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Gustav Klimt frammenti
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Introduzione........................................................................ 4 Le lettere............................................................................. 6 Le parole........................................................................... 18 Le parole degli altri......................................................... 26 Nota bibliografica............................................................ 46
Introduzione Nel lago una ninfea cresce è in fiore nel cuore di un uomo bello c’è un dolore. Gustav Klimt, Ninfea, 1917 Klimt visse la sua intera esistenza allo stesso modo in cui concepì l’arte: all’insegna della Gesamtkunstwerke, l’opera d’arte totale che tanta parte ebbe nella letteratura di lingua tedesca dell’Ottocento. Se è celebre il suo pronunciamento del 1908, secondo cui la figura dell’artista propugnata dal gruppo raccolto attorno al pittore e illustratore viennese fosse da considerarsi «uguale a quella che abbiamo dell’opera d’arte», allora non dovrebbe essere illegittimo affermare che la più grande espressione artistica klimtiana sia stata la sua stessa vita. Nel medesimo, significativo, discorso egli affermò: «chiamiamo artisti non soltanto i creatori ma anche coloro che godono dell’arte, che sono cioè capaci di rivivere e valutare con i propri sensi recettivi le creazioni artistiche». In questa dichiarazione di poetica si può rinvenire molto della cultura europea di quegli anni, col suo atteggiamento estetizzante nei confronti della vita e un sempre più marcato culto dell’arte. È alla luce di quanto scrive Nietzsche in La nascita della tragedia (1872) – «soltanto come fenomeno estetico l’esserci del mondo è legittimo» – che si può comprendere a pieno la figura del grande pittore austriaco. Egli, che nelle sue ricerche figurative non fu mai del tutto estraneo a una certa attitudine apollinea, seppe anche guardare 4
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agli abissi dell’animo umano, senza esserne piegato. Non sfuggirà, anzi, come la sua biografia comprenda acute passioni e forti pulsioni dionisiache: incapace di distinguere tra la sfera privata e quella professionale, Klimt concesse all’eros una centralità strategica, fuori e dentro i suoi dipinti. Ebbe molte liaisons e riconobbe ben quattordici figli, rifiutò il matrimonio per non dover scegliere una tra le molte donne incontrate, ma fu sempre legato a tutte e seppe essere un padre affettuoso. Alle amanti e ai figli scrisse molte lettere, che formano il nucleo centrale del suo epistolario, il quale, insieme ai suoi articoli, ai testi dei suoi interventi pubblici, alle testimonianze giunte fino a noi di colleghi, amici e parenti, va ad arricchire il corpus di fonti primarie a disposizione di chi voglia conoscere la vita e il pensiero del padre della Secessione Viennese. Con questo volumetto, abbiamo voluto raccogliere e ordinare tra questo vasto materiale quei brani che, nella loro singolarità, ci siano parsi più interessanti e che, presi complessivamente, risultino capaci di tratteggiare un primo ritratto di Gustav Klimt. Raffaele Nencini 5
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i credo quando mi dici che ti sembra di non avere avvenire come artista: prima devi riposarti e imparare a vedere; dopo troverai un po’ di tempo per la pittura. Il fatto è che dipingere è difficile, molto difficile, io lo so bene, cara Mizzi.
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Dalla lettera a Marie Zimmerman, del settembre 1902
Nelle due pagine precedenti: G. Klimt, particolare del Fregio di Beethoven, tecnica mista su intonaco, 1902, Secessionhaus, Vienna. A fianco: G. Klimt, Ritratto femminile con cappello nero, 1909, collezione privata.
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“O
ggi voglio ricominciare a lavorare seriamente: non vedo l’ora, perché non far niente dopo un po’ annoia, anche se mi costringo a meditare intensamente, mattina e sera, sull’arte e su altre cose. Non riesco mai a rilassarmi completamente, e invece mi farebbe bene. Così continuiamo a «lavorare» in un altro laboratorio, nella beata speranza di realizzare qualcosa: sperare è lecito, finchè le tele sono ancora di un bianco abbagliante.
“
Dalla lettera a Marie Zimmerman, degli inizi di agosto 1903
A fianco: G. Klimt, La sposa, olio su tela, 1917-1918, collezione privata.
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“M
i chiedi com’è la mia giornata: è molto semplice e abbastanza regolare. Al mattino mi alzo presto, intorno alle sei. Se il tempo è bello vado nel bosco qui vicino e dipingo un piccolo faggeto al sole interrotto dalle conifere. Vado avanti così fino alle otto, l’ora di colazione, poi vado al lago, dove faccio un bagno, con la dovuta prudenza, e dipingo ancora un po’: una veduta del lago se c’è il sole, un paesaggio visto dalla mia camera se il cielo è coperto; certe mattine invece non dipingo e studio i miei libri giapponesi all’aperto.
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Dalla lettera a Marie Zimmerman, della fine di settembre 1903
A fianco: G. Klimt, Faggeto I, olio su tela, 1905, Gemaldegalerie, Dresda.
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“P
iù di dieci anni fa, quando mi affidarono l’incarico per l’Aula Magna dell’università, accettai con entusiasmo. La mia opera, a cui ho faticosamente atteso per anni, è stata accolta com’è noto con ogni genere di insulti, che [...] non sono riusciti a soffocare la mia passione, considerando da dove provenivano.
“
Dalla lettera pubblica al ministro della cultura e dell’istruzione Wilhelm Von Hartel, del 3 aprile 1905
A fianco: G. Klimt, Hygeia, particolare de La Medicina, olio su tela, 19011907, distrutto nel 1945 durante l’incendio del castello di Immendorf.
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Cura editoriale: Raffaele Nencini Grafica e impaginazione: Giulia Raineri Š2016 C&T Crossmedia Srl Via dello Studio, 5 Firenze www.ctcrossmedia.com info@ctcrossmedia.com
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