Ricomincio

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Salvatore Borrelli

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Salvatore Borrelli

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Stampa Arti Grafiche Iiriti Š 2010 Copyright Iiriti Editore Via del Torrione, 31 89125 Reggio Calabria Tel. 0965.811278 www.iiritieditore.com ISBN 978-88-6494-023-6


Alla mia Musa ispiratrice



Indice

Sinossi . .....................................................................................pag. 9 Prefazione .............................................................................. » 15 di Luigi Gueli

Introduzione ........................................................................ » 19 di Antonino Monorchio

Capitolo I Due generi, due cervelli............................................. » 27 Capitolo II Bibbia e Darwin: la vita umana connaturata nel corredo genetico ................. » 41 Capitolo III L’uomo e la donna........................................................... » 49 Capitolo IV Parlare della coppia, capire la famiglia e la società. ............................ » 63 Capitolo V Strumenti per una “magnifica” relazione di coppia.......................................................... » 75 7


Capitolo VI Donna e uomo rimuginano.................................... » 83 Capitolo VII Conoscere per capire..................................................... » 91 Capitolo VIII Siamo il nostro cervello.......................................... » 101 Capitolo IX Ricomincio............................................................................. » 111 Capitolo X Rapporto di coppia: “magnifica” esistenza............................................... » 117 Postfazione.......................................................................... » 127 di Giovanni Nucera

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Sinossi

In un precedente testo, ho utilizzato la tecnica della narrazione fantastica per imputare la fallacia dell’uomo a un danno genetico imposto da un comando divino. In Ricomincio, affronto la questione che riguarda le differenze cerebrali - organiche e psichiche - che distinguono il genere maschile e femminile. Il lavoro prende spunto dallo studio pubblicato a febbraio del 1995 dalla rivista Nature in cui due scienziati americani dell’Università di Yale sostengono che dal punto di vista neurologico i centri nervosi degli emisferi cerebrali dell’uomo sono separati, mentre nella donna sono uniti. Una caratteristica organica che, come svilupperò nel testo, porta a stabilire una superiorità del genere femminile.

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Prontamente, il pensiero corre all’antropologia “duale” di Edith Stein, che sostiene l’esistenza di due specie: specie virile, specie muliebre. Maschile e femminile. La donna e l’uomo condividono l’uguaglianza in quanto esseri umani. Entrambi, però, sono differenti perchè il loro corpo è strutturato in modo diverso, così alcune funzioni fisiologiche particolari. Dal punto di vista teologico, la Stein sostiene che “tutta la vita del corpo è diversa perché il rapporto dell’anima con il corpo è differente.” Le considerazioni sviluppate su questo tema nascono da un’analisi personale che prende le mosse da osservazioni scientifiche ma viene esposta in stile discorsivo e con diversi esempi. Mentre “l’istinto” fa sì che il maschio e la femmina si attraggano, la psiche, invece, fa in modo che il loro essere e agire siano espressione di una diversa attività cerebrale, azioni neurochimiche affascinanti e natura-

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li che scongiurano l’estinzione della specie. Un’armonia composta da istinto, attrazione, neurochimica, ragione e affetto per appartenersi il più a lungo possibile come coppia. Le osservazioni proposte sono il punto di vista privilegiato di un uomo che è sposo, padre e medico; lo scopo è aiutare non solo i giovani che si apprestano a vivere l’esperienza di coppia a riconoscere le cause che possono determinare il reciproco allontanamento, ma anche le coppie costituite, le famiglie e, di conseguenza, facilitare la convivenza civile tra individui. Sono giunto alla conclusione che molte coppie arrivano alla separazione perché ignorano le naturali diversità di genere. Biologicamente, il maschio ha circa cinquanta geni in meno rispetto alla femmina; ha i due emisferi cerebrali separati, i centri nervosi (che caratterizzano quello che noi siamo) non sono uniti tra loro, come invece è nella donna. Questo comporta (per sua

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natura e non per scelta) il non riuscire a fare più cose contemporaneamente, a non ricordare con facilità; al contrario, la donna il più delle volte non riesce a dimenticare. Lui è pragmatico, lei trascendente. Sono distinti anche nella virilità: quella maschile, somatica; la femminile, spirituale. Il maschio, anche sforzandosi, non riesce a cogliere i particolari; la donna, invece, in un attimo ne memorizza un ampio numero. Dati oggettivi che, interpretati senza conoscenza, fanno scattare in ognuno forme di allontanamento e incomprensioni. L’esistenza di due tipi di violenza - quella maschile, con percosse e maltrattamenti fisici (virilità somatica), quella femminile, col disprezzo, l’inganno e il linguaggio provocatorio (virilità spirituale) -, porta a riflettere su chi sia la “parte debole” della coppia. Ognuno è responsabile delle conseguenze provocate dalla propria virilità. Queste due categorie - la virilità somatica e la spirituale

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relativamente al genere maschile e femminile -, non differiscono nel risultato finale: sono entrambe responsabili di violenza e provocano nell’altro ferite profonde. Un dato statistico è inconfutabile: più del 90% delle coppie è malata e un’elevata percentuale si separa nei primi cinque anni di vita coniugale, portandosi dietro disagi che difficilmente si superano. Ricomincio è uno strumento per la mediazione familiare, la riconciliazione e la concordia generale. Anche l’ambiente di lavoro, di studio o di svago, in cui quotidianamente possiamo ritrovarci, potrà trovare utili spunti e quindi fruire di benefici sicuri da quanto si andrà a dire. Lo scopo ambizioso del testo è fornire le conoscenze che possano favorire il dialogo e le soluzioni per la mediazione offerta dal vaccino delle quattro C: Conoscere per Capire, Correggere per Crescere, l’antidoto per una vera Rivelazione del Terzo Millennio, che

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intende mettere ordine tra la concezione “androcentrica” e quella “ginocentrica”, tutta da scoprire. La riflessione spazia su più fronti: da una parte si mettono in luce gli aspetti che creano l’unione all’interno della coppia, dall’altra s’individuano nuovi strumenti per comprendere le diversità che geneticamente esistono, per aiutare la coppia a trovare la strada che conduca a una felice convivenza. Le ricadute benefiche di ciò, si estendono anche in ambito giudiziario, “liberando” i tribunali da un eccessivo carico di lavoro prodotto sia da cause per contenzioso che dalle pressanti richieste di separazioni e divorzi.

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PREFAZIONE

Il saggio realizzato da Salvatore Borrelli dal titolo emblematico Ricomincio affronta l’eterno e mai risolto problema della coppia e quindi della famiglia, attualizzandola ai tempi odierni, inquadrandola in particolare dal punto di vista “cerebrale” umano. L’autore affronta quindi il tema delle stesse motivazioni che costituiscono le fondamenta della sofferenza della convivenza in generale nell’attuale momento storico. E “scopre”… la superiorità genetica della donna, derivante appunto dalla differenza cerebrale della stessa rispetto all’uomo, e ciò in quanto la donna esercita il suo ruolo predominante all’interno delle mura domestiche: “in casa si respira l’umore della mamma” e “in casa si fa quello che decide la donna”. Il saggio va poi segnalato soprattutto

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come contributo a quanto attiene all’eterno problema della coppia all’interno della famiglia, che torna a costituire il nucleo fondante della nostra società – ammesso che l’abbia mai perduto – nucleo che torna sotto i riflettori della politica e che rimane al centro della visione della Chiesa. Ma il nodo centrale è l’adeguamento di tale nucleo nell’attuale momento storico. Borrelli, che è anche medico di base, riscopre tale problematica affrontandola anche dal punto di vista della sua professione, e rivela quindi, da questa particolare prospettiva, la superiorità della donna. Ma quale la soluzione prospettata per rendere più agevole questa difficile comprensione tra uomo e donna all’interno della coppia? “Parola” nel senso di comunicazione verbale e “dialogo” costituiscono le coordinate indispensabili della soluzione intravista, per evitare di giungere innanzi a Tribunali sempre più intasati da “ coppie che scoppiano”, con

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evidenti gravi ricadute psicologiche non solo personali ma anche sulla famiglia coinvolta, e per non cedere innanzi alle incomprensioni che nascono in tutti i rapporti di coppia. E in tali rapporti “il più bravo è uno solamente, chi ha sbagliato di meno”, il che costituisce un assioma valido per tutte le attività umane, non solo all’interno di una coppia, sempre più spesso dimenticato. Ricomincio – e il titolo è, come detto, emblematico – si contraddistingue per una scrittura scorrevole e accessibile a tutti e dovrebbe piacere soprattutto alle donne, poste al centro di questa difficile convivenza, logorata anche da elementi esterni alla stessa. E dovrebbe servire a sensibilizzare il personale che opera sul campo per l’aiuto e l’assistenza alla famiglia. Luigi Gueli Presidente della Corte d’Appello di Reggio Calabria

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INTRODUZIONE

“Chi è l’uomo perché te ne ricordi ed il figlio dell’uomo perché te ne curi? Lo hai fatto poco meno di un angelo, di gloria e di onore lo hai coronato.” (Salmo 8,5-6) Perciò Salvatore Borrelli comincia da se stesso. Come un appartenente alla specie uomo, al genere maschile, che, per amare ha bisogno di conoscere se stesso. Non vuole essere un angelo né recitare questo ruolo. Per poterlo fare - ciò vale per tutti gli uomini maschi - ha necessità di incontrare e condividere la vita nello specchio della donna, la propria consorte, femmina dell’uomo. In un “per sempre” attraverso la mediazione reciproca. La mediazione dell’altro. Che è poi il “per sempre” dell’amore a cui tutti aspiriamo e di cui tutti hanno paura. Quale paura?

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Quella di vedersi così come si è, fino a che non intervenga la morte che pone limite alla ricerca di ogni temuta verità. Perché, molto umanamente, “l’amore è dare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole”. Così Jacques Lacan. Perciò i coniugi, in particolare, senza saperlo si difendono e si offendono: l’uno ha paura dell’altro. Ma il problema di Salvatore Borrelli, medico di base, è quello dell’armonia della coppia nell’amore. Non gli è certamente estraneo il passo paolino che recita: “Chi ama la propria moglie ama se stesso”. (Ef. 5,33) Tuttavia - ma non in chiave di assolutizzazione inconciliabile, portiamo con noi ed in noi l’umana natura, il nostro patrimonio genetico – dice Borrelli – c’è l’invito evangelico ad amare i propri nemici. Ad amare la moglie e, reciprocamente, ad amare il marito.

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Affiora a questo punto il conflitto, secondo me tanto più presente, acuto e violento quanto più i coniugi sono differenziati. Il matrimonio è il luogo elettivo dello scontro fra conviventi. Ma quanto più i conviventi sono differenziati tanto più sono intelligenti, narcisisti, competitivi e reciprocamente ostili. La convivenza, anche se difficile, ci riporta al cuore, anzi a tutto il corpo. Non solo al cervello, preso in considerazione privilegiata da Salvatore Borrelli. Basti pensare non al fatto che l’uomo ha un corpo, ma piuttosto che l’uomo è il suo corpo. E se il dialogo è uno scambio di verità condivise, e perciò scambio benevolo fra uguali, il corpo, nella condizione coniugale, è strumento privilegiato dello scambio ineffabile di ciò che, con termine abusato, chiamiamo amore. Il dialogo in ogni convivenza ha inizio con

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la fruizione e il congiungimento dei corpi dei contraenti il rapporto. Solo in seguito diventerà o potrà diventare “dia-logos” in senso più strettamente etimologico. Non è certamente l’ostilità della discussione competitiva e senza sbocco. Ora, per giungere ad una condizione sempre più elevata di buona convivenza, è necessario che i contraenti mettano da parte le iniziali tendenze idealizzatorie dell’innamoramento, non tanto con tolleranza ottimistica, che è attesa di un meglio dato per sicuro, ma con pazienza, che è fornita dalla speranza, e accettino di soffrire. E ciò vuol dire affrontare e subire insieme il disagio dell’incombente presenza del tempo. Poiché ciò che serve è conoscersi ed avere ciascuno meno paura di sè, vale la pena entrare nell’opacità luttuosa di una perdita che è, per entrambi, anticipazione di un

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salutare e salvifico apprendimento. Una necessaria e benefica dolenzìa psichica che favorisce la sostituzione della pervasiva ostilità con l’amore che vuole godere della condizione di piena libertà del dono. Ossia, paradossalmente, di un vero dono, non dono senza reciprocità e pertanto esente da rassicurazioni. Ciascuno vicino a se stesso nell’armonia di una convivenza nella continua e creativa novità. Non, dunque, un amore curvo, “amor curvus”, come i medievali definivano l’odio, ma il dismettere l’abito di ogni comportamento difensivo. Non più risentimento, rabbia cronica permeata di narcisismo traboccante, ma un benevolo e affettuoso incontro con l’altro. Dove, in particolare e in maniera elettiva? Nell’ambito delle differenze, il luogo dell’alterità “sempre nuova”, come dice Jacques Prévert in una bella poesia dedicata all’amore.

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Infatti, nessuno può amare un altro se continuamente non lo rinnova e lo ricrea. Se lui o lei stessa non si rinnova e si ricrea. Se Dio è per antonomasia creativo, anche l’uomo, il maschio dell’uomo, e la sua donna, sua consorte, devono esserlo. Devono imparare a giocare perché il gioco libera dal risentimento e introduce nella pienezza liberante della novità. Tutto ciò per una conoscenza sempre più profonda “come in uno specchio”, anche se imperfettamente. Nel tempo non più subìto ma vissuto come gioia. Complimenti dunque a Salvatore Borrelli che ha intrapreso la via della fatica letteraria per dire a se stesso, e per estensione a tutti noi, di avere il coraggio di ricevere e dare amore. Anche se, tornando alla molto realistica e tuttavia colpevolizzante definizione di Jacques Lacan, “ l’amore è dare quello che non si ha a qualcuno che non lo vuole”.

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Ma ci consola il fatto che Dio, l’Onnipotente, “ha rinchiuso tutti nella disobbedienza per usare a tutti misericordia�. (Rm 11,32) Con tanto affetto a Salvatore Borrelli Prof. Antonino Monorchio Psichiatra

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capitolo I

Due generi, due cervelli La diversa anatomia cranio-cerebrale nei due sessi determina comportamenti propri delle rispettive differenze. La difformitĂ della costituzione psico-somatica è frutto della combinazione dei geni, testimoni del percorso storico dell’individuo. I dati scientifici oggi in nostro possesso, rivelano che i centri nervosi dei due emisferi cerebrali del maschio sono anatomicamente separati, ognuno con compiti e funzioni distinti, come ricetrasmittenti non collegate tra loro da ponti radio. Dal punto di vista anatomico, i centri nervosi degli emisferi cerebrali della donna comunicano tra loro, determinano uno scambio di energia e il simultaneo impiego di piĂš

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centri nervosi, come ricetrasmittenti dotate di ponti radio comunicanti. Il genere femminile ha una fisicità e una natura comportamentale proprie, che non corrispondono minimamente a quelle del maschio, e i due emisferi cerebrali, quindi, “lavorano” avvalendosi di propri centri nervosi: comunicanti tra loro nella femmina, autonomi nel maschio. La realtà cerebrale dei due sessi è il primo dato oggettivo da cui non si può prescindere: l’uomo e la donna hanno due cervelli diversi per natura! Una realtà cruda e semplice, da sempre fonte di problemi. Recentemente sono stati pubblicati degli studi che rilevano l’importanza della risonanza magnetica applicata all’attività cerebrale allo scopo di evidenziare le funzioni dei centri nervosi in presenza di stimoli. Sorprendentemente, l’attività cerebrale risulta diversa nei due generi.

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La femmina non penserà, ragionerà e si comporterà mai come un maschio, e viceversa: una realtà cerebrale e neurormonale che non vuole essere certamente discriminatoria, una tra le tante prerogative trasmesse di generazione in generazione attribuibile all’imperfezione dell’umanità. Per questa sua prerogativa, la donna surclassa l’uomo in tutto, nel bene e nel male. Anche quando vive uno stato d’ansia, d’inquietudine, per sua natura cerebrale esprime i suoi sentimenti con durezza e può anche ferire profondamente: la superiorità, anche nella negatività, è rappresentata fisiologicamente. Anche nel tradimento la donna fornisce prova della sua “superiorità”, perché quando tradisce, lo fa con tutti i sensi. Il maschio e la femmina, quindi, naturalmente rappresentano e vivono un conflitto intrinseco, amplificato dalle scarse conoscenze delle proprie diversità cerebrali. Due entità che, lasciate al loro normale e fisiologico

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destino, non possono che scontrarsi per soccombere. L’esperienza insegna che la conoscenza dei difetti e dei pregi dei due elementi della coppia è proporzionata al tempo che trascorrono insieme. Partendo da questa affermazione, appare ancora più evidente quanto importante sia avere cognizione delle differenze tra il cervello del maschio e quello della femmina, affinché ci sia una sorta di compensazione nella diversità. Il principio dei vasi comunicanti aiuta a chiarire meglio il concetto. Il reciproco flusso di esperienze vissute all’interno della coppia, garantisce un buon livello di ascolto e un costante equilibrio: solamente quando conosce le proprie differenze, la coppia può crescere in modo costruttivo. Gli individui che fanno coppia possono essere paragonati a due ingranaggi che, se ben assemblati, danno un elevato rendimento con un minimo sforzo e dispendio di energia. Le

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coppie chiave-serratura, cinghia-puleggia, asse-ruota, corda-carrucola, sono un chiaro esempio di tale dinamismo, che nella convivenza è quanto mai vitale ottimizzare. La qualità della convivenza familiare, indispensabile per un’armonia sociale, va sostenuta con ogni mezzo. Per questo, conoscere le differenze di genere aiuta a crescere con gli altri. Come si è detto, dal punto di vista neurologico i centri nervosi dei due emisferi cerebrali sono separati nel maschio, comunicanti nella femmina e il “cervello maschile” non può agire come il “cervello femminile”. Questa differente natura è data dal numero di geni presenti nella coppia cromosomica sessuale del maschio, che risulta essere inferiore rispetto a quella della femmina. Durante un incontro con docenti e studenti di una scuola media statale, è stato presentato il contenuto di questo saggio. L’argomento ha suscitato notevole interesse e si è parla-

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to delle differenze somatiche e psichiche nei due sessi, dell’esistenza delle due “virilità”: quella somatica, preponderante nel maschio; quella spirituale, preminente della femmina, concetti cui sono stati attribuiti peculiarità e responsabilità di ruolo. In quella sede, ho voluto precisare che, di norma, la violenza esercitata dal maschio vede l’uso della sua maggiore virilità somatica, quella verso cui è maggiormente portato, mentre la violenza esercitata dalla femmina sta nell’utilizzo della sua maggiore virilità spirituale (disprezzo, inganno, gesti e linguaggio provocatori). I due elementi della coppia, ognuno per la propria parte, sono responsabili delle conseguenze procurate dal cattivo uso della loro innata, diversa virilità. L’opinione pubblica, la legge e il vissuto quotidiano mettono talvolta in risalto quella che definisco concezione androcentrica della società: una sorta di primato negativo attribuito al genere maschile per via della sua

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forza virile, che sottintende aggressività e violenza. Questa indiscutibile oggettività ha però tenuto ben celata la realtà ginocentrica, anch’essa detentrice di violenza per la sua virilità spirituale. La discussione sul tema dell’incontro ha evidenziato l’importanza di portare alla luce entrambe le realtà (andro e ginocentrica) e le loro implicite conseguenze. Gli interventi in aula da parte degli studenti hanno confermato l’interesse per questo tema e il beneficio che si potrebbe produrre nell’ambito familiare se fosse accolto senza pregiudizio. Al termine dell’incontro, i giovani partecipanti sono stati nominati “Ambasciatori della concordia familiare”, ponendo al centro della loro mission le quattro colonne poste alla base del vivere civile: famiglia, cultura, politica e attività lavorative. La virilità “spirituale” di cui è maggiormente dotata la donna, certamente ha portato cambiamenti nella vita sociale dei Paesi liberi

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e democratici. La donna, come vedremo dettagliatamente più avanti, è incline a prendersi cura dell’intero nucleo familiare e, quindi, a considerare “gestibili” non solamente i propri figli, ma anche e soprattutto il partner. Quando però non riesce nei suoi buoni propositi, si determina l’oggettivo fallimento che mette a dura prova il reciproco desiderio. Mi corre l’obbligo di segnalare a questo proposito il numero sempre crescente di donne alla ricerca di uomini più giovani, come per dare continuità alla sua innata predisposizione all’accudimento e, quindi, alla sua virilità spirituale. Nella condizione cosiddetta “normale”, vale a dire in una coppia formata dalla donna più giovane dell’uomo, qualsiasi trasgressione è considerata un insulto. Nel caso inverso, quando la “compagna madre” è più grande del maschio, a concedere molto di più è proprio lei, che giustifica e lascia correre con crescente disponibilità.

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L’inganno, una qualità della virilità spirituale femminile, si esprime maggiormente nelle difficoltà. Quando il rapporto è logorato, quando i sentimenti e le aspettative della donna non coincidono con il vissuto, la bugia e l’imbroglio sono l’arma vincente di cui dispone la femmina. La sua specifica superiorità le permette di gestire l’inganno come meglio crede nei confronti del maschio, inconsapevole del raggiro. Quante volte è capitato di sentire scuse banali ma perfettamente plausibili che modificano il vero significato delle parole, riescono ad estorcere segreti più reconditi, a mascherare realtà altrimenti inconfutabili. Il mio ricordo corre ad una mia assistita che con sarcasmo mi confidava quei piccoli ma significativi inganni inflitti al marito che “non capiva niente”: per non andare dalla suocera, che abitava lontano, adduceva il valido motivo di salvaguardare i figli da viaggi faticosi e permanenze non prive di difficoltà.

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Il più bravo è sempre quello che sbaglia di meno. Per taluni è superfluo ricordare che in ogni ambiente, sia esso domestico, culturale, politico, professionale, chiunque può essere soggetto a sbagliare, non esiste quella perfezione che rende anche uno solo incapace di mancare in qualcosa. Forte di questo assioma, per un buon rapporto di coppia è opportuno che le virilità somatica e spirituale - siano reciprocamente tenute sotto controllo. Io maschio, forte della virilità somatica, ricomincio da me, a conoscere e capire le devastanti conseguenze e le ferite provocate dalla violenza fisica. Io femmina, forte della virilità spirituale, ricomincio da me, a conoscere e capire le devastanti conseguenze e le ferite provocate dal disprezzo, come da parole e gesti castranti, demolitivi, provocatori. Un passo in questo senso avvia i membri

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della coppia sulla strada della concordia, della conoscenza reciproca e quindi della crescita. Quante volte mi sono stati confidati errori commessi in campo sessuale solo perché si ignoravano reciprocamente le naturali differenze fisiche. La corporeità maschile (virilità somatica) in campo sessuale, è rappresentata dall’erezione, uno stato fisico, concreto e visibile che può trovare epilogo con l’oggettiva emissione del seme (orgasmo eiaculazione). Questa realtà è evidente alla partner e non lascia spazio a dubbi o fraintendimenti, perchè dell’orgasmo ne condivide tutte le fasi. Al contrario, l’incorporeità femminile (virilità spirituale) in campo sessuale, non è altrettanto evidente: anch’essa nasce dall’eccitazione e termina con l’orgasmo, ma non è visibile come l’erezione e l’eiaculazione. Possiamo chiederci: chi è il più bravo in campo sessuale? La risposta anche qui è la stessa: quello

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che sbaglia di meno, in altre parole chi manifesta all’altro la propria natura, le emozioni, le modificazioni fisiche del proprio corpo. La donna deve imparare ad accompagnare l’uomo nel mondo del piacere femminile, partecipandogli la sua emotività cerebrale e le spasmodiche contrazioni del suo orgasmo, deve saper trasmettere al partner strumenti idonei per fronteggiare, con teneri e accorti gesti, gli esiti del rapporto intimo. Quando il vuoto del silenzio accompagna i momenti del rapporto sessuale, si cominciano a provocare piccole lacerazioni che col tempo generano malintesi. Nei miei incontri con i pazienti emerge spesso una costante dalla componente femminile, e riguarda lo “sfinimento” del maschio dopo l’amplesso, un fenomeno alcune volte descritto come ridicolo, altre con profonda sofferenza. La spossatezza maschile del dopo non è altro che una naturale conseguenza della sua

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anatomica realtà cerebrale: i centri nervosi isolati tra loro non permettono un’azione concomitante. La mancata capacità di mettere in funzione più centri nervosi cerebrali (ricetrasmittenti non comunicanti tra loro), il più delle volte porta la donna a considerare il partner come egoista. Quando la donna attribuisce il distacco del partner ad altri motivi, utilizza l’espressione “pensa solamente a sé”, che nasce dalla sensazione negativa del ricordo sessuale. «Così come pensando solamente a se stesso si abbandona dopo il rapporto sessuale, continua a pensare a se stesso quando non “capisce” che deve aiutarmi».

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La convivenza, il matrimonio, possono essere vissuti come un ordigno pronto a esplodere in qualsiasi momento, oppure come una rivelazione, comunque un’esperienza deflagrante. Solamente la valutazione soggettiva e serena di ognuno potrà produrre nuove prospettive alla convivenza. Sono gli eventi del vivere quotidiano che colorano o sbiadiscono il vissuto, lo rendono profumato o fetido, esaltante o piatto, piacevole o fastidioso. In questo breve saggio - inteso come un viatico per la coppia da consultare nei momenti critici - sono esposti criteri semplici ma fondamentali per una buona convivenza, che potrebbero costituire il fulcro intorno a cui incentrare valutazioni e comportamenti per tentare di afferrare quella felicità che ci appare sempre più lontana. E la regola delle quattro “C” cui si fa riferimento - conoscere per capire, correggere per crescere - è la strada per una vera Rivelazione del Terzo Millennio, che intende mettere ordine tra la concezione “androcentrica” e quella “ginocentrica,” tutta da scoprire e valutare. Il mio intento è dare un contributo alla causa ponendo sul tavolo alcune domande e riflessioni, perché la coppia e la famiglia non hanno in sé basi solide che aiutino a superare le insidie che nascono nella convivenza. Perché i due generi, femminile e maschile, sono in un perenne naturale conflitto? Perché il dialogo e la tolleranza scemano fino a svanire col trascorrere della convivenza? Né la fede, né i dogmi, tanto meno le verità assolute possono rispondere a questi interrogativi senza fallire. Solo la ragione può, timidamente, fornire spunti di riflessione per condurre all’idea di Ricomincio: per continuare a sbagliare, ma sempre un po’ meno…

e r i p a per c re

e e c r s e e c r c s r o e n p o c eggere corr


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