NUMERO 58 ctrlmagazine.it
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ROSARI EXPORNO CIBO E SESSO
UOMINI E ROSE
321 EVENTI FINO AL 7 GIUGNO
CTRL MAGAZINE
58 "rosa" in bengalese (lingua ufficiale del Bangladesh)
Il volto che spunta tra le rose nella copertina, è quello di Pollob; è induista, in Bangladesh faceva il veterinario. In Italia ha venduto le rose per strada per un periodo, poi ha smesso. Ora lavora in un posto in via Broseta: prepara kebab e specialità sudamericane. Ha 37 anni e una moglie, che ha conosciuto a scuola in Bangladesh e che ora vive con lui a Bergamo.
"rosa" in urdu (lingua ufficiale del Pakistan)
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Il rosario del precario La rosa e il passero
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Wunderkammer: Cerco sosia Intervista a Francesco Giuseppe Cult: Mormoni a Bergamo Interessanta: Santa Sara Quanto è gaya la papaya?
44 Lezpo 2015 46 Bio Boy 48 Cibo in corpo 51 Cinema: L'altra Heimat 52 Urban Sound: Rich Apes / Collettivo T. Monk 55 Lo Spuntì all'Expò 57 Fart 59 C'è Gente Che Dicono 80 Oroscopo Odoroso
LA BIRRA È UNA RELIGIONE SOLO CHI BEVE BENE VA DRITTO IN PARADISO BG BIRRA: IL TEMPIO DELLA BIRRA
A Bergamo via Ghislandi 7 (p.zza Sant’Anna) Da lunedì a sabato: 10-13 / 16-24
Degustazioni Le migliori birre artigianali Confezioni regalo Kit di fermentazione Impianti spillatura a domicilio
Il rosario del precario
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A cura di Dario Incandenza
Nessuno dovrebbe mai lavorare. Il lavoro è la fonte di quasi tutte le miserie del mondo. (Bob Black, L'abolizione del lavoro) “Precario”: dal latino prex, precis, “preghiera”, “implorazione”, “supplica”. Questo neologismo, tra i più fortunati degli ultimi decenni, discende più precisamente da precarius, che significa proprio “ottenuto con preghiere”, “concesso per grazia”. Per grazia di chi? Ma del Dio-mercato, s'intende! È nel nome del monoteismo con più fedeli della storia dell'uomo, che ci tocca pregare per avere un lavoro, un lavoro qualsiasi. Solo che ora quest'imperativo a farci supplichevoli e questuanti rischia di venir aggiornato con un altro, sempre più incoraggiato e legittimato: quello del lavoro gratuito. Questa nuova frontiera dello sfruttamento “volontario” è in fondo storia nota, dal momento che interi campi del dovere e del sapere, dalle mansioni più creative a quelle più cretine, sopravvivono o vivono di rendita grazie al lavoro non retribuito di tanti sottoposti. Università, fondazioni, editoria, giornalismo, spettacolo, comunicazione, beni culturali, organizzazione di eventi e festival: togli loro stagisti, tirocinanti e altri aitanti che s'offrono (e soffrono) per pura gloria curriculare, e una dietro l'altra franerebbero con il più imbarazzante degli effetti domino. Il discusso caso dell'Expo milanese è in questo senso esemplare, con 735 occupati precari (tra stagisti, apprendisti, serviziocivilisti e “team leader”, a cui si richiede la massima flessibilità e disponibilità “acca 24”) a fronte dei 18.500 volontari (scesi tra i 7.500 e i 10.000 grazie alla campagna #iononlavorogratisperexpo), per un evento mega commerciale costato sui 10 miliardi (contando
anche le infrastrutture) e sponsorizzato da multinazionali come McDonald's, Nestlé, Coca Cola, Fiat. Tra i ruoli più qualificati, anche interpreti, traduttori e un migliaio di volontari reclutati dal Touring Club per presidiare monumenti e condurre le visite guidate, così da procurare una concorrenza un tantino sleale a chi di quei mestieri prova a vivere. E a chi decidesse di darsi gratuitamente all'assistenza fieristica di un evento multimiliardario e a prioritario scopo di lucro, verrà offerto per grazia di Expo un kit in regalo, comprensivo di maglietta, cappellino e tablet, guinzaglio allungabile della nostra epoca. Questa crescente tendenza al lavoro gratuito, che a Expo ha avuto due anni orsono persino il placet dei sindacati confederali (avvisaglia del Job's act a venire), si distingue anche per come rimpiazza il lavoro salariato con una sempre più sfacciata “economia della promessa” (la definizione è di Marco Bascetta). Come solo compenso, cioé, basta la promessa di un'assunzione futura, o quantomeno – al netto di esperienze che spacciano come “formative” mansioni puramente meccaniche - la speranza che quella voce di curriculum apra altre strade, se non maestre quantomeno retribuite. È il fatalismo del credente precario e volontario, mentre i piccoli dèi che ne tirano le fila surfano sulla cresta del rischio scommettendo sulla vita degli altri come i giocolieri della finanza, vale a dire un po' a cazzo di cane. Da questo punto di vista, spesso il mercato del lavoro precario e semigratuito funziona un po' come Un due tre
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LAVORARE STANCA, TITOLAVA LA PRIMA RACCOLTA DI POESIE DI PAVESE. LAVORARE STRONCA, CI SI DIMENTICA SPESSO DI RICORDARE.
stella: chi più resiste vince, stoico e immobile sotto gli sputazzi di chi conduce il gioco. Specie negli ambiti più culturali e creativi, insieme ai ricattini del “fuori c'è la fila di gente che lo farebbe gratis” da una parte e del “sarà mica un mestiere questo” dall'altra, vige una dedizione tra il politico e il religioso a una Causa (solitamente non umanitaria) che dovrebbe coincidere con quella degli stessi datori di lavoro, liberi di scaricare stress e corresponsabilità dell'eventuale fallimento sull'ultimo degli stagisti, messa a terra di aspettative e terrori efficientisti. Ne esce un modello altamente competitivo, habitat naturale di squali e squaletti, dove ognuno va anabolizzato a furia di “perchè tu vali”, convinto di essere speciale e diverso dagli altri, subdolamente incoraggiato a scalzare il compagno a fini autopromozionali. Tra le promesse più efficaci, l'immarcescibile “visibilità”: la partecipazione a un certo evento o la firma su una certa testata sono cose che dovrebbero valere da sé attestati di stima reali e virtuali, equivalenti dei sovrainflazionati “Mi piace” di Facebook (del resto la stessa Expo è promossa come “il vero social network dell'anno”, dove “sociale” è per onnicomprensività a un passo da “totalitario”, là dove cessa ogni distinzione tra lavoro e dopolavoro). “Fa curriculum!”, si dice pure. Ad esempio, se lavori gratuitamente all'Expo puoi vantarti di aver comunque partecipato a un evento la cui storia è costellata da arresti per corruzione, maxisequestri e infiltrazioni della 'ndrangheta, e sul cui groppone gravano 77 misure cautelari antimafia firmate dalla Procura.
Di disoccupazione in malaoccupazione, quest'infinita gavetta produce stagisti a vita (o al più post-stagisti) rassegnati e disincantati, che manco credono possano godere di diritti e tutele («articolo 18? ma non si chiamavano 31?» ) e che considerano l'ormai leggendaria Pensione un retaggio d'altri tempi raggiungibile quanto il Sacro Graal, perciò tanto vale rinunciarci in partenza, stringere i denti e concentrarsi tutti ad “arrivare”, possibilmente in solitaria. Ma se davvero si va sempre più a tangere l'immateriale, e quel certo motto secondo il quale il lavoro renda liberi (da sé stessi, più che altro) vorrebbe esaudirsi nell'estendersi ai sentimenti e alle relazioni in gioco, se insomma work is the new religion, perché allora non bestemmiare il lavoro, che è tempo rubato alla vita? Lavorare stanca, titolava la prima raccolta di poesie di Pavese. Lavorare stronca, ci si dimentica spesso di ricordare. Non sarebbe male se più delle bestemmie automatiche che si proferiscono quotidianamente per quel certo catto-bigottismo di ritorno, si insistesse ad andare a fondo con quelle che continuano a fare infuriare schiavisti d'ogni fede e fondamentalismo (religioso come economico). Che si sia ridotti di continuo ad accettare lavori precari e dequalificati fino al servilismo, e d'ora in poi pure non retribuiti, con politici e opinionisti che infieriscono dando dei “bamboccioni” a generazioni a loro avviso “non abituate al lavoro”, dovrebbe bastarci per smettere di stare genuflessi a vita. Anche perché, altrimenti, il passo successivo sarà pagare per lavorare. E per molti è già così.
Ne travaillez jamais ("Non lavorate mai"), graffito di Guy Debord, Parigi - Rue de la Seine, 1953.
Bibliografia minima - Bob Black, L'abolizione del lavoro (Nautilus, 1992) - Guy Standing, Precari. La nuova classe esplosiva (Il mulino, 2012) - Roberto Maggioni & Off Topic, Expopolis: il grande gioco di Milano 2015 (AgenziaX, 2013) - Marco Bascetta (a cura di), Economia politica della promessa (manifestolibri, 2015)
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La rosa e il passero
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A cura di Davide Gritti
Le rose rosse si regalano quando si vuole farla innamorare, dirle "ti amo", farti perdonare oppure farla sentire la più importante. È il fiore più regalato al mondo, un evergreen che non passerà mai di moda. (dal sito del più grande distributore mondiale di fiori) Avevo 4 anni. Dell’asilo ricordo bene l’unica minuscola porta del campetto da calcio e il punteruolo. Ero molto dotato nell’arte di punteruolare sagome di cartoncino. Se durante l’inverno avevo familiarizzato con lo strumento facendo fiocchi di neve e qualche stella di Natale, la primavera si presentava come un vasto assortimento di fiori coloratissimi tutti da bucherellare e poi incollare alle finestre. Non era certo il mio primo contatto con i fiori, sapevo per filogenesi (la mia specie mi aveva tramandato questa conoscenza, come alle api la paura dell’acqua) che in alcune circostanze, particolarmente straordinarie, gli uomini si regalavano dei fiori e che per lo più era il maschio a donare alla femmina, come tipico dei mammiferi carnivori (ma i leoni no, fa tutto la femmina). Un giorno di quella fase di flora cartacea risposi ai rimproveri di mia madre con un bouquet improvvisato di originali margherite bianche. L’imitazione dello schema di comportamento della mia specie non funzionò, ma la scelta delle margherite, con il loro bianco simboleggiante purezza e soprattutto innocenza, non era del tutto sbagliata. Qualche anno dopo, il processo di socializzazione (“sono un uomo ormai”) sarebbe giunto a compimento e il dono dei fiori, dal matrimonio al funerale, non sarebbe più stata materia oscura, benché fatichi a di-
stinguere una viola da un gladiolo. In tutti gli animali l’insegnamento del comportamento avviene parte per induzione genitore-figlio e parte attraverso il processo di esperienza, soprattutto nell’infanzia (“è un bambino, lasciamo che scopra il mondo”). Classica immagine del pulcino che esce dall’uovo e chiama “mamma” la prima cosa che vede, si chiama imprinting. È etologicamente corretto dire che l’amore ci rende bambini, ed è anche vero. Insieme ai cartoni animati con principesse per cui valeva la pena affrontare draghi e all’osservazione complice dei voli dei passeri alla finestra, quei fiori di cartone sono una forma anni ‘90 di imprinting verso il corteggiamento. Esso consiste in un sistema di pratiche finalizzato all’incontro tra individui della stessa specie ma di diverso sesso (oltre alle intenzioni individuali c’è il desiderio di “perpetuare la specie”). È l’individuo che ha meno investimento nella riproduzione, quello per cui il rapporto è meno impegnativo (e più ricreativo, anche) a farsi avanti, nel genere umano è il maschio. Aggiungiamo che l’individuo che va incontro ad un carico psico-biologico maggiore (“il peso della maternità”) potrebbe temere il contatto fisico (“non mi devi toccare nemmeno con un fiore”). Ecco la dimostrazione scientifica che per gli uomini è davvero dura: nella parata
di corteggiamento il maschio deve avvicinare la femmina, mostrarsi pacifico, sicuro, attraente e convincente. Il primo contatto può essere di tipo sonoro (diffusissimo tra i volatili) o visivo (tipico degli animali di terra), nell’uomo la postura e la gestualità devono al contempo trasmettere pace e permettere alla possibile partner di notare il dismorfismo del maschio (“non potevo non notarlo, era tanto bello”). Ma non siamo soli nell’impresa, infatti in tutte le specie in cui la relazione è un affare complesso e rischioso intervengono i doni. Negli uccelli giardinieri il maschio cede alla femmina una bacca o un rametto, parte del futuro nido e simbolo di condivisione del peso familiare. Il martin pescatore porta alla compagna un pesce dai colori sgargianti. L’accettazione del cibo viene messa in pratica dalla femmina con lo stesso rito pigolante dei piccoli, in segno di accettazione del futuro ruolo di madre. L’uomo, nella sua enorme complessità psicologica e comportamentale, ha sviluppato rituali di corteggiamento che si basano sulla trasmissione di due messaggi: venerazione (“sei l’unica che desidero”) e protezione (“ci penso io a te”). Purtroppo non bastano bacche e rametti. Il dono di fiori è un correlativo del primo messaggio, un chiaro e bellissimo gesto di devozione amorosa. Ma quali fiori? Per quanto le varietà stimate superino le settantamila, per la facilità di coltivazione in Occidente, la rosa nella sua variante hybrida si è affermata come “Regina del fiore reciso”. Le sue varianti di colore si adattano, fatta l’equazione “maggiore intensità tonale=maggiore intensità emozionale”, a situazioni quasi-amicali o di estrema passionalità. Il successo di questa pratica si deve anche all’effetto di Fraser Darling, o di
sincronizzazione multipla collettiva. Il canto di un gabbiano maschio ha un fortissimo effetto di stimolazione sessuale sugli altri maschi. In alcune sottospecie, come il gabbiano tridattilo delle falesie, l’effetto è quello di giganteschi riti di accoppiamento, con migliaia di esemplari in azione simultanea. Analogamente, la vista di un uomo che compra per la sua donna una rosa stimola non solo l’attenzione della compagna ma anche quella degli altri individui maschi presenti, i quali sentiranno subito la necessità di non lasciare la loro metà a mani vuote, come ben sanno i venditori di rose d’assalto. L’uso dei fiori mantiene stabile un posto d’onore nella wikihow sul corteggiamento. Vi si legge infatti che “molte ragazze saranno più contente con un mazzo dei loro fiori preferiti legati insieme con del nastro rosso, rosa o bianco. In effetti, ricordarsi dei suoi favoriti ti permetterà di avvicinarti a lei più che con una strategia complicata”. La funzione primaria risulta essere quella di lusinga propria di un dono destinato ad una singola persona, a cui si unisce un transfert simbolico tra la bellezza del fiore e la bellezza che l’uomo vede nella donna. La scelta del fiore, di solito reciso per motivi di comodità e per indicare dinamicità (non una pianta in vaso, simbolo evidente di stabilità), risente della disponibilità locale, della rarità del fiore, della simbologia e in misura determinante del colore, fatte salve le preferenze della femmina (“sai che le rose blu non fanno per me”). Nel caso in cui non si conoscano i gusti della corteggiata né si sappia se gradisce i fiori è il caso di ricorrere ancora a wikihow: “un orsacchiotto di peluche (o qualsiasi altro animale) può essere ancora considerato un ottimo regalo di riserva”.
Vademecum Sintetico al Dono delle Rose COLORE • • • •
amore = rosso tenerezza = rosa gelosia = giallo perdono (richiesta) = arancione • fiducia = blu • purezza = bianco
NUMERO • • • • •
innamoramento = 1 amore profondo = 33 matrimonio = 108 amore eterno = 999 numero pari = positività ed equilibrio • numero dispari = energia e slancio
BIGLIETTO • sorpresa = poesia • ricorrenza = dedica CONSEGNA “la rosa parla da sola” = protendere il bouquet con entrambe le mani
Una Fregata magnificens del Messico esibisce la sua sacca gulare.
MANGERAI BENISSIMO (LA CUCINA DI UNA VOLTA!) PAGHERAI POCHISSIMO (I PREZZI DI UNA VOLTA!) E SARAI FELICISSIMO (FIDATI PER UNA VOLTA!)
Il Coccio - Trattoria d’Asporto Via Sant’Alessandro, 54 - Bergamo
Mar–Dom: 11.30-14.30 / 18.00-21.00 Sab: fino alle 22.00 T. 035.0932338 www.trattoriailcoccio.it Fb: ilcocciotrattoria
COVER STORY
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UOMINI E ROSE
A cura di: Nicola Feninno
Foto di: Alessandra Beltrame
La tigre del Bengala è un animale schivo e discreto. Non si muove in branchi. Caccia da sola, durante le ore notturne, marcando il proprio territorio con l’urina. Il Bengala è una regione stretta nel delta del Gange che comprende la zona di Calcutta e lo stato del Bangladesh. La capitale del Bangladesh è Dacca, che ha una superficie di 360 km quadrati, il doppio di quella di Milano, e una popolazione di quasi 15 milioni di abitanti, 11 volte quella di Milano. Milano, nel 1951, aveva 1,2 milioni di abitanti. Dacca, nel 1951, 400 mila. →
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R. E R. SOTTO IL CAVALCAVIA
R. ha degli orari lavorativi ben stabiliti: dalle 15 alle 21 sotto il cavalcavia che scavalca Borgo Palazzo; venendo da Piazza S. Anna, il suo territorio è alla destra del semaforo. “Prima delle 3 c’è una zingara. Se arrivo prima fa casino”. Io gli chiedo se mi racconta qualcosa di lui. Lui mi chiede se ho un lavoro da offrirgli: “Vendere le rose non mi piace”. Ha un giubbottino leggero di pelle, i pantaloni blu, un volto filiforme, un bel sorriso, le rose che vende sono rosse, bianche, arancioni. Quelle che vanno di più sono quelle rosse. Le compra in una bancarella in centro (tutti i rosari, a quanto pare, le comprano lì), i prezzi sono variabili: 1 euro per quelle più grosse, 70 centesimi per una taglia media, 50 centesimi le rose più piccole. La bancarella è gestita da italiani. “A seconda delle zone dove lavori si guadagna di più o di meno. Io faccio dai 12 ai 15€ al giorno, lavoro solo qui”. R. ha 32 anni e da 5 è in Italia. È sposato da 8 anni e ha 2 bambini: tutta la famiglia è in Bangladesh, a Dacca. “A Dacca stanno costruendo molti palazzi, il centro sta diventando bello, ricco, ma ci sono macchine, macchine ovunque, clacson, smog” e inizia a mimare con mani e volto la situazione grottesca della viabilità di una città che in 50 anni è passata dal numero di abitanti di Firenze a quelli di Tokyo “Bergamo, invece, è tranquilla!” C’è un volo da Orio a Dacca: circa 600€ andata e ritorno. Negli ultimi 4 anni R. è tornato in Bangladesh una volta sola, costa troppo.
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“In Italia c’è poco lavoro. Quando tornerò in Bangladesh mi piacerebbe lavorare da un amico che coltiva il riso nelle campagne fuori Dacca. Ci sono tanti fiumi, c’è tanta campagna in Bangladesh. Venderei il riso casa per casa”. Al semaforo di fronte a R. c’è R. Dalla sigla non si capisce, ma hanno lo stesso nome. R. ed R. vengono entrambi da Dacca e si incrociano
MARCO ANTONIO, GENERALE ROMANO, ABBANDONÒ MOGLIE E FIGLI PER CLEOPATRA. LEI IMBEVVE LE VELE DELLA NAVE DEL SUO AMATO CON ACQUA DI ROSE, IN MODO CHE, ATTENDENDOLO SULLA SPIAGGIA, IL VENTO PREANNUNCIASSE IL SUO RITORNO. ogni giorno sotto lo stesso cavalcavia di una cittadina di 120mila abitanti a 7400 chilometri di distanza in linea d’aria dalla loro città natale: sono diventati amici, e mi sembra una cosa molto naturale. R2 è divertito: gli italiani che si fermano per fargli domande, di solito, sono carabinieri o qualcuno – ci dice lui – che vuole saperne di più del business, magari per entrarci, vista la carenza di lavoro. Anche lui ha rose rosse, bianche, arancioni, ha 42 anni, una →
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R. E R. SOTTO IL CAVALCAVIA (continua)
moglie, un figlio di dodici anni e uno di sedici, tutti in Bangladesh. È in Italia da quattro anni. Due anni fa è tornato in Bangladesh. In quel periodo ha lavorato al mare, in una città di porto. Chittagong (5,2 milioni di abitanti) è uno dei tre porti asiatici dove le compagnie internazionali di navigazione procedono al disassemblaggio delle vecchie navi. In rete ci si può fare un’idea del procedimento: le navi vengono fatte arenare sulla spiaggia come enormi balene arrugginite e un esercito di formiche umane a salari ridicoli, in jeans e maglietta, procede allo smantellamento, in mezzo a fumi e liquami vari. Nel 2012 quindici operai sono morti in questi “cantieri”. Dopo due mesi e mezzo R. è tornato a Bergamo. Le cifre dell’emigrazione bengalese sono approssimative. Nel 2007 i dati ufficiali indicavano 4 milioni di lavoratori bengalesi all’estero, ma probabilmente erano, già all’epoca, molti di più. Il Bangladesh è la seconda nazione per numero di soldati impiegati in operazioni di peacekeeping dell’ONU (un altro metodo di esportazione della forza lavoro in esubero, in un paese con una delle più alte densità abitative del mondo). L’Italia è la seconda meta d’emigrazione dopo il Regno Unito. A Bergamo, nel 2013, si registravano 866 bengalesi, per il 67% maschi. Al parco faunistico Le Cornelle (Valbrembo), nell’agosto dell’anno scorso, mamma Kuru e papà Dharma, due tigri del Bengala, hanno dato vita a due cuccioli, un maschietto e una femminuccia.
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ROSE, ROSARIO, ROSY
I rosari non sono tutti uguali (fatto scontato, in quanto esseri umani). Procediamo con una classificazione tassonomica di base, in 3 categorie: 1) rosari stanziali diurni: solitamente sostano in prossimità dei semafori. Hanno orari lavorativi fissi, tendenzialmente pomeridiani e della durata di 6 ore. A questa categoria appartengono R. ed R., di cui avete già letto. 2) rosari migratori diurni: spesso dotati di bicicletta. Si muovono assecondando l’animazione diurna dei locali del centro (via XX settembre, Piazza Pontida, ecc.) e di Città Alta. 3) rosari migratori notturni: frequentano i locali serali, concentrandosi su quelli più affollati. Più attivi nel week-end. Abbiamo parlato con molti rosari, e non sembra esistere a Bergamo una rete gerarchica. Non c’è qualcuno che attribuisce le zone e si garantisce una quota sulle vendite. La spartizione del territorio segue la selezione naturale. L’osservatore esterno può valutare i rapporti di forza basandosi sull’aspetto delle rose: rose più belle e grandi corrispondono ad un venditore di maggior influenza. La gran maggioranza dei rosari proviene dal Bangladesh, alcuni dal Pakistan. E tra Bangladesh e Pakistan i rapporti sono tesi: un regalino dell’impero coloniale inglese. Facendola breve: l’India ottenne l’indipendenza nel 1947; nello stesso anno da questa si separò il Pakistan, stato a maggioranza musulmana, che comprendeva il Pakistan Occidentale (l’attuale Pakistan) e il Pakistan Orientale (l’attuale Bangladesh) separati da 1700 km di territorio indiano; i bengalesi non furono contenti della sistemazione, soprattutto quando i pakistani cercarono di imporre loro la lingua urdu; il 21 febbraio del 1952 diversi studenti di Dacca che protestavano per il riconosci-
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mento della lingua bengalese furono uccisi dalla polizia pakistana. (Nel 1999 l’UNESCO ha stabilito la Giornata Internazionale della Lingua Madre, che si celebra il 21 febbraio, appunto). Il Bangladesh ottenne l’indipendenza dal Pakistan nel 1971 con una guerra. Il Rosario per eccellenza lo trovi nel week-end qua e là lungo la città, e dopo l’una al Druso. È nato a Faisalbad, nel Punjab, Pakistan. Alcuni lo chiamano per nome: “H.” (l’h è muta), altri “Rosario”, altri ancora “Rosy”. Da lui potresti essere chiamato: “bello”, “grande”, “music-man”, “dottore” se hai un aspetto rispettabile. La seguente conversazione – avvenuta al Druso verso l’1.30 – è stata interrotta più volte da cenni di saluto, pacche sulle spalle, “uè H. come stai?”, nostre richieste di foto non andate a buon fine. “Undici mesi fa sono arrivati in Italia mia moglie e i miei quattro bambini: sono contento. Le prime due sono femmine, gli altri maschi. L’ultimo ha 8 anni, è nato il 25 dicembre, come Gesù. È 20 anni che sono in Italia: i primi 10 ho lavorato come tornitore meccanico. In Pakistan coltivavo la terra di mio padre. Non m’interessa tornare al mio paese, qui sto bene, conosco ragazzi, ragazze, polizia, ho tanti amici; conosco anche tre belle donne in questura. Ho la cittadinanza italiana e i miei figli sono a scuola qui, anche mia moglie sta imparando la lingua. Nei giorni in cui va bene, con le rose guadagno 30€, nel week-end anche 40, altri giorni 0... dipende. Vorrei cambiare, aprire una ditta di pubblicità”. Proviamo l’ultimo assalto per la foto. “Se rimane solo a me e a te va bene. Se no, non mi piace. Quando ero in Francia un amico mi ha chiesto di fare la comparsa in un film. E pagavano anche tanti soldi, ma io ho detto no, mai. Non mi piace.”
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S. VUOLE IMPARARE A NUOTARE
S. ha 31 anni, vive in un appartamento in Borgo Palazzo: 230€ per l’affitto compreso di 2 pasti al giorno. Gira per la città tutti i giorni dalle 17 alle 22.30, l’ultima tappa è al Cinema del Borgo, dove l’ho incontrato. “In Bangladesh siamo 5 fratelli, uno solo è voluto venire in Italia. Lui non vuole vendere le rose, si vergogna. Ha 18 anni, è intelligente, ma sta tutto il giorno davanti alla televisione: televisione, televisione, televisione”. I genitori di S. hanno un piccolo negozio di alimentari a Dacca: suo padre 6 mesi fa ha avuto un ictus e S. è tornato in Bangladesh. Il padre si è rimesso in salute e la madre gli ha presentato 6 ragazze da marito accuratamente preselezionate. Lui ne ha scelta una e si sono sposati. “La festa del matrimonio, da noi, dura 3 giorni. C’erano 300 persone. Si mangia, le donne ballano e cantano; gli uomini cantano soltanto. Si mettono fiori ovunque: nella macchina degli sposi, sul cofano, sul tetto, sul letto matrimoniale.” Dopo il matrimonio è restato a Dacca per un paio di mesi, periodo che la madre ha sfruttato per ingrassarlo con una dieta a base di un litro di latte al giorno. Era dimagrito molto qui a Bergamo, le cose non andavano bene.
“Le persone mi hanno sempre trattato bene qui, sono gentili. Ma io ero triste. Ho cercato lavoro nelle ditte, nei ristoranti, come giardiniere: ma niente. Non conoscevo nessuno.” Hai mai avuto problemi con altri venditori di rose, gli chiedo. “No, posso fare quello che voglio. Solo ogni tanto c’è stato qualche problema con qualche pakistano, loro sono sempre nervosi!”. Un paio di volte un altro rosario, infastidito dalle sue invasioni di territorio, gli ha preso le rose, le ha spaccate e le ha buttate per terra. Lui le ha raccolte e ha riparato i gambi con degli stuzzicadenti. Lo sport nazionale bengalese è il cricket – come in Pakistan, del resto – ma S. ama il calcio, è un tifoso dell’Abahani Limited, che al momento è in testa al campionato. Settimana prossima inizierà un corso di nuoto con una sua amica: per ora ha iniziato a fare le bolle nella vasca da bagno di casa e sta cercando un costume in prestito. Vorrebbe restare a Bergamo ancora 5 anni, fare qualche soldo, poi tornare a Dacca, comprarsi una macchina, fare due figli “meglio se maschi” e tornare a vendere vestiti, come faceva prima di emigrare, magari aprire uno shop tutto suo.
VISNU COMPÌ TRE PASSI PER DELIMITARE L’UNIVERSO. DALLA COROLLA DI UNA ROSA NACQUE UNA DELLE SUE MOGLI: PEYODA SIRI.
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H. FACEVA IL SARTO A DUBAI
H., 47 anni, si chiama come H. di cui avete letto sopra. Arriva all’O’deas in bici, dopo un viaggio di una mezz’oretta da Cassinone, dove abita. Lo aggancio. Io bevo una birra, lui solo un caffè, da buon musulmano. “Prima di arrivare in Italia, ho fatto il sarto a Dubai per 12 anni. Ci sono arrivato nel ’92 ed era bellissimo: facevo i disegni degli abiti, per uomo, donna, bambino, li tagliavo, li cucivo, dirigevo altri operai. Il capo diceva che ero suo fratello: lui il fratello maggiore, io il fratello minore” Poi ha deciso di vedere l’Europa: “Nel 2004 sono arrivato in Italia. Prima a Milano, per un paio di mesi, poi per 10 anni ad Ancona, lavoravo sulle spiagge. Sono stato anche a Roma – ma a Roma e a Milano c’è troppo casino, Bergamo è più bella, più tranquilla – a Bari, e anche in Sardegna. Ci sono andato in nave: stavo dormendo e il mare mosso mi ha svegliato, mi sono preso una paura! Mai più: da quella volta solo aereo!”. H. lavora di sera dalle 18 alle 23, il week-end anche fino all’1. La moglie Rheena è a Dacca, insieme alla figlia Dammanha, a novembre tornerà a trovarle: il progetto di H. è di portare in Italia la moglie e la figlia e vivere 6 mesi a Bergamo, i mesi estivi dove fa più caldo e si lavora di più, e gli altri 6 a Dacca “Lì non serve mai il giubbotto!”
Perché proprio l’Italia, dopo Dubai? “A tanti piace l’Italia nel nostro Paese. A Dacca, con mio papà – adesso è morto – leggevo che gli italiani sono accoglienti, ed è vero. Sentivo parlare delle scarpe italiane, delle cinture, delle borse, degli occhiali. Al mio paese costano tanto: un paio di scarpe italiane anche 3 mila taka” – che in realtà, per noi italiani non è molto: corrisponde a 30€, ovvero lo stipendio mensile medio di un operaio bengalese; un quarto di quello di un operaio cinese. “Quando sono arrivato mi hanno detto che qui non si lavora più come sarti: con la crisi è tutto in mano ai cinesi. Anzi ho sentito che ci sono degli imprenditori italiani che vanno nel mio paese a fare scarpe e vestiti. Non la produzione completa, però: vengono finiti altrove”. Basta guardarsi dentro la maglietta e cercare sull’etichetta la scritta Made in Bangladesh: succede spesso di trovarla. Benetton produce in Bangladesh, e anche Zara, H&M, Armani, Ralph Lauren, Piazza Italia, Oviesse. “Una rosa, alla bancarella, la compro a 70 centesimi, con la confezione di plastica 80 centesimi. Si presenta meglio con la confezione, e poi chiusa, col caldo che sta arrivando, si conserva meglio. Una rosa mi può durare anche una settimana: bisogna tagliare il gambo ogni tanto, così mangia meno acqua e non si sciupa”.
ADONE FU UCCISO DA UN CINGHIALE. AFRODITE, PER SOCCORRERLO, SI FERÌ TRA I ROVI. DAL SUO SANGUE NACQUERO LE ROSE ROSSE.
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LA NOBILTÀ DI P.
“Appena sono arrivato a Bergamo ho cercato lavoro ovunque. Ma niente. Alcuni italiani mi hanno detto, non preoccuparti P., qualcosa troviamo, ti richiamo. Ma non mi ha mai richiamato nessuno. Così un giorno, dopo 6 mesi, mi sono deciso: ho comprato delle rose, mi sono messo in via Zanica, dove c’è il Cristallo Palace. Sono rimasto lì 3 ore: mi aspettavo che qualcuno mi chiedesse: “Quanto per una rosa?”. Niente: una signora, a un certo punto mi ha dato un euro, ma non ha voluto la rosa. Me ne sono andato piangendo: nella mia cultura fare il mendicante non è una bella cosa. Exchange is ok, mendicare no. Quando sono tornato il proprietario di casa mia mi ha detto di non preoccuparmi. Che all’inizio è normale. Che per quella signora non era un’elemosina, ma una specie di regalo”. P. parla un inglese fluente, talvolta personalizzato. È nato nell’ottobre del 1984. È in Italia da un paio d'anni. “Faccio 100/200€ al mese. È impossibile mettere da parte qualche soldo. Ma vado avanti giorno dopo giorno. Qualche mese fa un ragazzo mi ha avvicinato, mi ha detto che se iniziavo a vendere marjuana avrei fatto molti soldi, e subito. Ma non mi piace. It’s not good. Le nostre azioni vivono più a lungo di noi: se hai fatto un buon lavoro nella tua vita, la gente si ricorderà di te come una buona persona anche quando sarai morto”. Nel 2010 i bengalesi che vivevano regolarmente in Italia erano circa 75.000: di questi, solo 49 risultavano detenuti nelle nostre carceri.
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Ora, soffiate via Bergamo dalla vostra mente, via chiese e Oriocenter, soffiate via anche Dacca, con l’inferno di macchine, motorini, risciò, biciclette che s’incastrano tra risciò, motorini e macchine, via i clacson, alzatevi in volo, bucate il soffitto di smog della capitale bengalese (potete anche usare Google Maps), dirigetevi a ovest verso l’India, superate il fiume Meghna, uno dei bracci in cui si divide il Gange prima di tuffarsi nel golfo del Bengala, dall’alto scorgete la città di Faridpur: tutt’intorno una distesa di campi coltivati, ogni tanto si scorge una casa. P. viveva in una di queste. È della famiglia Chowdury, che non è un semplice cognome, ma una sorta di titolo che i colonialisti britannici attribuivano ai notabili locali, alle persone più in vista, e che viene tramandato di padre in figlio. La sua casa me la immagino con molto bianco, dentro e fuori, un bianco riccamente lavorato, non il bianco minimalista, e poi inserti di legno scuro, riccamente lavorato anche il legno, e suppellettili un po’ ovunque, e le porte m’immagino che si chiudano piano, senza rumore, e anche le tazzine del tè vengono riempite piano, con un gorgoglio calmo, e poi deposte su un vassoio, portate in un bel salone, il tavolo è basso e il tè si beve in silenzio, si sente solo il tintinnio del cucchiaino. Ora mi faccio da parte e faccio raccontare direttamente a lui, che è seduto di fronte a me, un caffè per lui e un caffè per me, in un bar di Seriate; nella registrazione della nostra conversazione ogni tanto si sente il ta ta ta di una macchinetta che scarica monetine poco distante dal nostro tavolo. “Mio padre morì di cancro quando avevo 6 anni, mia madre non si volle risposare. È una donna molto legata alle tradizioni. →
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LA NOBILTÀ DI P. (continua)
Ora in Bangladesh le tradizioni si stanno perdendo sempre di più [ride]; come succede anche da voi in Italia, no? [ride ancora] Le mie sorelle più grandi erano già sposate e mio fratello aveva solo 4 anni più di me: non potevamo contribuire al sostentamento della famiglia. Mi ha dato una mano un fratello di mio padre, che è un amministratore importante nelle campagne intorno a Faridpur. Mi ha accolto a casa sua e mi ha fatto frequentare la scuola locale. Lì tutti rispettavano mio zio: ero giovane e puoi capire che iniziai a prendere la scuola poco seriamente... tanto potevo fare quello che volevo e nessuno mi diceva
A SARAJEVO I SEGNI SULL’ASFALTO LASCIATI DAI COLPI DI MORTAIO DURANTE L’ASSEDIO FURONO RIEMPITI CON DELLA RESINA ROSSA. SI CHIAMANO "ROSE DI SARAJEVO". niente. Così all’esame di stato – avevo 17 anni – fui bocciato, per una sola materia: “Social Culture”. I miei amici non potevano crederci. Ma l’anno dopo mi sono rifatto. Mio fratello mi ha consigliato di andare all’Università a Dacca; sono riuscito ad essere ammesso al Dakha Commerce College e mi sono trasferito in città, a casa di mia sorella più grande. L’anno dopo mi sono innamorato di una ragazza, che viveva a Faridpur: io sono musulmano e lei induista. Ma in Bangladesh non è un grosso problema, e poi suo nonno era amico di mio zio.
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Un giorno sono andato a casa sua, ho chiesto a suo padre se suo figlio – che studiava con me – era in casa, ma lui ha capito subito che ero interessato alla figlia! Mi piaceva moltissimo, ma non potevo vederla spesso, le regole del college erano molto dure: se saltavi 7 lezioni eri fuori. Una volta sono tornato in campagna per una vacanza di 3 giorni, e alcuni amici mi hanno detto che lei si era trasferita in India con tutta la sua famiglia - lì l’80% della popolazione è induista – avevano venduto tutte le loro proprietà. I liked her...she was gone. Per due mesi ho smesso di frequentare il college e mi hanno cacciato. Ho dovuto iscrivermi ad un’altra università. L’ho rivista una volta sola, 3 anni dopo: mia madre ha dovuto fare un intervento allo stomaco e siamo andati all’ospedale di Calcutta. L’ho chiamata. Era contenta che mi fossi ricordato di lei. Ci siamo visti: ero così felice. All’inizio volevo trasferirmi, ho parlato anche con suo padre, che fa l’avvocato, avrei potuto lavorare con lui, forse. Ho chiesto dei consigli a mia madre. Ma era impossibile: non potevo trasferirmi in India, magari in futuro. Però sono tornato a Dacca più sereno, ho finito l’università con una votazione di 3.1 su 4, un ottimo voto. Avevo 23 anni. Ma non avevo ancora un lavoro: così ho chiesto dei soldi a mio cugino, volevo iniziare a costruire qualcosa di mio, 2000€, 18.000 taka: da noi sono tanti soldi. Li ho investiti in Borsa, Stock Exchange. Al tempo lo facevano in tanti, perché fruttava molto: all’inizio le azioni che avevo comprato valevano 65 taka, poi 120, ma non le ho vendute, speravo crescessero ancora un po’, ma in un solo giorno la Borsa crollò, e alla fine le mie azioni valevano 7 taka ognuna. Quel giorno si sono suicidate 15 persone”. →
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LA NOBILTÀ DI P. (continua)
Mi intrufolo solo per un attimo: si trattava del 20 gennaio 2011. Nel 2010 l’indice della borsa di Dacca aveva fatto segnare una crescita dell’80%, per poi crollare in un giorno, il più grande crack finanziario della storia del Paese. Oltre 5mila risparmiatori scesero in piazza incendiando auto e negozi, ci furono scontri con la polizia. “A quel punto non avevo più i soldi da ridare a mio cugino. Quattro mesi dopo un amico di mia sorella, che lavorava per la Dutch Bangla Bank, mi trovò un’occupazione: si trattava di organizzare l’apertura di filiali dotate di ATM [bancomat, ndr]; il lavoro mi piaceva, viaggiavo, vedevo molti posti diversi, ma una volta mi tirai indietro di fronte a un episodio di corruzione. Non accettai dei soldi. Lo dissi al mio capo che mi piazzò in ufficio per tre mesi. Basta viaggi. Ero arrabbiato, e dovevo ridare ancora una parte dei soldi a mio cugino. Poi un giorno – era la fine del 2012 – un mio amico mi ha detto che tramite l’ambasciata italiana si potevano ottenere delle borse di studio, 590 € all’anno per studiare in Italia. Ho pensato che avrei potuto trovare un lavoro part-time, studiare, e avere delle opportunità migliori. Ho inviato tutte le mie carte, le ho fatte tradurre in italiano, e sono stato convocato all’ambasciata. Mi hanno chiesto solo una cosa: «Bergamo è in Italia. Lei sa in quale parte?» «Actually, Mister, I don’t know!». Loro mi hanno risposto che mi avrebbero richiamato”. * Per realizzare questa cover story non sono stati corrotti rosari attraverso promesse di massicci acquisti floreali. Sono stati coinvolti n.6 redattori per affiancamento in opere di acquisizione recapiti telefonici, persuasione al racconto e al ritratto fotografico. Sono state effettuate n.27 chiamate telefoniche ai suddetti rosari. Percorsi un numero indefinito di km a piedi. Acquistate n.9 rose per lo scatto di copertina.
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Wunderkammer a cura di Marta Dall'Agnola
Cerco sosia Nelle foto ci sono Niamh e Karen, che non sono gemelle e neanche sorelle, ma due ragazze irlandesi che si sono conosciute grazie a un sito che ti aiuta a trovare il tuo sosia. Ti senti speciale? Beh anche no. Ti senti unico ed eccezionale perché la tua mamma ti ha detto che nessuno è come te e il tuo insegnante di biologia del liceo ti ha spiattellato lo spiegone sul codice irripetibile del dna? Beh vola basso amico. Siamo 7 miliardi in crescita su questo pianeta, quindi non solo le probabilità che qualcuno ti somigli sono molto alte, ma è probabile quasi allo stesso modo che quel qualcuno abbia Facebook e che tu possa trovarlo e vederlo in faccia. Non per togliere la poesia della no-
stra lirica ed impareggiabile presenza al mondo, ma (almeno in apparenza) altro non siamo che la roulette combinatoria di tratti classificabili e associabili l’un l’altro. Secondo Mark Shriver, coordinatore di una ricerca della Pennsylvania State University volta ad individuare la natura genetica della caratterizzazione fisiognomica, non esisterebbe un numero infinito di visi ma questi potrebbero essere idealmente ricostruiti dalla mescolanza di circa 45 tratti e attributi. Secondo questa logica lo studio portato avanti dall’università in questione ha creato un database di più di 7mila immagini di volti
in 3D, a ciascuno dei quali è stato associato un genotipo. Seppur di considerevole ampiezza, esiste quindi un numero finito di possibili accostamenti delle caratteristiche che rendono unico e riconoscibile un viso, tanto che, assecondando questa prospettiva, si stringe ad imbuto il range di possibilità che tali accostamenti si ripetano in individui che condividono lo stesso contesto etnico. Considerando poi che nell’epoca dei social network disponiamo di un bacino pressoché sconfinato di banca immagini (e di un’annessa rete di utenti attivi) sembra un pochino più alla portata l’ipotesi di recuperare il proprio Doppelgänger. È sullo sfondo di questo panorama scientifico/teoretico/pragmatico che nascono siti come www.ilooklikeyou. com, o progetti come quello di “Twins Strangers”, nato per gioco dal proposito di 3 amici irlandesi di identificare in 28 giorni il proprio sosia su Internet.
Attivando tutta la propria rete contatti su ogni piattaforma social (Facebook, Twitter, Instagram e YouTube), il 30 marzo hanno lanciato in rete la propria sfida: do you look like me? Niamh Geaney, Terence Mazanga e Harry English hanno innescato un circolo virtuoso tale per cui non solo le persone inviano foto e contatti di gente che possa ritenersi sosia di uno dei 3 amici, ma anche foto di se stessi nella speranza di trovare il proprio personale doppione. Ed è così che Niamh e Karen si incontrano, si guardano, si studiano: due perfette sconosciute (entrambe irlandesi) di una somiglianza strabiliante, non solo nei tratti, ma anche negli atteggiamenti e nelle espressioni. Due gemelle diverse, riunite dalla potenza del tam tam mediatico. La storia secondo cui, per ognuno di noi, ci sarebbero nel mondo almeno 7 persone identiche la conosci: ti senti speciale?
Interviste impossibili a cura di Alessandro Monaci Illustrazione di Davide Baroni
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Intervista a
Francesco Giuseppe O IS P S T
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Non fate la guerra
Il Gran Ciambellano bussa alla porta dei Cappuccini annunciando: "L'imperatore d'Austria, re d'Ungheria, signore di Boemia, Dalmazia, Croazia e Slavonia". "Non lo conosciamo", rispondono i frati da dentro. "Sua maestà ", ribadiscono da fuori, ma l'ingresso ancora resta chiuso. "Francesco Giuseppe, un povero peccatore": la porta finalmente si apre e il feretro è condotto all'interno, portandosi con sÊ la grandezza di Vienna, un impero, un intero secolo e forse la stessa Europa.
Lei è a capo di un impero che comprende 11 nazionalità e che in futuro sarà diviso in ben 7 stati. Non le sembra una costrizione artificiale? L'impero non è una creazione artificiale, ma un corpo organico. È un luogo di rifugio, un asilo per tutte le nazionalità divise, disperse nell'Europa centrale, che se dovessero contare sulle proprie risorse condurrebbero una misera esistenza, diventando trastulli per i loro vicini più potenti. Dalle mie parti lei venne definito come l'imperatore degli impiccati. La sua terra non fu mai molto cortese con me e mia moglie. A Bergamo in occasione della nostra visita fu scritto sui muri "L'imperatore arriva alle 3. Lo riceveremo alle 4".
Ho almeno 52 cugini, è difficile per me trovare una consorte del mio rango che non sia anche una parente. Una dispensa papale comunque può fare molte cose.
molto irrequieta e capricciosa. E Ama molto queste caratteristiche in una donna?
In una donna amo la grazia dei movimenti, la disponibilità al sorriso, una risata allegra e, soprattutto, sicurezza nel cavalcare. Temo che la sua educazione molto casta e cattolica non la renda consapevole dell'effetto di questa frase…
riguardo all'età? La chiese in E sposa quando aveva appena 15 anni.
Ordinai che nessuno la consigliasse in questa sua decisione, fu libera di accettare o meno. Sapevo che la mia posizione era talmente difficile che Dio sa quanto poco sia piacevole condividerla con me.
S ua moglie Sissi è ora invece molto amata dall'opinione pubblica.
Come si può fare a meno di amare quegli occhi teneri e quelle labbra che sembrano fragole? Sissi era un folletto dai lunghi capelli color tiziano: non ne fui infatuato, ne fui stregato! Era romantica più che sentimentale.
A dispetto di ciò le devo però ricordare che Sissi era anche una sua cugina di primo grado.
I n effetti non fu un matrimonio felice. Sua moglie non le stette molto accanto e lei fu accusato di averle trasmesso la sifilide.
Lei era affetta non da una malattia ma da turbe psicologiche. La avverto però che considero la vita privata della famiglia imperiale un argomento su cui i giornali non dovrebbero fare commenti o supposizioni.
asserò ad altro allora. Fra poco P si terrà a Milano un'esposizione universale: mi può parlare di quella organizzata a Vienna nel 1873?
Venne dopo le quattro di Londra e Parigi, per togliere prestigio a Berlino. Fu un disastro: ci fu un'epidemia di colera con 2500 vittime e la borsa crollò una settimana dopo l'inaugurazione. Avevamo predetto 29 milioni di visitatori, ma ne vennero solo 7. In totale accumulammo debiti per circa 15 milioni di fiorini [3 milioni di dollari dell'epoca, n.d.a.]
onostante le crisi finanziarie N e le epidemie, sotto il suo regno Vienna godette di una grandissima prosperità architettonica. Cosa ne pensa dei nuovi edifici?
Evito di fare commenti in pubblico: una volta definii troppo tozzo il nuovo teatro dell'Opera e l'architetto si suicidò...
ienna divenne anche la capitale V della musica con Brahms, Strauss, Liszt, Dvorak e dell'art nouveau con i fratelli Klimt; ma vide per le sue strade anche i protagonisti del buio successivo, come Stalin, Trockij e Tito. In fondo anche Hitler è nato come suo suddito.
Non conosco questo Hitler.
ifacendomi ai suoi canoni si R potrebbe definire pangermanista e forte antisemita.
Qualsiasi movimento antisemita deve essere stroncato sul nascere. Gli ebrei sono uomini coraggiosi e fedeli che rischiano con gioia la vita per l'imperatore e per la patria. A rischiare ed essere assassinati sono però anche i suoi parenti, Sissi in primis. Non mi venne risparmiato nulla in questo mondo! Nessuno sa quanto ci amavamo.
l di là dei sentimenti però A darei maggior peso all'attentato a Francesco Ferdinando a Sarajevo. Si rende conto delle conseguenze?
Sì, ma non voglio la guerra. Io l'ho vista per davvero, a Solferino. Poi sono sempre stato sfortunato con le guerre, pur vincendo perdevamo province.
uando nacque erano una Q novità i palloni aerostatici, ora va a visitare i campi di aviazione. In un'epoca di così grossi mutamenti non pensa che dovrebbe cambiare anche la sua forma di governo? Smorzerebbe molte tensioni.
Non posso permettere alcuna restrizione dei poteri monarchici per mezzo di una costituzione. Affronterei qualsiasi bufera piuttosto che questa. È dal 1848 che il mio impero è un vulcano in precaria latenza.
a non concedendo nulla ai M nazionalismi il suo impero verrà disgregato da essi!
Che senso ha salvare l'impero se per farlo devo venir meno ad esso? Quando ci si trova contro tutto il mondo e non si hanno amici, esistono poche possibilità di vittoria, ma bisogna continuare a fare quello che si può, adempiere il proprio dovere e, alla fine, cadere con onore.
Tutte le risposte trovano conferma in: — Alan Palmer, Francesco Giuseppe, Mondadori, Milano, 1995 — Franco Cardini, Francesco Giuseppe, Sellerio, Palermo, 2007 — Claudio Magris, Il mito asburgico, Einaudi, Torino 1996
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CULT – Come credi tu a cura di Ormiro Croncio - Gruppo Cultras
Il culto del mese “Circa nell’anno 421 d.C. Moroni, ultimo dei profeti-storici Nefiti, suggellò i sacri annali e li nascose per il Signore, perché fossero portati alla luce negli ultimi giorni, come era stato predetto dalla voce di Dio per mezzo dei Suoi antichi profeti. Nel 1823 d.C. questo stesso Moroni, che allora era un personaggio risorto, apparve al profeta Joseph Smith e in seguito gli consegnò le tavole incise”. [dal Libro di Mormon] «Mi chiamò per nome, e mi disse che era un messaggero mandatomi dalla presenza di Dio, e che il suo nome era Moroni; che Iddio aveva un’opera da farmi compiere; e che il mio nome sarebbe stato conosciuto in male e in bene fra tutte le nazioni, razze e lingue, ossia che ne sarebbe parlato bene e male fra tutti i popoli». [da “Testimonianza del profeta Joseph Smith”, Libro di Mormon]
† Riunione Sacramentale della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni Cappella di via Corridoni, 97. Bergamo
LOCATION †††††
VIBE †††††
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Domenica mattina, l’ora è presta e il sole splende su via Corridoni. Una targa recita: “Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni”. Siamo accolti nell’edificio da un uomo sulla cinquantina: «Noi Mormoni abbiamo dodici apostoli e un profeta vivente, cui il Signore si è rivelato…tutti però possono avere le rivelazioni». Niente paura dunque, il mormonico sogno americano della rivelazione non esclude nessuno. In attesa di ricevere la nostra, saliamo al piano superiore. Qui i fedeli si dividono per genere ed età nelle aule predisposte alla consueta lezione-catechesi pre-celebrazione. Nel via vai si presenta il sig. Pasta, mormorante Virgilio nel mormonico girone, “responsabile nazionale delle pubbliche relazioni e dei rapporti con le istituzioni”. Con due missionari statunitensi - i giovanissimi Anziani1 Pesci e Robinson - ci parla del Libro di Mormon, sacerdozio, castità, “rinuncia a bevande eccitanti” e di quella “prova che si può superare” chiamata omosessualità. Alle 10:30 la Riunione Sacramentale sta per iniziare. Gli Anziani ci scortano nella cappella appena liberata dai fedeli di un altro Ramo2. Qualche sedia, un altare, un leggio, un tavolo per l’eucarestia e una tastiera: un luogo sobrio e misurato, metafora spaziale delle timorate anime che lo frequentano. Una donna apre le danze dirigendo il primo canto, si prosegue poi con una preghiera e un inno “per ricordar chi un dì morì”. Su queste note due Insegnanti3 cominciano a disporre l’eucaristico banchetto in tutta la sua allegorica frugalità: tre fette di pancarré lievemente dorato e una serie di mini bicchierini di plastica colmi d’acqua disposti su di un argenteo vassoio. Il rito prevede che siano loro a spezzettare il pane in piccoli bocconi - come fosse per le anatre - mentre servirlo, prima al vescovo e poi al resto dei commensali, spetta invece ai diaconi4. Segue shottino d’acqua per tutti e un breve raccoglimento. Il vescovo rimane in disparte, vigile e guardingo, in fede a una sorta di democrazia partecipativa in cui sono i fedeli a officiare le liturgie. Così, dopo aver nutrito il corpo, è l’alternarsi delle esperienze di giovani missionari a nutrire lo spirito: «Gesù è la mia forza, il mio migliore amico» dice una ragazza, occhi melliflui e groppo in gola. Le storie trasudano un totale abbandono al mistero della deità e una fede nella preghiera come strumento di conoscenza, faro di eterna verità nella notte del presente. È poi il vociare inquieto dei bambini in fondo alla sala a spezzare l’idillio e a suggerire la fine dell’incontro. Terminati gli interventi, il vescovo si alza e ringrazia; un ultimo inno, una preghiera a occhi chiusi e tutti a casa, che i pargoli hanno fame. E pure noi. 1 Ufficio del “sacerdozio di Melchisedec”, acquisibile a 18 anni. 2 Congregazione locale, equivalente di diocesi.
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3 Ufficio del “sacerdozio di Aronne”, acquisibile a 14 anni. 4 Altro grado del “sacerdozio di Aronne”, acquisibile a 12 anni.
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Interessanto del mese a cura di Haarine Glarice – Gruppo Cultras
Santa Sara [ Ogni giorno, un santo trendy su www.ctrlmagazine.it ] NASCITA MORTE PATRONO DI
Tra il I sec. a.C. e il I sec. d.C., Alto Egitto. I sec. d.C, Saintes-Maries-de-la-Mer, Camargue, Francia. Zingari, nomadi, viaggiatori.
Sara, dall'ebraico “principessa”: donna senza terra, patrona degli animi erranti. Sara-la-Kal, da kāla, “nero” in sanscrito e che la ricollega alla dea Kali, supportando l'ipotesi secondo cui la comunità Rom che giunse in Francia nel IX secolo avesse origini indiane. Altro significato: “preciso punto nello spazio e nel tempo”. Un singolare paradosso, se si considera che Sara è protettrice proprio di chi in origine non aveva una fissa dimora, patrona degli zingari e in particolare della comunità gitana di Saintes-Maries-de-laMer, nella bella terra che ogni anno si tinge di lilla. Secondo la leggenda, Sara divenne la serva fedele delle tre signore Marie (Maria Salomè, Maria Iosè, Maria Maddalena) mentre conduceva la sua comunità Rom, al tempo ancora politeista, dall'Egitto verso l'Europa: stando a Franz de Ville, la rivelazione avvenne lungo le rive del Rodano, quando ricevette la missione di aiutare le pie donne dirette in Francia. Santa Sara non è riconosciuta come tale da nessuna confessione religiosa: dispersa nelle trame del tempo, citata solamente a partire dal 1521 nel testo La Légende des Saintes-Maries de Vincent Philippon, solo dal 1800 è attorniata da fedeli che le si prostrano ai piedi. Una figura marginale, dimenticata, spesso confusa con la Vergine Nera. Ma il 24 maggio di ogni anno la sua statua viene portata in processione verso il mare della Camargue, al centro di un turbinio di colori sgargianti, di musiche gitane, di cortei di uomini in sella a cavalli bianchi, Rom, Sinti, Gitanos e Manouches provenienti da tutta Europa. I festeggiamenti durano tutta la notte, tra vino, canti, balli, violini e chitarre. È il giorno di festa di un popolo che celebra chi è stato bandito dai capitoli di una Storia che tralascia molti dettagli... e forse anche molta bellezza.
COMMENTI: DI DIO “Mondo confuso che non ha fame, non puoi capirmi ed è meglio così...” (Mercanti di Liquore, Santa Sara) DELL'ATEO “...Son troppi i colori del mondo, non li puoi chiudere in una bandiera.” (come sopra)
RICORRENZA: 24 maggio
Iconografia: Miss Goffetown
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Hai meno di 30 anni? Per te il menu degustazione costa solo 30 euro.
Cucina Cereda Via Piazzini, 33 - Ponte San Pietro (BG) Tel. 035 4371900 - E-mail: info@cucinacereda.com www.cucinacereda.com
Cibo e sesso:
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a) utilizzano gli stessi orifizi (bocca e parti basse) b) parlano la stessa lingua (annusare, leccare, ingoiare)2 c) rispondono a simili pulsioni fisio-psicologiche, gli appetiti3, accomunati da un’identica fame-brama ancestrale di possesso orale-ventrale, un’urgenza umorale-corporale che reclama, associa ed eleva la soddisfazione di un bisogno al raggiungimento di un piacere. Leone B. 1
1 Una filiera che coinvolge occhi, naso, labbra, lingua, ugola, gola, stomaco, intestino, vescica, vagina, ano, pene, con l’appoggio esterno di pelle, capezzoli, clitoride e scroto. 2 Chi rinuncia al linguaggio carnale (io toro, tu vacca, mi dai il filetto, ti dò il salame) può sempre riempirsi la bocca con un ampio vocabolario vegetariano: due bei meloni, un culetto a pera, la prugnetta acerba, per non dire di tutti gli usi della patata, o del cetriolo. E non dimentichiamo i finocchi. 3 Come fai a metterti in bocca un pezzo di carne morta? Hai ragione, amore, eccoti qui un pezzo di carne viva!
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L’angolo dei culi infranti a cura di Immanuel Casto
QUANTO È GAYA LA PAPAYA? Ogni tanto è bello mangiare etnico. La mia bocca ultimamente ha spaziato dal cinese al middle-eastern, dal vietnamita all’ecuadoregno. C’è stato un momento in cui temevo che mi mettessero sulle guide turistiche di Bologna. La mia gola è assolutamente cosmopolita, anche se ammetto che difficilmente potrei innamorarmi di fenotipi troppo esotici. C’è un limite anche alla gaiezza della papaya. Ma soprattutto, vittima anche io degli stereotipi culturalsessuali, da certe etnie mi aspetto determinate cose. Partiamo dall’asiatico: la genetica regala spesso loro dei fisici molto definiti e pressoché glabri, per poi vendicarsi sulla loro virilità. Ho più volte assaporato sederini splendidamente torniti, tonici e lisci come quelli di un putto. Ai miei occhi sono l’incarnazione della passività. Ricordo con piacere un newyorkese di origine asiatica che si era fatto tatuare un serpente che gli girava intorno al collo per poi scendere lungo la schiena e infilarsi proprio tra le cosce. Per citare The Lady di Lory del Santo: “tentazione estrema spericulata”. Storia completamente diversa per il genere afro. Ogni volta che sono passato al lato oscuro della forza mi sono sempre trovato di fronte a pacchi regalo la cui sorpresa era tutt’altro che deludente. Anzi, parlerei di timore reverenziale. Di fronte a tanta maestosità non ho potuto che inchinarmi, come gesto di rispetto. Io consiglio a tutti di assaggiare la cucina di altri Paesi, di aprirsi a nuovi orizzonti. Anche se alla fine però si torna sempre ai sapori nostrani.
"Quanto è gaia la papaya che ci batte dentro al cuor?"
da Tropicanal di Immanuel Casto
Fotografie: Linda Alborghetti e Marco Bellini | A wolf in a sheep's clothing
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Saffi & Co a cura di Jessica Costanzini
LEZPO 2015 C'è un momento all'inizio di ogni frequentazione in cui, dopo i primi convenevoli, si comincia a lambire l'argomento “sesso”. Questo step è fondamentale perché, finalmente, ti permette di comprendere chi hai davanti. A questo proposito, tempo fa chiesi ad una ragazza quale fosse la cosa più strana che avesse mai fatto. Ella candidamente rispose che una volta, nell'impeto dell'amplesso, aveva usato una zucchina. La mia prima reazione fu quella di accertarmi che fosse Bio e solo successivamente mi soffermai a riflettere sullo stretto legame che c'è fra alimentazione e sessualità. O meglio, fra ortaggi e sessualità. Il passaggio, da un immaginario set lesbian-gangbang tra commesse del reparto ortofrutta alle piramidi, fu breve. Ovviamente l'Egitto non c'entra una fava. Mi riferisco alla piramide di Maslow, a quella alimentare e a quella dell'eco-sostenibilità. La prima, nota come scala dei bisogni, ha alla base quelli fisiologici, tra cui il cibo e il sesso. Le altre due definiscono quali alimenti sono essenziali per l'uomo, in un'ottica di salvaguardia dell'ambiente e lotta alla fame del mondo. Entrambe si ergono su verdi fondamenta. La mia interlocutrice, senza saperlo, aveva sperimentato una interessante interconnessione fra ciò che la natura offre in risposta ai bisogni primari e, forse, aveva intercettato un ben più alto progetto. E se la Grande Madre avesse predisposto una scissione tra l'aspetto ludico della sessualità e la funzione riproduttiva donandoci, in buona sostanza, una vasta gamma di gustosi e nutrienti sex toys? Non lo sapremo mai. Ciò che sappiamo è che mangiare e fare sesso hanno molto in comune. Sono attività indiscutibilmente volte alla sopravvivenza ma, allo stesso tempo, trascendono dalla dimensione meramente istintuale toccando sia le più intime sfere dell'animo umano, che la dimensione sociale. Entrambe procurano piacere che, di solito, aumenta quando queste attività sono condivise con qualcuno. Ma cosa succede quando le due attività si intersecano? Che puoi ritrovarti con una zucchina nella patata oltre che con la già collaudatissima, e mai abbastanza lodata, patata in bocca.
Colonna Sonora: Karl Jenkins, Adiemus (o qualsiasi altra menata new age) Special Thanx to: Abraham Harold Maslow e le commesse dell'ortofrutta.
Fotografie: Linda Alborghetti e Marco Bellini | A wolf in a sheep's clothing
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Rubrica di pornopsicologia femminile a cura di Lindalov
BIO BOY Ricordo come tutto ebbe inizio: ero sbronza marcia e cosa non da me - feci per lanciare un bicchiere di plastica sul marciapiede. Lui, rispettoso dell’ambiente anche dopo cinque bevute, mi riprese e io gli dissi: «Buttamelo tu!». Se lo mise in tasca: non c’erano bidoni nei paraggi. Poi intraprendemmo una conversazione sul biologico: «Sai cosa s’intende veramente per km0?» Non m’importava granché in quel momento: «Scambiamoci il numero, così me lo spieghi meglio». Mi chiamò il giorno dopo e la sera era a casa mia. Tutte e due spiantati, inventammo qualcosa con quello che avanzava della dispensa, tra briciole, lattine di fagioli e cartoni di pasta non finiti, quelli col fondino che non basta per una porzione da uno e allora cosa fai? Li mischi. Tirò fuori di tasca un barattolino di conserva di pomodori del suo orto: «L’ho fatta io!» mi disse contento. Mi raccontò dell’azienda agricola di famiglia, dell’agriturismo, e di tutte le cose interessanti che facevano. Mi colpì di più il fatto che avesse giocato per anni a pallanuoto. Chissà che culo che pettorali e che braccia deve avere ’sto qua. Mi sentivo piccante e saporita come il suo vasetto di pomodori, che spalmavamo alla meglio su del pane avanzato, mentre la pasta cuoceva. Parlammo di tutto - tranne che del km0 - facendo a gara a lanciare a distanza nella padella l’aglio per il soffritto. Scopammo dopo qualche settimana, ma io ero in ansia. Ci vollero diverse penetrazioni profonde e qualche ditalino da schizzo perché finalmente mi potessi rilassare ed entrare in fibrillazione: aveva il dono del pisello dalla “curva contraria” che non solo bussava alla gola ogni volta che affondava (era pure notevole) ma mi masturbava anche, strusciando bene sul clitoride. La posizione del missionario stava acquisendo aspetti del tutto nuovi. Avrei fatto qualsiasi cosa pur di continuare a sentirmi piena, aperta, così ricettiva. Mi penetrava, mi masturbava e mi massaggiava contemporaneamente. Le palle, enormi, sbattevano ritmanti tra le mie chiappe umide. Tutto era poesia. Lo volevo, lo volevo, lo volevo bello duro che durasse ancora. Il mio primo maschio alfa, ma bio. Non ci siamo più rivisti, sebbene mi riempì di promesse deliziose come il suo miele, mai regalato. Qualche raro messaggio mi tiene ancora appesa ad un filo, aspettando il momento di risentirlo tra le cosce col suo uccellone ricurvo al contrario. Chissà, avrà finito i vasetti di conserva.
La canzone: Tycho, Dive (2011)
Fotografie: Linda Alborghetti e Marco Bellini | A wolf in a sheep's clothing
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Il maschio alfa – Rubrica neo/maschilista a cura di Leone B
CIBO IN CORPO Prendi una donna, dille che l’ami, spogliala, se necessario lavala in acqua corrente, poi mettila sul tavolo a pancia in giù. Sulla nuca, appena sotto l’attaccatura della chioma, deponi un assaggio di cervella fritte. Sulla schiena, nella ciotola che si forma tra le scapole, sistemerai due o tre medaglioni di midollo. Più giù, sul coccige, fantasia di rognone e foiolo. Tutte queste pietanze dovranno essere disposte tiepide. Sulle natiche, due belle fette di mortadella bologna, niente pistacchi. Mangia tutto, senza usare le mani. Poi la giri, seguendo il dogma “la carne va girata una volta sola”, ripetile che l’ami e falle colare un filo di olio extravergine dallo sterno all’ombelico. Coprile il seno con brandelli di burrata; mentre lo sterno accoglierà una finanziera di cuore e fegato trifolato e brasato in barolo. Sull’ombelico, un letto di pancetta nostrana sul quale adagerai un trionfo d’ostrica fresca. Lecca, risucchia, ingoia, divora e deglutisci tutto. Poi le chiederai di tirare fuori la lingua, vi poggerai sopra una fettina di lingua salmistrata e comincerete a limonare mangiandovi la lingua. Ripetendole che l’ami, la inviterai a fare l’amore con il sapore, e le servirai yogurt al cucchiaio, sul tuo cucchiaio. Intanto la titillerai ante e terga con cetriolo e carota ben oliati sempre extra-evergine, no sale. Evita le zucchine, si rompono. Direttamente dalla bottiglia prenderai una sorsata di aceto di vino rosso ad alto grado d’acidità, no balsamico. Te lo farai girare in bocca prima di inghiottirlo, e con le fauci e l’ugola così foderate, degusterai in crescendo della vulva cruda acida, dapprima a fior di labbra e quindi a tutta papilla. Dopo, dopo l’amore, le dirai: ho fame ancora, donna, preparami qualcosa da mangiare. Se con allegria si infila una maglietta (ma non gli slip) e si mette ai fornelli a cucinare per te, prendi in considerazione l’idea di sposarla.
– Ingredienti: cervella, midollo, fegato, cuore, foiolo, rognone, mortadella, pancetta, burrata. – 1 ostrica, 1 cetriolo, 1 carota, 1 bicchiere di aceto di vino, 1 donna viva – Tempo di preparazione dei piatti: 6h – Tempo di degustazione complessivo: 1h
Fotografie: Linda Alborghetti e Marco Bellini | A wolf in a sheep's clothing
grafica: www.HG80.eu In collaborazione con:
Associazione “Fabbrica dei sogni ONLUS”
Executive partner:
Con il contrinuto di:
Cinema e altre eresie a cura di Dario Incandenza
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L'altra Heimat Il mio paese è là dove passano le nuvole più belle. (Jules Renard)
[ Ogni lunedì sera, Cinéma Trouvé su www.ctrlmagazine.it ] “Heimat” è una parola tedesca che indica la “patria” non solo nel senso stretto di “terra natìa”, ma anche di luogo (reale come immaginario) a cui più si senta di appartenere, vicino o remoto che sia. Tra i padri del Nuovo Cinema Tedesco, Edgar Reitz ha costruito su quest'idea, lungo un lavoro di trent'anni e quattro film di 59 ore complessive, la monumentale saga cinematografica degli Heimat, dove la storia di una famiglia di un piccolo paese dell'Hunsrück, Schabbach, s'intreccia all'intera Storia del Novecento tedesco. Quest'ultimo, sublime L'altra Heimat - Cronaca di un sogno, meno mastodontico degli altri nella durata (“solo” 4 ore), risale agli antefatti ottocenteschi di quella stessa famiglia, nella Prussia rurale del 1842, affrescando un'epoca nella quale molti contadini e artigiani europei emigrarono in massa nelle Americhe per scampare alla miseria e alla fame a cui erano altrimenti condannati.
Con acribia storica e senso della polifonia psicologico-narrativa al solito sbalorditive (i costumi d'epoca sono originali, ogni personaggio vivo e palpitante), L'altra Heimat racconta la quotidiana lotta per la sopravvivenza (“qualunque sorte è migliore della morte”) e i sogni verso un altrove di un intero continente, terra d'emigrazione prima che d'immigrazione. Come l'ultimo Olmi, Reitz volge una domanda fondamentale a noi che abbiamo dimenticato – con le carestie e le tirannidi - quegli stessi sentimenti di chi per sopravvivere deve imbarcarsi verso altri orizzonti. O di chi, visionario e incompreso, sogna semplicemente un'altra patria dove poter rinascere, nell'evasione e nell'utopia. L'altra Heimat chiude (e riapre) in bellezza uno dei massimi fenomeni di culto cinetelevisivo del secolo scorso, scolpendo volti e paesaggi con tavolozze digitali e una fotogenia plastica che mozza il fiato. Capolavoro.
I precedenti: Heimat I (1984), Heimat II (1992), Heimat III (2004) di E. Reitz Il libro: A. von Humboldt, Viaggio alle regioni equinoziali... (Quodlibet) La frase: «Le religioni le ha inventate il diavolo. Portano solo discordia.»
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Primizie Musicali Locali
Urban Sound Rich Apes – Giovedì A cura di Alessandro Monaci e Piero Giostra
Questa non è una recensione di un concerto e neanche di un EP. Questa non è un’intervista. È un po’ di tutto questo.
Al mare, in montagna, in pianura, sotto casa, Jonathan Locatelli lo si incontra con una chitarra in mano. Ho la mandibola, i denti, devastati dal ritmo. Ve lo giuro, non ce la faccio a camminare senza tenere un assolo sopra. Mi devo dire “ fermati cazzo”. Il fatto è che cammino 10 chilometri al giorno. Coi Rich Apes, in saletta, si jamma di continuo. L’orbitare del quartetto attorno al centro di gravità della masticazione meloritmica senza fine cancella il senso del tempo e dell’inibizione, un viatico per l’abbandono collettivo. Ma a livello di composizione e arrangiamento è tutto di Jonathan il disco Giovedì – una finestra su anni e kilometri di musica macinata. A me viene da scrivere perché viene da vomitarlo. Mi ricordo anche quando ho iniziato a suonare a quindici anni, che montavo tutte le mie pedaliere nella cameretta e stavo lì per ore. Mi veniva un tremolio, una bava incredibile; mentre montavo le cose mi veniva una mezza crisi di panico. Il disco è un compendio di flussi musicali, esperienze sonore personali dell’autore consegnate per direttissima. É la fotografia di una testa, poco organizzata e poco interessata alla normale interazione musicista-ascoltatore (visto il numero delle tracce – diciassette – e la quasi assenza di strutture codificate sul piano formale). Difficile infatti chiamare “canzoni” quelle che appaiono davvero come “tracce” – proprio quelle lasciate dalle scarpe sul fango: non si tratta di calligrafia, ma della dettagliata impressione di una materia – designatasi passo dopo passo nell’oralità della ripetizione formulaica – su di un terreno sonoro. E ogni orma è spontanea, autoreferenziale.
Io in casa non posso cantare, cioè non è che mi ammazza qualcuno se lo faccio, ma è una cosa molto personale, non sono mai stato un cantante. Quel giorno mia madre se ne era andata via di casa per un 20 minuti, e mi sono messo a fare un pezzo, vomitato, che è l'ultimo del cd. Così, buona la prima. Tanti pezzi li ho fatti così. L’improvvisazione è lo strumento in grado di convertire istantaneamente una necessità in qualcosa di positivo, di presente e poco ambiguo, ma difficile da sondare in profondità. Un buco nero dal quale in questo caso affiorano le voci e le vite degli altri: dallo zio Claudio (alla domanda “cos’è un’accordo?”, lui rispose “suona bene? allora è un accordo”) a Bob Marley (“come religione al posto della messa”), ma c’è anche Graziani, e Mike Oldfield, il progressive e le sonorità folk. Tutto in un impasto scoordinato e rotolante, una batteria di piccole folgorazioni.
Collettivo T. Monk – Ugly Beauty A cura di Alessandro Monaci e Piero Giostra Intendiamoci: Il pianista Thelonious Monk è fra i più imprescindibili (e inconfondibili) punti di riferimento per la comprensione dell’estetica jazzistica. Il Collettivo che porta il suo nome – dieci giovani talentuosi musicisti dell’area milanese – ha riarrangiato cinque sue composizioni (più un brano di Joe Henderson, uno di Coltrane con un brano-coda originale, e It’s a Wonderful Life di M. Linkous, alias Sparklehorse). L’adattamento è per ensemble allargato, cinque fiati (tromba, sax alto, tenore e baritono, trombone) e sezione ritmica (piano, chitarra elettrica, contrabbasso, batteria), con il rinforzo di due prestigiosi ospiti, Andrea Dulbecco al vibrafono e Francesco Lento alla tromba. Per la sonorità - asciutta, volutamente live - e gli arrangiamenti davvero interessanti, piacevolmente vicini alla tradizione aperta da altre formazioni (il SFJazz Collective su tutti, e prima di loro Oliver Nelson), oltre naturalmente all’ottima prova strumentale di tutto l’ensemble, si può dire che Ugly Beauty sia un disco godibile e completo. Un’opera corale, di alto livello, dal sound moderno e proiettato su basi solide; un'identità musicale sulla soglia della maturazione, in un convincente bilanciamento fra competenze, necessità espressive ed essenzialità. I conoscitori di questa musica potrebbero trovare cose che stanno cercando, o quantomeno toccare con mano il coraggio e la serietà del progetto. (Gli ascoltatori occasionali invece sono invitati a rompere gli indugi e fare un tentativo).
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Saporismi a cura di Buzz Cattaneo
Lo Spuntì ad Expò
Non parlare di una esposizione universale sul tema cibo, iniziata da poco qui a Milano, sarebbe stato impossibile. Non sono certo rimasto indifferente alle proteste NO EXPO del giorno inaugurale: e trovo molte delle critiche assolutamente condivisibili. La mia posizione di persona che parla, scrive, rompe le balle ad amici e fidanzate riguardo al cibo mi permette però, in questo momento, di portare alcune (solo alcune) critiche più specifiche su ciò che succede all’interno dei padiglioni. 1 – Eataly (in teoria sinonimo di eccellenza della produzione locale italiana) espone nel suo padiglione: Simmenthal, AIA, Amica Chips, Novi, Orogel, altri grandi nomi e lo Spuntí! LO SPUNTÍ CAZZO! Sì lo so, Farinetti (patron Eataly, ndr) ha ben altre colpe, ma qui soprassediamo. 2 – Come è ben visibile passando dalla barriera milanese dentro ad EXPO svetta la M gialla infernale. Sarebbe stato piuttosto da ingenui pensare di non trovarla, ma è sicuramente da coglioni approfittarne nel contesto EXPO! 3 – Massimo Bottura è la testa di ariete della nuova cucina italiana nel mondo. Obbligatorio il suo passaggio nelle cucine EXPO ma: BEAUTIFUL SONIC DISCO OF LOVE AND HATE AT THE GATE OF HELL PAINTING WITH WICKED POOLS OF GLORIOUS COLOR AND PSYCHEDELIC SPIN-PAINTED COTECHINO, NOT FLAME GRILLED (nome vero), è davvero un nome adeguato per il cotechino, quando lo si vuole presentare al mondo? 4 – Matteo “Selfie” Renzi, come figura pubblica, non dovrebbe cercare di favorire l’attenzione su quei pochi produttori locali che con sforzi immensi sono riusciti ad accaparrarsi un micro posto in questa esposizione, invece di starsene a pranzo al tavolo con Massimo “Ultraselfie” Bottura? 5– Cosa stracazzo ci fa il Chocolate Kebab in Palazzo Italia? A scanso di equivoci, da EXPO 2015 non aspettatevi una fiera gastronomica, non aspettatevi assaggini, non aspettatevi assolutamente di mangiare gratis. LO SPUNTÍ DA EATALY! VAFFANCULO!
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MEDIA PARTNER
FART a cura di *talia
Nome: Genere: Titolare: Subordinato:
Toponomastica: Escatologia complottista: Escatologia autorevole: Simmetria: Gallery: Voto:
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Ombre Rosse. Street Art. Latitudine 45.7065644 Longitudine 9.6969022 Tacco 13 centimetri, misura della scarpa 45. Viado paulista o fluminense. Ano e/o tonsille maschi autoctoni. Installazione rinvenuta fra Edonè, Audi Urban Center, necropoli di Redona. Che equivale a dire fra libidine, 23 cm di trave lato passeggero, bareback e/o cumshot. Calzature gemelle decorate al Valore Civile. senza tacco semino il questurino (suggerita da BrasiliaModa, massima autorità in materia). Wayang Kulit, ovvero ombre di pelle si allungano sull’hinterland dell’inconfessabile. Magistrale. Tate, Moma, Guggenheim, Mart, Maxxi e Gamec non pervenuti. Performance raccolta e smaltita da Aprica spa A2A Group. 10 con lode, alla memoria (Random Access Memory).
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Rubrica di filosofia contemporanea a cura di GroS
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D (& S)
C'è gente che dicono (e scrivono)
Se avessi un figlio sordo lo chiamerei invano. (quel genio di Alessandro Bergonzoni) Amore Ligabue no però! Piuttosto rutta che mi dà meno fastidio. (Eleonora non gradisce i rutti. Ma c'è sempre di peggio.) Agli intellettuali non piace la figa, al limite piacciono le donne. (constatazione osservando la gente del Bergamo Film Meeting che si svaga nell'igloo dell'Elav) Sui social network sono tutti amici poi uno ti chiama col numero sconosciuto e non rispondi. (Fabio B. e le sue invettive contro il progresso) Non mi stupisco dei pochi like che ottieni sui social. (Harvard V. ammonisce Luca che non conosce gli hashtag)
C'è una cosa che si chiama vita sociale che devo vedere se si trova in streaming. (Francesca N., stato FB) Original rasta brotha from babylon to zion with root and culture. (Il titolo per un pezzo reggae perfetto!) Tutte le donne, e ce n'erano molte, sembravano Mick Jagger quando Mick Jagger - ed era il 1965, 1969 sembrava una donna italiana. (Noel Gallagher racconta l'incubo di un locale milanese frequentato da calciatori) -Mercoledi é arrivato un are crisma con una Panda anni '70. -Ma la panda é degli anni '80. -Si. (Golfo é sempre piú confuso) Pensa come eravamo hipster nei '90, facevamo le fotografie quelle vere. (Joe P. mi viaggia di ricordi vintage)
MAGGIO Venerdì 15 17:00 Piazza Matteotti (ICE/BALKAN) Inaugurazione #Expogelato! Concerto itinerante della Caravan Orkestar 19:30 Palazzo Archinti/Mezzago (SAGRA) Sagra dell'Asparago 21:00 Auditorium Modernissimo/ Nembro (BLUES) BluExpo w/ Mandolin Brothers, 12 euro Auditorium Piazza Libertà (CINE/DANZA) Rassegna "Orlando. Identità, relazioni, possibilità". Proiezione di Joseph e Five Dances BlueBird/Grassobbio (REGGAE) BergamoReggae Full Crew Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica 22:00 Secret Location (PSYCH/POSTPUNK) Invisible Show w/ Asian Woman On The Telephone (RUSSIA) + Big Debbie (USA) Prenotazioni: 349.1680619 invisibleshow@yahoo.it Festa Avis Brembilla (TRIBUTE) Bandaliga, tributo a Ligabue A Tutta Birra/Telgate (ROCK) Bobby Trap Polaresco/Cafè de la Paix (POP/ROCK) Spacca il Silenzio Rocker/Barzana (NOMADI TRIBUTE) Aironi Neri Joe Koala/Osio Sopra (ROCK) Autumn's Rain + Dolores Motel Druso (INDIE) Seraphine + So Much, prima cons. 7 euro Edonè (?/ROCK/?) Departure Ave + Rich Apes O'Deas (TRIBUTE) Jolly Roger Band, tributo agli Who 22:30 Amigdala/Trezzo (INDIE) Hashtag presenta Le Capre a Sonagli + Moostroo
Sabato 16 09:00 Mezzago (WALK) Il Bosco in Città. Asparalonga, camminata in compagnia degli asini nel Parco del Rio Vallone 10:30 Porta S.Alessandro/Città Alta (PERFORMANCE) "Sound the door", Davide Bertocchi e Federico Truzzi, a cura di Contemporary Locus 7 11:00 6 punti di Bergamo (UNISONO) 6 pianoforti dislocati in città suonati contemporaneamente dagli allievi del Conservatorio. (Bis h.17) 15:30 Libreria Incrocio Quarenghi (READING) 3° incontro del gruppo di lettura. A seguire Altrove, reading sulla resistenza contemporanea, da Sciascia in poi. A cura di Teatro Caverna 16:00 Quadriportico del Sentierone (LAB) Fiori al Vento, avere stoffa per difendere le idee Rocker/Barzana (HARDROCK) Hard On, cover band Bergamo (BEATLES) Concerti, spettacoli e incontri dedicati ai Beatles fino a sera in vari luoghi. Info su fb Bergamo Beatles Festival Temporary Lab/Sentierone (LAB/MUSIC/WRITE) Laboratorio Musicale "Donizetti per bambini". 18:00 Centro Sportivo/Sorisole (REGGAE) AperiReggae por Cochabamba w/ PandaSound outta BgReggae Bloom/Mezzago (DEGUSTAZIONE) Buena Birra Social Club. Di sera, concerto di Lorenzo Monguzzi & Stefano Vergani 18:30 Auditorium Piazza Libertà (CINE) Rassegna "Orlando. Identità, relazioni, possibilità". Proiezione di Camp, di Andy Warhol →
19:30 Palazzo Archinti/Mezzago (SAGRA) Sagra dell'Asparago 20:00 Osteria della Pecora Nera (ONE MAN VEGAN) Cena vegan benefit + Mike Orange live 20:15 Piazza della Libertà (DANZA) Rassegna "Orlando. Identità, relazioni, possibilità". Matrioska di Bilicoteatro, teatro-danza in spazi urbani. A seguire proiezione in Auditorium di The duke of Burgundy e Orlando 20:45 Centro Congressi Giovanni XXIII (FARE LA PACE) Wolfgang Streeck, Il capitalismo sta per finire? 21:00 Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE) Uto Ughi e Bruno Canino Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica
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MAGGIO
21:00 Auditorium Modernissimo/ Nembro (FISARMONICA) "Quadri di Musica Russa", con Natalya Chesnova Duomo di Bergamo (MUSICA SACRA) Concerto d'organo con Francesco Finotti 21:30 Polaresco/Cafè de la Paix (REGGAE) Jakala Birrificio Hibu/Bernareggio (?/ ROCK/?) Rich Apes live 22:00 Piazza Vecchia (LIVE DIFFUSION) Lorenzo Senni AAT open air version Festa Avis Brembilla (TRIBUTE) Mercury Band, tributo ai Queen A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Blascover, tributo a Vasco Rossi Druso (ROCKABILLY) Old Cadillac, prima cons. 7 euro
2015
TELGATE POP FESTIVAL GIOVEDI 14 // MEDICINA CROW VENERDI 15 // BOBBY TRAP SABATO 16 // BLASCOVER DOMENICA 17 // MATTHEW LEE LUNEDI 18 // ATOMIKA MARTEDI 19 // VOLTS MERCOLEDI 20 // LETIFICA GIOVEDI 21 // TIME OUT VENERDI 22 // COLUMBIA SABATO23 // BANDALIGA+MAX COTTAFAVI DOMENICA24 // JOVANOTTE CUCINA TIPICA ALTOATESINA - PIZZA CON FORNO A LEGNA INIZIO SPETTACOLI ORE 22 // PIAZZALE ESTERNO AL CAMPO SPORTIVO COMUNALE .IT
22:00 Joe Koala/Osio Sopra (BLUES/FOLK) Betty Blue + Verdugo Edonè (LIVE) The Exhibition Night w/ Panda Kid + Santaelena. A seguire The Most Adorable DjSEt 23:00 Live Club (A CASO) Random, una festa a caso. Ingresso 10 euro Amigdala/Trezzo (TECHOUSE) Momento Lab w/ Sable Sheep
Domenica 17 11:00 Quadriportico del Sentierone (LAB) Fiori al Vento, avere stoffa per difendere le idee. Anche alle 12, 16, 17 e 18 6 punti di Bergamo (UNISONO) 6 pianoforti dislocati in città suonati contemporaneamente dagli allievi del Conservatorio. (Bis h.17) 11:30 Cineteatro Qoelet (BEATLES) Incontro-viaggio con l'esperto Glauco Cartocci 15:00 Palazzo della Ragione (LAB) Start Game, giochi d'immagine 15:30 Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE)
"Ah rammenta oh bella Irene" con Sim So Young (pianista), Diego Dini Ciacci (oboe) e Veronika Kralova (soprano). Replica alle 17 16:00 Campo di Azzano San Paolo (FOOTBALL AMERICANO) Lions Bergamo VS Seamen Milano 16:30 Spazio ALT/Alzano Lombardo (LAB) Spazio aperto e laboratorio per bambini "La mappa del Palma" 17:00 Spazio Jurka/Romano di L. (INCONTRO) La prima tenda rossa
17:00 Porta Sant'Agostino (MOSTRA) Nei panni dell'altra, ricamo e riscatto sociale femminile 18:00 Centro Congressi Giovanni XXIII (FARE LA PACE) Card. Joseph Zen Ze-Kiun, Occupy Hong Kong 19:30 Bloom/Mezzago (ASPARAGO) Ristorante aperto con cucina a base di asparago rosa 20:00 Edonè (LIBRO) Presentazione di "Fuori dalla Riserva Indipendente" di Francesco Bommartini Belleville/Paratico (GARAGE/ POP) Miss Chain & the Broken Heels Osteria della Pecora Nera (POSTROCK) Teich 20:45 Auditorium Piazza Libertà (CINE) Rassegna "Orlando. Identità, relazioni, possibilità". Proiezione di Stonewall, The Way He Looks e But I Am A Cheerleader 21:00 Polaresco/Cafè de la Paix (CONTEST) Anime Fuori, le poesie dei detenuti messe in musica da diverse band Cineteatro Qoelet (BEATLES) La vera storia di Yellow Submarine 22:00 Druso (INDIE) Alchimia Musicale A Tutta Birra/Telgate (ROCK) Matthew Lee
Lunedi 18 20:45 Cinema Conca Verde (CINE) Scegli il film! Il mio cinema 21:00 Edonè (F/PHOTO) Corso di fotografia 21:30 Contest (DRINK) Molecolar Night: diversi cocktail creati con innovative tecniche di sferificazione 22:00 A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Atomika, tributo ai Nomadi
Martedi 19 16:00 Cineteatro del Borgo (CINE) Gemma Bovery di A. Fontaine 20:15 Cinema Conca Verde (CINEFILOSOFIA) "Giovane e bella" di François Ozon, a seguire incontro con Paolo Mottana sul tema "Adolescenza, bellezza e mistero" 20:30 Edonè (CONTEST) Torneo di calcio balilla a premi Al Tagliere di Nese (COMICHITAR) O. Ardenghi e Lori Pontiggia 21:00 Polaresco/Cafè de la Paix (DANZE) Ballo Folk 22:00 A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Volts, tributo agli AC/DC
Mercoledì 20 20:45 Cinema Conca Verde (CINE) "Pride", di Matthew Warchus 21:00 Edonè (CONCORSO) Nuovi Suoni Live Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE) Riccardo Muti dirige l'Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e la Filarmonica del Festival con Rainer Kuchl (violinista) Belleville/Paratico (READING) Alan Poloni "Dio se la caverà" 22:00 Druso (POP ROCK) Travel, cons. obb. 5 euro A Tutta Birra/Telgate (ROCK) Letifica
Giovedi 21 19:30 Palazzo Archinti/Mezzago (SAGRA) Sagra dell'Asparago Polaresco/Cafè de la Paix (READING) Letture e musiche sulla Prima Guerra Mondiale
20:45 Cinema Conca Verde (CINE) "Pride", di Matthew Warchus 21:00 Polaresco (UN GRANDE CLASSICO) Franco Maresco racconta "Il Giorno della Civetta", di Leonardo Sciascia Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini semi-improvvisati in meno di 30 metri quadrati Contest (DRINK) Degustazione Gin: una selezione tra 100+ migliori distillati di ginepro Sede Teatro Tascabile (TEATRO VIVO) "Ai piedi di Krishna" Spettacolo di teatro-danza classico indiano stile Orissi Jurka/Romano di L. (LIVE) Punkabbuskers + Pat Atho 21:30 Rocker/Barzana (METAL) Nemesis Inferi 22:00 Druso (WORLD) Chuck Friers Band, ingresso 5 euro A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Time Out, tributo agli 883 Officina43/Castel Rozzone (COVER) Love me 3 times Senza Far Rumore/Cisano Bergamasco (REGGAE) Raphael + Easy Skankers
Venerdì 22 18:00 Domus (FARE LA PACE) Incontro "Disegnare città Umane" 19:30 Palazzo Archinti/Mezzago (SAGRA) Sagra dell'Asparago 20:30 Al Tagliere di Nese (TAROCCHI) I tarocchi di Jodorowsky 21:00 Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica 21:30 La Fornace/Almenno S. B. (POP/ROCK) Le Favole di Meg + Alchimia Sonora Sputnik 525 (ROCK) Dr. Jekyll & Mr. Hyde Druso (SHAKIRA) Obsession, tributo a Shakira, prima consumazione 7 euro →
22:00 Joe Koala/Osio Sopra (PSYC) Irriverence Psych Fest with Giobia + Bad Love Experience A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Columbia, tributo agli Oasis Polaresco/Cafè de la Paix (TRIBUTE) Brother John, tributo ai Genesis Senza Far Rumore/ Cisano Bergamasco (BALKAN) Figli di Madre Ignota + Circo Meraviglia Rocker/Barzana (BURLESQUE) Femmes Fatales Edonè (DJSET) J Posillipo O'Deas (TRIBUTE) Maledetti Gatti, tributo a Lucio Battisti 22:30 Live Club (DUB) Lion D & Sound Rebel, 10 euro 23:00 Upset Club/Seriate (HIPHOP/ ELECTRO/BASS/TRAP) Sabotage Closing Party 23:30 Under Music Club/Seriate (HOUSE) Bauhaus Party serata finale w/ &ME
Sabato 23 10:30 Porta Sant'Alessandro/Città Alta (ARTE) Contemporary Locus 7. Ultimo giorni di apertura al pubblico di una delle 4 porte di Bergamo: Porta Sant'Alessandro. Info: www.contemporarylocus.it Temporary Lab/Sentierone (FARE LA PACE) Architettura in miniatura 11:00 6 punti di Bergamo (UNISONO) 6 pianoforti dislocati in città suonati contemporaneamente dagli allievi del Conservatorio. (Bis h.17) 16:00 Spazio ALT/Alzano (MUSEO) Apertura al pubblico della nuova esposizione permanente + Lab. per bambini "La mappa del Palma"
17:00 Treviglio (TREVIGLIOPOESIA) "L'italiano Piero", a cura del Teatro Caverna 18:00 Centro Congressi XXIII (FARE LA PACE) Il libro del jazz, dal ragtime al XXI sec 21:00 Accademia Musicale/ Mezzago (ASPARAGO) Premiazione progetti "Pimp the Asparagus" Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE)
Giuseppe Albanese, pianista Sede Teatro Tascabile (TEATRO VIVO) "Angikam. Caleidoscopio d'Oriente", Spettacolo di teatro-danza classico indiano stile Orissi Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica Teatro Alle Grazie (FARE LA PACE) Continental Quartet in concerto, Africa Asia America Europa 21:30 Porta S.Alessandro/Città Alta (BY NIGHT) Visita notturna di Contemporary Locus 7 / Davide Bertocchi, Heimo Zobernig Rocker/Barzana (ROCK) Street Gang, cover band 22:00 Druso (POP ROCK) Still Crazy, prima cons. 7 euro Joe Koala/Osio Sopra (?/ ROCK/?) Rich Apes live A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Bandaliga + Max Cottafavi, omaggio a Ligabue Polaresco/Cafè de la Paix (ROCK/BLUES) Attribution Edonè (ALT/POST/PSYC/ROCK) Hashtag pres. Albedo + Teich Senza Far Rumore/Cisano Bergamasco (FOLK) Cisco + Maurizio Pirovano 23:00 Under Music Club/Seriate (ELECTRO) Stay Calmo Amigdala/Trezzo (DUB) Dub Club w/ Vibronics
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Nancy Sinatra - These Boots Are Made for Walkin’ - 1966
Via Libertà 5/a – Osio Sotto FB: dancingbootssubcultureshop Accessori e abbigliamento uomo, donna, bambino e neonato delle marche più rappresentative delle sottoculture in continuo aggiornamento, pin-up, rockabilly, mods, vintage, punk, goth, biker and more... Outfits originali per stili unici
Domenica 24 11:00 6 punti di Bergamo (UNISONO) 6 pianoforti dislocati in città suonati contemporaneamente dagli allievi del Conservatorio. (Bis h.17) 13:00 Spazio Meteora/Inzago (TRUE LOVE FEST) Progetto Meteora presenta True Love Fest con esposizioni e live w/ Fuzzuff Orchestra + Alms of the Giant + Depesos + Chatterbox + Lou Moon + Latente 15:00 Campo di Azzano San Paolo (FOOTBALL AMERICANO) Lions Bergamo VS Panthers Parma 16:30 Palazzo Visconti/Brignano (VISITA FILOSOFICA) Visite guidate e a seguire "Bellezza: destino dell'arte e dell'uomo?",
percorsi filosofici in antiche dimore storiche Sede Teatro Tascabile (TEATRO VIVO) Messieur, che figura! 18:00 Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE)
Nicoletta e Angela Feola 20:00 Osteria della Pecora Nera (HAPPY PUGNI/SPERIMENTALE)
Happy Hours w/ Pugni nei Reni live 21:00 Polaresco/Cafè de la Paix (CONTEST) Anime Fuori, le poesie dei detenuti messe in musica da diverse band 22:00 Druso (ROCK) Hard On, ingresso 5 euro Senza Far Rumore/Cisano Bergamasco (PUNK) Punkreas + Ghost Mantra A Tutta Birra/Telgate (TRIBUTE) Jovanotte
25 maggio 1977 STESSO ANNO
STESSO GIORNO
Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, approfittando dell'assenza di Mr. Universo (rapito da giovani pastorelle francesi), la Mosca Umana scalava il Centro Mondiale del Commercio mentre, poco distante, la de-evoluzione dilagava già nell'aria.
Hai capito poco? Il 25 maggio 2015 clicca su ctrlmagazine.it. Il nome della rubrica è “Stesso anno, stesso giorno”. Capirai di più.
Lunedi 25 20:45 Cinema Conca Verde (CINE/ SUB/ITA) "Storie pazzesche", di Damián Szifron 21:00 Auditorium di p.zza della Libertà (CINE) Loin des Hommes, di David Oelhoffen Edonè (PHOTO) Corso di foto 21:30 Contest (DRINK) Molecolar Night: innovative tecniche di sferificazione Arci Maite / Città Alta (PATCHANKA/RUMBA) Malaleche. Gods + Phila (dei Cuggini di Lucania) & Valentina Benaglia
Martedi 26 16:00 Cinema Teatro del Borgo (CINE) "Jimmy's hall", di Ken Loach 20:15 Cinema Conca Verde (CINEFILOSOFIA) "Grand Budapest Hotel" di Wes Anderson, a seguire incontro con Florinda Cambria "I non luoghi e la memoria" 20:30 Polaresco/Cafè de la Paix (?) Torneo di Briscola chiamata Al Tagliere di Nese (BLUES) Riyen Roots and Kenny Dore 21:00 Auditorium di piazza della Libertà (AL CUORE DEI CONFLITTI) Song of My Mother, di Erol Mintas 22:00 Joe Koala/Osio Sopra (ROCK) Brembeat'n'roll + Radio Bam present: Autoramas (Brasile)
Mercoledì 27 20:00 Al Tagliere di Nese (CENA/ WORLD) L'India a tavola 20:45 Cinema Conca Verde (CINE) Hungry hearts di S. Costanzo
21:00 Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE)
Grigory Sokolov, pianista Cinema Teatro del Borgo (CINE) "Jimmy's hall", di Ken Loach Jurka/Romano di L. (CINE) Rassegna Ever Fallen in Love, "la sorgente dell'amore" 22:00 Druso (WORLD) Tonino Carotone & Band, ingresso con consumazione 10 euro Edonè (RADIOLUTION) Dalle 19 aperitivo in lingua. A seguire Doug Tuttle
Giovedi 28 18:30 Edonè (MUSIC/COMICS) Presentazione della serie di incontri Waiting For Music and Comics 20:00 Al Tagliere di Nese (CARIBEANS) Orobians live verso gusti caraibici 21:00 Auditorium di piazza della Libertà (AL CUORE DEI CONFLITTI) Asier ETA biok, di Amaia Merino, Aitor Merino Cinema Teatro del Borgo (CINE) "Jimmy's hall", di Ken Loach Polaresco (UN GRANDE CLASSICO) Goffredo Fofi racconta "Il Silenzio del Mare" di Melville Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini semi-improvvisati in meno di 30 metri quadrati Belleville/Paratico (DJSET) "Kingston Club" Mekis dj set reggae, ska, dub, calypso Contest (DRINK) Degustazione Gin: una selezione tra 100+ migliori distillati di ginepro 22:00 Druso (WORLD) Randolph Matthews, ingresso 7 euro Officina43/Castel Rozzone (ROCK) Roll On Time 22:30 Live Club (ROCK) Poets of the Fall, ingresso 25 euro
Venerdì 29
Sabato 30
18:00 Torre Boldone/Area Feste (PRIMAVERA) Aperitivo con dj set. A seguire Hermetica + Voga + Moostroo San Pellegrino Terme (BIRRA) BeerGhèm, rassegna dei birrifici artigianali bergamaschi 19:00 Lovere (VISITA FILOSOFICA) Visite guidate del borgo lagunare e a seguire "Bellezza: destino dell'arte e dell'uomo?", percorsi filosofici in antiche dimore storiche 20:00 Lo spirito del pianeta/Chiuduno (CULTURE) Accensione del fuoco sacro. A seguire concerto di Hevia (Asturie) 21:00 Auditorium di piazza della Libertà (AL CUORE DEI CONFLITTI) Felix and Meira, di Maxime Giroux Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica 21:30 Edonè (INDIE) Maria Antonietta Belleville/Paratico (PAROLE/ MUSICA) Cristiano Godano & Giancarlo Onorato "La ricerca della bellezza" Rocker/Barzana (QUEEN TRIBUTE) Merqury Legacy 22:00 Druso (FESTIVAL) Emergenza Musica Polaresco/Cafè de la Paix (INDIE/NOISE) Martiri di Turro + Vuoto Elettrico Joe Koala/Osio Sopra (HIPHOP) Aka presenta Shiva Rockin' Ghisalba (PUNK/ROCK) Raw Power + The Crooks Pacì Paciana (REGGAE) Speriamo Che Sia Femmina w/ Yaga Yaga Sound Ls BgReggae O'Deas (TRIBUTE) Queen Legend Parco Tittoni / Desio (SQUIRTING) Ruggero dei Timidi in concerto
11:00 San Pellegrino Terme (BIRRA) BeerGhèm, rassegna dei birrifici artigianali bergamaschi 13:00 Piazza della Libertà (SPORT) Street Boulder Bergamo 14:30 Live Club (METAL) Metalitalia Festival w/ Testament + Exodus e molti altri 16:00 Spazio ALT/Alzano Lombardo (MUSEO) Apertura al pubblico della nuova esposizione permanente 18:00 Torre Boldone/Area Feste (PRIMAVERA/IL GOST) Aperitivo con dj set. A seguire Norberto Vergani + Welt Am Draht + Violaspinto + Fletcher 19.00 Arci Maite / Città Alta (MURI CHE PARLANO) Aperitivo + presentazione del libro "Genova sui Muri" + incontro con gli autori 20:00 Edonè (COUNTRY) Amy Lavere + Nena & the Hillbilly Heroin. Dalle 23 Erasmus Party Sede Teatro Tascabile (TEATRO VIVO) "Il soffio melodioso. Melodie dell'India del Nord", concerto di musica indostana. A seguire "L'Amore, il Respiro e il Ramayana", spettacolo di teatrodanza 21:00 Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Concerto dei Finlay Mac Donald & Chris Stout Band (Scozia) Estivo Smile Cafè (ACOUSTIC) Giannissime, tributo a Gianna Nannini Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica Auditorium di Stezzano (SHOW) Per antiche contrade 2015 presenta: Dante's Inferno Concert 21:30 Rocker/Barzana (OASIS TRIBUTE) Supernova →
Il Teatro Prova presenta il saggio del II anno del Corso per Attore
I LIKE YOU DIE
Serie teatrale in due puntate Drammaturgia di Nicola Feninno Regia di Stefano Facoetti e Stefano Mecca
Presso il Parco della Trucca, Bergamo 2 giugno h.21.00 (I puntata) 4 giugno h. 21.00 (II puntata)
22:00 Rockin' Ghisalba (ROCK) Rezophonic + Welcome! Wonderland Polaresco/Cafè de la Paix (PARTY) Festa della consulta provinciale degli studenti Joe Koala/Osio Sopra (INDIE) Talking Bugs 23:00 Torre Boldone/Area Feste (CONSIGLI NOTTURNI) Spettacolo teatrale + I Consigli Notturni di CTRL Amigdala/Trezzo (TECHOUSE) Momento Lab Closing Party Under Music Club/Seriate (GIRLS) Pupa e Scintilla
Domenica 31 10:00 Az. Agr. Lurani Cernuschi (ARTE/TEATRO/POESIA) "Presenze" Figure oniriche abitano un luogo fantasma 11:00 San Pellegrino Terme (BIRRA) BeerGhèm, rassegna dei birrifici artigianali bergamaschi 14:00 Edonè (REGGAE) BgReggae Sunfest Launch Party: Big Reunion 15:00 Campo di Azzano San Paolo (FOOTBALL AMERICANO) Lions Bergamo VS Giaguari Torino Polaresco (VINTAGE) Mercatino Vintage 16:30 Spazio ALT/Alzano Lombardo (LAB) Laboratorio per bambini "La mappa del Palma" 17:00 Libreria Incrocio Quarenghi (DANZA) La danza ci tocca, conversazione fisica sulla creazione coreografica 18:00 Torre Boldone/Area Feste (PRIMAVERA/IL GOST) Aperitivo con dj set. A seguire Eyes of Disdain + Bardo Thodol + Cornoltis. Dalle 23 palco aperto
19:00 Edonè (REGGAE) Waiting for BergamoReggae Sunfest 21:00 Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Ensemble Sangineto (Italia) Polaresco/Cafè de la Paix (CONTEST) Anime Fuori, le poesie dei detenuti messe in musica da diverse band. Serata finale. 21:30 Rockin' Ghisalba (RAP) Giaime + Etze Gringo + Tia Genge + Frank Pierce
Tutti gli eventi aggiornati: www.ctrlmagazine.it
GIUGNO Lunedi 1 11:00 San Pellegrino Terme (BIRRA) BeerGhèm, rassegna dei birrifici artigianali bergamaschi 19:00 Edonè (STREET FOOD) Street Food Fighters. Dj-stivo by J Posillipo 21:00 Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Concerto del gruppo Kila (Irlanda) Teatro Donizetti (FESTIVAL PIANISTICO INTERNAZIONALE) Kansai Philarmonic Orchestra con Augustin Dumay, direttore e violinista Parco Alpini/Pradalunga (TRIBUTE) Giannissime, tributo a Gianna Nannini Polaresco/Cafè de la Paix (TRASH) Dj set con On Air & Cds
Caffè Papavero
Martedì, mercoledì, Giovedì e venerdì: dalle 19 alle 21 Aperitivo Persiano
Sabato: serata cultura, su prenotazione (3285946104)
Cortile interno Wi-Fi – Bon Ton Via Pignolo 96A BG
Stuntmen alle prese con aeroplani, poliziotti alle prese con rivolte, primi ministri alle prese con telefax, giovani attori alle prese con giornali meticci, coppie alle prese con balli di fine anno, e studenti universitari alle prese con la loro prima manifestazione.
STESSO GIORNO
STESSO ANNO
2 giugno 1967
Hai capito poco? Il 2 giugno 2015 clicca su ctrlmagazine.it. Il nome della rubrica è “Stesso anno, stesso giorno”. Capirai di più.
Martedi 2
Mercoledì 3
11:00 San Pellegrino Terme (BIRRA) BeerGhèm, rassegna dei birrifici artigianali bergamaschi 16:00 Polaresco/Cafè de la Paix (NEO18) Consegna delle tessere elettorali ai neo 18enni che a seguire si balleranno un po' di trash aperta a tutti 21:00 Edonè (ALLEGRIA) Waiting For Allegria Party Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Canti e danze tradizionali Parco della Trucca (TEATRO) "I Like you die" serie teatrale in due puntate (1a puntata)
18:00 Patronato Hub/Via Gavazzeni (INAUGURAZIONE) Musica, aperitivo by Edonè, live painting by Pigmenti 20:30 Lo spirito del pianeta/Chiuduno (CULTURE) Cerimonia di benvenuto dei gruppi indigeni al fuoco sacro. A seguire canti e danze tradizionali del gruppo Maasai (Kenya) 21:00 Cinema Conca Verde (CINE) "Il sale della terra", di Wim Wenders Cinema Teatro del Borgo (CINE) "Turner", di Mike Leigh
PRONTI A PRENDERE FUOCO?
Si può essere punk e tra i massimi organisti al mondo? Sì, se ti chiami Cameron Carpenter. Nominato ai Grammy e definito “il Paganini dell’organo”, il giovane artista americano si esibirà giovedì 11 giugno al Teatro Donizetti con il “Touring Organ”, un gioiello iper-tecnologico da lui stesso progettato. Virtuosismo, improvvisazione, arte della trascrizione: uno spettacolo capace di infiammare gli animi.
CAMERON CARPENTER
Teatro Donizetti. Giovedì 11 giugno 2015, ore 21.00 In collaborazione con Con il sostegno di Acquista su
Informazioni: tel. 391 4619293 - www.festivalpianistico.it / info@festivalpianistico.it
Giovedi 4
Sabato 6
21:00 Cinema Conca Verde (CINE) Il sale della terra di W. Wenders Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Canti e danze tradizionali del gruppo della Malesia Contest (DRINK) Degustazione Gin: una selezione tra 100+ migliori distillati di ginepro Sbirrando/Calusco (ROCK) The Dark Shines + Meneguinnes Parco della Trucca (TEATRO) "I Like you die" serie teatrale in due puntate (2a puntata)
16:00 Luoghi Vari/Bergamo (PER AMORE O PER FORZA) Spettacoli teatrali fino all'alba del giorno seguente. Info su www.teatrotascabile.org 21:00 Lo spirito del pianeta/Chiuduno (CULTURE) Canti e danze del gruppo Indiani d'America Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica Edonè (MAI UNA GIOIA) Bergamo Sottosuolo: The Dictators NYC + The Midwest Beat Sbirrando/Calusco (MUSICA/ BIRRA) The Fiftyniners + Dj Tommy il Losco 21:30 Rocker/Barzana (TRIBUTE) Virgin Killers, tributo femminile agli Scorpions Festa all'aperto/Gaverina (ACOUSTIC) Jonathan e Veronica presentano Onomatopè
Venerdi 5 19:00 Rocca di Urgnano (VISITA) Visite guidate e a seguire "Bellezza: destino dell'arte e dell'uomo?", percorsi filosofici in dimore storiche 21:00 Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Canti e danze tradizionali del gruppo del Maya del Guatemala Polaresco (TEATRO) Maratona teatrale a cura diTeatro Caverna Tin Pan Alley/Bariano (DJ SET) Musica elettronica Joe Koala / Osio Sopra (HARDCORE/METAL) Hungry like rakovitz + Uprising Edonè (PUNK) Cornoltis Sbirrando/Calusco (REGGAE) Manu & Mama's Anthem + Piero Dread & Vibes Point Band + Jamstone Sound 21:30 Anfiteatro del Filandone di Martinengo (SPETTACOLO) Ares presenta "La Sfida", racconti dagli ospedali di Emergency e live con i MyBlake Rocker/Barzana (METAL) Methedras
Domenica 7 18:00 Lazzaretto / Bergamo (OPEN AIR) Inaugurazione Happening delle cooperative 2015 19:00 Polaresco/Cafè de la Paix (IRISH FOLK) Ayre in concerto 19:30 Sbirrando/Calusco (MUSICA/ BIRRA) Asseneutro e alle 21:00 MIWA e i suoi componenti 21:00 Lo spirito del pianeta/ Chiuduno (CULTURE) Canti e danze tradizionali del gruppo Inca (Perù) Villa Berizzi / Presezzo (FOLK/ JAZZ) Per antiche contrade 2015 presenta: Balfolk Teatro Sociale/Città Alta (FESTIVAL DANZA ESTATE) Romeo y Julieta Tango Edonè (FUMETTI) Waiting for music and comics festival
ORE 21:15
The Dark Shines
ORE 22:00
Meneguinness
ORE 21:30
Manu & Mama's Anthem
ORE 22:15
Piero Dread & Vibes Point Band + Jamstone sound dj set
ORE 20:30
DJ Tommy il Losco + Stage ballo Rock'n' Roll
ORE 22:15
the
Esposizione auto americane anni 50/70
Fiftyniners
ORE 18:00 ORE 19:30 ORE 21:15
aperitivo & raduno Moto Cafe Races
MIWAe i suoi componenti
ORE 21:30
Io Mi Metto in Gioco
Asseneutro
ORE 22:00
Nadar Solo
ORE 21.30
Beverly Killz
ORE 22:00
Pino Scotto
ORE 21:30
Blues Fingers
ORE 22:00
Treves Blues Band
ORE 20:00 ORE 24:00
Dj Ardiman
ORE 22:15
the
ORE 18:00 ORE 19:30
Sugarpie and the Candymen
aperitivo & raduno moto Vespe
ORE 22:15
AmbraMarie
ORE 19:30
Pdf Quartet
ORE 21:15
Jane J’s Clan
trediori.it 2015
Bluebeaters
A cura di Gilles Deluso
80
Oroscopo Odoroso Dritta del mese a cura di Guido Ceronetti
Aggiungere profumi al corpo è aggiungere anima o, se manca, fingere di averne una.
Dal 20 maggio, l'extended cut di quest'oroscopo su www.ctrlmagazine.it
[L'astro-concept del mese, su consiglio dell'amico Nando Smamma, vuole far dimenticare con nuovi e molesti aromi le schifezze del passato Oroscopo Rivoltante, “e chissà che non riescano a coprire anche il tanfo promanato da grandi opere e universali Expo.”] LACCA PER CAPELLI 21 Marzo - 20 Aprile
ARBRE MAGIQUE ™ 21 Maggio - 21 Giugno
Il segreto del mio successo è la mia lacca. (Richard Gere) Sotto il tuo soffio prolungato quei capelli che vorresti fissar per sempre deperiscono, e il tuo gas allarga la smagliatura dell'ozono. Credi di far del bene, Lacca, e invece distruggi. Rimani pure a tenuta forte, se vuoi, ma non sfibrarci. Canzone: Hairspray Queen (Nirvana)
Per attirare gli uomini, indosso un profumo chiamato "Interni di auto nuova". (Rita Rudner) Santo Dio, quante volte ti si deve dire che non sei quel nome d'aroma che ti ritrovi scritto addosso, ma solo un cartoncino tagliato ad alberello? Frena con quel tuo culto delle parole, Arbre, la realtà è un'altra cosa. Installazione: Arbre Magique Pollination (Milano, Expo 2015)
MENTINA 21 Aprile - 20 Maggio Per anni abbiamo sostenuto che la libertà era un'automobile, la famiglia una spaghettata, l'aria buona una mentina. (S. Benni) Ideale per dimenticare quel che si è mangiato e bevuto, sei una profumatrice ingorda ed edonista. Anziché scappare dal ricordo dei tuoi eccessi passati, conféssateli apertamente: preverresti nuove indigestioni. Canzone: Peppermint Man (Dick Dale)
DOPOBARBA 22 Giugno - 22 Luglio La barba non fa il filosofo. (Plutarco) È dura arrivare dopo. Rimpiangi quel che è stato, lamenti di non aver guerreggiato con le lamette e ti rimane il gioco facile dei soccorsi a posteriori. Ma giova ricordarlo: è questo il tuo talento. Canzone: Hot Aftershave Bop (The Fall)
DEODORANTE 23 Luglio - 23 Agosto
SALVIETTA UMIDIFICATA 23 Novembre - 21 Dicembre
Il successo è un eccellente deodorante. Porta via tutti i cattivi odori precedenti. (Liz Taylor) In comune con la Lacca, segno di fuoco come te, hai una leggera ossessione a primeggiare che talvolta ti porta a sfasciar il circostante (ozono incluso). Deodò, cerca d'esser più egosostenibile. SentiMetal: Odoratus Sepolcrorum (Grave Miasma)
Mano umida dice amore. (Proverbio) Levi l'unto e strucchi dal superfluo, lustri schermi e ci aiuti a veder meglio. Sei fresh & clean, sbarazzina e rasserenante. Sì, Salvietta, questa è una dichiarazione d'amore. Hai impegni stasera? Poesia: Sull'umida terra (E. A. Evtusenko)
MUGÒLIO 24 Agosto - 22 Settembre La cosa più bella che ho ereditato da mio padre è l'amore per il tagliare la legna, soprattutto legno di pino. (David Lynch) Basta un accento, e da olio di pino mugo ti fai pedante Mugolìo. Non cader tra i rametti gemebondi da cui provieni, asciugati gli occhi e guardati intorno. Son lì tutti ad annusare il tuo profumo, e tu manco te n'accorgi. Canzone: Lament (Caethua) POT-POURRI 23 Settembre - 22 Ottobre
NAFTALINA 22 Dicembre - 20 Gennaio E profumi di lavanda, mentre io profumo irrimediabilmente di naftalina, maledetto sia il mio armadio. (Stefano Benni) All'opposto della giovanile Salvietta, preferisci funerali e ospizi. E oh, funzionare funzioni. Coi tarli, tipo. Ma in vita non tutti trovano di gran conforto la tua compagnia. Che di per sé non sarebbe un problema, se ti ritenessi viva a tua volta. Lina, datti un('altr)a possibilità. Personaggio Disney: Eta Beta COLLUTORIO 21 Gennaio - 19 Febbraio
Il pot-pourri? Una delle più grandi truffe del XX secolo. (dalla serie Jonathan Creek) M. Finesse, coacervo d'olii e petali di fiori secchi, adorna oltreché profumare. Ma basta già il nome del signorino a contraddire le sue belle maniere. Lo sa, vero, che vuol dire “pentola putrida”? Raccolta di racconti: Pot-pourri (Voltaire)
Ho cercato di fermarlo con la forza, c'è stato un vero collutorio. (Totò) Anziché andar a stanare rimasugli di cibo e di vite altrui, impara qualcosa su di te (ad es. che hai una sola T). E non prendertela se vieni sempre risputato fuori. La vera avventura inizia dallo scolo. Canzone: Right Perfume, Wrong Mouthwash (R. Stevie Moore)
WC NET PROFUMOSO GEL ™ 23 Ottobre - 22 Novembre
INCENSO 20 Febbraio - 20 Marzo
«Un impulso verso il meglio» - formula per «andare al gabinetto». (Friedrich Nietzsche) È tuo il vero lavoro sporco: affronti le incrostazioni più temibili, t'adopri con coraggio e procuri una soddisfazione dietro l'altra. Non demordere mai, Profumoso. Sei il solo eroe che ci rimanga. Maccosa: Cesso (Fatur)
L'incenso è potente e provocatorio, sia esso buddista o cattolico. (David Bowie) Spiacente, ma giungi sempre a fine corsa. Sensibile che tu sia, credi molto più di quanto tu capisca. E se più di credere a chi rifiuta di capire, ti sia essenziale capire chi non crede? Prova a sorprenderti. Meditazione: Incense & Rain (Thom Brennan)
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