggio dello stesso anno,9 il che determinò l’abolizione della
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Per la biografia di Saverio Mercadante e per l’immensa bibliografia si rimanda a GIOVANNI CASSASaverio Mercadante, in Operisti di Puglia Dall’Ottocento ai giorni nostri, a cura di Lorenzo Mattei, Bari, Edizioni dal Sud, 2010, pp. 200-217. 5 Registri in cui venivano riportati i nomi degli alunni o dei convittori ammessi. 6 Cfr. (N° 251) Decreto, con cui sono nominati membri del ramo musicale del Real Conservatorio i signori Giovanni Paisiello come presidente, Fedele Finaroli, e Giacomo Tritto (Napoli 21 Novembre), in Collezione degli editti, determinazioni, decreti e leggi di S.M. Da’15 Febbraio a’ 31 Dicembre 1806, Napoli Stamperia Simoniana, p. 428. 7 Cfr. (N.° 31) Decreto, con cui attesa l’unione dei due conservatori di musica in un sol corpo, ed il nuovo sistema di economia adottato, vengono giubilati con soldo alcuni impiegati addetti ai medesimi (Napoli 5 Febbraio) in Bullettino delle Leggi del Regno di Napoli, Anno 1807, Tomo I, Napoli Stamperia Simoniana, n. 3, p.18. 8 Cfr. (N.° 174) Decreto, con cui il conservatorio di musica stabilito in Napoli viene dichiarato conservatorio Reale, Napoli 30 giugno, in Bullettino delle Leggi del Regno di Napoli. Anno 1807, Tomo I, nella Stamperia Simoniana, p. 20. 9 Cfr. (N.° 14) Legge per lo stabilimento dei collegi nella capitale, e nelle provincie del Regno. Dei 30 Maggio, in Collezione delle leggi de’ decreti e di altri atti riguardante la pubblica istruzione promulgati nel giù Reame di Napoli dall’anno 1806 in poi, vol. I. dal 1806 al 1820, Napoli Stamperie e cartiere del Fibreno, 1861, pp. 34-42. NELLI,
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direzione musicale nel dicembre del 180810 e l’attribuzione delle competenze al rettore, così come prescritto all’art. 15: Il rettore sarà il capo del collegio; egli eserciterà i dritti di padre di famiglia, manterrà il buon ordine e la disciplina, invigilerà sopra i costumi, gli studi e la Religione. La sua autorità si estenderà sopra tutti gl’individui addetti al collegio. Proporrà i prefetti agl’Intendenti e sceglierà le persone addette ai servizi subalterni.11
Nel conservatorio la direzione passò, pertanto, al rettore e direttore del ramo economico, Marcello Perrino.12 Nel medesimo anno, il decreto del 16 febbraio13 istituiva inoltre una commissione amministrativa affidata a Leonardo Marinelli e Saverio de Rogatis, riconfermati da Ferdinando I con decreto dell’11 settembre 1816.14 Successivamente la gestione della complessa macchina amministrativa dell’istituto fu perfezionata con la disposizione dettata dal ministro dell’interno il 23 dicembre 1812, 15 che stabiliva l’istituzione di un consiglio di amministrazione composto dal rettore, dal vicerettore e dall’economo, deputato alla gestione contabile e incaricato della predisposizione di un piano finanziario annuale da sottoporre all’approvazione ministeriale e alla Giunta di contabilità degli stabilimenti speciali, poi abolita (1815). Negli stessi anni assistiamo anche ai dibattiti e agli “scontri” sui metodi di insegnamento da adottare e sulla separazione tra la direzione musicale e quella economicoamministrativa, che ebbero il loro culmine nel contrasto che oppose il rettore Perrino e il direttore Zingarelli, nominato, con decreto dell’18 febbraio 1813, primo direttore unico del ramo musicale.16 Come detto, si accese un’aspra diatriba sul metodo
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Sulla vicenda dell’abolizione della direzione musicale si rimanda al menzionato contributo di ROSA CAFIERO, Metodi, progetti e riforme dell’insegnamento della “scienza armonica” nel real collegio di musica di Napoli nei primi decenni dell’Ottocento, «Studi musicali» XXVIII, 1999, pp. 426-432. 11 Cfr. (N.° 14) Legge per lo stabilimento dei collegi nella capitale, e nelle provincie del Regno cit., pp. 34-42. 12 Sulla “figura onnipresente” di Marcello Perrino si confronti CAFIERO, Metodi, progetti e riforme dell’insegnamento cit., pp. 430-433. 13 Archivio storico del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella di Napoli [d’ora in poi CMS NA as], San Pietro a Majella preunitario, Ministeriali, busta 1, inc. 10. 14 (N° 482) Decreto portante una riforma di sistema nel real collegio di musica, in Collezione delle Leggi e Decreti Reali del Regno delle Due Sicilie anno 1816 Semestre II Da luglio a tutto dicembre, Napoli nella Stamperia Reale, pp. 215-217. 15 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Ministeriali, busta 4, inc. 411. 16 Sui metodi e sullo scontro Perrino-Zingarelli si confronti La didattica del partimento a Napoli fra Settecento e Ottocento: note sulla fortuna delle <Regole>, di Carlo Cotumacci, in Gli affetti convenienti all’idee. Studi sulla musica vocale italiana, a cura di MARIA CARACI VELA, ROSA CAFIERO, ANGELA ROMAGNOLI, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1993, pp. 559-560; CAFIERO, Metodi, progetti e riforme dell’insegnamento cit., pp. 425-481e della stessa Il Real collegio di musica di Napoli nel 1812: un bilancio «Analecta musicologica» 30/II, 1998, pp. 631-659, ID., La didattica del partimento Studi di storia delle teorie musicali, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2020. Si legga anche SALVATORE DI GIACOMO, Il fiero Zingarelli, «Musica d’oggi» V, 1923, pp. 177-179. 15
d’insegnamento, che coinvolse il ministro dell’interno Giuseppe Zurlo,17 “l’ispettore” Joseph Bonnefond,18 visitatore generale dei Reali Collegi, e il rettore Marcello Perrino.19 Prima di passare alle disposizioni adottate durante la restaurazione ferdinandea, negli anni dal 1816 al 1820, può essere interessante soffermarsi su alcuni aspetti dell’organizzazione educativo-didattica dell’istituto. Durante il periodo di permanenza di Mercadante era in uso un regolamento approvato nel 1809,20 e in vigore sino al 1848, composto da diciotto articoli e così strutturato: Articolo I. Degli alunni, composto da varie parti: Per la mattina, Per il vespero, Per la sera, Per le Domeniche ed altri giorni festivi, Per i Giorni di Sacramentale confessione, Per i giorni di Esercizj spirituali, Per i giorni degli Esami generali, Per i giorni di Accademie pubbliche, Teatro, Per i giorni di Feria. Articolo II. Degli alunni privilegiati Articolo III. Del Rettore Articolo IV. del Vicerettore Articolo V. De’ Prefetti Articolo VI. Del padre catechista Articolo VII. De’ maestri esterni Articolo VIII. Del padre sagrestano Articolo IX. Dell’economo Articolo X. De’ medici Articolo XI. Dell’infermiere Articolo XII. Dell’Archiviario musicale Articolo XIII. Del custode della sala di esercizio e de’ strumenti Articolo XIV. De’ custodi de’ dormitori Articolo XV. Del cuoco Articolo XVI. Del refettoriere Articolo XVII. De’ bassi offiziali Articolo XVIII. Delle pene
Il regolamento dettava precise norme da rispettare nei vari momenti della giornata, stabiliva le funzioni del rettore e del vicerettore, prescriveva le responsabilità dei prefetti in materia di vigilanza sugli alunni e normava i compiti di tutto il personale dell’istituto. Dalla disamina emerge che ogni sei mesi si tenevano gli esami generali di musica e di lettere, che in giorni precisi avevano luogo accademie pubbliche e rappresentazioni nel teatro del conservatorio, con puntuali indicazioni su come gli alunni 17
ASNA, Ministero dell’Interno, II Inventario, «Relazione del 15 novembre 1810 di Giuseppe Zurlo al re Gioacchino Murat», fascio 5098, c. 3r. 18 ASNA, Ministero dell’Interno, II inventario, «Rapporto generale sui Real Collegio di Musica, fascio 4840/I. Sul poderoso rapporto di Bonnefond si rimanda a CAFIERO, Il Real collegio di musica di Napoli cit., pp. 631-659. Joseph Bonnefond – ex cappuccino nominato da Murat “Visitatore generale de’ Reali Collegj ed altri stabilimenti di pubblica istruzione”, con funzioni ispettive anche in materia di archivi e biblioteche”. 19 MARCELLO PERRINO, Lettera … ad un suo amico sul proposito di una disputa relativa alla musica, Napoli, Trani, 1814. 20 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Statuti e regolamenti in Stabilimenti per l’interno regolamento del Real Conservatorio di Musica di S. Sebastiano, Napoli, Angelo Trani, 1809, fascicolo 1. 16
dovevano prepararsi «sotto la direzione dell’alunno Primo-maestro, dell’alunno Primoviolino, e del Maestro di comica».21 Inoltre dalla lettura dell’articolo II, paragrafo I, apprendiamo che tra gli alunni c’era un gruppo di alunni privilegiati, di cui Mercadante faceva parte come primo violino e mastricello: «§. I. Per Alunni privilegiati si debbono intendere costantemente il Primomaestro, il Primo-violino, i Mastricelli, e Tutti quelli, i quali non debbono restare, che un altr’anno nel Conservatorio per finire il loro tempo».22 Vari erano i benefici di cui godevano questi alunni, per esempio: avere una propria stanza, mangiare in refettorio non «all’ora del pranzo generale» ma «in seconda tavola unitamente a’ Ministri del Luogo», poter uscire dopo pranzo tutti i giorni; inoltre, quelli che frequentavano l’ultimo anno di corso potevano uscire da soli utilizzando «abiti propri». L’ultimo articolo, il XVIII Delle pene, disponeva che: Le colpe gravi in fatto di Osservanza Religiose, di Subordinazione, della Disciplina in generale saranno per la prima, e seconda volta punite con carcere, ed altre mortificazioni, a disposizione del solo Rettore, per la terza volta subirà Chi le commette l’immediata irremissibile espulsione dal Luogo.23
Per contestualizzare correttamente i primi anni degli studi di Mercadante, almeno un cenno va riservato ai maestri. Sulla base di una disposizione ministeriale del 27 novembre 1808, relativa al piano degli impiegati in vigore dal primo dicembre, 24 risultano in servizio: Minichini Domenico Maestro di leggere carattere ed Aritmetica Miglietta Serafino Maestro di Lingua latina Con vitto, ed Abitazione Monsieur Vernet Maestro di Lingua Francese Fenaroli Felice (sic) Maestri di contrappunto Tritto Giacomo Idem Elia Giuseppe Maestri di Cembalo, e partimento Anzani Maestro di canto con l’abitazione qualora vi sia Mercer Francesco Maestro di Violino Carabella Domenico Idem Guida Antonio Maestro di contrabasso e Violongello Loveri Carlo Idem Gravina Giuseppe Maestro di Oboe Sedelmajer Ferdinando Maestro di clarinetto Conti Vincenzo Maestro di fagotto Ercolano Giuseppe Maestro di Tromba
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Ivi, pp. 24-25. Ivi, pp. 28-29. 23 Ivi, p. 63. 24 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Copie di deliberazioni e appuntamenti, busta 1, inc. 1, c. 1r. 22
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Per gli anni dal 1812 al 1820 sono conservati alcuni documenti su Mercadante, rilegati in uno dei due volumi della Raccolta Florimo25 collocati in archivio. Il volume riporta l’intitolazione originale Miscellanea di Autografi Antichi.26 I documenti, che a una prima lettura possono sembrare di scarso interesse, in realtà forniscono dettagliate informazioni sugli alunni coevi di Mercadante. Il primo è una nota dell’infermeria relativa alle spese sostenute nell’agosto del 1812, tra queste è registrato il costo per un «Limone per Mercadante», tra i nomi di allievi riportati possiamo leggere Manfroce, Delafà, Gagliano, Celesia, Sargente, Fabbiano e Demajo.27 Il secondo documento è un’attestazione del vicerettore Alessandro Perrella, datata 30 aprile 1816, relativa all’avvenuta consegna delle scarpe agli allievi «della Camerata de’ Grandi». Il documento ci consente di rilevare i nomi di tutti gli allievi grandi, di seguito trascritti: Antonacci, Acampora, Arena, Battiparano, Bussi, Caccavajo, Carlucci, Conso maggiore, Colombo, Correggi, De Sortis maggiore, Doria, Degni, Fischietti maggiore, Fiore, Festa, Gambale maggiore, Gianni, Miccinelli maggiore, Giocosi, Morrone, Manfroce, Mabille, Mercadante, Manzi, Negri maggiore, Nacciarone maggiore, Oli, Piacente, Porretti, Rieschi, Santoro, Salvone maggiore, Sorriano minore, Sedelmajer Maggiore, Santucci, Sorrentino, Tessa, Torelli, Vietri, Zobel, Rispoli.28
Il terzo è una relazione, stilata dal primo prefetto Tommaso Patalano, sul fabbisogno di corde e cannucce per gli strumenti degli allievi nel mese di settembre del 1816:
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La Raccolta Florimo, composta da trentaquattro volumi (trentadue collocati in Biblioteca e due in Archivio storico), contiene documenti superficialmente e genericamente spesso definiti corrispondenza, materiale documentario di Florimo o “fantasiosamente” unità bibliografiche, che si spera prima o poi vengano schedati con i corretti standard archivistici, al fine di poter consentire a tutti gli studiosi di poter studiare questo prezioso corpus documentario costituito da più di seimila unità archivistiche. Sul deposito dei trentaquattro volumi «nell’Archivio del Collegio stesso», si confronti il fascicolo conservato nella cassetta con segnatura coeva 9/2/A del subfondo Archivio Amministrativo. In archivio storico, di questa “particolare raccolta”, sono stati versati durante le prime fasi del primo progetto di riordinamento, iniziato nel 2000, due volumi: il primo come sopradetto, con intitolazione originale Miscellanea di Autografi antichi (con precedenti segnature Rari 19.9 e 13.7.18), il secondo, con intitolazione originale Lettere autografe varie (con precedente segnatura 13.7.22-25). Si confronti anche ANTONIO CAROCCIA, La corrispondenza salvata: lettere di maestri e compositori a Francesco Florimo, Palermo, Mnemes, 2004, pp. 9-13. 26 Nel volume sono rilegati 227 documenti, provenienti per lo più dai fondi degli archivi aggregati degli antichi conservatori e dall’archivio del San Pietro a Majella, per quest’ultimo quasi tutti del periodo preunitario, solo uno è postunitario, trattasi della dichiarazione proprio di Saverio Mercadante, del 30 giugno 1865, relativa al pagamento effettuato da Alfredo Prestrau, impresario del teatro San Carlo, per l’acquisto e la proprietà dell’intera partitura della Virginia. Si confronti CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi antichi, vol. 1, inc. 210. 27 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi antichi, vol. 1, c. 63r. 28 Ibidem, c. 139r. 18
n° 40 prime di Violino a’ seguenti allievi, cioè due per ognuno a’ Mastricelli, Mercadante, Salvoni maggiore, Arena, Farelli, e Lambiase n° 3 ͤ di Violino n° 12 date a’ seguenti allievi, Mercadante, Salvoni maggiore, Arena, Farelli, Lambiase, Orlandini, Campanile Maggiore, Romano maggiore, Romani minore, Ruggieri 3°, Ravasco, Fischetti minore, Leonardis maggiore, quali seconde a grana 4 l’una importano29
In calce troviamo una certificazione redatta da Mercadante: Certifico il qui sottoscritto Primo Alunno Mastricello di Violino aver consegnato nello scorso mese di Settembre a tutti i retroscritti allievi adetti tanto agl’Istrumenti da Corda, che da Fiato le retroscritte Corde, e Cannuccie Napoli 2 Ottobre 1816 Saverio Mercadante Primo Mastricello di Violino30
Seguendo ancora il filo rosso delle riforme e dei provvedimenti legislativi in materia di istruzione, negli anni immediatamente successivi alla Restaurazione, si constata che i Borbone confermarono il sistema scolastico creato in età napoleonica – come accadde, del resto, per tutte le principali innovazioni istituzionali predisposte nel Decennio. Bisogna ricordare che nel settembre del 1816 con decreto di Ferdinando I era stato sancito che: Essendo nostra real volontà che si provveda efficacemente al miglior sistema del Collegio reale di musica affinché gli alunni che vi s’istruiscono, possano sostenete il lustro degli antichi conservatorii della nostra città di Napoli, ed acquistare quella riputazione di cui han goduto in grado eminente presso tutte le nazioni i nostri amatissimi sudditi, i quali han sempre mostrato in questo ramo di belle arti un genio particolare, e vi sono viemaggiormente distinti; Considerando che ad ottenere questo fine sia indispensabile di doversi praticare una riforma tanto nel metodo d’insegnamento e nella educazione morale e religiosa degli alunni, quanto nel sistema di amministrazione e di economia. Visto il rapporto del nostro Consigliere e Segretario di Stato Ministro dell’interno; Abbiamo decretato e decretiamo quanto segue: Articolo 1. Dalla pubblicazione del presente decreto il collegio reale di musica resterà sotto la dipendenza della Commessione composta da tre governatori nominati da Noi, la quale assumerà l’amministrazione delle rendite del collegio, veglierà all’esecuzione de’ regolamenti, ed avrà alla sua immediazione un economo che introiterà i fondi, eseguirà le spese e ne renderà conto. 2. Per la educazione morale e religiosa degli alunni, vi sarà un rettore ecclesiastico, un vicerettore, e quel numero di prefetti che la Commessione crederà corrispondente al bisogno. Per la loro istruzione nella musica e nelle lettere vi sarà un numero determinato di professori e di maestri. 3. La Commessione sarà composta dal cavaliere D. Francesco Saverio de Rogati, dal Duca di Laureto Manforte e dal barone cavaliere D. Lionardo Marinelli. 4. L’antico rettore del conservatorio della Pietà D. Gennaro Lambiase è nominato rettore del collegio col mensuale soldo di ducati venticinque col vitto ed abitazione.
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Ibidem, c. 156r. Ivi, c. 156v. 19
5. Il direttore D. Nicola Zingarelli cesserà da qualunque funzione di amministrazione, e passerà ad esercitare quelle di direttore della scuola di musica e canto, conservando il soldo di cui è attualmente in possesso. 6 La Commessione si riunirà subito per proporre tutto ciò che sarà necessario a migliorare la condizione del collegio sotto tutti i rapporti. Il nostro Consigliere e Segretario di Stato Ministro dell’interno ci presenterà le idee della Commessione, in vista delle quali ci riserbiamo di dare gli opportuni provvedimenti, e sanzionare la norma che dovrà seguirsi pel conseguimento del fine che ci abbiamo proposto. 7. I nostri Consiglieri e Segretari di Stato Ministri delle finanze e dell’interno sono incaricati della esecuzione del presente decreto.31
Nel dicembre dello stesso anno la Commissione amministrativa presentò al ministro dell’interno una relazione dettagliata relativa ai metodi, in cui si evidenziavano anche le carenze del ramo dell’insegnamento e la confusione generata sulle mansioni e le competenze del direttore.32 Non fu però predisposto alcun regolamento interno; uno venne stilato, invece, per le scuole esterne, istituite con sovrana disposizione del 18 settembre 1817,33 di cui in archivio si conserva una bozza.34 Il 9 agosto 1820, Mercadante è congedato dal conservatorio, come risulta dal verbale delle deliberazioni adottate dalla commissione amministrativa nella sessione del 3 agosto 1820: «Si è stabilito congedarsi l’alunno Mercadanti dal giorno nove del corrente agosto, in seguito all’ordinanza fatta alla Commessione».35
Il periodo della direzione (1840-1870) Con la disamina dei provvedimenti adottati in materia di regolamenti passiamo al 1840, anno in cui, con decreto di Ferdinando II del 17 giugno, «in rimpiazzo del defunto Don Nicola Zingarelli»,36 viene nominato direttore della Scuola di musica e canto del Real Collegio Francesco Saverio Mercadante, preferito a Gaetano Donizetti.37 La decorrenza economica della nomina di Mercadante a direttore, «con soldo di ducati
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(N° 482) Decreto portante una riforma di sistema nel real collegio cit., pp. 215-217. CAFIERO, Metodi, progetti e riforme dell’insegnamento cit., pp. 430-433. 33 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Statuti e regolamenti, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Regolamento delle scuole del 1848 e regolamento della scuola esterna gratuita del Real collegio di musica del 1818 e modificato nel 1848», p. 20. La data della sovrana disposizione viene riportata all’articolo 1 del regolamento. 34 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Statuti e regolamenti, fasc. 2. 35 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Libri degli appuntamenti e delle deliberazioni, reg. 6, c. 46r. 36 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Ministeriali, b. 29, inc. 48. 37 Sulla vicenda del binomio per l’incarico Mercadante-Donizetti si confronti GUGLIELMO BARBLAN, Gaetano Donizetti Mancato direttore dei Conservatori di Napoli e Milano in Il melodramma italiano dell’Ottocento. Studi e ricerche per Massimo Mila, a cura di Giorgio Pestelli, Torino, Einaudi, 1977, pp. 403-406. 32
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133.33 al mese lordo delle ritenute», parte dal 19 luglio 1840, così come comunicato ai governatori, in data 14 aprile 1841 dal Ministero degli Affari Interni.38 Degli anni successivi alla nomina si conservano, nel già ricordato volume Miscellanea di Autografi Antichi, una serie di verbali di esami di ammissione, stilati da Mercadante a seguito di suppliche inviate ai governatori, al rettore e allo stesso direttore. In particolare si conservano i verbali d’esame redatti negli anni tra il 1845 e il 1849 relativi ai seguenti alunni: Ferdinando Cirillo,39 Vespoli,40 Ernesto Viceconti,41 Daniele Vitolo,42 Luigi Aiello,43 Achille Capurro, 44 Alessandro Fortunato,45 Ignazio Liotto Gallino46 e Salvatore Graziosi.47 Proprio in quegli anni, precisamente nel 1848, furono adottati due regolamenti: uno per la riforma delle scuole interne e uno per le scuole esterne, approvati nel Consiglio di Stato del 29 dicembre.48 Con il regolamento delle scuole interne, composto da 18 articoli, si dispose che: le classi dovevano essere quindici musicali e otto letterarie, i professori di musica dipendevano dal direttore della musica, mentre i professori di lettere dal rettore. L’articolo 6 regolamentava l’età degli alunni per ogni singola classe,49 mentre l’articolo 15 stabiliva i criteri per i concorsi dei professori50. Il regolamento per le scuole esterne, formato da 29 articoli e un’appendice, fissò in centoventi il numero degli alunni esterni, che dovevano essere di età compresa fra i dieci e i quattordici anni, ammessi fino all’età di diciannove anni solo per «circostanze di rilievo» e con approvazione ministeriale. Gli alunni avevano l’obbligo di acquistare a proprie spese «gli strumenti, le carte musicali, i libri e quanto altro occorrerà per la loro istruzione». L’articolo 13, poi, prescriveva che l’insegnamento della musica vocale e strumentale fosse affidato agli alunni maestrini del collegio; inoltre all’articolo 14 si disponeva che: I maestri di musica della scuola esterna dovranno usare il metodo d’insegnamento, che sarà proposto dal Direttore della musica del Collegio ed approvato dal Governo, e dovrà essere uniforme all’istruzione degli alunni del Collegio: della qual cosa il Direttore della scuola esterna sarà responsabile”.51
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CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Ministeriali, b. 30, inc. 56. CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi antichi, vol. 1, c. 160r. 40 Ibidem, c. 161r. 41 Ibidem, c. 162r. 42 Ibidem, c. 163r. 43 Ibidem, c. 164r. 44 Ibidem, c. 165r. 45 Ibidem, inc. 166. 46 Ibidem, inc. 167. 47 Ibidem, inc. 168. 48 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Statuti e regolamenti, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Regolamento delle scuole del 1848 e regolamento della scuola esterna gratuita del Real collegio di musica del 1818 e modificato nel 1848». 49 Ivi, p. 10. 50 Ivi, p. 13. 51 Ivi, articolo 16, p. 23. 39
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La carica di direttore della scuola esterna era affidata al primo alunno maestro di cappella del collegio, sotto però «la immediata ispezione del Direttore di musica».52 I due regolamenti, fortemente orientati all’insegnamento, senza specifici riferimenti in materia di governo, pianta organica e amministrazione, furono oggetto di reiterati provvedimenti di revisione a partire dal 1850. A essere rettificati o perfezionati furono alcuni punti di particolare rilevanza, come ad esempio le ore dedicate all’insegnamento letterario, il che determinò la successiva abolizione di estetica e storia della musica, o l’età per l’ammissione degli alunni a pagamento, che non doveva superare i quattordici anni. Inoltre «Vennero modificate del pari nel 1851 le norme dettate dal regolamento della scuola esterna per l’esame degli alunni aspiranti alle piazze franche, e nel 1853 quelle che prescriveva l’età di ammissione degli alunni alla ridetta scuola».53 Arriviamo al 1856, quando nel presentare il nuovo regolamento, 54 approvato con decreto di Ferdinando II il 21 luglio, il ministro degli affari ecclesiastici e dell’istruzione pubblica, Francesco Scorza, illustra in dodici punti le criticità affrontate, evidenziando che i regolamenti del 1848 «certo non isterili di sani e utili dettami, non adeguavano lo scopo della generale riforma sovranamemte disposta» nel 1816.55 Nelle parole e nelle determinazioni di Sforza, i nodi principali riguardavano le attribuzioni date al governo per «la sorveglianza e direzione di tutti gli obbietti che riguardano il Collegio»56, gli obblighi del personale, le mansioni assegnate agli impiegati amministrativi, la dettagliata definizione delle facoltà e dei doveri del rettore, che più volte aveva protestato per la disposizione prescritta dal regolamento del 1848 che gli attribuiva anche il dovere della vigilanza dell’insegnamento letterario. Si sottolineava altresì il ruolo del direttore della musica, la centralità della scelta delle discipline più utili per la formazione degli alunni57 e l’importanza di una puntuale programmazione degli impegni quotidiani, finalizzata a preservare dall’ozio i giovani musicisti: «istrutti di quanto praticar debbono nel corso della giornata, si assuefanno ad una continuità di applicazione che li preserva dall’ozio, nemico del loro progresso negli studi e sommamente pericoloso per la loro morale educazione».58 Gli atti sovrani presentati dal Ministro Scorza portarono alla promulgazione, con decreto del 21 luglio, del Regolamento del Real Collegio di Musica, un poderoso testo strutturato in 164 articoli suddivisi in sei titoli: Governo ed amministrazione del Collegio; Disciplina e religione; Insegnamento musicale; Insegnamento letterario; Scuola esterna gratuita; Stipendi. Inoltre il decreto stabilì ‒ all’articolo 1 ‒ che l’istituto doveva essere amministrato da un Governo composto da tre soggetti di nomina regia, 52
Ibidem. CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Statuti e regolamenti, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Atti sovrani riguardanti il Riordinamento del Real Collegio di Musica di Napoli 1856», p. VI. 54 Ibidem, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Decreto di Ferdinando II del 21 luglio 1856». 55 Ibidem, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Atti sovrani riguardanti il Riordinamento del Real Collegio di Musica di Napoli 1856», p. VII. 56 Ivi, p. VIII. 57 Ivi, pp. XII e XIII. 58 Ivi, p. X. 53
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preposto «all’alta tutela del Real collegio»,59 mentre all’articolo 8 a un direttore della musica, sempre di nomina regia, era «conferita la sopraitendenza di tutte le specialità dell’ammaestramento musicale degli alunni».60 Appena cinque anni dopo l’approvazione, però, la Storia apriva un nuovo capitolo con l’unificazione dell’Italia. In verità, dalla lettura dei documenti, questo cambiamento epocale non sembra incidere immediatamente sulla vita del secolare conservatorio, traghettato proprio da Mercadante nella nuova epoca.61 Prima che l’Istituto arrivi a dotarsi di un nuovo regolamento passeranno ben otto anni: solo nel 1869, infatti, verrà promulgato il primo regolamento del periodo postunitario62, composto da 155 articoli suddivisi in dieci capitoli, parzialmente modificato nel 1870. Successivamente, con il decreto del 14 gennaio del 1872, sarà approvato lo Statuto,63 mentre con il decreto del 27 marzo 1873 verrà ratificato un ulteriore regolamento, l’ultimo di questo scorcio di diciannovesimo secolo.64 Il 17 dicembre del 1870 Mercadante moriva: i documenti conservati nell’archivio storico ci restituiscono le ultime richieste e alcune disposizioni sparse. In particolare nel fascicolo personale, conservato nel subfondo Archivio amministrativo, sono raccolti una serie di documenti sciolti: si tratta, nello specifico, di un incartamento relativo all’autorizzazione ministeriale, disposta il 13 febbraio del 1869, per le spese per una vettura messa a diposizione di Mercadante «per recarsi tutti i giorni al collegio», di un foglio sciolto del Ministero della istruzione pubblica del 18 febbraio 1871, concernente il funerale, di un incartamento per la ricostruzione dello stato di servizio richiesto dalla vedova Sofia Gambaro nel febbraio del 1871, e infine di un sottofascicolo riguardante la sottoscrizione aperta dal comitato promotore «per il monumento a Mercadante».65 A conclusione di questo rapido excursus si elencano, con il numero dell’unità archivistica, i diplomi e le onorificenze del Maestro, rilegati in una cartella con intitolazione originale Diplomi del Commendatore Saverio Mercadante:
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CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Statuti e regolamenti, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Decreto di Ferdinando II del 21 luglio 1856», p. 3. 60 Ivi, p. 4. 61 Si confronti per la ricostruzione del periodo dal 1861 al 1864 la corposa serie delle Ministeriali (1807-1864), di cui per questi anni in archivio si conservano 4 buste. 62 Regio Decreto 13 maggio 1869, n. 5158 Che approva il Regolamento del Regio Collegio di musica di Napoli, in Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia, Anno 1869 (pubblicato dall’articolo 1 al 94 nel numero del 27 luglio n. 203, e dall’articolo 95 all’articolo 155 nel numero 204 del 28 luglio). Consultabili in <http://augusto.agid.gov.it/> (ultima consultazione 26 luglio 2020). 63 CM NA as, San Pietro a Majella preunitario, Amministrazione, Statuti e regolamenti, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Regio Decreto che approva lo statuto del Regio Collegio di Musica di Napoli, 14 gennaio 1872». 64 Ibidem, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli – Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione, 27 marzo 1873». 65 Ibidem, «Raccolta di Statuti regolamenti ecc. 1923 Napoli - Decreto del Ministero della Pubblica Istruzione, 27 marzo 1873». 23
1. Parigi 24 gennaio 1846. Nomina di Corrispondente dell’Accademia Institut de France Academie Royale des Beaux – Arts; 2. Firenze 10 Marzo 1847. Nomina di Socio onorario della Società Filarmonica di Firenze; 3. Napoli 20 dicembre 1848. Conferimento della Croce di Cavaliere del Real Ordine di Francesco I; 5. Portici 12 Ottobre 1849. Conferimento della Croce di Cavaliere dell’Ordine del Piano di secondo classe di Pio IX; 8. Parigi 17 aprile 1852. Nomina di Cavaliere dell’Ordine Nazionale della Legione d’Onore del Presidente della Repubblica di Francia; 9. Rio de Janeiro 12 novembre 1852. Nomina di Cavaliere dell’Ordine Imperiale della Rosa dell’Imperatore del Brasile; 13. Napoli 28 Febbraio 1855. Nomina reale di Maestro di Musica della Reale Cappella Palatina di Napoli; 14. Firenze 3 Settembre 1856. Ammissione negli Accademici Professori della Classe di Musica dell’Accademia Fiorentina di Belle Arti; 15. Parigi 6 Dicembre 1856. Ammissione a Socio entrante al posto vacante del decesso M° Canina dell’Institute Imperiale de France Academie Royale des Beaux – Arts; 16-18. Acireale 11 dicembre 1857. Nomina di socio onorario dell’Accademia di Scienze lettere ed arti degli Zelanti di Acireale; 17. Parigi 13 dicembre 1856. Nomina di socio etrangers dell’Institut Imperiale de France Academie Royale des Beaux – Arts; 21. Perugia 6 maggio 1858. Nomina di accademico d’Onore dell’Accademia delle belle arti di Perugia; 23. Torino 29 aprile 1861. Nomina di Cavaliere dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; 26. Torino 4 giugno 1862. Nomina di Ufficiale dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; 29. [Roma] 17 ottobre 1862. Nomina di accademico dell’Accademia de’ Quiriti; 31. Milano 15 Gennaio 1863. Nomina di socio onorario della Real Accademia di Belle Arti di Milano; 33. Torino 18 Giugno 1863. Nomina di Commendatore dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro; 35. Urbino 3 Gennaio 1865. Nomina di socio onorario dell’Istituto di Belle Arti delle Marche di Urbino; 36. Pesaro 7 Febbraio 1865. Cittadinanza onoraria del Municipio di Pesaro; 41. Messico 6 luglio 1866. Nomina di Gran Ufficiale dell’Ordine imperiale della Madonna di Guadalupa; 44. San Marino 11 Marzo 1867. Nomina di Cavaliere Grande Ufficiale dell’Ordine di San Marino; 45. Arezzo 14 Marzo 1868. Nomina di membro della Commissione Artistica del Monumento europeo a Guido Monaco; 46. Monteleone 12 Luglio 1867. Nomina di socio onorario l’Accademia Florimontana degl’Invogliati di Monteleone; 24
48. Torino 24 Aprile 1868. Nomina di Grand’Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia; 51. Firenze 2 Agosto 1868. Nomina di Cavaliere dell’Ordine civile dei Savoia; 54. Napoli 6 Agosto 1868. Nomina di Direttore Onorario della parte Artistico-musicale del Teatro San Carlo; 56. Firenze 23 Ottobre 1868. Nomina di Membro onorario con Medaglia d’Oro dell’Istituto Filotecnico Nazionale Italiano; 58. Arezzo 22 Aprile 1868. Nomina di Presidente onorario della Commissione artistica del monumento europeo a Guido Monaco; 60. Montevarchi 16 Settembre 1869. Nomina di Socio benemerito della Società del Corpo musicale di Montevarchi. La breve ricostruzione storico-istituzionale, qui proposta, dei due periodi in cui Mercadante fu prima alunno e poi direttore del Conservatorio napoletano vuole soprattutto offrire un supporto ed essere di stimolo a nuovi studi e approfondimenti volti, in particolare, a verificare come e in che misura le idee, le riforme e i progetti nati nel Decennio francese, sviluppatisi in parte durante la Restaurazione, e arrivati fino al periodo postunitario, siano stati poi concretamente recepiti dal Conservatorio, erede di una tradizione solida e tenace. Di certo è possibile individuare una trama, ideologica e metodologica, che attraversa e connette i diversi periodi in cui si formarono le istituzioni scolastiche del Mezzogiorno preunitario, istituzioni tra le quali il Conservatorio napoletano non può non trovare, nelle valutazioni e nella ricerca, lo spazio e la considerazione dovuti, a nostro parere, a un Ente la cui centralità sociale e culturale troppo a lungo è stata sminuita o disconosciuta.
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Figura 1: Copia del piano degli impiegati del Real conservatorio di musica in vigore dal primo dicembre 1808. Napoli, 27 novembre 1808. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Amministrazione, Copie di deliberazioni e appuntamenti, b. 1, inc. 1, c. 1r).
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Figura 2: Copia del piano degli impiegati del Real conservatorio di musica in vigore dal primo dicembre 1808. Napoli, 27 novembre 1808. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Amministrazione, Copie di deliberazioni e appuntamenti, b.1, inc. 1, c. 1v - 2v).
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Figura 3: Nota dellâ&#x20AC;&#x2122;infermeria relativa alle spese sostenute nellâ&#x20AC;&#x2122;agosto del 1812. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 63r).
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Figura 4: Attestazione del vicerettore Alessandro Perrella della consegna delle scarpe agli allievi â&#x20AC;&#x153;grandiâ&#x20AC;?, tra questi figura Mercadante. Napoli, 30 aprile 1816. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 139r).
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Figura 5: Elenco stilato dal primo prefetto Tommaso Patalano della consegna di corde e cannucce per gli strumenti, tra questi è riportato tra i mastricelli Mercadante. Napoli, settembre 1816. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 156r). 30
Figura 6: Particolare dellâ&#x20AC;&#x2122;elenco stilato dal primo prefetto Tommaso Patalano della consegna delle terze corde per i violini degli alunni, tra questi è riportato Mercadante. Napoli, settembre 1816. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 156r). 31
Figura 7: Attestazione di Saverio Mercadante, primo mastricello di violino, della consegna di corde e cannucce per gli strumenti a corda e fiato degli alunni. Napoli, 2 ottobre 1816. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 156v). 32
Figura 8: Particolare del verbale della commissione amministrativa della sessione del 3 agosto 1820 in cui viene deliberato il congedo dellâ&#x20AC;&#x2122;alunno Mercadanti a partire dal 9 agosto. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Amministrazione, Libri degli appuntamenti e delle deliberazioni, reg. 6, c. 46r). 33
Figura 9: Decreto di Ferdinando II di nomina di Don Saverio Mercadante a Direttore della Scuola di musica e canto del Real Collegio in rimpiazzo del defunto Don Nicola Zingarelli. Napoli, 17 giugno 1840. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Ministeriali, b. 29, inc. s. p. 48).
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Figura 10: Disposizione del Ministero degli affari interni ai governatori del Real collegio di musica relativa alle gratificazioni accordate al direttore Saverio Mercadante per le spese sofferte per suo trasferimento da Novara a Napoli. Napoli. 12 Dicembre 1840. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Ministeriali, b. 29, inc. s. p. 48). 35
Figura 11: Richiesta di ammissione alla scuola esterna del conservatorio di Ernesto Viceconte e verbale di valutazione di Mercadante. Napoli, 28 luglio 1845. (Archivio storico, San Pietro a Majella preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 162r).
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Figura 12: Richiesta di ammissione alla scuola esterna del conservatorio di Luigi Ajello e verbale di valutazione di Mercadante. Napoli, 10 giugno 1849. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Raccolta Florimo, Miscellanea di Autografi Antichi, vol. 1, c. 164r).
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Figura 13: Nomina dellâ&#x20AC;&#x2122;Istituto di Francia Reale Accademia di belle arti di socio corrispondente. Parigi, 24 gennaio 1846. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Personale, Diplomi del Commendatore Saverio Mercadante, cartella 1, f. 1).
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Figura 14: Decreto di Vittorio Emanuele II di cavaliere dellâ&#x20AC;&#x2122;Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro. Torino, 29 aprile 1861. (Archivio storico, San Pietro a Majella - preunitario, Personale, Diplomi del Commendatore Saverio Mercadante, cartella 1, f. 23).
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Figura 15: Nomina del municipio di Napoli di direttore onorario della parte artistica del Teatro San Carlo per la stagione teatrale 1868-1869. Napoli, 6 agosto 1868. (Archivio storico, San Pietro a Majella preunitario, Personale, Diplomi del Commendatore Saverio Mercadante, cartella 1, f.54).
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Cesare Corsi Mercadante in biblioteca Riassumere in poche battute la presenza di Mercadante nella biblioteca del Conservatorio è compito arduo. Fonti riguardanti il compositore sono presenti a San Pietro a Majella in modo ampio e pervasivo e riguardano ogni tipo di documento possiamo immaginare in una biblioteca musicale.1 La parte più rilevante è costituita dai manoscritti musicali. La loro presenza è in gran parte frutto di acquisizione, ma deriva anche dagli obblighi di deposito detenuti dalla biblioteca e dalla funzione che essa svolse per gran parte della sua storia di ‘archivio musicale’ dell’istituzione. Il Conservatorio cercò di assicurarsi i manoscritti musicali e gli autografi dei suoi grandi Direttori. Nel 1841 era arrivato in biblioteca l’intero archivio musicale di Zingarelli. Le musiche di Mercadante in possesso della famiglia, comprendenti autografi, autografi dettati e copie manoscritte, furono acquisite trent’anni dopo la morte del compositore, nel 1900, per iniziativa di Rocco Pagliara, succeduto a Florimo come bibliotecario.2 Oggi la biblioteca del Conservatorio custodisce di gran lunga il maggior numero di fonti musicali di Mercadante esistenti e un elevato numero di autografi, riguardanti una parte cospicua del suo catalogo.3 Ripercorrere la presenza di Mercadante in biblioteca significa attraversarne quasi per intero la carriera. In queste pagine ci soffermeremo brevemente su alcuni aspetti, in particolare sulla produzione legata agli anni trascorsi in Conservatorio come studente e direttore, affidandoci come guida al filo conduttore delle fonti riprodotte in appendice. L’arrivo di Mercadante in Conservatorio come allievo coincise con i profondi cambiamenti che si verificarono nelle istituzioni didattiche napoletane all’inizio dell’Ottocento. Nei primi anni del decennio francese gli antichi Conservatori ancora in vita furono riuniti in un’unica scuola. Il Collegio di musica, nel quale Mercadante trascorse la sua formazione, nasceva come un istituto dai tratti moderni con numerosi elementi
Docente e bibliotecario del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli. Quanto esposto in queste righe preannuncia, in modo estremamente sommario, alcuni dei risultati di un’indagine sulle fonti mercadantiane della biblioteca che sarà presentata nel convegno organizzato dal Conservatorio per le celebrazioni del compositore. Per ragioni di spazio non sarà possibile in queste pagine fornire ragguagli bibliografici completi e sarà necessario limitarsi a note di servizio essenziali. 2 Un inventario dell’acquisizione è presente nei registri della biblioteca. Cfr. TIZIANA GRANDE, Contributo alla storia della biblioteca del Conservatorio di Napoli. Gli anni 1889-1935, «Fonti musicali italiane» III, 1998, pp. 199-214 e MARIATERESA DELLABORRA, I quaderni di studio di Saverio Mercadante «primo allievo del R. Conservatorio di musica» di Napoli, in L’insegnamento dei Conservatori, la composizione e la vita musicale nell’Europa dell’Ottocento, a cura di Lica Sirch, Maria Grazia Sità, Marina Vaccarini, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2012, pp. 521-544. Si conta di poter tornare su queste fonti documentarie nella presentazione delle indagini di cui alla nota precedente. 3 Per una visione complessiva delle fonti musicali di Mercadante si veda la voce curata da Michael Wittmann in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XII, Kassel, Bärenreiter, 2004, coll. 1-16. 1
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di novità. Riguardo alla vita musicale della città, il periodo francese vide l’affermarsi sulle scene napoletane del teatro dell’Impero e Napoli divenne quasi un centro di culto mozartiano: «tra tutte le città d’Italia, Napoli è quella in cui la musica di Mozart è più apprezzata», scriveva l’«Allgemeine musikalische Zeitung» nel 1816.4 L’interesse per i generi strumentali e per la musica “alemanna” è presente nel nuovo Collegio di musica. Soprattutto nei primi anni di vita dell’istituzione, grande attenzione venne rivolta alla pratica strumentale e alla formazione dell’orchestra, impiegata nei concerti pubblici del Collegio nell’esecuzione di musiche di Haydn e di Mozart. Di quella orchestra Mercadante faceva parte tra i violini.5 La grande importanza che la musica strumentale ha nelle opere giovanili del compositore si staglia su questo sfondo. La produzione di Mercadante da allievo mostra cifre straordinarie. Si stima che negli anni di studio abbia composto oltre 150 numeri d’opera. Un’idea di una tale prodigiosa prolificità, rivolta prevalentemente alla musica strumentale, è data da un’annotazione appuntata in un quaderno di studio di quegli anni (fig. 1). In questo periodo presero vita le composizioni strumentali oggi entrate stabilmente nei repertori a iniziare dai concerti per flauto o da quelli per clarinetto (fig. 2). Nel 1813 Mercadante fu ammesso nella classe di composizione di Zingarelli. Qualche anno dopo era incaricato di scrivere le musiche per la visita in Collegio di Rossini. Le osservazioni che Rossini rivolse a Zingarelli dopo aver ascoltato due sinfonie del giovane allievo sono riportate da Florimo: «vi faccio i miei complimenti per questo vostro caro allievo. Le sue composizioni mi danno seriamente a pensare, e vedo bene che i vostri alunni cominciano dove noi terminiamo».6 Ancora studente, Mercadante mise in scena al San Carlo la sua prima opera, L’apoteosi di Ercole (fig. 3). Da qui prese il via una carriera teatrale che si sviluppò negli anni Venti e Trenta sulle scene italiane ed europee anche attraverso itinerari insoliti. Un episodio centrale nella carriera del compositore fu il soggiorno a Parigi tra il 1835 e il 1836. Chiamato da Rossini per scrivere un’opera per il Théâtre-Italien (I briganti), Mercadante entrò in contatto con quello che era allora il centro più avanzato del teatro musicale europeo ricavandone una grande impressione.7 Il cambiamento che ne conseguì, iniziato con il Giuramento (non a caso tratto da un dramma di Victor Hugo), è ricordato in una famosa lettera a Florimo conservata in biblioteca (fig. 4). Qui Mercadante, parlando dell’Elena da Feltre, faceva riferimento alle opere della cosiddetta “riforma”: 4
«Allgemeine musikalische Zeitung» XVIII/52, 25 dicembre 1816, col. 896. Cfr. CESARE CORSI, “A schiarimento e progresso dell’arte” e “a soccorso a’ Professori”. L’archivio musicale di Paisiello e la biblioteca del Conservatorio, in Splendori della scuola napoletana. Giovanni Paisiello tra il Regno di Napoli e le corti d'Europa, a cura di Elsa Evangelista, Luigi Sisto, Alessandro De Simone, Napoli, Edizioni del Conservatorio di musica San Pietro a Majella, 2016, pp. 56-60: 57. 6 FRANCESCO FLORIMO, La scuola musicale di Napoli e i suoi Conservatori con uno sguardo sulla storia della musica in Italia, III, Napoli, Morano, 1882, p. 112. 7 Cfr. FRANCESCA PLACANICA, Mercadante in Paris (1835-36): the critical view, «Revue belge de musicologie» LXVI, 2012, pp. 151-165. Su I briganti, CAMILLO FAVERZANI, I briganti de Jacopo Crescini pour Saverio Mercadante. Un opéra parisien entre réminiscences schilleriennes et suggestions pré-verdiennes, in Die Musik des Mörders. Les romantiques et l'opéra, a cura di Camillo Faverzani, Lucca, Libreria Musicale Italiana, 2018, pp. 43-68. 5
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Ho continuata la rivoluzione principiata nel Giuramento: variate le forme – Bando alle gabalette triviali, esilio a’ crescendo. – Tessitura corta: meno repliche – Qualche novità nelle cadenze – Curata la parte drammatica: l’orchestra ricca, senza coprire il canto – Tolti i lunghi assoli ne’ pezzi concertati, che obbligavano le altre parti ad essere fredde, a danno dell’azione – Poca gran cassa, e pochissima Banda […].8
Riflessi dei rapporti instaurati a Parigi in questi anni sono presenti nel piccolo fondo da poco arrivato in biblioteca donato dal pronipote di Mercadante, Francesco Rodriguez. È il caso del biglietto riprodotto in appendice di Scribe (fig. 5). A Parigi Mercadante compose anche una raccolta di arie, sul modello delle Soirées musicales di Rossini. Le Soirées italiennes (fig. 6), di cui la biblioteca conserva una copia della prima edizione, incontrarono l’interesse di Liszt che ne riprese alcune rielaborandole per pianoforte.9 Tornato a Napoli nel 1840, Mercadante assunse, come è noto, la carica di direttore del Conservatorio. Non rinunciò, per questo, alla carriera teatrale che declinò sempre di più verso soggetti classici e trovò nella collaborazione con Salvadore Cammarano i suoi esiti più felici. Con il contributo del librettista presero vita, solo per ricordarne alcune, opere come La vestale (fig. 7), gli Orazi e Curiazi, Virginia, la cui rappresentazione, impedita dalla censura nel 1850, poté avvenire solo nel 1866. Ancora su un libretto di Cammarano è Caterina di Brono, l’ultima opera di Mercadante, a cui il compositore lavorò fino agli ultimi mesi di vita, lasciandola incompiuta.10 Al tempo stesso, Mercadante fu tra i grandi protagonisti della vita musicale cittadina, alla guida del Conservatorio, dei teatri reali, mentre sue opere erano presentate con frequenza sulle scene (fig. 8, 9,10). Molto spesso ricevette incarichi per musiche celebrative e d’occasione, come la cantata per le nozze di Francesco di Borbone nel 1859. Un’attività compositiva di questo tipo, legata a circostanze pubbliche e all’illustrazione di avvenimenti contemporanei, proseguì anche dopo l’Unità d’Italia, con pagine risorgimentali come l’Inno a Vittorio Emanuele, gli inni e la sinfonia a Garibaldi, l’Inno a Dante su parole di Luigi Settembrini, le cui partiture sono conservate in biblioteca. Riguardo al Conservatorio, la maggior parte dei suoi sforzi furono dedicati, oltre all’insegnamento della composizione, alla formazione dell’orchestra e alle accademie, i concerti pubblici tenuti dagli allievi che acquisirono una sensibile risonanza. Per queste attività Mercadante provvide a formare un repertorio attraverso la composizione di proprie musiche, la rielaborazione di composizioni altrui, incoraggiando, altresì, la scrittura da parte degli allievi di propri lavori. 8
SANTO PALERMO, Saverio Mercadante. Biografia, epistolario, Fasano, Schena, 1985, p. 179. Cfr. pure ERNESTO PULIGNANO, Il giuramento di Rossi e Mercadante, Torino, EDT, 2008. 9 Soirées italiennes. Six amusements sur de motifs de Mercadante, pubblicate nel 1838. Sull’ambiente in cui ebbero origine le liriche di Mercadante si veda MARY ANN SMART, Parlor Games: Italian Music and Italian Politics in the Parisian Salon, «19th-century Music» XXXIV, 2010, pp. 39-60. 10 Caterina da Brono. Tragedia lirica in quattro atti di S. Cammarano e dettata a’ suoi allievi Vncenzo Magnetta e Francesco Quaranta, partitura, copia manoscritta, Napoli, Biblioteca del Conservatorio di San Pietro a Majella (d’ora in poi I-Nc), 7.8.11/8, “N.B. Quest’opera è rimasta interrotta per la sopravvenuta sventura della morte dell’Illustre Maestro”. Cfr. DINKO FABRIS – VITO VENTRICELLI, L’ultima opera di Mercadante, Bari, Adda, 2015. 43
Molte pagine conservate in biblioteca furono scritte per queste occasioni. Un esempio ne è Il lamento del bardo (fig. 11). La sinfonia, composta per un’accademia del Conservatorio ed eseguita dall’orchestra degli allievi nel 1862, ha un significato particolare nella vicenda personale di Mercadante. Colpito nel 1838 da una grave infezione oculare, il compositore perse infatti nel 1862 del tutto la vista. Il Lamento del bardo fu composto, come ricorda lo stesso Mercadante “qual ritratto di mia sventura”.11 La sinfonia fu dettata dal maestro a uno dei suoi allievi, inaugurando un procedimento, la scrittura attraverso la dettatura, che divenne negli anni successivi pratica costante. Per le accademie, Mercadante rielaborò anche pagine sinfoniche e corali di altri autori. Il caso forse più interessante è il rifacimento del mottetto per voci sole “O salutaris hostia” di Rossini per il quale scrisse ex novo un accompagnamento orchestrale (fig. 12). Mercadante scelse un organico dal timbro particolarmente scuro che ricordava quanto praticato in altre pagine di musica sacra.12 L’ultimo esempio, tra i tanti che potrebbero essere presentati, di una composizione legata alla vita del Conservatorio è Omaggio a Rossini (fig. 13), una sinfonia scritta nel 1868 per la morte di Rossini ed eseguita nella commemorazione funebre organizzata dal Conservatorio nella chiesa di San Pietro a Majella.13 Mercadante aveva composto fantasie d’omaggio per altri grandi della musica italiana, da Bellini a Donizetti, a Pacini e il brano si inserisce anche tra le numerose fantasie rossiniane scritte dal compositore (dalla Sinfonia sui motivi dello Stabat mater, all’Inno a Rossini, alla sinfonia A Rossini). Fu lo stesso Mercadante, nonostante la cecità, a guidare l’orchestra degli allievi. Scritta per Rossini, la sinfonia finì per essere utilizzata più tardi in commemorazione dello stesso Mercadante. Fu eseguita nel 1876 dall’orchestra del Conservatorio per l’inaugurazione del monumento al compositore, opera di Tito Angelini, collocato presso il Conservatorio della Pietà dei Turchini. Il monumento trovò qualche anno dopo la sua sede definitiva nella piazza lungo Corso Vittorio Emanuele che porta oggi il nome del compositore.
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PALERMO, Saverio Mercadante cit., p. 66 e p. 291, lettera ad Angelo Mariani del 17 dicembre 1862. Si veda CESARE CORSI, Rossini in Conservatorio. Musiche per Rossini nella biblioteca di San Pietro a Majella, relazione presentata al convegno “Rossini e Napoli ‘Di questa luce un raggio’, 25-27 ottobre 2018”, in corso di pubblicazione. 13 Ibidem. 12
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Figura 1: Annotazioni autografe di Mercadante con indicazione delle opere composte, â&#x20AC;&#x153;Quaderno di composizioni del 1815â&#x20AC;?.
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Figura 2: Saverio Mercadante, Concerto per flauto e orchestra n. 1 op. 49 in mi maggiore (1813), partitura, manoscritto autografo, I-Nc, 24.1.12/4, c. 1v.
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Figura 3: Saverio Mercadante Lâ&#x20AC;&#x2122;apoteosi di Ercole, libretto di Giovanni Schmidt (Napoli, Teatro di San Carlo, 19 agosto 1819), partitura, manoscritto autografo, I-Nc, 15.2.2, c. 1r, lâ&#x20AC;&#x2122;Ercole | Sinfonia | Originale | Mercadante.
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Figura 4: Lettera di Saverio Mercadante a Francesco Florimo, Milano, 1° gennaio 1838, I-Nc, Rari lettere 19.12.110.
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Figura 5: Biglietto di Eugène Scribe a Saverio Mercadante, Montalais, 3 giugno 1841, I-Nc, Rari lettere 20.16.20 (dono di Francesco Rodriguez).
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Figura 6: Saverio Mercadante, SoirÊes jtaliennes. Collection de huit ariettes et quatre duos avec une traduction française par M.r Crevel de Charlemagne et une traduction allemande par le professeur G. Friedrich, mise en musique avec accompagn[emen]t de piano, Mayence & Anvers, chez le fils de B. Schott, [1836], I-Nc, Arie app. M.34.6.49.
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Figura 7: Saverio Mercadante, La vestale, libretto di Salvadore Cammarano (prima rappresentazione Napoli, Teatro di San Carlo, 10 marzo 1840), partitura, manoscritto autografo, I-Nc, Rari 3.6.4, c. 1v, “Preludio d’introduzione all’atto primo”.
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Figura 8: Figurini per la prima rappresentazione a Napoli de Il bravo (San Carlo, 17 ottobre 1840) Filippo Del Buono, figurino di Foscari, interpretato da Giovanni Cartagenova, I-Nc, C18-2.
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Figura 9: Figurini per la prima rappresentazione di Leonora (Napoli, Teatro Nuovo, 5 dicembre 1844) Filippo Del Buono, figurini di Leonora, I-Nc, C25-16.
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Figura 10: Figurini per la cantata La danza augurale, per le nozze di Francesco II di Borbone e Maria Sofia di Baviera (San Carlo, 26 luglio 1859). Filippo Del Buono, figurino del Genio delle due Sicilie, interpretato da Filippo Coletti, I-Nc, C27-11A.
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Figura 11: Saverio Mercadante Lamento del bardo, sinfonia, orchestra (1862), parte del â&#x20AC;&#x153;concertinoâ&#x20AC;?, I-Nc, 26.7.18/1, c. 1r, Il Lamento del Bardo | Sinfonia | a | Grand'Orchestra | dettata al suo allievo | Costantino Palumbo | dal Cavaliere | Saverio Mercadante | Dopo la perdita della vista | Concertino.
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Figura 12: Gioachino Rossini â&#x20AC;&#x201C; Saverio Mercadante, O salutaris hostia, elaborazione di Mercadante per coro, orchestra (Conservatorio San Pietro a Majella, 1860), partitura delle parti strumentali aggiunte da Mercadante, I-Nc, 1.4.3/9, c. 1r, O salutaris hostia | Rossini, con interpolazione successiva e firma di Rondinella, Mottetto a quattro voci | Partitura dâ&#x20AC;&#x2122;orchestra aggiunta da | Mercadante | per farsi eseguire dagli alunni del Collegio | Marzo 1860.
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Figura 13: Saverio Mercadante, Omaggio a Rossini, partitura dettata da Mercadante, manoscritto (Napoli, chiesa di San Pietro a Majella, 1864), I-Nc, 41.7.31, c. 1v.
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Luigi Sisto Gli strumenti musicali e l’iconografia di Mercadante nelle collezioni museali del San Pietro a Majella Il pianoforte Carl Andreas Stein Le collezioni di strumenti musicali del Conservatorio di San Pietro a Majella vantano la presenza di due pianoforti appartenuti a Saverio Mercadante: un Carl Stein a coda e un verticale Ignace Pleyel. Se il piccolo Pleyel è un’acquisizione recente, le vicende storiche del Carl Stein, lo legano ormai da più di un secolo all’Istituzione di cui lo stesso Mercadante fu direttore e al suo Museo Storico Musicale. E, nella storia del Museo Storico Musicale, che lo accolse ai primi del Novecento, lo strumento è ormai passato, non già con il nome del suo costruttore, pur celebre, ma con quello del più rappresentativo suo proprietario. Indicazione questa, che ha suggerito (al pari dei pianoforti appartenuti a Paisiello, Cimarosa o Martucci), sia negli antichi inventari della collezione, che in tutte le campagne di catalogazione condotte da chi scrive negli ultimi venti anni, una doverosa sottolineatura, utile ad evidenziare, qualora ve ne fosse stato bisogno, il valore simbolico degli strumenti custoditi, oltreché il pregio tecnico-costruttivo degli esemplari.1 Al Collegio di Musica il pianoforte Carl Stein era pervenuto solo nei primi anni del Novecento, per donazione del governatore Ernesto Del Balzo, così raccontata nel 1930 da Ettore Santagata: «Il pianoforte apparteneva a Giovanni d’Avenia [negoziante di pianoforti, attivo al n. 55 di via San Sebastiano],2 che lo cedette il 23 maggio 1900, per lire 50, al Duca Ernesto Del Balzo non come corrispettivo del valore dell’istrumento, ma per contribuire con tutta la buona volontà acché questo ricordo artistico rimanga conservato nel R. Conservatorio di Musica di Napoli, del quale Mercadante fu Direttore esimio».3 La donazione Del Balzo aveva arricchito le collezioni del Museo Storico Musicale di più di cinquanta esemplari di pregio (tra gli strumenti a tastiera, il cembalo Ruckers, una spinetta traversa italiana di fine Seicento, il pianoforte Elli del 1799), contribuendo, insieme alla donazione Florimo (questa rilevante non per i numeri, ma per il pregio di
Curatore delle collezioni di strumenti musicali del Conservatorio di Musica “San Pietro a Majella” di Napoli. 1 Una sintesi delle catalogazioni realizzate e delle tavole delle concordanze, sia per gli strumenti musicali che per il patrimonio artistico, è in Dal segno al suono. Il Conservatorio di musica San Pietro a Majella. Repertorio del patrimonio storico-artistico e degli strumenti musicali, a cura di Gemma Cautela, Luigi Sisto, Lorella Starita, Napoli, Arte-m, 2010. 2 Sul D’Avenia vd. Alberto Ascoli – G. Vicoli, Guida generale di Napoli e provincia. Anno I, Napoli, Stab. Tip. F. Di Gennaro e A. Morano, 1900; Annuario Lo Gatto. Grande guida commerciale, Napoli, Ruggiero, 1904. 3 ETTORE SANTAGATA, Il Museo Storico Musicale di “S. Pietro a Majella”, Napoli, R. Stabilimento Tipografico Francesco Giannini & Figli, 1930, p. 100, cat. 432. 59
alcuni esemplari come l’arpa Stradivari e il mandolino Fidele Barnia), alla nascita di quel Museo Storico Musicale, tanto voluto da Florimo e inaugurato da Cilea nel 1925. La presenza di un pianoforte appartenuto a Mercadante non aveva mancato poi di stupire un attento cronista del Giornale d’Italia che nell’ottobre del 1923 così commentava: «Sollevate il coperchio di questo pianoforte dagli avori ingialliti4 che appartenne a Mercadante e che ha ancora davanti la sua gran poltrona rossa a rotelle: nell’interno il Maestro vi annotò: «Su questo pianoforte ho scritto (sic) il Bravo, il Giuramento, la Vestale».5 Il Carl Stein di Mercadante andava così ad impreziosire le collezioni Conservatorio di un nuovo pianoforte viennese, opera del discendente di una dinastia fino ad allora rappresentata, nelle collezioni napoletane, solo dal raro esemplare vis à vis, opera del più celebre Johann Andreas.6 Una presenza, quella dei costruttori viennesi, che sarebbe divenuta maggiormente rappresentativa solo in tempi più recenti grazie all’acquisizione di un Georg Hascka a coda e di un pianoforte a tavolo Conrad Graf (appartenuto quest’ultimo alla pianista Elena Marsullo de Colellis), costruttore verso il quale la Napoli di primo Ottocento manifestò particolare predilezione: «Si ascriveva un tempo a fortuna il possedere un pianoforte di Corrado Graff tedesco, che soprattutto toccava il primato […] Quindi il semplice ma severo meccanismo del rinomato Graff, e di ben altri autori sì nostri che stranieri, trovò più grandioso e sonoro sviluppo nelle fabbriche, che oggi menan grido in Europa, de’ Pleyel e degli Erard […]».7
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Tale indicazione non è stata affatto sottovalutata nel corso del recente restauro, realizzato da Augusto Bonza (nel laboratorio di Turbigo, Milano) negli anni 2016-2018. Lo stesso è stato finanziato dalla sezione Lions di Napoli, presieduta dall’ing. Francesco Grande. Ringrazio Augusto Bonza per i costanti suggerimenti insieme alla ricercatrice Lieve Verbeek. 5 «Il Giornale d’Italia» 17 ottobre 1923. 6 Su questo esemplare si veda JOHN A. RICE, Stein’s “Favorite Instrument”: A Vis-à vis PianoHarpsichord in Naples, «J.A.M.I.S. Journal» XXI, 1995, pp. 30-64. 7 RAFFAELE LIBERATORE, De’ saggi delle manifatture napolitane esposti nella solenne mostra del 1838, in Annali civili del Regno delle due Sicilie, Napoli, tipografia del Ministero degli Affari Interni, 1839, gennaio-febbraio, pp. 62-86. Documento riportato in FRANCESCA SELLER, I pianoforti napoletani del XIX secolo, «Fonti Musicali Italiane» 14, 2009, p. 174. 60
L’iscrizione autografa e l’etichetta Su questo pianoforte è stato ideato il Giuramento, il Bravo, la Vestale Febrajo del 1847 Saverio Mercadante
L’iscrizione autografava con la quale Mercadante contrassegnava la superficie della cordiera del suo Carl Stein nel 1847, assume inequivocabilmente un forte valore simbolico. Ma non solo. Essa consente di avanzare più probabili ipotesi sulla data di costruzione dello strumento. Il Giuramento, melodramma in tre atti su libretto di Gaetano Rossi, era andato in scena alla Scala l’11 marzo 1837, rappresentando quindi il temine dopo il quale lo strumento non poteva essere stato costruito. Ad una collocazione cronologica in questo periodo offrono poi ulteriore conforto anche alcuni aspetti stilistici e caratteristiche costruttive: la presenza infatti negli ultimi martelli (dal cambio di ponte in poi) di uno spesso strato di feltro sopra la pelle (assai curioso per gli strumenti viennesi) è riconducibile al soggiorno di Stein a Parigi dove giunse il 19 luglio 1836. Stein vi rimase tre settimane e in quell’occasione studiò gli strumenti costruiti da Erard, Pleyel, Kalkbrenner e Pape, conoscendo inoltre Chopin, Mayerbeer, l’editore Schlesinger, e altri importanti personalità dell’ambiente artistico di quella città. Tale modello di pianoforte è poi del tutto analogo ad uno che veniva prodotto dal padre Matthäus Andreas (a Norimberga) con vano sotto la tastiera. Considerando una media – probabilmente un po’ ottimistica – di cinquanta strumenti l’anno, lo strumento 61
di Mercadante si collocherebbe tra il 1835 e il ’36, peraltro coincidente tale periodo, l’autunno del 1835, con la data di inizio del soggiorno parigino del compositore napoletano. Nello Stein di Napoli è riportata anche, in più punti, l’iscrizione a matita N° 37, probabilmente riferibile ad una numerazione interna al laboratorio, e sulla tavola armonica, l’etichetta a stampa del costruttore: N° 390 / Carl Stein/ In Wien/ Landestrasse N° 94. L’iscrizione all’interno di una targhetta di forma circolare, nella tavola frontale sopra la tastiera, scritta in lingua italiana, con caratteri del tutto simili a quelli delle etichette di Stein dello stesso periodo (così come la decorazione del fregio sovrastante), recita, attestando una committenza pressoché diretta: Carlo Stein/ a Vienna/ per/ Mercadante
Mercadante aveva dunque scelto uno dei più rappresentativi costruttori dell’epoca. Carl Andreas Stein era nato a Vienna il 4 settembre 1797 nella casa “zur Rose” in Landstraße, dal matrimonio di Matthäus Andreas con Maria Josepha Theresia Dischler. Pianista, compositore, ospite in casa di Beethoven sin dal 1827, prima di diventare indipendente nell’attività di costruttore dal 1828: «attesto [scriverà il padre] che mio figlio Carl, ha lavorato presso il mio laboratorio di fortepiani sin dalla sua prima giovinezza, e in considerazione del suo grande talento e abilità sia nella costruzione di strumenti sia nella pratica musicale tanto da guadagnarsi la mia piena fiducia, porterà il Pianoforte ad un livello ancora più alto di perfezione. Confermo ciò con la mia firma 62
e il mio sigillo Andreas Stein mp./ Bürgl. Clavierinstrumentenmacher, Landstrasse/ Rauchfanglebrargasse Nr. 82».8 Già dopo l’apprendistato, Stein costruisce per committenti eccellenti, tiene Accademie in qualità di pianista e viaggia per l’Europa. Negli anni Trenta è a Trieste, Venezia, Padova. A Milano stringe amicizia con Giuseppe Prestinari, nelle cui due sale del negozio vi erano pianoforti di Conrad Graf, Brodmann, Leschen, Rausch e Fuchs. Si porta quindi a Praga dove incontra il compositore e pianista Johann Peter Pixis, appena arrivato da Parigi, quindi a Berlino e ad Amburgo. Nel maggio 1836 intraprende un terzo viaggio verso Monaco e Augsburg, sia per intessere nuove relazioni d’affari, che per studiare le caratteristiche di costruzione degli strumenti in altri paesi, per confrontarle con le sue ed eventualmente adottarle “per il bene dell’arte”. Il 31 gennaio 1841, a Vienna, Stein viene informato dal costruttore Conrad Graf del fatto che, avendo da poco cessato la sua attività, metteva in vendita l’atelier al n. 102 “auf der Wieden”, nella casa chiamata Mondschein. Stein lavora assiduamente per condurre a buon fine questo acquisto vantaggioso, e già nel maggio seguente trasferisce il suo laboratorio dal n. 94 in Landstraße nei locali auf der Wieden, facendoli ingrandire con l’aggiunta di un piano. Il 16 novembre 1844, realizzando uno tra i suoi desideri più cari, fu insignito del titolo di K.K. Hoffortepianovefertiger [regio costruttore di pianoforti] «in considerazione della sua importante attività in Austria e all’estero, dei miglioramenti apportati alla costruzione dei pianoforti, della lodevole reputazione, del comprovato senso di civiltà e fedeltà all’imperatore». Il 6 febbraio 1853 l’Arciduca Wielhem visita il suo atelier e vi rimane a lungo, esaminando alcuni tra i migliori pianoforti, di cui apprezza lo stile elegante di altra qualità e il suono meraviglioso. Carl Stein fu costruttore di circa 900 pianoforti (tra i più antichi pervenutici vi è quello di Firenze, n. 162), oltreché compositore prolifico: dai concerti per pianoforte, alle variazioni, alle Ouverture per grande orchestra e persino un’opera comica, Die goldene Gans, su libretto di Langbein. Sui suoi pianoforti a Vienna si esibirono, tra gli altri, Carl Czerny, Listz e Franz Rabel (1846).9 Il “pianino” Pleyel Con il Carl Stein e un pianoforte da studio di Ignace Pleyel, Mercadante si dotava dunque di due strumenti opera dei più importanti e rappresentativi costruttori della sua epoca. Un “pianino” da studio, quest’ultimo, dal suono “vetroso”, tanto caro anche a Chopin,10 che impreziosisce oggi ancor più le collezioni del Conservatorio. La sua acquisizione è recente, pervenuto lo strumento, insieme ad un piccolo ma significativo 8
Biographische Stizze des K.K. Hof-Gortepianowerfertigers Carl Andreas Stein, Berfast von Ferdinand Leib. Wien, Drudi von L. C. Zamaski, Universitats-Buchdruckerei (vorm. J. B: Bollinger), 1856. Testo gentilmente fornitomi in traduzione italiana da Davide Mingozzi. 9 Sulla biografia di Carl Stein si veda inoltre ROLAND HENTZSCHEL, Österreichisches Biographisches Lexikon 1815-1950, Vol. 13 (Lfg. 60, 2008), p. 14. 10 Sul rapporto Chopin – Pleyel si veda anche Chopin e il suono di Pleyel, a cura di Florence Gétreau, Milano, 2010, Collezione di strumenti musicali di Fernanda Giulini, (“Alla ricerca dei suoni perduti - Appendice 3”). 63
corpus di lettere, nel 2019 per donazione di Francesco Rodriguez. La vicenda storica di questo esemplare è singolare. Il pianoforte, ereditato dalla figlia di Mercadante, divenne di proprietà di Mariarosaria Lanni, legata a Mercadante per aver sposato un avo della figlia. La donna, presto orfana dei genitori, fu depauperata dei suoi beni da un suo zio, nominato tutore, che, caduto in disgrazia economica, si sarebbe impossessato del pianoforte. Solo dopo la seconda guerra mondiale, grazie all’interessamento del marito della Lanni, allora capo di gabinetto, lo strumento sarebbe tornato in suo possesso. 11 Il pianoforte è datato 1845, così come attesta, insieme ai nomi delle maestranze che lavorarono alla costruzione di questo esemplare, il catalogo on line della Philharmonie de Paris.12 La presenza nelle collezioni del Conservatorio di Napoli di un nuovo Pleyel,13 sembra rinnovare, perlomeno idealmente, quel legame dei Pleyel con Napoli, come raccontato da Rita Benton: «During the early 1780s Pleyel travelled in Italy. Through Norbert Hadrava, an ardent music lover and part-time composer attached to the Austrian embassy in Naples, Pleyel was asked to compose lyra (hurdy-gurdy) pieces for performance by Ferdinand IV, the ‘Lazzarone’ King of Naples; Hadrava had instructed the king in an elaborate version of the instrument, and also procured commissions for Haydn and Sterkel. Two of Pleyel’s works for the hurdy-gurdy survive in autographs (B 202 and 202.5). In 1784 Hadrava engineered the commissioning of an opera: Pleyel’s Ifigenia in Aulide had its première at the S. Carlo theatre on the king’s nameday, 30 May 1785, and there were 18 further performances that summer».14 I ritratti e i busti di Mercadante La nascita del Museo Storico Musicale del Conservatorio si fa risalire al 1868, anno in cui Florimo dona al Real Collegio un primo nucleo di diciotto ritratti. Ad osservarli si portano artisti come Morano e Carelli, che presto rispondono all’invito di Florimo ad “aumentare” la collezione, pittori del calibro di Morelli, Palizzi, Mancinelli e Altamura. A questi Florimo strappa la promessa di realizzare un ritratto di un musicista e di “farne regalo all’Archivio del Collegio”:15 Signor Direttore/ Essendo riuscito nel giro di molti anni a riunire un interessante collezione di ritratti ad olio dei compositori di musica più celebri, tanto italiani che stranieri, mi son deciso di farne grazioso dono al Collegio, sicuro che in nessun altro luogo possano 11
Ringrazio il signor Francesco Rodriguez e il maestro Giovanni Rea per avermi cortesemente fornito queste informazioni. 12 <https://archivesmusee.philharmoniedeparis.fr/exploitation/Infodoc/digitalcollections/viewerpopup.aspx?seid= E_2009_5_7_P0001> (ultima consultazione 11 agosto 2020). 13 Oltre al Pleyel di Mercadante, le collezioni del Conservatorio vantano di questo costruttore la presenza di un verticale e di due pianoforti a coda (Repertorio 2010, 5.14 e 10; Data base 2020, 5.10-1). 14 Cfr. Pleyel family, a cura di Rita Benton, New Grove Dictionary, 2001. Norbert Hadrawa fu peraltro il più probabile tramite per il trasferimento a Napoli del Vis à vis di Stein. Cfr. ancora JOHN A. RICE, Stein’s “Favorite Instrument” cit., p. 31. 15 FRANCESCO FLORIMO, La scuola musicale di Napoli, Napoli, V, Morano, 1882, pp. 69-70; documento riportato in Gemma Cautela – Lorella Starita, La collezione dei dipinti e delle sculture, in Dal Segno al Suono cit., p. 19. 64
essere meglio conservati al culto ed all’ammirazione della posterità, come in questo santuario dell’arte; ed affinché siano dal Governo del luogo più accetti e graditi, prego voi, signor Direttore, offrirli in nome mio, conservandone per questo atto di vostra cortesia sentita gratitudine, nel mentre che mi pregio ripetermi/ All’Egregio/ Comm. Mercadante/ Direttore del Real Collegio di musica di Napoli/ Dev.mo Vostro/ Francesco Florimo.16
Erano questi i propositi di Florimo, raccontati il 16 maggio 1868 all’allora direttore Mercadante. Alle insistenze dell’ormai settantenne “archivario” non riesce a sottrarsi Filippo Palizzi, pittore di paesaggio e paladino della pittura “dal vero”, al quale Florimo avrebbe chiesto proprio un ritratto di Mercadante. Erano gli anni in cui Palizzi, rappresentante di una famiglia di artisti provenienti da Vasto, in provincia di Chieti, aveva raggiunto la sua più alta notorietà. Giunto a Napoli sul finire degli anni Trenta, si era iscritto nel 1837 al Reale Istituto di Belle Arti alla scuola dello Smargiassi. Presente alle biennali borboniche del 1839, del ’41 e del ’51, trasferitosi prima in Moldavia, quindi a Parigi, in occasione dell’Esposizione Universale del 1855, era divenuto docente del Reale Istituto di Belle Arti e protagonista della riforma dell’Accademia. Componente del comitato organizzatore della Mostra Internazionale di Napoli del 1877, avrebbe aderito nel 1899 alla Società napoletana degli artisti.17 Per la realizzazione del ritratto ad olio di Mercadante, Palizzi era stato costretto a servirsi di una “piccola fotografia sbiadita bastantemente”, che gli aveva procurato non poche difficoltà: Napoli 2 Agosto 1874 Egregio Sig. Direttore/ Prima di riscontrare il suo pregiatissimo foglio ho voluto procurarmi un ritratto in fotografia dell’Ill. Mercadante, per continuare quello da me già incominciato. Ma ora posso assicurarla che condurrò a termine il dipinto sicuramente verso la fine del corrente Agosto; e per secondare maggiormente i desideri di codesta Direzione, cioè, di voler solennizzare l’apertura della Galleria de’ ritratti degl’Ill. […] Compositori di Musica, io mi farò in dovere di tenerla avvisata qualche giorno prima della consegna che farò di tale ritratto. Intanto Ill. Sig. Direttore, la prego a volermi scusare se ho involontariamente trascurata l’esecuzione del gradito impegno che ho assunto verso il Sig. Florimo, il quale ha saputo attuare una sì felice idea, di cui i posteri gli staranno grati, per tener presenti le immagini di tanti illustri ingegni musicali della nostra epoca; io gli sono gratissimo per avermi offerta l’occasione di partecipare debolmente alla sua idea./ Accolga i miei sensi di alta considerazione e mi creda/ Suo divotissimo/ Filippo Palizzi [.]18
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Corrispondenza relativa all’offerta della collezione dei ritratti da me fatta al Real Collegio di San Pietro a Majella, in FRANCESCO FLORIMO, Cenno storico della Scuola musicale di Napoli, Napoli, Tip. Lorenzo Rocco, 1869, I, p. 177. 17 Per una sua biografia sintetica cfr. Civiltà dell’Ottocento. Le arti a Napoli dai Borbone ai Savoia, Napoli, Electa, 1997, (“Le arti figurative”), p. 625. 18 I-Nc, Rari, Lettere, 19.17 [Lettera n. 101, 103606]. 65
La conclusione dell’opera, ormai documentata tra il 1874 e il 1876, sarebbe stata raccontata dallo stesso artista, premuroso, prima di consegnare il dipinto al Collegio, di sottoporla al parere di Florimo: Stimatissimo amico Sig. Florimo Sono dolente di non aver potuto profittare del grazioso invito che mi faceste per mezzo del vostro biglietto. In questo momento vengo di terminare il ritratto di Mercadante! Laus Deo, direte voi, e voi sapete che la colpa non è mia se si è tanto protratta la fine di questo ritratto. Dal ritratto abbozzato non ho potuto cavarne nessun partito; ho procurato una piccola fotografia sbiadita bastantemente e da questa ho fatto da capo il ritratto. Amerei di farvelo vedere prima di mandarlo al Collegio. Io sto allo studio dall’una alle cinque. Se poi non potreste favorirmi, scrivetemi due linee per dirmi quando potrei mandarlo a voi diretto./Vi prego riverirai il Direttore Lauro Rossi e accogliete un saluto di mano Vostro Aff.mo Filippo Palizzi/ Studio Giovedì [.]19
Nelle collezioni del Conservatorio, Mercadante è raffigurato anche in un busto in marmo bianco, dovuto alla mano di Tito Angelini (firmato e datato 1847) e in busto in terracotta dipinta, opera di un ignoto scultore del XIX secolo. Tito Angelini, figura sontuosa nel panorama artistico italiano e straniero dell’Ottocento, ricercato dall’aristocrazia europea per l’eleganza dei suoi ritratti, firma anche il busto del celebre Luigi Lablache (anch’esso in esposizione), allievo del Conservatorio della Pietà de’ Turchini, per interessamento del principe di Avellino, e primo interprete di Arnoldo nell’Elisa e Claudio di Mercadante. Il busto è entrato nelle collezioni del Conservatorio nel 1875 per donazione della figlia Francesca Thalberg Lablache. Tra le opere non dovute alla committenza Florimo, vi è poi il Ritratto di Ferdinando Sebastiani, olio su tela del 1836 di Gennaro Maldarelli, allievo di Costanzo Angelini, professore di principi di disegno e di figura presso il Reale Istituto di Belle Arti, tra i maggiori esponenti del neoclassicismo a Napoli. Il clarinettista, Sebastiani, di origine capuana, è ritratto “in una posa nobile e ispirata, intento a comporre, come dichiarano la penna, che stringe nella mano destra, e lo spartito su cui poggia la bella mano sinistra, adagiato, insieme al trasparente calamaio di vetro e al lucido clarinetto, su un tavolino di squisita fattura; sullo sfondo la città di Napoli è riconoscibile per il consueto Vesuvio fumante”.20 Dedicatario della sinfonia della Luisa Miller di Verdi, opera del 1849 su libretto di Salvadore Cammarano (librettista di diversi titoli mercadantiani, ritratto dal padre Giuseppe, professore al Istituto di Belle Arti, scenografo e pittore, in una tela delle collezioni del Conservatorio, anch’essa in mostra), Sebastiani fu Primo clarinetto assoluto del Real Teatro San Carlo di Napoli, Maestro del Real Collegio di Musica/ primo clarinetto della Real Cappella Palatina, e socio di diverse Filarmoniche, così come si firmava sul frontespizio del suo Metodo per clarinetto del 1855.
19
I-Nc, Rari Lettere, 19.17 [lettera n. 103, 103608]. Cfr. LORELLA STARITA, I dipinti, le sculture, i cimeli, in Verdi e Napoli. Testimonianze del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, catalogo della mostra (Napoli, dic. 2013-feb. 2014), a cura di Luigi Sisto e Lorella Starita, Napoli, Edizioni del Conservatorio di Musica San Pietro a Majella, 2013, p. 43. 20
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Negli anni di Mercadante, Sebastiani contribuì notevolmente allo sviluppo di soluzioni costruttive nuove ad opera di Gennaro Bosa, uno dei più rappresentativi costruttori di fiati della Napoli dell’epoca. Attivo al numero 9 della Calata di S. Tommaso d’Aquino, come riportato nell’edizione De’ Saggi e delle Manifatture Napolitane Esposti nella Solenne Mostra del 1836, curata da Raffaele Liberatore, gli Annali Civili del Regno delle Due Sicilie del 1834 riferiscono della costruzione di clarinetti a 13 chiavi “sistema Mueller” a firma di questo costruttore e nel 1836 di flauti a 13 e 17 chiavi con piattini ripiegati a forma di conchiglia e piede ripiegato come flauti Textler. Costruttore di oboi e corni inglesi, il suo nome però è principalmente legato alla costruzione di clarinetti. La sua notorietà fu oltremodo favorita dalla presentazione di un clarinetto in SI bemolle a 13 chiavi che ne fece proprio il Sebastiani nel suo Metodo per clarinetto, esemplare attestato nelle collezioni del Conservatorio. Donato da Teresa Trani, vedova del Sebastiani, lo strumento, contrassegnato dal marchio <GEN. BOSA/ NAP.>, è a 13 chiavi con piattini di forma emisferica, con due tasti separati per le chiavi di FA/DO e con un secondo tasto per il pollice destro, proprio come illustrato nel metodo di Sebastiani.21 Bosa contribuì sensibilmente alla crescita nella produzione di clarinetti a Napoli a metà Ottocento, conferendo a questo strumento nuove potenzialità espressive. Erede di tali innovazioni ne fu principalmente Gaetano Labanchi, autore nel 1866 di un Metodo Progressivo per Clarinetto e successore di Sebastiani al San Carlo e al Collegio di Musica.22 Due corni naturali impreziosiscono infine l’esposizione. Uno (il “corno di invenzione”) dovuto alla preziosa manifattura di François Riedloker, dono al conservatorio napoletano di Ferdinando Sebastiani, l’altro (il “cor solo”), opera di Courtois frère (degli inizi del XIX secolo), appartenuto a Giuseppe Rossini, padre del celebre Gioachino, compositore che non disdegnò di offrire “ospitalità” al Mercadante in quel più volte menzionato soggiorno parigino del 1836. Fino ai primi del Novecento, negli inventari del Conservatorio (e non solo), tali esemplari venivano denominati “corni da caccia”, proprio come al tempo di Mercadante, autore peraltro negli anni della formazione, di un Gran concerto a 2 clarinetti, flauto e corno da caccia obligati, con dedica dell’«alunno del R. Collegio di musica all’Augusta Maestà di Ferdinando [primo] Re del Regno del due Sicilie», stampato dall’editore Girard poco dopo il 1818.23
21
Cfr. Dal Segno al Suono cit., p. 267, cat. 5.165; cfr. inoltre LUIGI SISTO, La produzione di strumenti musicali a Napoli nell’epoca di Verdi, in Verdi e Napoli cit., pp. 24-29. Sul rapporto Sebastiani-Bosa vd. INGRID ELISABETH PEARSON, Ferdinando Sebastiani, Gennaro Bosa and the Clarinet in Nineteenth-Century Naples, «The Galpin Society Journal» LX, 2007, pp. 203-213. 22 Cfr. LUIGI SISTO, La produzione di strumenti musicali a Napoli nell’epoca di Verdi, in Verdi e Napoli cit., pp. 24-29. 23 Mercadante, Saverio (ad vocem), a cura di Carlida Steffan, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 73, Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2009 <http://www.treccani.it/enciclopedia/saverio-mercadante_%28Dizionario-Biografico%29/> (ultima consultazione 11 agosto 2020). 67
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1. Pianoforte a coda Carl Andreas Stein (Vienna 1797-1863) Vienna 1835 ca. Iscrizioni Sulla tavola frontale sopra la tastiera, su carta applicata entro ovale, protetta da vetro e cinta da bronzetto dorato: Carlo Stein/ a/ Vienna/ per Mercadante altra iscrizione (autografa), a penna, sulla superficie della cordiera: Su questo Piano-Forte è stato ideato il Giuramento, il Bravo, la Vestale/ Febrajo del 1847 Saverio Mercadante Sul fondo nel vano di collocazione della pedaliera e sul tramezzo è visibile l’iscrizione N°37, a matita. Su una targhetta di carta incollata sotto il somiere si trova inoltre un’iscrizione illeggibile seguita da: N° 37. Sulla superficie della tavola armonica, a sinistra, è incollata l'etichetta stampata del costruttore sulla quale si legge: N° 390. / Carl Stein / In Wien Landestrasse N° 94 La sigla N° 390, a matita, è riportata anche sulla faccia anteriore della lista di copertura dei paramartelli, sui primi due paramartelli, sulla superficie inferiore del leggìo e sulla superficie posteriore della lista rimovibile della tastiera dietro i tasti cromatici. In più punti dello strumento è apposto il timbro: G. D’AVENIA/ NEGOZIANTE/ DI PIANOFORTI/ S. Sebastiano 55/ NAPOLI Cassa Lo strumento, ha sagoma a forma d’ala, composta da cinque lati, di cui uno curvo doppiamente inflesso in forma di “S”. Gli angoli anteriori e quello posteriore presentano un leggero arrotondamento. I fianchi, di abete, sono uniti e incollati ad appoggio contro 69
i bordi del fondo; sono inoltre rivestiti internamente ed esternamente da un lastrone di mogano con venatura disposta perpendicolarmente a quella del fianco interno. La cassa e le gambe sono in mogano. Il sistema di copertura è costituito da un coperchio principale, due ribalte e un portello anteriore. Tavola armonica e somiere La tavola armonica è formata da liste di abete con venatura disposta parallelamente al fianco sinistro. Su tavola armonica e somiere sono incollati tre ponticelli di acero; il più lungo fra quelli posti sulla tavola armonica - entrambi di sezione rettangolare con spigoli smussati - è costituito da due liste incollate fra loro per il lungo e piegate per conferire la sagoma definitiva; il secondo, più corto, sul quale poggiano le corde delle note da DO0 a FA1, è invece segato. Il ponticello sul somiere è doppiamente inflesso. I ponticelli presentano due punte doppie per le corde da DO0 a FA0 e tre punte doppie per le corde da FA#0 a SOL6. Tastiera La tastiera di 80 tasti ha come ambito DO0 - SOL6. I diatonici sono in avorio; in legno tinto di nero rivestiti con lastrone di ebano, i cromatici; i frontalini sono lastrine piane di osso. I tasti, i gambi dei martelli e i paramartelli presentano lo stesso tipo di numerazione a matita, mentre sui blocchetti degli smorzatori vi sono due numerazioni, una di esse differente dalle altre, è più recente. Lo strumento ha paramartelli di acero rivestito con pelle bruna, singoli per ciascun martello. Sui primi due paramartelli è segnato il numero di serie del pianoforte: 390. Meccanica I martelli hanno moto ascendente, indiretto, con scappamento (Prellzungenmechanik); le teste dei martelli, rivolte verso il fronte dello strumento, appoggiano su guarnizioni moderne di panno verde incollate sui tasti. Gli scappamenti di acero (?), numerati, sono fissati al telaio della tastiera tramite cerniere di pergamena. Gli smorzatori, di acero con gambo di pero, numerati, sono guarniti superiormente con pelle al vegetale laccata superiormente di blu azzurro. Lo strumento presentava due pedali Una corda e Pedale di Risonanza. I due pedali e il supporto in forma di lira, non pervenuti, sono stati ricostruiti da Augusto Bonza nel corso del restauro 2016/18. Dimensioni: altezza cassa: 35 cm; larghezza massima della cassa: 130; lunghezza della cassa: 217; piede di appoggio: 55 Acquisizione: donazione Ernesto del Balzo (pianoforte ceduto al Del Balzo dal negoziante Giovanni D’Avenia). Restauro Augusto Bonza (Turbigo, Milano) 2016-2018. Finanziato dalla sezione Lions di Napoli. [Repertorio Sisto 2010, n. 5.26] 70
2. Pianoforte verticale (“pianino”) Ignace Pleyel & Comp.ie Parigi 1845 Iscrizione Sulla tavola frontale sopra la tastiera: Médaille d’Or 1827. 1834. 1839 et 1844./ Ignace Pleyel & Comp.ie/ Facteurs du Roi./ N° 20. Rue Rochechuoart. PARIS. Cassa Lo strumento ha cassa a sviluppo verticale in legno di mogano moscheggiato (“acajou moucheté”), con modanature. Una volta aperto il coperchio della tastiera, si palesano due ripiani porta candela. Il numero di produzione del pianoforte (B [Baatsch]/12187), stampigliato sul somiere, consente di datare lo strumento al 1845. La tavola armonica è in abete. La sigla HB 12187 è impressa anche sulla lista superiore della meccanica. Tavola armonica La tavola armonica è in abete. Nei gravi le corde sono doppie da DO0 a MI3. Triple da FA3 a DO6. Le corde da DO0 a LA#1 sono rivestite di rame, dal SI1 sono nude. Tastiera La tastiera, in forma di consolle, è sorretta da quattro gambe tornite e scanalate. I tasti diatonici sono in avorio, i cromatici in ebano. L’ambito è DO0-LA6. Ambito smorzato da DO0 a DO5. 71
Meccanica Lo strumento presenta una tradizionale meccanica “con bretellina”. I martelli sono rivestiti di feltro bianco e gli smorzatori di feltro bianco più soffice. Lo strumento dispone di due pedali (“moderatore”, risonanza).
Acquisizione: appartenuto a Mercadante, lo strumento, di proprietà di Mariarosaria Lanni, è pervenuto al Conservatorio di Napoli per donazione di Francesco Rodriguez (2019). [Data Base Sisto 2020, n. 5.14-1] 72
3. Flauto traverso Attribuito a Gennaro Bosa (Napoli, att. ante 1831 - post 1856) Marchio, sul barilotto, a fuoco (matricola): 4/239 Altro marchio, sulla testata e sul pezzo sup., a fuoco: C.d.M Iscrizione, sul pezzo inf., a vernice bianca (antico inv.): 1124 Corpo, quattro pezzi di palissandro (barilotto fessurato), ghiere e chiavi in alpacca; chiavi: 9, 1 leva. Discendente al SI2 Dimensioni: ingombro: 71; lunghezza acustica: 62,3; zaffo: 0,4; testata: 16,6; barilotto: 6,8; pezzo sup.: 17,5; pezzo inf.: 29,5 [Repertorio Sisto 2010: 5.137] 4. Flauto traverso Attribuito a Gennaro Bosa (Napoli, att. ante 1831 - post 1856) Marchio, sul barilotto, a fuoco (matricola): 5/240 Altro marchio, sulla testata, sul pezzo sup. e inf., a fuoco: C.d.M Iscrizione, sul piede, a vernice bianca (antico inv.): 1122 Corpo, traverso, in quattro pezzi di palissandro (testata fessurata), ghiere e chiavi in alpacca; chiavi: 9, 1 leva. Discendente al SI2 Dimensioni: ingombro: 70,7; lunghezza acustica: 62,6; zaffo: 0,3; testata: 15,2; barilotto: 6,9; pezzo sup.: 17,5; pezzo inf.: 30,7 [Repertorio Sisto 2010: 5.138]
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5. Clarinetto in LA Gennaro Bosa (Napoli, att. ante 1831 - post 1856) Marchio, sui pezzi sup., inf. e sulla campana: 1 / Gen. Bosa / Nap. / A Altro marchio, sulla campana (matricola): 4/265 Altro marchio, sulla campana, a fuoco: RCdM Iscrizione, etichetta applicata all’interno della campana (antico inv.): R. CONSERVATORIO / DI MUSICA – NAPOLI / INVENTARIO / 136 Corpo, quattro pezzi di bosso (campana fessurata), ghiere in alpacca (manca tra pezzo sup. e inf. e sulla campana); chiavi: 13, con piattini di forma tonda. Due tasti separati per le chiavi di LA/MI, aperti i fori FA/DO. Dimensioni: ingombro: 62,2; corpo: 62; barilotto: 6,4; pezzo sup.: 20,6; pezzo inf.: 23,8; campana: 10,4 [Repertorio Sisto 2010: 5.156] 6. Clarinetto in LA Gennaro Bosa (Napoli, att. ante 1831 - post 1856) Marchio sui pezzi sup. e inf.: 2 / Gen. Bosa / Nap. / A Altro marchio, sulla campana (matricola): 1/262 Iscrizione, etichetta applicata all’interno della campana (antico inv.): R. CONSERVATORIO / DI MUSICA – NAPOLI / INVENTARIO / 137 Corpo, quattro pezzi di bosso, ghiere e chiavi in alpacca (manca la ghiera alla sommità del pezzo inf.); chiavi: 13, con piattini di forma tonda. Due tasti separati per le chiavi di LA/MI, aperti i fori FA/DO Donazione Ernesto Del Balzo Dimensioni: ingombro: 69,2; corpo: 62,3; bocchino: 7,3; barilotto: 6,4; pezzo sup.: 21; pezzo inf.: 24; campana: 10,5 [Repertorio Sisto 2010: 5.157] 74
7. Clarinetto in SI bemolle Gennaro Bosa (Napoli, att. ante 1831 - post 1856) Marchio, sul pezzo inf. e sulla campana: 1 / Gen. Bosa / Nap. / B Altro marchio, sulla campana (matricola): 8/269 Altro marchio, sul pezzo sup., inf. e sulla campana, a fuoco: RCdM Iscrizione, etichetta applicata all’interno della campana (antico inv.): R. CONSERVATORIO / DI MUSICA – NAPOLI / INVENTARIO / 138 Corpo, quattro pezzi di bosso, ghiere in alpacca; chiavi: 13, con piattini di forma tonda. Due tasti separati per le chiavi di LA/MI, aperti i fori FA/DO, e chiave lunga per SI/FA Dimensioni: ingombro: 65,8; corpo: 58,8; bocchino: 7; barilotto: 5,5; pezzo sup.: 18,5; pezzo inf.: 22,2; campana: 11 [Repertorio Sisto 2010: 5.158] 8. Clarinetto in SI bemolle Gennaro Bosa (Napoli, att. ante 1831 - post 1856) Marchio, sui pezzi sup. e inf.: 2 / Gen. Bosa / Nap. / B Altro marchio, sulla campana (matricola): 7/268 Altro marchio, sul pezzo sup., inf. e sulla campana, a fuoco: RCdM Iscrizione, etichetta applicata all’interno della campana (antico inv.): R. CONSERVATORIO / DI MUSICA – NAPOLI / INVENTARIO / 148 Corpo, tre pezzi di bosso (senza barilotto), ghiere in alpacca; chiavi: 13, con piattini di forma tonda. Due tasti separati per le chiavi di LA/MI, aperti i fori FA/DO Dimensioni: ingombro: 70,8; corpo: 65; bocchino: 5,8; pezzo sup.: 24,3; pezzo inf.: 22,7; campana: 11 [Repertorio Sisto 2010: 5.159]
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9. Corno naturale (“Cor solo”) Courtois frère (Parigi, attivo nella prima metà del XIX secolo) Marchio, sul bordo della campana, a incisione: COURTOIS FRÈRE RUE DU CAIRE À PARIS Iscrizione, su un lato della campana, a vernice bianca (antico inv.): 85 Campana verniciata all’interno di rosso a fregi dorati con motivi floreali; traverse di sostegno non originali Dimensioni: ingombro: 54; ø campana: 27,7 Annotazioni: esemplare appartenuto, secondo Santagata, a Giuseppe Rossini, padre del celebre Gioachino. Tale attribuzione di appartenenza favorirebbe una possibile retrodatazione del periodo di attività del costruttore Donazione Edoardo De Angelis Restauro Antonio Tosini (laboratorio di arti applicate del Museo di Capodimonte) e allievi del Master in Beni Musicali del Conservatorio – Corso di organologia, prof. Luigi Sisto – 2017. [Repertorio Sisto 2010: 5.213]
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10. Corno naturale (“Corno di invenzione”) François Riedloker (Linz 1753 - Parigi post 1836) Marchio, sul bordo della campana, a incisione: FAIT PAR RIEDLOKER RUE PORTE FOIN N. 8 A PARIS Iscrizione, su un lato della campana, a vernice bianca (antico inv.): 84 Campana verniciata all’interno di rosso a fregi dorati con motivi floreali Dimensioni: ingombro: 54; ø campana: 29,3; ø I ritorta: 15,5; ø II ritorta: 18 Donazione Ferdinando Sebastiani Restauro Antonio Tosini (laboratorio di arti applicate del Museo di Capodimonte) e allievi del Master in Beni Musicali del Conservatorio – Corso di organologia, prof. Luigi Sisto – 2017. [Repertorio Sisto 2010: 5.214]
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Figura 1: Ritratto di Giuseppe Saverio Mercadante (Altamura 1795 â&#x20AC;&#x201C; Napoli 1870). Filippo Palizzi (Vasto 1818 - Napoli 1899), olio su tela; 76 x 57 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 1.108].
78
Figura: 2. Ritratto di Salvadore Cammarano (Napoli 1801 â&#x20AC;&#x201C; 1852). Giuseppe Cammarano (Sciacca 1766 - Napoli 1850) attr., olio su tela; 66,50 x 52,50 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 1.21].
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Figura 3: Ritratto di Ferdinando Sebastiani (Capua 1803 â&#x20AC;&#x201C; Napoli 1860). Gennaro Maldarelli (Napoli 1769 ca. - 1858) firmato e datato a destra: G Maldarelli / dipinse 1836, olio su tela; 90 x 80 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 1.155]. 80
Figura 4: Ritratto di Francesco Florimo (San Giorgio Morgeto 1840 â&#x20AC;&#x201C; Napoli 1888). Alfonso Simonetti (Napoli 1840 - Castrocielo 1892), olio su tela; 64 x 48 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 1.68].
81
Figura 5: Busto di Giuseppe Saverio Mercadante (Altamura 1795 â&#x20AC;&#x201C; Napoli 1870). Tito Angelini (Napoli 1804 - 1878) firmato e datato: T. Angelini f. 1847 marmo bianco; h 66 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 2.21].
82
Figura 6: Busto di Giuseppe Saverio Mercadante (Altamura 1795 â&#x20AC;&#x201C; Napoli 1870). Ignoto scultore del XIX secolo firmato: V. M. terracotta dipinta; h 41 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 2.22].
83
Figura 7: Busto di Luigi Lablache (Napoli 1794 â&#x20AC;&#x201C; 1858). Tito Angelini (Napoli 1804 â&#x20AC;&#x201C; 1878) firmato: T. Angelini f. donazione Francesca Thalberg Lablache marmo bianco; h 92 [Repertorio Cautela-Starita 2010, n. 2.14].
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Figura 8: Ferdinando II di Borbone (Palermo 1810 â&#x20AC;&#x201C; Caserta 1859). Litografia Gatti & Dura Litografia acquerellata su carta; 42 x 32 [OA 554779].
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Figura 9: Primo Congresso Musicale Italiano, 1846. Il 15 settembre 1846 si inaugura a Napoli il Primo Congresso Musicale Italiano sotto la presidenza onoraria di Mercadante, al quale parteciparono 164 musicisti e didatti. La fotografia ritrae i partecipanti ed è accompagnata da legenda per lâ&#x20AC;&#x2122;identificazione. Fotografia [inv. 396].
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ORGANIGRAMMA DEL CONSERVATORIO DI MUSICA SAN PIETRO A MAJELLA
Presidente Direttore Vicedirettore Direttore Amm.vo
Prof. Avv. Antonio Palma M° Carmine Santaniello Prof.ssa Marta Columbro Dott.ssa Clotilde Punzo
Consiglio di Amministrazione Presidente Direttore Direttore Amm.vo Rappresentante del MUR Rappresentante dei docenti Rappresentante degli studenti
Consiglio Accademico Carmine Santaniello Vincenzo Amabile Giuseppina Ambrifi Enza Caiazzo Giuseppe Guida Patrizio Marrone Gaetano Panariello Mariano Patti Giovanna Peduto Marco Sannini Guido Varchetta Pappalardo Adrianalfonso Antonio Berardo
Prof. Avv. Antonio Palma M° Carmine Santaniello Dott.ssa Clotilde Punzo Prof.ssa Carla Ciccarelli Prof. Lucio Lo Gatto Emanuela De Rosa