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o r t o f r u t t i c o l o THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
ANNO XXX Nuova serie Febbraio 2016 Euro 6,00
daily news: www.corriereortofrutticolo.it EVENTI • PAG.17 I PROTAGONISTI A Matera gli Oscar della Frutta a Giuliano, Alba e Canella FIERE • PAG.29 FRUIT LOGISTICA L’Italia si presenta con un record di presenze e di spazio espositivo
PROTAGONISTI Ilenio Bastoni Così prende il largo il nuovo timoniere del Gruppo Apofruit PAG.29
IL CASO • PAG.39 ANTITRUST Coop Italia sotto tiro per violazione dell’articolo 62
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GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
Radicchi di qualità in territori di qualità
Quality Radicchi (Chicories) in a quality territory I radicchi, valore di un territorio
Radicchi (Chicories), riches of a territory
L’Italia ha un invidiabile record in Europa: è il territorio con la biodiversità più elevata. Questo privilegio si riflette nelle diverse produzioni agricole di pregio, tra queste la gamma dei radicchi IGP.
Italy holds an enviable record in Europe: it is the country with the greatest biodiversity. This privilege is reflected in the high quality of its agricultural produce, which includes PGI radicchi.
I radicchi, promossi sul campo
Radicchi (Chicories), get top marks
La regione Veneto, prima in Italia, ha misurato la qualità dei propri prodotti e l’indice di biodiversità degli ambienti di coltivazione dei produttori agricoli. Il risultato della ricerca li promuove sul campo. (Gruppo di ricerca: Veneto Agricoltura, le Università di Padova e di Verona, World Biodiversity Association) - www.veroveneto.it
Veneto is the first region in Italy to measure the quality of its products and the biodiversity index of the environment in which they are grown. According to the research, the radicchi passed with flying colours. (Research Group: Veneto Agricoltura, Universities of Padova and Verona, World Biodiversity Association) - www.veroveneto.it
I radicchi, mantengono le promesse
Radicchi (Chicories), keep their promises
Orientare il consumatore verso un acquisto consapevole basato sulla conoscenza delle caratteristiche del prodotto e dei luoghi di produzione è un impegno diffuso nella filiera.
Putting consumers in the position of making informed choices in terms of product characteristics and origin is a wide-spread commitment in the sector.
Group OPO V Veneto eene eneto partner Biodiversity Friend the first certification of biodiversity in agriculture. www.biodiversityfriend.org www.biodiversityfriend.org
ione Produttori Ortofrutticoli V Veneto eene Organizzazione eneto S.c.a. logistics: Via Via i Bellini, 2 - 31059 Zero Branco (TV) - Italy info@ortoveneto.it - www.ortoveneto.it www.ortoveneto.it facebook/portaintavolalasalute
Le mille storie del Sud ✍ Lorenzo
Quante storie, quante emozioni a Matera! Questo numero del giornale – in distribuzione a Fruit Logistica – offre un ampio report del nostro evento in Basilicata, prima tappa di un progetto triennale “L’ortofrutta riparte dal Sud” che il prossimo anno coinvolgerà la Sicilia. La premiazione degli 11 Protagonisti dell’ortofrutta italiana, la consegna dei tre Oscar della frutta, il workshop e le iniziative di contorno non sono state solo incontri ben riusciti. Come era nei nostri migliori auspici, si sono tramutati in grandi momenti di incontro tra Nord e Sud e tra imprese del Sud attorno ai problemi e alle criticità dell’ortofrutta, che scendendo lungo lo Stivale si aggravano per le oggettive condizioni di difficoltà strutturali, logistiche e organizzative del nostro Mezzogiorno. Momenti di riconoscimento e auto-riconoscimento, voglia di parlarsi, di conoscersi, di mettere in comune esperienze, successi e criticità. Proprio quello che manca alle imprese del settore, quasi sempre prese dall’ansia quotidiana di fare risultato e quindi chiuse nel loro privato. Quanto di più lontano ci sia dalla logica di sistema, dalla condivisione di strategie comuni utili al settore. In questo contesto, nello scenario magico e arcaico di Matera, lo ripeto, quante storie sono venute fuori, quante sincere emozioni sono esplose sul palco! Storie di impresa che sono sempre storie – come dire – di famiglia. Perché il mondo dell’ortofrutta è questo: aziende nate su base famigliare che poi magari sono cresciute fino a diventare grandi e a volte dei colossi. Così, chi ricordava la figura del padre, chi ringraziava i fratelli, chi i collaboratori, chi si emozionava ricordando le difficoltà degli esordi. Fino alla straordinaria uscita di uno dei Protagonisti, il siciliano Pietro Calabrese, che a proposito di aggregazione ha esclamato: “La prima aggregazione da fare è quella della famiglia”. Come dire, si parte sempre da lì. Le imprese del Sud premiate (4 su 11) hanno ricordato le migliaia di posti di lavoro che creano con le loro attività… peccato che ad ascoltarli non ci fossero esponenti ministeriali. Il ministro Martina (o chi per lui) si sarebbe accorto che non solo il vino, il latte o la carne creano posti di lavoro. Il nostro Sud doveva diventare la California d’Italia, la vetrina delle nostre migliori produzioni, mentre l’Italia doveva diventare la California d’Europa. Non è andata proprio così. Adesso lo abbiamo capito: a parte qualche importante distretto industriale, il Sud ha due asset su cui investire per crescere: l’agricoltura e il turismo. L’ortofrutta – forse il comparto che crea più posti di lavoro – non ha il sostegno che merita da parte delle politiche pubbliche nazionali. A questa carenza di attenzione stanno provvedendo le Regioni: Frassoldati
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Basilicata, Puglia, Campania si pongono il problema e si stanno impegnando. In Sicilia l’instabilità politica ha provocato una girandola di assessori di cui abbiamo perso il conto. La relazione di Vincenzo Falconi alla tavola rotonda (di cui riportiamo a pag. 25) è partita da una analisi preziosa delle condizioni oggettive in cui si muove il comparto al Sud prendendo come tema centrale la (mancata) aggregazione, che qui si ferma al 25%. Se fosse al 60% il settore organizzato in Op potrebbe contare su 200 milioni di euro di aiuti Ocm in più con la creazione di 1200 nuovi posti di lavoro. Come dire: spingere sull’aggregazione crea occupazione, sviluppo, crescita; l’attuale basso tasso di aggregazione distrugge valore. Un messaggio rivolto in primo luogo alle regioni: dai Psr devono venire maggiori impulsi e anche premialità per chi entra nei sistemi organizzati. Concludendo. Matera ha confermato la bontà della nostra scelta: il Sud ha tanti problemi (a partire dalla viabilità, basta andare in auto da Bari a Matera per accorgersene) ma ha anche voglia di protagonismo, di esserci, di raccontarsi. Facciamo nostra l’esortazione di Francesco Pugliese: il settore alzi la voce, si faccia sentire dalla politica, perché è una parte essenziale del made in Italy agroalimentare. Oggi nella comunicazione tutto è ‘narrazione’, bisogna raccontarsi per esistere, per contare. Il Sud ha infinite storie di impresa vincenti, emozionanti, da raccontare. E noi lo faremo assieme a questo nuovo Sud che scopriremo assieme.
EDITORIALE
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
N.B. Mentre eravamo a Matera è esplosa sulla grande stampa quotidiana la vicenda Coop-Celox con la sentenza dell’Antitrust che ha sanzionato la prima catena distributiva nazionale per violazione dell’art. 62. Della vicenda – che noi per primi abbiamo sollevato sul sito del Corriere Ortofrutticolo - si è occupato il Corriere della Sera e ne parlerà prossimamente anche Rai3 con Report di Milena Gabanelli. La vicenda squarcia un velo di ipocrisia che copre e spesso inquina i rapporti tra Gdo e fornitori. Qui non si tratta di una sfida all’Ok Corral ma di capire come funziona e se viene applicato questo benedetto art. 62. C’è molta reticenza in proposito. E resta il sospetto di fondo che se uno osa alzare la testa per protestare, si ritrova con la testa tagliata. O no?
PUNTASPILLI
CHI L’HA VISTO? “I prezzi di frutta e verdura triplicano dal campo alla tavola anche per effetto delle distorsioni di filiera”, lo dice Coldiretti ogni settimana. Ma chi distorce la filiera? Il colpevole non si trova mai. Dal peccato al peccatore il passo è lungo (e imbarazzante). *
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MENSILE DI ECONOMIA E ATTUALITÀ DI SETTORE THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
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Direttore responsabile: Lorenzo Frassoldati Redazione: Emanuele Zanini Hanno collaborato: Chiara Brandi, Francesca Ciancio, Vincenzo Falconi Sede operativa via Fiordiligi, 6 37135 Verona Tel. 045.8352317-Fax 045.8307646 e-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it Editore Gemma Editco Srl Coordinatore editoriale Antonio Felice Comitato di indirizzo Lucio Bussi, Antonio Felice, Lorenzo Frassoldati, Corrado Giacomini, Claudio Scalise (coordinatore), Luciano Trentini Sede legale e amministrativa: via Fiordiligi, 6 37135 Verona E-mail: redazione@corriereortofrutticolo.it P.IVA 01963490238 Fotocomposizione e stampa: Eurostampa Srl - via Einstein, 9/C 37100 Verona Autorizzazione Tribunale di Verona n. 176 del 12-1-1965 Spedizione in abb. postale comma 26, art. 2, legge 549/95 La rivista viene distribuita in abbonamento postale c/c n. 11905379 Abbonamento annuo: 70 euro per due anni: 100 euro abbonamenti@corriereortofrutticolo.it Chiusura in redazione il 28.01.2016
Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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mato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.
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mailing: Dettaglianti 23%, Produttori 22%, Grossisti 19%, Distributori 12%, Import-export 6,5%, Servizi 5%, Tecnologie e Trasformati 2,5%, Altri 10%
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A Fruit Logistica un nuovo record italiano: 462 espositori
MONDO
RUBRICHE EDITORIALE Le mille storie del Sud
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NOTIZIARIO
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ATTUALITÀ Primo Piano - Protagonisti Il Sud che non ti aspetti
PAG.33
Mondo flash
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C’è l’impegno dell’Europa per “riaprire” con la Russia
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Sì degli Stati Uniti alle mele e pere europee: da settembre
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US. Non è un mercato impossibile 49 17
SCHEDA PRODOTTO
Primo Piano - Protagonisti Le motivazioni
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Primo Piano - Protagonisti Galleria fotografica
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Primo Piano - Protagonisti Suriano prende la palla al balzo: facciamo la Newco
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Primo Piano - Protagonisti “Aggregazione come pre-requisito per il rilancio” 25 Copertina - Protagonisti ILENIO BASTONI Il volo del delfino
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Primo Piano - Italia a Fruit Logistica L’Italia si presenta
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L’Antitrust sanziona Coop Italia “Ha violato l’articolo 62”
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Un segnale importante per tutti
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Rosaria al 6° posto tra i marchi di ortofrutta più conosciuti
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CAR. Una crescita da primato
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PATATE
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Antonio Schiavelli dal 20 gennaio nuovo presidente di UNAPROA
Apofruit apre alle mele biodinamiche con Bio Meran
Antonio Schiavelli (nella foto) è stato nominato all’unanimità presidente di UNAPROA dal consiglio di amministrazione, riunitosi il 20 gennaio a Roma. Calabrese, imprenditore agricolo, Schiavelli è amministratore delegato e vicepresidente dell’OP Sibarit ed è stato, dal 2009 e fino alla nomina, vicepresidente di UNAPROA. Schiavelli succede ad Ambrogio De Ponti, che, come si legge in una nota dell’Unione nazionale, si è dimesso per motivi personali che non gli consentono di portare avanti la carica con l’impegno e l’attenzione con i quali ha sempre
Apofruit Italia potenzia la propria presenza nel settore delle mele biologiche acquisendo la cooperativa Bio Meran. La partnership tra le due imprese è diventata operativa dal 1° gennaio. La cooperativa altoatesina è composta da produttori di mele biologiche che conducono le proprie aziende - ubicate nei territori vocati della zona di Merano, in Trentino Alto Adige - conformemente agli standards internazionali certificati Demeter, produzioni ortofrutticole che si avvalgono dell’applicazione del metodo biodinamico. Ossia l’agricoltura che sigla un ulteriore affinamento del biologico ed ha cura della terra per avere cura dell’uomo. In virtù dell’accordo tra le due strutture, la cooperativa Bio Meran assume il riconoscimento di filiale di OP diventando così il braccio commerciale di riferimento per la valorizzazione delle produzioni di mele certificate Demeter. In particolare Bio Meran avrà il compito di concentrare l’offerta ed immettere sul mercato la produzione di mele biodinamiche degli aderenti all’OP Apofruit Italia attraverso la commercializzazione diretta. Per effetto della partnership i produttori di Bio Meran, ossia i circa 20 associati che operano su circa 90 ettari, hanno aderito alla Op Apofruit Italia e la cooperativa Apofruit a sua volta ha assunto una quota capitale del 5% di Bio Meran. Ora Apofruit e Bio Meran - informa una nota congiunta potranno innescare integrazioni e sinergie per rafforzare la gamma e la commercializzazione delle mele biologiche e biodinamiche. In particolare punteranno ad accrescere le proprie capacità concorrenziali nei mercati internazionali con sviluppo delle vendite su nuovi canali commerciali
ricoperto il suo ruolo. “Assumo questo incarico – dichiara Schiavelli – subentrando all’amico De Ponti con l’intento di proseguire nel solco della politica da lui tracciata, preservandone la continuità. In linea con quanto fatto con successo finora, continuerò innanzitutto a perseguire con impegno e determinazione il rafforzamento del ruolo delle OP, intese specialmente come strumento di reddito per il produttore, ad accrescere la promozione del marchio collettivo 5 Colori del Benessere e, naturalmente, a dare impulso alla crescita dei consumi di ortofrutta”. Nella stessa seduta sono stati nominati vicepresidenti Pietro Caggiano, Paolo Mele e Felice Poli. Ambrogio De Ponti lascia in eredità a UNAPROA anche l’iniziativa del Mercato Metropolitano. Febbraio 2016
(mercati del Medio Oriente, area sud del Mediterraneo, nuovi mercati emergenti asiatici e Centro e Sud America). Il potenziamento passerà anche attraverso lo sviluppo coordinato della produzione, il coordinamento dell’assistenza tecnica tra le cooperative, la riduzione dei costi globali della filiera, l’acquisizione esclusiva di brevetti, la gestione comune di nuovi finanziamenti.
NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
FruitImprese: l’import cresce anche in ottobre più dell'export Salgono volumi e valore dell'ortofrutta italiana esportata nei primi dieci mesi del 2015. I dati sono stati diffusi da FruitImprese il 18 gennaio. FruitImprese segnala un incremento dei volumi esportati (+4,1%) e del loro valore (+11,3%). Anche l’import è in crescita: più 6,7% in volume e più 21,2% in valore.Il saldo tuttavia è di circa 518 milioni di euro, in calo del 25,4% rispetto allo stesso periodo del 2014. Complessivamente da gennaio a ottobre dell'anno scorso le imprese italiane hanno esportato 3 milioni e 317 mila tonnellate per un valore di poco superiore a 3 miliardi e 650 milioni di euro. In flessione i flussi di esportazione di ortaggi (-2,3%) e di agrumi (4,8%) mentre sono in aumento la frutta fresca (7,5%) e la frutta secca (4,9%). In valore FruitImprese sottolinea il segno positivo per tutti i comparti: 11,3% per gli ortaggi, 7,3% per gli agrumi, 11% per la frutta fresca e 20,1% per la frutta secca. Per quanto riguarda le importazioni l’Italia ha importato circa 2 milioni e 876 mila tonnellate di ortofrutticoli per un valore di 3 miliardi e 135 milioni di euro. Tra i singoli comparti incremento in volume per frutta fresca (9%), ortaggi (6,5%) ed agrumi (34,6%); in calo la frutta secca (-7,8%) e la frutta tropicale (-3%). In valore www.corriereortofrutticolo.it
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NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
segno positivo per tutti i comparti con punte del 38,2% per gli agrumi e del 30,4% per la frutta secca.
Partita la vendita di prodotti a marchio Vittoria Mercati Partita la commercializzazione dei prodotti a marchio Vittoria Mercati. Pomodoro rosso a grappolo e pomodoro ciliegino, sono le due varietà che hanno tenuto a battesimo un passaggio importante per il mondo dell’ortofrutta siciliana di qualità, che da Vittoria lancia una nuova sfida. Gli onori di casa per la presentazione del progetto sono stati affidati al presidente della Vittoria Mercati, Emanuele Garrasi ed al presidente del Consorzio Ortofrutta di Vittoria, Marco Lo Bartolo, in rappresentanza dei rispettivi consigli di amministrazione che in questi mesi sono stati impegnati per l’esecuzione di quella che è una delicata fase di start up. Tra i presenti il sindaco di Vittoria, Giuseppe Nicosia, l’assessore all’agricoltura, Lisa Pisani ed il presidente del Consiglio comunale,
Salvatore Di Falco. “Avviamo un percorso virtuoso – spiega Emanuele Garrasi, presidente di Vittoria Mercati – che mira a garantire indici di qualità e comprovata certificazione. Puntiamo a dare il massimo della sicurezza agli operatori commerciali in modo da poter realizzare vantaggi reali. Oggi siamo nella
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condizione di poter proporre un prodotto che dal punto di vista della salubrità è di sicura eccellenza”. “E’ un marchio – aggiunge Marco Lo Bartolo, presidente del Consorzio Ortofrutta di Vittoria – che punta ad unire le tante eccellenze che il nostro territorio da sempre esprime. Il prodotto Vittoria Mercati – spiega Lo Bartolo – ha dietro di sé un percorso specifico e chiaro. E’ merce che proviene da aziende agricole certificate Global Gap e viene a sua volta lavorata e poi commercializzata da realtà anch’esse certificate. Oggi Vittoria Mercati ed il Consorzio Ortofrutta di Vittoria si ripropongono di riunire tutte le produzioni di qualità che insistono nel nostro territorio. Le invitiamo a certificarsi perché deve essere chiaro che se Vittoria inizia una battaglia di qualità, non sarà seconda a nessuno”.
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NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
Argentati: La GDO valorizzi anche le arance di piccolo calibro Anche i frutti che hanno come caratteristica quella di avere una piccola pezzatura devono essere valorizzati. Lo sostiene con forza Federica Argentati (nella foto), presidente del distretto Agrumi di Sicilia, protagonista di una puntata di Linea Verde. Fra gli argomenti d’attualità affrontati da Argentati con Linea Verde, in primo piano l’informazione ai consumatori italiani sulle caratteristiche della produzione siciliana, contraddistinta anche da una naturale quota parte di arance dalle dimensioni più piccole del solito, il cui valore commerciale purtroppo viene penalizzato sul mercato dalle pressioni della GDO che pretende per il
banco frutta agrumi di calibro maggiore. “Eppure queste arance sono buone al pari di quelle grandi – commenta Argentati – lo sanno bene i siciliani, che da secoli anche in piccoli giardini coltivano poche decine di alberi per il consumo familiare senza forzare la natura. Anche perché parliamo di frutta, un prodotto della terra, non produciamo bulloni. Vorremmo che lo sapesse e lo comprendesse anche il consumatore oltre lo Stretto e continuasse a preferire, come ha fatto in passato, il prodotto “Made in Italy”, coltivato con cura e passione da
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NOTIZIARIO
generazioni di agricoltori. Moltissimi dei quali convertiti al bio, segmento del quale la Sicilia esprime la maggiore percentuale di produzione a livello nazionale. Per questo ci appelliamo alle istituzioni e ai loro rappresentanti nazionali e regionali perché si facciano promotori di una campagna di comunicazione rivolta al grande pubblico attraverso tutti i media (tv, radio, quotidiani e web). Una campagna di informazione perché i consumatori italiani siano consapevoli che anche se piccole, le arance siciliane sono buone come le ‘sorelle' più grandi e mantengono inalterate tutte le proprietà organolettiche e salutari riconosciute e accertate dalla ricerca scientifica”.
Infia raddoppia il sito produttivo di Bertinoro Infia, gruppo romagnolo leader mondiale nel packaging per ortofrutta, fa un ulteriore passo avanti verso l’innovazione e la crescita e investe in maniera importante nel suo principale stabilimento produttivo, localizzato a Bertinoro (Forlì-Cesena). L’azienda, presente sul territorio da oltre 65 anni, ha infatti completato l’acquisizione dei vicini spazi “ex Glasspack”, andando così a raddoppiare il suo sito produttivo INFIA 3, raggiungendo così gli oltre 70.000 mq di superficie coperta. In questo spazio, che rappresenta il cuore dell’azienda, si producono PET e RPET, la materia prima da cui nascono gli imballaggi in
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plastica rigida termoformati per frutta e verdura, che Infia esporta in tutto il mondo. Il gruppo - che conta 420 dipendenti, fra lo stabilimento di Bertinoro, dove ha sede anche la direzione centrale, e quello di Valencia, in Spagna - è infatti presente in tutti e cinque i continenti, in oltre 80 Paesi: produce oltre 3 miliardi di pezzi all’anno attraverso una articolata gamma di prodotti per il mercato ortofrutticolo. Con una filiale commerciale anche nel Regno Unito, oltre che nella Penisola Iberica, dal 2004 Infia fa parte del gruppo Linpac, colosso inglese del packaging alimentare. “Questo nuovo e importante investimento fa parte di quel progetto di crescita già avviato sia negli stabilimenti in Italia che in quelli in Spagna, volto non solo ad aumentare la capacità produttiva dei nostri siti, ma soprattutto a innovare processi e prodotti, coerentemente con il nostro dna aziendale - dichiara Giuseppe Montaguti (nella foto), presidente e amministratore delegato del gruppo - Sono certo che avrà un’importante ricaduta economica sul territorio, in quanto Infia, esportando oltre l’80% della propria produzione, genera un importante indotto a livello locale”.
Grimaldi potenzia le tratte per Sicilia e Sardegna Il Gruppo Grimaldi prosegue nel suo progetto di rafforzamento delle proprie Autostrade del Mare nazionali con l’ulteriore potenziamento dei collegamenti da e per la Sicilia e la Sardegna. A partire da giovedì 28 gennaio, il gruppo partenopeo procede infatti a potenziare ulteriormente i propri collegamenti tra il Continente e le isole maggiori grazie all’introduzione di nuovo tonnellaggio.
L’arrivo della nave ro/ro Eurocargo Istanbul che affiancherà le Eurocargo Savona ed Eurocargo Alexandria, operative dallo scorso settembre sull’itinerario settimanale Genova-Livorno-Cagliari-Palermo, permetterà di offrire capacità di carico sensibilmente maggiore nonché transit time più competitivi. In particolare, l’Eurocargo Istanbul, la cui capacità di carico è di 200 rimorchi e mezzi pesanti, verrà impiegata esclusivamente sulla tratta Livorno-Cagliari, offrendo così un collegamento diretto tra il porto labronico ed il capoluogo sardo. Partenze da Livorno saranno il martedì, giovedì e sabato alle ore 23:59 con arrivo il mercoledì, venerdì e domenica alle ore 18.00. La nave ripartirà da Cagliari il lunedì, il mercoledì e il venerdì alle ore 23.59, con arrivo a Livorno alle ore 18.00 del giorno successivo. L’impiego di una nave dedicata tra Livorno e Cagliari permette al gruppo partenopeo di offrire nuove opportunità di trasporto sia per le merci in import che per quelle in export tra il Centro/Nord Italia e la Sardegna. Con tale potenziamento, il Gruppo Grimaldi intende ringraziare le aziende di trasporto sarde per aver appoggiato ed apprezzato le proprie recenti iniziative. L’arrivo dell’Eurocargo Istanbul permetterà di incrementare significativamente la complessiva capacità di carico anche sulle linee da Genova per Cagliari e Palermo con tempi di transito migliori ed orari di partenza ed arrivo per soddisfare ancora meglio le esigenze e le tempistiche di consegna delle aziende di trasporto impegnate nei traffici da e per la Sardegna e per la Sicilia. Le Eurocargo Savona ed Eurocargo Alexandria, ciascuna con una capacità di carico di circa 250 mezzi rotabili e 450 auto, continueranno a collegare i porti di Genova, Cagliari e Palermo, con una frequenza quadri settimanale ed una toccata aggiuntiva ogni Febbraio 2016
settimana a Livorno. Ad oggi, il Gruppo Grimaldi offre i seguenti collegamenti regolari tra il Continente e la Sardegna: Civitavecchia – Porto Torres (merci/passeggeri), Salerno – Cagliari (merci), Livorno – Olbia (passeggeri/merci). A questi si aggiungono i collegamenti diretti tra la Sardegna e la Spagna: Porto Torres – Barcellona (merci/passeggeri), Cagliari – Valencia (merci).
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Meno difficile esportare mele in India D'ora in poi l'import di mele europee in India sarà più facile, a vantaggio dei grossi produttori come l'Italia. L'accesso, finora limitato a un solo porto, ora è consentito tramite aeroporti e porti
di Calcutta, Chennai, Mumbay e Cochin, incluso lo scalo di Delhi. Lo ha annunciato il 24 gennaio il commissario europeo all'agricoltura, Phil Hogan, secondo cui "un migliore accesso al mercato indiano costituisce un altro passo positivo nel trovare mercati alternativi ai produttori europei, vista la difficile situazione dei mercati". "I nostri sforzi di abbattere le barriere al nostro export agricolo e di aprire nuovi mercati è in corso ha assicurato Hogan - e fa parte della nostra offensiva diplomatica del 2016". L'import di mele è consentito anche via terra, tramite i confini. L'India nel 2014 ha importato solo circa 7mila tonnellate di questo prodotto dall'UE, soprattutto da Italia, Francia e Belgio. L’India ha importato nel 2015 11 mila tonnellate ma ha tutto il potenziale per assorbire volumi maggiori.
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PRIMO PIANO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
PROTAGONISTI
PROTAGONISTI DELL’ORTOFRUTTA ITALIANA. Matera 22 gennaio
Il Sud che non ti aspetti Antonio Felice E’ stata la giornata più importante mai dedicata al settore dell’ortofrutta nel Sud. Non solo premiazioni ma anche approfondimenti e analisi, alla presenza di almeno 130 imprese, anche del Norditalia, per oltre 200 presenze complessive. Una giornata intensa quella dei 'Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana' svoltasi a Matera il 22 gennaio con 5 seminari, una tavola rotonda dedicata al progetto ‘L’ortofrutta riparte dal Sud’, un grande happening serale con premiazioni. Gli Oscar della Frutta 2016 sono stati alla fine tre, ma l’imbarazzo della giuria questa volta è stato grande perché tutti gli 11 selezionati nel corso del 2015, finiti sulle copertine del nostro mensile, avrebbero meritato. Per la sezione produzione, l’Oscar della Frutta Premio Corriere Ortofrutticolo è andato all’imprenditore pugliese Nicola Giuliano, primo produttore italiano di uva tavola, mentre
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Pieno successo dell’evento annuale della nostra redazione per la prima volta nel Mezzogiorno. Tre Oscar della Frutta: premiati Alba, Giuliano e Canella
I tre Oscar della Frutta 2016: Nicola Giuliano, Nello Alba e Giuliano Canella
l’Oscar della Frutta Premio Ortofrutta d’Italia è andato all’imprenditore siciliano Nella Alba che con la sua Oranfrizer è uno dei principali artefici del rilancio dell’arancia rossa di Sicilia sul mercato nazionale e all’estero. Per la sezione filiera ortofrutticola e in particolare quest’anno per la distribuzione, l’Oscar della Frutta Premio Ortofrutta d’Italia è andato all’unanimità a Giuliano
Canella delle catene venete Supermercati Alì e Aliper. Se poi ci fosse stato da attribuire anche un premio alla simpatia, esso sarebbe andato al coltivatore altoatesino di mele biologiche Christian Pohl, testimone di una frutticoltura che guarda al rispetto della natura, al quale è andato l’applauso più lungo durante la presentazione degli 11 selezionati nella suggestiva cornice di Casa
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PROTAGONISTI
PRIMO PIANO
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LE motivazioni NELLO ALBA (Oranfrizer, Sicilia)
E’ uno dei principali attori della rinascita dell’agrume siciliano e, in particolare, dell’arancia rossa. Con il marchio Oranfrizer ha fatto innovazione, prima lanciando il succo di arancia rossa a livello internazionale, poi promuovendo e praticando il rinnovamento varietale che allunga la stagione produttiva e commerciale. Con il prodotto fresco Oranfrizer ha ottenuto nel 2015 importanti rinascimenti in Europa, dal Regno Unito alla Scandinavia.di CPR System.
tura portandola a livelli di primissimo piano. Ed oggi sono loro gli eredi di un insegnamento che li fa promotori della nuova agricoltura siciliana attenta all’ambiente e alle produzioni biologiche. Il motto del gruppo è: “La qualità non si inventa. Si produce”.
GIULIANO CANELLA (Alì SpA, Veneto)
I FRATELLI BASILE (OP Napitina, Calabria)
Fare qualità in Calabria riscoprendo e valorizzando la clementina calabra a livello nazionale. I fratelli Basile, Francesco e Domenico, continuando una tradizione di famiglia, stanno ottenendo ottimi riconoscimenti, anche da parte dei distributori più esigenti. La OP Napitina sviluppa inoltre un rapporto virtuoso tra economia e territorio, valorizzando risorse umane e ambientali nell’ottica della sostenibilità. (Ha ritirato il premio Domenico Basile)
I CALABRESE (Colledoro, Sicilia)
Ha gettato le fondamenta di una delle più importanti realtà del settore orticolo siciliano. La OP gestisce nell’area di Ispica oltre 1.000 ettari in serra e in pieno campo. Con i figli ha promosso l’orticol-
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Oltre 100 punti vendita per lo più concentrati nel Veneto orientale. Il reparto ortofrutta nei due canali - Alì Supermercati e Aliper - è un vanto del gruppo e può essere considerato tra i migliori in Italia per varietà e qualità dell’offerta, attenzione alla presentazione e assistenza al cliente. Giuliano Canella, prima come Responsabile ortofrutta poi come manager dei prodotti freschi, è l'artefice di questo risultato che costituisce un esempio da seguire per la distribuzione organizzata italiana.
BRUNO FRANCESCON (Lombardia)
Il melone italiano sta crescendo attraverso alcune aziende battistrada che lo hanno portato ad avere competitività a livello internazionale. La OP Francescon è la principale di queste realtà e ha recentemente realizzato una esemplare integrazione produttiva nel Senegal, gestendo un’azienda nel Paese africano che permette al Gruppo quasi di raddoppiare il periodo produttivo e quindi commerciale mantenendo alti i livelli di qualità richiesti dal mercato europeo. Febbraio 2016
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TOM FUSATO (Brio SpA, Veneto)
Il biologico è stato una grande tendenza del 2015 con una crescita intorno al 20%. Brio è una delle realtà più significative e dinamiche dell’ortofrutta bio italiana e Tom Fusato, in particolare, è un pioniere del settore, cresciuto con il crescere del settore, senza tradire le origini. Come direttore commerciale di Brio, Fusato ha raggiunto ottimi risultati sul mercato interno ed estero, promuovendo il biologico italiano in Europa e in particolare in Francia dove è il responsabile della società transalpina del gruppo.
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LE motivazioni
PRIMO PIANO
lo se non dal consumatore comune un prodotto di serie B. Ci sono tuttavia aziende che si sono impegnate e si impegnano per ribaltare questa situazione e la Funghidea di Franco Mattozzi è in prima linea in questa battaglia. Con entusiasmo Mattozzi ha creato un gruppo che fa qualità, diversifica l’offerta, nella consapevolezza che i funghi vanno fatti conoscere di più, perché hanno tutte le caratteristiche per essere un cibo del futuro.
GIANCARLO MINGUZZI (Minguzzi SpA, Emilia Romagna)
NICOLA GIULIANO (Giuliano Srl, Puglia)
Un vero leader dell’ortofrutta del Sud, con una forte specializzazione nell’uva da tavola, prodotto per il quale il gruppo è in posizione leader in Italia. Ottimi i risultati raggiunti anche in altre produzioni, a partire dalle ciliegie. Giuliano Srl dei fratelli Giuliano sta puntando su nuove varietà, anche attraverso accordi internazionali, ed è portatore di una tendenza importante: sviluppare la ricerca varietale italiana per un settore complessivamente più forte.
FRANCO MATTOZZI (Funghidea, Lazio)
I funghi coltivati sono catalogati tra gli ortaggi e troppo spesso sono vissuti dal settore ortofruttico-
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Un’azienda solida nella regione che produce grandi quantitativi di frutta estiva: l’Emilia Romagna, con prodotti che, a partire da pesche e nettarine, hanno dato non pochi problemi alle aziende coltivatrici. Giancarlo Minguzzi ha le idee chiare al riguardo: “Salveremo la frutta estiva con l’innovazione” e indica la strada già intrapresa per le albicocche come modello da seguire. L’azienda si batte in questa direzione e ha partecipato negli ultimi anni a progetti internazionali per promuovere la frutta estiva, un percorso difficile e per questo meritorio.
AUGUSTO GIUSEPPE PIANESANI (Gruppo ILPA-ILIP, Emilia Romagna) Ha creato da zero un colosso nel settore degli imballaggi seguendo passo passo le esigenze concrete del settore ortofrutticolo e dando le risposte più appropriate. Oggi l’imballaggio è un valore aggiunto
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PRIMO PIANO
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LE motivazioni
ineludibile per l’ortofrutta, un protagonista del percorso che ha emancipato le produzioni, facendole diventare da commodities a specialities. Ma Augusto Giuseppe Pianesani è anche un esempio dell’Italia che lavora, che ha sempre lavorato, per migliorare l’economia e il Paese. (Ha ritirato il premio il figlio Riccardo)
CHRISTIAN POHL (Bio Valvenosta, Alto Adige Sud Tirol)
Un altro riconoscimento al biologico. Questa volta
Cava da parte del presidente del CSO Paolo Bruni. L’evento è stato promosso dal Corriere Ortofrutticolo con il supporto strategico del CSO e dell’Unione Nazionale Italia Ortofrutta, il contributo di FruitImprese, la partnership territoriale di Asso Fruit Italia e ha visto come sponsor l’azienda di tecnologie Sermac, Fiera Milano con il marchio Tuttofood Fruit Innovation, l’azienda di imballaggi Ilip e il certificatore CSQA con la collaborazione dell’agenzia Fruitecom. Il momento saliente e il più suggestivo, dopo le premiazioni, è stato il talk-show di prima sera in Casa Cava - un luogo magico di Matera - dedicato al progetto ‘L’ortofrutta riparte dal Sud’. La base alla discussione è stata offerta da Vincenzo Falconi, direttore di Italia Ortofrutta Unione Nazionale, che ha presentato alcuni dati. L’aggregazione della produzione ortofrutticola nel Mezzogiorno è ferma al 25%, molto al di sotto della media nazionale. Se l’aggregazione delle 5 regioni del Sud
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non al commercio del biologico ma alla produzione che fa un biologico autentico. Christiam Pohl è un coltivatore della Valvenosta, uno dei 130 aderenti al Consozio Bio Valvenosta. E’ un personaggio conosciuto nella vallata ma anche un testimone, un promoter del biologico come pochi, che parla direttamente al consumatore attraverso gli strumenti dell’informatica e portando la sua esperienza e la sua autenticità nei punti vendita con il messaggio che il rispetto dell’ambiente e della natura è l’eredità migliore che possiamo lasciare ai nostri figli.
raggiungesse il 60% (una soglia realistica da porre come obiettivo), la produzione ortofrutticola meridionale beneficerebbe di 200 milioni di euro in più di contributi comunitari e scatterebbero 1.200 nuovi posti di lavoro qualificato. E’ questo il dato essenziale (ma potete legge nelle pagine successive la scheda con l’intervento quasi integrale di Falconi) su cui si è innestata la tavola rotonda condotta dal direttore Lorenzo Frassoldati, presenti l’amministratore delegato e direttore generale di Conad, Francesco Pugliese, il presidente di FruitImprese Marco Salvi, il presidente di
La terapia di Francesco Pugliese, Marco Salvi, Ottavio Guala e Gennaro Velardo per un settore più forte
Italia Ortofrutta, Gennaro Velardo e Ottavio Guala di FedagroApgo e Italmercati. “Se la Spagna produce quanto l’Italia ma esporta tre volte di più ha affermato Francesco Pugliese è perché siamo disaggregati. La mancanza di aggregazione è così grave che rischia di ridimensionare fortemente il settore ortofrutticolo meridionale. Si parla di affrontare il mercato cinese, ma quante aziende sono in grado di farlo? La ripartenza dovrebbe avvenire in Europa, dove pure abbiamo rischiato e rischiamo di perdere la battaglia con la concorrenza. Il settore deve farsi sentire, deve alzare la voce perché è una parte essenziale del made in Italy agro-alimentare. La politica deve guardare all’ortofrutta con maggiore attenzione. Ma il settore deve anche trovare un modo unitario di muoversi sui grandi mercati e deve garantire qualità costante ai suoi clienti. Soddisfatte queste condizioni, l’Italia tutta, a partire dal Sud dove la vocazione ortofrutticola è fortissima, poFebbraio 2016
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PRIMO PIANO PROTAGONISTI
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GALLERIA fotografica
Nicola Giuliano con il direttore Frassoldati. A destra, Nello Alba, Paolo Bruni e Giuliano Canella al momento della premiazione
Una fase della tavola rotonda sul Sud in Casa Cava di Matera. A destra, Luca Battaglio con Raffaella Didonna
Il presidente di Italia Ortofrutta Gennaro Velardo. Sopra Christian Pohl tra i manager di Bio Valvenosta. Qui a destra, Francesco Pugliese con Giulio Romagnoli
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PRIMO PIANO
GALLERIA fotografica
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Sopra, Cesare Bellò di OPO Veneto. A sinistra, Giacomo Suglia, Nicola Giuliano e il presidente di Assofruit Italia Francesco Nicodemo
Renato Dalvit e Romeo Zanotto della Due Erre di Padova. A destra, Ottavio Guala presidente di APGO Torino e Flavio Pezzoli responsabile marketing del CAR di Roma
Pietro Paolo Ciardiello primo Oscar della Frutta nel 2013. A destra, Lorenzo Frassoldati e Antonio Felice del Corriere Ortofrutticolo0
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PRIMO PIANO
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L’ALBO D’ORO Protagonisti 2012 Dino Abbascià Pietro Paolo Ciardiello Cesare Bellò Claudio Gamberini Renato Iseppi Giovanni Olivieri Aurelio Pannitteri Renzo Piraccini Marco Salvi Raffaella Orsero Andrea Segré
Luciano Di Pastina Marco Eleuteri Luca Granata Ottavio Guala Stefano Soli Raffaele Spreafico Josef Wielander
Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2013 Pietro Paolo Ciardiello
Protagonisti 2015
Protagonisti 2013 Angelo Benedetti Pino Calcagni Gerhard Dichgans Luigi Mazzoni Luigi Mion Francesca Nadalini Francesco Nicodemo Michelangelo Rivoira Luciano Torreggiani Nicola Zanotelli Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2014 Angelo Benedetti Protagonisti 2014 Monica Artosi Luca Battaglio Ettore Cagna Raffaella Di Donna
PROTAGONISTI
trebbe diventare la California d’Europa, il paradiso dell’agricoltura di qualità”. Marco Salvi ha confermato questi concetti parlando della necessità di una maggiore concentrazione dell’offerta ma ha aggiunto le difficoltà poste dal fattore costi. La Spagna gode di costi di produzione decisamente inferiori (del 30% per la forza lavoro). Un camion di uva dalla Puglia diretto in Europa costa 1.000 euro in più rispetto a un camion di uva dalla Spagna. E poi - ha aggiunto il presidente di FruitImprese - servono accordi bilaterali per entrare nei nuovi mercati (e ciò è compito della politica). La necessità di ‘percorsi comuni’ è stata sottolineata anche da Gennaro Velardo che ha chiesto ai diversi interlocutori di fare chiarezza: “Dobbiamo cominciare a dirci le cose come stanno”, ha chiosato il presidente di Italia Ortofrutta. Per Ottavio Guala, una vita passata al vertice dei Mercati italiani, “i problemi sono circa gli stessi da 20 anni. Affrontiamoli ponendoci regole e obiettivi chiari. Affrontiamo i rapporti tra produzione, Mercati e GDO e avremo fatto un grande passo avanti”. Il dibattito è stato seguito da un folto pubblico di imprenditori del Sud, come Giuseppe Calcagni, Nello Alba, Nicola Giuliano, Raffaella Di Donna e molti altri e una rappresentanza di operatori del Nord, da Luca Battaglio a Cesare Bellò, Giancarlo Minguzzi e altri ancora. Il dibattito è stato preceduto da un saluto dell’assessore regionale all’Agricoltura della Basilicata Luca Braia e da un intervento del presidente di Asso Fruit Italia Francesco Nicodemo. In precedenza, nella Mediateca di Matera, si sono svolti i 5 seminari annunciati con, in primo piano, le tecnologie di Sermac, i programmi di CSO e Italia Ortofrutta per il Sud, la storia e le prospettive di Asso Fruit Italia, le missioni estere 2016 di Omnibus, la società di servizi del nostro gruppo editoriale.
Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2015 Il sistema delle mele del Trentino e dell’Alto Adige
Nello Alba Domenico Basile Pietro Calabrese Giuliano Canella Bruno Francescon Tom Fusato Nicola Giuliano Franco Mattozzi Giancarlo Minguzzi Augusto Giuseppe Pianesani Christian Pohl Premio Ortofrutta d'Italia Oscar della Frutta 2016 per la produzione Nello Alba per la filiera Giuliano Canella Premio Corriere Ortofrutticolo - Oscar della frutta 2016 Nicola Giuliano
I partners e gli sponsor L’edizione 2016 dei Protagonisti ha avuto come partner strategici il CSO di Ferrara, storico partner dell’evento, e l’Unione Nazionale Italia Ortofrutta di Roma, con la quale è stato avviato il progetto ‘L’ortofrutta riparte dal Sud’, e si è avvalsa del sostegno dell’Associazione nazionale degli esportatori ed importatori
FruitImprese. Partner territoriale è stata Asso Fruit Italia di Scanzano Jonico. Sponsor sono stati le aziende Sermac (tecnologie) e Ilip (imballaggi), la società di certificazione CSQA e Ipack Ima del gruppo Fiera Milano con il marchio Fruit Innovation Tuttofood.
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PRIMO PIANO PROTAGONISTI
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Il panorama suggestivo di Matera visto da Casa Cava all’inizio della serata dei Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana
Se dovessimo ridurre la prima tappa del progetto per il Sud e l’intero dibattito di Matera ad una sintesi estrema, potremmo concludere così: la produzione del Sud deve aggregarsi; il settore, a
livello nazionale, deve trovare un baricentro per presentarsi più forte con i diversi interlocutori, a partire da una classe politica incredibilmente lontana e distratta quando si parla di ortofrutta.
Le conclusioni di Matera: aggregazione nel Sud e un ‘baricentro’ nazionale
Suriano prende la palla al balzo: facciamo la Newco Proprio da Matera, Carmela Suriano, fondatrice del Club Candonga®, intervenendo ai seminari della giornata dei Protagonisti, ha lanciato un progetto che potrebbe avere un peso notevole sulla crescita dell’ortofrutta nel nostro Mezzogiorno: creare una Newco per le produzioni d’eccellenza capace di aggregare le migliori realtà produttive locali per aggiungere valore non solo alla fragola, ma anche ad altri berries come lamponi, mirtilli e more. Un’idea, quella della Newco, che si fonda su due importanti novità emerse ultimamente nel panorama lucano: la volontà politica di creare un marchio regionale di tutte produzioni ortofrutticole d’eccellenza lucane e l’investimento programmato per la creazione della nuova piattaforma logistica di Ferrandina-Taranto che, ha spiegato Carmela Suriano, “permetterà di dare alle nostre produzioni uno sbocco a livello internazionale perché garantirà alle nostre merci un servizio di trasporto non più solo ed esclusivamente su gomma”. “Stiamo pensando
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seriamente - ha aggiunto - a una Newco anche in funzione di un progetto di internazionalizzazione massiva della Candonga Fragola Top Quality® del Metapontino”. La discesa al Sud dei 'Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana’ è stata letta dalla Suriano come un segno premonitore della possibilità di spostare il baricentro economico del settore in un Mezzogiorno che è campione di qualità e produzione ma non già di aggregazione e capacità infrastrutturali. Limiti, questi, che pesano tantissimo su costi e competitività. I modelli da seguire ci sono tutti: quelli del comparto pera di Opera o del comparto kiwi di Origine. O ancora, c’è la stessa 'case history' di successo del Club Candonga®, il consorzio di fragolicoltori della Candonga Fragola Top Quality® che nel giro di due anni ha contribuito massicciamente a fare della Basilicata il primo produttore di fragole in Italia e che ha messo in moto “un processo aggregativo che ha fatto registrare nel 2015 una crescita del 20%”.
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di Vincenzo Falconi Il progetto 'L’ortofrutta riparte dal Sud' è la naturale evoluzione della partecipazione di Italia Ortofrutta - Unione Nazionale al noto appuntamento ‘Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana’, che ci ha visti come principali sponsor nelle precedenti edizioni. Al di lĂ degli aspetti celebrativi e dei dovuti riconoscimenti, condividiamo il messaggio di fondo di questo momento d’incontro della filiera, ovvero quello del valore del lavoro svolto con passione e professionalitĂ come elemento imprescindibile per raggiungere obiettivi e risultati ambiziosi. Non possiamo tuttavia prescindere da un’attivitĂ di analisi delle dinamiche del nostro settore che, pur essendo strategico nel panorama agricolo, troppo spesso non vede riconosciuta la giusta importanza o addirittura in certe circostanze viene incomprensibilmente dimenticato. L’ortofrutta è la grande assente della campagna ministeriale volta a favorire il consumo dei prodotti DOP/IGP e i prodotti ortofrutticoli non sono presenti nello spot pubblicitario diffuso per rilanciare il nostro agroalimentare negli Stati Uniti. Questi elementi portano a ripensare alla capacitĂ di fare sistema del settore: forse non basta avere il primato produttivo europeo, non basta essere primi nell’utilizzo delle risorse destinate all’Organizzazione Comune di Mercato e avere una parte del Paese fortemente aggregata e competitiva, per avere la giusta considerazione. Dobbiamo purtroppo prendere atto che il settore ortofrutticolo nel suo complesso si trova in una situazione di perdita di competitivitĂ : non riusciamo piĂš a interpretare il mercato come dovrem-
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mo, con la conseguenza che si fa sempre piÚ fatica a fare reddito. Ecco gli effetti della perdita di competitività : calo dei consumi; disaffezione e limitato apprezzamento verso i nostri prodotti; bassa remunerazione commerciale. Le cause: 1. Carenza di relazioni strategiche competitive: abbiamo pezzi di filiera che non comunicano tra di loro, che difficilmente collaborano per ridare valore al prodotto agli occhi del consumatore. Il rapporto tra distribuzione e produzione ci vede spesso come controparte e non come partner intenti a perseguire il comune obiettivo di ridare valore al prodotto ortofrutticolo; 2. Comunicazione di settore inefficiente: la mancanza di una comunicazione adeguata si riflette sulla scarsa percezione dell’effettivo valore dei prodotti da parte del consumatore; 3. Assenza di una strategia complessiva di settore: manca un piano d’azione condiviso dagli attori della filiera in grado di tendere verso un unico obiettivo strategico, capace di mettere al centro il valore del prodotto. Un passo necessario per remunerare come si deve chi produce e vive di ortofrutta; 4. Politica di indirizzo del settore: si avverte l’assenza di una politica di indirizzo forte di una visio-
ne organica delle nostre problematiche di competitivitĂ , che non possono essere affrontate con un approccio puntiforme ma che richiedono necessariamente una strategia di sistema.
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“Aggregazione come pre requisito per il rilancio�
Abbiamo tante buone imprese, pochi grandi gruppi ma che si muovono tutti in ordine sparso. Spesso siamo piĂš bravi a dividerci che a condividere e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Alcuni dati sono emblematici di questa situazione: la Spagna non solo esporta 3 volte quanto esporta l’Italia, ma si è anche sostituita come fornitore di quei Paesi che erano tradizionalmente il mercato di sbocco delle nostre produzioni. Inoltre, le nostre imprese si rapportano a fatica con i grandi gruppi della GDO anche italiana. Ăˆ necessario cambiare approccio e affrontare i problemi con una visione di sistema, per riportare l’attenzione sull’ortofrutta in un’ottica di riflessione e di strategia competitiva. Eccoci dunque al grande tema del Sud e al tema strategico dell’aggregazione del prodotto italiano che è il primo dei grandi argomenti dell’iniziativa “L’ortofrutta riparte dal Sudâ€?, perchĂŠ qualsiasi politica di sviluppo non può prescindere dal controllo e dall'aggregazione della produzione. Dobbiamo puntare sul comparto
PLV (euro)
%
VPC
NORD
3.238.057.523
29
2.969.268.716
58
92
CENTRO
1.497.523.747
14
584.747.868
11
39
SUD
6.286.535.595
57 1.604.324.890
31
25
ITALIA
11.022.116.865
100
100
47
5.158.341.474
% livello di aggreg.
La tabella mostra la produzione lorda vendibile e il valore della produzione commercializzata di ortofrutta e il livello di aggregazione nelle 3 macro-aree
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re in risorse umane ed in professionalità legate al marketing ed all’ottimizzazione dei processi aziendali ed ai rapporti con i clienti unitamente alle attività legate alla ricerca applicata ed al trasferimento di competenze ed innovazioni tramite uno più stretto rapporto con i nostri centri di ricerca, sono elementi da cui non si può prescindere per riacquisire competitività. Siamo (ancora) tra i primi otto paesi industrializzati al mondo e abbiamo tutte le carte in regola per fare bene e fare meglio anche in ortofrutta, specialmente al Meridione. Ipotizzando di riuscire ad aggregare il 60% della produzione del Sud, che è tra l’altro l’obiettivo che si pone l’Europa con il sostegno all’OCM, arriviamo alla considerazione che annualmente il sistema ortofrutticolo meridionale non utilizza risorse per circa 200 milioni di euro. Tali risorse sono sottratte alle politiche per la competitività, valorizzazione e miglioramento qualitativo delle produzioni e delle condizioni di commercializzazione. A prescindere dall’indotto che chiaramente potrebbe generarsi con l’attivazione di tali investimenti, bisogna inoltre tenere conto del fatto che i programmi operativi delle OP riservano, come dato medio nazionale, una spesa del 25% al costo per il personale impiegato in attività finalizzate al miglioramento qualitativo delle produzioni, marketing e assistenza tecnica agronomica. Considerando questo stesso tasso di spesa, il basso grado di aggregazione della produzione ortofrutticola comporta la perdita annua di circa 50 milioni di euro, risorse che potrebbero utilmente essere destinate all’assunzione di oltre 1.200 unità/annue di personale specializzato per le mansioni previste dai programmi operativi ortofrutta. Ne deriva pertanto che agire sul fronte dell’aggregazione della produzione vuole dire anche fare qualcosa di concreto per le politiche occupazionali. Volendo analizzare il dato sotto un diverso punto di vista, possiamo affermare che ogni incremento di un punto percentuale del livello di aggregazione rappresenta in termini assoluti una maggiore VPC aggregata di oltre 62 milioni di euro, corrispondenti al livello di fatturato di una OP di grandi dimensioni. In altri termini la crescita di un punto percentuale del livello di aggregazione è paragonabile alla costituzione di una OP di “prima fascia” con tutti gli effetti sul piano occupazionale e dell'indotto che ne derivano sia a livello di produzione che di lavorazione e commercializzazione. Ciò significherebbe anche attivare nuovi investimenti tramite i programmi operativi nell'ordine di circa 5.800.000 euro annui. Migliorare il livello di aggregazione del settore, può dunque determinare benefici su tutti i fronti.
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ortofrutticolo, perché è tra i pochi comparti agricoli italiani che ha i numeri e le capacità tecniche e organizzative per reggere il confronto con i nostri concorrenti. L’ortofrutta è una componente fondamentale del sistema agroalimentare nazionale con 462.500 aziende produttrici, 992.305 ettari coltivati a ortofrutta, 25 milioni di tonnellate prodotte ogni anno. L’ortofrutta rappresenta il 25% circa della produzione agricola italiana e coinvolge un elevato numero di aziende ed ettari coltivati: abbiamo tuttavia un’estrema frammentazione delle aziende produttrici che va a discapito dell’aggregazione e che si riflette nell’elevato numero di OP attive sul territorio nazionale ma che spesso, in particolare nel centro-sud, non raggiungono le dimensioni economiche idonee per realizzare una efficace concentrazione, valorizzazione e commercializzazione della produzione. Quasi il 60% della produzione ortofrutticola si trova nel Meridione: le regioni del Sud Italia infatti sono regioni ortofrutticole per eccellenza. Tuttavia è proprio in queste regioni che si registra il più basso livello di aggregazione in Organizzazioni dei produttori: solo un 25% contro il 90% dell’aggregazione registrata nel Nord Italia. Su circa 6,3 miliardi di produzioni ortofrutticole del Sud solo 1,6 sta nelle OP. Il livello di aggregazione è da ritenersi quindi insoddisfacente nonostante l’elevato numero di OP - attualmente in numero di 155 su 299 OP riconosciute a livello nazionale - che tuttavia raramente raggiungono quelle dimensioni economiche che consentono di attivare economie di scala e di rispondere alle richieste degli operatori del commercio e della distribuzione. Quali sono i punti di forza e di debolezza del nostro Sud ortofrutticolo e su che cosa bisogna puntare per il rilancio? Sicuramente l’ortofrutta del meridione ha una ampiezza di produzioni che non ha eguali nel resto del Paese con filiere produttive specializzate di qualità. Il basso livello di aggregazione in OP ed una più accentuata propensione all’individualismo, rispetto ad altre aree, rende più complessa la propensione a fare sistema ed ad affrontare in modo coordinato il mercato ma anche la sfiducia nella capacità di sviluppo del sud stesso sono un punto di debolezza che porta spesso a non avere una visione per il futuro. La carenza nell’attuazione locale delle politiche nazionali ed europee, la lontananza dai mercati di destinazione ed un oggettivo deficit infrastrutturale completano il quadro. Le opportunità di sviluppo non possono prescindere dall’aggregazione della produzione e dalla concentrazione dei decisori di vendita. Tuttavia investi-
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O G N DJA TA! T E F HE
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COPERTINA
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ILENIO BASTONI. Il nuovo ‘timoniere’ del Gruppo Apofruit
Il volo del delfino Lorenzo Frassoldati A 40 anni diventare direttore generale della più importante cooperativa agricola di primo livello in Italia. Di più: prendere il testimone del comando dalle mani di Renzo Piraccini che l’azienda l’aveva costruita e fatta crescere, imprimendo il marchio della sua indiscussa personalità. Missione non impossibile ma certamente difficile e oltremodo impegnativa per Ilenio Bastoni, da un anno e mezzo alla guida di Apofruit Italia, romagnolo di Cesenatico, cresciuto in una famiglia di produttori e soci della cooperativa… Casa, famiglia e lavoro senza soluzione di continuità. “Professionalmente sono nato e cresciuto in Apo, ho sempre avuto fiducia nell’azienda. La formazione non finisce mai, dal campo al
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Ha raccolto l’eredità di Renzo Piraccini e, in poco più di un anno, ha lanciato nuovi progetti: “I tempi cambiano e adesso è il nostro turno di fare bene” magazzino agli uffici. Le proposte che l’azienda mi ha fatto le ho sempre accettate nello spirito di una sfida utile per crescere. Per questo non ho mai detto di no”. Il momento formativo più importante? “Certamente la direzione commerciale, ruolo cui avevo sempre aspirato. Capire dove va il mercato, anticipare le tendenze, arrivare per primi…erano le mie aspirazioni. Poi velocemente è arrivata la proposta del ruolo di vertice. Ho risposto di sì, come sempre”. Raccogliendo così l’eredità di
Renzo Piraccini… “Un testimone di tutto rispetto, impegnativo, gravoso. Con Renzo l’azienda è cresciuta e ha raggiunto risultati straordinari . Quando la macchina va già al massimo delle prestazioni, difficile fare meglio. Però i tempi cambiano, i mercati cambiano e adesso è il nostro turno di fare bene, come si dice in gergo calcistico”. L’Apo di Bastoni sarà la stessa di Piraccini? “La rotta rimarrà la stessa: specializzazione, marca, qualità, biologico… la visione strategica potrà cambiare in rapporto con l’evolu-
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CHI è
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ILENIO BASTONI
Ilenio Bastoni, 41 anni, coniugato con tre figli, romagnolo di Sala di Cesenatico, è direttore generale di Apofruit Italia dal luglio 2014. Il suo curriculum testimonia di una crescita professionale avvenuta tutta all’interno del Gruppo Apofruit che associa 3.300 soci produttori che operano in diverse regioni italiane, per un conferimento di 256 mila tonnellate ed un fatturato consolidato di 228 milioni di euro.Figlio di uno storico produttore romagnolo, si può dire che Ilenio Bastoni sia nato nella cooperativa, con impegni che sono andati dalla produzione nei campi fino al vertice della struttura. Ancora ragazzino, infatti, il suo primo impegno - come per molti figli dei soci di Apofruit - si è svolto nel podere di famiglia. Successivamente, dopo aver terminato gli studi, nel 1993 è entrato a far parte della struttura organizzativa di Apofruit, come tecnico di campagna. Nel 1994 è stato inserito nello staff dello stabilimento Apofruit di Martorano e tre anni più tardi, nel 1997, è entrato nell’ufficio commerciale di Apotrade, società di commercializzazione che l'anno dopo è diventata Canova, la società del Gruppo specializzata nel settore del biologico. Da gennaio 2013 Bastoni rivestiva il ruolo di direttore commerciale. Un percorso di formazione, dunque, a 360 gradi, a garanzia di una solidità professionale quanto mai necessaria per la gestione di un gruppo che per dimensioni e complessità ha pochi altri esempi nel panorama ortofrutticolo italiano.
zione dei mercati. Le scelte di fondo restano le stesse, cambia l’impronta personale che ognuno di noi dà al proprio lavoro e alla squadra che lo circonda. Sono convinto che i migliori risultati li porta a casa la squadra. Un team affiatato è la migliore garanzia per il futuro di una azienda” La mission cooperativa è creare valore per i soci, anche per evitare il rischio del convento che è ricco ma i frati sono poveri. Apo
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come la vede? “I soci della cooperativa sono i nostri azionisti, rappresentano la proprietà alla quale ci dobbiamo sempre riferire. Il loro reddito, i loro bilanci dipendono da noi, dalle nostre capacità . I nostri risultati sono i loro risultati. E’ il bello, e la sfida, del modello cooperativo” Un anno e mezzo di direzione generale. Quali risultati Bastoni vuole mettere a bilancio?
“In sintesi: l’accordo con Terremerse, l’apertura di nuovi mercati, la crescita del biologico, l’avvio dell’esperienza di Origine”. Allora partiamo con Terremerse. “L’accordo di integrazione a rete con Terremerse, che vede Apo subentrare come braccio operativo del fresco, va nel segno della specializzazione e della riorganizzazione industriale. Gestiremo un paniere di oltre 2 milioni di quintali di prodotti ortofrutticoli freschi con un risparmio valutabile intorno ai 500 mila euro l’anno, che andrà a beneficio dei produttori. ” Nuovi mercati? “Registriamo crescite a due cifre sui mercati asiatici, in particolare per il kiwi, frutto del coinvolgimento dei nostri soci produttori nel ‘Progetto Qualità’ e della politica di marca col nostro marchio Solarelli, adattato alle esigenze ed ai gusti di questi mercati e ribattezzato Solemio per superare le difficoltà della lingua cinese. Cresciamo anche con la frutta estiva sui mercati del nord Africa e del Medio Oriente, dove arriviamo via nave ma anche via aerea tre volte la settimana da Venezia. L’aereo è una logistica più complicata ma ci dà grandi soddisfazioni” Biologico? “Attraverso la nostra società specializzata Canova puntiamo a crescere nel canale Horeca e nel Centro Sud con iniziative importanti che presenteremo a breve” Come procede Origine, il consorzio che vi vede alleati con primari gruppi privati come Salvi, Zani, Rivoira, Spreafico per esportare kiwi e pere di qualità sui mercati lontani? “Siamo riusciti a coniugare la necessità di mantenere la nostra identità aziendale e al contempo unirci per far fronte al mercato globale. Nel medio periodo la nostra intenzione è ampliare la gamFebbraio 2016
COPERTINA
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APOFRUIT
Apofruit Italia è un gruppo e un sistema aziendale cooperativo di primo livello sulla scena nazionale ed europea con una esperienza di oltre 50 anni, che opera con proprie strutture e soci produttori dal nord al sud dell’Italia. Oggi Apofruit Italia significa: 191 mila tonnellate di prodotto conferito; un volume d’affari di 180 milioni di euro; 3.300 produttori associati, 12 stabilimenti di lavorazione così suddivisi: otto in Emilia Romagna, uno nel Lazio; due in Basilicata; uno in Sicilia; 6 strutture per il ritiro e stoccaggio dei prodotti; linee di lavorazione specializzate per la produzione di qualità e linee di confezionamento diversificate e innovative; sviluppo delle produzioni biologiche; uno staff di tecnici specialisti per l’assistenza tecnica alle aziende; impegno e investimenti finalizzati al risparmio energetico. Alla fine del 2008 Apofruit Italia ha lanciato sul mercato la linea di prodotti di alta qualità a marchio “Solarelli”. Con “Solarelli”, Apofruit Italia si presenta al mercato con un proprio marchio, appositamente studiato per identificare prodotti di alta qualità. L’impegno di Apofruit Italia è significativo anche nel settore delle produzioni tipiche con la Pera dell’Emilia Romagna IGP, la Pesca e Nettarina di Romagna IGP, la Patata tipica di Bologna DOP, l’Asparago verde di Altedo IGP, le Susine e le Ciliegie di Vignola IGP. Fa parte del Gruppo Apofruit anche Mediterraneo Group, società consortile che associa imprese cooperative altamente specializzate, autonome nella gestione, che operano nelle aree produttive Italiane più vocate. Mediterraneo Group ha l’obiettivo di rappresentare un network di imprese nato per valorizzare le produzioni dei partner e allo stesso tempo garantire completezza di gamma e continuità nelle forniture. Mediterraneo Group nel 2014 ha commercializzato oltre 30 mila tonnellate di prodotto (principalmente frago-
ma di prodotti offerti. Ad oggi siamo partiti proponendo kiwi e pere. La volontà però è di ‘tarare’ un modello che possa essere successivamente esteso ad altre categorie di prodotto. Oltre alla frutta invernale, più facile da gestire per la maggiore conservabilità, l’idea infatti è quella di trattare al più presto anche frutta tipicamente estiva. Abbiamo l’esclusiva per il kiwi rosso a livello europeo; per le pere puntiamo sull’Abate e speriamo nell’apertura del mercato
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PROTAGONISTI
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CHI è
le, finocchi, carote, lattuga e meloni) per un volume di affari di 31 milioni di euro. Completa il panorama commerciale Canova Srl, la società specializzata del Gruppo Apofruit che commercializza il prodotto biologico a marchio Almaverde Bio: la proposta della cooperativa ad un settore di mercato, quello dell’ortofrutta biologica, che da nicchia di consumo ha conquistato fasce di pubblico sempre più ampie. Apofruit Italia coerentemente con la sua politica di qualità e innovazione, ha saputo anticipare le nuove tendenze con lo sviluppo di ricerche, di sistemi di produzione adeguati e di organizzazione che hanno portato Canova a commercializzare nel 2014 oltre 34 mila tonnellate di prodotto per un volume di affari di 63,8 milioni di euro e il marchio Almaverde Bio, grazie anche alle campagne pubblicitarie sui principali media nazionali, ad acquisire presso i consumatori una notorietà e un posizionamento da autentico leader di mercato. Almaverde Bio è il marchio di Almaverde Bio Italia, società consortile nata con l’obiettivo di coniugare i valori del biologico con la garanzia di un marchio noto e offrire una gamma completa di prodotti tutti sotto lo stesso marchio-ombrello.torio e la qualità.
cinese, dove abbiamo grandi aspettative” Concludendo: quali saranno i prodotti del futuro? “Ce la giocheremo tutta sull’innovazione varietale per offrire prodotti nuovi che soddisfino il palato dei consumatori. Pensate all’uva senza semi dove siamo partiti da zero e oggi abbiamo un ruolo di primo piano. O allo straordinario successo della Candonga dove siamo tra i primi player con 100
ettari coltivati di un’unica varietà” La nostra ortofrutta ha una immagine ‘sfigata’ (copyright Francesco Pugliese). Come se ne esce? “E’ vero: gli altri settori ci vampirizzano, sfruttano i nostri valori per i loro scopi. Dobbiamo essere più capaci di lavorare sulla marca, sulla qualità e dobbiamo anche farci severi esami di coscienza. E avere il coraggio di lavorare di più assieme, di fare squadra, condivisione. I risultati arriveranno da lì”.
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ITALIA A FRUIT LOGISTICA
FRUIT LOGISTICA 2016. Ancora un’edizione record per Berlino
L’Italia si presenta Malgrado lo sforzo di coordinamento del CSO, di FruitImprese e dell’Unione Nazionale Italia Ortofrutta, il nostro Paese a Berlino si presenta ancora una volta in ordine sparso. Dobbiamo aggiungere: per la gioia degli organizzatori, visto che la superficie netta occupata dagli espositori italiani ha stracciato anche il record dello scorso anno, passando da poco più di 12 mila metri quadri a oltre 12.600: solo 1.000 mq sono occupati dal progetto comune ‘Italy’ (con aziende comunque di primo livello), per il resto tutti per conto proprio (aziende, regioni, Mercati). Nessuna rappresentanza nazionale supera quella italiana, che conta ben 462 aziende espositrici su un totale di 2.880 espositori, pari quindi al 16%. Non sappiamo quanto sia la spesa media per azienda, ma se fosse anche minima implicherebbe qualche ‘milionata' di euro per gli organizzatori. Infatti moltiplicando 462 per 5.000 (ma ci sono aziende che spendono tranquillamente 60
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Le aziende espositrici del nostro Paese hanno toccato il record della superficie espositiva e rappresentano la partecipazione più importante con 462 presenze mila euro e più) si ottengono due milioni 310 mila euro, cifra che nella realtà potrebbe benissimo avvicinarsi al doppio e forse anche superarlo. Ma veniamo ad alcuni espositori per verificare come si caratterizza la loro presenza a Fruit Logistica. La F.lli Orsero è presente all'interno dell'area espositiva del gruppo (hall 2.2 – stand B09), con uno spazio dedicato alla sua frutta e in particolare alla sua linea di frutti esotici che comprende avocado, frutto della passione, lime, litchi, mango, papaya, zenzero, carambola, granadilla, kiwano, mangoustan, phisalis, pitaya gialla, pitaya rossa e Ramboutan. Attraverso le immagini del regista Luca Lucini, F.lli Orsero racconta al pubblico il viaggio di banane e ananas dalle pianta-
gioni in Centro America fino all'arrivo sulla tavola del consumatore. Il Consorzio VOG presenta ai visitatori la sua ultimissima novità: ENVY®. Originaria della Nuova Zelanda, questa mela si contraddistingue per un’innata dolcezza e un intenso gusto fruttato e aromatico. La sua polpa croccante e succosa si abbina ad un aspetto accattivante, grazie alle grandi dimensioni dei frutti e alle eleganti striature rosse della buccia. Nata da un incrocio tra Royal Gala e Braeburn, grazie alle sue caratteristiche organolettiche Envy® ha raccolto sin dai primi assaggi forti consensi presso i consumatori di numerosi Paesi in tutto il mondo. Questo ha spinto Enza, il distributore e detentore dei diritti di marchio, a
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FRUIT FR UIT MORE LIFE QUALITTÀ, QUALITÀ, À GUSTO, GUSTO, BENESSERE SOLO FRUTTA FRUT TA MADE MADE IN ITALY ITTAL ALY SOLO
ASSOFR UIT IT TA ALIA E’ FR A LE ORGANIZORGANIZASSOFRUIT ITALIA FRA TA ANZAZIONI DI PR ODUT TORI PIÙ IMPOR PRODUTTORI IMPORTANOGIORNO D ’ITTA ALIA. SONO TI DEL MEZZ MEZZOGIORNO D’ITALIA. ODUCONO FRUTTA FRUT TA SESE300 I SOCI CHE PR PRODUCONO C ONDO I SISTEMI PIÙ INNOV VATIVI T E NEL CONDO INNOVATIVI RISPE T TO DELL’AMBIENTE. DELLL’AMBIENTE. RISPETTO LA FILIALE C OMMERCIALE FR UTTHERA COMMERCIALE FRUTTHERA sr OCCUP PA DELLA COMMERCIALIZZACOMMERCIALIZZAsrll SI OCCUPA ANDO IL R AGGIUNGIMENGGIUNGIMEN ZIONE ASSICUR ASSICURANDO RAGGIUNGIMENTTO O DEI MER CATTI NAZIONALI E ESTERI NEI MERCATI TEMPI PIÙ BRE VI SAL LVAGUARDANDO LA BREVI SALVAGUARDANDO FRESCHEZZA DELLE PR ODUZIONI. PRODUZIONI.
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tro lato VI.P. presenta anche le varietà club, da Kanzi® alla stessa Envy® gestite assieme a VOG. Anche la varietà Ambrosia, che entra sul mercato in partnership con Rivoira, azienda frutticola piemontese, mostra un aspetto estetico eccezionale ed un sapore al top dovuto all'altissimo grado zuccherino. Kiku ha scelto Berlino per festeggiare i suoi 25 anni di operatività nel mercato delle mele. E presenta le ultime novità assieme ai 29 partner mondiali tra cui Bonifructi (Slovacchia), Fratelli Clementi (Italia), Core (Sudafrica), Kiku Hellas (Grecia) e Salemfrucht (Germania). Con le mele Kiku, c’è il succo 100% puro nel nuovo formato da litro, la granita, la marmellata e le mele di varietà Isaaq e Crimson Snow. Per la Op Giaccio Frutta quella di quest’anno è la sesta partecipazione a Fruit Logistica con uno
stand. Per l’edizione 2016 della principale fiera ortofrutticola mondiale l’organizzazione di produttori campana ha uno stand completamente rinnovato caratterizzato da grafiche nuove in cui si distingue in particolare il logo in 3D del gruppo. L’organizzazione ortofrutticola, tra le più grandi del Mezzogiorno, si sta progressivamente allargando e oggi ha superato i 100 soci che hanno contribuito ad aumentare i quantitativi commercializzati. Il 2015 è stato un anno molto soddisfacente per Giaccio che ha consentito di aumentare del 25% il fatturato rispetto al 2014. L’80% dei volumi di ortofrutta movimentati è rappresentato dalle drupacee, in primi pesche, nettarine, seguite da susine, albicocche e altra frutta estiva. Il restante 20% è costituito da mele e fragole. In quest’ultima fetta un ruolo importante è ricoperto dalla Melannurca
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dare il via a un progetto globale di cui VOG è parte integrante. Dal 2012, infatti, il Consorzio si è aggiudicato i diritti di coltivazione di Envy® per l'Italia. Le operazioni di messa a dimora delle piante avviate da VOG negli scorsi anni stanno dando oggi i loro frutti, con i primi volumi “commerciali” finalmente disponibili per la vendita: 300 tonnellate per questa stagione, che arriveranno a 5.000 a piena produttività degli impianti. VOG è al padiglione 4.2 stand B-10. La VI.P, Associazione delle Cooperative Ortofrutticole della Val Venosta, punta invece sulle varietà classiche come Golden Delicious, Red Delicious, Gala e Pinova. Quest'ultima svolge un ruolo interessante perché è una mela bicolore da un sapore dolciastroasprigno ed un aroma inconfondibile. Pinova è una varietà sulla quale VI.P. punta molto. Dall'al-
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Campana Igp, su cui l’impresa, diretta da Antonio e Giuseppe Giaccio, punta soprattutto rivolgendosi ai canali del mercato interno. La mela Igp rappresenta il 18% del fatturato dell’OP. Pur rappresentando il 3% del fatturato complessivo, l’export sta progressivamente crescendo sviluppandosi soprattutto attraverso le drupacee, inviate in particolar modo nei Paesi del Nord Europa e in Germania. La Linea Verde, azienda agroalimentare italiana ai vertici nel mercato italiano di IV gamma e dei piatti pronti freschi, presenta in anteprima agli operatori internazionali alcune novità di prodotto: insieme alla nuova linea di verdure pronte da cuocere L’Altro Contorno, la gamma “On the Go” delle Zuppe Fresche DimmidiSì e le tre Zuppe Fresche DimmidiSì Vellutata di Ceci, Vellutata di Carciofi e Vellutata di Pomodoro.
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Allo stand è organizzata la degustazione di zuppe fresche e frullati. Il Gruppo italiano ha chiuso il 2015 con un giro d'affari complessivo di 210 milioni di euro e con una crescita superiore al 7% sul 2014 alla quale hanno concorso più fattori: fatturato nazionale, export e performance della sede spagnola, Vegetales Linea Verde Navarra. Sermac espone nel padiglione 4.1 stand A-11 le calibratrici Daytona Blueberry e CaRo 40. La prima è una linea innovativa per la lavorazione dei mirtilli. Questa calibratrice garantisce un’ottima resa, mantenendo alti standard qualitativi del prodotto e un’estrema accuratezza nella selezione. La calibratrice elettronica permette di selezionare i frutti con alta precisione e delicatezza, riducendo allo stesso tempo i costi di manodopera e aumentando sensibilmente la precisione du-
rante la selezione. La nuova elettronica Agrovision che caratterizza questa macchina permette di selezionare un prodotto uniforme e conforme agli standard richiesti dal mercato e ai criteri di qualità, sia interna, permettendo di rilevare differenze sensibili nel grado di maturazione o marcescenza del frutto, sia esterna, nell’identificazione dei difetti visibili. La CaRo 40 è specifica per frutti e ortaggi sferici. Elemento distintivo è una ‘tazza' che permette più rotazioni complete del frutto durante la selezione. Il sistema elettronico della calibratrice permette l’analisi della qualità esterna dei frutti, grazie alla dotazione di telecamere ad alta risoluzione. L’Italia è prima al mondo nella tecnologia per l’ortofrutta e, accanto ai colossi Unitec e Sorma, c’è anche Sermac a giocare le sue carte.
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ATTUALITÀ
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L’Antitrust sanziona Coop Italia “Ha violato l’articolo 62” Lorenzo Frassoldati È ancora vigente e viene applicato l'art. 62? Pare di sì. Come noto detto articolo del Decreto Liberalizzazioni (D.L. 1/2012) regola e disciplina la cessione dei prodotti agricoli ed agroalimentari e stabilisce una serie di requisiti formali e sostanziali per i relativi contratti. Vieta le pratiche commerciali sleali; fissa inderogabili termini di pagamento (30 giorni per i prodotti deteriorabili e 60 per gli altri prodotti) e tassi d’interesse moratori; in caso di violazione, prevede pesanti sanzioni amministrative (sino a 500 mila euro), la cui applicazione è demandata all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato ('AGCM'). Visto lo squilibrio di potere commerciale tra i colossi della Gdo e i fornitori e il timore reverenziale che spesso blocca le iniziative di questi ultimi, si contano sulle dita di una mano le istruttorie davanti all’Antitrust (Agcm) per violazione dell’art.62. E’ un po’ come la battaglia di Davide contro Golia, dura (e costosa) da avviare, incerta sul risultato. Ma qualche volta riesce. È del giugno scorso la notizia dell’avvio da parte dell’Antitrust di una istruttoria nei confronti di Coop Italia e Centrale Adriatica, in seguito alla segnalazione di un fornitore di prodotti ortofrutticoli freschi (Celox Trade di Gambettola nel Cesenate), per abuso “della propria posizione di forza commerciale per imporre al fornitore, parte debole del contratto, una serie di sconti e contributi economici eccessivamente onerosi: questi non risultano proporzionati al rapporto in atto tra le parti e incidono pesantemente sul prezzo di listino concordato”. Ebbene, dopo procedure ispettive svoltesi in estate, in base al recente parere dell’Antitrust (che il
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La vicenda risale al 2014 e riguarda il fornitore Celox Trade di Gambettola. La catena distributiva replica: “Faremo ricorso”. Scoppia un caso nazionale
Un segnale importante per tutti Lo abbiamo scritto e qui lo ripetiamo. Le sentenze sono sempre individuali e circoscritte: la vicenda Coop-Celox nasce e finisce lì, vietato generalizzare. Però tutti nel settore sanno come vanno le cose nei rapporti con la Gdo: c’è chi si comporta bene, chi male, chi così così. E quando Coop nella sua replica scrive che gli sconti richiesti ai fornitori sono frutto di “libera negoziazione” non fa una affermazione ma scrive una battuta pronta per Maurizio Crozza. Dei prezzi dell’ortofrutta tutti parlano e straparlano spesso senza sapere niente. Dei rapporti tra Gdo e fornitori non si parla quasi mai anche se i
prezzi nascono proprio all’interno di quei rapporti. Che non sono idilliaci, anche se pubblicamente tutti fanno finta di volersi bene. A fronte dell’imbarazzato silenzio di tanti esponenti del settore, sta l’ancor più imbarazzante silenzio delle organizzazioni agricole, anche di quelle che tutte le settimane lamentano che i prezzi di frutta e verdura triplicano dal campo alla tavola “anche per effetto delle distorsioni di filiera”. E l’episodio oggetto della sentenza dell’Antitrust non rappresenta una distorsione di filiera? L’episodio poteva chiudersi all’interno dell’informazione di settore, ma non è stato così. E’ finito all’attenzione della grande informazione generalista ed è un bene. Sicuramente sarà un segnale importante per tutti, in primo luogo per i grandi retailer. (l.f.)
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Corriere Ortofrutticolo ha consultato in esclusiva) Davide questa volta ha sconfitto Golia e le due società Coop sono state sanzionate sul piano amministrativo dall’Agcm: Coop Italia è stata sanzionata per complessivi 26 mila euro per varie pratiche commerciali sleali mentre per gli stessi motivi Centrale Adriatica dovrà pagare 23 mila euro. Le condotte commerciali sleali sono state individuate nell’avere imposto al fornitore Celox da parte di Coop Italia “sconti contrattuali incondizionati e compensi per attività di comarketing e per analisi qualitative sui prodotti, ingiustificatamente gravosi per la parte debole del rapporto di fornitura”, per avere imposto congiuntamente da parte di Coop Italia e Centrale Adriatica al fornitore di pere Celox “ulteriori sconti extracontrattuali, aggiuntivi rispetto agli sconti contrattuali e legati alla realizzazione del piano promozionale nazionale”. Secondo l’Antitrust, inoltre, le società Coop “hanno posto in essere ulteriori condotte contrarie ai principi di trasparenza, correttezza, proporzionalità e reciproca corrispettività delle prestazioni con riferimento ai beni forniti”. Inoltre la violazione dell’art. 62 si configura attraverso la “interruzione unilaterale, da parte di Coop Italia e Centrale Adriatica, del rapporto di fornitura con Celox Trade” e la concessione “di un preavviso non adeguato in relazione al peculiare rapporto tra le parti, nella lettera di formale disdetta al contratto di fornitura inviata da Coop Italia a Celox Trade solo il 21 luglio 2014”. Sulla notizia delle sanzioni comminate dall’Antitrust, non si è fatta attendere la replica della prima catena distributiva italiana. Coop, attraverso una nota, è andata al contrattacco annunciando che farà ricorso contro il provvedimento, definito “illegittimo”. “Riteniamo - precisano i vertici del gruppo distributivo - l’impostazione complessiva grave e foriera
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di ostacoli per il corretto svolgersi dei rapporti commerciali in un settore delicato come quello agricolo”. Per questo Coop ha deciso il ricorso al giudice competente “riservandosi ogni azione nelle diverse sedi a tutela dei suoi legittimi comportamenti, ma anche e soprattutto a tutela dei valori che da sempre ispirano la sua azione”. Il retailer spiega anche i motivi per i quali si opporrà alla decisione dell’Antitrust in quanto si tratta di “un provvedimento che presenta gravi illegittimità per le carenze nella fase istruttoria, per l’assoluta genericità della motivazione e per la violazione del principio di contraddittorio”. E aggiunge: “Riteniamo infatti che non siano state valutate adeguatamente le argomentazioni presentate da Coop Italia a dimostrazione del suo operato basato sulla trasparenza e correttezza di tutti i rapporti commerciali”. “Ad essere ancora più grave - si legge ancora nella nota - è l’impostazione complessiva del provvedimento AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ndr) che di fatto lede i principi della libera concorrenza e può generare contraccolpi negativi proprio nei confronti di quei piccoli e medi produttori che vorrebbe tutelare e che per quanto riguarda Coop sono da sempre suoi alleati in un settore delicato qual è quello agricolo – continua Coop-. Partendo dal singolo caso analizzato, infatti, si afferma che di per sé le dimensioni di impresa
La notizia, data in esclusiva dal sito corriereortofrutticolo.it è stata ripresa dal Corriere della Sera. Il titolare di Celox raggiunto da Milena Gabanelli per un servizio su Report
determinano uno squilibrio contrattuale e di conseguenza vengono considerati ingiustificatamente gravosi sconti che sono invece frutto di una libera negoziazione a cui un fornitore può decidere liberamente di aderire o no. Ad essere colpita è complessivamente la politica di acquisto di quella grande distribuzione, come in particolare Coop, attenta alla valorizzazione del territorio, dei prodotti locali, dei produttori piccoli e medi”. Il caso ha avuto un’immediata eco sulla stampa generalista, a partire dal Corriere della Sera che gli ha dedicato una pagina. Ad esso, mentre scriviamo, si sta occupando Milena Gabanelli per una ripresa su Report. La produzione ortofrutticola è apparsa prudente nelle sue reazioni. Qualcuno però, come Marco Rivoira dell’omonimo gruppo piemontese, ha ammesso: “La produzione è sotto pressione. Servono leggi semplici da applicare ed efficaci”. Sulla vicenda è intervenuta Centromarca, l’associazione dell’industria di marca, attraverso il presidente Luigi Bordoni: “L’aspetto più rilevante del provvedimento dell’Antitrust – osserva Bordoni – sta nella necessità di assicurare comportamenti commerciali rigorosi e corretti. Si è andata affermando infatti la convinzione che la trasparenza e la piena correttezza dei rapporti tra i diversi operatori sia condizione di efficienza, a vantaggio quindi del sistema e del consumatore”. Il titolare della Celox, Fortunato Peron, che ha sollevato il caso in un'intervista ha dichiarato: "Sono contento di vedere che si può avere giustizia e che per averla basta chiederla argomentando le proprie ragioni. Non mi piace che si dica che sono un imprenditore che è stato strozzato. Io sono un imprenditore del settore ortofrutticolo che ha voluto fare valere le proprie ragioni riguardo ai suoi rapporti di fornitura con la Coop”. Febbraio 2016
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Rosaria al 6° posto tra i marchi di ortofrutta più conosciuti È preceduta solo da Chiquita e dalle etichette delle mele dell’Alto Adige e del Trentino. In dieci anni gettate le basi per l’ulteriore successo dell’arancia rossa
Francesca Ciancio Dici arancia rossa e pensi alla passione, alla Sicilia – e all'Etna in particolare – alle vitamine, alla succosità. Sono parole e sensazioni che evocano il prodotto, come conferma una ricerca realizzata dalla società Management Solutions e presentata da Fabio Ancarani, direttore Executive master in Sales e Marketing della Bologna Business School. L'occasione è stata il decennale di Rosaria, l'organizzazione siciliana di produttori fondata dalla famiglia Pannitteri specializzata nella produzione di arance rosse. Un momento di celebrazione svoltosi a Milano il 26 gennaio, ma anche una riflessione sulla situazione attuale, il futuro e le potenzialità del frutto siculo. Da Bruxelles, in collegamento, è intervenuto Paolo De Castro, parlamentare europeo e coordinatore S&D Commissione Agricoltura che, se da un lato ha evidenziato le ottime capacità di sviluppo del prodotto, dall'altro ha messo in guardia dalla concorrenza – spagnola in particolare – che è vincente sulla capacità organizzativa: “La qualità dei nostri prodotti – ha sottolineato De Castro – è indiscutibile. Purtroppo organizzazione commerciale e logistica fanno ancora fatica a trasformarsi in reddito. Le imprese sono ancora piccole e spesso condotte da persone anziane. L'Europa farà comunque la sua parte, a iniziare dal “pacchetto Promozione” per i prodotti alimentari: 220 milioni di euro, con i bandi alle porte (in primavera). E qui l'azienda può accedervi direttamente, senza il passaggio tra impresa, Stato membro ed Europa”. Insomma la qualità è una condizione necessaria, ma non è sufficiente. Prova ne sia il fatto che, a fronte dei 36
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miliardi di esportazione che l'Italia fa nel settore agroalimentare, la Germania ci doppia a quota 80. L'europarlamentare Giovanni La Via ha evidenziato invece come uno dei problemi della produzione agrumicola siciliana sia il mancato rinnovamento degli impianti. “Su 160 mila ettari di superficie ad agrumeto, solo un 30 per cento è stato rinnovato. Questo significa lasciare libero gioco
alle malattie da virus”. Il successo commerciale passa anche attraverso la riconoscibilità e Rosaria, da questo punto di vista, rappresenta un ottimo esempio, come ha raccontato Aurelio Pannitteri (nella foto): “Fare campagne di comunicazione su un prodotto che ha delle marginalità di guadagno basse richiedeva coraggio – spiega l'imprenditore – ma l'intuizione è risulta-
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ta vincente. Le arance Rosaria non sono percepite come arance comuni, ma hanno in sé il racconto della territorialità. Se sono rosse e succose è dovuto alla loro particolare pigmentazione che un microclima come quello etneo consente, ovvero grandi escursioni termiche tra la notte e il giorno”. Escursioni che, in verità, nella raccolta 2015/2016, sono mancate a causa di temperature miti ancora in corso. Il colore ne ha risentito, risultando più scarico, mentre il calibro più piccolo ha avuto la meglio. “Ciò favorisce soprattutto la grande industria di trasformazione – continua Pannitteri – molto meno noi che abbiamo guadagni più interessanti su calibri grossi e colori più accesi. In questo la Gdo potrebbe darci una mano, trovando il modo di valorizzare al meglio le arance più piccole. Intanto continuiamo a
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guardare sempre più all'estero: mercati interessanti sono quellofinlandese e olandese. Ho dubbi sulla Cina, soprattutto per la deperibilità del prodotto. Tre settimane e più di viaggio per l'arancia rossa sono troppe”. Ma in Italia come va il “brand Rosaria”? Stando ai dati della ricerca citata in apertura, questo risulta essere al 6° posto assoluto tra le marche citate dai consumatori di frutta (primo Chiquita, seguono le etichette di mele altoatesine e trentine). È emerso che i consumatori di arancia rossa scelgono questo frutto per il suo contenuto di vitamina C: la motivazione salutistica è stata infatti indicata dal 79,3% degli acquirenti. Ma è importante anche il gusto, motivazione indicata dal 56% dei consumatori. Sono le stesse caratteristiche ricercate da chi acquista Rosaria, scelta per la motivazione salutistica dal 78,4% e per il gusto
dal 40,5%. Importante anche la fiducia nella marca e l’italianità, scelte dal 37,8% e 32,4% dei consumatori. Dal medesimo studio emerge anche l'indicatore NPS – Net Promoter Score - che misura la percentuale di clienti che, dichiaratisi soddisfatti, consigliano ad altri il prodotto testato. L'NPS delle arance Rosaria risulta al di sopra del 50 per cento. La motivazione salutistica è stata avvalorata dall'intervento della nutrizionista Samantha Biale che ha ricordato come questo agrume può avere effetti positivi su infiammazioni, problemi di sovrappeso, diabete, colesterolo e nella prevenzione contro i tumori. “Pochi sanno che l’arancia è un’ottima fonte vegetale di calcio – ha aggiunto la nutrizionista importante per la prevenzione dell’osteoporosi. Una spremuta ne contiene 250 mg.”
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MERCATI. Facciamo il punto sul Centro Agroalimentare Roma
Una crescita da primato Chiara Brandi
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Per il 2016 i progetti del CAR sono numerosi e ambiziosi; l’obiettivo è uno: sostenere il potenziamento delle attività collaterali alla funzione primaria del Centro Agroalimentare Roma. A rivelarlo al Corriere Ortofrutticolo è il direttore generale Fabio Massimo Pallottini, manager affermato, da oltre vent’anni militante nelle fila del Mercato della Capitale. Tra i progetti da realizzare c’è lo sviluppo dell’offerta dei servizi rivolti agli operatori del comparto ortofrutticolo grazie all’estensione di ulteriori 3.500 metri quadrati di celle frigorifere. Ma non solo. “Nei nostri piani – rivela Pallottini – è di primaria importanza anche il consolidamento del ruolo del mercato capitolino nel settore del biologico”. L’idea è di incrementare di 5.000 metri quadrati gli spazi dedicati ai prodotti bio; un’operazione che consacrerebbe definitivamente il CAR al primo posto in Italia in questo comparto. In programma poi c’è anche l’ampliamento, o meglio il raddoppio, dell’area a disposizione del Gruppo Battaglio Spa per lo stoccaggio e la distribuzione dei propri prodotti.
Giro d'affari annuo: 2 miliardi di euro Area servita: Centro Italia (Toscana, Lazio, Marche, Umbria, Abruzzo e Campania) Tonnellaggi annui movimentati: 850.000 ton. (tra prodotto ittico e ortofrutticolo) Fatturato della società: circa 17.000.000 di euro Fornitori ortofrutticoli ed ittici: circa 80.000 annui Consumatori finali: circa 21.000 annui Addetti complessivi che operano nella struttura: 2.500 persone Veicoli in ingresso: circa 1.000.000 di accessi annui Consumi energia elettrica: circa 20.000.000 di KWh/anno Numero piattaforme: 14 food, 1 no food, 1 Cash&Carry Aziende con sede nella struttura: circa 400 Superficie complessiva: 140 ettari Superficie coperta: circa 280.000 metri quadri (superficie utile lorda)
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Fabio Massimo Pallottini, direttore generale del CAR. Buoni i rapporti con la Gdo e con i consumatori. Crescono piattaforme e celle frigo
“Un intervento che sicuramente gioverà al CAR in termini di immagine e, soprattutto, a livello operativo”. Entro marzo infine è prevista l’apertura della piattaforma logistica di circa 20 mila metri quadrati dedicata ai prodotti ortofrutticoli trattati dagli operatori del Gros (Gruppo Romano Supermercati), associazione di insegne storiche del territorio riunite sotto un unico marchio. Lo spazio si andrà ad aggiungere agli oltre 40 mila metri quadri inaugurati nel 2013. “Si tratta di una serie di iniziative di diversa natura, tutte volte a rafforzare il ruolo assunto dal Car come importante polo per la
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ATTUALITÀ
CUOR di CAR
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Commercializzato per la prima volta dal Centro Agroalimentare Roma verso la fine del 2013, il marchio “Cuor di CAR” è ormai diventato sinonimo di qualità e affidabilità oltre che simbolo di grande importanza commerciale per grossisti, dettaglianti e consumatori di ortofrutta della Capitale. L’intenzione è comunicare valori intrinseci al prodotto quali qualità, territorialità, genuinità, garanzia, sicurezza alimentare, tracciabilità ed eccellenza. Un obiettivo raggiunto anche grazie alla nuova campagna promozionale “Io Cuor di CAR”, che si propone di trasferire questi valori direttamente al consumatore attraverso l’affissione di apposita cartellonistica stradale colorata e divertente, l’affitto di spazi pubblicitari all’interno di quotidiani locali e l’allestimento grafico di alcuni banchi di ortofrutta presenti nei mercati rionali. “Io Cuor di CAR” parla direttamente ai consumatori, facendo al contempo sentire importanti i dettaglianti. Il protagonista principale è il prodotd to, acquistato e venduto dal Centro Agroalimentare Roma. Tutta la campagna ruota intorno a concetti chiave quali Benessere, Salute, Felicità, Serenità e Libertà di scegliere il Meglio; non a caso il claim proposto è: “Cuor di Car, il meglio scelto per voi”. Il Marchio capitolino rappresenta un vero caso di successo per il Centro Agroalimentare con sede a Guidonia: in appena due anni ha raggiunto un grado di penetrazione eccellente grazie alla brandizzazione di 70 aziende che operano in 42 mercati rionali e la presenza in 15 Municipi romani su 15.
commercializzazione e la distribuzione di ortofrutta e prodotti agroalimentari. Si può dire – commenta il manager romano – che sia una scommessa vinta, quasi impensabile fino a una decina di anni fa”. Una delle peculiarità del Mercato è l’orario di apertura per il carico e lo scarico delle merci e la commercializzazione delle stesse: il CAR infatti è l’unico in Italia, oltre al Centro Agroalimentare di Fondi, ad aver avviato le contrattazioni in orario diurno. “È stato un cambiamento graduale, avvenuto nel tempo. Un processo durato diversi anni tra fasi di sperimentazione e test. È un sistema che premia le aziende più grandi e strutturate, dunque il rischio che si andava profilando era di lacerare i rapporti con gli operatori più piccoli. Per fortuna però non è successo. Sicuramente non è stato facile ma ad oggi la situazione si è stabilizzata e il risultato ottenuto è più che positivo”, spiega
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Pallottini. Alla domanda relativa all’importanza del Centro Agroalimentare Roma come piattaforma logistica, il direttore generale sostiene orgoglioso che “il ruolo ricoperto dal CAR in questo ambito è di primo piano grazie alla distribuzione annuale di milioni di quintali di merci”. Un’affermazione sintetica che non necessita di ulteriori spiegazioni, basti pensare ai 153 mila metri quadrati di piattaforme logistiche presenti all’interno del mercato e alle 850 mila tonnellate di merce movimentate ogni anno. Circa i rapporti con altre infrastrutture logistiche, pur sottolineando l’importanza di “fare sistema”, il manager ammette che al momento non sono in essere collaborazioni con altre aree di movimentazione e stoccaggio delle merci, se non limitatamente a scambi di informazioni e dati. “Non si escludono tuttavia future partnership a livello operativo nel caso in cui si manifestasse una
qualsiasi condivisione di intenti”. Parlando dei legami con la Grande Distribuzione, Pallottini fa notare che “la presenza di diverse piattaforme della Gdo romana all’interno del Car evidenzia l’esistenza di rapporti buoni e molto stretti”. Circa i soggetti “a valle” della filiera, emerge che la clientela del Centro Agroalimentare con sede a Guidonia è per lo più costituita da rivenditori provenienti da Roma e Provincia, circa l’80%, mentre il 21% è rappresentato da operatori in arrivo da tutto il Centro Italia e da piazze altisonanti come Napoli, Firenze e Pescara tra le altre. Sul fronte del dettaglio tradizionale, “nonostante il momento di forte difficoltà, è intenzione del CAR lavorare al fianco dei mercati rionali, da sempre realtà significative dal punto di vista economico e culturale per la Città, per promuovere lo sviluppo di nuovi progetti a sostegno della loro modernizzazione”. Ponendo infine la questione sul delicato ruolo attualmente ricoperto dai Mercati ortofrutticoli, in equilibrio precario tra il mondo della produzione e della distribuzione, Pallottini si mostra molto sereno e fiducioso. Il problema infatti sembra non condizionare le attività del Centro Agroalimentare Roma, forte dello storico rapporto con i produttori e degli stretti legami con i retailer. “Un quarto dell’ortofrutta commercializzata all’interno del CAR – spiega - proviene dai 250 operatori, tra produttori e grossisti, che quotidianamente conferiscono i loro prodotti. Come mercato all’ingrosso vorremmo tuttavia che la produzione locale fosse meglio organizzata, così da conquistare maggiore forza contrattuale, ma stiamo ancora lavorando per raggiungere tale risultato. In generale però siamo convinti che la continuità dei rapporti lungo tutta la filiera, garantita in qualche modo proprio dal CAR, possa giovare a tutti gli stakeholder del comparto”. Febbraio 2016
MONDOFLASH GERMANIA
Mele sopra la media, ma meno del 2014 Nel 2015 la produzione di mele in Germania è scesa. Con 973 mila tonnellate, la produzione dello scorso anno è stata inferiore del 13% a quella dell'anno precedente, un'annata eccezionale per la raccolta di mele tedesche. Tuttavia la produzione 2015 è superiore alla media degli ultimi dieci anni (965.000 tonnellate), ha specificato Destatis, l'Ufficio federale di statistica. Le superfici sono rimaste pressoché costanti da una decina d'anni e attualmente sono pari a 31.400 ettari. Le più importanti zone di produzione si trovano in Baden-Württemberg, Bassa Sassonia, Sassonia, dove si raccolgono 659.000 tonnellate (68%).
PERÙ
Triplica il valore dell'export dei mirtilli In costante crescita da quattro anni, nel 2015 l’export di mirtilli del Perù ha superato ogni più rosea aspettativa, triplicando a valore i risultati raggiunti l’anno precedente. Si tratta di un trend davvero eccezionale: partito da zero nel 2011, nel 2012 aveva registrato 465 mila dollari; l’anno successivo si raggiunsero i 15,1 milioni di dollari per poi toccare quota 29,7 milioni due anni fa, cifra più che triplicata lo scorso anno, quando si totalizzarono oltre 94 milioni di dollari. "Se continuiamo di questo passo nel 2016 si potrebbero superare i 200 milioni di dollari, grazie al
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deciso aumento della domanda estera e un prezzo variabile tra i 9 e 14 dollari al chilo”, ha dichiarato Alfonso Velasquez Tuesta (nella foto), presidente di Sierra Exportadora, ente istituito dal governo locale a sostegno dell’export delle regioni andine. “L'obiettivo – continua - è passare dai 2.500 ettari attuali di superficie coltivata a 3.200 nell'anno appena iniziato. E' dunque necessario che i produttori continuino ad investire in questo prodotto per cercare di soddisfare al meglio le richieste dei clienti in termini di volume e qualità e, al contempo, conquistare nuovi mercati”. Nel 2015 gli Stati Uniti si sono confermati il primo Paese di destinazione per i mirtilli peruviani, assorbendo oltre la metà delle esportazioni (53,2 milioni di dollari), seguiti da Paesi Bassi (25,7 milioni), Regno Unito (11,5 milioni) e Hong Kong (5,9 milioni di dollari).
KAZAKISTAN
Investimenti dalla Cina per il biologico Aziende cinesi investiranno 1,74 miliardi di dollari nell'industria alimentare biologica del Kazakistan per i prodotti destinati all'esportazione verso la Cina. Lo ha annunciato il vice ministro kazako dell'Agricoltura, Gulmira IsayevaIil (nella foto), il quale ha detto che i contratti riguardano la produzione di carne, miele, pomodori schiacciati, farina e altri prodotti biologici. Dodici dei progetti interesseranno il Kazakhstan orientale e la regione di Almaty. La Cofco produrrà prodotti legati al processo del pomodoro. Saranno costruiti tre impianti per la trasformazione dei pomodori e per il concentrato di pomodoro; il Rifa Holding Group, investitore privato dovrebbe attuare un progetto per esportare carni in Cina e nei Paesi arabi. Rifa intende costruire un
impianto di trasformazione di carne con una capacità annua di 17mila tonnellate di agnello e manzo nella regione orientale del Kazakistan.
CINA
Forte crescita della domanda di agrumi La domanda cinese di agrumi andrà crescendo progressivamente e di conseguenza le importazioni tenderanno ad aumentare in maniera considerevole. Sono le previsioni del Dipartimento statunitense dell'agricoltura Usda, che prospettano un +40% dell'import di arance per la stagione 2015-16, arrivando a toccare le 200 mila tonnellate. L'incremento sarà dovuto principalmente alla forte domanda di arance fuori stagione prodotte nei Paesi dell'emisfero australe. Nel 2015-16 la produzione cinese di arance dovrebbe arrivare a 7 milioni di tonnellate, mentre le esportazioni nello stesso periodo sono stimate soltanto a 45.000 tonnellate.
SUD AFRICA
Problemi per mele e pere causa la siccità L’eccezionale ondata di calore, con temperature estreme, e la siccità che hanno colpito il Sud Africa nei mesi scorsi lasciano poco spazio all’ottimismo: la stagione 2016 di mele e pere del Paese si preannuncia “impegnativa”, nonostante l’entrata in produzione di nuovi impianti in grado di accrescere leggermente i volumi raccolti. A sostenerlo è l’Associazione di produttori South African Apple & Pear Producers Association. Febbraio 2016
MONDO
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C’è l’impegno dell’Europa per “riaprire” con la Russia "Il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, sta cercando di normalizzare le relazioni commerciali con la Russia e ha scritto una lettera prima di Natale per riaprire il dialogo in questo senso". L'annuncio è arrivato il 26 gennaio dal commissario europeo all'agricoltura, Phil Hogan, rispondendo alle domande dei giornalisti a Bruxelles. "Non so se Juncker abbia avuto una risposta da Putin, ma mi aspetto che ci siano stati contatti fra le autorità russe e la presidenza della Commissione UE a seguito di questa iniziativa" ha precisato il commissario UE all'agricoltura, ricordando che "il segretario di Stato USA, John Kerry, ha detto che pensa ci siano dei 'movimenti' in corso per le relazioni commerciali fra la Russia e il mondo, nel contesto delle sanzio-
Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, con Putin
ni". "Forse si tratta di buona volontà dopo l'accordo con l'Iran, ma ci sono alcune attività diplomatiche che tentano di ripristinare normali relazioni commerciali fra UE e Russia e spero che il con-
testo felice stabilito fra Juncker e Putin porti a questo sviluppo positivo in questo campo, perché alla fine abbiamo perso 5,2 miliardi di euro in export per via dell'embargo" ha concluso Hogan.
Sì degli Stati Uniti alle mele e pere europee: da settembre Il Dipartimento dell'Agricoltura USA dovrebbe aprire quest'anno le porte all'export di mele e pere in arrivo dai produttori europei, fra cui l'Italia. Secondo il commissario UE all'agricoltura, Phil Hogan e il commissario UE al commercio, Cecilia Malmstrom, "l'apertura del mercato per il raccolto del 2016, a settembre, dovrebbe essere fattibile, se tutte le parti continuano nei loro sforzi". L’annuncio dello scorso 18 gennaio, arriva a seguito della pubblicazione, da parte del Dipartimento dell'Agricoltura USA, della bozza di nuove regole per semplificare l'import dall'UE di mele e pere. L'adozione di queste norme "sarà un beneficio significativo per gli agricoltori europei, molti dei quali hanno perso il loro principale mercato di export nel giro di una notte a seguito delle sanzioni russe nel 2014", affermano Hogan e Malmstrom. I Paesi interessati in primis sono Polonia e Belgio, che hanno visto dimezzare il loro export a causa dell'embargo, ma anche Italia, Spagna, Francia, Portogallo, Germania e Olanda. La richiesta di semplificare l'accesso al mercato USA da parte dell'UE risale al 2007 e anche se il valore commerciale stimato complessivo è modesto - si parla di circa 10 milioni di euro - rappresenta comunque un'opportunità, per un settore sotto pressione.
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Non è un mercato impossibile Resta alta la voglia di Italia negli US. La prova è venuta anche dalla missione organizzata dal ‘Corriere Ortofrutticolo’ lo scorso dicembre a New York. Soprattutto è forte la domanda di prodotti biologici. Il problema è trovare un buon distributore, impresa non impossibile, e poi determinante è giocare la carta americana con convinzio(segue a pag. 50)
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ne e costanza. La prova che il successo è raggiungibile è venuta da Eataly. Dai due punti vendita di New York e Chicago, la catena fondata da Oscar Farinetti dovrebbe più che raddoppiare in cinque anni aprendo un secondo ‘store’ a New York e nuovi negozi a Boston e Los Angeles. L’operazione si concentrerebbe soprattutto nei prossimi due anni con due aperture. Il piano è il risultato dei buoni affari di Eataly negli US e soprattutto a New York, dove la catena impiega 700 persone. Il solo negozio al numero 200 di 5th Avenue, che espone il meglio del made in Italy alimentare, coordinato da Dino Borri - anche lui originario di Bra (Cuneo) come tutto il nucleo fondatore di Eataly a partire da Farinetti - ha oltre 20 mila visitatori al giorno. Questi dati sono emersi durante la visita compiuta dai compo-
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nenti la missione a New York. I delegati, in rappresentanza di aziende siciliane e sarde desiderose di approcciare il mercato americano, hanno visitato lo store sulla Quinta Strada e incontrato Dino Borri, che ha illustrato con precisione le caratteristiche del mercato americano e in particolare di New York e ha raccontato la storia dell’espansione internazionale di Eataly. Elementi chiave per essere accettati a New York sono: seguire con attenzione le regole di mercato, che sono particolarmente precise (e che escludono in partenza alcuni prodotti), e avere un distributore in loco che diventi il riferimento per i clienti finali. Quest’ultimo aspetto, per quanto riguarda in modo specifico l’ortofrutta, è stato confermato anche alla Morton Williams Supermarkets, 15 punti vendita di alta qualità di cui 12 a Manhat-
tan, dove i delegati hanno incontrato il ‘produce supervisor’ (il responsabile ortofrutta), Marc Goldman. L’interesse per l’ortofrutta italiana non è altissimo ma c’è e potrebbe essere incrementato con azioni combinate con i distributori che gestiscono i magazzini di stoccaggio a New York, come le società che operano nell’Huntspoint Produce Market nel Bronx - struttura che pure è stata visitata - alcune delle quali hanno rapporti con esportatori italiani. La competizione si gioca non solo con la produzione interna agli States (sempre più forte e specializzata) ma con l’ortofrutta centro e sudamericana, in particolare messicana, e di tutto il mondo. Perfino l’arancia rossa per la quale c’è un sicuro interesse - non è più prodotta solo in Sicilia. Ma lo spazio c'è e i prezzi sono remunerativi. (a.f.)
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Emanuele Zanini Il mondo pataticolo risale la china. Dopo una campagna 20142015 da dimenticare, l’annata 2015-2016 si profila piuttosto buona anche se si sarebbe potuto brindare ad una stagione davvero eccezionale se non ci fosse stato un clima estivo particolarmente torrido e un autunno e prima parte dell’inverno eccessivamente mite e secco. La campagna 2014-2015 sarà ricordata come una delle peggiori di sempre, o almeno degli ultimi dieci anni. A confermarlo è Luciano Trentini, coordinatore della Commissione paritetica di Borsa Patate del Contratto Quadro dell'Emilia-Romagna. A livello europeo, l’aumento delle superfici investite (+3,5%) e delle rese produttive (+16%) ha fatto sì che il livello produttivo complessivo portasse ad una aumento delle disponibilità di 7-8 milioni di tonnellate di patate in più rispetto alla media europea degli ultimi 5 anni. “Questo aspetto ha condizionato molto il mercato ed ha fatto sì che il prezzo delle patate, comprese quelle destinate all’industria, fosse molto basso, tanto da il prodotto commercializzato dai produttori a prezzi medi molto al di sotto del costo di produzione (4-8 centesimi al chilo a livello europeo)”, spiega Trentini. A livello nazionale i prezzi di liquidazione sono risultati leggermente più elevati, ma comunque sempre al di sotto del costo di produzione. Venendo a quest’annata si è registrata una leggera riduzione sia degli investimenti che delle produzioni soprattutto in alcune aree del territorio nazionale, condizionato prima dalle abbondanti piogge primaverili, poi dalle elevate temperature estive. Nel 2015 Febbraio 2016
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Aspettative di recupero dopo il disastro del 2014-15 La prossima campagna, nelle previsioni degli esperti, segna un’inversione di tendenza dopo una stagione che sarà ricordata come una delle peggiori di sempre
secondo i dati Istat rilevati presso le Regioni italiane la produzione italiana delle patate novelle e di quelle comuni hanno raggiunto appena i 14 milioni di quintali di cui circa 10,8 milioni di quintali di comuni e 3,2 di novelle. Il gran caldo e la siccità della scorsa estate, come conferma lo stesso Trentini, ha condizionato la produzione di tutti i paesi europei grandi produttori come Francia, Inghilterra, Germania, Olanda e Belgio. Lo stesso si può dire dell’Italia, dove secondo Istat l’Emilia-Romagna è la maggiore produttrice delle patate comuni con oltre 2,5 milioni di quintali a cui si aggiungono l’Abruzzo (1,7 milioni), la Campania (1,5 milioni), il Veneto (1,2 milioni) e la Calabria (1,2 milioni). Nel Belpaese in alcune regioni si sono avute riduzioni della produzione dovute ad un calo delle pezzature. Secondo l’osservatorio CEPA l’annata si sta dimostrando decisamente migliore rispetto a quella del 2014 e simile a quella del 2013. Il mercato è tutto sommato abbastanza fluido, nonostante
l’inverno mite che ha condizionato la vendita dei prodotti invernali come appunto le patate, i cavoli, i cavolfiori, etc. “I prezzi delle patate al momento possono essere considerati discreti, anche se leggermente al di sotto delle aspettative – sottolinea Trentini. “Tuttavia oggi il prodotto ancora in conservazione in Emilia-Romagna sta mantenendo le buone caratteristiche qualitative che caratterizzano il prodotto proveniente dal territorio emiliano romagnolo, in grado di soddisfare appieno le aspettative dei consumatori. Una ripresa dei consumi potrebbe ancora consentire un aumento dei prezzi di mercato, consentendo così una buona remunerazione ai produttori e consentendogli di continuare questa attività che altrimenti sarebbe solo a vantaggio delle patate di importazione”. Infatti l’Italia consuma oltre 21 milioni di quintali di patate producendone solo 14 milioni. Quindi 7 milioni di quintali debbono essere reperiti all’estero. Ad oggi in Francia l’esportazione delle patate di qualità verso l’Itawww.corriereortofrutticolo.it
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PATATE
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lia avviene a 30-34 cent al kg, franco partenza, mentre in Germania il prezzo, per la medesima qualità, è leggermente inferiore, in concorrenza con quello francese. I prezzi elevati all’importazione e la buona qualità del prodotto italiano, fanno pensare ad un rallentamento dell’import. Secondo il coordinatore del Cepa “un elemento di competitività della produzione italiana in futuro può essere determinato dall’aumento dei prodotti di qualità territoriali. Ci riferiamo alle denominazione di origine protetta come ad esempio la Patata di Bologna DOP, la Patata Novella di Galatina DOP, oppure le Indicazioni geografiche protette Patata dell’Alto Viterbese IGP, Patata della Sila IGP, Patata rossa di Colfiorito. Questi prodotti di qualità certificati possono rappresentare per il futuro un punto di forza per la nostra pataticoltura e soprattutto per quei consumatori che cercano patate italiane di provenienza certa. La certificazione delle superfici coltivate, effettuate da un organismo terzo sono la garanzia della provenienza del prodotto ed il rispetto dei disciplinari di produzione”. Tornando alla campagna attuale, dopo la batosta del 2014, quest’anno poteva davvero essere una stagione con i fiocchi. “I presupposti erano ottimi – conferma Roberto Chiesa, direttore commerciale di Romagnoli spa. Poi l’estate torrida ha condizionato produzioni e di conseguenza mercato con una forte riduzione delle
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rese per ettaro (100 quintali per ettaro in meno) e un calo del 20% della produzione (sempre per ettaro). Alcuni areali, come quello del Piemonte e della Lombardia, hanno subito meno il caldo”, aggiunge Chiesa, pure responsabile del settore patate e cipolle per Alegra. “Rimane una buona annata – precisa il manager emiliano-romagnolo – ma poteva davvero essere straordinaria. Semplicemente non si sono potute cogliere tutte le opportunità che a inizio campagna sembravano alla portata. I prezzi sono stati buoni ma al di sotto delle attese iniziali”. Le scorte di prodotto sono nella media mentre l’offerta a livello qualitativo si è polarizzata: da una parte la merce di alta qualità, dall’altra quella con un livello qualitativo basso. “Bisogna puntare solo sul prodotto di alta qualità, specie sulle patate tardive – sottolinea con forza Chiesa -. Fino ad aprile, quando si chiuderà la campagna, bisogna offrire prodotto con il massimo livello qualitativo”. Stop alla bassa qualità e proporre solo prodotto buono è l’appello lanciato da Chiesa. “Il prodotto di qualità sta recuperando terreno da inizio gennaio. I prezzi sono tornati dinamici e il decumulo sarà costante”. Per quanto riguarda il prodotto novello ad oggi ci sono buone prospettive. “Le aree coltivate sono costanti – dichiara Chiesa -. La stagione dal punto di vista vegetativo finora è positiva”, con le semine di ottobre e novembre che saranno disponibili da marzo.
“Nella zona di Siracusa, per esempio, si prevede un anticipo di una decina di giorni sulla media con partenza forse già attorno al 10 marzo. Il prodotto ad oggi è straordinario”. Anche Domenico Citterio, titolare dell’omonima azienda di San Martino Buon Albergo (Verona), conferma un mercato decisamente più favorevole rispetto alla scorso anno. Secondo l’imprenditore veronese tuttavia è giusto precisare come a livello produttivo nel vecchio continente si siano presentati due scenari diversi: il Nord Europa (Regno Unito, Olanda, Belgio, Germania e Francia settentrionali, etc) ha avuto un clima buono con rese più che soddisfacenti. Mentre nell’area mediterranea (dalla Francia meridionale, all’Italia, ma anche la Baviera) e nell’Est Europa, il clima secco e molto caldo di quest’estate ha influenzato le rese, piuttosto basse. “Tuttavia in Italia il mercato si è “pulito” durante l’autunno con vendite dinamiche anche se si sono avuti problemi sulla qualità in lavorazione con scarti elevati. Ma nel complesso la merce è stata venduta senza troppe pressioni e difficoltà”. I prezzi sono stati più che soddisfacenti. “Con il clima caldo è vero che si sono state rese inferiori ma i prezzi si sono mantenuti su livelli alti. Se il meteo fosse stato nella norma anche i prezzi probabilmente si sarebbero abbassati”. Sulla quotazioni Citterio confronta i risultati del 2014-2015 con quelli di quest’annata, in Veneto e
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PATATE
Luciano Trentini della Borsa Patate, Roberto Chiesa del gruppo Romagnoli e l’imprenditore Domenico Citterio
in particolare nel Veronese. “Nel 2015-2016 i prezzi si aggirano attorno ai 20 euro per quintale (con rese nella media attorno ai 600 quintali per ettaro, contro quelle più basse del Bolognese ferme a 350-400 quintali per ettaro), il doppio rispetto alla stagione passata”. Ma in certi areali europei i prezzi sono stati ben 4 volte superiori al 2014. Sul fronte della qualità il prodotto scavato molto caldo a causa delle elevate temperature estive ha creato qualche difficoltà di conservazione. Per Citterio nel Veneto oggi la situazione di mercato è piuttosto fluida con poca pressione e magazzini ormai quasi vuoti di prodotto, tanto che non manca l’importazione di merce dall’estero. Il punto di domanda rimane quindi la tenuta e conservabilità delle patate nell’area mediterranea. “Se nel Nord Europa si sta profilando una stagione molto buona – con buoni volumi disponibili e di qualità e domanda sostenuta, nella zona meridionale del continente ci sono maggiori difficoltà anche se i prezzi a gennaio stanno tornando a crescere e presumo che questa tendenza verrò confermata fino a primavera”. Citterio quindi fa alcune interessanti riflessioni sui trend di consumo della patata: “Si sta riscoprendo le varietà di patate con gusto e sapore buono. Credo sia finita l’era degli acquisti effettuati “con gli occhi”. Ora si cerca il Febbraio 2016
gusto. Le patate solo belle non vanno più. E questo l’ha capito anche la gdo che chiede sempre di più prodotto di qualità, buono da mangiare. È quello che cerca il consumatore. Per vent’anni il mercato è stato dominato da patate “belle”. Ora è il turno di quelle “buone”. Il consumatore è stufo di assaggiare tuberi senza sapore. Se è soddisfatto del gusto ritorna, altrimenti cambia”. Citterio punta il dito contro la commercializzazione della patata “generalista”, definita “per tutti gli usi”. “Quella dicitura è stata la morte della pa-
tata. Non esiste la patata adatta per ogni occasione. È una balla colossale inventata per tentare di vendere di più. Ma in realtà è stato un suicidio che ha disamorato il consumatore verso il prodotto. Ad ogni varietà di patata va abbiano un uso specifico e per ogni uso in cucina ci vuole una patata specifica. La riconoscibilità del prodotto è fondamentale. Identificazione e segmentazione dell’offerta sono le parole chiava per valorizzare definitivamente la patata di qualità”.
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Ecco frutta Alce Nero: Ec co la fru tta e vverdura erdura biologica ce N ero: biologica Al Pinzimonia, Cremoso, la carota carota Pin zimonia, ll’avocado emoso, ’avocado Cr molte altre il pomodoro pomodoro Piccolino Piccolino e mol te al tre eccellenze. eccellenze. P Perché erché dar dare e un nome alla frutta? P Perché erché a noi di A Alce lce N Nero ero piac piace e chiamar chiamare e le ccose ose nel modo g giusto. iusto. E ci piac piace e ch che he la bon bontà, tà, quella vvera, era,, sia sempr sempre e più vicina alle persone che amano o mang mangiare iare sano sano,, biolo biologico e con gusto.
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Il comparto biologico è tra quelli che segnano le migliori performance nella grande distribuzione italiana: nel 2014 l’incremento è stato complessivamente del 14.2% (vendite per 704 milioni), con una crescita del 12.2% per le marche dei supermercati. In pochi anni, da settore marginale per la GDO il bio è passato ad essere importante. Ora la GDO rappresenta il canale distributivo principale per volume e valore. I tassi di sviluppo sono in controtendenza (+18% dal primo luglio 2014 al 30 giugno 2015), cresce la private label (+14.2%), crescono ancora di più i prodotti a marca del produttore (+21%); aumentano i lanci di prodotti sia nelle categorie già presidiate che in quelle nuove. Non si tratta più, e definitivamente, di un mercato di nicchia per consumatori salutisti, ma di un comparto robusto che nella distribuzione moderna sviluppa ormai un fatturato di oltre 800 milioni e vede un aumento di quota praticamente in tutte le categorie. Il biologico offre alla distribuzione organizzata opportunità di business e di fidelizzazione del cliente, all’industria di trasformazione l’opportunità di ampliare il proprio catalogo a referenze performanti (e interessanti anche in chiave d’internazionalizzazione, considerato che la crescita della domanda è comune anche ai mercati esteri), a tutti offre la grande occasione di una conversione ecologica della produzione agroalimentare, con benefici per l’ambiente, il benessere animale, la biodiversità. Per AssoBio, l’associazione nazionale delle imprese di trasformazione e distribuzione dei prodotti biologici, sono maturi i tempi per un confronto tra i protagonisti (industria, distribuzione speciaFebbraio 2016
Il settore è uscito dalla nicchia per diventare protagonista della ripresa dei consumi alimentari. Anche la Gdo considera il biologico come un’opportunità di business
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Bio, crescono le performances nella grande distribuzione
Il ministero ci scommette ma vuole studiare gli OGM ''Il Ministero delle Politiche agricole scommette sull'agricoltura biologica, ponendosi come cabina di regia nella ricerca del CREA sul comparto, lavoro indispensabile per rispondere alla domanda crescente dei consumi''. Lo ha detto il vice ministro delle Politiche agricole, Andrea Olivero (nella foto), alla presentazione del Piano di ricerca sul biologico del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria lo sceso 21 gennaio. 'Abbiamo predisposto un Piano che coinvolge tutti gli aspetti della filiera, dalla produzione ai controlli, alla promozione - ha precisato Olivero - facendo un'attività di coordinamento anche nei Piani di Sviluppo rurale (PSR), le cui misure hanno risorse per oltre 1,5 miliardi. In questi anni è mancata una visione di insieme e una capacità di trasferire le competenze nei diversi ambiti''. Il Piano, ha detto Salvatore Parlato, Commissario straordinario del CREA, spazierà dalla genetica all'analisi dei suoli, in modo da ampliare la gamma dei prodotti oltre a renderli sempre più sostenibili. Sul capitolo degli OGM il vice ministro ha poi ricordato che, ''fermo restando la scelta del Governo, occorre mettere in atto una ricerca in grado di dare ai decisori politici le informazioni utili per valutare queste nuove tecnologie; l'approccio, rigorosamente scientifico, ci dovrà mettere nelle condizioni di scegliere a ragion veduta e di non impoverire il nostro Paese rispetto a quelle che possono essere le potenzialità di queste tecnologie’'. Olivero ha aggiunto che ''dobbiamo avere precise cognizioni su opportunità e rischi, in modo da poter interloquire in ambito UE con le competenze necessarie e, in questo senso, il CREA ci permetterà di decidere al meglio, senza alcun condizionamento dei mondi industriali''.
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Il “colosso” Pedon punta le sue carte sulle referenze biologiche Loris Pedon (nella foto), direttore generale dell’omonima azienda, è intervenuto come relatore al convegno “C’è un grande prato verde” tenutosi durante Marca a Bologna. Unico rappresentante di un’azienda produttrice invitato al tavolo dei relatori, Loris Pedon ha illustrato le dinamiche e i trend in atto nel comparto biologico e ha presentato il caso di successo di Pedon, quale importante produttore sia come private label sia a proprio marchio di referenze e linee biologiche per la GDO italiana ed estera. Il biologico non è più un mercato di nicchia per consumatori salutisti, ma un comparto robusto che nella distribuzione moderna raggiunge ormai un fatturato di oltre 800 milioni e vede un aumento di quota praticamente in tutte le categorie merceologiche. Una tendenza confermata dai dati che Loris Pedon ha condiviso durante il suo intervento: “Come grandi produttori di cereali, legumi e semi, possiamo dire che il biologico è trasversale e rafforzativo di tutti i mega trend del salutismo in atto: gluten free, 100% naturale, vegetariano, vegano”, ha dichiarato Pedon. “La crescita che registriamo delinea chiaramente il profilo di un nuovo tipo di consumatore, che cerca un prodotto naturale, di qualità, ad alto contenuto salutistico e al giusto prezzo. Il tutto combinato alla semplicità e alla velocità di preparazione”. “Come produttori per le grandi catene della GDO dobbiamo essere in grado di anticipare quelle che sono le richieste ed esigenze del mercato – ha proseguito Pedon –. Per questo siamo costantemente impegnati nello sviluppo di nuove referenze che racchiudano i valori di benessere, servizio, semplicità e sostenibilità che sono diventati ormai i nuovi driver di scelta dei consumatori quando selezionano un prodotto a scaffale”. Il mercato del bio deve essere visto quindi come un’opportunità che i produttori possono e devono cogliere per incrementare il proprio business: “Coniugare l’attività d’impresa con la produzione biologica non solo è possibile, ma è un vero fattore di successo, lo dimostrano le diverse linee di prodotto che produciamo per la GDO italiana ed estera. Il comparto biologico offre la grande occasione di poter unire la crescita economica dell’impresa a un’agricoltura e produzione sostenibili, con benefici per l’ambiente e per la biodiversità”. Loris Pedon ha infine affrontato il tema dell’impatto ambientale: “L’impatto degli imballi è un fattore che sta sempre più a cuore al consumatore medio, per cui l’innovazione deve necessariamente partire anche dal packaging. Anche su questo fronte ci impegniamo da anni per lo sviluppo di nuove soluzioni per la distribuzione organizzata italiana ed internazionale: nuovi pack, materiali e confezioni non solo per conservare al meglio i prodotti, ma per ridurre al minimo l’impatto sull’ambiente e i rifiuti da smaltire”. Per Pedon, il biologico rappresenta circa il 20% del fatturato Pedon, con una costante crescita a doppia cifra.
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lizzata, catene della GDO) sul presente e, soprattutto, sul futuro del biologico italiano (48.650 imprese agricole, 6.524 imprese di trasformazione, tasso di penetrazione tra le famiglie italiane del 69%, acquisti domestici per 2.1 miliardi, export per 1.4 miliardi, food service per oltre 300 milioni), in chiave di politiche della qualità, delle garanzie, ma anche di assortimenti e comunicazione. Nel corso di un incontro che si è tenuto il 14 gennaio al Salone bolognese MARCA, dal titolo 'Il biologico, grande opportunità per la Distribuzione Organizzata e le aziende copacker’, AssoBio ha presentato dati analitici sull’andamento del comparto e delle diverse categorie, Pedon spa (produttore conto terzi di un ampio ventaglio di referenze biologiche) ha analizzato le tendenze nelle principali catene internazionali, i leader del retail Coop e Conad hanno illustrato i risultati del loro assortimento biologico e i progetti per lo sviluppo. L’incontro è stato particolarmente interessante. Il problema sul tappeto oggi è quello di incrementare la produzione. Ecco come si sono svolti gli interventi in dettaglio: 'Il biologico nel retail italiano: dieci anni di crescita’ di Roberto Pinton, segretario AssoBio, 'I consumi alimentari bio: i risultati dell’indagine Nomisma sul consumatore italiano’ di Silvia Zucconi, coordinatore dell’unità agricoltura e industria alimentare di Nomisma, 'Distribuzione moderna e canale specializzato, strategie commerciali ed esperienza di un leader’ di Loris Pedon, direttore generale Pedon Group, 'Lo sviluppo del biologico: la crescita della domanda e l’attenzione del consumatore d’oggi’ di Vladimiro Adelmi, brand manager di Linea Viviverde Coop, 'Il biologico in Conad: la risposta ai bisogni dei nostri clienti’ di Alessandra Manzato, group category manager di Conad. Conclusioni di Roberto Zanoni, presidente AssoBio. Febbraio 2016
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