Gaia Ortino Moreschini
Domani, forse... CLAUDE MONET
Gaia Ortino Moreschini
Domani, forse... CLAUDE MONET
Indice Nota Introduttiva
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Impressione, levar del sole
7
La signora Louis Joachim Gaudibert
9
Giardino d’estate
11
Papaveri 13 Donna con parasole
15
Campo di papaveri
17
Il battello-studio di Monet
19
La Grenouillère
21
Ponte giapponese
23
La gazza
25
Boulevard des Capucines
27
Il palazzo ducale
29
Ninfee 31 Sentiero nel giardino di Giverny
33
La locomotiva
35
Passeggiata sulla scogliera
37
Covoni a fine estate
39
Pioppi a Giverny
41
La gare Saint-Lazare
43
Tulipani con mulino a vento
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La Manneporte
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Rue Montorgueil, festa del 30 giugno 1878
49
La cattedrale di Rouen
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Il giardino dell’artista a Giverny
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Parlamento di Londra, tramonto
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Cenni bio-bibliografici
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Nota Introduttiva “Ogni giorno scopro e aggiungo qualcosa che non ero ancora riuscito a vedere”. Così scriveva Claude Monet, svelandosi nell’intimo, mostrandosi in continuo inseguimento di una “istantaneità” dell’attimo impossibile da rendere sulla tela in modo definitivo, poiché tutto muta, poiché ogni visione, ogni sentimento, cambia incessantemente, sì che pare proibitivo il poter dare voce a quelle misteriose trasparenze che sono corpo e fascino all’impressione, all’emozione. Non è cosa da tutti accettare di inseguire i fenomeni della Natura senza poterli fermare. Monet, lo fece. Neve, sole, alba, riverberi... istanti, diafanità, attimi irripetibili, impressioni che sfumano con la rapidità del vento, lasciando, come sospeso, uno stupore di Bellezza unico, come unico è ogni battito del cuore. Il pittore francese inseguì tutte queste emozioni e fu quantomai vicino al percepire e credere al celebre pensiero del panta rei attribuito al filosofo presocratico Eraclito. Monet, infatti, avvertendo che tutto passava con estrema velocità, che ogni immagine s’involava così come si manifestava, nel dipingere en plein air, a contatto stretto con gli elementi della Natura, con l’incertezza volubile fenomenologica, della luce, del colore e delle sensazioni, trascorse la vita a cercare di dare un volto a una percezione
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di verità ebbra di eternante impermanenza. Ecco il motivo per il quale egli si soffermava a dipingere lo stesso oggetto per più giorni, in diverse ore, cambiando sempre punto di osservazione e, inevitabilmente, ripetendosi ogni volta: “ Domani, forse..”. Un sentire, questo dell’artista, oltremodo vicino a quello che accomuna i poeti, i quali vivono per descrivere quell’istante passionale e misterioso del Vero che conserva solo nell’attimo l’oggettività del vento e la soggettività della brezza. Ecco, dunque, il senso ossequente del mio accostarmi alle tele di Monet, la volontà di esprimere in versi il fatto pittorico rincorso dall’artista, quel miracolo fuggevole dell’esistenza di un’impressione, che, se pur impermanente, si pone in drammatico equilibrio su quella soglia, dall’uomo invalicabile, che rende la percezione del Vero inafferrabile ed eterna la Bellezza. È nell’esporsi, con cuore aperto, al fluire di immagini e parole che si entra in contatto con l’impressione, con quell’afflato che ritma il tempo e ferma il fugace e diafano vibrare di una tinta sulla tavolozza delle emozioni, di un suono sul pentagramma della poesia. Ed ecco che l’attimo si risolve e dissolve nell’eterno, sublimando in percezioni di Armonia annidate su formicolanti, fuggevoli riverberi.
Gaia Ortino Moreschini
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Impressione, levar del sole Vivrò d’aria e luce, fremito evanescente, lieve trasparenza, impalpabilità dell’attimo. Nel sapere di non sapere albeggerà il mio giorno. E sorgerà perché io possa continuare ad esistere. Un perlaceo meravigliarmi nel tremore purpureo del sole, nel cilestre volteggio d’una brezza, nello schiumare di smeraldine onde sui capelli oro dei sogni. E l’astro che si desta e si posa sulle ciglia dell’orizzonte e scivola e afferra lo sfavillare levarsi d’una attesa. Domani, forse. E questo ardore che sale in petto; sale nell’impressione, nell’anelito, nel voler essere in ciò che mirabile muta e, come emozione, smemora, svapora e incanta.
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La signora Louis Joachim Gaudibert Quell’invisibile, impalpabile e trasparente. E l’abbandono a un presente che non so se sia passato o futuro sulla linea dell’infinito; eco sospesa tra prati fioriti di pensieri in ascolto e, ancora una volta, una dissolvenza, che tinge effimero, pallido pentagramma. E la melodia risuona, pausa e croma, ritardando, precipitando tra inafferrabile e manifesta, ebbra quiete. Lo sguardo oltre quel velo, oltre il cilestrino drappo, voce a cui nulla sopravvive, sospiro cui aggrapparsi nel non sapere quando essere, quando non essere più.
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E che sia luce soave anche l’ombra
Giardino d’estate È voce d’una rosa il volto del colore; corpo al pianto di lapislazzuli d’aria, petali che intarsiano gemme di sensazioni, nel vibrare assente di quell’attimo, d’intima vaghezza, che ci ritrova insieme e mai troppo distanti. E che sia luce soave anche l’ombra, oltre confini di spazzolate nubi, a ritrovare quel calore che annoda, alla malia d’agreste sospiro, matasse di emozioni.
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Cenni bio-bibliografici Gaia Ortino Moreschini nasce a Firenze nel maggio del 1966. Numerosissime sono le liriche pubblicate in antologie e riviste poetico-letterarie, altrettante quelle insignite di premi e prestigiosi riconoscimenti.
Principali altre pubblicazioni: Ambrosia, Ed.Tracce 2010 Magnificatio, Ed. Ibiskos-Ulivieri 2012 Oltremodo, Ed. Passigli 2013 365 Haiku, Ed. Helicon 2014 Gustav Klimt, Ed. Crossmedia 2016
Dicembre 2017
Monet in versi Poesia e pittura “È nell’ascolto del fluire e del compenetrarsi di immagini e parole che si entra in contatto con l’impressione e con l’emozione che l’attimo risolve e dissolve nell’eterno, sublimando su impermanenti riverberi”.
ISBN 978-88-85702-02-8
7,00 euro 9 788885 702028