Chiropratica RIVISTA PUBBLICATA A CURA DELL’ASSOCIAZIONE PRO CHIROPRATICA ITALIANA. SPEDIZIONE IN ABB. POST. GR. III PUBB. INF. 70% - € 2,50 - Novembre 2003 - NUMERO 5
NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE
Appello dei Chiropratici Prevenzione e scoliosi Sindrome del tunnel carpale Lo stretching Sonno riparatore per la schiena
Chiropratica NUOVO ORIZZONTE DELLA SALUTE EDITORE: Associazione Pro Chiropratica Italiana REDAZIONE: Ruelle Laurent Revel, 2 - 11017 MORGEX (AO) Tel. 0165.800404 - Fax 0165.801349 www.prochiropratica.com www.chiropratica.com E-mail: apci@chiropratica.com DIRETTORE RESPONSABILE: Enrica FERRI REGISTRAZIONE: presso la cancelleria del tribunale civile e penale di Aosta il 23-06-1995 PUBBLICITÀ: A.P.C.I. COMITATO DI REDAZIONE: Enrica Ferri Louise La Rue Antonio Gil Baiju Khanchandani IMPAGINAZIONE GRAFICA E STAMPA: Tipografia MARCOZ s.n.c. Piazza E. Chanoux, 1 - 11017 MORGEX (AO) Tel. e fax 0165.809640
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Riflessioni sulla Chiropratica
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Anno 2004
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Per la Chiropratica sarà la volta buona?
Appello dei Chiropratici
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E’ urgente una legge sulla Chiropratica
Prevenzione:
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la più grande virtù della Chiropratica
Sindrome del tunnel carpale L’approccio chiropratico
Influenza?
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Vi salvate così Sperando che la professione sia legalizzata
Lo stretching
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La forma e la salute
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Gli esercizi da fare prima dello sci
Sonno riparatore per la schiena! La vita è movimento
L’Editore non si assume alcuna responsabilità circa dati, opinioni o conclusioni espressi dai vari collaboratori di questa pubblicazione.
Natale - Pastello su Cartoncino 50x70 Di questo numero sono state stampate
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MAURIZIO MAGNONI vive e lavora a Cusano Milanino. “Vede, non posso pensare mille volte a quella tela, a quelle linee che per me rappresentano luce e forme vissute, senza essere felice nel sentire che sono mie, senza essere orgoglioso di averle create.” Così si esprime Maurizio Magnoni riflettendo sulla propria arte. Artista eclettico, ultimamente ha messo la sua arte al servizio della scultura modellando miniature automobilistiche di squisita fattura e pregio.
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nno 2004 Per la Chiropratica sarà la volta buona?
Louise La Rue Presidente Associazione Pro Chiropratica Italiana
“ Un nuovo anno… Un nuovo inizio… Un nuovo progetto di legge sulla chiropratica…” Sono parole che ho già scritto in occasione del Natale dell’anno 2001 e che però restano drammaticamente valide anche in occasione di questo Natale e del nuovo anno. Anzi, sono sempre più attuali e forse più sconcertanti dopo le ultime notizie che potrete leggere nell’articolo del Dottor Mazzini, segretario dell’Associazione Italiana Chiropratici. Nel 2001 scrivevo: ”…Mai in questi 28 anni il terreno è stato cosi fertile e pro-
pizio alla causa della chiropratica, al riconoscimento di questa professione, come lo è adesso: 1. un clima politico favorevole alle nuove professioni, 2. la classe medica non più monopolisticamente opposta ad ogni nuova professione, 3. una presenza forte e compatta della professione chiropratica in Italia, 4. e soprattutto, a livello europeo, un riconoscimento legale della professione che è quasi uniforme…” Ebbene, ancora oggi mi ritrovo a sperare che il prossimo anno sia la volta buona, che il governo italiano si decida finalmente ad approvare la legge che è stata promessa alla Professione Chiropratica, che la Chiropratica venga finalmente riconosciuta quale “Professione Sanitaria Primaria” perché se questo non avvenisse continuerebbe ad esistere una situazione di incertezza che non giova ne’ alla professione ne’ alla sicurezza dei pazienti. Speriamo ancora che l’anno 2004 sia l’anno buono, forti del fatto che il 2003 ha visto la legalizzazione della professione chiropratica anche in Portogallo, lasciando solamente Italia, Spagna e Grecia quali nazioni che ancora non hanno una legge precisa circa la Chiropratica. Per quanto riguarda la nostra Associazione Pro Chiropratica le cose procedono in modo positivo: • in maggio 2003 ho partecipato, quale vice presidente dell’Associazione Pro Chiropratica Europea, al Congresso europeo dei Chiropratici che si é svolto ad Heidelberg in Germania. Durante tale congresso abbiamo deciso, anche grazie al contributo economico dell’ECU (Unione Europea dei
Chiropratici) di rilanciare e migliorare il sito della Pro Chiropratica Europea (www.prochiropractic.org), che tra poco sarà anche disponibile in Italiano. • In maggio siamo stati contattati dal Governo Italiano nell’ambito delle audizioni circa il progetto di legge dell’Onorevole Lucchese sulle medicine non convenzionali e la funzione delle Associazioni dei pazienti nel diffondere le professioni e la tutela dei pazienti. • Grazie anche alla nostra rivista sono state raccolte dall’AIC oltre 18.000 firme a supporto della professione chiropratica e della legalizzazione della stessa. • Presto entrerà in funzione anche il nostro sito internet (www.prochiropratica.com) che conterrà informazioni, articoli, esercizi e potrà permettere ai pazienti di scambiarsi opinioni e idee. Come vedete, stiamo lavorando forte e tanto per la Chiropratica… Se solo il governo legalizzasse finalmente questa professione, sono sicura che la Chiropratica beneficerebbe di una espansione senza precedenti, con un conseguente aumento dello stato di benessere della salute dei cittadini italiani. L’A.P.C.I. desidera ringraziare il dottor Pellissier Eddy che, dopo otto anni di presidenza dell’Associazione Italiana Chiropratici, ha deciso di lasciare tale incarico per dedicarsi nuovamente di più alla professione privata e alla famiglia: ci ha promesso comunque che continuerà a collaborare attivamente con la nostra Associazione Pro Chiropratica e la nostra rivista. Nell’augurarvi Buone Feste e un Felice Anno Nuovo, vi lascio alla lettura di questo quinto numero di “Chiropratica, nuovo orizzonte della salute”.
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ppello dei Chiropratici E’ urgente una legge sulla Chiropratica
Antonella Franchini Giornalista
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È urgente una legge sulla chiropratica per difendere la salute dei pazienti. L’Associazione Italiana Chiropratici lancia un appello all’opinione pubblica: è urgente una legge che riconosca la chiropratica come professione sanitaria primaria (e cioè esercitata solo da chi ha una laurea in materia), che istituisca un corso di laurea specifico (così come è già avvenuto in tanti altri Paesi europei e del mondo) e che finalmente autorizzi la creazione di un albo professionale dei chiropratici. Veramente è da oltre dieci anni che l’Associazione chiede una legge ad hoc, soprattutto per la tutela dei pazienti che avrebbero così la garanzia di essere curati da professionisti davvero capaci ed esperti. Negli ultimi tempi, però, l’urgenza è diventata massima. Infatti quest’estate la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO) ha dichiarato che, vista l’attuale assenza in Italia, di leggi che mettano ordine e disciplina in materia di medicine non convenzionali, (così vengono definite da un provvedimento della Comunità Economica Europea, ottenendo un riconoscimento di efficacia alcune medicine prima erroneamente definite alternative o naturali: omeopatia, fitoterapia, agopuntura, osteopatia, omotossicologia, medicina ayurvedica, medicina antroposofica, medicina tradizionale cinese e chiropratica) gli unici abilitati ad esercitarle devono essere i medici chirurghi e odontoiatri. Questo per tutelare la salute dei pazienti. C’è da dire però, che riguardo alla chiropratica questa dichiarazione, se diventasse realtà, otterrebbe l’effetto opposto. In Italia le facoltà di medicina non prevedono la specializzazione in chiropratica. Ci sono solo alcuni corsi che, tra teoria e pratica, comprendono circa 300 ore. Decisamente troppo poche per garantire la capacità di trattare il paziente con i diversi aggiustamenti manuali di cui si avvale la chiropra-
tica per ristabilire o mantenere il benessere del paziente. C’è al contrario da sottolineare (e purtroppo ancora poche persone ne sono al corrente) che i dottori in chiropratica (italiani o stranieri) associati all’A.I.C. e che esercitano la loro professione in Italia, hanno conseguito una laurea specifica all’estero, presso le università riconosciute a livello internazionale dal Council on Chiropractic Education (CCE, Consiglio internazionale di accreditamento per l’educazione chiropratica) e a livello europeo dall’European Council on Chiropractic Education (ECCE, Consiglio europeo di accreditamento per l’educazione chiropratica), enti a loro volta riconosciuti dalla Federazione Mondiale della Chiropratica (WFC, World Federation of Chiropractic). In questo caso il corso di studi prevede cinquemila e cinquecento ore di lezioni, di cui 1800 dedicate ad esercitazioni pratiche, e in più è obbligatorio un anno di tirocinio (generalmente il quinto anno del corso di laurea) dove il giovane chiropratico, affiancato da un collega con anni di esperienza alle spalle, applica le sue conoscenze e inizia a visitare i pazienti. Inoltre, per essere abilitati all’esercizio della professione, è necessario superare uno specifico esame di stato. C’è anche da dire che il percorso formativo, gli esami e le materie di studio sono identici o molto simili in tutto il mondo, per tutti gli allievi che frequentano queste università. Insomma, c’è una bella differenza rispetto ai corsi e alla preparazione (praticamente inesistente) oggi disponibile in Italia, per chi vuole diventare un chiropratico “made in Italy”. E allora, nulla in contrario se i medici vogliono praticare la chiropratica, ma che lo facciano dopo avere conseguito una laurea idonea all’estero o in Italia nel momento in cui finalmente, in questo Paese, verrà istituito un appropriato corso di studi. Solo così si può davvero garantire la salute del paziente. Ed è proprio in quest’ottica che sono stati presentati in Parlamento diversi progetti
volta, valga la pena di fare un po' di chiarezza. Anche perché, in un recente articolo pubblicato sul Corriere Salute (19 ottobre 2003), si legge che la chiropratica è figlia del massaggio. Non è così. La chiropratica non si avvale di massaggi, ma di diversi tipi di interventi manuali, chiamati aggiustamenti (sfioramenti, pressioni più o meno decise, ma mai dolorose o traumatiche) che possono interessare, a seconda dei casi, oltre la colonna vertebrale, altre parti del corpo e che mirano a rimuovere interferenze sul sistema nervoso dovute a problemi strutturali (disallineamento delle vertebre della colonna vertebrale, traumi fisici...), oppure a problemi biochimici (scorretta alimentazione, esposizione a sostanze tossiche…) o ancora a problemi emotivi (dovuti per esempio alla morte di una persona cara, ma anche a incomprensioni sul lavoro, o con il partner o con un amico o a qualsiasi altra emozione negativa). La chiropratica, non si limita ad alleviare i sintomi, ma va alla ricerca della causa dei disturbi per eliminare i problemi. E a volte, per ottenere risultati, il chiropratico può ricorrere alla consulenza di altri specialisti, come per
esempio l’ortopedico, il dentista, il dietologo o lo psicologo. Questa disciplina scientifica si basa, infatti, sul principio che il nostro organismo è in salute quando sono in salute tre importanti componenti del nostro corpo: struttura fisica, componente biochimica e sfera emotiva. Per capire meglio la filosofia che sta dietro al lavoro del chiropratico basta pensare a questi tre aspetti, come se fossero i lati di un triangolo equilatero. Quando tutti e tre i lati sono in equilibrio il nostro organismo funziona a dovere. Ma quando, per un qualsiasi motivo, uno dei tre lati non è più allineato, la nostra salute iniziare a risentirne e, a lungo andare, anche gli altri lati e quindi le altre funzioni del nostro organismo ne possono essere influenzate negativamente. Di frequente la chiropratica (nata nel 1895 negli Stati Uniti a Davenport) viene erroneamente definita una pratica alternativa e pochi sanno che, in molti Paesi, è considerata una professione sanitaria primaria , come odontoiatria o medicina. Anzi, con 80 mila laureati in 65 Paesi è, a livello degli USA, la terza professione sanitaria per numero di laureati. Circa i suoi benefici negli Stati Uniti specifiche indagini governative
equilibrio psicologico equilibrio fisico
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equilibrio biochimico CH IM
E NT ME
di legge. Tra i più recenti vale la pena di ricordare quello del deputato Marco Zacchera, presentato in Parlamento il 29 giugno 2001 (e firmato da altri 45 onorevoli di diversi partiti, da AN alla Margherita, da Forza Italia all’Ulivo) o quello del senatore Antonio Tomassini, depositato in Senato il 12 luglio 2002. Con il suo progetto di legge Tomassini, che oltre ad essere presidente della Commissione Sanità del Senato è anche medico, dichiara ufficialmente l’efficacia della chiropratica, afferma la necessità di riconoscerla in modo ufficiale come professione medica autonoma tenendola distinta dalla medicina tradizionale e dalle altre medicine non convenzionali e ribadisce l’urgenza di una legge specifica in materia, come peraltro avviene in tutto il mondo. Ma il tempo passa e i risultati non si vedono. E così i pazienti rischiano di andare da persone non affidabili. E se in Italia si arrivasse a consentire l’esercizio della chiropratica solo ai laureati in medicina, il nostro Paese si troverebbe in contrasto con le leggi in vigore negli altri Paesi Europei e del mondo, dove la chiropratica è disciplinata da una legge ad hoc e può essere esercitata solo a condizione di avere conseguito la laurea specifica. E’ per tutte queste ragioni che l’Associazione Italiana Chiropratici ha deciso di continuare a promuovere presso l’opinione pubblica una raccolta di firme da presentare in Parlamento a sostegno di una legge in materia. Le firme si raccolgono presso gli studi dei 170 dottori in chiropratica associati all’AIC e presenti in diverse regioni italiane oppure compilando e facendo firmare il modulo che trovate nella rivista. Per trovare quello più vicino alla propria città basta telefonare al numero verde 800017806 da lunedì a venerdì dalle ore 9 alle ore 13 e dalle 14 alle 18. DEFINIZIONE DI CHIROPRATICA Sugli ambiti di azione e sul tipo di efficacia della chiropratica si fa ancora molta confusione. L'Associazione Italiana Chiropratici lo ha sottolineato più volte e ritiene che, ancora una
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ne dimostrano l'efficacia per lombalgie, mal di collo, mal di testa e colpo di frusta e spesso questa disciplina dà buoni risultati in caso di ernia del disco. Inoltre recenti studi ne provano l'efficacia in caso di asma, depressione, ansia, ipertensione, vertigini e sfatano il luogo comune che la chiropratica sia utile solo contro il mal di schiena o per risolvere i disturbi articolari. Qualcuno pensa che sia un trattamento pericoloso. E invece non si corre praticamente alcun rischio, a patto però di rivolgersi a chi possiede un’adeguata preparazione, garantita solo da un diploma conseguito dopo anni e anni di studio nei college o nelle università riconosciute ufficialmente dagli organismi internazionali preposti. Come trovare il chiropratico “doc”? In attesa di una legge italiana che, (come avviene negli Stati Uniti, in molti altri Paesi del mondo e in tutta
Europa tranne Grecia, Spagna e Italia) riconosca un albo e un corso di studi specifico, ci si può rivolgere all’Associazione Italiana Chiropratici. L’AIC, nata in Italia nel 1974, ammette come soci solo chi ha conseguito una laurea in chiropratica presso le università riconosciute dall’ICCE (International Council of Chiropractic Education che riconosce 16 colleges negli Stati Uniti, 2 in Canada, 2 in Australia, 3 in Inghilterra, 1 in Giappone, 1 in Francia, 1 in Danimarca). L’AIC agisce anche come organo di controllo sul lavoro dei soci e di tutela del paziente ed é l’unica istituzione italiana riconosciuta a livello mondiale dalla World Federation of Chiropractic, (WFC Federazione Mondiale della Chiropratica) unico ente di controllo della chiropratica riconosciuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
DIRITTI E DOVERI DEL CHIROPRATICO In tutti gli Stati dove la professione di chiropratico è riconosciuta dalla legge, questo professionista, una volta ottenuta la laurea, ha dei compiti ben precisi: • il diritto di trattare direttamente con il paziente • il diritto e il dovere di eseguire una diagnosi • il diritto di far uso della radiologia diagnostica. E’ importante ricordare che il chiropratico non fa mai ricorso a farmaci o interventi chirurgici ma che se tali soluzioni fossero necessarie, riferirà il paziente allo specialista appropriato.
ECCO COME VISITA IL CHIROPRATICO Durante la prima seduta il chiropratico esegue un’attenta anamnesi del paziente, chiedendogli notizie sulla sua salute in generale, informandosi sulle malattie avute, sugli interventi chirurgici subiti e su eventuali terapie farmacologiche in corso. Lo specialista valuta la salute del paziente anche in base all’esame di radiografie già in suo possesso o che ritiene sia necessario far eseguire riferendo il paziente allo specialista o al medico di base. Il chiropratico, a volte, può ritenere necessario l’intervento di altri specialisti, per esempio di un dietologo (se il disturbo del paziente dipende da un problema di scorretta alimentazione) o di uno psicologo (se la causa del disturbo è di origine mentale) o di un dentista (quando il malessere è originato per esempio da una malocclusione).
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Ma se non sono necessari ulteriori accertamenti e se il disturbo dipende dalla componente strutturale dell’organismo (per esempio un disallineamento di una vertebra della colonna vertebrale) il chiropratico si occuperà del ripristino della funzionalità muscoloscheletrica del paziente con appositi aggiustamenti manuali. Di solito i benefici si ottengono già dalle prime sedute, ma per consolidarli o per migliorare i risultati, spesso è necessario un certo numero di trattamenti. Molte volte il chiropratico prescrive terapie fisiche, per esempio esercizi di ginnastica e di potenziamento muscolare, e dà consigli al paziente per modificare il suo stile di vita in modo più salutare.
thumper D I S S O LV E T E N S I O N E M U S C O L A R E E S TA N C H E Z Z A • R I L A S S A E R I N V I G O R I S C E • A I U TA A L E N I R E I L M A L D I S C H I E N A E L E C E FA L E E D OV U T E A I P R O B L E M I C E RV I C A L I • PA R AG O N A B I L E A L L A S E N S A Z I O N E D I BENESSERE DI UN MASSAGGIO PROFESSIONALE
MINI PRO 2: AZIONE PERCUSSORIA PROFONDA
GLI ALTRI: AZIONE ORBITALE SUPERFICIALE
Sentirete il massaggio del Mini Pro 2 in profondità nei muscoli, non solo in superficie sulla pelle. Due sfere disegnate anatomicamente vibrano verticalmente con una escursione di 6,35 mm. Tre potenze, da 20 a 40 percussioni al secondo, producono penetranti onde di benessere per alleviare tensioni muscolari e contrazioni. Un massaggio che penetra in profondità nei tessuti… senza sforzo: il Mini Pro 2 lavora per voi. Non c’è bisogno di esercitare alcuna pressione, il solo peso dell’attrezzo è sufficiente: appoggiate il Mini Pro 2 sulle spalle per alleviare le tensioni causate dagli stress quotidiani e per i vostri piedi stanchi sistemate semplicemente il Mini Pro 2 su un cuscino sul pavimento e appoggiatevi sopra le piante dei piedi. In pochi secondi sarete stupiti e sorpresi dalla sensazione di sollievo che proverete: vi sembrerà di camminare sulle nuvole. I L M I N I P RO 2 : TA N TA P OT E N Z A I N U N P I C C O L O S T RU M E N TO
e lin 2! on RO a t P uis INI a.com q Ac o M .cojed u w il t ww CAVO D’ALIMENTAZIONE EXTRA LUNGO (3,7 M) MANICO ALLUNGATO ED ANGOLATO PER PERMETTERVI DI RAGGIUNGERE LA SCHIENA PROTEZIONE AUTOMATICA CONTRO IL SURRISCALDAMENTO TRE POTENZE DI MASSAGGIO CONTROLLATE ELETTRONICAMENTE ADATTE A TUTTI I MUSCOLI IL DESIGN SPECIALE PERMETTE DI USARE IL VIBRATORE CON UNA O DUE MANI POTENTE VIBROPERCUSSIONE (0,65 CM) LE SFERE DISEGNATE ANATOMICAMENTE “ABBRACCIANO E MASSAGGIANO” LA SCHIENA
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Distribuito da: COJEDA snc di Coralie Pellissier & C. Piazza Principe Tomaso, 2 - 11017 MORGEX (Ao) Tel. 0165.41611 - Fax 0165.801349 - www.cojeda.com
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revenzione: la più grande virtù della Chiropratica
Dr. Marco Caravaggio D.C.
Un caso di prevenzione di scoliosi di una bimba di sei anni
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Questa storia parla di una bimba di nome Anna che ha sei anni, che ho esaminato e preso in cura. Anna è una bambina molto attiva, senza apparenti problemi di salute. Suo padre aveva iniziato la cura della chiropratica con me. E’ fondamentale per ogni persona che riceve la cura della chiropratica conoscere fino in fondo cos’é la chiropratica e cosa essa può fare per migliorare la salute della persona. Così spiegai a Giuseppe (papà di Anna) quello che in chiropratica noi chiamiamo ”the chiropractic story”, cioè la storia della chiropratica. Questa spiegazione si può riassumere così: si sa che il cervello è la parte più importante del nostro corpo perché è quello che mantiene il corpo vivo ed è “il direttore d’orchestra” cioè colui che fa funzionare tutti gli altri organi fondamentali. Il midollo spinale è un’estensione del cervello che discende nel corpo attraverso la colonna vertebrale. Da ogni lato del midollo si diramano nervi che fuoriescono dai piccoli fori presenti tra le vertebre, raggiungendo tutti i tessuti, sistemi ed
organi vitali del corpo. Ben oltre 100 anni fa un uomo di nome D.D. Palmer fece una delle scoperte più importanti riguardanti la salute e la cura del corpo. Osservò che lo stress (fisico, chimico ed emozionale) può causare uno spostamento delle vertebre della colonna e far perdere la loro stabilità normale e il loro naturale movimento, mettendo in difficoltà nervi e spina dorsale, causando un’interferenza nervosa. Questa interferenza è ciò che i chiropratici chiamano “sublussazione vertebrale”. La sublussazione crea uno stato di totale disarmonia nervosa e un abbassamento della salute del corpo. Insegno ai miei pazienti che la sublussazione può causare tre diversi tipi di danni seri al nostro corpo. Primo, perché la sublussazione compromette la normale funzione della colonna, provoca una degenerazione accelerata nelle vertebre, nei dischi, nei legamenti e nel tessuto corrispondente alla colonna. In secondo luogo, poiché la sublussazione interferisce anche sui nervi spinali, tutte le cellule e gli organi controllati da tali nervi sono resi più deboli e il loro potenziale di funzionamento ne risente. Ultimo e più importante, questa interferenza sui nervi causata dalla sublussazione influisce sui messaggi (input) che ritornano dal corpo al cervello con il risultato che anche le cellule del cervello funzionano meno e non in modo ottimale. Come già abbiamo letto nel numero 3 (Marzo 2003) di questa rivista, è proprio durante il processo della nascita che spesso una persona riceve la prima sublussazione, così ogni neonato dovrebbe essere controllato per verificare se ha delle sublussazioni. Varie altre situazioni possono contribuire a creare delle sublussazioni: cadute o traumi vari, posizioni assunte quando si fa sport oppure mentre si studia per lunghe ore possono creare atteggiamenti scorretti. Inoltre c’è il nemico peggiore di tuo figlio: il famigerato “zai-
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netto”, abitualmente appoggiato solo su una spalla e che pesa quasi quanto lui. Ci sono molti altri eventi che possono causare un danno alla colonna di tuo figlio, infatti questi elencati sono solo alcuni esempi. Ogni genitore dovrebbe far controllare la colonna vertebrale del figlio da un chiropratico: una statistica del Dipartimento della salute e prevenzione americana (Occupation safety & health administration of America) dice che già all’ età di dieci anni ogni bambino ha ricevuto più di 1.500 traumi della colonna vertebrale mediante cadute varie, incidenti, posizioni scorrette ecc. Tutti questi fattori portano a potenziali sublussazioni nella colonna ed in alcuni casi portano a sviluppare la scoliosi. Così quando Giuseppe conobbe e capì di più la chiropratica ovviamente mi chiese di visitare i suoi figli anche se non avvertivano nessun problema di salute. Il controllo che viene fatto nel nostro ufficio include un minuzioso esame della postura. (vedi foto 1). Esaminando Anna abbiamo notato che la sua postura era abbastanza bilanciata, aveva solo un lieve sbilanciamento sul bacino e sulle spalle. Comunque, un esame della spina dorsale ha rivelato tre zone che avevano perso la normale posizione e movimento. Anna aveva sublussazioni nella parte superiore del collo, a metà della schiena e sull’osso sacro.
La sua spina dorsale, vista da dietro, non mostrava ancora nessun segno di scoliosi. Lo scopo fondamentale di quest’esame é quello di controllare l’equilibrio muscolare in entrambe le parti della spina dorsale e, di conseguenza, verificare se vi erano delle sublussazioni che interferivano sul sistema nervoso e sul controllo dei muscoli che mantengono la spina dorsale dritta. Oltre a toccare con la mano la tensione muscolare (palpazione), usiamo una tecnologia che nella professione della chiropratica viene chiamata “Surface Electromygraphy”. Questo strumento“non-invasivo”ci permette di misurare oggettivamente la quantità di tensione muscolare lungo entrambi i lati della spina dorsale. (vedi foto 2). La figura 1 è quasi una scannerizzazione ideale e i risultati si basano sui colori e sulla lunghezza del grafico, che si sviluppa su entrambi le parti della spina dorsale. L’esame va eseguito in piedi, così facendo i muscoli dovrebbero avere una quantità minore di tensione. Il grafico è di un mio cugino del Canada che ha iniziato questa cura di benessere da oltre tre anni dal suo chiropratico in Canada. Si può notare in questo esame che le frecce sono quasi tutte di colore verde, quindi i grafici indicano un basso
livello di tensione muscolare... (solo nella parte lombare si può notare un aumento di tensione muscolare dovuta al viaggio in aereo perché era arrivato da poco dal Canada). Adesso paragoniamo l’esame della bambina (Fig. 2). Cosa noti? E’ giusto, una situazione poco bilanciata! Si nota una grande tensione muscolare segnata dal grafico in rosso sulla sinistra della spina dorsale (freccia A) e sul lato opposto sulla parte superiore della spina dorsale (freccia B). Quello di cui dobbiamo essere consapevoli è proprio questo, la spina dorsale di Anna non presenta nessun segno di scoliosi.... non ancora. Ma cosa accadrà quando la sua spina dorsale si svilupperà con i muscoli sulla parte superiore che continuano a tirare verso destra e quelli della parte inferiore che continuano a tirare verso sinistra e nessuno che corregga le sublussazioni? Diventerà quello che in medicina viene chiamata una “scoliosi idiopatica” cioè di origine sconosciuta: a tuttoggi la maggior parte delle scoliosi vengono definite idiopatiche. Ma io mi sento di definirla solamente il risultato di sublussazioni che non sono mai state corrette e controllate.
Figura 1
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Figura 2
Così iniziammo con Anna una cura correttiva e un programma di aggiustamenti usando una tecnica della chiropratica chiamata “network spinal analysis” che è basata su dei leggeri aggiustamenti con piccole pressioni lungo la spina dorsale. Tali imput aiutano il cervello e il sistema nervoso ad avvertire la tensione muscolare ed ad iniziare quindi a correggersi da solo, abbinando movimenti muscolari e respirazione sotto il controllo subconscio del sistema nervoso. Dopo un mese di cura abbiamo fatto la rivalutazione e questo è il risultato dell’esame. (fig.3). Si può notare come la tensione muscolare è diminuita notevolmente rispetto a prima. Un acuto osservatore può notare una tensione sulla parte superiore a sinistra della spina cervicale e penserà che è un problema. ( freccia ‘A’ fig.3) Questo rappresenta la correzione del corpo per la sublussazione del collo. Puoi immaginare che i muscoli su questa parte del corpo tiravano a destra da anni. Ora invece che il sistema nervoso sta lavorando meglio grazie agli aggiustamenti, il cervello può comandare meglio i muscoli e può ridurre le sublussazioni tirando nella direzione opposta. Questa è vera pre10
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venzione! Non solo vogliamo prevenire la scoliosi ma vogliamo avere una situazione dove la scoliosi non si presenti mai. Con questa spiegazione spero che il lettore possa capire l’importanza della cura chiropratica in
questo caso, ma che la cosa si applica a tutti i bambini in generale! Nel caso di Anna siamo stati in grado di migliorare la posizione della spina dorsale e facendo ciò probabilmente abbiamo evitato lo sviluppo di una scoliosi (con tutti gli ostacoli sia fisici che sociali ai quali porterebbe). Con questa cura e il benessere datole dalla chiropratica, questa bimba ha l’opportunità di crescere ottimizzando la funzione della spina dorsale e del sistema nervoso e così potrà vivere pienamente in salute con meno stress fisico, chimico ed emozionale. Spero che questo articolo aiuti tanti genitori a capire e a comprendere che i loro figli devono ricevere tutti la cura chiropratica e non solo chi ha un po’ di “gobba” o chi è un po’ “storto”. Da oltre 100 anni la chiropratica è all’avanguardia nella rivoluzione del benessere. Ora tocca a te! Non essere l’ennesima persona che dice “meglio prevenire che curare” e poi non fa niente! La chiropratica è una parte essenziale del tuo benessere ed è un programma di prevenzione da cui sia tu che la tua famiglia potete trarre giovamento!
Figura 3
S Dr. John Williams D.C. Presidente Associazione Italiana Chiropratici
indrome del tunnel carpale L’approccio chiropratico Che cos’è la sindrome del tunnel carpale? Tradizionalmente, si riferisce ad uno stato sintomatico che include bruciore, parestesia (formicolio) alla mano o alle dita pollice, indice e medio e, in casi avanzati, gonfiore e perfino atrofia di alcuni muscoli della mano. La presenza di questi sintomi insieme porta solitamente ad una “diagnosi” di sindrome del tunnel carpale. Le cause sono attribuite a trauma, gravidanza, diabete ed obesità ed i trattamenti sono solitamente limitati all’immobilizzazione, iniezioni di cortisone o di farmaci anti-infiammatori ed infine chirurgia. Questi trattamenti sono del tutto mirati ai sintomi, senza prendere in considerazione le cause ed i rischi degli effetti collaterali, e per questo spesso sono inefficaci perfino a ridurre gli stessi sintomi.( Fig.1). Figura 1
WRIST BONES
MEDIAN NERVE TRANVERSE CARPAL LIGAMENT
CARPAL TUNNEL
Fig. 1) Il tunnel carpale è formato dal legamento carpale trasverso e dalle ossa carpali. La sindrome del tunnel carpale si verifica quando i tessuti all’interno del tunnel si gonfiano, comprimendo il nervo mediano che attraversa il tunnel. I sintomi consistono in intorpidimento, bruciore, formicolio o dolore nella zona compresa tra il pollice e l’anulare.
La chiropratica ed il tunnel carpale La chiropratica è una professione olistica che invece di trattare unicamente i sintomi, deve anche capire i problemi funzionali che possono avere un’influenza determinante sull’anatomia provocando gli 12
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stessi. Le cause delle disfunzioni si trovano nella vita quotidiana del paziente e sono collegate alle posizioni in cui lavora, dorme o rimane per troppo tempo, ai traumi piccoli e grandi, agli squilibri di tipo muscolare ed alimentare, al problema neurologico causato da alterazioni nella funzione cervicale ed insufficienza vascolare. La posizione in cui si lavora può essere decisiva in molti casi per i movimenti o le posizioni richieste e per la durata dell’attività. Per esempio, movimenti ripetitivi possono causare disfunzione ed irritazione dei muscoli della scapola, innescando delle disfunzioni ed alterazioni strutturali lungo la catena chinematica dalla spalla alla mano, producendo i sintomi del tunnel carpale. I soggetti a rischio sono molti, come per esempio operai, casalinghe, sarte, muratori ed operatori informatici, per menzionarne solo alcuni, e qui il chiropratico deve anche saper indagare per capire meglio come si potrebbero modificare i movimenti o le posizioni colpevoli. Meccanismi della sintomatologia del tunnel carpale. Quando si parla dei sintomi soprannominati, si devono capire i complessi meccanismi della catena chinematica, iniziando dalla scapola, che rappresenta la struttura chiave di tutti i movimenti della spalla e conseguentemente di tutte le altre comFigura 3
Figura 2 Processo coracoideo
Tendine del sottoscapolare
Tendine del sopraspinato
se la loro funzione viene alterata da problemi biomeccanici locali o remoti. (fig. 4) I problemi biomeccanici sono causati da disfunzioni muscolari lungo la catena chinematica, quindi è essenziale capire l’origine ed inserzioni muscolari, per poter comprendere le azioni coordinate tra di loro, cui la mancanza o alterazione significherebbero disfunzione, dolore e altri sintomi già noti.
Tendine del piccolo rotondo
Tendine del sottospinato
Muscolo sottoscapolare
Processo acromiale
Muscolo soprascapolare
ponenti muscolo-scheletriche da lì fino alla mano. Dalla scapola (fig. 2) dipendono muscoli come i bicipiti, tricipiti, deltoide, coracobrachiale, pettorale, infraspinato, supraspinato e gran dorsale che hanno una diretta influenza biomeccanica sull’omero, radio e ulna, e che così contribuiscono a creare problemi nella catena chinematica causando alterazioni strutturali anche al polso. Anatomia locale Conoscere l’anatomia locale della sindrome del tunnel carpale significa cominciare dalla scapola e procedere fino alle dita, perché a guardare solo il polso vuol dire applicare una visuale strettamente sintomatica non valutando la biomeccanica globale che determina la giusta funzione e posizione anatomica delle strutture interessate. Al livello osseo, dobbiamo considerare la scapola, la clavicola, l’omero, il radio, l’ulna, otto ossa carpali, cinque metacarpi e 14 falangi (fig. 3). Ancora più importante è conoscere le articolazioni tra loro, come l’acromio-clavicolare, scapolo-omero, omero-ulnare, radio-ulnare, sterno-clavicolare, e le multiple articolazioni carpali e carpofalangee, tutte in grado di produrre i sintomi che riguardano tale sindrome,
La Diagnosi Chiropratica Questa valutazione è il momento più importante nell’affrontare qualsiasi problema di salute, e per la sindrome del tunnel carpale lo è ancora di più, visto la complessità del problema. La denominazione stessa è ingannevole perché una “sindrome” significa sola-
Muscolo del sottospinato
C H I R O P R A T I C A
I L A
S I N T O M I P O S S O N O I N G A N N A R E V E R A C A U S A È S P E S S O N A S C O S T A
S I N C E
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mente una serie di sintomi che quando si presentano insieme prendono quel termine medico. Il problema, però, non viene quasi MAI da quella zona anatomica, dove passano i tendini dei muscoli flessori delle dita, che è rinchiusa dal legamento carpale traverso, né da una vaga “infiammazione della guaina tendinea”, ma è il risultato di una serie di disfunzioni biomeccaniche che come minimo coinvolgono la spalla, il gomito, e tutti i muscoli della catena chinematica che hanno un’influenza sulla scapola, omero, radio, ulna e le articolazioni carpali, metacarpali e falangiali. Non basta constatare il dolore, gonfiore e altri sintomi, ma bisogna ricercare e correggere le disfunzioni che li producono. Il chiropratico comincia le sue indagini spesso con un’analisi della deambulazione in modo di accertarsi che non ci sono disfunzioni altrove che potrebbero contribuire al problema. Per esempio, una disfunzione a livello sacro-iliaco causerebbe la spalla a lavorare in modo anomalo con la possibilità di alterare la normale biomeccanica del braccio (il muscolo gran dorsale ha la sua origine lungo il
rachide lombare e la cresta dell’ileo e la sua inserzione proprio sull’omero). Accertato che non esistono problemi remoti, si procede ad esaminare la mobilità delle articolazioni dalla spalla in giù, aggiustando eventuali disfunzioni o ipomobilità articolari, ed infine ogni muscolo della catena chinematica dell’arto superiore è esaminato individualmente, per capire il suo livello di funzione e la sua integrazione coi sinergisti ed antagonisti.
sono i veri problemi da correggere. Il legamento che da stabilità al passaggio dei tendini non è la causa, quindi perché eliminarlo? L’intervento chiropratico, invece, non è invasivo e ha lo scopo di correggere le disfunzioni locali e remote con metodi conservativi come aggiustamento articolare chiropratico, trattamenti per migliorare la circolazione intramuscolare, ed esercizio per riportare un equilibrio muscolare generale.
Il Trattamento I trattamenti comunemente praticati sono i FANS (farmaci antinfiammatori non-steroidi), il cortisone e la chirurgia. Tutti i trattamenti sopraelencati sono mirati alla sintomatologia, lasciando inalterate le cause. I FANS e il cortisone hanno lo scopo di eliminare l’infiammazione, ma sono molto limitati nell’efficacia e durata perché le disfunzioni locali e remote persistono ed è noto che i FANS accelerano la degenerazione della cartilagine articolare creando problemi permanenti. La chirurgia agisce tagliando il legamento carpo traverso con lo scopo di allargare il tunnel carpale, lasciando sempre le cause locali e remote che
Prevenzione La prevenzione consiste prima nel capire quali sono i movimenti ripetitivi o le posizioni da cambiare. Il chiropratico può aiutare ad individuarli e suggerire movimenti alternativi che non creano nuovi problemi. Una vita sedentaria deve essere modificata in maniera da mantenere un buon tono muscolare facendo attività ginnica con attenzione ed in modo bilanciato per ottenere il giusto equilibrio e rapporto muscolare. E dal momento che prevenire è meglio che guarire vi regalo alcuni esercizi che possono sia prevenire che aiutarvi se siete afflitti dalla sindrome del tunnel carpale.
Figura 4
Le 6 componenti dell’articolazione della spalla: 1- L’articolazione glenoomerale 2 - Lo spazio sopraomerale 3 - Tendine del bicipite e la sua guaina 4 - Relazione toracoscapolare 5 - Articolazione acromioclavicolare 6 - L’articolazione sternoclavicolare 14
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Allungamenti del collo in piedi Trovate una posizione eretta confortevole con le braccia allungate contro i fianchi del collo. Piegate dolcemente la testa su di un fianco, senza girarla o ruotarla. Mantenere 10 - 20 secondi provando una sensazione di stiramento confortevole sul fianco opposto a quello in cui state piegando la testa. Prestate attenzione a non fare alzare la spalla o contrarre i muscoli delle spalle o scapole. Ripetere 2 - 3 volte per lato, senza raggiungere la soglia del dolore.
Deltoide posteriore, muscoli della scapola Allungate un braccio davanti a voi, poi portatelo in fronte al petto aiutandovi con l’altra mano appoggiata sul dietro del gomito. Lasciate che il braccio si allunghi e lasciate scivolare la scapola in avanti. Mantenere 20 - 30 secondi, ripetere 2 - 3 volte con ogni braccio.
Tricipiti Piegate il braccio destro verso l’alto e portate la mano dietro il collo. Piazzate la mano sinistra sul gomito e dolcemente spingete la mano destra in giù lungo il collo e la scapola. Il braccio destro deve essere mantenuto vicino all’orecchio. Dovreste sentire lo stiramento nella parte posteriore del braccio destro. Mantenere 20 - 30 secondi, ripetere 2 - 3 volte con ogni braccio.
Flessori del polso (gomito del golfista) Alzate il braccio teso davanti a voi con il palmo della mano faccia in giù. Usando la mano opposta, piegate la mano verso il basso fino ad avere le dita puntate verso il soffitto. Dovreste avvertire uno stiramento confortevole nei muscoli tra dita, polso e gomito nella parte inferiore del braccio. Mantenere 20 - 30 secondi, ripetere 2 - 3 volte con ogni braccio.
Estensori del polso (gomito del tennista) Alzate il braccio teso davanti a voi con il palmo della mano faccia in giù. Usando la mano opposta, piegate la mano verso il basso fino ad avere le dita puntate verso il pavimento. Dovreste avvertire uno stiramento confortevole nei muscoli tra polso e gomito nella parte superiore del braccio. Mantenere 20 - 30 secondi, ripetere 2 - 3 volte con ogni braccio.
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I Dr. Alfio Caronti D.C.
Sappiamo tutti che cos’è l’influenza e come prevenirla: dobbiamo coprirci bene e non prendere colpi d’aria. Quello che forse non sappiamo è il ruolo importante giocato dal corretto rapporto tra umidità e temperatura. La prima barriera contro agenti aerei esterni, virus, batteri e impurità è allestita nel nostro organismo nella gola e nel naso. In queste aree e in poco spazio è predisposto un complesso sistema di purificazione, riscaldamento e umidificazione dell’aria che respiriamo, per adeguarla alle nostre esigenze vitali, con il minore stress possibile. 16
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nfluenza? Vi salvate così Naso e bocca Naso e bocca si dividono questo difficile compito di condizionamento dell’aria che respiriamo. Nei pochi istanti che l’aria trascorre tra i turbinati del naso e nel cavo orale, essa viene filtrata, umidificata e analizzata da particolari recettori nervosi, con il compito di sentinella, contenuti nel tessuto mucoso che riveste la cavità orale e il naso in particolare. L’importante è che nell’intervallo tra un atto respiratorio e l’altro (5 secondi circa in condizioni normali) l’aria subisca un condizionamento tale da non risultare nociva. Già nella trachea e in condizioni ideali l’aria che respiriamo raggiunge un’umidità intorno all’80% e un innalzamento della temperatura vicino a quella corporea. Qualsiasi condizione di umidità e di temperatura diverse costa un enorme stress al nostro organismo. Quando le caratteristiche dell’aria che respiriamo sono ben lontane dalla normalità, la mucosa che ricopre il cavo orale perde la sua efficacia filtrante e monitorante e quindi un adulto a riposo, a ogni atto respiratorio, ingerisce mezzo litro di aria non purificata. Gli agenti patogeni, sempre presenti nell’aria in grande numero, oltre a particelle di pulviscolo, superano le barriere difensive e invadono copiose il nostro organismo. Ci sono serie probabilità di ammalarci se siamo individui con un sistema immunitario debole (bambini e anziani in prima fila). Il riscaldamento Un particolare meccanismo deve essere portato alla nostra attenzione per meglio capire come ci mettiamo nelle condizioni di soccombere alle malattie virali e quindi all’influenza. Con i primi freddi noi accendiamo il riscaldamento: quando all’esterno la temperatura scende intorno allo zero, noi in casa abbiamo sempre una temperatura superiore, che fisseremo per comodità a 20°C.
La saturazione dell’aria è regolata da leggi fisiche. Essa è maggiore con l’aumento della temperatura e l’abbassamento della pressione atmosferica. Durante l’inverno, se la temperatura è bassa e non piove, le molecole d’aria, al pari di una mongolfiera, potranno trasportare carichi di umidità relativa del 40-60%. Molecole d’aria, a 5°C e con una percentuale di umidità relativa del 40-60% sono ideali. Proviamo a vedere che cosa succede alla nostra particella d’aria quando entra nei nostri appartamenti riscaldati. Passando da +5°C a +20°C, la molecola d’aria subisce una forte dilatazione (il pallone della mongolfiera si gonfia), ma, non trovando fonti umide disponibili, questo riscaldamento determina un brutale abbassamento del tasso di umidità. Umidità In teoria, se prima l’umidità era del 50%, ora può scendere a valori ben sotto il 20. L’aria è più calda, ma poco umida. Poca umidità inaridisce le sentinelle delle vie respiratorie e le rende inefficaci contro batteri e virus. Le probabilità che, a ogni atto respiratorio, maggiori quantità di agenti nocivi possano raggiungere indisturbati il nostro organismo, crescono a dismisura. Ora possiamo ammalarci. Il primo meccanismo di difesa che l’organismo predisporrà, ma ormai a malattia in corso, sarà quello di farci gocciolare il naso, riumidificando il cavo orale e facendoci starnutire per liberarci dagli ormai troppo numerosi aggressori. Come prevenire E’ importante misurare con un igrometro (apparecchio disponibile anche a costi modici) il tasso di umidità dell’aria che respiriamo. Non basta misurare la temperatura. Valori di umidità sotto il 40% sono a rischio. Bisogna allora predisporre l’umidificazione degli ambienti in cui soggiorniamo. L’efficacia dei contenitori d’acqua
appesi al calorifero è ben poca cosa, perchè la superficie evaporante è irrisoria. Le camere da letto, nelle quali pernottiamo per molte ore senza ricambio d’aria, dovrebbero essere poco riscaldate. Esistono in commercio umidificatori che possono fare al caso nostro. Quando uscite dalla piscina fermatevi 3 minuti nell’Atrio Un altro grosso problema è rappresentato dal microclima che noi creiamo per vivere al caldo, quando la stagione è fredda. Bisogna limitare al massimo le differenze di temperatura superiori ai 20°C e povere di umidità, non possiamo di colpo respirare aria con temperature di poco superiori allo zero gradi: dobbiamo dare qualche minuto di tempo all’organismo per riorganizzarsi. Prima di uscire da una piscina, dove avete portato i vostri figli per le lezioni di nuoto, restate qualche minuto in
un locale a temperatura e umidità intermedie. Nessun passaggio repentino, da un microclima estivo a uno invernale e viceversa, è salutare, specie se compiuto molte volte al giorno. La capacità di adattamento a situazioni difficili e le risposte a sollecitazioni stressanti saranno comunque migliori in quelle persone che, per condizione genetica, stile di vita, età, possono avere qualche vantaggio, ma il principio che esponiamo vale per tutti. In particolare vi sarà possibile prevedere con anticipo quali saranno i periodi più a rischio. Come? Nelle giornate con forte vento di tramontana, la temperatura si abbasserà di molto. Già all’aperto, quindi, la nostra particella d’aria sarà povera del suo carico di umidità. Quando poi entrerà in casa e verrà riscaldata a 20°C, l’umidità risultante sarà bassa, troppo bassa per essere fisiologicamente respirabile.
INVERNO ESTERNO
Quando ancora le case non avevano i termosifoni, durante l’inverno, l’unico locale riscaldato era la cucina. Immancabile una stufa, con un un serbatoio di acqua calda sempre a temperatura di ebollizione, che manteneva un corretto rapporto tra temperatura e umidità. Ora, nei locali riscaldati da termosifoni o pannelli radianti, il tasso di umidità che si raggiunge è spesso insufficiente a garantire una corretta funzione del nostro apparato respiratorio. Riassumendo: attenti al giusto grado di umidità, che deve risultare non inferiore al 40% e non superiore al 60%, se vogliamo riprodurre condizioni vivibili e scongiurare il nemico numero uno di questi giorni: l’influenza.
INVERNO +5°C
Molecola d'aria con 40% - 60% umidità
40%
IL SEGRETO? UMIDITÀ 40-60%
+20°C
INTERNO
Molecola d'aria con umidità ridotta al 20%
50% 20% 60% A causa dell'innalzamento della temperatura da +5° a +20° e in assenza di fonti umide
CONDIZIONI IDEALI
CONDIZIONI A RISCHIO
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R
iflessioni sulla Chiropratica Sperando che la professione sia legalizzata
Dr. Manuel Mazzini D.C., C.C.S.P. Segretario Associazione Italiana Chiropratici
Cari amici, mai come di questi tempi mi sono soffermato a pensare a quanto avesse ragione mio nonno che, dall’alto della sua saggezza condita di proverbi contadini, mi spiegava che “la difficoltà aguzza l’ingegno”, che soprattutto nelle difficoltà “l’unione fa la forza”e che “non tutto il male vien per nuocere”. 18
Chiropratica
Siamo tutti stati scossi dai fatti accaduti di recente, in particolare dagli abusi che alcuni nostri colleghi hanno dovuto sopportare conseguenti alla perquisizione e alla chiusura dei propri studi da parte dei NAS (corpo speciale dei carabinieri), con l’accusa di “abuso della professione medica”. Non è la prima volta che ci accusano di agire come medici e nel passato in Italia abbiamo sempre dimostrato di voler fare i chiropratici e di non voler operare come medici né di volerli sostituire, utilizzando comunque strumenti e terminologie comuni a qualsiasi professione sanitaria, come ci è stato insegnato durante i lunghi e duri anni di università. Ricordo che i chiropratici dell’Associazione Italiana Chiropratici si sono laureati dopo un minimo di cinque anni di università di chiropratica all’estero (prevalentemente Nord America e Inghilterra) e tengo a precisare che, nei paesi dove la chiropratica è riconosciuta, il chiropratico ha diritto/dovere di effettuare diagnosi e prognosi, può fare, leggere e refertare le radiografie di ogni paziente e può suggerire qualsiasi aiuto che ritenga opportuno per ogni singolo caso, come ad esempio cambi nello stile di vita o modifiche della dieta. Purtroppo oggigiorno in Italia non esiste una legge sulla chiropratica nonostante l’AIC abbia sostenuto da anni molte proposte di legge avanzate da parlamentari di differenti partiti politici. Di questa situazione hanno approfittato molti ciarlatani che hanno usato il nome della chiropratica senza averne il titolo, creando ulteriore confusione nel pubblico. L’impedirci di praticare la professione che amiamo, l’impedirci di provare le soddisfazioni che ricaviamo dai ringraziamenti delle persone che aiutiamo, è una sensazione di puro disagio, è come toglierci l’aria che respiriamo. Dopo una fase di stallo causato dalla sorpresa e dall’incredulità di ciò che stava acca-
dendo ci siamo mossi come A.I.C. creando un team di consulenza legale altamente preparato a disposizione di tutti i soci e stiamo organizzando una strategia di difesa con l’obiettivo di essere finalmente riconosciuti come “professione sanitaria primaria”. Tutto questo “trambusto” mi ha fatto riflettere su quanto contasse veramente la chiropratica per me e cosa fossi disposto a fare per difendere la mia professione. Non voglio nascondermi cambiando nome o modo di lavorare, vorrei poter essere riconosciuto per quello che ho studiato e per il ruolo di professionista che svolgo nella mia città per i miei concittadini tra i quali vi sono moltissimi amici e familiari. Non voglio che la mia professione cada in mano a persone non all’altezza e venga per questo considerata inutile per la società e di conseguenza fatta scomparire. Sono disposto ad andare fino in fondo facendomi forza del supporto che ho ricevuto dai miei cari, dai miei colleghi e dai miei pazienti. I chiropratici dell’AIC, nell’ultima riunione tenutasi a Bologna in autunno, hanno specificato che la chiropratica è una professione sanitaria primaria che ha come scopo quello di aiutare a migliorare la salute di ogni essere umano con metodologie naturali e senza l’ausilio di farmaci. Le tecniche adottate da ogni singolo chiropratico possono essere differenti ma l’obiettivo rimane identico: rimuovere le cause che hanno portato il paziente a soffrire dei sintomi presenti permettendo al corpo di guarire prima e di essere in buona salute in seguito. Di conseguenza la missione dei chiropratici è quella di migliorare il benessere della società in cui operano. Alla luce di questi fatti chiedo l’aiuto di tutti per promuovere la legge sulla Chiropratica, perché la Chiropratica e i Chiropratici seri continuino ad esistere per servire chi ne ha bisogno o semplicemente ne tragga piacere dall’essere trattato.
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L N Dr. Eddy Pellissier D.C., C.C.S.P.
o stretching Nello sport lo stretching assume un’importanza fondamentale perché è proprio grazie a questo particolare sistema d’allungamento che l’atleta raggiungerà la sua flessibilità muscolare ottimale. Lo stretching non è però solo indirizzato agli atleti, anzi, spesso e volentieri, sono proprio le persone cosiddette normali che ne ottengono i benefici più evidenti. Origini dello stretching La parola “stretching” è un termine che proviene dall’inglese “to stretch” che in italiano significa allungamento. È una tecnica che permette, attraverso l’esecuzione d’esercizi di stiramento, semplici o complessi, di mantenere il corpo in un buono stato di forma e principalmente consiste nell’allungamento muscolare e nella mobilizzazione delle articolazioni. Lo stretching è arrivato in Europa ed in Italia dagli Stati Uniti vari decenni fa, sulla scia della ginnastica aerobica e della cultura del tempo libero e della cura del corpo. Le origini, per quanto riguarda l’Italia, sono legate al libro
scritto da Bob Anderson che è considerato come la Bibbia dello stretching. La maggior parte dei libri scritti dopo si rifanno e attingono a piene mani da quel libro. Gli esercizi di stretching sollecitano, oltre alle fibre muscolari, il tessuto connettivo (tendini, fasce ecc.) presente nella struttura contrattile. Tale tessuto è estensibile (può essere allungato), ma se non è regolarmente sollecitato con l’esercizio fisico, in breve tempo perde questa caratteristica essenziale. Quando si parla di stretching non si parla solo di muscoli ma dobbiamo anche parlare di mobilità articolare: la capacità di compiere movimenti ampi ed al massimo della estensione fisiologica consentita dalle articolazioni. Questa capacità varia in funzione : • dalla struttura ossea dell’articolazione; • dalle sue componenti anatomiche e funzionali (grado di elasticità dei legamenti, tendini e muscoli); • dalla temperatura dell’ambiente; • dal livello di riscaldamento del corpo. I vari tipi di stretching Non esiste una sola forma di stretching, e negli ultimi tempi, con il proliferare delle attività e tecniche che hanno riempito le nostre palestre e piscine (basti pensare allo spinning, all’ acquagym, al pumping, all’aerobica, ecc.) anche lo stretching si evolve e cambia. Quello più conosciuto rimane, come già detto, quello fatto conoscere da Bob Anderson anche perché è probabilmente il più facile da eseguire e quello più raccomandato dai terapisti. Qui di seguito presentiamo una breve panoramica dei vari tipi. Stretching balistico È il primo tipo di allungamento conosciuto (quello che la generazione dei
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muscoli e tendini. Il muscolo agonista contraendosi rapidamente tende ad allungare il muscolo antagonista (il muscolo che in questo esercizio vogliamo allungare): si effettuano, quindi, movimenti a
40-50enni ha frequentato a scuola, …il “se non fa male non funziona” tipo!) e in genere non è utilizzato nei centri sportivi, palestre, club perché è pericoloso in quanto fa attivare nel muscolo il riflesso di stiramento (riflesso incondizionato che ordina al muscolo di reagire ad una tensione brusca con una rapida contrazione, con elevato rischio di trauma muscolare). È un sistema di stretching vecchio e ormai accantonato per la sua pericolosità. Il metodo è molto semplice: si arriva in posizione di allungamento e poi si inizia a molleggiare.
ne. Queste posizioni devono essere raggiunte lentamente in modo da non stimolare nei muscoli antagonisti il riflesso da stiramento. Raggiunta la posizione di massimo stiramento comoda, tale posizione va mantenuta per un tempo da 15 a 30 secondi ed è importante non superare la soglia del dolore. "rimbalzo" con una certa rapidità. La tecnica consiste nello slanciare in modo controllato le gambe o le braccia, in una determinata direzione, senza molleggiare, rimbalzare o dondolare.
Stretching statico attivo Gli esercizi di stretching statico attivo consistono in esercizi eseguiti con ampiezza di movimento e
Stretching statico È il sistema di stretching più conosciuto, quello fatto conoscere da
Stretching dinamico Questo sistema è consigliato in programmi sportivi in cui sono previsti movimenti ad elevata velocità, poiché agisce sull'elasticità di
Bob Anderson. Questo sistema di stretching, con le sue posizioni e il suo modo di respirare, prende spunto dallo yoga e fonda la sua pratica in esercizi di stiramento muscolare allo scopo di mantenere il corpo in un buono stato di forma fisica. Si raggiunge l’allungamento muscolare tramite posizioni di massima flessione, estensione o torsio-
sostenendo l’arto o il segmento corporeo contraendo isometricamente i muscoli agonisti. P.N.F. Deriva dalle parole inglesi “Proprioceptive Neuromuscolar Facilitation” che in italiano significa “facilitazione propriocettiva neuromuscolare”. Questo sistema di stretching è diviso in quattro tempi:
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muscolo in un’eccessiva tensione è probabile che la respirazione diventi affannosa o difficoltosa, in questo caso è importante diminuire la tensione finché la respirazione non diventerà naturale. La concentrazione deve essere sia sulla respirazione, sia sull’esercizio che si sta attuando. Stretching per chi? Come abbiamo visto esistono vari tipi di stretching e generalmente tale attività viene praticata da tre categorie di persone: gli sportivi, le persone che necessitano cure riabilitative e le persone “normali” che vogliono riconquistare una forma perduta da vari anni. Generalmente i chiropratici lavorano con le ultime due categorie a meno di essere, come nel mio caso, anche specializzati in chiropratica sportiva. Una serie di esercizi appropriati è fondamentale, in alcuni casi, nel coadiuvare la terapia “aggiustativa” che il chiropratico mette in atto con il paziente e permetterà sia di mantenere l’effetto degli “aggiustamenti” che di velocizzare il tempo della risoluzione del problema.
1. Andare in posizione di massimo allungamento in 6/8 secondi. 2. Mantenere la posizione da 10 a 30 secondi. 3. Ritornare alla posizione iniziale in 6/8 secondi.
1. Si raggiunge il massimo allungamento del muscolo in modo graduale e lento. 2. Si esegue una contrazione isometrica per circa 15/20 secondi (sempre in posizione di massimo allungamento). 3. Rilassamento per circa cinque secondi. 4. Si allunga nuovamente il muscolo (contratto precedentemente) per almeno 30 secondi. L’intero procedimento è da ripetere per due volte. Questo tipo di stretching, viene usato molto nella terapia di riabilitazione. 22
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Respirazione È importante ricordare che qualsiasi sistema di stretching si stia attuando, la respirazione deve essere normale e tranquilla. Non bisogna mai trattenere il respiro durante un esercizio di allungamento. Lo scopo di una corretta respirazione è importante perché una buona ossigenazione attenua lo stato di tensione dell’atleta fino a portarlo ad uno stato di equilibrio delle sue funzioni fisiologiche e quindi anche del tono muscolare. La posizione deve permettere una corretta respirazione. Se la posizione mantiene il
Benefici È utile indicare i benefici che lo stretching porta sia a livello di prestazione sportiva sia sull'efficienza fisica di tutti i giorni in modo da invogliare i lettori a cominciare in modo indolore e semplice a rimettersi in forma e migliorare il proprio benessere fisico Benefici sul sistema muscolare e tendineo: • Aumenta la flessibilità e l’elasticità dei muscoli e dei tendini. • Migliora la capacità di movimento. • In alcuni casi diminuisce la sensazione di fatica. • Può prevenire traumi muscolari ed articolari. Benefici sulle articolazioni: • Attenua le malattie degenerative. • Stimola la "lubrificazione" articolare.
• Mantiene "giovani" le articolazioni, rallentando la calcificazione del tessuto connettivo. Benefici sul sistema cardiocircolatorio e respiratorio: • Diminuisce la pressione arteriosa. • Favorisce la circolazione. • Migliora la respirazione. • Aumenta la capacità polmonare. Benefici sul sistema nervoso: • Sviluppa la consapevolezza di sé. • Riduce lo stress fisico. • Favorisce la coordinazione dei movimenti. • È rilassante e calmante.
Tratto da
“LA VITA CHE STRESS”
Il grande libro di Calvin & Hobbes di Bill Watterson (Edizioni COMIX)
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ASSOCIAZIONE PRO CHIROPRATICA ITALIANA Ruelle Laurent Revel, 2 - 11017 MORGEX (Aosta) - Tel. 0165.800404 - Fax 0165.801349 www.prochiropratica.com - apci@chiropratica.com I sottoscritti, pazienti, amici e sostenitori della Chiropratica, convinti che la Chiropratica sia una valida alternativa per il mantenimento della nostra salute, convinti che la Chiropratica abbia bisogno di una legge chiara e precisa che tuteli la salute e la sicurezza dei cittadini dagli abusi dei ciarlatani, convinti che solo i Chiropratici in possesso di regolare laurea di Dottore in Chiropratica debbano avere il diritto di esercitare la Chiropratica, convinti del fondamentale diritto di poter liberamente scegliere il metodo di cura della salute, CHIEDONO al Parlamento Italiano di legiferare in questa direzione portando chiarezza sulla figura del Dottore in Chiropratica recependo il disegno di legge 1131 proposto dall’Onorevole Zacchera e appoggiato dall’Associazione Italiana Chiropratici. Cognome
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ASSOCIAZIONE ITALIANA CHIROPRATICI
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a forma e la salute Gli esercizi da fare prima dello sci Andare a sciare senza essere preparati, anche per coloro che possiedono una tecnica adeguata può essere pericoloso e rappresentare uno di quei rischi che possono essere evitati facilmente. Lo sforzo di andare a sciare dopo vari mesi di inattività, la voglia di strafare, (in fin dei conti il biglietto costa caro, dura tutto il giorno e bisogna sfruttarlo), possono essere causa di seri incidenti sciistici che possono compromettere una stagione di divertimento sulla neve. Parlando con cognizione di causa, sia come chiropratico (vedo il risultato di questi comportamenti dopo il fatto) sia come maestro di sci (li vedo verificarsi sulla neve) posso garantirvi che prima di affrontare le prime discese invernali sarebbe opportuno dedicare un po’ di tempo alla preparazione fisica. Gli esercizi riportati in queste pagine sono da eseguire con costanza e regolarità e dovrebbero essere cominciati circa un mese prima dell’inizio dell’attività sciistica ed essere eseguiti per un minimo di tre volte alla settimana. La serie di esercizi proposti dovrebbe
essere intesa sia come ”stretching” (allungamenti), per migliorare la flessibilità dei muscoli e la mobilità delle articolazioni, sia come potenziamento muscolare. Le posizioni devono essere raggiunte in circa 5/6 secondi e devono essere mantenute circa 30 secondi tenendo conto che l’importante è fermarsi prima di sentire male. Bisogna saper riconoscere la soglia individuale del dolore e sapersi arrestare appena prima di causare danni; con il tempo e le ripetizioni aumenteremo la nostra forma e miglioreremo la condizione fisica. Se gli esercizi producono fastidi o disagio, è possibile che non siano eseguiti correttamente. A tal proposito ho chiesto il parere di due esperti. “Sono convinto che desiderio d’emulazione e partenze senza allenamento siano tra i peggiori nemici dello sciatore dilettante.”, dice il dottor Daniele Bertamini, chiropratico a Genova, che regala ai vacanzieri il test delle scale. ''Un sistema di autovalutazione per capire se cuore e muscoli sono pronti alla fatica sulle piste''. Mano al cronometro, occorre fare 5 piani di scale in salita e discesa al massimo in 3 minuti. Dopo, se si è sopravvissuti, scherza il dottor Bertamini, si deve verificare che, entro un minuto e mezzo, i battiti cardiaci siano al di sotto dei 90 al minuto. ''In caso positivo vuol dire che si è in condizione fisica adeguata, per cui si può andare a sciare ma senza esagerare; per le persone allenate, infatti, il recupero deve essere molto più rapido. Chi invece, dopo lo sforzo, ha il volto arrossato, tossisce e non rientra nel limite sopra indicato dopo un minuto e mezzo, dovrà essere molto prudente. “Per affrontare le piste sono necessarie, - ci spiega Bertamini, - una preparazione generale cardiocircolatoria e una muscolare specifica. “Servono almeno 4 settimane di allenamento mirato sui gruppi muscolari degli arti inferiori cioè glutei e quadricipiti''. Un allenamen-
to che si può fare in palestra, ma anche da soli. ''Per chi vuole allenarsi da solo consiglio la corsa: 30 minuti al giorno con controllo delle pulsazioni. Devono essere massimo 160170 al minuto, altrimenti meglio rallentare. Questo attiva il processo di capillarizzazione: nei distretti muscolari interessati si aprono vie che portano ossigeno ai muscoli e li fanno lavorare meglio''. E non basta. Alla corsa bisogna abbinare scale a piedi e piegamenti sulle gambe. ''Almeno 5 piani fatti in 3 serie, con recuperi: una a passo svelto, una di corsa e l'ultima a due gradini per volta''. Prima di iniziare a sciare, poi, è bene ricordare di riscaldare i muscoli e indossare sempre indumenti traspiranti: meglio il cotone termico della lana suggerisce il chiropratico – infatti fratture, contratture, stiramenti, sono sempre in agguato per gli sciatori improvvisati soprattutto con la muscolatura fredda. ''Tra Natale e Capodanno si verifica il maggior numero di infortuni sugli sci, un 'picco' che a febbraio porta tra il 40 e 55% degli appassionati non agonisti ad aver bisogno di cure riabilitative post-traumatiche. In pratica quasi uno sciatore su due è vittima di lesioni concentrate su ginocchia e caviglie''. Parola di Patrizia Zara, laureata in educazione motoria, maestra di snowboard e direttrice tecnica di una
palestra di Aosta che, in occasione delle prime settimane bianche dell'anno, invita gli amanti dello sci alla prudenza. ''Troppi si lanciano in pista senza un'adeguata preparazione muscolare. Così si moltiplicano i rischi per ossa e legamenti''. Un vero problema, se si pensa che il 70% degli sciatori italiani è composto da dilettanti, che indossano sci e scarponi al massimo tre mesi l'anno e spesso solo per la fatidica settimana bianca. “Da tre o quattro anni, aggiunge inoltre Patrizia - c'è stato un aumento dei traumi distorsivi dovuti in parte al nuovo materiale tecnico. L'attrezzatura è superiore ma meno protettiva rispetto a quella di una volta e senza allenamento si moltiplicano i rischi''. E a rimetterci non sono solo gambe e caviglie, ma anche le spalle. ''Sci da gara e scarponi leggeri non sono adatti a tutti avverte l'esperta - e a farsi male sono proprio gli sciatori che scelgono materiale d'avanguardia senza il supporto di un allenamento adeguato. Inoltre, dobbiamo tenere conto che
nello snowboard, nuova disciplina delle nevi, sono proprio più a rischio le spalle e le braccia essendo entrambi i piedi attaccati alla stessa tavola.”. Secondo la specialista, i più a rischio sono i “cittadini” che si limitano ad allacciare gli scarponi una settimana l'anno, magari proprio quella tra Natale e Capodanno. In questo periodo, poi si mangia e si beve di più e i riflessi sono rallentati e si moltiplicano gli scontri sulle piste, le cadute e gli scivoloni''. Per andare sul sicuro, concordano Bertamini e Zara, occorre un allenamento mirato, possibilmente 2 a 3 volte a settimana, da iniziare almeno 2 mesi prima di partire. Insomma, chi inizia adesso in dicembre sarà pronto per febbraio ed eviterà di far parte dell'esercito di infortunati che ogni stagione arruola uno sciatore su due. Spero che con questi pochi consigli e movimenti siate in grado di divertirvi tutto l’inverno; preparatevi perfettamente, allenatevi sulla neve e sarete sicuramente in grado di lottare per la vittoria sia siate agonisti
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TRONCO
SCHIENA e ADDOMINALI
Flessioni dorsali Addominali
Allungamento schiena
Flessioni anche
Flessioni
Mobilizzazione anche Bicicletta
Rafforzamento schiena Addominali
Flessioni braccia Flessioni gambe piegate
Flessioni gambe stese
GAMBE
ALLUNGAMENTI
Piccoli balzi
Allungamento coscia Balzi laterali
Allungamento quadricipiti
Allungamento glutei Mobilizzazione collo Balzi con rotazione anche Allungamento adduttori
Saltelli
Piegamenti
Allungamento spalle
Stiramenti gambe
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Allungamento quadricipiti
S C Marcello Nicolai Collaboratore interno
Questo è anche vero per le nostre 26 vertebre, attaccate tra loro da strutture elastiche, i dischi intervertebrali. Un’esperienza molto semplice dimostra l’importanza della posizione allungata durante il sonno. Prima di andare a dormire mettetevi contro il muro. Posate un libro sopra la vostra testa perpendicolare al muro. Con una matita segnate la vostra altezza. Ricominciate l’operazione l’indomani mattina al risveglio. Vedrete che durante la notte probabilmente la vostra altezza sarà aumentata di circa due cm. I dischi intervertebrali hanno ritrovato l’elasticità che avevano perso durante il corso della giornata a causa della pressione continua esercitata dalla posizione eretta e dalla forza di gravità. Se non avessimo questa possibilità di recuperare durante il sonno, la colonna vertebrale si ossificherebbe e s’irrigidirebbe. Accordiamole dunque quotidianamente otto buone ore di recupero e di rilassamento durante il sonno!!! Un sonno rilassante e riparatore esige un letto che non deve essere troppo duro, che si adatti alle pressioni del corpo e che favorisca una posizione confortevole.
onno riparatore per la schiena! La vita è movimento Ma il letto non deve essere neppure troppo molle, perché deve opporre una certa resistenza permettendo al corpo di restare rilassato quando si muove durante il sonno. Il compito non è semplice: il buon letto sposa la forma del corpo, le posizioni della persona, che sia sdraiato sulla schiena o sul fianco. La maggior parte della gente cambia posizione parecchie volte durante il corso della notte, si girano e si rigirano continuamente. Il materasso ed il cuscino devono sostenere i lombi e la testa in modo tale che la colonna vertebrale sia diritta in posizione laterale in modo da mantenere le sue curvature originali. La parte superiore del materasso dovrebbe essere morbida, elastica e soffice; il centro invece ed i lati dovrebbero sostenere il corpo grazie agli elementi articolati che si adattano alle differenti pressioni che esercita ogni minima parte del nostro corpo. Un letto troppo duro esercita una pressione che irrigidisce i muscoli; questo obbliga la persona a cambiare posizione troppo sovente, agitandosi continuamente ricercando la posizione ideale. Non c’è da stupirsi se alla mattina ci si sveglia poco riposati. Esiste un sistema speciale sviluppato all’origine per lottare contro le piaghe da decubito dei pazienti ricoverati in ospedale: il materasso ad acqua! Il suo principale vantaggio è di adattarsi perfettamente alle forme del corpo. Il peso è ripartito su di una più grande superficie e non si formano punti di pressione eccessivi. Il modo di dormire è molto diverso da un materasso ad acqua rispetto ad un
materasso normale. Inoltre esistono nuovi materassi fabbricati con schiume a memoria lenta che si modellano con il calore del corpo. Se soffrite di dolori alla schiena chiedete al vostro chiropratico se uno di questi materassi può esservi utile. Il letto deve essere caldo e secco. Il materasso deve assorbire la traspirazione, fare circolare l’aria ed essere ben aerato. Si consiglia agli allergici una copertura anti acari. Senza un buon ERRATO
ERRATO
cuscino, il miglior materasso non è perfetto. Con un buon cuscino il collo e la nuca sono nella posizione più prossima alla posizione eretta. Un materasso è un acquisto per una vita sana, ma non è un acquisto per la vita: secondo i fabbricanti, la durata è garantita dai tre ai cinque anni, anche se normalmente durano più a lungo. Alla soglia della decina d’anni il momento è giunto, sarebbe opportuno cambiarlo! Ad ogni modo qualunque sia il tipo di materasso scelto, la decisione finale va presa solo ed esclusivamente dopo che ci si è sdraiati… e dormire. Non un quarto d’ora in un magazzino tra i rumori ma bensì una serie di notti a casa. Le ditte serie offrono questo tipo di servizio.
CORRETTO
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COME DORMIRE Per una persona in buona salute che non ha dolori, ci sono più posizioni confortevoli e quindi corrette per dormire. Al contrario la persona che soffre di dolori dell’apparato locomotore e che passa la notte a cercare una buona posizione trae solo vantaggi nell’andare a consultare un chiropratico; sarà lui a dargli dei consigli e a mostrargli la postura ottimale. Sul lato: Buona posizione se il materasso si adatta al corpo. E’ il compito di un prodotto di nuova tecnologia! Pensate, in effetti, alle differenze di forme che esistono tra uomini e donne…testa, nuca, spalle, bacino, anche e gambe ecc… La colonna vertebrale deve essere dritta lateralmente in tutta la sua lunghezza. I cuscini tra le ginocchia sono degli elementi preziosi: scaricano l’articolazione della anche in modo da evitare la rotazione del bacino e
dunque una torsione della colonna vertebrale. I cuscini ad acqua e i cuscini di gomma piuma si adattano alla forma del corpo costituendo un buon appoggio per la testa e per la nuca. La posizione fetale risponde al fabbisogno delle vertebre: impedisce al bacino di ruotare in avanti e mette la colonna vertebrale in estensione. Da esperienze condotte è stato dimostrato che il lato sinistro è più adatto alle persone che soffrono di dolori allo stomaco. D’altro canto per una colonna vertebrale in buona stato il lato su cui si giace non ha importanza. Sulla schiena: Niente si oppone al fatto di dormire sulla schiena se le normali curvature sono ben rispettate. Alcuni dormono semi seduti a causa del mal di stomaco o di problemi cardiaci. Questa posizione è meno opportuna per la colonna vertebrale che non può rilassarsi altrettanto
bene e oltretutto questa posizione non permette di girarsi sui fianchi. Sulla pancia: Quello che è vero per i neonati è ugualmente valido per gli adulti: non si dorme sulla pancia. Perché? La respirazione addominale è bloccata, il volume respiratorio si trova dunque ridotto di metà. Siccome la testa è girata di lato, la colonna vertebrale è girata, ciò che favorisce i problemi alle spalle e alla nuca. La tensione muscolare si riduce durante il sonno e la colonna vertebrale si rilassa nella zona lombare. Esistono dei cuscini speciali per aiutare quelli che dormono sulla pancia a cambiare la loro posizione abituale. E per ciò che riguarda i piccoli riposi sul divano davanti alla TV? Altrettanto riparatori come il programma che ne ha creato la sonnolenza…. Il mio consiglio: spegnere la televisione ed andare a dormire a letto!
IL DECALOGO DEL DOLCE DORMIRE È un pregiudizio pensare che esista un numero giusto d’ore di sonno per notte: ciò dipende da numerosi fattori personali e varia con l'età e le situazioni della vita. Ecco una breve guida al sonno sperando che riusciate ad abbandonarvi e cadere nelle braccia di Morfeo senza problemi. • Non sforzatevi di addormentarvi. Più cercherete di farlo, più avrete gli occhi sbarrati, più vi sentirete ben svegli, inadeguati e incapaci di riposare. Se proprio siete disposti al sacrificio... sforzatevi di non sforzarvi di dormire. • Cercate di alzarvi tutte le mattine alla stessa ora, indipendentemente dalle ore di sonno dormite. Se la vostra efficienza durante il giorno risulta diminuita, lo sarà solo di poco e se la notte precedente avrete dormito poco, sarà più facile addormentarvi quella seguente. Se vi alzerete più tardi o cercherete di recuperare al pomeriggio, instaurerete solo un circolo vizioso negativo. • Non andate a letto immediatamente dopo cena anche se vi sentite "abbioccati". Probabilmente vi addormentereste in fretta, ma altrettanto rapidamente vi svegliereste durante la notte con difficoltà a riprendere sonno. Ricordate anche che un bicchierino di un superalcolico in più a fine pasto produce un effetto analogo. • Andate a letto quando avete veramente sonno, non soltanto perché è l'ora giusta
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• Se, quando siete a letto, il sonno tarda a venire, non state lì a rigirarvi e a rimuginare, ma piuttosto alzatevi, leggete qualcosa che v’interessa od occupatevi in qualche attività. • Rinunciate al sonnellino pomeridiano o, se proprio non potete farne a meno, ricordatevi di sottrarre tale tempo da quello del sonno notturno, che necessariamente sarà più breve. • Non preoccupatevi troppo al pensiero che forse stanotte dormirete poco e domani avrete una giornata impegnativa. Le vostre energie psicofisiche non dipenderanno più di tanto dalle ore di sonno, mentre il fatto di pensare: "domani non sarà in forma perché non ho dormito a sufficienza" rischia di divenire una nefasta profezia che si autodetermina. • Se avete l'abitudine di leggere a letto, continuate a farlo, finché non ce la farete più a resistere al sonno. Apprendete una buona tecnica di rilassamento. Questo non solo vi aiuterà a dormire meglio, ma anche a gestire più positivamente le vostre energie psicofisiche durante la giornata, ad essere più lucidi ed efficienti. • Ricordatevi che il dormire, come tutti i comportamenti, è soggetto alle abitudini. Quindi rispettate i vostri orari consueti: alterarli drasticamente deve costituire solo un evento eccezionale.
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Disponibile anche nella versione da viaggio: ridotte le dimensioni ma uguali i risultati.
Posizione laterale con un guanciale comune. Questa posizione esercita una torsione sulla colonna cervicale.
LI G U R ER SY BO ST R EM Dis To IS - p rin TE Ge on o RIA no ibi Cu ne CU - te M va le: o N l. O - t 0 -t E e el O 11. ND l. 0 . 0 D 54 O 1 0. 17 IE 3 1. TA 504 VER 530 69 D 92 38 31 E
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