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Foto Fabio Lovino
La strana coppia Raoul Bova e Luca Argentero, protagonisti di Fratelli unici, diretto da Alessio Maria Federici. Nella pagina a fianco: Carolina Crescentini, che nel film recita la parte di Giulia
FRATELLI DIVERSI TRA AMORI E INCIDENTI Pietro e Francesco in comune hanno solo gli stessi genitori. Non hanno niente a che fare l’uno con l’altro. Ma sono costretti a riunirsi. Fratelli unici è una divertente commedia con due bravi attori. Anche simpatici. Come dimostra questa intervista doppia di Cristiana Zappoli
U
n concentrato del genere di bellezza nostrana si è visto raramente: Luca Argentero e Raoul Bova da una parte, Carolina Crescentini e Miriam Leone dall’altra. In pratica, ce n’è per tutti i gusti. Fratelli unici, l’ultima commedia del regista Alessio Maria Federici, si presenta al pubblico con un cast di sicuro appeal in cui spicca la coppia di “fratelli” Bova-Argentero, per la prima volta insieme e, tra l’altro, in un film in cui dovranno dare fondo a tutte le loro doti comiche facendosi reciprocamente da spalla. Pietro (Raoul Bova) è un uomo affermato che non sa più
come si ama, Francesco (Luca Argentero) è un eterno ragazzino che non ha mai amato. Sono fratelli, ma hanno passato tutta la vita a desiderare di essere figli unici. Un incidente fa perdere completamente la memoria a Pietro: ora è come un bambino. La sua ex moglie Giulia (Carolina Crescentini) sta per risposarsi e non ne vuole sapere di lui, così Francesco è costretto a portarselo a casa e, per la prima volta, a fare la parte dell’adulto. Ha inizio una folle convivenza le cui punte tragicomiche si svolgono davanti agli occhi di Sofia (Miriam Leone), la vicina di casa giovane, bella ma
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Sopra: Luca Argentero in compagnia di Miriam Leone, la vicina di casa giovane e bella. A destra: una scena del film, in cui i due protagonisti dialogano
soprattutto irritata dalla superficialità di maschio alfa con la quale Francesco cerca di rieducare il fratello: per Francesco l’amore non esiste, senza se e senza ma. Il progetto del film è nato per caso, nel salotto di Alessio Maria Federici: «Tutto è iniziato una sera a casa mia», racconta il regista. «I due belli del cinema italiano seduti sul mio divano mentre la mia compagna chattava con le sue amiche su chi era più bello dal vivo. Dopo i primi cinque minuti di conversazione ho notato che avevano già smesso di scrutarsi e interagivano come se si conoscessero da anni. Da quel momento è stato tutto in discesa, anzi il difficile è diventato frenarli e contenerli. Non sono fratelli all’anagrafe ma almeno per un paio di mesi (quelli delle riprese) lo sono sembrati davvero». LucaArgenteroeRoulBova:chi 68 ITA EVENTI
di voi due crede di averel’indolecomica più marcata? Luca Argentero: «Boh… forse il più “pagliaccio” sono io, anche per ragioni anagrafiche. Il fratello minore è giusto che faccia impazzire il maggiore». Raoul Bova: «Non saprei… entrambi, in questo lavoro ci siamo completati a vicenda». Recitate insieme per la prima volta. Come è stato lavorare insieme sul set? Luca Argentero: «Positivo e propositivo. Ci siamo divertiti molto, abbiamo legato, ci siamo stati simpatici. Poi è facile stare vicino a Raoul, è una persona gentile e sorridente, attento sul lavoro e rilassato fuori dal set». Raoul Bova: «Sul set c’era una bella energia, una grande voglia di riuscire a realizzare bene e con l’impegno necessario questo progetto da parte di un gruppo di la-
voro molto ben affiatato, a partire dagli attori che si sono rivelati compagni di lavoro esemplari: Luca Argentero è stato un partner ammirevole per generosità, concentrazione e leggerezza». Un difetto e un pregio dell’altro. Luca Argentero: «A volte Raoul mi sembra immotivatamente insicuro… non è un vero difetto, forse una piccola debolezza. Diventa un pregio perché lo rende una persona sensibile, emotiva, con una forte spiritualità. Mi ha stupito il suo animo gentile». Raoul Bova: «Grazie a Fratelli Unici ho scoperto una persona di cuore con cui lavorare serenamente e con cui trascorrere momenti di sincera amicizia fuori dal set. Difetti non ne ho trovati». Perché la coppia ArgenteroBova funziona? Luca Argentero: «Perché non c’è competizione, ci siamo alleati e sostenuti per “portare a casa”
questo film. Abbiamo deciso di fare squadra e di aiutarci a tirare fuori il meglio da ogni scena». Raoul Bova: «Come dicevo ha funzionato sia l’unione professionale che personale e ovviamente questa duplice intesa non può che aver giovato nel corso delle riprese». Come sono i vostri personaggi? Luca Argentero: «Francesco è la pecora nera della famiglia. Fugge da ogni tipo di responsabilità, considera le donne un passatempo ed è incapace di comportarsi da persona adulta. Ha contribuito a rovinare il rapporto con suo fratello (non vi svelerò come…) e fondamentalmente si considera ormai figlio unico di genitori che ormai non ci sono più. Scoprirà però l’importanza della famiglia e il senso dell’amore proprio attraverso Pietro, durante la loro convivenza forzata». Raoul Bova: «Mi piaceva molto l’idea di immedesimarmi in un uomo del genere, interpretarlo è stato emozionante e stimolante anche fisicamente, ad esempio Pietro nella fase iniziale della sua rieducazione alla vita deve avere una postura particolare, il modo di muoversi e lo sguardo ingenuo di un bambino, non è stato semplice renderlo al meglio ma si è trattato di una bella sfida. Ritrovarsi a tornare all’età di cinque anni è molto affascinante, devi immedesimarti nelle nozioni da acquisire, a quell’età non si sa leggere e scrivere, né a cosa servono gli oggetti, si prova entusiasmo per le piccole cose o ci si rattrista all’improvviso per altre. È stato molto curioso vedere tutto con gli occhi di un bambino duro e deciso, attraversare la fase dell’intenerimento dell’innocenza e poi una nuova consapevolezza, passare in poco tempo dal dover rendere in scena prima un’età mentale di 5 anni, poi quella che va dai 15 ai 18 anni e una terza condizione matura di adulto, in ognuna c’è un diverso modo di comportarsi e di essere. Certo, ci
sono state difficoltà, si trattava di un tipo di personaggio in cui ti devi lasciare andare il più possibile, ma poi hai bisogno comunque dell’assistenza di un regista che ti aiuti a costruirlo». Chi vi assomiglia di più Pietro o Francesco? Luca Argentero: «Sinceramente nessuno dei due. Pietro è cinico e freddo, Francesco troppo sconsiderato. Sono una persona molto più equilibrata di così… per fortuna». Raoul Bova: «Non mi assomiglia nessuno dei due ma trovo Pietro, il mio personaggio, decisamente interessante come uomo perché si muove all’interno di un contesto particolare, quello di una storia bella e romantica, una commedia sentimentale dove c’è spazio per il divertimento ma anche per forti emozioni, sceneggiata non a caso dall’esperto Luca Miniero, l’autore di Benvenuti al Sud. La cosa affascinante della storia che raccontiamo è la rinascita di una persona fatta in una certa maniera, che ritorna a crescere di-
ventando diverso e soprattutto il percorso comune che si ritrova a fare accanto al fratello minore. Grazie a una visione del mondo diversa e non contaminata dal passato, Pietro crescerà diversamente, vedrà tutto bello intorno a sé, come se fosse per la prima volta e questo lo porterà col tempo a maturare profondamente approdando a una nuova vita». Tre motivi per andare al cinema a vedere “Fratelli unici”. Luca Argentero: «Primo: il film fa molto ridere. Secondo: il film fa molto ridere. Terzo… il film fa molto ridere. Poi ci sono Bova e Argentero che, a quanto dice la mia vicina di casa, valgono il prezzo del biglietto. Ed entrambi vivranno una bella storia d’amore… più di così». Raoul Bova: «Vi faremo ridere, sorridere e sognare». ◗ Produzione Luxvide con Rai Cinema Group - Regia Alessio Maria Federici Sceneggiatura Luca Miniero e Elena Bucaccio - Cast: Raoul Bova, Luca Argentero, Carolina Crescentini, Miriam Leone - Uscita 2 ottobre 2014
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