Afterburn e Aftershock di Sylvia Day - estratto esclusivo italiano

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Ecco a voi due piccoli estratti, regalati dall’autrice, di AFTERBURN & AFTERSHOCK, la nuova serie di Sylvia Day in arrivo in Italia!

Traduzione a cura del team di CrazyforRomance, vietata la riproduzione.


Estratto di “Afterburn” Jackson e io ci scrutammo l’un l’altra per un lungo minuto. Indossava il maglione grigio e i pantaloni che aveva anche prima, la divisa informale che conoscevo bene – e amavo. Una ciocca dei suoi capelli scuri gli ricadeva sulle sopracciglia, addolcendo la severità della sua bellezza. Aveva la schiena contro la porta, le mani in tasca, le gambe incrociate alle ginocchia. Ma solo un idiota non avrebbe intuito l’allerta da predatore in lui. Il suo sguardo socchiuso era guardingo e avveduto, e vedeva davvero troppo. “Mi sono mancati i riccioli dei tuoi capelli,” disse alla fine. Arretrai fino alla scrivania di mio padre, appoggiandoci contro il sedere. Incrociai le braccia. “È una reazione seriamente ritardata.” Un paio d’anni in ritardo.. “Stavi accerchiando la preda quando sono arrivato. Stavi pensando di fotterti Chad Williams perché lo volevi, o perché volevi che lui firmasse sulla linea tratteggiata?” Qualunque altra donna avrebbe potuto trattenere la lingua perché la domanda non meritava risposta. Io non dissi nulla perché ero troppo ferita. Non avevo mai visto Jax cattivo o crudele di proposito – era appena scomparso dalla mia vita. “Gia..” “Non chiamarmi così.” “Che cosa preferisci?” Il mio piede batteva senza sosta. “Avrei preferito non vederti ne sentirti mai più.” “Perché no?” “Potrei pensare che sia ovvio.” La sua bocca magnificamente sensibile di tese. “Non per me. Noi ci conosciamo. Siamo stati bene. Molto, molto bene.” “Non ho intenzione di scopare con te di nuovo!” sbottai, sentendo i muri che si chiudevano su di noi. Aveva sempre avuto questo effetto su di me. Quando era con me, non riuscivo a registrare nessun’altra cosa. “Perché no?” “Smettila di chiedermelo!” Jax si raddrizzò e l’ufficio divenne ancora più piccolo. Il mio respiro aumentò la frequenza, il mio sguardo sfrecciava verso la porta alle sue spalle. “È una domanda sensata.” Fece scattare la serratura senza togliermi gli occhi di dosso. “Dimmi perché sei così arrabbiata.” Un ondata di panico ebbe la meglio su di me. “Sei sparito dalla faccia della Terra!”


“Davvero?” fece un passo verso di me. “Stai dicendo che non sapevi come trovarmi?” Mi accigliai, confusa. “Di cosa stai parlando?” “Doveva finire ed è finita.” Si avvicinò di più.”Tranquillamente, senza scenate isteriche. Nessun brutto ricordo. Noi –“ “Pulito e ordinato.” Inspirai seccamente, più ferita di quello che avrei detto. Colpii per autodifesa. “Allora perché ridiscuterne e rovinare tutto?” “Non possiamo essere amici?” “No.” Jax entrò nel mio spazio. “Non possiamo fare affari insieme?” “Neanche.” Dischiusi le braccia sentendo il bisogno di stare sulla difensiva. “Tu ha messo tutto sul piano personale fin dall’inizio, e gli affari non dovrebbero mai essere una cosa personale.” Sorrise, facendo lampeggiare quella dannata fossetta. “Sei sexy come il peccato quando sei arrabbiata con me. avrei dovuto farti incazzare più spesso.” “Allontanati Jax.” “L’ho fatto, non ha funzionato.” “Si, veramente ha funzionato per due anni. Tornatene nel tuo mondo e dimenticati di me di nuovo.” “Il mio mondo.” Il sorriso sfumò insieme alla luce nei suoi occhi. “Bene.” Aveva fermato la sua avanzata, così riuscii ad aggirarlo velocemente, consapevole che ero stata via troppo a lungo e Chad stava aspettando. Jax mi prese per un braccio, la sua mano mi si strinse intorno. E mi parlò nell’orecchio. “Non scopartelo.” ….

Estratto di “Aftershock” Avevo appena appeso la mia borsina dei trucchi sul porta asciugamano quando il telefono della camera cominciò a suonare. Sapendo che ci avrei messo un po’ più di tempo di Chad per disfare le valigie, mi aspettavo che fosse pronto per scendere e vedere il cantiere del suo ristorante nello stesso identico hotel in cui alloggiavamo. L’Atlanta Mondego era stato trasformato in una meta turistica con la M maiuscola , e io avrei avuto presto la polvere sulle mie Jimmy Choo a provarlo. Afferrando il ricevitore dal miro del bagno, me lo misi tra il collo e il mento e dissi. “Hey. Ti sei già sistemato?” “Gia, dannazione. Accendi quel cellulare!” La profonda e sexy voce di Jax scivolò sui miei sensi, portando con se un’ondata di calore e dolci memorie.


Qualcosa dentro di me pizzicò dal piacere che avesse avuto problemi a rintracciarmi. Jackson Rutledge era un tipo indaffarato con il suo branco di femmine. Seguirmi in giro per il paese era assolutamente non necessario. E molto esaltante. Mi appoggiai contro la cassettiera del bagno. “Notizie fresche! Ti sto evitando.” “Buona fortuna per quello.” La mia mascella si tese. Allora che importanza aveva che lui fosse un animale a letto? Che importanza aveva se ero felice di sentirlo? Ero ancora arrabbiata con lui. “Sto per riagganciare.” “Non mi puoi sfuggire,” disse seccamente. “E non puoi buttare fuori tutta quella merda che hai buttato fuori ieri. Dobbiamo parlare.” “Sono d’accordo, ma questo normalmente significa che tu mi dici che io sarò sempre solo la tua amica di letto per te e non me ne dai mai un motivo. Non ho la pazienza di correrti intorno in cerchio. Finché non avrai vere risposte per me, non ti darò più neanche un po’ del mio tempo.” “Tu mi darai un bel cazzo di più del tuo tempo, Gia.” Un brivido di consapevolezza mi attraversò. Conoscevo quel suo tono. Era il suo tono “ho intenzione di scoparti fino a farti impazzire”. “Ti piacerebbe.” “Sto per atterrare, Gia. Sarò all’hotel tra un’ora e ci incontreremo.” “Cosa?” Il battito del mio cuore diede un colpo che tradiva l’eccitazione. I miei impulsi sessuali erano stati sballati da quando lo avevo lasciato la notte precedente. Era tutto troppo appassionato per attraversare la linea d’arrivo. “Non posso credere che mi hai seguito fino ad Atlanta! Come diavolo facevi a sapere dov’ero?” “Tua cognata.” Denise le avrebbe sentite da me. lo doveva sapere, il che significa che lo aveva fatto di proposito. “Bene, girati e tornatene a casa volando. Sto lavorando, Jax. Non mi fido di averti qui a ficcare il naso nel mio lavoro.” Sentii il suo respiro acuto e sapevo che avevo segnato un punto. “Bene,” sbottò. “Ti manderò una macchina. Ci incontreremo al mio hotel.” “Ho delle cose da fare oggi. Ti farò sapere quando avrò un momento, e troverò un posto neutrale per incontrarci.” Un bar, forse, o persino un centro commerciale. Un qualche posto dove l’intimità non sarebbe un problema. Tristemente, non potevo fidarmi di me stessa quando c’era li ora che sapevo quello che sentiva per me. “Al mio hotel, Gia,” reiterò. “Un posto pubblico non ti salverebbe. Noi scoperemo, forte e a lungo, ovunque saremo. È meglio non finire in prigione e spiattellati su tutti i giornali mentre lo facciamo, non pensi?” “Dovresti veramente fare qualcosa per quel tuo ego.” “Piccola, crollerò a quattro zampe sulle mani e sulle ginocchia se è quello che serve.” Fu il mio turno di inspirare seccamente. Sapeva come prendermi, come aprirmi e lasciarmi senza difese. Cercai di fare la stessa cosa con lui. “Dimmi che mi ami, Jax.”


Ci fu un momento di silenzio. “L’amarci reciprocamente non è il nostro problema.” Riagganciò, lasciandomi attaccata ad una connessione vuota. Come sempre.


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