Jacopo Olmo Antinori

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Jacopo Olmo Antinori, 20 anni, il suo esordio avviene all’età di 9 anni, in teatro, in Racconto d’Inverno di W. Shakespeare diretto da Francesco Manetti, in cui interpreta il Principe Mamilio


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iglio d’arte (sua mamma è Francesca De Martini, attrice e docente dell’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico), ha iniziato a lavorare nel cinema all’età di 14 anni, nel 2011, quando è stato scelto dal regista premio Oscar Bernardo Bertolucci per il suo film Io e Te, presentato per la prima volta nel 2012 al Festival del Cinema di Cannes. Per la sua interpretazione Jacopo Olmo Antinori ha ricevuto, tra gli altri, il Guglielmo Biraghi Award come miglior nuovo attore nel 2013. Di lui Bertolucci ha detto che sembra che nella vita non abbia fatto altro che recitare, e l’opinione è sicuramente di quelle autorevoli. Da allora, Jacopo Olmo non ha mai smesso di lavorare nel cinema e, nonostante sia ancora molto giovane (20 anni), è già apparso in diverse pellicole: I nostri ragazzi di Ivano de Matteo, dove era il protagonista, Nessuno mi pettina bene come il vento di Peter Del Monte, e più di recente, La ragazza nella nebbia e Una questione privata, solo per citarne alcuni. Quest’anno lo vedremo anche in tv nella seconda stagione de I Medici. Si definisce una persona bilanciata e misurata: «i miei amici - racconta - dicono che sono ‘diplomatico’. È un pregio ma a volte anche un difetto: devo imparare a prendere delle posizioni precise nei momenti cruciali, a sbilanciarmi, a seguire a volte le mie sensazioni senza dover chiedere il permesso alla mia testa». Il suo esordio cinematografico avviene nel 2012 interpretando il ruolo di Lorenzo, un quattordicenne solitario, nel film Io e Te diretto da Bernardo Bertolucci. Cosa le ha insegnato Bertolucci?

Curiosità, voglia di fare, una passione estrema per il cinema: ecco il ritratto di Jacopo Olmo Antinori, classe 1997. E secondo uno dei più importanti registi viventi ha anche talento da vendere di Cristiana Zappoli

Bernardo senza avvertirmi mi ha insegnato tutto quello che so e che saprò sul cinema. Per me è come una sorta di secondo padre, un padre artistico. Mi ha letteralmente gettato fra le braccia il grande sogno del cinema e della recitazione. Devo tutto a lui. E poi mi ha insegnato che la poesia, o se preferite la grazia, non si trova solo nei libri: la si può trovare anche in un quattordicenne brufoloso, in uno scantinato, e soprattutto in una macchina da presa o su uno schermo. Ha sempre pensato di voler fare l’attore? Assolutamente no! Come accennavo prima, la decisione è venuta naturalmente dopo aver girato Io e Te, ma io non ho mai voluto fare l’attore da bambino. Se non fosse per Bernardo, probabilmente sarei finito a fare il fisico. Che il suo sia un talento naturale è stato sottolineato anche da Bertolucci. Ha comunque deciso di studiare recitazione? Ho cominciato a studiare recitazione poco dopo aver completato le riprese di Io e Te e, anche se non ho mai deciso di entrare in una scuola a tempo pieno, ho sempre continuato a fare quante più esperienze di formazione possibili, e non ho intenzione di smettere. Negli anni, però, ho cominciato anche a capire come la vera formazione per un attore debba essere necessariamente personale: il vero grande sforzo non è mai tecnico o “accademico”; ritengo che la sfida degli attori sia quella di sforzarsi costantemente a espandere la propria vita artistica ed emotiva, cogliendo stimoli da tutte le esperienze, gli attimi, i luoghi possibili. Qualche mese fa l’abbiamo vista al cinema nel film Una questione privata e, negli Sta-

Foto Loris T. Zambelli

REFERENZE? MI MANDA BERTOLUCCI

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ti Uniti, è già uscito nelle sale Mary Magdalene che a marzo arriverà in Italia. Cosa le hanno lasciato queste due esperienze? Ho avuto la fortuna e l’onore di lavorare in due progetti che coinvolgono registi e attori straordinari. Una questione privata mi ha offerto l’occasione di incontrare due maestri come Paolo e Vittorio Taviani e quel fantastico attore che è Luca Marinelli. Per quanto riguarda Mary Magdalene, il solo fatto di poter condividere un set con Joaquin Phoenix e Rooney Mara è per me motivo di orgoglio. Ho interpretato, in entrambi i casi, piccoli ruoli, ma per me non fa alcuna differenza. Me li tengo stretti come due tesori del cuore che mi hanno insegnato tanto. Che tipo di cinema vorrebbe fare “da grande”? Mi piace l’idea di essere versatile. Per me il cinema è principalmente un’arte, e la mia aspirazione maggiore è di poter collaborare a creare delle opere d’arte. Questo però non significa limitarmi solo a un certo tipo di cinema. Voglio cimentarmi anche con registri diversi da quelli che ho esplorato fino ad ora, come ad esempio la commedia. Ma soprattutto, voglio fare cinema anche in altre lingue, anche fuori dall’Italia. Che cos’è l’arte per lei? Quando mi trovo a pensare alla risposta che potrei dare, mi trovo a brancolare nel buio. Quello che so, però, è che delle opere d’arte mi attrae sempre e solo l’umanità che c’è dietro di esse: quali visioni, quali fantasie ci sono dietro questa forma d’arte? Quali ragioni hanno spinto l’artista a produrre quest’opera? A partire da quale necessità sono state concepite? Che cosa ha immortalato della sua interiorità? Per quello che mi riguarda, l’esperienza di queste domande sta alla base del concetto di arte. O almeno, di quella che interessa a me. Si sente un artista? 80 ITA EVENTI

Non lo so. La maggior parte del tempo sinceramente no. Chiaramente però l’idea di esserlo è seducente, mi affascina molto. Ma credo non spetti a me rispondere. Quando riesco a trasmettere qualcosa della mia interiorità, quando riesco a “tradurre” una di quelle visioni di cui parlavo prima, forse mi avvicino ad esserlo. Il resto del tempo svolgo un mestiere, faccio l’attore. In ogni caso sono sempre gli altri a deciderlo. Quello che devo fare io è solo dare fondo alle mie forze per esprimere quello che sento dentro al cuore con sincerità. Fra i colleghi attori, con chi ha instaurato i rapporti più stretti? La mia migliore amica è un’attrice. Si tratta di Blu Yoshimi, la protagonista di Piuma, di Roan Johnson. Io e Blu ci conosciamo

da una vita, eravamo in classe insieme alle medie. In alcuni momenti ci perdiamo di vista (siamo tutti e due sempre molto impegnati), ma ci vogliamo tanto, tanto bene. Sua madre è un’attrice: quali consigli le ha dato per la sua carriera? L’aiuto e l’esperienza di mia mamma sono stati fondamentali sotto diversi punti di vista. Senza dubbio, però, il suo consiglio


Nella pagina a fianco, Jacopo Olmo con Luca Marinelli, nel film Una questione privata e una scena dal film Zeta, del 2016. A fianco, l’attore in Nessuno mi pettina bene come il vento, del 2014. Sotto, Olmo con Luigi Lo Cascio nel film I nostri ragazzi

più importante è stato il primo in assoluto. Il giorno prima di iniziare le riprese di Io e Te mi prese da una parte e mi disse: “ricordati di rispettare il lavoro di tutte le altre persone sul set”. Personalmente non credo possa esserci consiglio migliore da dare a un attore. Il nostro lavoro è legato in modo strettissimo a quello di tutti quanti, dal produttore fino all’ultimo degli assistenti, e la nostra responsabilità è grandissima, perché dobbiamo finalizzare il lavoro di una troupe che si impe-

gna duramente per metterci in condizione di lavorare al meglio. Mancare di rispetto a queste persone che sostengono così profondamente gli attori penso sia veramente grave. Inoltre recitare in un ambiente positivo e amichevole è sempre e comunque la situazione migliore. Da giovanissimo era un appassionato di fumetti giapponesi, le piacciono ancora? Sono ancora molto legato a tanti manga, anime e anche videogiochi giapponesi - Neon Gene-

sis Evangelion, i film dello studio Ghibli, Metal Gear Solid, ovviamente Dragon Ball - ma direi che non sono più un interesse primario. Sono cresciuto e cambiato tanto in questi anni. Quali sono le sue passioni oggi? Amo sempre più disperatamente il cinema, tanto che a volte vorrei essere meno disciplinato e permettermi di spendere giorni interi a guardare film. Mi piacerebbe che Roma fosse una città pullulante di sale cinematografiche aperte tutto il giorno, tutti i giorni, e che proiettassero grandi e piccoli gioielli di cinema da tutto il mondo. Il cinema mi accende di gioia perché è un’arte in qualche maniera multidimensionale: è allo stesso tempo fotografia, letteratura, musica, può essere filosofia, spettacolo, politica. E poi, nel cinema ci sono gli esseri umani. E questa cosa per me è irresistibile. In ogni caso, aldilà dei miei “deliri” sul cinema, sono anche un lettore appassionato (anche se dovrei ritagliarmi molto più tempo per leggere) e un grande consumatore di musica. Mi sforzo sempre di essere il più aperto possibile con le scelte che faccio: non voglio chiudermi in una sorta di ghetto intellettuale in cui mi trovo a leggere o ascoltare sempre le stesse cose. Ho un grande amore, quasi una passione violenta, una foga, per la conoscenza. A volte mi trovo a pensare a tutto quello che vorrei vedere, leggere, ascoltare, fare e mi riempio di eccitazione. E poi inizia a girarmi la testa! ITA EVENTI 81


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