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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
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o r t o f r u t t i c o l o THE FIRST ITALIAN MONTHLY ON FRUIT AND VEGETABLE MARKET |
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COOP • PAG.35 IL RAPPORTO I nuovi trend premiano l’ortofrutta. I consumi recuperano il 2%
ANNO XXX
NUOVA SERIE
OTTOBRE 2016
PROTAGONISTI RICCARDO MARTINI Lo sprinter della logistica Quando la qualità nelle spedizioni fa la differenza PAG.25
FIERE • PAG.19 MACFRUT A Rimini un cambio di passo. E Martina dà il suo appoggio
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Ministro, è ora di muoversi ✍ Lorenzo
Buona la seconda per Macfrut. Una fiera sempre più grande (per superficie, espositori, delegazioni, visitatori, qualità degli eventi) che ambisce anche a diventare una grande fiera, l’unico evento del sistema Italia con ambizioni internazionali, in grado di reggere la competizione se non con Berlino almeno con Madrid. Renzo Piraccini può essere soddisfatto del suo lavoro. La crescita, il consolidamento della rassegna rispetto al 2015 è innegabile. Rispetto al Macfrut cesenate poi siamo su un altro pianeta. La location riminese funziona anche se personalmente penso che Bologna sarebbe stata logisticamente la sede perfetta per la maggiore qualità dei collegamenti. Comunque al momento si resta a Rimini (Piraccini: “Cambiare? Non quando siamo sulla strada giusta”). Vincenti le scelte del Paese partner (Perù) e della regione partner (Sicilia). L’edizione 2017 (a maggio, dal 10 al 12) vedrà rafforzate e ampliate le novità: Cina Paese partner, regione partner la Basilicata e prodotto di riferimento la fragola. Nascerà Macfrut Bio, salone nel salone, per dare una vetrina professionale a un comparto che cresce a ritmi frenetici (cosa che SANA non riesce a fare). Infine sarà sviluppato “Macfrut in campo”, che accenderà i riflettori sulle tecnologie non post raccolta, che già sono acquisite, ma pre-raccolta. L’internazionalizzazione è stato lo sforzo forse più rilevante del team di Macfrut. Qui i risultati li valuteranno gli espositori in termini di contatti e di business. Chi ha investito decine di migliaia di euro nello stand si aspetta un ritorno tangibile dell’investimento, altrimenti tanto vale puntare tutte le carte su Berlino. L’assenza di alcuni grandi gruppi, di alcune grandi catene, testimonia la volontà di qualche importante operatore di stare alla finestra, in attesa anche di capire come finirà il risiko delle fiere dell’ortofrutta con Milano. Piraccini si dice sicuro che “nel 2017 non ci sarà un’altra fiera concorrente”. Se lo dice, avrà le sue ragioni. Da quanto ci risulta, Milano non sta disarmando e Fruit & Veg Innovation, l’annunciato salone dentro Tuttofood previsto quasi in contemporanea con Macfrut nel maggio 2017, resta in scaletta, magari con caratteristiche di nicchia, di specializzazione, ma si farà. Certo che mettere alcuni grandi player del settore davanti alla scelta “o Milano o Rimini” è davvero demenziale ma qui la colpa non è di Fiera Milano o di Cesena Fiera ma della politica che nulla ha fatto per indurre i duellanti a deporre le armi e trovare un compromesso. Piraccini ha lavorato con buoni risultati, agevolato anche dal fatto che Milano ha lasciato libero il campo nel 2016. Oggi Macfrut c’è, fiera di filiera del sistema Italia, con ambizioni di crescita internazionale grazie anFrassoldati
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che all’alleanza con Madrid per costruire eventi in Egitto, Sud America e Asia. Ma il problema di un solo grande salone di livello internazionale , vetrina dell’Italia ortofrutticola, al momento resta aperto. Obiettivo ambizioso (fuori dalla nostra portata?) però sarebbe opportuno almeno provarci. Prima di arrenderci alla nostra strutturale incapacità di fare squadra e diventare per sempre i migliori clienti di Berlino (o Madrid). A Rimini abbiamo visto e ascoltato il ministro Maurizio Martina, meno ondivago del solito. Abbiamo scritto che l’aria riminese ha fatto bene al ministro bergamasco che si è speso in riconoscimenti (mi è parso) non formali, non rituali verso un settore che lamenta scarsa attenzione da parte della politica, nonostante il primato nell’export (8 miliardi tra fresco e trasformato). Martina ha parlato di “straordinaria forza” e di “potenziale clamoroso” del comparto, ancorché “tutto da sviluppare”. Poi serve “più collaborazione pubblico-privato”. Poi auspica “meno organizzazioni e più organizzazione”. Poi le OP da riformare proprio per dare più competitività al settore… tutte cose giustissime. Adesso però dalle parole urge passare ai fatti. L’ortofrutta è un settore in crisi? Bella domanda. Guardando i dati dell’export, si direbbe di no. Però le imprese perdono competitività e quote di mercato sui nostri mercati tradizionali e c’è bisogno di un forte sostegno politico-diplomatico per raggiungere i nuovi mercati dove spesso i nostri prodotti sono penalizzati da barriere tariffarie e fitosanitarie. E qui casca l’asino. Per un altro grande settore vocato all’export come il vino, il ministero si è speso in ogni modo. L’ortofrutta è ancora lì che aspetta, figlia di un dio minore nelle attenzioni della politica. Nella cabina di regia per l’internazionalizzazione c’è spazio per l’ortofrutta? Fruitimprese lo ha chiesto, ma senza successo. Poi, due altri grandi protagonisti del settore: i Mercati e i grossisti. Si parla di un Piano mercati uscito dal Collegato agricolo ed entrato nel Piano nazionale della logistica… se ne è persa traccia. A un convegno romano ho sentito con le mie orecchie il braccio destro del ministro, Luca Bianchi, promettere a Pallottini (Italmercati) e Di Pisa (Fedagro) di far sedere le rispettive organizzazioni a tutti i tavoli ministeriali. Non ci risulta sia avvenuto. Allora, caro ministro, basta con gli annunci. È ora di muoversi.
EDITORIALE
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PUNTASPILLI
PARA-AGRICOLTURA L’agricoltura corre, crea ricchezza e occupazione oppure sta solo recuperando le fortissime perdite degli ultimi anni? Mah…dovessimo iscriverla a una competizione sportiva, punteremmo comunque sulle Paralimpiadi. *
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10 GEMMA EDITCO SRL - VIA FIORDILIGI, 6 - 37125 VERONA - I - TEL. 0458352317 /e-mail:redazione@corriereortofrutticolo.it / Poste Italiane Spa Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/2/04 n.46) Art. 1, comma 1, DCB VR
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mato come rivista “di filiera” del settore ortofrutticolo italiano. La rivista collega chi produce, chi commercializza e chi vende al pubblico, oltre ai settori connessi (dai macchinari ai trasporti). La diffusione è capillare in Italia, dove si è allargata alla grande distribuzione alimentare e al dettaglio.
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MACFRUT 2016. Cambio di passo. Il ministro dà il suo appoggio
RUBRICHE EDITORIALE Ministro, è ora di muoversi
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Il Gruppo cresce a due cifre
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I 125 anni dei Salvi
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MONDO
GENTE&FATTI Global Agribusiness Alliance Besana è tra i fondatori
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Incontri B2B in Polonia Missione compiuta
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NOTIZIARIO
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DALLE AZIENDE AOP Armonia, Janny MT, la Trentina, Bonduelle
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Che cosa succede alla Spagna? In estate l’export è crollato
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Mercati, aperture internazionali
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Mondo flash
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SCHEDA PRODOTTO
ATTUALITÀ Primo Piano - Report Macfrut Salto di qualità a Rimini 19 Primo Piano Il prossimo aprile a Cairo torna la joint con Madrid per Mac Fruit Attraction. Egitto Paese chiave 20 Primo Piano Ma Fiera Milano conferma il suo impegno sull’ortofrutta
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Copertina - Protagonisti RICCARDO MARTINI Qualità nelle spedizioni
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A tutta innovazione
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KIWI
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POMODORO
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I nuovi trend premiano l’ortofrutta 35 I consumi recuperano un 2% nel primo semestre di quest’anno Apofruit, bravi da brivido
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GENTE &
FATTI
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Global Agribusiness Alliance Besana è tra i fondatori Il 15 settembre il presidente del Gruppo Besana, Pino Calcagni (nella foto), ha partecipato a un importante incontro a Singapore riguardo la costituzione della Global Agri-Business Alliance (GAA) della quale il Besana Group è diventato membro fondatore. “Essere invitati tra i 36 membri fondatori della GAA, è per noi motivo di orgoglio e testimonia l’incessante impegno del Gruppo Besana nello sviluppo sostenibile, per l’ambiente e per un consolidamento etico”, spiega l’azienda attraverso una nota stampa. “La Global Agri-Business Alliance è una coalizione volontaria precompetitiva di imprese del settore privato, attive nel campo agroalimentare. L’obiettivo principale è di fronteggiare le sfide di sostenibilità, ambientali e sociali per rafforzare la capacità di ripresa di tutte le realtà del settore agricolo globale". Attraverso un approccio coordinato, l’Alleanza si impegnerà a migliorare in maniera collaborativa il sostentamento rurale, a mitigare l’impatto del cambiamento del clima, a gestire sostenibilmente il capitale naturale, nonché a contribuire ad una globale
.sicurezza alimentare e nutrizionale e accelerare i processi nei sensi dei ‘Sustainable Development Goals’ (Obiettivi per uno Sviluppo Sostenibile) delle Nazioni Unite. La GAA, grazie al vantaggio dei collegamento di settore, l’insieme di esperti, le conoscenze pratiche e le capacità decisionali, elaborerà soluzioni fattibili per affrontare le maggiori sfide di sviluppo che riguardano il settore agro-industriale globale. Saranno creati gruppi di lavoro per offrire aiuti reciproci nella durezione dell’ottenimento degli obiettivi approvati dal Consiglio, per ottimizzare la condivisione delle migliori pratiche ed innovazioni.
www.zugutfuerdietonne.de contro lo spreco in Germania Il ministero tedesco per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha dato il via ad un’iniziativa contro lo spreco alimentare attraverso un portale a disposizione dei consumatori. Il sito riporta informazioni relative alla temperatura e alle modalità di conservazione dei prodotti freschi e contiene consigli pratici per l’utilizzo degli alimenti.
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Il sito è visualizzabile anche come app sul cellulare ed è consultabile al link: www.zugutfuerdietonne.de
Bellò, l’uomo del radicchio, premiato a Macfrut Il Consorzio di Tutela del Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco IGP e OPO Veneto hanno inaugurato in bellezza l’appuntamento con il Macfrut festeggiando il riconoscimento che Lorenzo Cagnoni, presidente delle Fiere di Rimini, ha voluto consegnare, alla presenza del Ministro per l’Agricoltura Maurizio Martina, a Cesare Bellò (nella foto), amministratore di OPO Veneto e già presidente e vice presidente del Consorzio di Tutela. Cagnoni ha sottolineato “l’impegno profuso in questi anni per la promozione del Radicchio Rosso di Treviso”. “Il nostro plauso va a Cesare afferma il presidente del Consorzio di Tutela, Paolo Manzan - cui dobbiamo davvero tanto. E’ grazie a lui che il Consorzio di Tutela è nato, grazie alla sua lungimiranza se il nome Treviso è arrivato ad affermarsi a livello internazionale e oggi nuovi soci chiedono di iscriversi, portando un clima di positiva crescita. Senza persone come Cesare, che vent’anni fa hanno scelto la strada della difesa del prodotto tipico chiedendo il riconoscimento IGP, possiamo dire che non esisterebbe il Radicchio Rosso di Treviso come denominazione tutelata”.
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FATTI &
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GENTE
Incontri B2B in Polonia Missione compiuta Si è conclusa la missione in Polonia organizzata da Omnibus Comunicazione per conto del Corriere Ortofrutticolo con il supporto di Fiera Milano. Le aziende partecipanti sono state Oranfrizer con Sara Grasso e Annalisa Alba, Spreafico con Valentina Tilgher, VOG con Robert Bachmann, Francescon con Margheri-
ta Avigni, Alegra- Brio con Sven Schuermeier, Cedior con Maria Angela Cugini e Sara Messina, Lopolito con Domenico Lopolito, Biopartners Italia con Giuseppe Guagliardi, Veronamercato con Mssimo Mariotti (vicepresidente) e Lorna Maffei, Fiera Milano con Vittorio Riboldi. Dal 21 al 24 settembre sono stati
visitati il Mercato all’ingrosso di Bronisze, il principale del Paese, le aziende Targban e Fresh World e le principali catene di supermercati presenti nell’area di Varsavia. Venerdì 23 settembre è stata la giornata dedicata agli incontri B2B. Ogni azienda partecipante ha incontrato fino a 10 buyer di diverse catene. La missione si è avvalsa del prezioso contributo della partner polacca di Omnibus, l’esperta di marketing Anna Wiernicka.
Promozione del Perù nella catena Alì-Alìper Promozione delle eccellenze peruviane nella catena Alì-Alìper. In particolare nell’ipermercato di Selvazzano (Padova), uno dei più frequentati, venerdì 9 e sabato 10 settembre è stato attivo per l’intero orario di apertura del negozio un corner peruviano con la presenza di uno chef che ha proposto vari piatti, come il pollo alla curcuma, l’insalata di quinoa con pomodori e avocado, il quinotto al radicchio trevigiano e gorgonzola, il quinotto agli asparagi, le patate e zucchine al forno profumate alla curcuma, i biscotti ai semi di chia, il budino di mirtilli e banane con semi di chia, la torta al cocco con banane, mandorle e semi di chia. E’ stata una proposta originale che ha fuso aspetti della cucina veneta con ingredienti peruviani: dalla curcuma alla quinoa, dall’avocado agli asparagi, dai semi di chia ai mirtilli alle banane biologiche. Per tutti questi prodotti il Perù è uno dei maggiori produttori al mondo e non a caso alcuni di questi prodotti sono in vendita tutto l’anno negli oltre 100 punti vendita delle insegne Alì-Alìper. Una curiosità: se il Veneto è famoso per i suoi asparagi bianchi il Perù è il primo produttore al mondo di asparagi verdi, commercializzati anche da importatori veneti. “Siamo contenti di questa iniziativa che ci permette di valorizzare le eccellenze di un Paese
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che sta crescendo moltissimo nella produzione e nell’esportazione di ortofrutta di qualità e biologica, e di semi e grani come chia e quinoa che sono consigliati per le loro caratteristiche organolettiche. Mettere insieme i prodotti della nostra terra, che noi valorizziamo con convinzione tutto l’anno, con esperienze diverse è un fatto positivo, che offre nuovi stimoli e opportunità di acquisto ai consumatori”, ha afferma Giuliano Canella, responsabile prodotti freschi. L’iniziativa è stata promossa dall’Ufficio commerciale del Perù in Italia OCEX di Milano.
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Legnago, Verona Paolo, agricoltore
Buono, biologico, fresco! Alce Nero, il marchio del biologico dal 1978, è anche frutta e verdura fresca. Una linea buona e sana: prodotti biologici che nutrono in modo corretto, frutto di un’agricoltura che rispetta la terra e la sua fertilità . Prodotti che conservano tutto il gusto, e i sapori, del cibo vero.
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I discount oltre i 5.000 punti vendita in Italia I discount sfondano il tetto dei 5mila punti vendita in Italia e le vendite crescono nel primo semestre dell’anno del 6,3% a valore e dell’8,5% a volume. La crescita arriva grazie ai nuovi punti vendita e al travaso di quote da altre insegne low cost. Questa situazione - come ha riportato il Sole24Ore potrebbe accelerare il processo di concentrazione nel settore, anche per l’arrivo del colosso tedesco Aldi. Secondo Nielsen, allo scorso luglio i negozi discount erano 5.065, 165 in più rispetto a luglio 2015 e 700 in più rispetto al 2010. Il giro d’affari è arrivato a 13 miliardi con una peso del 16% delle vendite del largo consumo. “Il balzo del discount è evidente – commenta Romolo De Camillis, direttore retail di Nielsen Italia – e credo che ci siano ancora spazi di crescita. Se si hanno competenze il business garantisce buoni risultati, ma si tratta di un canale per specialisti”. La Puglia è la regione regina dei discount con una quota di mercato del 30%, seguita da Sardegna (26%), Sicilia (25,5%) e Basilicata (24%). In coda Valle d’Aosta (6%), Lombardia ed Emilia Romagna (11%). Nell’ultimo quinquennio sono stati inaugurati mediamente 150 discount l’anno (mentre chiudevano diversi supermercati): un elevato numero di aperture ha sostenuto le vendite ma ha generato inevitabilmente una caduta dei
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ricavi per negozio. Infatti nel primo semestre del 2016 le vendite nel canale discount, a parità di rete, sono calate del 2,7%. I negozi low cost hanno cambiato, almeno in parte, pelle, aumentando il numero delle referenze, facendosi percepire come supermercati e offrendo addirittura prodotti premium. “È in atto – aggiunge De Camillis – un processo di cannibalizzazione tra insegne. E con l’arrivo di Aldi in Italia lo scenario potrebbe cambiare”. Nonostante la crescita dei discount avvenga attraverso le nuove aperture, la formula del commercio low cost garantisce ritorni cospicui ai Big, sicuramente superiori alla grande distribuzione che nel 2015 ha registrato un utile operativo medio striminzito, intorno all’1,9% dei ricavi. Campione di crescita e redditività del discount rimane la veneta Eurospin, seguita da Lidl e gruppo Md. I Big 3 controllano metà della rete con un giro d’affari di oltre 10 miliardi. Eurospin, società controllata da Migross, Shop, Dao cooperativa e Vega, conta su 1.050 punti vendita, con ricavi nel 2015 per 4,4 miliardi (+6,7%) e un risultato operativo di 189 milioni (176 l’esercizio precedente). L’azienda (32% di quota di mercato) guidata dall’ad Romano Mion dispone di un patrimonio netto di un miliardo e di una liquidità di 565 milioni. Obiettivo di Mion è continuare ad aprire negozi di proprietà, a gestione diretta o con partner. Lidl Italia, con 560 negozi, insegue con 3,4 miliardi di ricavi. Sul podio anche il gruppo Lillo (che
comprende l’insegna Md) con i suoi 710 negozi, di cui 486 diretti: ha realizzato un fatturato nel 2015 di 2,1 miliardi, un risultato operativo di 66,9 milioni e un utile di 31 milioni.
NOTIZIARIO
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E-Commerce: Eataly Today sfida Amazon sul fresco Oscar Farinetti, patron di Eataly, si lancia nell’e-commerce ed è pronto a sfidare Amazon. Il 19 settembre a Milano, nel punto vendita Eataly Smeraldo, in piazza XXV Aprile, ha infatti debuttato un nuovo servizio, chiamato Eataly Today, che prevede l’ordine e la consegna a domicilio dei prodotti (freschi e non) della catena dell’imprenditore piemontese ordinati sul web. Attraverso il nuovo format, che entra in piena competizione con Amazon Fresh, è possibile fare la spesa on line scegliendo tra 2.500 prodotti presenti nei punti vendita Eataly, tra cui anche l’ortofrutta. Il cliente può decidere quando ricevere la merce scegliendo tra va-
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GDO: il Faitrade si promuove con “Fai la spesa, cambia il mondo” Si chiama “Fai la spesa, cambia il mondo” la campagna nazionale dedicata al commercio equo e solidale organizzata da Fairtrade Italia dal 15 al 30 ottobre in migliaia di punti vendita della grande distribuzione. In programma promozioni, “cash mob” e il lancio di una nuova linea di prodotti certificati Fairtrade. “Scopo dell’iniziativa è puntare i riflettori sui punti vendita in cui ogni giorno è possibile acquistare prodotti che garantiscono migliori condizioni di vita ad agricoltori e ad intere comunità, in alcuni dei Paesi più poveri del mondo” sottolineano a Fairtrade. Tra le attività previste nei punti vendita ci sono scontistiche sui prodotti certificati Fairtrade, oltre a iniziative speciali di comunicazione. Le promoter Fairtrade saranno presenti in oltre cento punti vendita per accompagnare i clienti in un percorso di conoscenza sullo zucchero, il caffè, il cacao, le banane, la frutta secca, il tè, le rose, i succhi provenienti da filiere sostenibili per chi li produce e per l’ambiente (oggi nel nostro Paese sono oltre 700 i prodotti presenti Ottobre 2016
sugli scaffali). In quaranta negozi Naturasì verranno organizzate degustazioni di prodotti Fairtrade, e in diversi punti vendita avranno luogo dei “cash mob”, ovvero dei flash mob organizzati da cittadini che si daranno appuntamento per promuovere ed effettuare insieme un acquisto responsabile. Una mobilitazione dal basso ideata per cambiare le “regole del gioco” a favore di aziende sostenibili a livello ambientale, sociale ed economico. Tra le insegna coinvolte ci sono Carrefour, Coop, Crai e il Gruppo Dimar.. Dal 30 settembre all’indirizzo http://www.fairtrade.it/settimanefairtrade2016 è possibile consultare l’elenco completo delle insegne coinvolte. Se c’è un appunto da muovere al Fairtrade esso riguarda la qualità dei prodotti freschi, che a volte arrivano sui banconi di vendita in condizioni non ottimali.
Nuovo servizio Grimaldi ro/ro tra Taranto, Lazio Liguria e Sicilia È stata avviata la nuova Autostrada del Mare della Grimaldi Lines dedicata al trasporto di carico rotabile che collega direttamente il porto di Taranto con la Sicilia, il Lazio e la Liguria. Il nuovo scalo di Taranto si inserisce nell’attuale servizio ro/ro operato, su base settimanale, dal gruppo partenopeo tra i porti di Genova, Civitavecchia e Catania, principalmente riservato al trasporto di mezzi pesanti (incluso mezzi refrigerati), oltre ad altra merce rotabile che viaggia tra la Sicilia ed il Nord/Centro Italia. Nel servizio è impiegata la nave Eurocargo Livorno, capace di trasportare 4.000 metri lineari di carico rotabile. Al porto pugliese vengono garantiti due scali settimanali. Ogni lunedì la nave Eurocargo Livorno scala Taranto in arrivo da Catania, mentre ogni mer-
coledì scala Taranto in direzione opposta con destinazione Catania, Civitavecchia e Genova. “A nome del porto di Taranto – sottolinea Sergio Prete, commissario straordinario dell’Autorità portuale ionica – desidero ringraziare l’armatore Grimaldi per l’inclusione dello scalo ionico nella capillare ed importante rete delle Autostrade del Mare di cui lo stesso è leader. Ringrazio, altresì, gli operatori locali coinvolti nell’operazione e confido che tali nuovi traffici contribuiranno ad un’ulteriore diversificazione e sviluppo delle attività del porto di Taranto”. Il porto di Taranto “entra per la prima volta – afferma Guido Grimaldi, corporate short sea shipping commercial director del Gruppo – nella nostra rete di Autostrade del Mare. Taranto è stata scelta per il ruolo commerciale strategico che gioca nei traffici in cabotaggio, permettendo di soddisfare le richieste della compagine industriale della zona”. La nuova autostrada del mare permette a Taranto di diventare la porta di ingresso e di uscita per il traffici commerciali tra la Puglia, la Sicilia, il Lazio, la Liguria, nonché il Piemonte e la Lombardia. Inoltre, grazie al nuovo servizio ro/ro, il porto ionico viene collegato, in trasbordo a Catania, Genova e Civitavecchia, agli oltre 120 porti serviti dal Gruppo Grimaldi nel Mediterraneo, il nord Europa, l’Africa Occidentale, il nord e sud America.
NOTIZIARIO
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Le fragole Candonga® saranno in vendita da Simply Simply, la catena di supermercati di Auchan Retail Italia, commercializzerà a partire dalla prossima stagione le fragole della varietà Sabrosa a marchio Candonga®, distribuite da Planitalia Srl o dai suoi licenziatari. Come è noto, le Candonga® sono frutto del lavoro di ricerca e selezione del Grupwww.corriereortofrutticolo.it
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NOTIZIARIO
po Planasa (di cui Planitalia Srl fa parte) e, di conseguenza, sottoposte al rigido sistema di controlli di Planitalia per la tutela della qualità e genuinità del prodotto e ad un pieno adeguamento a tutti gli obblighi imposti dalle normative italiane ed europee. Selezionando e commercializzando le fragole delle varietà protetta Sabrosa a marchio Candonga®, provenienti soltanto da Planitalia Srl o dai suoi licenziatari, Simply potrà garantire ai propri consumatori una fragola di alta qualità, certificata e garantita da un marchio che è emblema di questa eccellenza dell'agroalimentare italiano.
Nuova linea di IV gamma per il Consorzio Funghi Treviso Una vera e propria linea di quarta gamma con mix nuovi e gustosi in un’innovativa confezione flow pack che consente di conservare meglio e più a lungo le qualità organolettiche del prodotto. Sono le nuove proposte della linea “Spadella il gusto” del Consorzio Funghi di Treviso, presentate per la prima volta al Macfrut di Rimini. “Abbiamo riscontrato un successo quasi inaspettato. Ci sono già buyer che hanno chiamato in sede per sapere quando avverrà la prima consegna”, confessa orgoglioso al Corriere Ortofrutticolo Giorgio Grespan, vice presidente del Consorzio veneto. Se l’interesse manifestato in fiera verrà confermato, sarà possibile vedere le prime confezioni in scaffale già entro l’anno. Al momento le referenze sono tre: Champignon (da gustare anche a crudo direttamente dalla confezione); i Trifolati (mix equilibrato di Champignon, Pioppini, Pleurotus e Cornucopiae); Funghi e Verdure (mix di Champignon, carote e zucchine). E l’idea è di ampliare sempre di più la gamma, proponendo anche mix di verdure di-
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
verse a seconda della stagione. “Con questo prodotto potremo finalmente puntare per la prima volta al mercato estero. Grazie al nuovo packaging, infatti, sarà possibile andare più lontano salvaguardando la bontà del prodotto”, fanno sapere dal Consorzio. Ma non solo. La nuova confezione consentirà anche un riposizionamento del prodotto nella mente del consumatore attraverso l’utilizzo di una comunicazione semplice ed efficace che permetterà il rinnovamento dell’immagine del fungo. Oltre alla praticità di utilizzo, i valori comunicati sono senza dubbio la genuinità del prodotto e l’italianità della materia prima. Una vera novità, riassunta efficacemente nel claim: “Spadella il gusto: un prodotto innovativo nella confezione e nei contenuti”. Il Consorzio Funghi di Treviso è un’Organizzazione di Produttori riconosciuta a livello europeo che raggruppa 13 diverse aziende agricole delle province di Treviso, Padova e Belluno. Dallo scorso luglio è entrato a far parte del Consorzio di Tutela Fungo Italiano Certificato, sposando in toto la causa. “Il Consorzio di Tutela valorizza e certifica l’intera filiera italiana grazie alla presenza dell’Ente certificatore. In più – conclude Grespan – sostiene noi produttori attraverso un’azione di promozione e comunicazione”. (c.b.)
Verdure di Romagna: patto tra produttori Alleanza per le “Verdure di Romagna”. Il patto d’intesa è stato siglato tra produttori e aziende agricole del territorio: Marco Babbi e Vittorio Caligari (Ortofrutta Caligari & Babbi), Gabriele Bruschi (Società Agricola F.lli Bruschi), la famiglia Ceccarini (SIPO), Franco Leonardi (Azien-
da Agricola Leonardi), Giampiero Valdinoci (Azienda Agricola Futuragri). L’obiettivo della partnership è di unire le forze di tanti produttori orticoli romagnoli per qualificare e valorizzare produzioni di eccellenza, riconosciute in Europa per qualità e sicurezza, una forte attenzione all’ambiente, alla cura del territorio ed al benessere dei clienti-consumatori. Si tratta di un’ampia gamma di prodotti che spaziano dal sedano ai finocchi, carote, candele di ghiaccio, lischi o barbe del negus, peperone friggitello, peperoncino piccante, patate e cipolle, cavolo nero, cardi, fiori di zucca e insalate in genere. L’intesa è stata siglata in occasione dell’evento Verdure di Romagna Experience che si è tenuto al Macfrut presso la stand di SIPO. “Vogliamo promuovere sul mercato italiano ed europeo il marchio Verdure di Romagna allargando e potenziando la gamma già esistente sul mercato e lanciata da Sipo nel 2015”, ha dichiarato Massimiliano Ceccarini. general manager di SIPO. “Abbiamo deciso di sostenere questo accordo - ha sottolineato Giampiero Valdinoci - poiché crediamo sia il momento giusto per prodotti come i nostri che necessitano però di un’adeguata comunicazione che da soli non riusciamo a realizzare”. “Abbiamo deciso di sostenere il progetto Verdure di Romagna ha aggiunto Gabriele Bruschi perche dobbiamo salvare l’orticoltura del nostro territorio e solo insieme possiamo raggiungere questo obiettivo”. Vittorio Caligari ha affermato: “intendiamo sostenere l’economia del nostro territorio attraverso questo progetto, incentivando i giovani a proseguire l’attività agricola dei genitori”. Gli ospiti presenti allo stand di SIPO al Macfrut hanno potuto apprezzare in diretta i valori delle Verdure di Romagna, con la presentazione della biologa-nutrizionista Maria Cristina Dore. Ottobre 2016
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NOTIZIARIO
Aksun (Turchia) raddoppia i volumi di vendita in Italia Da tre anni le esportazioni di Aksun verso l’Italia raddoppiano ogni anno. L’azienda turca, che ha il suo quartier generale a Mersin, esporta nel nostro Paese soprattutto pompelmi, limoni, melograni, ciliegie e fichi, contando su rapporti consolidati con due grandi importatori e con una catena che fa importazione diretta dalla Turchia. Si tratta di prodotti di qualità, selezionati, che incontrano un crescente successo presso i consumatori italiani. “Certo - afferma Yigit Aslan (nella foto), export manager incaricato dei mercati italiano, francese e sudafricano - siamo contenti della risposta italiana ma siamo convinti di poter fare ancora di più. Sono anni che ci impegniamo, i nostri contatti in Italia sono in crescita e con essi le vendite”. Aksun è uno dei grandi protagonisti dell’export ortofrutticolo turco, grazie anche all’attenzione ad una logistica e a un trasporto efficienti. L’azienda è presente in tutta Europa, Gran Bretagna ed Europa dell’Est comprese, nel Medio ed Estremo Oriente, negli Stati Uniti e in Sudafrica. Lavora per l’80% direttamente con i supermercati. Oltre ai prodotti citati per il mercato italiano, esporta in Europa arance e mandarini d’inverno, albicocche e pesche d’estate. “Abbiamo piani di sviluppo sul mercato italiano, che
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
per noi sta diventando sempre più importante”, conclude Yigit Aslan, che il Corriere Ortofrutticolo ha incontrato a Macfrut, riscoprendo un’azienda assolutamente interessante.
Il fico d’India adesso ha un suo marchio: ‘Sicilio' Con ‘Sicilio' il fico d’India si rifà il look. È la prima operazione di brandizzazione, lanciata al Macfrut, che ha ad oggetto questo frutto e serve per portare nei canali della Gdo italiana e straniera un prodotto tipico del Sud Italia che in Sicilia, e in particolare alle pendici dell’Etna, trova un ambiente ottimale. Non a caso riesce a raggiungere pezzature sorprendenti che possono anche superare i 130 grammi a frutto. Il progetto ‘Sicilio’ porta la firma della OP siciliana La Deliziosa che è pronta, da ottobre, a lanciare questo prodotto nella GDO di tutt’Italia con una campagna di comunicazione massiccia, nuove confezione dal design esclusivo e dei piccoli opuscoli che spiegano come si consuma il prodotto. “Abbiamo scelto il nome Sicilio spiega Salvatore Bua, che insieme ai fratelli Antonino e Giovanni guidano l’azienda trentennale che ha base a Biancavilla in provincia di Catania - perché esprime il forte legame di questo prodotto con la nostra terra. Pensiamo che il fico d’India, che oggi è poco conosciuto dal mercato, specialmente in Nord Italia ed Europa, abbia tutte le carte in regola per diventare un frutto gourmet ed essere considerato alla stregua dei frutti esotici”. Con il brand Sicilio sono proposti solo frutti di prima scelta coltivati in 600 ettari sul totale dei 1.600 dell’OP. “Dalla campagna 2017 – afferma Bua – inizieremo a spingere anche sull’export con l’obiettivo di
raddoppiare la quota attuale di fichi d’India diretta ai mercati esteri che adesso rappresenta il 20%”. (m.l.)
New Factor investe nei noceti e cerca alleati Boom delle vendite di frutta secca, linea “wellness” e nuovi packaging, progetto “Noci di Romagna” in evoluzione con l’idea di creare un’organizzazione di produttori ad hoc. Continua l’escalation dell’azienda riminese New Factor che prosegue il lavoro a 360 gradi sul comparto frutta secca. La distribuzione è capillare spaziando dalla GDO ai grossisti, passando dall’horeca al servizio ending. Proprio su quest’ultimo segmento i risultati sono a dir poco incoraggianti con 8 milioni di buste vendute a marchio Mister Nut nell’ultimo anno, grazie a piccoli formati studiati appositamente per i distributori automatici. La linea “wellness” conta dieci referenze, con in testa le noci sgusciate, seguita dalle mandorle, con confezioni trasparenti per consentire al consumatore di “vedere ciò che mangia”. Tra le novità, presentate anche al Macfrut di Rimini, una delle più interessanti sono le “medaglie” di frutta secca, posizionate in particolare nelle avancasse dei supermercati, area sempre più strategica dei punti vendita. Due al momento le varianti previste: una a base di fichi e noci e l’altra con albicocche e mandorle. Su quest’ultima nata in casa New Factor “l’obiettivo è vendere due milioni di pezzi nel Ottobre 2016
2017”, annuncia Alessandro Annibali (nella foto), presidente dell’azienda romagnola. Il prodotto ha ricevuto inoltre la menzione d’onore attribuita all’interno del Macfrut Innovation Award 2016, premio istituito da Macfrut e da L’Informatore Agrario che valorizza le più innovative soluzioni del settore. L’altro grande progetto messo in pista sono le Noci di Romagna. Esso ha come capofila l’azienda agricola di famiglia San Martino di Forlì, integrata con la business unit New Factor. Annibali ci tiene a sottolineare come la sua impresa sia anche produttrice. “Ad oggi sono 100 gli ettari di noceti di nostra proprietà. La nostra intenzione è raggiungere i 500 ettari entro il 2020 raggiungendo le 2.000 tonnellate. Ci sono ampi spazi di crescita”. Già oggi i numeri danno ragione all’imprenditore emiliano roma-
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Intesa sul kiwi a polpa gialla tra Jingold e Mazzoni
gnolo: nel 2016 New Factor prevede di generare un volume d’affari di 45 milioni di euro con 8.000 tonnellate vendute. Nonostante l’abbassamento dei prezzi, nei primi otto mesi di quest’anno si registrano ricavi superiori del 15% sul 2015. Il primo prodotto a volume è l’arachide, che rappresenta il 50% del totale . Il primo a livello di fatturato è il pistacchio. Le noci sono al secondo posto per entrambe le voci, seguite dall’anacardio. (e.z.)
NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
Jingold e il Gruppo Mazzoni hanno siglato un accordo che prevede la collaborazione nella produzione e commercializzazione del kiwi e interessa sia l’ormai consolidata varietà gialla Jintao che le più recenti cultivar Jinyan a polpa gialla e Oriental Red (Dong Hong) a polpa rossa, licenziate da Jingold e commercializzate in esclusiva con questo marchio in tutto il mondo. Si tratta di una partnership strategica che interessa tutte le fasi della filiera, dalla coltivazione alla gestione tecnica dei frutteti fino alla distribuzione del prodotto sul mercato. Il Gruppo Mazzoni, azienda leader in Italia nel settore del kiwi, diventa così concessionario per la
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produzione ed il confezionamento di questi frutti e affianca Alegra e Naturitalia, business unit di Apo Conerpo, nella commercializzazione del prodotto “firmatoâ€? Jingold. “L’accordo siglato con Mazzoni – dichiara il direttore di Jingold, Alessandro Fornari – si propone di sviluppare ulteriormente la produzione italiana delle varietĂ a polpa gialla e rossa, oggi disponibili in quantitĂ inferiori rispetto alla domanda del mercato. L’intesa conferma la scelta attuata negli ultimi anni da Jingold di stabilire collaborazioni con imprese nazionali volte a garantire maggiore competitivitĂ al kiwi italiano grazie alla segmentazione del mercato con varietĂ caratterizzate da standard qualitativi particolarmente elevatiâ€?. Anche Luigi Mazzoni, amministratore delegato dell’omonimo Gruppo, esprime soddisfazione,
sottolineando che il “kiwi rappresenta un prodotto strategico e in questo senso risulta fondamentale poter offrire ai produttori associati un’ulteriore opportunitĂ di diversificazione produttiva per aumentare la redditivitĂ â€?. Passando alla sfera commerciale, secondo Mazzoni è decisamente importante presentarsi alla clientela con un’offerta completa che comprenda le diverse tipologie di kiwi potendo contare, inoltre, sull’esperienza consolidata di una rete commerciale come quella di Jingold.
Dole Chile licenziatario della mela ModiŽ Il Progetto ModiŽ sta crescendo a livello Internazionale con l’ingresso di un nuovo licenziatario
nell’Emisfero Sud: il gruppo Dole Chile si è infatti unito ai licenziatari di Europa, Turchia, Serbia, Russia, Uruguay, Australia e Stati Uniti con l’obiettivo di sviluppare sempre piĂš la presenza e la notorietĂ della mela ModiÂŽ a livello globale. L’obiettivo previsionale di produzione globale prevede il raggiungimento nell’arco dei prossimi 3 anni di circa 1.000 ettari di produzione, di cui approssimativamente l’80% nell’Emisfero Nord, con una stima previsionale di raccolto complessivo globale di circa 30 mila tons con un corretto bilanciamento tra domanda ed offerta. Pier Filippo Tagliani, presidente del Consorzio Modi Europa, dichiara: “Intendiamo supportare lo sviluppo eco-sostenibile del Progetto ModiÂŽ International nel miglior modo possibile a livello globaleâ€?.
NOTIZIARIO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
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PRIMO PIANO
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
REPORT MACFRUT
FIERE. Renzo Piraccini ha archiviato un’edizione di successo
Salto di qualità a Rimini L’ortofrutta settore centrale per l’economia nazionale. È il messaggio lanciato dal ministro Martina all’inaugurazione di un Macfrut di Rimini di successo. E per sottolineare l’occasione Martina ha finalmente parlato di ortofrutta: “Siamo il primo Paese in Europa per produzione di ortofrutta con 12 miliardi di euro di fatturato, quasi il 20% dell’agricoltura italiana - ha ricordato il Ministro Martina - e vogliamo ribadire che questo settore è centrale non solo per il settore primario, ma per l’economia nazionale. Abbiamo una bilancia commerciale positiva con l’estero e un export che arriva a 8 miliardi con il trasformato.” “Nonostante le contingenze e le difficoltà - ha sottolineato nel suo passaggio più importante - dob-
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La presenza del ministro Martina: “Ortofrutta settore centrale”. Nel 2017 Macfrut si terrà a maggio con la Cina Paese partner e la Basilicata regione di riferimento biamo continuare a lavorare per sviluppare la leadership in questo campo. Con un obiettivo prioritario: tutelare il reddito dei produttori ortofrutticoli. Per questo dobbiamo vincere una sfida fondamentale come quella dell’aggregazione. Meno organizzazioni e più organizzazione. Per farlo abbiamo davanti due strumenti che intendiamo usare fino in fondo: la riforma delle organizzazioni dei produttori e l’aggiornamento della strategia nazionale per la programmazione delle OP". Macfrut è cresciuto ancora nel
numero di visitatori e ha superato la soglia delle 38mila presenze. Un balzo di avanti del 9% rispetto alla scorsa edizione che aveva staccato i 35 mila tagliandi. Secondo i dati forniti da Cesena Fiera risulta in crescita del 30% la presenza estera con un visitatore su quattro straniero. “C’è stato un generale apprezzamento per il miglioramento della qualità della manifestazione che ha convinto tutti – ha affermato soddisfatto il presidente Renzo Piraccini -. Si è accentuato il cambio di passo impresso la scorsa edizione. Partico-
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PRIMO PIANO REPORT MACFRUT
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
larmente significativa la presenza di visitatori professionali esteri dall’Est Europa, Centro e Sud America, e Africa”. Con questi presupposti, l’infaticabile Piraccini per il 2017 ha opzionato a Rimini otto padiglioni rispetto ai sette di questa edizione. Per il prossimo anno (dal 10 al 12 maggio) sarà la Cina (è stato quest’anno il Perù) il Paese partner della manifestazione. Il Paese della Grande Muraglia, dal grande potenziale in termini di consu-
Il prossimo aprile a Cairo torna la joint con Madrid per Mac Fruit Attraction. Egitto Paese chiave L’Egitto è un mercato tutt’altro che secondario per l’Italia e strategico per i rapporti con il Medio Oriente e parte dell'Africa. In particolare per il settore melicolo che in cinque anni ha visto l’export italiano passare da percentuali irrisorie a ben il 16% del totale del prodotto. È il secondo mercato di sbocco per le mele italiane, inferiore solo a quello tedesco che assorbe il 36% del nostro prodotto. Tradotto in numeri: il nostro Paese nel 2011 esportava in Egitto mele per un valore di 42 milioni di dollari, nel 2015 ha più che quadruplicato l’export in valore arrivando a 197 milioni di dollari. In questo contesto risulta importante il ruolo di Mac Fruit Attraction MENA (Middle East Nord Africa) in programma per il secondo anno consecutivo a Il Cairo dal 22 al 24 aprile, nell’ambito della manifestazione fieristica Food Africa. Artefici del network internazionale sono Cesena Fiera e Fiera Madrid, i due organizzatori di fiere di settore nei Paesi principali produttori europei di ortofrutta, insieme al gruppo libanese IFP. “Si tratta di una piattaforma globale per l’internazionalizzazione del sistema ortofrutticolo - ha affermato Renzo Piraccini du-
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rante Macfrut -. Un progetto in divenire che vogliamo allargare. Stiamo pensando a una iniziativa in Sud America, nel 2018 abbiamo in progetto una fiera in Asia”. La prima edizione, svoltasi sempre a Il Cairo, ha visto la presenza di una trentina di aziende italiane sulle circa 300 partecipanti complessive, con 10.260 visitatori da Africa e Medio Oriente. Oltre al settore melicolo, la fiera è stata l’occasione per altre produzioni ortofrutticole di aprirsi a nuovi mercati, con particolare attenzione per le aziende di tecnologie e confezionamento di cui l’Italia è leader assoluto a livello mondiale. “La Spagna dal 2014 al 2015 ha visto incrementare il proprio ex-
port nell’Egitto del 153% – ha affermato Santiago Quiroga, direttore di Fruit Attraction International di Madrid – Questo dà l’idea dell’importanza di questo mercato per noi. Mac Fruit Attraction è un progetto fatto con e per gli imprenditori”. “L’Egitto è il secondo stato più popoloso dell’Africa – ha affermato Reha Aoun di IFP – La spesa alimentare cresce del 7,5% ogni anno. L’Italia dopo l’embargo russo ha trovato nell’Egitto il suo mercato di sbocco delle mele: su 155mila tonnellate di mele importate ben il 60% sono italiane, 24% greche. Questo mercato è fondamentale per l’Italia”. (nella foto sopra la presentazione di Mac Fruit Attraction 2017)
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REPORT MACFRUT
PRIMO PIANO
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CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
Ma Fiera Milano conferma il suo impegno sull’ortofrutta Fiera Milano conferma il suo impegno su Fruit&Veg Innovation (8-11 maggio 2017), che si svolgerà in contemporanea e in stretto collegamento con Tuttofood, valorizzando il prodotto innovativo e cogliendo tutte le possibili sinergie con gli altri segmenti dell’agro-alimentare e in particolare con le eccellenze del food-made-in-Italy. Sarà una ribalta davvero internazionale, per la quale si prevedono 79 mila visitatori di cui intorno ai 24 mila stranieri tra i quali oltre 2.000 buyer aderenti all’esclusivo sistema di match-making che permette agli espositori di fissare appuntamenti business già prima della manifestazione. Fruit&Veg Innovation sarà una fiera che si stacca dal panorama nazionale – avverte lo staff che sta lavorando al Salone – dando opportunità concrete a quella crescente fascia del settore ortofrutticolo che punta su prodotti, servizi e proposte innovative a cui si collega il rilancio dei consumi e, nello stesso tempo, il successo sui mercati internazionali. La grande distribuzione italiana sta dando segnali di sicuro interesse per il Salone e ciò avrà ricadute in particolare sulle aziende del Mezzogiorno che rappresentano quasi il 60% della produzione ortofrutticola nazionale, tendendo sempre più a dare qualità e servizio al consumatore, e che da sempre trovano a Milano la loro piazza commerciale privilegiata. Per loro, Fruit&Veg Innovation rappresenterà un’occasione unica di crescita di business. Ma anche la grande distribuzione ha le sue attese: esse investono anche il settore della quarta e quinta gamma, non solo negli ortaggi ma anche nella frutta, da mangiare e da bere. E i segnali di in-
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Corrado Peraboni, amministratore delegato di Fiera Milano
teresse da quarta e quinta gamma sono significativi. La location di Milano e gli impianti fieristici di Fieramilano, tra i più razionali e avanzati del mondo, costituiscono un fattore tutt’altro che secondario per il successo di un Salone su cui Fiera Milano intende dedicare e sta dedicando il massimo impegno proprio nella direzione della valorizzazione del settore ortofrutticolo. Infine, ma sicuramente importanti, i vantaggi della trasversalità con Tuttofood: è di settembre la notizia di una folta delegazione di buyer dagli Stati Uniti che visiterà il Salone grazie a un accordo tra Consolato degli USA e la Camera di Commercio Americana, che ha portato alla certificazione, da parte delle competenti autorità americane, di Tuttofood come fiera di livello mondiale per l’agribusiness, e ciò ovviamente impatterà positivamente su Fruit&Veg Innovation. Saranno peraltro numerose le delegazioni da tutto il mondo. Ma questa trasversalità significa anche soluzioni distributive innovative, che verranno, per esempio, dalla presenza di un’area dedicata all’e-commerce. Mentre fuori ci sarà Milano, con una Food Week che promette un grandissimo impatto a livello di immagine e di consumi. Info: segreteria@fruitinnovation.it; sales@fruitinnovation.it
mo, ha aperto le porte al kiwi italiano (nelle ultime due campagne sono state inviate 10 mila tonnellate di actinidia italiana in Cina) e di recente all’arancia rossa, mentre rimangono chiuse le porte, almeno per il momento, ad altre produzioni come mele, pere, uva, susine. Sulle possibilità di un’apertura per queste ultime produzioni italiane in Cina Elisa Macchi, direttore del CSO, intervenuta alla conferenza stampa di chiusura di Macfrut 2016, ha confermato come lo stesso Consorzio che dirige e i ministeri stiano lavorando per creare nuove aperture. “Noi cerchiamo di velocizzare al massimo ma i tempi sono lunghi”, ha precisato Macchi. Sul tema sono intervenuti anche due esponenti dei ministeri cinesi, che hanno spiegato la presenza cinese al Macfrut con l’importanza strategica dell’Italia negli scambi commerciali. La Regione partner - è stata quest’anno la Sicilia - sarà la Basilicata (presente alla conferenza stampa con l’assessore regionale all’agricoltura Luca Braia), che è il primo produttore di fragole in Italia. E proprio la fragola, che è il frutto su cui la regione del Mezzogiorno ha costruito il proprio rilancio nel settore ortofrutticolo, sarà l’emblema della manifestazione riminese nel 2017. Il prossimo maggio farà il suo esordio anche Macfrut Bio, un’area dedicata al mondo del biologico, in collaborazione con il CCPB (all’incontro era presente l’amministratore delegato Fabrizio Piva), partner per i contenuti. Altra novità sarà “Macfrut gourmet”, area “vetrina” riservata alle imprese artigianali di trasformazione dell’ortofrutta di alta qualità che si rivolgono a GDO e dettaglio specializzato, mentre “Macfrut in campo” si terrà il giorno precedente alla rassegna, il 9 maggio, quando vicino alla fiera verranno allestiti dei campi prova per vedere all’opera le più moderne tecnologie di campo, specie per l’orticoltura. Ottobre 2016
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COPERTINA PROTAGONISTI
RICCARDO MARTINI. L’esperienza di uno “sprinter” della logistica
Qualità nelle spedizioni Antonio Felice Ravenna è diventato uno dei porti più affermati del Mediterraneo per l’ortofrutta e condivide con Koper la supremazia nell’Adriatico. E’ una storia iniziata negli Anni Ottanta, quando un grosso importatore, Mimmo Caccavo della SIEF, ebbe l’intuizione di servirsi di Ravenna per sbarcare i pompelmi di Israele e di Cipro, che poi confezionava a Bologna. Egli convinse i fornitori ciprioti e israeliani che sbarcare a Ravenna era conveniente e questa storia ebbe inizio. A raccontarcela è stato il presidente di Tramaco, Riccardo Martini, che quella “felice intuizione” ha cercato di far crescere, allargando le origini dei prodotti destinati al porto di Ravenna e diventando parte attiva del processo di crescita continua di questa attività. La logistica og-
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Una logistica rapida ed efficiente al servizio del settore ortofrutticolo caratterizza l’attività del Gruppo Tramaco cresciuto insieme allo sviluppo del porto di Ravenna
Riccardo Martini, amministratore, e Paolo Treossi, vicepresidente di Tramaco
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PROTAGONISTI
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CHI è
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RICCARDO MARTINI
Amministratore delegato di Tramaco, è sposato con due figlie. Ha iniziato a lavorare al porto di Ravenna nel lontano 1980. Fino all’anno di fondazione di Tramaco, il 1992, cresce professionalmente in imprese di spedizioni di cui è dipendente, acquisendo nozioni ed esperienza nel settore ortofrutticolo, anche grazie ad un maestro d’eccezione come Mimmo Caccavo, che all’epoca era il direttore della Sief di Bologna e che ebbe la felice intuizione di spostare i traffici di agrumi da Cipro ed Israele sul Porto di Ravenna, più vicino alla suo magazzino di confezionamento, dando così il via a quello che adesso è diventato uno dei traffici più importanti del porto romagnolo. E’ titolare di patente da agente marittimo e di patente da mediatore marittimo. Per nove anni è stato presidente dell’Associazione Spedizionieri del Porto di Ravenna. Per 13 anni è stato membro del Consiglio direttivo di Fedespedi, l’Associazione nazionale delle imprese di spedizioni. Per dieci anni è stato inoltre membro della Giunta direttiva di Confetra, la Confederazione nazionale delle Associazioni della Logistica e del Trasporto. Da cinque anni è membro del Comitato Portuale dell’Autorità Portuale di Ravenna, è consigliere del CSO di Ferrara ed è l'attuale presidente dell’Unione Utenti ed Operatori del Porto di Ravenna. L’impegnativa attività associativa, unitamente alla quotidiana attività imprenditoriale in Italia ed all’estero, gli hanno permesso di acquisire una vasta conoscenza del mondo delle spedizioni e dei trasporti marittimi. Le relazioni di Tramaco, grazie a lui, al socio Paolo Triossi, vicepresidente di Tramaco, ed ad uno staff di validi collaboratori, sono cresciute facendone ora un “reefer specialist” conosciuto a livello internazionale per serietà, affidabilità e competenza.
gi è l’elemento forse principale del commercio globale dell’ortofrutta e Martini, per la sua specializzazione, i suoi rapporti internazionali, è in grado di esserne, con le attività di Tramaco, un interprete autorevole. Per questo il Corriere Ortofrutticolo lo ha scelto tra i Protagonisti dell’Ortofrutta Italiana 2016. Lo abbiamo incontrato nei suoi uffici di Ravenna e intervistato. - Partiamo da Ravenna. Siete nati qui, il porto è stato la palestra nella quale vi siete formati come spedizionieri di ortofrutta tra i più specializzati in Italia e nel Mediterraneo. “A Ravenna oggi transitano circa 100 mila tonnellate di ortofrutta provenienti principalmente da Egitto, Cipro, Turchia e Israele. Solo il 20% dell'ortofrutta si fer-
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ma poi in Italia, tutto il resto è destinato ad altri mercati europei. Partendo dalla fortunata esperienza degli agrumi di Cipro e Israele, abbiamo guardato ad altri Paesi che si stavano e si stanno affermando per qualità e tipologia di prodotti, come l’Egitto e la Turchia, ben collegati con il Porto di Ravenna. Da qui è partita l’i-
IL PORTO “A Ravenna oggi transitano circa 100 mila tonnellate di ortofrutta provenienti da Egitto, Cipro, Turchia e Israele. Solo il 20% resta in Italia”
dea di avviare un’attività specifica, sfruttando le potenzialità di Ravenna, ottimamente posizionata sia per importazioni sul centro-nord Italiano, sia come punto di transito e rilancio dei prodotti del Mediterraneo Orientale verso l’Europa. Determinante per la riuscita del progetto è stata anche la flessibilità ed efficienza dei servizi portuali locali". - Quali sono i vostri punti di forza? “Tramaco ha accumulato negli anni una grande esperienza nella movimentazione dei prodotti ortofrutticoli, un’esperienza maturata sul campo e che trasferiamo nell’operatività di tutti i giorni, dando priorità alla velocità e all’accuratezza del servizio, sapendo che stiamo maneggiando un prodotto vivo e che dobbiamo farlo arrivare dove ci chiede il cliente nel minor tempo possibile, preservandone la qualità. Questa attività richiede grande impegno ma ha il fascino di non essere mai uguale, poiché ogni prodotto ed ogni rotta richiedono attenzioni diverse e particolari. Bisogna tenere sempre le antenne dritte, tenersi aggiornati sia sulle produzioni mondiali che su ogni nuovo servizio marittimo, essere spesso lontano da casa, ma quando si riesce a far partire un nuovo traffico, la soddisfazione ripaga ogni sacrificio. Oggi Ravenna è diventata un punto di riferimento per molti esportatori medio-orientali e per molti importatori italiani ed europei, che ci riconoscono la velocità e la qualità del servizio necessarie per far arrivare in perfette condizioni dal Mediterraneo Orientale e distribuire in tutta Europa prodotti ad alta deperibilità come fagiolini, cipollotti, fragole, peperoni, lattuga, ecc., che una volta utilizzavano il trasporto aereo, a costi nettamente maggiori. Con transit time di 3 gg. da Egitto e Cipro e di 4/5 gg. da Israele e Turchia, la gamma dei prodotti che possono utilizzare i container refrigerati si è decisaOttobre 2016
COPERTINA
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stretti produttivi, Venezia è ideale per le mele e kiwi del Veneto e per le mele del Trentino Alto Adige, Salerno e Gioia Tauro per Kiwi ed Uva del Sud, Genova e Spezia per i kiwi, le mele, le susine e le nettarine piemontesi". - Come si posiziona Tramaco,
L’AZIENDA “Abbiamo accumulato una grande esperienza nella movimentazione dell’ortofrutta. Offriamo un servizio ritagliato sulle esigenze del cliente, che ci trova sette giorni su sette”
con le società collegate, rispetto ai competitor? "Abbiamo cercato di ritagliarci un nostro spazio nel panorama italiano investendo anche in strutture refrigerate, per offrire servizi a valore aggiunto, fidelizzando la clientela. C’è inoltre un travaso di esperienze e competenze fra import ed export, che garantisce la massima attenzione alla preservazione del prodotto. Tutto questo senza perdere di vista quello che è il nostro mantra e cioè dare il servizio migliore al costo minore. E’ proprio per questo impegno verso la qualità che abbiamo ottenuto da pochi mesi, prima Impresa di Spedizioni in Italia, la certificazione IFS Logistics. Siamo perfettamente consci di non poter competere dal punto di vista strutturale e finanziario con i glo-
PROTAGONISTI
mente ampliata. Per rilanciare immediatamente questi prodotti in Europa, garantendo consegne in 5/6 totali dall’origine al destino finale, da anni operiamo anche di Sabato e Domenica, cosa abbastanza rara nel panorama portuale italiano. Siamo in grado inoltre di scaricare questi prodotti ortofrutticoli nei nostri magazzini refrigerati, sia per stoccaggio che per distribuzione capillare a pedane in Italia ed all’estero. Per le attività di export invece, Ravenna ha un ruolo relativo - legato principalmente al kiwi, alle nettarine, alle susine ed alle pere romagnole - in quanto cerchiamo di avvicinare il più possibile la nave alla merce, utilizzando il porto più vicino che abbia i servizi marittimi necessari. Possiamo quindi dire che considerando i vari di-
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CHI è TRAMACO
Oggi Tramaco è un gruppo di quattro società con un giro d’affari intorno ai 32 milioni di euro. Tramaco srl, la capofila, con sede a Ravenna, si occupa di logistica e spedizioni internazionali di prodotti ortofrutticoli, con una movimentazione nel 2015 di circa 18 mila teus reefer, fra import ed export, la Logipark srl, che gestisce a Ravenna i magazzini di stoccaggio e movimentazione di prodotti deperibili, con 15 mila mq di spazio e celle frigo per 5.000 pallets, la Tramaco Logistica Doo - società di diritto sloveno - che opera sempre nel settore della logistica dei deperibili sul Porto di Koper, infine la Orange Shipping Company, che svolge pura attività di agenzia marittima a 360 gradi. Il punto di forza del gruppo è la profonda esperienza maturata nella movimentazione dei prodotti ortofrutticoli, che rappresenta il 90% dell’attività del gruppo. Un altro punto di forza di Tramaco è la specializzazione sia nelle attività
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legate all’import che in quelle legate all’export, che pesano ciascuna per il 50% dell’attività complessiva, in questo differenziandosi da spedizionieri e logistici normalmente concentrati in uno o nell’altro ramo. Tramaco opera in import e transito principalmente con Egitto, Turchia, Cipro, Israele e Cile, soprattutto per l’ortofrutta altamente deperibile destinata ai diversi mercati dell’Europa centrale e settentrionale, che ha trovato nei porti
di Ravenna e Koper una via rapida ed efficiente per garantire qualità inalterata sui mercati di destinazione. Tramaco, già certificata AEO Full e ISO 9001 specifica per la logistica dei prodotti deperibili, dal 1° maggio, prima impresa di spedizioni in Italia, è anche certificata IFS Logistics, premessa indispensabile per operare direttamente con le piattaforme della grande distribuzione tedesca.
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Malta, Ravenna è ormai facilmente raggiungibile da Sudamerica, India, Estremo Oriente, con transit-time simili a quelli dei porti più competitivi del Tirreno. Purtroppo quando parliamo con operatori di questi Paesi, spesso ci chiedono dove si trovi Ravenna.
bal forwarders e quindi dobbiamo cercare di offrire un servizio sempre più preciso e ritagliato sulle esigenze del cliente, che sa che non viene mai lasciato solo e che ci trova sempre, a qualsiasi ora ed in ogni giorno della settimana". - E dunque, a questo punto, quali sono le sfide per il futuro? “Dobbiamo sforzarci, pur crescendo, di mantenere le nostre caratteristiche e possibilmente migliorarle per distinguerci sul mercato". - Come vede le prospettive del porto di Ravenna? “Il porto di Ravenna ha una grande e antica storia. Si è sviluppato negli anni ’60 grazie all’impegno di personaggi e gruppi industriali del peso di Enrico Mattei dell’Eni e di Ferruzzi con il suo gruppo.
I DISTRETTI “Sarebbe interessante per la logistica poter ragionare in termini di distretti ortofrutticoli e non di singoli produttori quando si esporta” Oggi il porto ha principalmente due sfide davanti: l’approfondimento del canale navigabile, indispensabile per renderlo utilizzabile da parte delle nuove tipologie di navi porta container e migliorare la promozione, imparando a farsi conoscere di più, in particolare fuori dal Mediterraneo. Oggi, grazie a nuovi collegamenti attivati con gli hub di Gioia Tauro e
Lo staff di Tramaco alla recente edizione del Macfrut di Rimini
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- Un logistico e spedizioniere come lei come vede, dal suo punto di vista, le prospettive del settore ortofrutticolo italiano? "La produzione italiana è forte, sta crescendo notevolmente sull’export ed i suoi operatori sono imprenditori di tutto rispetto, quindi non mi permetto di dare giudizi. Da osservatore, operando quotidianamente nelle importazioni posso dire che noto una certa differenza tra l’Italia e altri Paesi produttori. L’Italia si presenta con una pluralità di marchi per singolo prodotto che fanno capo direttamente ai singoli produttori, altri Paesi si presentano con un unico marchio che identifica il prodotto proveniente da quei Paesi. Vedo però che la tendenza sta cambiando, con belle iniziative tipo Origine, Opera, Kiwi of Italy. Lo stesso dicasi per gli imballaggi: altri Paesi esportatori hanno promosso una politica di uniformità degli imballaggi per prodotto, mentre da noi spesso ogni esportatore tende ad avere un suo imballo. Per quanto riguarda la logistica, che è forse rimasto l’unico anello della filiera dove si può ancora fare un po’ di economia di scala, posso dire che sarebbe interessante poter ragionare in termini di distretti ortofrutticoli e non di singoli produttori quando si va ad affrontare l'organizzazione dei trasporti verso l’estero. Passare dalla concorrenza fra aziende alla concorrenza fra distretti permetterebbe di ottenere la massa critica necessaria per creare nuove opportunità logistiche ed arrivare quindi su mercati desiderati con un prodotto più competitivo, sia come qualità che come prezzo". Ottobre 2016
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- La logistica è un problema per
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- Come vede il ritorno al trasporto dell’ortofrutta via rotaia? Ci sarà un ritorno alla ferrovia? "Il servizio ferroviario su larga scala per prodotti altamente deperibili come l’ortofrutta oggi è sostenibile solo grazie ai contributi dell’Unione Europea, da solo non può stare in piedi. Se ad una fase di start-up sostenuta da aiuti pubblici dovesse seguire una gestione autonoma il servizio finirebbe subito. Servono grossi investimenti in carri ferroviari e tecnologia, per i quali ci vorrebbero volumi grossi e costanti, che garantiscano l’ammortamento di questi investimenti, ma la stagionalità delle produzioni non permette questi calcoli. Però il futuro è questo, perché la necessità di ridurre le emissioni di CO2 ci porterà prima o poi in questa direzione".
l’ortofrutta del Sud, che rappresenta il grosso dell’ortofrutta italiana. Come superarlo? "Forse il Sud avrebbe bisogno di mini-piattaforme di lavorazione e rilancio del proprio prodotto nel Nord Italia, per servire la GDO italiana ed europea che spesso ora passa ordini con consegne A per B, difficili da gestire direttamente dal Sud. Si potrebbero ricercare integrazioni tra produttori e società di servizi per mettere in piedi queste strutture. Ma an-
cora prima si dovrebbe verificare una convergenza tra produttori su questo tipo di soluzione per abbassare i costi. Ancora una volta il tema è quello dell’aggregazione. Il Sud dovrebbe anche guardare in modo diverso al Mediterraneo, cogliere le opportunità di partnership operative piuttosto che vivere le produzioni mediterranee come concorrenti. Servirebbe una nuova mentalità da parte degli operatori per favorire una nuova fase di sviluppo".
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Il settore si è dato una mossa per rilanciare l’ortofrutta
A tutta innovazione Mariangela Latella Risparmi sugli input, incrementare il valore aggiunto del prodotto finale, attenzione alla sostenibilità e sviluppo della filiera in direzione sempre più hi-tech. Questi i principali driver della spinta in avanti che muove, in maniera sempre più massiccia, le aziende e i centri di ricerca operativi sul fronte Ricerca e Sviluppo F&V accomunati sostanzialmente da un obiettivo unico: rendere le nostre colture e in genere la filiera ortofrutticola, sempre più competitiva sul mercato globale. In questa direzione va il gruppo di studio che sta per nascere in Sicilia attorno al Limone di Siracusa IGP e che sarà guidato da Gianluca Agati, business developer per Medea Centro Servizi, il primo rural hub polifunzionale in Sicilia nato da un progetto dell'imprenditore Sebastiano Torneo. "L’obiettivo - ci spiega Agati - è riunire specialisti provenienti dal Crea, dalla University of California Riverside, dall'Università di Palermo e da Irritec, società lea-
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Prodotti, servizi, organizzazione all’insegna del nuovo sull’onda di una globalizzazione che penalizza chi rimane indietro. Qui alcuni esempi dalla Sicilia all’Alto Adige
I nuovi cubetti di mela lanciati da Leni’s in confezioni innovative. Più sopra Sugraforty Starletta Seedless, Sugrafortyone, Sugrathirtysix: le tre nuove proposte di Sun World International
der mondiale nel campo dell’irrigazione, per applicare al limone di Siracusa IGP, di varietà Femminello, che rappresenta il 34% della produzione nazionale, le
evidenze di una ricerca scientifica già condotta sugli avocado USA, sulla patata in Tunisia, sull’olivo nella zona di Castelvetrano e sull’arancia navelina in Spagna".
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Maurizio Ventura di Sun World, Gianluca Agati di Medea Centro Servizi e Giuseppe Zuliani di Conad
Sensori di umidità collegati a micro-sub-irrigatori si azionano ogni qual volta l'umidità scende al di sotto di una soglia prestabilita, e micro-irrigano fino al ristabilimento della soglia ottimale e all'allontanamento dei sali dall'apparato radicale. Un’innovazione che ha permesso allo statunitense IoT, Internet of Things, di ridurre il fabbisogno idrico delle piante fino al 75% a parità di resa e di qualità dei frutti. Nel caso degli avocado si è passati, ad esempio, da 570 a 140 litri il fabbisogno idrico per un kg di frutto. "Contiamo di testare la stessa tecnica sul limone di Siracusa in differenti ambienti produttivi di modo, entro il 2020, da sviluppare una tecnica colturale che permetta da un lato di aumentare i margini e dall’altro, grazie alla riduzione dell’impatto ambientale e quindi alla sua sostenibilità, di aggiungere valore al prodotto". Allo studio di SunWorld, colosso californiano specializzato nella produzione di uva da tavola senza semi, tre nuove varietà che saranno proposte di qui ai prossimi mesi sul mercato italiano con l’intento di anticipare, di circa un mese (primi di luglio) la stagione. "Si tratta - ci spiega Maurizio Ventura, regional licensing manager di Sunworld – di tre varietà seedless. Una bianca, denominata Sugrafortyone; una rossa, Sugrathirtysix e una nera, Sugraforty che ha già un nome commerciale, Starletta seedless. Essendo precoci hanno un grappolo piccolo, una pezzatura di circa 18 mm e un grado Brix di circa 18".
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Le prime due hanno un aroma moscato che le rende particolarmente gustose e adatte ad essere proposte come prodotto di nicchia. Starletta seedless, invece, tende più all’aroma fruttato che è particolarmente apprezzato dal mercato statunitense e inglese. Nei campi sperimentali pugliesi quest’anno sono state raccolte le prime produzioni ma per la commercializzazione bisognerà aspettare almeno un paio di anni. "Quando si parla di innovazione – ci spiega Giuseppe Zuliani, direttore customer marketing e comunicazione di Conad – occorre pensare a qualcosa che soddisfi dei bisogni reali e questo non sempre accade. Basti pensare che del 95% dei prodotti lanciati nel largo consumo confezionato, dopo tre anni, resiste il 5%. Per Conad, l’innovazione è importante se soddisfa dei bisogni ma anche se genera valore”. In questa direzione, Conad sta avviando in questi giorni la campagna commerciale della linea Verso Natura, lanciata a giugno con l’introduzione di circa 75 prodotti che riuniscono alcuni trend: biologico (Verso Natura Bio), Vegano/vegetariano (Veg); equo solidale (Equo) ed ecologico (Eco). L’obiettivo è portare l’assortimento a
A Fruit Logistica il prossimo febbraio sarà lanciata la linea bio del pomodoro di Pachino. Proposte da Sun World
250 referenze entro la fine del 2017. "La grande distribuzione – sottolinea Zuliani - fa il 30% di pressioni commerciali ma poi in realtà ci sfugge che il trend più evidente è quello dei prodotti premium dove le crescite sono più importanti e questo Conad l’ha scoperto 15 anni fa con la linea Sapori e Dintorni». In questa direzione l’azienda siciliana Fortunato, specializzata nella produzione di Pachino, presenterà a Fruit Logistica 2017 una linea Bio del Pachino con un invito aperto a tutte le altre aziende aderenti al Consorzio di Tutela. Interessante anche la nuova varietà di carciofo romanesco sviluppata dal laboratorio consortile Meristema di Paestum leader a livello europeo nell’utilizzo della tecnica della micropropagazione. La cultivar si chiama ‘Cavaliere’, è in fase di brevettazione, ed è particolarmente adatta alla lavorazione di IV gamma per la sua maggiore resistenza, produttività (+10%) e qualità. I primi check nella gdo sono partiti nei mesi scorsi. Al Macfrut 2016, appena concluso, hanno fatto il loro debutto molte novità anche nella cornice dell’Innovation Award. Gioca di anticipo Rubyngo, la nuova albicocca rossa di Ips alla fase di test negli impianti dell’azienda agricola Guidi di Ronconfreddo che sarà lanciata sul mercato nel 2018 puntando sul suo colore rosso intenso. Leni’s scommette, invece, su un nuovo formato: i cubetti di mela, lanciati a Macfrut nelle confezioOttobre 2016
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ni innovative. I Mini Leni’s sono commercializzati in busta da 200 g, contengono solo mela, già lavata e pronta per essere mangiata, senza aggiunta di zuccheri. Di Centus F1, il pomodoro del breeder Isi sementi, medaglia d’oro al Macfrut Innovation Award, rileva la sua particolare resistenza alle virosi che lo rende molto appetibile per i produttori pugliesi le cui colture hanno sofferto particolarmente per un secondo ceppo del Tomato Spotted molto resistente. Fari puntati anche su melone e anguria che diventano sempre più piccoli come nel caso di Diamante, melone medio-tardivo della Lambo seeds, caratterizzato da una polpa che può essere conservata per diversi giorni. O ancora, più facili da consumare come nel caso de La Gavina, una mini anguria senza semi de L’orto di Eleonora, con una pezzatura compresa fra 1,5 e 3 kg caratterizzata da un ottimo grado zuccherino e lo spessore della buccia di molto inferiore agli standard. Dalle novità di Cibus, che quest’anno ha inaugurato una sezione dedicata ai freschi e freschissimi, arrivano le Panature vegetali della ditta Aureli, prive di glutine e realizzate con ortaggi di propria coltivazione, e il nuovissimo Carotao, la cioccolata con carota che rappresenta una novità assoluta nel mondo del cioccolato. Sempre a Cibus, Zerbinati, che al Macfrut ha proposto una nuova confezione per le sue insalate di IV gamma, ha fatto debuttare “Burger’Z”, un burger 100% vegetale, altamente innovativo, senza glutine e senza soia. Molti altri si muovono sul fronte dell’innovazione. Qui abbiamo dato solo alcuni esempi a significare che oggi non solo 'chi si ferma è perduto', come recita l’antico adagio, ma che tutto il settore è in movimento, anche sotto il profilo organizzativo, come impone il mercato globale, verso frontiere fino a ieri sconosciute e impreviste.
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Ma c’è anche il ritorno al passato La patata americana ha successo La raccolta della patata americana (o patata dolce) è partita nel Veneto con il piede giusto. Il mercato sta rispondendo positivamente. Se, come dice un adagio, il buon giorno si vede dal mattino, ci sono tutte le condizioni per una buona annata, benché l’andamento climatico non le sia stato molto favorevole. Quotazioni valide. Si dimostrano soddisfatti i fratelli Riccardo e Andrea Bortolato di Zero Branco (Treviso), due giovani laureati, meno di trent’anni, che si stanno dedicando alla coltivazione della patata americana con validi risultati: “Nonostante un’annata particolare, il raccolto è buono, c’è una discreta richiesta ed una soddisfacente quotazione, almeno per ora”. Nei campi dei fratelli Bortolato, dell’Azienda agricola Be-Orto socia di OPO Veneto, è stato sperimentato con successo un progetto di ricerca, realizzato dall’università di Padova, dipartimento di Agraria (Dafnae) in collaborazione con OPO Veneto per mettere a punto nuovi processi produttivi eco sostenibili per la patata dolce, una coltura i cui consumi risultano in continua crescita. È stato testato l’impiego di compost per la sostituzione parziale-totale della fertilizzazione chimica. Si aprono, a proposito, interessanti potenzialità.
Il Veneto ha il primato in Italia (ne coltiva più della metà) della produzione di patate dolci. La coltivazione è concentrata in due poli: in un’ampia area tra le province di Padova, di Treviso e di Venezia e in un territorio a cavallo del Fiume Brenta, tra le province di Padova e di Rovigo. OPO Veneto è convinta delle buone prospettive della patata americana e quindi sullo sviluppo delle superfici investite in tale coltura: “Ci sono le premesse per questo commenta Francesco Arrigoni, direttore di OPO Veneto - considerando anche la crescente attenzione che la scienza dell’alimentazione ha nei confronti della patata dolce”. Il CSPI americano (Center for Science in the Public Interest), ente che fornisce consulenza e sostegno per un sistema alimentare più sano, mette la patata americana al primo posto tra i vegetali più salutari. Le è riconosciuto un sacco di proprietà benefiche: grazie alla ricchezza di antiossidanti, contrasta e previene forme tumorali e per la presenza di tante sostanze benefiche è un aiuto contro il colesterolo, lo stress, l’invecchiamento, la depressione, la stanchezza. Un’amica della salute e del benessere. (Nella foto: Riccardo e Andrea Bortolato dell’Azienda agricola Be-Orto, socia OPO Veneto)
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I nuovi trend premiano l’ortofrutta Si mangia meno ma sempre più global, etnico (+8% nel primo semestre 2016). I cibi sono sempre più light e si afferma lo stile alimentare “clean”. Ripulirsi è il mantra a tavola dei nuovi italiani e da qui la riscoperta di ingredienti “antichi” diventati i “superfood” di oggi: lo zenzero, la quinoa, la curcuma, le bacche di goji. Parole cercate ossessivamente in rete ma anche fonte di un segmento di fatturato in crescita (il giro d’affari dello zenzero anno su anno fa registrare un +141% e la curcuma supera il 93%). Aumenta del 40% il giro d’affari di semi e frutta secca (che arriva a 11,7 milioni di euro). Sono alcuni degli elementi emersi dall’ultimo rapporto Coop, alla 35esima edizione. Il rapporto evidenzia anche un altro trend: gli italiani mangiano sempre meno carne a favore dell’ortofrutta, anche se, nel settore ortofrutticolo, in molti non vedono questo cambio di rotta. Continua la marcia del biologico (vendite a +21% nel primo semestre 2016), diventato ormai "quasi normale". Dallo studio si evince che è in atto una polarizzazione dei consumi: da una parte aumenta l’acquisto di prodotti di lusso (per esempio salmone, champagne e tartufo), dall’altra cala il carrello “base”, formato da prodotti come olio, pasta, passata di pomodoro. Secondo il Rapporto Coop “sta nascendo una nuova società” nella quale “l’ambiente è un bene primario”. La ricerca della sostenibilità dal carrello della spesa è diventata un “credo diffuso”. In Europa noi italiani siamo i più attenti lettori di etichette e i primi ad attuare la raccolta differenziata dei rifiuti. Nella grande distribuzione, infine, “ottengono soddisfazioni economiche solo gli specializzati, in
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I consumi recuperano un 2% nel primo semestre di quest’anno Crescono i consumi di ortofrutta. Lo certifica il Macfrut Consumers’ Trend sui primi sei mesi 2016 che evidenziano un +2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le famiglie italiane hanno acquistato 3,47 milioni di tonnellate di ortofrutta, un dato di periodo che “si posiziona ad un livello assente da diversi anni nei database”, evidenzia il rapporto. I dati indicano come sia la frutta a trascinare l’andamento positivo con il +3% dei volumi del 2016 sul gennaio-giugno dello scorso anno. Nello specifico sono state messe nelle borse della spesa circa 2,18 milioni di tonnellate di frutta, mentre gli ortaggi con un timido +1% raggiungono 1,88 milioni di tonnellate. Nel contesto descritto risultano determinanti i prezzi medi di acquisto che sono invariati rispetto allo scorso anno: per l’ortofrutta si è passati da 1,70 a 1,69€/kg. Sono fermi a 1,59€/kg i prezzi per le specie frutticole, mentre gli ortaggi diminuiscono dell’1% attestandosi a 1,81€/kg. Il rapporto è una elaborazione CSO su dati Gfk. Entrando nel merito delle principali specie, i consumi di mele raggiungono le 461 mila tonnellate, in leggero aumento sul
È la frutta a trascinare l’andamento positivo con un +3% mentre la verdura si ferma a +1
2015; arance a 406 mila tonnellate (+1%). Migliori performance arrivano dalle pere: rispetto al primo semestre dello scorso anno sono state acquistate 12 mila tonnellate in più raggiungendo un totale di 185 mila. In termini assoluti anche le clementine vedono una movimentazione superiore di 12 mila tonnellate (+11%), arrivando a quota 127 mila. La fragola spunta un deciso +5% sul primo semestre 2015, con poco meno di 80 mila tonnellate. L’andamento dei prezzi medi di acquisto delle top 5 registra un -2% per mele, arance e clementine, e un -1% per le fragole, stabili per le pere. Circa le top 5 degli ortaggi, questa la situazione. Le patate confermano i volumi del 2015, ossia circa 280 mila tonnellate, i pomodori evidenziano aumenti (+4%). Dopo anni che potremmo definire impegnativi, i pomodori conquistano con +10mila tonnellate e quota 268 mila. Le cipolle sono una sorpresa per il comparto: con 106 mila tonnellate registrano un +8% dei volumi. I radicchi sono a quota 37 mila tonnellate con un +10% sul primo semestre 2015. Gli asparagi sono in ascesa con un +13% che li porta a oltre 20 mila tonnellate. Prezzi medi superiori per le patate che passano da 0,81 a 0,86€/kg (+6%), e per le cipolle (+1%) a 1,31€/kg. Inferiori i prezzi medi del -3% per pomodori e radicchi, mentre gli asparagi segnano un -1% scendendo nel 2016 a 4,35€/kg contro i 4,39 del primo semestre 2015.
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I consumi nell’epoca della “neo sobrietà" di Raffaello Bernardi* La pubblicazione del Rapporto Coop 2016 ci fornisce l’occasione per riflettere con obiettività sull’attuale evoluzione dei modelli di consumo nel contesto di mercato nazionale. Ad una ripresa dell’economia intermittente, caratterizzata da una crescita del PIL dello zero virgola, si affianca una spesa food & beverage ferma nel primo semestre 2016, sostenuta in larga parte da segmenti di consumatori in età avanzata. Tuttavia alcune categorie di prodotto continuano a crescere vigorosamente nonostante l’elevato posizionamento medio di prezzo: i freschi a peso imposto, le referenze convenience ad alto contenuto di servizio (piatti pronti, prosciutto crudo e cotto in vaschetta, ecc.), le produzioni dei territori certificate e di eccellenza, i cibi light e i prodotti “senza”, il biologico, diversi ingredienti del passato oggi divenutisuperfood (zenzero, quinoa, curcuma). Il quadro succintamente delineato non fa altro che confermare il consolidamento di tendenze di consumo in atto già da alcuni anni, difficilmente spiegabili se interpretate unicamente sotto la lente congiunturale della crisi. Si tratta piuttosto di un cambiamento strutturale delle dinamiche di mercato, attivato dalla prima ondata recessiva (biennio 20082009), che si sostanzia oggi in un rinnovato atteggiamento culturale verso i consumi; un atteggiamento previsto in tempi non sospetti dal sociologo Giampaolo Fabris, definito di “neo sobrietà”, messo in pratica non per motivi strettamente economici, quanto per ragioni di natura cognitiva. In estrema sintesi, a prescindere delle effettive disponibilità finanziarie, la crisi sembra aver fatto comprendere agli italiani l’opportunità di abbandonare comportamenti indiscriminatamente consumistici a favore di valutazioni più attente e ponderate su ciò che acquistano. A conferma del fenomeno delineato, è doveroso considerare come negli ultimi anni, a fronte di una quota non trascurabile di popolazione nazionale afflitta da difficoltà sociali, la flessione/stagnazione dei consumi di beni commercializzabili abbia coingrado di colpire target individuali di consumatori. La redditività degli specialisti nel largo consumo è cinque volte quella della grande distribuzione tradizionale”. Dal rapporto risulta che gli italiani sono i consumatori più innovativi e pronti alle sperimentazioni
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volto anche grandi città, quali, ad esempio, Roma e Firenze, dove la prevalenza del pubblico impiego ha limitato la riduzione della capacità di spesa dovuta alla perdita di occupazione. In un contesto di mercato altamente selettivo, è possibile creare reale valore aggiunto per la domanda anche in ortofrutta? Senza pretesa di esaustività, proviamo ad elencare sinteticamente, nel prosieguo, alcune chiavi di lavoro integrative rispetto alle suggestioni fornite dal Rapporto Coop, funzionali a sostenere un solido rilancio dei consumi: 1. migliorare la performance organolettica di frutta e verdura, così da incrementare la gratificazione sensoriale dei consumatori (es.: fragola, grazie all’alto contenuto di innovazione espresso negli ultimi anni in termini varietali e agronomici); 2. estendere il calendario commerciale dei prodotti caratterizzati da potenzialità inespresse, per dilatarne la disponibilità secondo logiche di “stagionalità allargata” (es.: nuove cultivar di albicocca, che ne assicurano oggi la permanenza a scaffale fino ai primi di settembre); 3. intercettare più efficacemente la forte attenzione dei consumatori verso levalenze salutistiche degli alimenti, mediante strategie di marketing proattive fondate sul benessere (es.: campagne di educazione al consumo consapevole per frutta secca e disidratata); 4. semplificare l’utilizzo dei prodotti, aumentandone il livello di servizio fornito in fase di gestione domestica e consumo (es.: IV-V gamma; angurie mini e midi senza semi; cuori di carciofo; ecc.); 5. ampliare le occasioni e modalità di fruizione garantite dalla singola categoria merceologica, attraverso una segmentazione e comunicazione dell’assortimento percepibili (es.: piccoli frutti, uva sgrappolata e pomodorini in confezioni piccole apri e chiudi per consumo on the go; sedano bianco dolce e non fibroso per consumo snack; pomodoro IntenseTM che non sgocciola per preparazioni in insalata, nei panini, sulla pizza, cotto o nei piatti pronti; ecc.); 6. attivare segmenti di domanda attualmente poco presidiati con proposte commerciali dedicate (es.: mele di calibro ridotto e uva apirena in confezioni pensate ad hoc per bambini; barrette di frutta secca e disidratata per studenti e sportivi; ecc.).
d’Europa. Siamo anche i più magri d'Europa. "Siamo pronti a raccogliere la sfida dei nuovi consumatori italiani - ha detto il presidente di Coop Italia, Marco Pedroni durante la presentazione del Rapporto a Milano -. Innoviamo sia in termini
*senior consultant SGMarketing di prodotto (è in fase di lancio il nuovo prodotto a marchio, che interesserà 4mila referenze), sia come format: dopo il successo di Expo, il 'supermercato del futuro' diventa realtà a Milano in zona Bicocca, con un'apertura prevista a fine anno”. Ottobre 2016
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Apofruit, bravi da brivido Il Gruppo cresce a due cifre Emanuele Zanini Apofruit viaggia sempre più con il vento in poppa con numeri in crescita a doppia cifra per volumi e fatturato. I vertici del gruppo emiliano romagnolo (il presidente Mirco Zanotti, il direttore generale Ilenio Bastoni, il direttore commerciale Mirco Zanelli, il presidente di Mediterraneo Group Pietro Ciardiello, il presidente di Canova Ernesto Fornari e Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio e responsabile marketing di Canova) il 14 settembre hanno presentato a Rimini, in una affollata convention che è stato forse l’evento più importante di Macfrut 2016, i dati consuntivi della prima parte dell'anno e i progetti futuri. Il trend di Apofruit è impressionante, specialmente nell’ultimo periodo. Basta leggere un dato su tutti: nei primi sette mesi di quest’anno il gruppo ha aumentato il proprio fatturato del 21,9% passando da 146,6 milioni di euro a 178,8 milioni di euro, a cui si è affiancato un incremento dei volumi del 26,6% (da quasi 14 0 mila tonnellate a oltre 177 mila tons). Più nel dettaglio la cooperativa capogruppo ha visto schizzare in alto, nello stesso periodo, il proprio volume di affari di un 27,1% (da 83,4 milioni a 106) e di un 31,9% i quantitativi di ortofrutta (da 97 mila tons a 128 mila). E all’interno del gruppo c’è anche chi ha fatto ancora meglio: il comparto del biologico, che prosegue la sua marcia inarrestabile. A partire dal marchio principe del gruppo cesenate: sempre al consolidato di gennaio-luglio 2016 Almaverde Bio ha registrato un mirabolante +34,3% sia come fatturato (da 10,3 a 13,8 milioni di euro) che come volumi (da 5.551 a 7.554 tons). Ottime le
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Nuove acquisizioni, nuovi prodotti e il boom del biologico spingono la società di Cesena e le sue collegate verso un continuo incremento di fatturato e volumi
Il direttore genereale di Apofruit Ilenio Bastoni con il presidente Mirco Zanotti
performances della società bio Canova (+18,9% e + 31,9% rispettivamente per fatturato e volumi). Segmentazione dell’offerta, innovazione di prodotto, stretto legame con il territorio, packaging innovativi e dedicati. Con un’attenzione particolare ai marchi premium, su tutti Solarelli e appunto Almaverde Bio. Sono solo alcuni dei capisaldi su cui si basa la filosofia di crescita del colosso guidato da Zanotti e Bastoni. Quest’ultimo, alla convention riminese, ha insistito su un punto: “Sempre più fondamentale, per rimanere altamente competitivi sui mercati, è uscire dalla logica di commodity e puntare tutto sulla segmentazione”. Oltre al fatto che la mela è diventato il prodotto più rappresentato con il 22% dell’intero paniere di referenze grazie all’accordo con la trentina SFT, la novità più significativa per Apofruit è stato l’ingresso nel comparto dei piccoli frutti, di cui si occupa Mediterraneo Group (il cui fatturato supera i 27,8 milioni di euro segnando
un +9,6% e movimentando più di 24.800 tons), all’interno del quale (altra novità) è entrata Ortofruit Italia di Cuneo. Nei piccoli frutti, il gruppo romagnolo si è portato avanti con l’acquisizione della varietà di lampone Adelita, costituita dall’azienda Planasa, che completerà il paniere del brand Solarelli. La piena operatività su quest’ultimo progetto avverrà nel corso del 2017. I piani messi campo da Apofruit nel settore berries sono i seguenti: da quest’anno al 2019 sul mirtillo l’obiettivo è passare dai 2.124 quintali ai 6.521, per il lampone da 2.020 a 5.980 nel 2018 e 3.180 quintali per il 2019, per il minikiwi Nergi da 1.700 a 8.500 quintali, per le more da 300 a 460 quintali e per il ribes da 75 a 95 quintali. Ma torniamo al biologico, dove è emerso il fenomeno delle 'Isole Almaverde Bio', un format per la vendita di ortofrutta biologica sfusa, oltreché confezionata, nei punti vendita della GDO che sta ottenendo un particolare successo. Il format mette a frutto le
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NaturaSì numero 218 a Verona con un negozio innovativo
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Dove sorgeva un vecchio capannone artigianale in Corso Milano 110 a Verona, è stato inaugurato venerdì 16 settembre il supermercato bio più innovativo d’Italia, con una classificazione energetica in ‘classe A’ che permette unariduzione della prestazione energetica rispetto lo stato originario del 65% per gli uffici e del 30% per l’area supermercato con una riduzione sulla produzione annua di Co2 di oltre il 40%. È il NaturaSì italiano numero 218, dove il consumatore può vivere il significato della sostenibilità nel modo più ampio possibile. All’inaugurazione ha partecipato una grande folla di sostenitori del bio, con Fabio Brescacin, presidente di EcorNaturaSì, Roberto Zanoni, direttore generale (e presidente di Assobio) e Renzo Rosso, socio di EcorNaturaSì, convinto sostenitore della sua crescita e dei valori portati avanti dall’azienda. Sui valori è presto detto. Brescacin ha infatti affermato nel corso dell’inaugurazione: “Un altro sistema è possibile. È importante riportare l’attenzione di tutti, consumatori, produttori, commercianti, sulla terra, perché la
terra è la nostra vera e unica casa comune che siamo chiamati seriamente a preservare per garantire un futuro a noi stessi e alle prossime generazioni. Per questo, partendo dall’agricoltura, dobbiamo usare il denaro in modo più consapevole: in campo economico riconoscendo a tutti un giusto prezzo, in campo finanziario anticipando agli agricoltori le spese di produzione affinché una coltivazione, che noi diamo generalmente per scontata, sia possibile, e in campo educativo sostenendo la formazione per avere domani agricoltori capaci, motivati e consapevoli. Solo così sarà possibile una agricoltura che produca cibo sano e sia l’artefice di una nuova arte del paesaggio”. “Per comprendere quanto lavoro, impegno e passione ci siano dietro a un prodotto bio - ha aggiunto il direttore generale Zanoni - il consumatore deve vivere da vicino l’agricoltura, deve conoscere gli agricoltori, deve essere informato sulla filiera, deve essere lui stesso parte del mondo bio. Il nostro lavoro da oltre trent’anni ha l’obiettivo di creare consapevolezza. I NaturaSì che di anno in
anno sono cresciuti in Italia, ad oggi sono 218, hanno il compito di formare, informare, essere il punto di riferimento per il biologico nelle singole città e nei territori. A Verona, proprio dove NaturaSì è nato, presentiamo oggi un luogo dove il consumatore può vivere il significato della sostenibilità in modo ancora più ampio. L’agricoltura biologica rappresenta l’agricoltura sostenibile grazie all’assenza di prodotti chimici di sintesi e a pratiche agronomiche che rendono il terreno più fertile e vivo; per trasmettere questi valori abbiamo scelto di creare questo punto vendita”. La presenza di Renzo Rosso, patron di Diesel e protagonista della moda a livello mondiale, ha suscitato grande curiosità. Lui, con semplicità ed entusiasmo, ha precisato: “Mi sono occupato dell’immagine, dell’aspetto esteriore delle persone cercando di dare un contributo innovativo alla moda, oggi il mio impegno è anche quello di guardare dentro, di fare qualcosa per il benessere del nostro organismo. Mi sono convinto che il bio può dare un grande contributo in questa direzione, per questo sono qui. In fondo, è vero che siamo quello che mangiamo”. (a.f.)
competenze e l’esperienza di Canova, la società del Gruppo Apofruit specialista nel biologico, e la forza di un marchio noto come Almaverde Bio. Nelle Isole Almaverde Bio si amplia infatti la gamma di offerta rendendo possibile la vendita di ortofrutta biologica con un assortimento completo che va dalle 60 alle 100 referenze a seconda della formula di vendita assistita o a libero servizio, come Paolo Pari a ben spiegato durante la convention di gruppo. La disponibilità di un’assortimento così ampio e profondo migliora immancabilmente il servizio al consumatore e il rapporto qua-
lità/prezzo del prodotto. “Le esperienze in atto - dichiara il direttore di Almaverde Bio, Paolo Pari - evidenziano un immediato incremento dell’incidenza del bio nel reparto che come minimo raddoppia immediatamente. Con le opportune attività di fidelizzazione di tipo promozionale con gadgetistica, informazione, degustazione, l’incidenza del biologico è arrivata a sfiorare il 10% delle vendite di ortofrutta.” I risultati del progetto messo a punto da Canova sono veramente incoraggianti e dimostrano quanto sia ancora elevato ed inespresso il potenziale del biologico in Italia.
“Il format è vincente - dichiara Ernesto Fornari, direttore generale di Canova - perché offre un servizio unico ai clienti. Una profondità di gamma che ti consente di trovare tutto, di scoprire novità, di sperimentare prodotti introvabili e salutari. Oggi il consumatore è sempre più consapevole e attento al proprio benessere e quindi alle proprie scelte alimentari. Le Isole Almaverde Bio consentono di soddisfare appieno le sue richieste”. Per il Gruppo Apofruit, possiamo concludere, ci sono tutte le premesse per un futuro sempre più roseo.
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ATTUALITÀ
CORRIERE ORTOFRUTTICOLO
DYNASTY DELL’ORTOFRUTTA. Il contributo di una famiglia
I 125 anni dei Salvi Il 24 settembre a Ferrara è stato il giorno dei Salvi, una dynasty dell’ortofrutta italiana che ha una storia da raccontare che è la storia delle grandi famiglie di questo settore. Una storia lunga e per questo ancora più significativa: sono stati celebrati infatti i 125 anni di attività nel settore frutta dei Salvi, 125 anni che li hanno portati a essere un player riconosciuto nel settore frutticolo internazionale. Il bisnonno Luigi Salvi di Cenate di Sotto, nella Bergamasca, era entrato nel settore nel 1891 con il figlio Giuseppe. Ma è stato il figlio di quest’ultimo, un altro Luigi, oggi ottantasettenne, a far compiere all’azienda il salto di qualità, a rifondarla e a trasferirla, 50 anni fa, nel 1966, a Ferrara dove ha gettato ben presto le fondamenta per quella che oggi è una realtà importante e di prestigio del tessuto economico ferra-
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A Ferrara si è celebrata la storia di un Gruppo privato che ha raggiunto dimensioni internazionali e opera in 60 mercati tra commercio, produzione e vivai
Ritratto di famiglia in azienda
rese e dell’economia ortofrutticola italiana. Un contributo non secondario lo hanno poi dato i figli di Luigi junior, Marco (presidente di Fruitimprese e a cui fa capo il core business dell’azienda), Silvia (responsabile dell’attività vivaistica) e Giuseppe. Il marchio Salvi, oggi, contraddistingue la commercializzazione di circa 133 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli venduti per oltre il 64% all’estero che provengono in larga parte da 700 produttori associati di varie regioni Italiane. I centri in Italia che fanno capo all’organizzazione commerciale Salvi attualmente sono 6, mentre in Italia, Francia e Polonia sono dislocate le sedi di Sal-
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ATTUALITÀ
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L’Italia che non si è mai fermata di Lorenzo Frassoldati Gruppo di famiglia in un interno, anzi nella ‘città della frutta’ a marchio Salvi sorta alle porte di Ferrara. Sul palco i familiari , a partire da nonno Luigi e signora, con figli e nipoti. La regia delle celebrazioni per i 50 anni del gruppo Salvi a Ferrara (e i 125 di attività complessivi nel settore frutta) affidata a Marco, Silvia e Giuseppe, tutti impegnati ai vertici del gruppo di famiglia, che va dalla ricerca (Salvi Vivai, il CIV come socio), alla produzione, allo stoccaggio, alla lavorazione, alla commercializzazione (Unacoa Spa). Piattaforme e magazzini sparsi in tutta Italia e due filiali estere in Polonia e Francia. In platea tantissimi dipendenti e collaboratori, oltre alle imprese agricole collegate al gruppo. Premi e riconoscimenti per chi lavora coi Salvi da 30 e anche 40 anni. Momenti di simpatia quando una dipendente legge una poesiola per ricordare il ‘fondatore’ Luigi; poi momenti di emozione quando scorre un video dedicato a nonno Luigi con il testo letto dal nipotino. Pochi formalismi, nessun trionfalismo, molta sobrietà. Uno stile pacato, compostezza e dignità. La forza tranquilla di chi è partito da Cenate di Sotto nella Bergamasca nel 1891 e passo dopo passo, con tenacia e sacrifici, è arrivato ad essere uno dei privi Vivai. L’attività vivaistica ha raggiunto il ragguardevole risultato di oltre 120 milioni di piantine di fragole, 2 milioni di portainnesti e 1,7 milioni di piante da frutto commercializzate in tutto il mondo. La crescita del gruppo è stata incalzante. Al 1968 risale l’inizio dell’importante produzione diret-
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mi gruppi privati del Paese. La forza, viene da dire, della grande provincia italiana, di chi apre bottega tutti i giorni nonostante tutto, nonostante il Paese che arranca, la burocrazia e le tasse che ti ammazzano, la politica che promette tanto e aiuta il minimo. La storia di successo del vino italiano l’hanno fatta i privati che hanno reagito alla scandalo del metanolo scegliendo la strada della qualità. L’ortofrutta non ha avuto bisogno di reagire a uno scandalo per affermarsi come uno dei pilastri del made in Italy, per fare qualità e innovazione, per diventare (tra fresco e trasformato) la prima voce del nostro export agroalimentare. Del vino si è accorta la politica, che adesso aiuta, sostiene e agevola. Dell’ortofrutta, settore poco glamour, poco ‘figo’, la politica nazionale si cura poco, anche per colpa della frammentazione e della incapacità di fare lobby degli attori del comparto. Il nostro premier Renzi parla spesso, anche a sproposito, dell’Italia “che riparte”. A Ferrara abbiamo toccato con mano l’Italia “che non si è mai fermata”, di chi continua a crederci e a innovare, giorno dopo giorno. Ma soprattutto abbiamo capito che in ortofrutta la famiglia può essere davvero l’asset vincente, quel mix di passioneimpegno-sacrificio che fa la differenza. Qui l’unica filiera che funziona davvero è la filiera di famiglia. ta orientata ai mercati internazionali attraverso varietà e tecniche di coltivazione innovative. Nel 1970 nasce Salvi Vivai che si occupa della coltivazione delle piante da frutto e fragole. Nel 1976 viene depositato il marchio commerciale dell’omino verde. Nel 1980 si consolida l’organizzazione su tutto il territorio nazio-
nale con un paniere di prodotti più completo per meglio soddisfare la distribuzione moderna. Nel 1983 Salvi Vivai è fra i fondatori del CIV, Consorzio Italiano Vivaisti, leader nell’attività di ricerca per nuove varietà di fragole e fruttiferi. Nel 1993 Salvi crea una nuova relazione con il mondo produttivo e nasce UNACOA, di fatto si passa da un rapporto di acquisto alla produzione, alla fornitura di un servizio ai produttori. Negli Anni 2000 il Gruppo partecipa a progetti di aggregazione produttiva e commerciale quali Melapiù, Zespri, Pink Lady Europa, Modì Europa, Origine Group. Il Gruppo commercializza frutta nei 5 continenti, precisamente in 60 Paesi. I suoi impianti hanno una capacità giornaliera di condizionamento pari a 1.000 tonnellate e sono in grado stoccare 60 mila tonnellate di frutta. Il giro d’affari della frutta commercializzata è pari a 133 milioni di euro. La strada percorsa è stata lunga e impegnativa, e solo la dedizione e la lungimiranza di Luigi Salvi hanno reso possibile tutto questo. “La soddisfazione è naturalmente moltissima, non molti possono dire di avere così tanti anni di esperienza alle proprie spalle. Essere riusciti ad espanderci in tutto il mondo è motivo di grande orgoglio” commenta Marco Salvi. “La nostra organizzazione non smette mai di guardare al futuro
Il patriarca Luigi: “Ieri era ieri, ma oggi è già domani” in un’ottica di miglioramento continuo. Questo è l’insegnamento fondamentale di nostro padre che a 87 anni crede che soltanto l’innovazione e la ricerca portino valore al settore” spiega Giuseppe Salvi, ultimogenito di Luigi, il quale infatti, in poche parole, dice tutto: “ieri era ieri, ma oggi è già domani”. Ottobre 2016
DALLE
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“Una partenza con il botto”. Marco Eleuteri, direttore commerciale di AOP Armonia, è pienamente soddisfatto dell’esordio della linea “Dolce Uva” nella nuova confezione del prodotto a marchio, frutto della collaborazione tra l’associazione campana e il gruppo International Paper. La confezione, da 750 grammi, brevettata appunto da International Paper, ha una forma particolare, affusolata, che idealmente segue quella del grappolo d’uva, in cui la frutta è messa in evidenza dall’ampia superficie trasparente dell’imballaggio. Una linea è dedicata al prodotto seedless, mentre l’altra all’uva con seme, con l’indicazione all’interno della confezione delle diverse varietà presenti: Victoria e Italia per le bianche, Palieri per le nere, oltre alle classiche Pizzutella e Regina. Nel packaging si possono trovare anche le caratteristiche gustative e salutistiche delle varie tipologie di prodotto. I riscontri commerciali sono stati subito più che positivi. “Dopo un test iniziale di un paio di pedane al giorno siamo passati a una ventina di pedane“, afferma Eleuteri. “Per questa prima stagione ci siamo posti l’obiettivo dei 200 mila cestini. Traguardo sicuramente alla nostra portata”. Per quest’anno la confezione sarà in esclusiva per AOP Armonia, “per il futuro vedremo”, commenta Eleuteri che già pensa alla stagione agrumicola. E proprio con Dolce Clementina, con cui si inizierà la campagna nella prima metà di ottobre (in anticipo di 7-10 giorni con un calo dei volumi del 15-20%), l’ambizione è superare di slancio i già brillanti numeri ottenuti la scorsa stagione quando, grazie anche alla confezione creata ad hoc per Ottobre 2016
l’agrume, sono stati venduti oltre un milione di pezzi. “Per quest’annata – annuncia Eleuteri – puntiamo ad arrivare ai due milioni di cestini commercializzati. L’innovazione nel packaging funziona, crea valore aggiunto al prodotto. Le vendite ce ne stanno dando atto”. (e.z.)
JANNY MT Tecnologie per allungare la shelf-life Utilizzare l’atmosfera controllata sui prodotti in celle frigo, trasformando potenziali perdite in profitti. E' uno degli obiettivi dell’attività di Janny MT, società francese ai vertici nel settore della conservazione di frutta, verdura, fiori e funghi in atmosfera controllata. La tecnologia utilizzata da Janny MT si basa su tre pilastri fondamentali per mantenere una lunga conservazione dei prodotti: il freddo, che riduce il tasso di respirazione dei prodotti; l’umidità (100% RH), che preserva freschezza, peso, colore della merce; Il livello di O2 e CO2 tra l’1 e il 5%, che permette il rallentamento della maturazione, estendendo la shelf-life del prodotto, pur mantenendo il suo gusto e ottimi livelli di acidità e di zuccheri. Le apparecchiature in questione secondo l’impresa francese permettono di mantenere la freschezza, il peso, il colore e il gusto dei prodotti, oltre che conservare in condizioni naturali di atmosfera controllata; evitare la perdita e lo scarto sulle lunghe conservazioni; gestire i picchi e i cali di produzione; allungare il periodo di commercializzazione; consentire flessibilità nelle vendite e aumentare il valore dei prodotti; usare l’atmosfera controllata a piacimento. Portando alcuni esempi secondo i parametri forniti dall’azienda per la mela e la
pera, la conrsevazione passa dai 4 mesi di media del frigo tradizionale a 7 mesi; per la ciliegia da 6 giorni a 25; per l’uva da un mese e mezzo a 4-5 mesi; per l’asparago da 5 a 25 giorni; per il mirtillo da 7-10 giorni a 40 ; per i funghi da 5-10 giorni a 50. L'azienda inoltre per frutta secca, sementi e anche per tutti i prodotti che necessitano di uno stoccaggio a tenuta stagna in aria e acqua, offre strutture adeguate sia per il settore alimentare che per quello industriale. Secondo l’azienda transalpina, attraverso l’efficienza dei moduli e l’ottimizzazione di stoccaggio della produzione chi usufruisce delle tecnologie riduce le perdite (ortofrutta da scartare) rispetto alla conservazione frigorifera convenzionale dal 10 al 30%. I moduli usati in atmosfera controllata da Janny MT si possono riutilizzare ogni anno, senza materiali di scarto. Grazie alle installazioni adottate da Janny MT il consumo di elettricità è inferiore rispetto ai sistemi in atmosfera controllata. Non ci sono aggiunte di prodotti conservanti: il processo è completamente naturale. (e.z.)
AZIENDE
AOP ARMONIA Nuova confezione di Dolce Uva: partenza col botto
LA TRENTINA Susina di Dro, successo in Esselunga È partito ad agosto il progetto quinquennale di rilancio della susina di Dro messo a punto dal consorzio La Trentina. Il piano che ha preso il via con l’inizio di campagna - spinge sulla sensibilizzazione dei produttori per l’introduzione di nuove varietà virus resistenti già sviluppate, sul raddoppio dei volumi (arrivare a 500 tonnellate da qui al 2020) e su una crescente presenza nei canali della GDO. Dopo l’ottenimento della certificazione DOP nel 2012, da quewww.corriereortofrutticolo.it
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DALLE AZIENDE
st’anno i volumi che hanno ottenuto la certificazione di origine protetta (circa il 60% delle quasi 200 tonnellate complessivamente prodotte) è stata distribuita negli store Esselunga grazie ad un accordo appena avviato in virtù del quale il Consorzio ha anche realizzato una confezione dedicata da mezzo chilo venduta a 1,35 euro con frutti del calibro tra i 28 e i 30 mm. E’ stato un successo. I restanti volumi prodotti di susina convenzionale, sono, invece, stati distribuiti nei canali tradizionali locali, ossia Centri agroalimentari ed esercenti. "Da un paio d’anni - spiega Simone Pilati, direttore de La Trentina - abbiamo dirottato sul mercato italiano tutti i quantitativi prima destinati all’export prevalentemente al mercato tedesco, anche in ragione dei migliori margini che stiamo ottenendo e che sono superiori anche del 50%. Questi risultati dipendono innanzitutto dall’ottima qualità del prodotto". Il successo del debutto in Esselunga era stato annunciato già dall’andamento della prima parte di campagna quando le giacenze, dopo poco più di una settimana dalla fine della raccolta, terminata il 25 agosto, erano già al 60%. “Stiamo concludendo le vendite in questi giorni - conclude Pilati in anticipo di due settimane sui tempi normali. Quest’anno i volumi sono stati leggermente inferiori perché le piante erano un po’ scariche probabilmente per via della scarsa fioritura. In compenso la pezzatura è maggiore rispet-
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to alla passata campagna. Oltre a coinvolgere sempre più produttori in questo piano di rilancio, puntiamo ad aprirci dei varchi anche in nuovi canali commerciali, soprattutto quelli che valorizzano le eccellenze del territorio”. (M.L.)
BONDUELLE Cresce la linea dei piatti pronti con nuove ricette Bonduelle, prosegue con la sua strategia di innovazione nel segmento dei piatti pronti proponendo sul mercato una nuova referenza invernale per la linea Cereallegre e tre per la linea Le Zuppe!. Per consolidare la propria presenza nel mercato delle insalate di cereali, Bonduelle presenta una nuova ricetta invernale al passo con i nuovi trend alimentari: Bis di risi con Fantasia di Verdure. Realizzata con ingredienti senza glutine - riso giallo e nero, zucca, broccoli, cavolfiori, edamame, fagioli azuki e cipolla rossa - è studiata per offrire ai consumatori un gusto unico, sia a freddo sia dopo essere stata scaldata in microonde. La nuova referenza si affianca alle continuative Cous cous con pollo e verdure e Cous cous delizioso. La pratica confezione monoporzione, che include il kit forchetta e tovagliolo, sottolinea i punti di forza del prodotto grazie alla grafica che
suggerisce la possibilità di consumarlo sia a caldo che a freddo. Tre nuove referenze vanno invece ad arricchire la linea Le Zuppe!: Vellutata di peperoni (nel formato da due porzioni - 600gr - ideale per il consumo domestico), Parigina con porri e patate (nel formato da due porzioni - 600g r ideale per il consumo domestico) e Passato di verdure con farro (nel formato monoporzione con cucchiaio incluso - 300gr - ideale per il consumo fuori casa). Tre ricette reinterpretate in chiave moderna, che rimandano ai profumi ed ai gusti tipici della tradizione, per soddisfare i consumatori che vogliono assaporare il vero gusto delle verdure. Le nuove referenze affiancano le altre già presenti: Minestrone Toscano con cannellini e cavolo nero (disponibile nel formato da 600gr), Delizia di cavolfiori e broccoli con rosette intere di cavolfiori e broccoli (disponibile nel formato da 600 gr), Vellutata di piselli con piselli interi (disponibile nel formato da 300gr) e Zuppa Trentina con spinaci, orzo e cubetti di speck (disponibile nei formati 300gr e 600gr). Le Zuppe! Bonduelle rappresentano una soluzione pratica e veloce grazie al packaging microndabile con pellicola superiore pelabile facile da rimuovere. La forma ottagonale - ormai icona della marca Bonduelle - e la grafica calda ed avvolgente ne massimizzano l’impatto a scaffale. Nelle referenze senza cereali, inoltre, è ben in evidenza il claim senza glutine.
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MONDO
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Che cosa succede alla Spagna? In estate l’export è crollato Chiara Brandi Nel mese di luglio l’export spagnolo di frutta e verdura fresca è calato del 20,6%, per un totale di 857.654 tonnellate. In termini di valore tale crollo è corrisposto ad una flessione dell’8,2% (772,6 milioni di euro). In particolare, i quantitativi di frutta spediti oltre confine sono scesi del 22,5% mentre quelli degli ortaggi del 15%. Sono questi in sintesi gli ultimi dati rilasciati dalla Direzione generale delle dogane ellenica ed elaborati da Fepex. Il comparto della frutta, che rappresenta il 73% dell’export totale nel periodo in esame, ha evidenziato un pesante calo: -22,5% a volume e -13% a valore, per un totale di 626.930 tonnellate e 542,5 milioni di euro. Tra i prodotti, anguria, melone e frutta a nocciolo sono quelli ad aver registrato le maggiori contrazioni. Le esportazioni di angurie sono scese del 23,5% a volume e del 23,3% a valore, per un totale di 174.341 tonnellate e 69,7 milioni di euro; per il melone i quantitativi si sono attestati a 115,409 tonnellate (16,2%) e 74,2 milioni di euro (3,1%); per le nettarine, invece, il calo è stato del 19% a volume e del 17,2% a valore, per un totale rispettivamente di 100.737 tonnellate e 84,7 milioni di euro; infine per le pesche si è registrato un -18,2% delle quantità (84.054 tonnellate) per un valore di 77,2 milioni di euro (-14,2%). L’export di verdure si è attestato a 230.724 tonnellate (-15%) e 230,1 milioni di euro (+5%). Cipolla, patate, peperoni, aglio e pomodori sono stati i principali ortaggi commercializzati nonostante il calo del 9,3% registrato per le cipolle (48.819 tonnellate) e del 29,4% per i pomodori (22.761 tonnellate). In controtendenza le
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spedizioni di aglio, in aumento del 37,4% (28.062 tonnellate). Nello stesso mese, le importazioni del Paese sono cresciute del 14%, per un totale di 191.057 tonnellate; stessa percentuale registrata per l’acquisto di frutta, per un totale di 139.865 tonnellate, e di verdura, pari a 51.192 tonnellate. Da sottolineare l’aumento delle importazioni di limoni del 62,6% (22.495 tonnellate) e del 18,8% per i kiwi (17.753 tonnellate). Tra gli ortaggi, i fagiolini hanno registrato la maggior crescita, 63,5%, portandosi a 13.878 tonnellate, mentre i pomodori hanno fatto segnare un +36,7%, per un totale di 13.751 tonnellate. In termini di valore, le importazioni spagnole di frutta e verdura sono cresciute del 19,5% portan-
Calo di oltre il 20% nel mese di luglio dosi a 168,7 milioni di euro: 131,9 milioni per la frutta (+17,8%) e 36,7 milioni per gli ortaggi (+25,9%). Secondo Fepex tale andamento è attribuibile tanto alle anomalie climatiche verificatesi nel Paese quanto alla forte concorrenza sul mercato comunitario, la principale destinazione delle spedizioni spagnole. Il dato, per quanto legato a situazioni congiunturali fa riflettere sui pesi dei diversi Paesi nella partita per accaparrarsi quote del mercato europeo, primo consumatore di frutta al mondo e secondo di verdure dopo la Cina.
Più espositori a Fruit Attraction Forte presenza delle mele italiane Espositori in crescita del 20% con 1.238 aziende. Di queste il 30% sono imprese estere provenienti da 30 Paesi, in maniera particolare dall’Europa (Francia, Italia e Olanda in primis). Almeno 637 i buyer che hanno confermato la partecipazione, provenienti in particolare da Germania, Regno Unito, Francia, Italia e Olanda. Sono questi i numeri sempre più incoraggianti dell’edizione 2016 di Fruit Attraction, la fiera dedicata al settore ortofrutticolo in programma a Madrid dal 5 al 7 ottobre, forniti dal comitato organizzatore. Tra le presenze italiane primeggiano i consorzi di produzione delle mele, che trovano in Spagna un importante mercato di sbocco. Il VOG si presenta con otto tipologie di mele e simpatici
omaggi per chi visita lo stand (3B07, padiglione 3). Sotto i riflettori della kermesse madrilena come di consueto anche Marlene®, il marchio che identifica in Spagna 5 varietà di mele raccolte dai soci del Vog: Golden Delicious, Red Delicious, Granny Smith, Fuji e Royal Gala, dotate di sfumature di gusto e colore distintive e contrassegnate dal tradizionale bollino blu e dalla indicazione geografica protetta, che ne garantisce l’origine. VIP Valvenosta presenta al mercato spagnolo il nuovo marchio delle due coccinelle. La Spagna riserva un crescente interesse per le mele venostane, a tal punto da essere diventato il secondo mercato (assieme al Portogallo) dopo quello interno scavalcando la Germania.
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MONDO
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Mercati, aperture internazionali C’è una grande partita in corso, a livello internazionale, che riguarda i Centri agroalimentari. In essa si è inserita la Rete d’imprese Italmercati con la prospettiva di diventare, in pochi anni, un player di riferimento. Italmercati ha siglato il 13 settembre a Verona un patto con l’Unione dei Mercati dell’Ucraina. Il presidente della Rete d’imprese Fabio Massimo Pallottini e quello del Wmap ucraino Roman Fedyshyn hanno firmato un protocollo d’intesa che ha l’obiettivo di sviluppare i rapporti commerciali tra i due Paesi in particolare nel settore ortofrutticolo. Veronamercato, società partner di Italmercati, è stata scelta come sede della piattaforma logistica all’interno della quale sviluppare l’interscambio dei prodotti ortofrutticoli smistati dai Centri agro-alimentari all’ingrosso dei due Paesi. Alla firma erano presenti Gianni Dalla Bernardina e Paolo Merci, rispettivamente presidente e direttore di Veronamercato. Il protocollo stabilisce che Italmercati e il Wmap si impegnino a individuare gli specifici campi in cui sviluppare la collaborazione reciproca, a scambiarsi a cadenza mensile un’analisi dei prezzi dell’ortofrutta nei rispettivi Mercati aderenti e altre informazioni di reciproco interesse, a favorire i contatti e gli scambi commerciali tra le imprese operanti nei Mercati dei due Paesi, anche attraverso l’organizzazione di eventi che
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Nella partita della globalizzazione dei Centri Agroalimentari si muove anche Italmercati che ha siglato intese con l’Ucraina e la Cina molino la rispettiva conoscenza, a organizzare una delegazione italiana in Ucraina e ucraina in Italia, e successivamente a promuovere sessioni business nei due Paesi, riservate agli operatori dei Mercati aderenti. I Mercati di Verona e quello ucraino di Lviv (Leopoli) sono stati scelti dunque come i due centri attraverso i quali smistare l’ortofrutta italiana in Ucraina e viceversa. Il Mercato ucraino smista 1.500 tonnellate di ortofrutta al giorno e 300 tons di importazione, con prodotti principalmente spagnoli. Con questa intesa l’obiettivo è di incrementare i quantitativi provenienti dall’Italia. Il protocollo sarà operativo entro metà ottobre. Il 21 settembre Italmercati, unitamente al Centro Agroalimentare di Roma CAR, ha preso parte al 30° Congresso del WUWM, l’Unione mondiale dei mercati, svoltosi a Changsha, metropoli di 7 milioni di abitanti che è il capoluogo della regione dello Hunan, nella Cina centro-meridionale. Un’esperienza che ha permesso alla delegazione ristretta guidata dal presidente di Italmercati Fabio Massimo Pallottini di avere una serie di importanti contatti internazionali e di promuovere la
Conferenza del WUWM che si terrà a Roma dal 17 al 19 maggio prossimi dal titolo “Fresh Way to Feed the Planet”, che vedrà una serie di focus di grande rilievo e il coinvolgimento della FAO. “Questa missione – ha affermato il presidente Pallottini – oltre a metterci davanti alla straordinaria realtà socio-economica della Cina di oggi, sorprendente anche in una città dell’interno come Changsha, ci ha permesso di ottenere un risultato che potrà avere conseguenze molto positive nei rapporti internazionali di Italmercati. Abbiamo infatti stretto un’intesa con CAWA, la China National Agricultural Wholesale Markets Association, un’organizzazione riconosciuta dal governo di Pechino fin dal 1986, e con il suo presidente Zengjun Ma. L’intesa prevede la firma di un Memorandum of Understanding a Roma il prossimo maggio". Fanno capo a CAWA i 200 principali Mercati della Cina. Fino a ieri CAWA guardava, per l’Europa, a Parigi Rungis, ora nella partita è entrata anche l’Italia. (Nelle foto Fabio Massimo Pallottini in Cina e a Verona, alla firma dell’intesa con i Mercati dell’Ucraina)
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MONDOFLASH
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SPAGNA
GERMANIA
La più grande piattaforma Lidl in Europa
Mirtilli e uva trainano i consumi
È stata inaugurata ufficialmente il 22 settembre la nuova piattaforma logistica di Lidl a Alcala de Henares, nella periferia di Madrid, in Spagna. Grazie ad un investimento di oltre 70 milioni di euro, la struttura diventerà la più grande piattaforma logistica - e quella tecnologicamente più avanzata - tra le 150 di proprietà del discount tedesco in Europa. Al momento il centro è costituito da un’area di stoccaggio di 45.000 metri quadrati, per una capacità di 21.000 pallet; ma si prevede l’integrazione della struttura, entro il 2018, con la realizzazione di un impianto logistico automatizzato di 16.000 metri quadrati. A conclusione della seconda fase dei lavori, sarà così possibile immagazzinare ulteriori 50.000 pallet di merce, per un totale di 70.000 metri quadrati di superficie dedicata. In termini operativi, il centro sarà in grado di movimentare fino a due milioni di pallet all’anno e garantirà l’approvvigionamento a circa 150 punti vendita nella zona di Madrid. Una volta entrato a pieno regime sarà inoltre in grado di garantire 275 posti di lavoro. “Oggi è un giorno molto speciale per noi, perché viene inaugurata la più grande delle nostre piattaforme logistiche in Europa” ha dichiarato l’amministratore delegato di Lidl in Spagna, Michael Aranda. “Ma non solo, anche la più sostenibile a livello ambientale. La nuova struttura è un punto di riferimento per tutto il nostro gruppo”.
Nel quinquennio 2010-2015 il consumo pro capite di frutta fresca in Germania ha registrato un aumento del 3,2%. Nel 2012 erano state consumate 4,1 milioni di tonnellate di frutta, mentre nel 2013 è stato rilevato un aumento di 150 mila tonnellate che si è mantenuto costante anche nel biennio 2014-2015. Tale trend positivo è stato principalmente determinato dall’aumento notevole del consumo di uva da tavola e di kiwi, con un incremento nel periodo 2010-2015 rispettivamente del 17% e del 12%. Seguono banane (+11,2%), mirtilli (66,1%) e ciliegie (26,4%). Trend negativo, invece, per agrumi (esclusi limoni e lime), ananas (40,7%) e prugne (-8%). La mela si è rivelata, nel periodo in questione, la tipologia di frutta preferita dai tedeschi, con una quota del 25,9%, seguita da banane (20,3%) e, con quote minori,
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arance, mandarini e clementine, uva da tavola e pesche. Secondo gli esperti, il consumo di frutta in Germania è destinato a salire ancora nei prossimi cinque anni, soprattutto grazie all’aumento del consumo di mirtilli (previsioni di crescita nel periodo 2015-2020: +33,5%), kiwi (+72,8%) e frutta esotica. Il 57% della frutta fresca venduta in Germania è confezionata, mentre gli acquisti di frutta fresca sfusa rappresentano il 43%. Le new entry nei supermercati tedeschi sono l’uva al gusto di zucchero filato, la cui licenza è posseduta da un'azienda italiana, e le banane in confezione “fresh-cut” tagliate a fette e pronte al consumo.
RUSSIA
Più importazioni dirette per X5 Retail Per la fine del 2016 il gruppo russo X5 Retail Group ha intenzione di aumentare la quota delle importazioni dirette dal 20% al 50%. I prodotti importati principali sa-
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ranno i prodotti alimentari, nello specifico ortofrutta. L’aumento dell’importazione diretta è dovuto all’allargamento dell’assortimento e all’aggiunta di nuovi Paesi fornitori. Le catene che fanno parte di X5 hanno già firmato i contratti diretti con molti Paesi come Serbia, Messico, Colombia, Cina. Lo sviluppo dell’importazione diretta fa diminuire il costo della produzione del 5% e i tempi della consegna della merce. Durante il primo semestre del 2016 il valore dell’importazione diretta di X5 è aumentato dell’80% ed è stato pari a 120,6 milioni di dollari.
CILE
Produzione di ciliegie in forte crescita Prime indicazioni molto positive, a fine settembre, sulla produzione di ciliegie in Cile e sull’export. Nel
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BRASILE
Accordo per esportare mele in India
proprio report, il Dipartimento dell’Agricoltura statunitense preannuncia una previsione del volume di ciliegie esportate nel 2016/17 pari a 110.000 tonnellate, con un netto incremento rispetto alle 83.558 tonnellate esportate nel 2015/16. L’aumento delle esportazioni deriverà da una produzione influenzata dal minore impatto del fenomeno “El Niño” e dall’entrata in attività di nuovi frutteti. Il trend delle ciliegie conferma la potenza ortofrutticola cilena.
Accordo intergovernativo tra Brasile e India. L’intesa, firmata tra il ministro dell’Agricoltura brasiliano, Blairo Maggi, e il suo omologo indiano, Radha Mohan Singh, prevede che il Paese sudamericano, tra i vari prodotti, potrà esportare nel Paese asiatico mele, mentre l’India potrà fare altrettanto con cipolle, uva, riso e mais. I rappresentanti governativi dei due Paesi hanno inoltre convenuto che serve istituire un gruppo di lavoro per definire le priorità dei rispettivi commerci agroalimentari, sottolineando che i Paesi membri del BRICS (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) hanno bisogno di dare priorità agli scambi di prodotti alimentari tra loro.
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Emanuele Zanini I volumi sono in netto calo sullo scorso anno ma le abbondanti produzioni del Sud del mondo ancora in circolazione fanno paura. Non può permettersi molti sonni tranquilli il kiwi italiano nonostante le buone notizie che arrivano dalle produzioni inferiori rispetto alla scorsa annata. Quanto è emerso dal tradizionale appuntamento dell'IKO, International Kiwifruit Organization, che quest’anno si è tenuto in Galizia (Spagna) a fine settembre, offre di certo alcuni segnali positivi ma lascia anche alcuni punti interrogativi sulla stagione alle porte. Il primo dato incoraggiante arriva dalla produzione europea. Dai dati emersi durante la riunione internazionale, a cui hanno partecipato rappresentanti dei principali Paesi produttori quali Italia, Grecia, Spagna, Portagallo e Francia, la previsione parla di un calo del 14% rispetto al 2015 con volumi che non dovrebbero superare le 714 mila tonnellate. Per il CSO Italy che ha preso parte al meeting presentando i dati produttivi nazionali in rappresentanza della filiera italiana del kiwi assieme ad alcune delle più importanti aziende produttrici tra cui Apo Conerpo, Consorzio Jingold, Naturitalia, Agrintesa, Spreafico, era presente il direttore Elisa Macchi, che ha sottolineato: “La produzione di kiwi della prossima campagna in Europa sarà notevolmente più contenuta rispetto a quella del 2015/2016 che risultò quantitativamente eccedentaria. Si ritornerà a valori produttivi simili alla campagna 2014, considerata complessivamente nella norma”. A metà settembre lo stesso Centro Servizi Ortofrutticoli di Ferrara aveva fornito alcuni dati speciOttobre 2016
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Parte la stagione ma i magazzini dell’emisfero Sud non sono vuoti Produzione in calo in Italia e nel resto d’Europa, buona la qualità. Per alcuni mesi tuttavia pesa l’incubo della concorrenza australe. In Galizia la riunione dell’IKO
fici sulla produzione nazionale. Le stime produttive 2016 elaborate dal CSO relative al kiwi italiano confermano che la produzione si dovrebbe attestare attorno a 469 mila tonnellate, contro le 588 mila tonnellate dello scorso anno, registrando così un 20% in meno di volumi. La produzione commercializzabile è invece valutata attorno alle 450 mila tonnellate, il 19% in meno rispetto alla passata stagione. Secondo le rilevazioni del CSO tutti i principali bacini produttivi nazionali hanno evidenziato una diminuzione in quantità, ma in modo particolare il Lazio, dove, dopo le cifre record dello scorso anno, si ritorna su una produzione più simile al 2014 con un -30% circa sul 2015. In Piemonte ed in Emilia Romagna il calo appare più lieve, rispettivamente pari al 9% e al 14%. Più incisivo invece il calo in Veneto, dettato quasi
esclusivamente dal problema dell’asfissia radicale, molto presente nella provincia di Verona. Nel complesso delle altre regioni è stata segnalata un’offerta inferiore soprattutto nelle aree del Sud, in particolare in Calabria, nonostante l’aumento delle superfici investite. Per Macchi, dopo un’annata difficile a causa degli alti volumi a disposizione, per il kiwi italiano si ritorna quest’anno su livelli più contenuti. “Il prodotto - sottolinea Macchi - dovrebbe presentare buone caratteristiche di conservabilità, grazie alle favorevoli condizioni climatiche e quindi ci sono tutti i presupposti per un mercato vivace. Il kiwi è una delle produzioni frutticole più importanti di cui l’Italia detiene il primato produttivo e che sta vivendo, proprio in questi anni, un rinnovato interesse da parte dei coltivatori orientato anche verso www.corriereortofrutticolo.it
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Buone prospettive per il kiwi giallo. Dal Pane: “Ma c’è spazio anche per la varietà verde Meris” Le prime indicazioni elaborate dal CSO sulla stagione del kiwi sono in linea con le iniziali stime di alcuni operatori. Anche per Giampaolo Dal Pane (nella foto) dell’omonima azienda vivaistica e dell’impresa commerciale Summerfruit, il raccolto diminuirà del 20% circa sul 2015. “Confermo il calo previsto. Da verificare invece la qualità della frutta, che rimane un’incognita. La Psa ha continuato a danneggiare i ‘maschi' della varietà Hayward creando problemi di impollinazione”, afferma Dal Pane. “Buone prospettive invece, anche a livello qualitativo, per il kiwi giallo”. Sul kiwi verde l’imprenditore emiliano-romagnolo sta investendo sulla varietà che a suo avviso potrebbe diventare l’erede dell’Hayward classico, ovvero Meris, una mutazione della celebre varietà di actinidia, realizzata dall’azienda agricola Scandola Giacinto di Isola della Scala (Verona). “Stiamo facendo delle prove in campo molto positive, assieme alla cultivar R 21. A livello qualitativo è ancora migliore dell’Hayward. Credo che Meris possa diventare la varietà verde” del futuro. Dal Pane come azienda vivaistica ha a dimora oltre 700 mila piante: Hayward, Meris e R 21 oltre a Summer 3373 (conosciuto commercialmente con il brand Summerkiwi) per le tipologie verdi, AC1536 (nota con il marchio commerciale Dorì) per il giallo, RK 2018 per il rosso. E proprio un’altra tipologia su cui Dal Pane sta investendo molto è proprio quella identificata con il marchio commerciale Dorì, coordinata dall’omonimo Consorzio Dorì Europe. Una tipologia gialla precoce (matura oltre un mese prima dell’Hayward) su cui i partner del
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progetto (i soci fondatori sono SummerFruit e Summerkiwi France, GranFrutta Zani, Kiwi Uno, Fratelli Clementi) hanno programmi chiari. “Per la stagione 2016-2017 rimarremo sotto le 100 tonnellate in totale. Il piano di sviluppo è ancora agli inizi - precisa Dal Pane-. Ma l’obiettivo del Consorzio è toccare i duemila ettari di produzione entro il 2020, mille per emisfero. Considerando che la produttività si aggira tra le 35 e le 40 tonnellate per ettaro significa che entro quattro anni puntiamo a raggiungere 80 mila tonnellate in totale (40 mila per
emisfero)”. Dorì è stato il protagonista di un evento organizzato dal Consorzio a Cisterna di Latina nella sede della Vivai Dal Pane a cui hanno partecipato oltre 400 persone provenienti da tutto il mondo: oltre ai soci fondatori erano presenti operatori da tutta Italia (due pullman solo da Verona, città di provenienza dell’azienda Frutta C2, neo partner del progetto Dorì), oltre a rappresentanze da Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Cile, Francia, Spagna, Turchia. Il professor Guglielmo Costa ha descritto nei dettagli le caratteristiche della varietà sottolineando come la varietà di kiwi commercializzata con il brand Dorì sia la più precoce, con un peso attorno ai cento grammi, di forma allungata, con colore della polpa giallo intenso e con ottima tenuta nel post raccolta (con un allungamento del raccolto di 40 giorni). All'evento tra i produttori stranieri è intervenuto tra gli altri Luis Calvo, dal Cile. (e.z.)
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Il Canada riapre le porte al prodotto italiano Dopo l’uva tocca al kiwi italiano. L’actinidia made in Italy torna in Canada. La riapertura del Paese nordamericano al kiwi è stata annunciata da Simona Rubbi, responsabile progettazione e apertura nuovi mercati per il CSO. “Una notizia accolta con entusiasmo dai soci e che è frutto di un grande lavoro di squadra di cui CSO Italy è parte integrante”, ha sottolineato Rubbi. L'apertura canadese all'actinidia italiana non è soggetta, per questa campagna, ad una nuova procedura con nuovi requisiti fitosanitari che il Paese nordamericano aveva imposto lo scorso luglio sulle importazioni provenienti dall'Italia. I requisiti erano stati richiesti su kiwi e drupacee per prevenire l’introduzione della Lobesia Botrana (insetto noto come tignoletta dell’uva). Essi contenevano tuttavia misure che in Italia risultano a breve termine, per motivi tecnici o di tempistica, inapplicabili. Sulla notizia del ritorno del kiwi made in Italy in Canada ha espresso piena soddisfazione
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nuove varietà, soprattutto a polpa gialla”. Tornando a dare uno sguardo allo scenario internazionale, secondo quanto riferito dal CSO, dall’incontro IKO è emerso anche un altro dato importante, relativo alla produzione di kiwi negli USA che rappresentano un mercato di sbocco sempre più consistente per l’export italiano. Il dato IKO evidenzia una previsione di produzione di kiwi negli Stati Uniti in forte calo (-18%) rispetto alla scorsa annata e “questo potrebbe essere un fattore molto favorevole per la nostra esportazione, sebbene gli statunitensi non siano grandi consumatori”. Gabriele Ferri, direttore di Naturitalia, presente all’incontro in Spagna - a cui ha partecipato tra gli altri anche Patrizio Neri del Consorzio Jingold - precisa come “dei Paesi produttori europei l’Italia è quello con i cali produttivi più consistenti”. Ma c'è un 'ma'. Un punto di domanda che potrebbe generare brutte sorprese alle aziende italiane intente ad esportare il proprio prodotto all'estero. “La vera incognita - afferma infatti Ferri - rimangono gli stock di merce ancora a disposizione dei Paesi dell’Emisfero Sud. Dalla riunione IKO è emerso chiaramente che i volumi ancora invenduti sono piuttosto consistenti (anche se nessuno ha riferito con esattezza in quale misura). Di certo c’è ancora parecchio prodotto cileno in circolazione, oltre
Davide Vernocchi, coordinatore del settore ortofrutta dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. “La negoziazione condotta dalla nostra amministrazione, assieme alla nostra ambasciata ad Ottawa, con le autorità fitosanitarie canadesi sta producendo gli ef-
fetti sperati”. “Siamo davvero molto grati – ha aggiunto Vernocchi – ai funzionari ministeriali e ai servizi fitosanitari regionali che hanno avviato tempestivamente un dialogo con le autorità canadesi, riuscendo a scongiurare che le richieste provenienti dalle autorità fitosanitarie si traducessero in un blocco delle nostre capacità di esportare, creando così di fatto una nuova barriera all’export. Se è stato raggiunto un primo importante risultato, ora occorre ottenere un’analoga positiva risposta dalle autorità canadesi anche per il susino”.
Elisa Macchi direttore del CSO, Gabriele Ferri direttore di Naturitalia, Patrizio Neri del Consorzio Jingold
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L’accordo interprofessionale detta regole da condividere Aumento della qualità del prodotto, corretta informazione per gli operatori, sviluppo dell’export, invii al momento giusto. Sono questi alcuni dei capisaldi che stanno alla base del nuovo accordo interprofessionale sul kiwi che avrà durata triennale, fino al 2018. In particolare, spiega l’OI (organismo interprofessionale) Ortofrutta Italia, è necessario porre la massima attenzione all’inizio del periodo di commercializzazione che, a causa delle raccolte e delle spedizioni sempre più anticipate, si sta sempre più caratterizzando con una forte diminuzione di valore di tutto il kiwi di produzione nazionale rispetto a quello dell’altro emisfero, e inoltre è ormai evidente che, limitandoci al solo rispetto delle norme di commercializzazione in vigore, il differenziale organolettico a nostro sfavore è nettamente percepito dai consumatori. Il Comitato di prodotto Kiwi di Ortofrutta Italia, nel predisporre l’Accordo interprofessionale 2016/2018 ha tenuto conto soprattutto di questa difficile situazione commerciale, ma anche del forte aumento delle superfici di questa produzione che se non innalza la propria “reputazione commerciale” nei mercati internazionali, confrontandosi con quella consolidata delle produzioni dell’emisfero australe, rischia seriamente un tracollo reddituale di tutta la filiera ed in particolare della produzione agricola. Il costante confronto con il prodotto di altre provenienze, impegna i rappresentanti della filiera che compongono l’OI, ad attuare, oltre ad un accordo di miglioramento qualitativo, anche una nuova fase di qualificata informazione tecnica verso i vari ope-
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Nazzario Battelli, presidente OI
ratori professionali ed una forte sollecitazione alle Istituzioni preposte, per adeguati controlli sulla qualità del prodotto e del suo condizionamento. L’accordo si caratterizza per una visione pluriannuale in continuità con il percorso già effettuato e con il raggiungimento degli obiettivi concordati. Inoltre, si concentra in poche e semplici regole di aumento qualitativo del prodotto, puntando alla definizione di un grado zuccherino più alto della norma e con la giusta durezza (quest’ultimo parametro non è neanche previsto nelle norme europee di qualità) ed infine, focalizza l’attenzione sulla determinazione delle giuste date di spedizione per l’esportazione, ritenendo quest’ultima il canale di sviluppo principale ed in cui va quindi recuperata l’immagine complessiva del kiwi italiano sui diversi mercati internazionali, con un prodotto adeguato alla migliore immissione al consumo. Dentro questo percorso e consapevole della non breve tempistica richiesta dalle norme comunitarie e nazionali nonché dall’incrocio con la condizione giuridica di base, determinata dal rinnovo del riconoscimento ad Ortofrutta Italia, il consiglio di amministrazione ha fatto richiesta al Ministero dell’estensione delle regole concordate nell’accordo interprofessionale.
a quello neozelandese”. Una situazione che preoccupa il manager emiliano romagnolo: “Questa merce ancora presente per i prossimi mesi sul mercato potrebbe dare non poco fastidio, riempiendo il vuoto produttivo lasciato dall’Italia. Potrebbero così sorgere difficoltà nell’esportazione, specialmente Oltremare. In Europa la Grecia dovrebbe avere una produzione simile a quella del 2015. Pur orientandosi più sui mercati dell’Est, il Paese ellenico potrà competere con noi in Germania, Paese dove è presente in maniera abbastanza capillare. Fi-
La Grecia si ripresenterà competitiva nell’Est e concorrente in Germania no a fine anno potrebbe esserci pertanto qualche difficoltà per le condizioni citate, ma da gennaio si auspica un cambio di passo. Sarà indispensabile”. Dal punto di vista qualitativo, invece, nessun problema. “Il prodotto è bello, sano, grazie ad un’estate buona dal punto di vista climatico, essendo stata né troppo calda né particolarmente secca”, dichiara Ferri. “Inoltre speriamo che le precise regole imposte dall’organismo interprofessionale agevoli il lavoro per debellare il fenomeno della raccolta anticipata, che purtroppo esiste ancora”. Ottobre 2016
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Emanuele Zanini Secondo le indicazioni del Polo Distrettuale del pomodoro da industria del Centro Sud Italia e dell'Organismo Interprofessionale del pomodoro da industria Nord Italia le superfici coltivate a pomodoro da industria per la campagna 2016 in Italia sono pari a 68.640 ettari, con una riduzione di oltre il 6% rispetto al 2015. Il calo si è registrato prevalentemente nel bacino del Centro-Sud Italia - con particolare riguardo agli areali foggiano e casertano - che vede una riduzione degli ettari investiti, rispetto al 2015, del 13,7%. Le superfici, invece, si mantengono più stabili nel bacino del Nord, dove si è avuta una crescita degli ettari di pomodoro biologico, che hanno raggiunto quasi il 5% del totale. Anche nell'area Centro Sud, si registra, nel 2016, un'altrettanto significativa ed importante produzione di pomodoro bio che ha interessato più del 6% degli ettari totali. Per quanto riguarda la produzione per consumo fresco il trend sta dando alcune indicazioni che vede da una parte il Cuore di Bue in crescita e dall'altra il pomodoro a grappolo in calo, con il trend del mercato che si sta indirizzando verso la ricerca di valide alternative. Questo in estrema sintesi il giudizio di Massimo Longo, direttore del gruppo T18 di Grugliasco (Torino), sulle tendenze del mercato. Tengono bene le nicchie formate da Costoluto, Camone, Datterino e Ciliegino, “ma solo per quanto riguarda prodotti di alta qualità”, precisa subito il manager piemontese. Il discorso poi vira quasi subito sui competitors come Olanda e Spagna, che continuano a fare la voce grossa, che stanno propoOttobre 2016
Calano in Italia le estensioni destinate al prodotto da industria, in particolare nel Centro e nel Sud. Per quanto riguarda il fresco frenata del pomodoro a grappolo
nendo pomodori con crescente livello qualitativo, forse non al livello di quello “premium” italiano, ma comunque con buone caratteristiche organolettiche. Da segnalare anche i continui progressi del Marocco con la grande distribuzione estera che ha iniziato a considerare il Paese magrebino come valida alternativa alle produzioni europee come fornitore, a tutto svantaggio del Belpaese. A giudizio di Longo per rimanere competitivi e sfidare gli altri Paesi produttori è necessario cambiare marcia e andare sui mercati più uniti. “Combattere singolarmente i colossi internazionali è impossibile. Le aziende italiane non devono essere lasciate sole. Serve fare squadra, a livello na-
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Cresce il biologico, si salvano il Cuore di Bue e le nuove varietà
zionale”, sottolinea il direttore di T18. “In questo un passaggio istituzionale è fondamentale. Servirebbe un tavolo di lavoro coinvolgendo i rappresentanti delle categorie di tutta la filiera che affrontino temi concreti su come migliorare, organizzare e compattare il comparto pomodoro. Le aziende non si parlano e vanno per conto loro. In questo modo credo non si vada da nessuna parte”. Dal punto di vista produttivo, invece, per Longo in Sicilia e Sardegna la stagione è stata positiva fino a giugno mentre per il Nord Italia il prepotente ritorno della Tuta Absoluta (tignola) ha creato problemi di qualità. “L'inizio della campagna era stato buono, poi la situaizone è peggiorata proprio www.corriereortofrutticolo.it
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Sopra Massimo Longo di T18, sotto Stefano Pezzo di Cherry Passion
nora la stagione è discreta, influenzata da quotazioni troppo altalenanti e irregolari, che hanno causato anche alcuni problemi nei Mercati all’ingrosso e nella Ottobre 2016
Valfrutta mette a punto nuove proposte di vendita È un momento pieno di interessanti novità quello descritto al Corriere Ortofrutticolo da Stefano Soli (nella foto), direttore marketing di Valfrutta Fresco. Progetti innovativi e nuove varietà sono stati gli ingredienti che hanno reso la partecipazione al Macfrut particolarmente significativa per il Gruppo Alegra, per la prima volta presente a Rimini con un unico stand per i marchi Valfrutta, Alegra, Brio e Alce Nero. Tra le novità più interessanti c’è sicuramente l’idea di format di vendita assistita in apposite aree dedicate, New Retail Solution, dove sono state inserite una serie di specialità di alta qualità oltre alla proposta di segmentazione del pomodoro per varietà e funzione d’uso, comunicata al consumatore attraverso un grande cartello espositivo ad hoc. E proprio il pomodoro è - e sarà - tra i prodotti più rilevanti nel futuro di Valfrutta Fresco. “Siamo partiti quest’anno in Nord Italia, in collaborazione con la Fri-El Green Power, azienda che sviluppa energie rinnovabili, con la produzione di un ettaro e mezzo di pomodoro della varietà Cuore di Bue in serre idroponiche organizzate vicino a impianti di biogas in ciclo chiuso. Un progetto interessante anche in termini di rispetto ambientale grazie all’utilizzo ridotto di acqua, al residuo zero e al riscaldamento delle serre con energia rinnovabile”, ha spiegato Soli. Una produzione importante, 6.000 quintali grazie ad una resa di 40 chilogrammi di prodotto per metro quadrato, che verrà
sostanzialmente incrementata il prossimo anno quando entreranno in funzione nuovi impianti, per un’estensione totale di cinque ettari e mezzo, nel Ferrarese. “Una crescita quantitativa e qualitativa poiché saranno prodotti, oltre al Cuore di Bue, anche le varietà Grappolo e una serie di specialità tra cui Datterini particolari e un nuovo pomodoro rosa, novità del 2017, della tipologia Cocktail, con una finestra produttiva in grado di coprire il periodo da febbraio a novembre”, rivela il manager. Alla domanda relativa l’andamento attuale del mercato, Soli riassume così: “la stagione estiva è stata in linea di massima positiva per le albicocche; e anche per le pesche-nettarine si può essere soddisfatti se si confrontano i risultati con quelli ottenuti lo scorso anno. Indubbiamente la stagione invernale è partita più lentamente, soprattutto a causa delle elevate temperature. Con l’allungarsi dell’estate, infatti, la domanda fatica un po’ ad affermarsi e il mercato è dunque un po’ più lento”.
grande distribuzione”. Secondo l’imprenditore scaligero, presidente di Fruitimprese Veneto, la forbice di prezzo varia da 0,50 (per esempio nelle prime
settimane di agosto) a 1,50 euro al chilo (in primavera e con ogni probabilità a inizio ottobre), a seconda dei periodi dell’anno. All’inizio dell’annata i valori sono stawww.corriereortofrutticolo.it
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per questi problemi parassitari”. Per Longo quindi anche dal punto di vista commerciale l'andamento nella stagione in corso è stato discontinuo, “sebbene la domanda ci sia”. Si profila una stagione in altalena per il pomodoro d’importazione. Per Stefano Pezzo, titolare dell’azienda Cherry Passion di San Martino Buon Albergo (Verona), specializzata tra l’altro nell’import-export di pomodoro olandese, coltivato in coltura idroponica (e presente sul mercato da aprile fino a novembre, con l’80% della produzione rappresentata dal pomodoro a grappolo e il restante 20% principalmente da tondo liscio insalataro e cuore di bue), l’annata sta proseguendo tra alti e bassi, a causa principalmente delle condizioni meteo variabili. “Fi-
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Gruppo Petti, esempio di successo del pomodoro “territoriale” “Abbiamo superato circa la metà dei giorni di lavoro programmati e riscontriamo un incremento della quantità di pomodoro lavorato, un forte aumento del segmento biologico e del numero dei lavoratori impiegati. La previsione è di raggiungere quasi il doppio della produzione del 2015”. C’è soddisfazione nel gruppo Petti per l’andamento della campagna 2016 per i prodotti a marchio, solo pomodoro toscano lavorato a bassa temperatura. A confermare dati e numeri a “Il Tirreno” è l’amministratore delegato Pasquale Petti, quarto rappresentante della famiglia Petti alla guida dello stabilimento Italian Food di Venturina (Livorno). Che annuncia un importante riconoscimento nella certificazione di qualità ottenuto dall’Asport (Associazione produttori ortofrutticoli toscani) relativamente alle coltivazioni a regime di agricoltura integrata e biologica di Val di Cornia, Grosseto, Maremma, Val di Chiana, campagne senesi e pisane, tutto prodotto lavorato entro sei ore dalla raccolta. “Possiamo offrire ai nostri consumatori prodotti certificati ‘Agriqualità' dalla Regione Toscana - sottolinea l’imprenditore - identificabili negli scaffali della grande distribuzione perché riportano sulla confezione il marchio rilasciato dalla Regione con il distintivo Pegaso Alato. Sono fiero di questo: a oggi i prodotti a marchio “Petti – il pomodoro al centro” sono gli unici nel mercato delle conserve rosse ad avere una certificazione sull’intera filiera di produzione rilasciata da una Regione”. E aggiunge numeri, nel particolare, della campagna concordata con Asport per il 2016. “Prevediamo – sottolinea – la lavorazione totale di valori superiori al-
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le 100mila tonnellate, quasi il doppio della produzione del 2015. Più precisamente possiamo affermare che nello stabilimento Italian Food di Venturina Terme a oggi abbiamo già lavorato 100mila tonnellate di oro rosso toscano. Abbiamo inoltre esattamente raddoppiato anche la lavorazione di pomodoro biologico rispetto al 2015”. Tutto questo, precisa Pasquale Petti, è stato possibile grazie all’impegno del Gruppo per valorizzare l’intera filiera del pomodoro toscano da industria, iniziato con il protocollo d’intesa con la Regione firmato nel 2012 con il presidente Enrico Rossi, e continuato nel corso di questi anni con ingenti investimenti da parte della famiglia Petti. “Ad esempio – specifica – quelli messi in atto per la realizzazione di nuove linee di produzione, la ristrutturazione del depuratore consortile di Campo alla croce e la riqualificazione di immobili industriali dismessi per la creazione di un polo di logistica integrata”. “Grazie alla grande crescita e diffusione a livello distributivo dei prodotti a marchio “Petti – il pomodoro al centro”, sia nel mercato italiano che estero, possiamo affermare – conclude l’ad – che l’intero comparto del pomodoro da industria toscano ha beneficiato di un incremento esponenziale dei quantitativi coltivati e trasformati. Attendiamo fiduciosi i prossimi bandi pubblici e auspichiamo che il presidente della Regione possa dare continuità ai contributi economici necessari a tutta la filiera, a cominciare dagli agricoltori fino alla nostra azienda trasformatrice, impegnati insieme nel progetto di valorizzazione di una coltura così importante per la Toscana”.
ti piuttosto sostenuti per poi scendere sotto Ferragosto e risalire nuovamente a settembre-ottobre fino a 1,60 euro. “Per esempio mentre parliamo (penultima settimana di settembre, ndr) - aggiunge - le quotazioni si aggirano in media sugli 80 centesimi, mentre lo scorso anno, più equilibrato, i valori erano a 1,50 euro. Solo quindici giorni fa però i prezzi arrivavano anche a 1,20 euro. Queste condizioni hanno causato qualche grattacapo in produzione e alcune difficoltà nella programmazione e distribuzione del prodotto”, commenta Pezzo. “Il problema maggiore avviene quando il clima è nettamente diverso nell’area produttiva e in quella di destinazione del prodotto. Se per esempio in Olanda il pomodoro viene prodotto in buone quantità grazie al clima mite e in Italia, dove è destinato,
L’Italia deve presentarsi più unita all’estero se vuole competere con Spagna e Olanda piove o fa freddo, c’è il rischio di ritrovarsi con un’offerta superiore alla reale richiesta di quel momento. Stesso discorso vale per le condizioni opposte: brutto tempo in produzione (e scarsa disponibilità) e clima caldo nell’area dove viene venduto il prodotto con conseguente aumento delle richieste. Queste situazioni si sono già create. La qualità è rimasta sempre ottima. A cambiare sono i volumi e i consumi, che non sempre trovano corrispondenza”. Per Cherry Passion (che ha pure nelle ciliegie e nelle mele altri due prodotti di punta) i volumi di pomodoro sono comunque in crescita, nell’ordine di un +10-20%. “Siamo soddisfatti in particolare della linea a marchio “Cuori Rossi” che grazie all’introduzione di una nuova varietà a grappolo con ramo e calibro più grandi ha ottenuti riscontri più che favorevoli”. Ottobre 2016
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COOP • PAG.35 IL RAPPORTO I nuovi trend premiano l’ortofrutta. I consumi recuperano il 2%
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OTTOBRE 2016
PROTAGONISTI RICCARDO MARTINI Lo sprinter della logistica Quando la qualità nelle spedizioni fa la differenza PAG.25
FIERE • PAG.19 MACFRUT A Rimini un cambio di passo. E Martina dà il suo appoggio
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