La città ritratta

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La CITTĂ€ RitratTa

Reggio Calabria dai primi del Novecento agli anni Trenta nelle fotografie di Francesco Saverio Nesci



LA CITTĂ€ RITRATTA Reggio Calabria dai primi del Novecento agli anni Trenta nelle fotografie di Francesco Saverio Nesci


Testi e coordinamento editoriale Daniela Liconti Direzione artistica Enrico Iaria

© Archivio fotografico Nesci

© 2008 Iiriti Editore 89125 Reggio Calabria Via del Torrione, 31 Tel. 0965.811278 - Fax 0965.338385 www.iiritieditore.com ISBN 978-88-89955-?????

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Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo, elettronico, meccanico e magnetico, incluso fotocopie, disco o compact disc o con ogni altro sistema, senza autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’ editore.

Si ringraziano sentitamente la professoressa Francesca Martorano, il Dott. Edorado Daneo, l’arch. Filippo de Blasio di Palizzi, l’arch. Renato Laganà e l’arch. Natale Cutrupi per i loro preziosi suggerimenti.


Nota dell’editore

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Francesco Saverio Nesci

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Maria Grazia Nesci

La città verso il Novecento

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Maria Pia Mazzitelli

La Reggio degli inizi

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Il 1908 e la difficile ripresa del vivere

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La lenta ricostruzione

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Appendice

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Commenti e testimonianze dirette tratte da Diario inedito di memorie dell’ingegnere Gino Zani La rinascita nei paesi devastati di Giovanni Cena Articoli di Mario Morasso da L’Illustrazione Italiana

Memorie dell’ingegnere Gino Zani



â€œâ€Śe non dire niente, chiudere gli occhi, lasciare che il particolare risalga da solo alla coscienza affettiva...â€? Roland Barthes



Nota dell’editore Le immagini di questo volume non rappresentano che una piccola parte del prezioso archivio di lastre in vetro e negativi - molti dei quali inediti - lasciato da Francesco Saverio Nesci alla sua famiglia d’origine, catalogato e custodito da Frà Antonio Nesci, che molto amabilmente ci ha permesso di condividere tanta bellezza. La sequenza selezionata non segue rigidi criteri scientifici, ma nasce dal piacere di osservare, attraverso lo sguardo misurato e attento dell’autore, parte della nostra stessa storia. L’ intendimento è quello di condurre idealmente il lettore in un viaggio attraverso paesaggi urbani e rurali secondo un percorso che si snoda per affinità di ambientazioni più che per esatta cronologia temporale, dai primi anni del Novecento fino agli anni Trenta. Un album di storia e di storie che ci consegna la visione della società cittadina e di quella agricola - dignitose, ironiche, talvolta inconsolabili - le architetture perdute, i frammenti di vita quotidiana, gli spaventosi esiti del sisma, la difficile ripresa della vita e infine la Reggio della lenta ricostruzione. I testi sono accostati alle immagini al solo scopo di evocare l’atmosfera dei luoghi e le impressioni di chi l’ha vissuta. L’ editore ringrazia quanti hanno permesso la realizzazione del progetto, e in particolare la famiglia Nesci per la fiducia e il sostegno costante nelle diverse fasi di lavorazione del volume. È solo grazie al loro illuminato apporto che oggi ci viene svelata un’epoca perduta che è parte del nostro patrimonio storico e culturale: un gesto di devozione e di affetto per l’illustre avo, per la città e tutta la sua comunità. Si ringrazia inoltre il dottor Giorgio Zani per la generosità dimostrata nel consegnarci il manoscritto originale inedito delle memorie paterne, testimonianza umana e professionale dell’esperienza di un giovane ingegnere settentrionale che giunse volontario a Reggio all’indomani del sisma del 1908 per soli quindici giorni e ci rimase ventisette anni. Non sapeva allora quanto il suo gesto, nato sull’onda dell’entusiasmo e della passione giovanile, avrebbe contato per la nostra città, che alla sua modernità di vedute, alla sua competenza tecnica e al suo coraggio, deve ancora moltissimo.

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Francesco Saverio Nesci

Maria Grazia Nesci

(14 ottobre 1882-14 giugno 1951)

Figlio di Domenico Nesci e di Maria Melissari, nasce nel palazzo di famiglia sul corso Garibaldi. Ultimo di quattro figli, viene educato in casa fino ai dieci anni per poi entrare in collegio, prima a Prato e poi a Livorno. Rientra a Reggio ai primi del ‘900, e la sua natura aperta e curiosa, la sua vivacità intellettuale, lo portano a compiere una serie di viaggi sia in Italia che all’estero. La passione per tutte le novità dell’epoca e le innovazioni tecnologiche, esaltata da uno spiccato senso estetico, trova particolare riscontro nella fotografia, che egli impiega per cogliere frammenti della vita quotidiana urbana e rurale ed eventi di particolare eccezionalità, in cui non appare traccia di quel distacco aristocratico che il suo status sociale avrebbe potuto suggerire: una nuova avventura che affronta con curiosità, grande apertura e spiccata sensibilità, lo sguardo amichevole e sereno di chi si accosta alla realtà vera per amore di cronaca. Tutti questi elementi sono individuabili nelle immagini della sua vasta collezione, giunta fino a noi come preziosa testimonianza storico-documentaria di un’epoca. Si tratta di istantanee che ci consegnano la sua visione del mondo e coprono un arco di tempo che va dal giugno 1899 al 1944. La fotografia, l’immediatezza propria di questo mezzo di espressione, ben si adatta all’esigenza di soddisfare una propria urgenza estetica. La sua attenzione viene catturata da luoghi e persone, dall’alacrità del mondo produttivo, dalla semplicità del quotidiano, da momenti di vita popolare come dai canoni aristocratici del tempo. Tale attività gli consente di raggiungere un grado di maturità espressiva che, assieme al gusto raffinato e alla sua grande cultura, ne fanno un abile rappresentante di quest’arte dall’alto valore documentario, che pure non praticò mai da professionista. Esperto delle tecniche, egli non ne fece mai motivo di vanto, tanto che gran parte del suo immenso archivio di oltre cinquemila tra negativi e lastre, è rimasto inedito fino ad oggi. La collezione rivela una sorprendente modernità nella scelta delle inquadrature, il gusto della composizione armonica, un grande rispetto per i soggetti - talvolta ritratti con sottile ironia - che fanno dell’autore uno sperimentatore originale e attento, per nulla inti-

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La città verso il Novecento

Maria Pia Mazzitelli

«Si aderge a grado a grado dall’ampia via della Marina su pei declivi dei colli che le stanno alle spalle, coltivati con cura e sparsi di casine e amene ville»; così la nostra città appariva al geografo Strafforello alla fine dell’Ottocento, un centro urbano con accentuati connotati rurali. Negli anni a cavallo tra la fine del secolo e i primi del Novecento, Reggio aveva avviato il processo di separazione dal circostante mondo rurale con il quale, pur avendo acquisito le caratteristiche proprie di un centro urbano, manteneva ancora legami di natura produttiva. In città si svolgevano i servizi e insistevano istituzioni quali il Castello, la Cattedrale, il Museo, era viva un’economia commerciale, traffici marittimi e scambi con Messina che le attribuivano indiscutibilmente i tratti di una vera e propria città. Le campagne reggine, rispetto alle altre due province, pur versando in condizioni generali di arretratezza, presentavano una diversa strutturazione economico-sociale. Non esisteva il latifondo, erano prevalenti la media e la piccola proprietà; era consistente, soprattutto nell’area attorno a Reggio, la presenza di culture specializzate, il bergamotto, l’olivo, il vigneto e il baco da seta; tra i ceti rurali forte era il peso dei coloni; esistevano numerosi opifici per la trasformazione delle essenze e tutto questo implicava un maggiore livello di commercializzazione. Ciò è dimostrato anche dalla natura e dai tempi dell’esodo migratorio che interessò Reggio solo nel primo decennio del secolo e limitatamente alle aree di concentrazione terriera più alta dove non erano presenti la piccola proprietà, la colonia e le culture specializzate. L’area del comune si ripartiva in quattro settori: l’affollato centro urbano, i villaggi, la zona agrumetata ai confini di nord e sud e la zona più esterna, collinare e montagnosa. Il centro urbano era dominato dalla borghesia agraria proprietaria delle zone agrumetate, da piccoli possidenti e da molti artigiani e commercianti.

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La Fontana Nuova o del Plebiscito, conosciuta anche come la Pescheria


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Strada Marina il museo Civico istituito nel 1880 e la Pescheria

Il terrazzo adiacente la Fontana Rossa o Fontana Vecchia, la pi첫 antica della Strada Marina, 1904 (pagine seguenti)


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Scaricamento di mercanzie dai bastimenti alla fonda


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Il carcere San Francesco Il Civico Spedale ubicato nell’antico convento dei Cappuccini


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Ufficiali giocano a tennis nel fossato del castello


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Scorcio panoramico da Pellaro


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Giovanni Cena La rinascita nei paesi devastati - 1910

Case e palazzi sussistono apparentemente, ma non sono più che traballanti simulacri, maschere di abitazioni scoperchiate. Tetto, soffitti, volte, sono precipitati al pian terreno, le porte si sono sfondate per la pressione di tutto il contenuto dell’edificio affastellato al basso nel più strano aggrovigliamento. Spigoli di letti e cassettoni, pagliericci, frammenti di muro, travi, usci, mattoni, cornici, fanno irruenza verso la porta come per fuggire nella strada. Vi sono case invece in cui è crollato uno dei grandi muri esterni e sono rimasti i soffitti e le camere intatte per una buona porzione, ma tutte aperte all’esterno come le camere di uno scenario. E tutta quell’intimità dell’arredo e della vita domestica messa a nudo, spalancata improvvisamente all’aria, alla luce, al di fuori, è più che mai lamentevole. Ci offende come una profanazione. La camera ha ancora il suo mobilio, ma i quadri pendono di traverso, lo specchio è infranto, l’ottomana è in bilico sul pavimento a metà sfondato […]

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MARIO MORASSO da L’Illustrazione Italiana 1909

Prima di approdare a Reggio appariscono gli effetti del maremoto. Sulla spiaggia due grosse tartane giacciono rovesciate ma intatte. Alla stazione marittima tagliata per metĂ , con i caselli daziari a sghimbescio come un cappello sulle ventiquattro, i vagoni merci sconquassati sono stati buttati ben lungi dalla spiaggia.


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gino zani

[…] Mentre disimpegnavo il servizio affidatomi dal Genio Civile, non cessavo di studiare gli effetti del terremoto e mi lambiccavo il cervello per rendermi conto del fatto che le distruzioni non erano dovunque uguali.

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Gallico marina era relativamente in buone condizioni di stabilità: anche le case mal costruite avevano resistito abbastanza bene all’onda sismica. Gallico superiore era distrutta, Catona era distrutta. Tutt’attorno le case erano crollate o inabitabili. Perché questa eccezione per Gallico? Era il 1909 e, accompagnato da funzionari del Genio Civile di Messina, venne a visitare la zona un giapponese dalla pelle gialla incartapecorita e grandi occhiali. Era Fusaki Omori, sismologo di fama mondiale. Ebbi da lui le prime nozioni di sismologia. Parlò di sovrapposizioni di onde sismiche, di combinazioni di forze, dell’enorme influenza che ha la natura del suolo sul potere distruttivo del terremoto. Gallico marina, secondo lui, aveva subito danni contenuti perché fondata sopra uno strato di sabbia omogenea di forte spessore, che aveva attutito la violenza dell’onda sismica. Il terremoto calabro-siculo non sarebbe stato così disastroso se le case fossero state costruite razionalmente, come si fa in Giappone, dove resistono a scosse ben più violente di quelle che hanno distrutto Reggio e Messina. Era la prima lezione di sismologia sul campo.


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gino zani

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[…] - Fra tre giorni – mi disse l’ingegnere capo – il Ministro dei Lavori Pubblici, Sua Eccellenza l’onorevole Sacchi, verrà a Reggio a posare la prima pietra del Palazzo della Prefettura. Bisogna fare il progetto. Lo farai tu, conto su di te! - Un progetto in tre giorni? Ma non è possibile, non sono preparato, non me ne sento la forza… - Niente! Niente! Non accetto scuse. Ho promesso al ministero che si farà e tu lo farai. Io ti aiuterò, farò le piante. Tu schizza i prospetti. […] Il Palazzo della Prefettura nell’intendimento del governo, doveva essere il primo e più dignitoso edificio della città, e doveva servir d’esempio e di campione per la costruzione delle case e per l’impronta architettonica da dare all’edilizia. Non avevo libri e le norme tecniche vincolavano ogni volo di fantasia non solo per la massa degli edifici, anche per la decorazione […]. Studiai prima l’ossatura asismica dell’edificio, che mi fu imposta in traliccio di ferro, poi schizzai a lapis i prospetti del palazzo, preoccupandomi di far risultare in qualche modo anche nell’ornamentazione architettonica la gabbia di ferro-cemento che costituiva l’ossatura dell’edificio. Ne uscì fuori un guazzabuglio orribile! Ne ebbi vergogna, ma mi mancava il tempo di rifare ogni cosa daccapo. Nonostante l’approvazione del ministro, il progetto fu mandato al Consiglio Superiore dei lavori pubblici e fu bocciato! […] Passarono gli anni, e l’idea che nelle costruzioni asismiche potesse impiegarsi il cemento armato cominciò a farsi strada. Nell’aprile del 1912 si tenne una riunione al Ministero dei dei Lavori Pubblici per stabilire definitivamente i criteri da seguire nelle costruzioni di edifici per conto dello

Stato; feci tanta propaganda presso l’ingegnere capo reggente che questi si fece paladino della mia idea e la commissione stabilì solennemente che le nuove case avessero ossatura in cemento armato o di ferro.

Prefettura studiando, ebbe l’ossatura secondo il mio sistema.

E

così il nuovo progetto per il

Palazzo

della

che stavo


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Appendice Altre immagini hanno colpito la nostra attenzione durante la fase di ricerca. Si tratta di scatti di tale intensità che, pur sfuggendo al senso della pubblicazione, abbiamo deciso di inserire perchè altri potessero ammirarli nella loro essenza, ma anche per rendere merito all’autore, un uomo con la rara capacità di scorgere la bellezza in un attimo e in ogni cosa, a dispetto dei canoni estetici convenzionali del suo tempo, sostenuto da una visione singolare del mondo e della sua umanità. Averne potuto godere è stato per noi un immenso privilegio, che acquista il suo senso nel poterlo condividere.

Panorama dello Stretto

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Borgo rurale del versante jonico


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Bibliografia essenziale I contributi dell’ingegnere Gino Zani sono tratti dal manoscritto originale delle sue memorie, gentilmente consegnatoci dal figlio, dott. Giorgio Zani. Archivio di Stato di Reggio Calabria, Infelix memoria-memoria tenax. 28 dicembre 1908, a cura di M. P. Mazzitelli, Reggio Calabria 1992 Arillotta F.-Laganà R.G.-Lucritano L., Immagine di una città. Reggio Calabria anno 1900, Reggio Calabria 1977 Bevilacqua P., Uomini, terre, economie, in ‘La Calabria’, Torino 1985 (Storia d’Italia. Le regioni dall’unità ad oggi) Borzomati P., La vita sociale nel Risorgimento, in ‘Reggio Calabria, storia cultura economia’, Soveria Mannelli 1993 (Le città della Calabria. Collana della Banca popolare di Crotone) Caridi G., Reggio Calabria dal secolo XIV al terremoto del 1908, Reggio Calabria 2008 Cena G., La rinascita dei paesi devastati, Roma 1909 Cingari G., Reggio Calabria, Roma-Bari 1988 (Storia delle città italiane) Cingari G., Storia della Calabria dall’Unità ad oggi, Bari 1982 La città e il mare. La storia, l’attività marittima e la costruzione del fronte a mare di Reggio Calabria sulla riva dello Stretto, a cura di R. G. Laganà, Roma-Reggio Calabria 1988 Comune di Reggio Calabria, Amministrazione e vita cittadina a Reggio nell’ottocento, guida alla mostra a cura di R.G. Laganà, Reggio Calabria 1980 Currò G.-Restifo G., Reggio Calabria, Roma-Bari 1991 (Le città nella storia d’Italia) Cutrupi N., Reggio Calabria nelle sue cartoline, Villa San Giovanni 1994 L’Illustrazione Italiana numeri pubblicati dal gennaio 1909 Izzo L., La popolazione calabrese nel secolo XIX. Demografia ed economia, Napoli 1965 Lombardi Satriani A., Sguardo e memoria- Alfonso Lombardi Satriani e la fotografia signorile nella Calabria del primo Novecento, Roma 1989 Maretto P., Edificazioni tardo-settecentesche nella Calabria meridionale, Firenze 1975 (Studi e documenti di architettura, n. 5) Masi G., La Calabria nell’età liberale, in ‘Storia della Calabria moderna e contemporanea, I, Roma 1992 Principe I., Città nuove in Calabria nel tardo settecento, II ed., Roma 2001 Strafforello G., La patria geografia dell’Italia, Torino 1899, IV, parte IV Trombetta A., Reggio Calabria e gli antichi caffè del Corso, Reggio Calabria 1992

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Le immagini di questo volume non rappresentano che una piccola parte del prezioso archivio di lastre in vetro e negativi - molti dei quali inediti - lasciato da Francesco Saverio Nesci alla sua famiglia d’origine, catalogato e custodito da Frà Antonio Nesci, che molto amabilmente ci ha permesso di condividere tanta bellezza. La sequenza selezionata non segue rigidi criteri scientifici, ma nasce dal piacere di osservare, attraverso lo sguardo misurato e attento dell’autore, parte della nostra stessa storia. L’ intendimento è quello di condurre idealmente il lettore in un viaggio attraverso paesaggi urbani e rurali secondo un percorso che si snoda per affinità di ambientazioni più che per esatta cronologia temporale, dai primi anni del Novecento fino agli anni Trenta. Un album di storia e di storie che ci consegna la visione della società cittadina e di quella agricola - dignitose, ironiche, talvolta inconsolabili - le architetture perdute, i frammenti di vita quotidiana, gli spaventosi esiti del sisma, la difficile ripresa della vita e infine la Reggio della lenta ricostruzione. […]


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