Andrea Bocelli

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Andrea Bocelli 56 anni, si è esibito sui palcoscenici più prestigiosi, ed è l’unico artista italiano ad aver cantato di fronte a quattro presidenti degli Stati Uniti e tre Papi


L’OPERA È MUSICA PER TUTTI l primo amore non si scorda mai. In alcuni casi, poi, non si abbandona neppure. È il caso di Andrea Bocelli che in ottobre è uscito con due nuovi album di musica classica: Opera: The Ultimate Collection e Manon Lescaut. Come si diceva, un ritorno al primo amore, l’opera. «A dire il vero l’ho sempre amata e frequentata, - racconta Bocelli - sia sul palcoscenico che in sala d’incisione. Per una serie di circostanze mi trovo a pubblicare contemporaneamente due album legati alla produzione lirica: un’opera intera, la Manon Lescaut di Puccini, e una raccolta delle più celebri composizioni operistiche. La prima è una partitura meravigliosa che ho accettato di cantare perché finalmente mi sono sentito vocalmente pronto ad affrontarla, dopo averla studiata con cura perfino maniacale. La seconda risponde all’esigenza, dopo vent’anni di carriera, di fissare - e proporre - un documento sonoro che raccolga la quintessenza della mia sensibilità in ambito operistico». Quello che fa Bocelli con questi due album è prendere per mano l’ascoltatore, appassionato del genere o anche neofita, e portarlo dritto nel cuore del mondo dell’opera. Come ha scelto i brani di Opera: The Ultimate Collection? «Non è stato difficile. Sono le pagine che più amo e canto da sempre, da quando ero bambino. Ho voluto realizzare una collana di perle liriche, fatta dei momenti più emozionanti, tratti dalle opere più celebri, concepite dai più grandi compositori. È la mia selezione ideale, sono i brani che più mi hanno commosso e infuocato, regalandomi uno stato di sana esaltazione. Attraverso l’album spero di poter condividere, con chi lo vorrà, le mie

Non bisogna considerarlo un genere elitario. Per godere della lirica basta aprire il proprio cuore. E lasciare che ci trasmetta emozioni straordinarie. Parola di Andrea Bocelli di Cristiana Zappoli

predilezioni. Sulla qualità delle interpretazioni certo non posso esprimermi, ma ci tengo a dire quanto sia orgoglioso di poter accogliere, nel disco, direttori quali Zubin Mehta, Valery Gergiev e tanti altri, colleghi quali Barbara Frittoli e Bryn Terfel. È un grande onore aver potuto lavorare con loro». Delle arie contenute nel disco qual è quella che più ama? «Difficile esprimere preferenze... A fare la parte del leone, nel disco, sono Verdi e Puccini: tra le tante arie presenti, cito La donna è mobile, Di quella pira, Celeste Aida, Che gelida manina, E lucevan le stelle, Donna non vidi mai... Ma ci sono anche capolavori di altri autori italiani, a me molto cari, da Donizetti a Mascagni, da Leoncavallo a Giordano e a Cilea; senza contare le incursioni nel repertorio francese... Tuttavia, a dover inevitabilmente selezionare un’aria, forse sceglierei E lucevan le stelle dalla Tosca. Un brano appassionante, che ultimamente anche mia figlia Virginia, nonostante abbia due anni e mezzo, canticchia e mostra di apprezzare!». Manon Lescaut: perché questa scelta? «Manon Lescaut è uno dei vertici assoluti della lirica, è la prima partitura in cui Puccini dimostra appieno il proprio genio prorompente. Come dicevo, ho atteso molto, prima di affrontare questa partitura, anche se la amo e la conosco, nota per nota, da tantissimi anni, da quando ebbi l’occasione di ascoltarne una straordinaria incisione con Mario Del Monaco e Renata Tebaldi. È stata una grande emozione poterla finalmente incidere, insieme a una splendida cantante (e ottima amica) quale Ana Maria Martinez, sotto la direzione di un gigante della lirica come Plácido

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Il 21 ottobre sono usciti in 56 paesi nel mondo i due album Opera: The Ultimate Collection e Manon Lescaut. Il primo, a poche ore dalla pubblicazione, ha raggiunto la prima posizione in classifica della sezione classica di iTunes in Italia, Usa, Brasile, Russia, Cile, Ungheria, Taiwan. La versione iTunes dell’album è arricchita da tre bonus track esclusive: Il trovatore/ Mal reggendo all’aspro, Pagliacci/Un tal gioco, credetemi, Werther/ Je ne sais si je veille

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Domingo, che è riuscito a tirar fuori il meglio dal cast, anche perché conosce alla perfezione ogni nostra esigenza. Ho terminato le sessioni di registrazione con il cuore gonfio di emozioni, con la sensazione di aver approfondito questo capolavoro, come mai avevo fatto in precedenza. Domingo ha diretto con forza, sensualità, con una ricchezza di sfumature che ha incantato tutti... ». Opera: The Ultimate Collection ha raggiunto in poche ore il primo posto della classifica iTunes anche in Italia: gli italiani amano l’opera più di quello che si pensa? «Quello dell’opera è un linguaggio che non ha confini. Non dimentichiamo però che è qui che è nato il melodramma, e noi italiani lo portiamo dentro i nostri cromosomi. Come si può non amare tale somma d’arti sovrapposte, che mette in gioco emozioni primarie, con un’intensità in grado di abbattere qualsiasi barriera culturale? Non c’è bisogno di alcuna competenza specifica per apprezzare un simile giacimento di meraviglie: l’opera è alla portata di tutti; se preso per mano, qualunque pubblico senza preconcetti, a mio avviso, è disposto a scoprire insieme un repertorio che sulle prime può apparire più ostico, ma che è in grado di trasmettere emozioni straordinarie». In occasione di queste due uscite discografiche andrà in tour nelle principali città degli Stati Uniti dove è molto amato. «Ho la fortuna di essere accolto con benevolenza un po’ ovunque, a dir la ve-

rità. Con uno slancio di cui resto stupito e commosso ogni volta. E quando salgo sul palcoscenico, mi chiedo puntualmente se riuscirò a meritare tanto affetto». Secondo lei si dovrebbe fare di più per avvicinare le persone, e soprattutto i giovani, all’opera e più in generale alla musica classica? «L’opera non solo non è elitaria, è il suo opposto: storie appassionanti, sentimenti universali, temi sociali scottanti, in uno spettacolo popolare che è in grado di regalare sensazioni così profonde da restare nel cuore per tutta la vita. L’opera consente di esprimere l’inesprimibile, ci educa alla bellezza, ci apre il cuore e la mente, accendendo in noi ora il desiderio sensuale ora quello contemplativo. Per goderne, basta aprire il cuore. Perché anche le nuove generazioni se ne convincano è necessario che i teatri si aprano alle scuole, che i giovani abbiano la possibilità di approcciarsi al repertorio classico, senza alcuna soggezione. Noi addetti ai lavori dobbiamo fare il primo passo, andando incontro ai ragazzi». Dal 2011 esiste la Andrea Bocelli Foundation: di cosa si occupa e perché ha deciso di crearla? «La Andrea Bocelli Foundation è la dimostrazione tangibile di un concetto a me caro: e cioè che, da parte delle persone di buona volontà, la testimonianza più dirompente è la coerenza, è un comportamento in linea con i propri principi. Ciò che conta è tradurre le nostre speranze nella concretezza delle azioni, che sbaragliano le mere dichiarazioni d’intenti. ABF lavora affinché persone e comunità che vivono ogni giorno in difficoltà a causa di malattie, condizioni di povertà ed emarginazione sociale, nei paesi in via di sviluppo ma anche in Italia, possano esprimersi al massimo delle proprie possibilità costruendo progetti che abbiano un impatto significativo e immediato. Abbiamo partner per la realizzazione di progetti sia in Italia che negli Stati Uniti e ad Haiti. Nell’isola caraibica ABF concentra la propria attività per l’empowerment delle persone e delle co-



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Andrea Bocelli ha sposato a marzo di quest’anno, dopo 12 anni, la sua compagna Veronica Berti, con la quale aveva già avuto una figlia nel 2012, Virginia. Ha altri due figli dal precedente matrimonio, Amos e Matteo

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munità, portando in alcune delle zone più remote dell'isola, acqua, luce, sviluppo agricolo e un tetto alle famiglie più indigenti... Convertendo scuole di strada in strutture sicure e attrezzate, in grado di assurgere a veri punti di riferimento delle comunità». Qual è l’emozione più grande che ha vissuto nell’arco della sua carriera? «Quando canto, sono sempre emozionato. Ci sono, però, momenti della mia carriera che porto maggiormente nel cuore, dal debutto sul palcoscenico lirico, nel 1994, a una Tosca interpretata a Torre del Lago, patria di Puccini, in cui in scena avevo, accanto a me, nei panni dei chierichetti, i miei due figli maschi, Amos e Matteo. Dal debutto al Metropolitan di New York al grande concerto che ho tenuto nel 2011 sul Great Lawn di Central Park, fino alla più recente serata conclusiva della Celebrity Fight Night italiana, presso il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio a Firenze, diretta da Zubin Mehta». Ha collaborato con tantissimi cantanti: chi l’ha colpita maggiormente? «Da circa vent’anni amo duettare con i miei colleghi e da tutti ho imparato qualcosa. Se devo individuare l’incontro artistico più emozionante, sul versante pop, penso a Celine Dion, ma anche alla recente collaborazione con Barbra Streisand. Nel campo operistico, ho avuto l’onore di cantare con Luciano Pavarotti, Plácido Domingo, Daniela Dessì e tanti altri colleghi».

Cosa hanno in comune la musica pop e l’opera? «Dal punto di vista dell’impostazione vocale, le differenze “tecniche” sono meno di quanto potrebbe apparire. Inoltre, più che fare distinzioni tra generi musicali, preferisco sempre farle tra musica bella e musica brutta. Certo è che pop e musica classica sono due universi diversi, ciascuno con la propria difficoltà, peculiarità e dignità artistica. Ed è sempre importante rispettarne i differenti linguaggi». Lei ha raggiunto i vertici della sua carriera, nonostante questo ha qualche rammarico? «Sono un uomo fortunato: per lavoro mi dedico alla mia più grande passione, la musica. La mia via, come quella dei più, non è esente da sbagli, ma... No, non ho particolari rimpianti». Ha ancora dei sogni nel cassetto? «Ho una famiglia meravigliosa, sono circondato da amici molto cari. La realtà è andata ben oltre il più roseo dei sogni, anche dal punto di vista artistico: ho ricevuto dal cielo il dono di una voce riconoscibile, in grado di comunicare emozioni positive, ed evidentemente sono stato fortunato poiché la musica mi ha dato grande visibilità e agiatezza economica. Devo solo ringraziare il buon Dio per lo straordinario destino che mi ha riservato. I sogni sono per le nuove generazioni, sono quelli di un mondo senza più guerre, dove i nostri figli possano vivere serenamente e in armonia».


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