NUMERO 62 ctrlmagazine.it
ANNO VII Vi siamo gratis
To bee, or not to bee? L’estinzione del maschio • Fare il becchino a 18 anni • Eventi fino al 13 dicembre
CTRL MAGAZINE
#62 — INDICE
IL GIOCO DELL'APE
SULLA PELLE DELL'OCA
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Controeditoriale
Cancroregina: l'estinzione del maschio
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Cover story
Bzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz
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Da Bergamo a Bergamo
Il lavoro che vi consiglio – Fare il becchino a 18 anni
40
Intervista impossibile
Albert Einstein
46
RIPadvisor - Rubrica di recensione di cimiteri
Basilica/Cimitero di S.Giulia, Bonate Sotto
48
Interessanto
Sant'Ambrogio – Protettore degli apicoltori
50
Cinema e altre eresie Cinema e altre autopsie
The Lobster Tokyo Tribe
52
Spoiler - Serie Tv
Midwinter of the Spirit
54
Urban Sound – Cose da trovatori
Riccardo Chiaberta Nirguna – Lux
57
Saporismi
Chi vuol essere virgitariano?
59
Exp0.init()
Yo
61
Letterine
Deborah Amalia Esposito da grande vuole fare la carabiniera
63
Fart
Una rubrica inesplicabile
65
Meteorologeria - Rubrica di previsioni applicate
Il tempo previsto per novembre
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CGCD (&S)
C'è gente che dicono (e scrivono)
80
DisAstrologia
L'oroscopo è FINITO.
la virtù sta nel “mezzo”
RIPARAZIONE - VENDITA RESTYLING - CREAZIONE BERGAMO - VIA PAGLIA 31
WWW.BIKEFELLAS.IT
VENITE A TROVARCI A RAGGIO - STILE DI VITA A PEDALI 14 E 15 NOVEMBRE - SPAZIO FASE - ALZANO LOMBARDO
Controeditoriale a cura di Dario Incandenza
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Cancroregina Per fare un prato occorrono un trifoglio e un’ape, un trifoglio e un’ape, e immaginazione. L’immaginazione da sola basterà, se le api sono poche. (Emily Dickinson)
Dillinger è morto (1969) di Marco Ferreri
“Se l’ape scomparisse dalla faccia della Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Uno degli aforismibufala più fortunati di sempre, attribuito dall’Unione Apicoltori Francesi ad Albert Einstein, una ventina d’anni fa, val bene da pretesto per aprire questo numero incentrato sull’estinzione loro e nostra, alla luce dell’inquietante fatto che le api stanno sparendo sul serio.
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Si potrebbe pure aggiungere che una delle ragioni principali della moria è l’apicoltura stessa, ed ecco che la gag assume un nonsoché di comica finale. Fatto sta che api e uomini, qualcosina in comune, anche in punta di suicidio di massa, sembrano avercelo. Disorientate le une da quelle stesse onde elettromagnetiche da cui gli umani sanno sempre meno prescindere, fiaccati da quello stesso zucchero che alle prime viene propinato forzosamente al posto del miele rubato (privilegi dello specismo! why not?) e di cui i secondi amano farsi come d’eroina in vena (come di molte altre abitudini irrinunciabili e allegramente cancerogene – caffé, carni rosse lavorate, Tg2 Costume e Società...). E che c’entra poi che il tumore, dacché 50 anni fa beccava una persona su 30, ora colpisce uno su 3, e per un domani, se va bene, si stima un ammalato di tumore su 2 esseri umani? È solo la metà, in fondo. O anche il diabete mellito, mica vorrai farmi credere che prima del XX secolo non esisteva, certo ora va di moda, ma è un segno di benessere, come quell’altra new entry dei fattori iatrogeni (gli effetti collaterali dei farmaci, negli Stati Uniti tra le primissime cause di morte), e insomma piantala – mi dici, ti dico – non sapevi che vivendo si muore? L’alimentazione, lo stile di vita, l’inquinamento d’ogni genere, si sa, son fregnacce che c’entrano e non c’entrano, l’importante è la “giusta misura”, è o non è tutta questione di karma? Da intendersi qui nella sua vulgata cool di nuvoletta fantozziana, i presibene saranno primi e i presimale gli ultimi, Placebo e Nocebo: dito a batticchiare la testa, e una formulina magica a rassicurare anche chi è in chemio avanzata - è tutto psicologico, baby. E poi dai, chi se ne frega, parliamo di figa, parliamo di cazzo, mettimi il like che te lo metto anch’io. Ok: anche qui le api ci tornano utili. La descrizione dei costumi sessuali delle api, come della passione per l’identico a sé nella società della massima omologazione possibile (la nostra?), trovano una ficcante parafrasi pornodidattica nelle pieghe della cover story del direttore Nicola Feninno (da pag.11), che a sua volta può riallacciarsi a riflessioni nell’aria da qualche tempo nel dibattito culturale – la morte del desiderio come attrazione di differenze e l’imperativo omofilo, la svirilizzazione dell’uomo e la femminilità trionfante – con un film e un romanzo usciti recentemente, entrambi nel segno della distopia (cioé dell’utopia negativa). Il primo è il greco The Lobster (film del mese a pag. 50), visione fantascientifica sul diritto alla solitudine (e sulla possibilità di essere liberi come coppie) che ribatte con disperato ottimismo al ciniconichilismo del Nymphomaniac di Von Trier (“L’amore è sesso con l’aggiunta della gelosia”) e sembra rimandare ai grotteschi, apocalittici caroselli di sessi del cinema di Marco Ferreri – autore peraltro del classico Una storia moderna – L’ape regina (1963), dove un uomo sposava una donna illibata e religiosa fervente, riducendosi per lei a povero fuco, utile solo per la bisogna riproduttiva (dopo la quale dovrà morire).
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Beautiful You (2015) di Chuck Palahniuk
Il secondo è una satira clinica e spassosa, Beautiful You di Chuck Palahniuk, già autore di culto dei fondamentali Fight Club e Survivor, a differenza dei quali la sostanza letteraria è pochina, ormai ingessata in una maniera routinaria, talvolta di una sciatteria da barzelletta sporca, ma la sua capacità di tirare insieme una parodia feroce di 50 sfumature di grigio e della letteratura pornoro$a che avvince tutte – ovunque – oggi, e combinarla con una Cenerentola post-femminista in un mondo dove non rimane niente che non sia stato turbocapitalizzato, trova uno sviluppo ludico-critico potente e acuminato. E perfetto per questi tempi d’edonismo solipsista ed emancipazione ipocrita: vent’anni dopo l’intrattenimento letale di Infinite Jest, la morte per troppo piacere – via coma erotico, in questo caso – è provocato non più da un film, come nel capolavoro di Wallace, bensì dalla nuova serie di prodotti “per la cura personale” Beautiful You, ovvero da un campionario d’efficientissimi sex toys ad uso delle sole donne. Queste ci prendono gusto, lasciano mariti, fidanzati, figli e carriere, spariscono dalla scena pubblica, il PIL cala, i divorzi aumentano del 400% e i dildi Beautiful You diventano la nuova valuta informale in tutto il mondo, “un mondo di peni obsoleti e infuriati”. Tutte le donne, comprese le arrabbiate militanti di Occupy Wall Street, si riducono a scheletri ambulanti in astinenza d’orgasmo, alla ricerca disperata di batterie per procurarsi altro “piacere autoinflitto”, assediano i punti vendita come gli zombie dei film di Romero, dichiarano a gran voce l’obsolescenza e l’inutilità del genere maschile (“Questo pezzo di plastica è più uomo di quanto tu potrai mai essere!”). Palahniuk, scrittore dichiaratamente gay , racconta il caso di una Cenerentola, laureata in Gender Studies, e traviata da un Principe Azzurro scienziato del sesso (“come se per farla eccitare avesse un’applicazione sul suo smartphone”), a emblema di un sistema dove le cene romantiche sembrano “piacevoli colloqui di lavoro”, i rapporti tra sessi sono audizioni, serrati confronti ginnici di potere, e tutto è omologazione e compulsione al consumo, sete di successo e d’autoappagamento, mentre il sentimento latita (del resto, il claim dei prodotti B.Y. è: Meglio dell’amore), e quel che più conta, il mercato ribadisce ovunque il suo dominio assoluto sui corpi, in un’emancipazione illusoria che si rivela schiavitù drone-comandata.
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Una resa per certi versi simile è al centro anche dell’altro, vero, grande romanzo distopico del 2015, il chiacchieratissimo ma forse non altrettanto letto e compreso Sottomissione di Houellebecq, dove oltre al disperato bisogno di aggrapparsi a una fede nella catastrofe del post-tutto, al collasso dei valori umanistici, all’apatica rassegnazione di morti viventi a cui “sconcerta e ripugna” l’irruzione della storia politica nella propria vita (e la strage di Charlie Hebdo, il giorno dell’uscita del libro, l’ha prontamente verificato), tocca anche ruoli e categorie sessuali, tratteggia la fine del desiderio inteso come incontro/attrazione di differenze e non semplice assimilazione o riproduzione dell’identico, descrivendo le relazioni d’oggi vissute come apprendistati, “stage della relazione amorosa”. Questo percorso che intreccia annientamento delle diversità e rinnovato appeal della sottomissione, a mo’ d’espiativo ritorno in posizione fetale (da cui il titolo, dall’omonima astrona-
Ciao maschio (1978) di Marco Ferreri
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ve fetale, suicidaria, del racconto di Tommaso Landolfi), potrebbe continuare anche fuor di letteratura con pamphlet, recenti e recentissimi, che fioccano tra arie populiste e provocazioni intelligenti (su tutti, L’uomo maschio di Éric Zemmour e Siamo tutti puttane di Annalisa Chirico). Ma il punto, forse, è anche più spiccio, a un passo dal quotidiano: se accettiamo di farci amministrare le nostre vite affettive da un software e di far rendicontare le nostre relazioni a un social network quotato in Borsa, se ci sentiamo affini solo quando ci piacciono le stesse cose e andiamo negli stessi posti, se io cerco solo un riflesso di me in te e tu cerchi solo un riflesso di te in me, se vogliamo solo essere uno specchio che si specchia in un altro specchio, non significa che siamo già morti? Metti il like a questo.
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COVER STORY a cura di Nicola Feninno — fotografie di Mattia Rubino
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BZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZ ZZZZZZZZZZZZ
Nell’alveare l’individuo non è nessuno, non ha che una esistenza condizionata, non è che un momento senza peso, un organo alato della specie. Tutta la sua esistenza non è che un sacrificio incondizionato all’essere infinito e perpetuo di cui fa parte. (Maurice Maeterlinck, La vita delle api)
Mentre il liberalismo pone l'individuo al centro di ogni cosa, noi abbiamo sostituito l'individuo con il popolo e il singolo con la comunità. Il concetto di libertà individuale trova il suo limite nel concetto di libertà popolare. (Adolf Hitler, Programma del Partito Tedesco Nazionalsocialista dei Lavoratori)
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I IL SIGNOR STENTIENESI «Stentienesi. Con l’accento sulla “e”, come tiè; prima c’è sten, poi c’è tiè, poi c’è nesi». Luigi Stentienesi ci tiene alla corretta pronuncia del suo cognome, con tanto di gesto dell’ombrello a evidenziare la giusta collocazione dell’accento sulla “e” di “tiè”. Mi stringe la mano sulla porta di casa sua. Mi invita ad entrare. Fuori c’è un bel giardinetto: è una giornata limpida e i colori sono quelli dell’autunno, perché è autunno. Ci sono cinque arnie: due sono gialline, due rossine, una azzurrina. Le ha costruite e dipinte lui. «Giusto per intenderci, almeno sulle basi: dire arnia – più o meno – è come dire alveare. Quelli precisi, io sono uno preciso, definiscono alveare solo quello costituito naturalmente dalle api, ad esempio sul ramo di un albero; l’arnia è quella che costruisce l’uomo per le api domestiche. In ogni arnia ho piazzato 10 telai; su ogni telaio le api costruiscono un favo, che è l’insieme delle cellette esagonali di cera. Le api fanno anche la cera: fin qui ci siamo?» Ci siamo. Il signor Stentienesi ha piazzato un tetto a spiovente colorato di bianco sopra ogni arnia. Dentro, le api sono in letargo. Intorno al suo giardinetto c’è l’Alta Val Seriana. Sullo zerbino c’è un’ape stilizzata, entro in casa, mi offre un tè e mi mostra un lato scurrile, che contrasta con le maniche bianche della sua camicia che spuntano dal gilet di lana bordeaux . «Quindi delle api non sai un cazzo, tranne che producono il miele? E forse conosci anche la storia di Einstein che avrebbe detto che una volta estinte le api, all’uomo
sarebbero restati solo altri 4 anni di vita, prima di estinguersi a sua volta? Ecco, non è vero che l’ha detto Einstein. Ma le api stanno scomparendo davvero». Mi versa il tè, mi dice niente zucchero qui, se vuoi puoi aggiungerci direttamente il mio miele, mi passa un barattolo con un’etichetta scritta a mano, mi sorride. Non è proprio un sorriso, in realtà, tira su solo l’angolo destro delle labbra facendo schioccare la lingua sotto. Durante la nostra chiacchierata pomeridiana, lo farà un po’ di volte. «Allora, come saprai, i fiori non scopano. La cosa principale che fanno le api – e sto parlando delle api operaie – è fare scopare i fiori tra loro. Non lo fanno apposta, a loro frega solo del miele e della sopravvivenza del loro alveare. Se avessi un nipotino gli direi che ogni ape è come Cupido, che scocca delle frecce d’amore tra un fiore e l’altro, per far rinascere la natura ad ogni primavera. Ma io non ho nipotini, e tu mi sembri grandicello. Quindi poche api, poca impollinazione, poco cibo. E poco cibo uguale tanti problemi per gli uomini. Ma questa non è la notizia peggiore». In Europa la diminuzione degli alveari negli ultimi anni è stata all’incirca del 50 per cento; in Italia tra il 20 e il 30 per cento; in Giappone del 25 per cento; negli USA intorno al 30 per cento, con punte del 60/70 per cento in alcuni Stati; il presidente Obama ha fatto installare delle arnie nel giardino della Casa Bianca: un gesto simbolico. In Cina, le api sono già praticamente estinte: in alcune zone sono stati assoldati degli uomini-ape, che si arrampicano sugli alberi in fiore, dotati di una sottile canna di bambù con un pennello in fondo cosparso di polline. Un uomo ape – sottopagato – impollina circa 20 alberi al giorno. Uno sciame d’api circa 200. In America sono stati prodotti i primi prototipi di ape-robot, per ovviare alla carenza di api-normali.
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Altri dati: le api sono responsabili dell’impollinazione di più di 120 specie di piante alimentari. Su scala mondiale, il valore economico dei servizi di impollinazione offerti gratuitamente delle api si aggira intorno ai 153 miliardi di euro. La cifra si riferisce solo alle colture prodotte esplicitamente per il consumo umano: a queste vanno aggiunte le ricadute sulle colture che costituiscono cibo per animali (che spesso finiscono per essere cibo per uomini), i fiori selvatici e quelli ornamentali. In Italia, senza le api, ci sarebbe un crollo della produzione alimentare di circa un terzo. Queste, comunque, non sono le notizie peggiori. «La conosci la storia del volo nuziale?». Ho letto qualcosa a riguardo, ma preferisco rispondere di no al signor Stentienesi. Il vetro dei barattoli di miele etichettati a mano e il legno d’abete dei tavoli, delle sedie, dei pavimenti, delle mensole sono i materiali dominanti di casa sua. In realtà, a parte la tovaglia e un divano di stoffa, sembra essere tutto o di vetro o di legno. Non c’è nemmeno una foto in una cornice, non c’è un calendario attaccato alla parete, una lista della spesa, un poster, nulla. Non ho visto nemmeno il frigorifero, forse è nella taverna al piano di sotto. Quello che so del volo nuziale, è che si riferisce alla riproduzione dell’ape regina. «Sì, mi riferisco all’ape regina, esatto. Un passo indietro: nell’alveare ci sono le api operaie, divise in caste secondo i loro compiti. Ci sono i fuchi, che sono i maschi. I fuchi non fanno niente di niente: mangiano il miele, scagazzano nell’alveare, vanno spesso a sbattere sulle operaie mentre lavorano. Le operaie puliscono le loro scagazzate e li sopportano. L’unica cosa che fanno i fuchi è presentarsi sulla soglia dell’alveare, dalle 2 alle 4 di ogni pomeriggio, sperando che sia il momento buono per scopare.
Le operaie non scopano mai nella vita. I fuchi scopano con una percentuale di uno su mille, più o meno, come in quella canzone di Gianni Morandi. La regina scopa una volta sola, e quella volta le basta per sparare fuori 5060mila figli e figlie, una media di 2mila uova al giorno. Funziona così: la giornata dev’essere perfetta, non una goccia di pioggia, poco vento, poche nuvole: è fondamentale che si possa vedere il sole. La regina si presenta sulla soglia dell’alveare. Spicca il volo – è la prima volta che utilizza le sue ali – punta dritta in alto, verso il sole, che usa per orientarsi. A quel punto scatta lo sciame degli imbecilli: i fuchi. Sono un migliaio, più o meno, alla linea di partenza. La regina sale e quelli salgono. I più vecchi, i malandati, gli sfigati iniziano a demordere. La regina sale. Altri fuchi mollano il colpo. La regina sale ancora e ne restano una decina, i migliori fra gli imbecilli. Lei continua a salire. Ne resta uno solo, finalmente: tira fuori il suo pisellino e lo inserisce nel buchino regale, tutto senza interrompere il volo. Un secondo, due secondi, venuto. La regina gli stacca il pisellino, il pisellino si porta dietro tutto il resto delle sue viscere, e il malcapitato precipita al suolo, morto. E la sovrana rientra gloriosa nell’alveare: piena dello sperma del malcapitato, che conserva nella spermateca; con quello sfornerà – da sola – le decine di migliaia di figli di cui ti dicevo. Ha ancora dei pezzi di viscere del fuco attaccati; le operaie la ripuliscono e gettano i resti fuori dall’alveare». Sto per intervenire, lo Stentienesi fa di nuovo quel mezzo sorrisino e lo schiocco con la lingua: «So cosa vuoi sapere: la sorte degli altri imbecilli, dei fuchi sopravvissuti». In realtà no, volevo chiedergli perché le api stanno scomparendo, se c’è un motivo in particolare. «Gli imbecilli si godono un altro paio di giorni di gozzoviglie
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e scagazzamenti. Poi si diffonde una specie di ordine nell’alveare. E nel giro di un giorno le operaie fanno fuori tutti i maschi; non ne saltano neanche uno: ormai, ingravidata la regina, sono solo inutili bocche da sfamare durante l’inverno. Sono metodiche: tre o quattro operaie contro un maschio, che è grande e grosso, ma non ha pungiglione. Gli staccano le ali a morsi, gli mordono le antenne, lo trafiggono ripetutamente coi pungiglioni, sbattono il cadavere fuori dall’alveare. Nel giro di un giorno spariscono tutti. Niente male. Per fortuna che io non sono sposato». Se è per questo non è nemmeno un fuco, signor Luigi. Per la prima volta ride con tutta la bocca, senza schioccare la lingua. Poi, per un istante, sembra intristirsi. Solo un istante. Spero di non aver toccato qualche tasto dolente. Provo a tornare con lui sulle cause della riduzione drastica del numero delle api. «Il discorso è lungo». Io però ho tempo. Non bisogna pensare a una causa unica. C’è innanzitutto il Varroa destructor, un acaro parassita comparso in Giappone negli anni ’60, e da lì diffusosi in tutto il mondo: sembra essere il flagello principale degli alveari asiatici, americani ed europei. Poi ci sono i neonicotinoidi, la tipologia più diffusa di insetticida: non ci sono studi che mettono in diretta correlazione l’utilizzo di questi insetticidi con la moria così massiccia delle api. Ma è dimostrato che questi intaccano il sistema nervoso delle api, causando disorientamento e riducendo la capacità di produrre regine sane all’interno dell’alveare. In questo modo le api risultano indebolite e molto più intaccabili dai parassiti, come il Varroa (che non è un’invenzione giapponese degli anni ’60, ma è sempre esistito). Anche le radiazioni elettromagnetiche dei cellulari possono essere responsabili delle disfunzioni d’orientamento delle api.
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Poi ci sono gli OGM (la loro assenza di “imperfezioni”, come erbacce e simili sembra, semplificando, spiazzare le colonie di api) e le monocolture intensive: quelle chilometriche distese – tipiche dell’agricoltura americana – di un solo cereale o di un solo albero da frutto (ad esempio i mandorli in California), costituite per massimizzare la produzione agricola, con abbondante uso di diserbanti e pesticidi. Tra le cause della moria, si annovera poi l’apicoltura stessa, soprattutto quella industriale basata sul nomadismo, un fenomeno – anche questo – tipicamente statunitense (ma non solo): l’apicoltore si sposta seguendo il clima favorevole – le api, infatti, “lavorano” solo con temperature primaverili ed estive – carica le sue arnie su dei camion, fa percorrere loro migliaia di chilometri per massimizzare l’impollinazione (un servizio utile all’agricoltura intensiva) e la produzione di miele (un servizio utile a se stesso). Il procedimento indebolisce le api, e queste a loro volta sono più facilmente attaccabili dai parassiti come il Varroa, intaccabili dalle sostanze chimiche come i neonicotinoidi, disorientabili dalle radiazioni dei cellulari e così via, il classico intricato circolo vizioso. Non è un caso che nell’inquinatissima Cina le api siano quasi scomparse; non è un caso che in Africa non si registri alcun calo del numero degli alveari (per ora). La notizia peggiore dell’odierna moria delle api, dunque, non riguarda il fatto in sé. E nemmeno le cause. Forse nemmeno le conseguenze dirette – comunque catastrofiche – di un’eventuale estinzione. La cosa più inquietante è che la moria delle api è solo un sintomo. Le api sono un indicatore sensibilissimo degli equilibri ambientali del pianeta, è questa la notizia peggiore. «Alla fine degli anni ’80 io avevo quasi quarant’anni,
e ci facevano una testa così con le lacche per capelli, per via del buco dell’ozono. Poi c’è stato l’effetto-serra. Ora è di moda lo scioglimento dei ghiacci, perché fa più spettacolo pensare alla tragedia di New York immersa nell’acqua fino a far spuntare solo la fiaccola della statua della Libertà. Va bene, sono tutti problemi sacrosanti. Ma ti assicuro che la moria delle api è un segnale ancora più inquietante del fatto che il nostro pianeta è nella merda. Solo che fa meno spettacolo. Forse perché le api fanno meno compassione dei pinguini, degli orsi polari o della statua della Libertà, perché pungono e rompono i coglioni, non so. E poi perché il problema è più complesso. Un’ape, presa singolarmente, è molto più stupida di un uomo preso singolarmente. Prendi un’operaia: le dicono, fatti un culo così tutta la vita, pulisci le scagazzate dei maschi, servi la tua regina al costo della tua vita, non scopare nemmeno una volta in tutta la vita. Anche il più matto stakanovista sovietico non avrebbe accettato; o perlomeno sarebbe finito in depressione. Nessuna ape va in depressione. Il fatto è però che, e fidati io lo so per esperienza diretta», e qui mi rifà il mezzo sorrisino schioccante, «il fatto è che un alveare nel suo insieme è molto più intelligente dell’umanità nel suo insieme. Un alveare non farebbe mai nulla che impedisca la continuazione della specie». Il signor Stentienesi mi prende la tazza vuota, la porta nel lavandino, un’altra delle poche cose non di legno né di vetro della casa. Ripone il barattolo di miele sulla mensola. «La vuoi sentire una storia? Una roba che mi è capitata una trentina d’anni fa. Avevo 35 anni, più o meno. Guarda che è una storia strana e sei libero di non crederci e di prendermi per matto. Però è vera.»
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II IL SIGNOR STENTIENESI E LE OPERAIE * Da qui il racconto viene riportato all’incirca con le parole del signor Luigi Stentienesi, in prima persona; tra parentesi quadre alcuni appunti dell’autore.
Di sicuro era una giornata di sole, perché la luce si rifletteva all’interno. Non so dirti come ci sono entrato. Ero sveglio. Ero sobrio: non bevo neanche il vino a tavola. Ora, lo so che mi prenderai per matto... però, sii sincero: ti sembro matto? [no, ad essere sincero]. Mettila così: c’è gente che dice di aver visto la Madonna, o la statua della Madonna sanguinare. Tantissime persone credono al parto di una vergine. Può darsi che sia successo davvero, eh, non faccio ironia. Io non sono religioso, ma a me è successa questa cosa, credimi. Mi sono ritrovato dentro a un alveare. Dalla mia esperienza di apicoltore ho dedotto che si trattasse del momento prima della sciamatura. [Mi chiede se voglio un’altra tazza di tè; no grazie]. Tu immagina una città infernale, una Hong Kong o una Shangai o un qualunque inferno di grattacieli tutti uguali addossati l’uno all’altro, ma molto peggio. Tutti bianchi, tutti fatti a cellette esagonali, e quasi tutte le cellette gonfie di giallo, di miele, miele grondante ovunque, alcune cellette adibite a minuscolo monolocale per un’ape operaia, o per un fuco, o per una larva che dovrà diventare un fuco o un’operaia o la regina stessa. 70mila api, più o meno, in uno spazio che sapevo essere non più un grande di un cubo con i lati di mezzo metro. Da dentro era enorme, e le api erano grosse come me, e non ce n’era una che stava immobile, non ce n’era una che mi guardasse negli occhi, ronzavano tutte a testa bassa: un inferno, con geometrie infernali, popolato di gente che lavorava a un ritmo infernale. Nessun maschio, quelli li avevano già seccati.
La cosa che mi ha stranito è che non ero né spiazzato né impaurito, ero solo curioso. Avevo delle domande da fare, come se le avessi preparate prima. Incrocio un’ape muratrice, una di quelle che costruiscono le cellette, per poco non ci scontriamo. «Scusi». Mi è venuto di usare il lei. «Ha sentito della moria delle sue simili? Sa che in Cina sono praticamente estinte?» Risposta: «bzzzzzzzzzzzzz». Provo con un’altra, questa era una bottinatrice, quelle che vanno a raccogliere il nettare dei fiori: «Lei saprà qualcosa, lei esce da qui ogni giorno. Lei avrà qualcosa da dire? Vorrà fare qualcosa contro gli uomini: sveglia, vi stiamo distruggendo e lei continua a lavorare come niente fosse. Lavora, dorme, si sveglia, lavora. Avete i minuti contati, l’aereo su cui siete si sta per schiantare e lei è lì che pulisce i corridoi, i poggiamani, le cinture. Allora?» Risposta: «bzzzzzzzzzzzzz». A quel punto mi sono incazzato, ho preso a fermare tutte le api che mi capitavano a tiro, a spintonarle – quelle niente, deviavano e tornavano in traiettoria per lavorare – a urlare per farmi sentire fino agli ultimi piani dei grattacieli: «Teste di cazzo! Vi sbattete tutto il giorno e la vostra regina dov’è? A fare niente, a sfornare uova. Quella mangia più di voi. È l’unica tra voi che ha mai fatto l’amore. Non vi piacerebbe scopare, per una volta? Dov’è la vostra regina: fatemi parlare con lei! Io sono l’apicoltore, io fotto il miele ogni anno a tutte voi. Voi lavorate tutte per me: e neanche lo sapete. Idiote! Non sapete un cazzo. Non sapete che siete in estinzione. Non sapete che la regina vi sfrutta, che il re Sole al confronto era un benefattore. Non sapete neanche chi è il Re Sole. Fatemi parlare con la regina!». Risposte: «bzzzzzzzzzzzzzzzzz», «bzzzzzzzzzzzzzzzzz», «bzzzzzzzzzzzzz». Continuano a lavorare. La regina la trovo da solo: i suoi appartamenti sono inconfondibili, sono quelli più grossi, gli unici non esagonali.
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III IL SIGNOR STENTIENESI E LA REGINA «Bene, signor Stentienesi», la Regina conosceva l’italiano e il mio cognome. «Quindi lei sarebbe il nostro dio? Piacere di conoscerla. Non lo diremo, alle nostre amate operaie, che il loro dio è una persona così normale. La trovo in forma. Prenda del miele per la gola, con tutto quell’urlare...». Ho rifiutato. «Lei crederà che io sia un Hitler con ovaie e pungiglione, uno Stalin, scelga pure quello che odia di più». Conosceva anche la storia umana del Novecento. «Sa qual è la prima cosa che ho fatto alla nascita, vero? Sono uscita dalla cella, ho sfoderato lo spadino e ho ammazzato le altre 3 sorelle che potevano diventare regine: non erano ancora nate del tutto. Cos’avevo meglio di loro? Nulla, ero solo nata prima, può esserci una sola regina in un alveare. Le nostre amate operaie, intanto, continuavano a lavorare. Non ne ho vista una alzare la testa; ne sarebbe bastata una, una che si fosse fermata per un solo secondo, spiazzata o infuriata o triste, e giuro che ora le direi cose diverse. Ma non è accaduto. Perdoni la schiettezza signor Stentienesi, lei come dio può andare bene solo per delle operaie... con quel gilet di lana, poi! Il mio dio è implacabile, non si fa pregare, non ha le forme ridicole di un’ape o di un uomo: si chiama Futuro. Non si scaldi signor Stentienesi. So che voi avete inventato la democrazia, bella cosa la democrazia. Avete inventato la libertà personale: bella, la libertà personale. Anche il tempo libero. Avete forse inventato il tempo libero dal tempo che scorre? Avete inventato il profitto. Tutte belle cose. Vi innamorate singolarmente, vi impollinate liberamente, scopate, come piace dire a lei per sentirsi più giovane; ogni uomo può scopare o innamorarsi o togliersi la vita liberamente nella società degli uomini; tutto bello.
Ma alla lunga non funzionerà. Perché siete stupidi e insignificanti, visti dalla Luna. Come noi api, viste da fuori l’alveare. Per di più – e qui vengo al punto, qui viene la vostra pecca enorme, stupide zecche del pianeta, senza offesa per lei, s’intende – non avete un capo che vi dica cosa fare. Se avete capi forse sono persino più stupidi di voi. Perché obbediscono al vostro dio, il Presente, e il Presente non esiste, lo sanno tutti. Per cui vi mangerete il pianeta sopra cui pascolano i vostri culi supponenti, e il pianeta alla fine mangerà voi, e mangerà anche noi, per colpa vostra s’intende, per la vostra supponente vista corta. O forse morirete prima voi, e dopo 4 anni dalla vostra estinzione, noi api prospereremo. Ora, prenda Hitler, signor Stentienesi. Sì, Hitler, il dittatore. S’immagini che non sia stato sconfitto; che tutto il pianeta sia diventato lo spazio vitale per il suo popolo eletto. Su, provi a immaginarlo, molli i freni morali, signor Stentienesi, stiamo giocando. Lei crede che Hitler avrebbe inquinato il suo spazio vitale, fino a farlo collassare su se stesso? Io non credo. Troppa gente? Bene, uccidete quelli in surplus. Pericolo: troppi gas-serra! Da domani niente gas-serra; e tu, imprenditoruncolo, non guadagni più? Fatti tuoi: crepa di fame te e la tua famiglia; meglio voi che il pianeta. Tanto qui nessuno vota». Stavo per obiettare che potremmo salvare il pianeta anche senza Hitler a comandarcelo, ma quella non mi ha lasciato il tempo. «Ma voi, oh siete democratici, liberi! Siete destinati all’estinzione, ognuno nel suo orticello fiorito. Sperate che non tocchi a voi? E nemmeno ai vostri figli. No, neanche ai nipoti. Ma già i figli dei nipoti chissenefrega, no? No certo, no, siete sicuri che se la caveranno, anche i nipoti dei nipoti, oh volete bene anche a loro, confidate in loro, troveranno una soluzione! Visti da fuori siete stupidi e inutili e disorganizzati come le mie operaie senza di me. Perdoni la verità amara. Gradisce un po’ di miele, signor Stentienesi?».
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IV UNA SPECIE DI BIBLIOGRAFIA
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Di seguito qualche riferimento che è stato utile per la stesura di questo articolo e che potrebbe esservi utile per approfondire:
— M. Maeterlinck, La vita delle api: il testo è scritto da un naturalista e premio Nobel per la Letteratura. Risale al 1901, e all’epoca si divertivano a mescolare voli lirico–mistici e scienza. Quindi è un po’ utile e un po’ divertente, datato sicuramente. — R. Steiner, Le api: in questo testo di Rudolf Steiner (quello dell’antroposofia, eccetera, eccetera) la scienza rischia di sguazzare in una specie di mistica medico-simb/olistica, ma restano spunti interessanti. In particolare, l’intuizione che i metodi “moderni” dell’apicoltura – il libro è del 1924 – avrebbero potuto mettere in pericolo l’esistenza delle api. — B. Hölldobler – E. O. Wilson, Il superorganismo (2009): questo è un mattonazzo e tratta, in particolare, delle società delle formiche (insetti sociali, come le api e le termiti). Ma ci sono dei capitoli molto interessanti, assolutamente rigorosi e aggiornati sulla struttura sociale delle api. Consultando le note bibliografiche di quei capitoli, si può risalire a testi scientifici più specifici. — Mara D’Arcangelo è un’amica e storica collaboratrice del magazine; sulle api e sulla loro scomparsa ha imperniato il suo Final project per il master in International Journalism presso la City University di Londra. Se vi interessa e ci scrivete una mail, ve lo inviamo in pdf. — J. A. Ramirez, La metafora
dell’alveare nell’architettura e nell’arte (1998): l’autore è uno studioso di storia dell’arte, appassionato di apicoltura, che si diverte a trovare influenze apistiche – più o meno evidenti – nell’opera di architetti come Gaudí, van der Rohe, Beuys e Le Corbusier. — Sulla questione della moria delle api, delle conseguenze e delle probabili cause, meglio consultare (per il loro aggiornamento) delle fonti on-line: la testata più attenta sembra essere il Guardian. Digitate su Google “the guardian bees” e vi si aprirà una sezione dedicata, con 336 articoli (al 4 novembre). Poi navigate dove volete.
C’è anche un documentario interessante, Un mondo in pericolo (More Than Honey, 2012), del regista svizzero Markus Imhoof, che alle nozioni sulla vita nell’alveare unisce una chiara e articolata denuncia ambientalista; c’è una puntata di Superquark su Youtube con un compassato Piero Angela; una di Voyager con i consueti toni apocalittici.
* Ah “Stentienesi” è un anagramma.
Da Bergamo a Bergamo a cura di Davide Gritti
Il lavoro che vi consiglio La storia di G.R, operatore di pompe funebri a 18 anni
Chi è che costruisce più robusto del muratore, oppur del carpentiere, oppur del falegname?
W. Shakespeare — Amleto
Prologo Moduli: iscrizioni ed esumazioni
Cimitero di Gorlago, 2012. G.R e il Collega sono chinati come archeologi a scavare a mani nude nella fanghiglia, ha smesso di piovere da poco. Esumare un cadavere sepolto nella terra: una rotula, un altro osso, un altro osso e delle calze di nylon, quelle resistono sempre. Poi finalmente arriva il teschio, non ha ancora dato Anatomia ma lo riconosce. Recuperare resti mortali nella terra è rarissimo, ed è molto più semplice che aprire una cassa e trovare un corpo saponificato ma ancora intero, possibilmente da ridurre alle dimensioni di una cassetta ossario, o da cremare. Nelle bare, fino a trent’anni fa, li arrotolavano in una plastica spessa simile a quella da serra, e li trovi ancora adesso, rattrappiti ma interi. Quello che va fatto al cadavere lo dice l'autorizzazione, il modulo a crocette consegnato in comune, firmato e bollato. Se G.R è qui è per un modulo. La burocrazia non richiede tatto, polso, occhi aperti e controllo, solo la fredda compilazione puntuale. Succede che non fai in tempo a compilare un documento ed i tuoi piani cambiano, non dipende da te. Dovevi iscriverti all'università e ti trovi davanti un anno di possibilità. Decidi di lavorare, se non altro per mantenere te ed i tuoi studi futuri. G.R ha 18 anni, una maturità scientifica, ha tentato di iscriversi a Scienze Motorie e non ci è riuscito. Comincia a cercare lavoro ma dicono che non è poi così facile, ed è vero. Curricula qua e là, uffici di collocamento e nulla di fatto per qualche mese. Spiraglio di colloquio come badante, ma non va. Senza pensarci si spinge ancora più in là. Dicono che le pompe funebri cercano sempre ragazzi, per portare la cassa, ed è vero. Conosce di vista il figlio del proprietario dell'agenzia del paese, porta il curriculum anche lì. All'inizio sembra un nulla di fatto, passa qualche settimana e arriva la telefonata del Capo. Il giorno dopo è in agenzia, ci resterà per 8 mesi. Tempo con i morti, tempo con i vivi
La prima cosa che scopre è un bel tempo morto. Tempo che si spende a sistemare le attrezzature per i riti, pulire i mezzi. Mette su la musica e lucida pavimenti e carri funebri lunghissimi.
Poi ad un tratto arriva il morto, ma non è ancora il suo momento. Gli dicono che per oggi può anche andare a casa, o dalla ragazza, staccare. Il Collega, esperienza e pancia ventennale, lo ammonisce: «Hai buon tempo, vedrai poi». Non si vive di soli funerali. La media è 2 o 3 a settimana, o di più o di meno, o anche nessuno per 2 settimane. L’agenzia ha comunque lavoro, in attesa dei morti si occupa dei vivi. È il servizio ambulanza della mattina: dializzati, lastre, esami di ogni tipo, da casa fino all’ospedale convenzionato di T. e poi di nuovo a casa. Oppure trasferimenti in casa di riposo, ospizi, altri ospedali. Quando si fa servizio ambulanza si tiene un gilet rosso catarifrangente con qualche logo medico, giusto per farsi riconoscere. Non è una situazione complessa ma bisogna stare attenti, e la maggior parte del tempo se ne va in moduli e carte (anche qui). Da qualche parte è nascosta la divisa nera d’ordinanza per il lavoro vero.
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Il lavoro vero è una situazione critica: arriva il morto e si comincia a correre. Da lì bisogna essere meticolosi, solerti, rapidi, bisogna tenere gli occhi aperti. La morte di una persona ti insegna che c’è un preciso retroscena di ogni situazione, il tuo lavoro è gestire quel retroscena affinché sia tanto perfetto da essere al contempo visibile e invisibile, dalla morte alla tumulazione. Devi sapere quando è necessario aprire il tendone e entrare in scena. Andare a prendere il morto, in ospedale, in casa, in una macchina, gestire il corpo (un morto ha un corpo che non se ne sta fermo, che continua a dare problemi) e i parenti. Allestire la camera ardente, perfetta e pronta in un lampo, senza rompere nulla, perché sta male, perché non puoi lasciare una cosa a metà, una cosa rotta. Tornarci ogni giorno per sincerarti che sia tutto al suo posto, e poi sparire. Capacità di problem solving: far uscire i gatti (la storia sulla necrofagia è vera), coprire i cattivi odori (con lo stesso spray che usate per igienizzare il bagno, è miracoloso), mettere la veletta sopra il corpo per evitare l’arrivo di mosche, e altre mille piccole cose. Gestire il tuo corpo e la tua faccia: non sembrare stanco, non sembrare indaffarato, controllare il sudore. Poi ci sono le estumulazioni, il lavoro al contrario (da soprasotto a sotto-sopra). Scaduto il contratto di sepoltura e l’eventuale rinnovo di concessione (periodo totale variabile di qualche decina di anni, in media 30), si forza il feretro e si guarda dentro, se restano ossa e poco altro si mette tutto in una cassa ossario. Se il corpo ha resistito al tempo e proprio non ci sta nella cassetta (nemmeno dopo qualche colpo di accetta), si dispone la cremazione, e per tutti i cadaveri nel cellophane di cui si diceva sopra, è la norma. Un consiglio dall’esperto: fatevi cremare subito. G.R, tra i tanti insegnamenti del suo periodo lavorativo, ha appreso l’odore di un corpo saponificato, e dopo 3 anni non l’ha ancora dimenticato.
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Dove sei? Il dramma della reperibilità
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Poi finalmente la profezia del Collega si avvera, finisce il buontempo e inizia la reperibilità. Una settimana sì e una settimana no. Per 168 ore consecutive deve essere disponibile alla chiamata, ed operativo in mezz’ora. Resti nel tuo mondo, a casa tua, ma è un po’ come lavorare su una piattaforma petrolifera. Non puoi mai allontanarti per una distanza superiore al tempo che serve per arrivare sul posto, non puoi mai lasciare a casa la divisa da lavoro. Non hai nulla da fare (tranne il turno in ambulanza due settimane sì e una no, ma per l’ora di colazione sei libero) e, salvo qualche lavoretto in agenzia, puoi continuare a non fare nulla per tutto il giorno. Oppure no.
G.R ha passato la serata a casa con qualche amico, è mezzanotte e decide di andare a dormire. Mette il pigiama e squilla il cellulare: morto! Si cambia, va a fare il suo lavoro, finisce. Morto! Va a fare il suo lavoro. Inizio turno! Cambio d’abito, servizio ambulanza. Per l’ora di colazione ha sistemato due morti e portato i dializzati a fare la terapia. Ora può dormire o può andare ad arrampicare (a G.R. piace arrampicare, sciare, stare nella natura). Ma non ci sono vette da 30 minuti, e non ha molta voglia di farlo, così nelle settimane di reperibilità evita lo sport. Dopo un turno di 14 ore con morto+morto senza pranzo (quando arrivano insieme è sempre un problema, non hai il tempo di organizzarti) è l’ultima cosa a cui pensi. La reperibilità è però anche il motivo per cui si tratta di un lavoro ben retribuito: la paga all’ora è piuttosto bassa, qualche euro sopra la retribuzione media per un lavoro da cameriere, e fai moltissime cose, ma lavori vagonate di ore. Tensione, responsabilità, motivazione
Ti chiedono come fai, dove trovi la forza. C’è chi non ce la fa, prova ma lascia, tanto più che la morte non è quella dei film. Quando c’è da prendere il morto, devi sollevarlo di peso e non afferrarlo per i lembi dei pantaloni, c’è da vestirlo, c’è da pulirlo (il corpo va avanti con le sue funzioni, per un po’, prima di mettersi in pace tende ad evacuare tutto). Se lo fai è perché
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puoi andare avanti a farlo. Amleto si stupisce dei becchini che cantano, Orazio gli dice è l’abitudine. Forse è vero, ci si abitua alla vista di certe cose e a 18 anni si esce da un mondo di giovani che non conosce la sofferenza (un po’ come quello di Amleto). Più semplicemente è il tuo lavoro, è fare qualcosa: compi un’azione e ne vedi il risultato immediato. Una cosa del tutto diversa rispetto allo studio, soprattutto se non ti piace lo studio obbligato (a G.R piace leggere di tutto, ma non le letture obbligate). È comunque un lavoro altamente stressante in una situazione difficile, e le prime volte è facile farsi prendere dalla sofferenza altrui. Spesso stare con i vivi risulta più provante che con i morti, familiari che non si capacitano della perdita o pazienti alzheimeritici da portare in ospedale in ambulanza, che si dimenticano di te ad ogni curva. G.R., dalla sua, si abitua in un attimo alle situazioni ed è una persona organizzata. Ha esperienza nel volontariato con persone disabili, non è nuovo a situazioni complesse. Tornasse indietro rifarebbe quel lavoro, si sente di consigliarlo a un se stesso di 3 anni fa, o a qualsiasi altro giovane. Ha migliorato la sua capacità di relazionarsi con le persone, di spiegarsi. Ha imparato la responsabilità di avere dei superiori e di stare costantemente sotto stress. L’agenzia funebre, soprattutto, non l’ha reso insensibile, ma, piuttosto, preparato alla vita. Epilogo Ascensori ed ascensioni
Il recupero questa volta è al 2° o 3° piano di un palazzo. L’ascensore è piccolo, il carrello non ci passa. Bisogna prendere il corpo nel sacco e portarselo nella cabina. G.R, 2 colleghi e il cadavere. Passa qualche minuto, l’ascensore sembra davvero lento. Qualche battuta per stemperare la tensione, la situazione è davvero assurda: “bloccati in ascensore col morto” titolerebbero i giornali. Dopo forse una decina di minuti si decidono a chiamare il Capo. Devono assolutamente uscire di lì. Forzano la porta, scoprono di essere ancora al piano del morto, non hanno fatto più di un metro. Uscito da quell’ascensore, finiti gli 8 mesi all’agenzia di pompe funebri, G.R è riuscito ad iscriversi a Scienze Motorie. Da grande vorrebbe insegnare educazione fisica o diventare maestro di yoga.
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Interviste impossibili a cura di Alessandro Monaci Illustrazione di Davide Baroni
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Come mai nessuno lo capisce e tutti lo amano?
La casa di Portland sembra contenere un uomo dalle profonde contraddizioni. Nell’aspetto non curato risaltano i suoi occhi scintillanti, dalla voce pacata emerge una risata squillante. Ha un comportamento spontaneo, che nasconde una mente che ha spazzato via dalla scienza molte delle idee sul mondo che ci derivavano dai sensi. L'unica percezione a non venire confusa e minimizzata è quella della sensibilità per la bellezza e la semplicità della matematica. E il gusto per il buon tabacco.
Conferma che “senza le api l'umanità avrebbe solo quattro anni di vita”? Non è una frase pronunciata da me. Sulla mia persona si raccontano ogni genere di frottole e circolano innumerevoli favole ben congegnate. Passo alla fisica allora: posso riassumere la sua teoria dicendo che un minuto passato con una ragazza sembra un'ora, e un'ora seduto su una stufa pare un minuto? No, in quanto la mia teoria non relativizza la realtà, ma mette in risalto il carattere invariantivo delle leggi della natura e non certo la soggettività delle sensazioni. Il nome "teoria della relatività", confesso, è infelice e ha dato lo spunto a parecchi malintesi filosofici. Avrei preferito "teoria dell'invarianza". Perché iniziò il suo studio sulla relatività? Con l’elettromagnetismo Maxwell e Faraday attestarono l’esistenza di fenomeni non legati alla materia ponderabile, mentre le leggi di Newton si dimostrarono valide solo se riferite a una determinata classe di sistemi, ossia quelli inerziali (non accelerati, nda). Mancava una base unitaria per tutto l'insieme e io ho imparato presto a fiutare quello che poteva portare ai principi fondamentali. Perché? Una teoria è tanto più riuscita quanto più ha delle premesse semplici, collega tra loro un maggior numero di fenomeni diversi e il suo campo di applicazione continua ad ampliarsi. Parlando di semplicità: la sua formula più nota è E=mc2. Cosa indica?
Che la massa è solo un enorme accumulo di energia. Questa linea di pensiero è affascinante: un corpo che assorbe o cede una quantità E di energia, acquista o perde una quantità di massa pari a E/c2. I valori nel nostro vissuto però sono piccoli, ad esempio una lampadina da 100 watt accesa per cent'anni perderebbe qualche milionesimo di grammo. Mi perdoni, ma alcuni risultati delle sue idee paiono paradossali. Come si possono conciliare con le nostre esperienze? I concetti stanno alle esperienze dei sensi come il numero di riconoscimento sta al mantello depositato in guardaroba. Lei sembra passare dal razionalismo all'estremo empirismo! Questa osservazione è assolutamente esatta. Un'oscillazione fra questi due estremi mi sembra inevitabile per non cadere in errore. Ma per la relatività ristretta non esistono più un tempo o uno spazio assoluto. Lo sono la distanza spazio-temporale, le leggi che li legano e la velocità della luce nel vuoto. Quindi qual è la vera lunghezza di un oggetto? Se si accetta la mia teoria questa domanda non ha più senso. Tutti i sistemi inerziali sono "veri". Al massimo si può considerare quella dell'oggetto fermo la sua lunghezza "propria", ma è una convenzione. Ma per Newton la gravità si propaga all'istante, quindi questa forza corre più veloce della luce? →
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Questo problema mi fece lavorare alla relatività generale, ossia applicata anche ai moti accelerati: la risposta è no, perché non è una forza.
visto che quella ristretta (da cui il nome) accorda un privilegio agli inerziali.
Ovvero?
Gli spaghetti e Levi-Civita.
Lo spazio-tempo agisce sulla materia/ energia. A sua volta essa reagisce sullo spazio-tempo, dicendogli come curvarsi. Questa curvatura è la gravità. Mi faccia un esempio per capire meglio. Ebbene, i pianeti in realtà si muovono lungo delle rette, soltanto che esse sono distorte dalla massa del sole, diventando quindi geodetiche dello spazio/tempo curvo. Quindi posso immaginarmi il cosmo come un lenzuolo e i pianeti e le stelle come delle palle che, poste su di esso, lo piegano? Solo se riesce ad immaginarsi un lenzuolo ellittico. Come ha fatto a concepire una cosa simile? Deriva dal pensiero più felice della mia vita: se una persona cade liberamente nel vuoto non avverte il proprio peso. Ma di conseguenza con un razzo si potrebbe simulare una forza di gravità; diviene quindi impossibile distinguere fra un sistema inerziale e uno accelerato e questo mi rese necessario lavorare a una nuova teoria,
Cosa le piace di più dell'Italia?
Scusi? Un matematico, allievo di Gregorio Ricci. Senza la loro creazione del potente calcolo tensoriale non sarei potuto giungere a leggi matematiche semplici applicabili all’equazione tensoriale del campo gravitazionale, contenente in sé le dieci equazioni numeriche di una varietà a quattro dimensioni; ossia alla formula della relatività generale. Perché ritiene di essere così celebre? Forse per il linguaggio: tutti pensano di sapere cosa significhi la parola "spazio" e chiunque sa cosa è una curvatura, ma quasi nessuno riesce a comprendere cosa sia realmente uno "spazio curvo". Al tempo stesso, però, quelle parole sono sufficientemente familiari per comunicare al profano la sensazione di possedere la chiave di una conoscenza esoterica. Come si immaginava la sua vita da giovane? Quando ero giovane dalla vita non volevo altro che lavorare tranquillo nell’angolino, senza che nessuno facesse caso a me. E ora guardate invece cosa mi è successo!
Tutte le risposte trovano conferma in: — Albert Einstein, Pensieri di un uomo curioso, Mondadori, Milano, 2000 — Fabio Toscano, Il genio e il gentiluomo, Sironi, Milano, 2004 — Paul Schilp, Albert Einstein, scienziato e filosofo, Einaudi, Torino, 1958
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Aldilà dei luoghi comuni – Leone Belotti per Gruppo Cultras
RIPadvisor
Ω Basilica/Cimitero di S.Giulia di Bonate Sotto (BG) SILENZIO †††††
ROMANTICISMO †††††
ARCHITETTURA †††††
Invece del solito trip, certi giorni, è meglio farsi un RIP (riposi in pace). Per esempio la domenica pomeriggio con pochi soldi in tasca, e la fidanzata depressa. Dille che hai bisogno di silenzio ed eternità. Prendi l’asse interurbano direzione ovest, passi il Brembo, uscita Ponte S.Pietro, prendi per Bonate, superi le apparizioni mariane Ghiaie 1944, e appena ti compare un Cessna sopra un pub, svolti a sinistra. Poi trapassi il centro di Bonate, segui per santa Giulia. Improvvisamente, la vedi: una basilica romanica senza il tetto, in mezzo ai campi. Ti fermi, entri. Dentro: prato e lapidi, e in fondo, integra, c’è l’abside perfetta, tripartita, forte e umile: romanica. In 33 metri di vialetto torni indietro di 2000 anni. Fai due passi, ti chini a parlare con una statuetta sghemba: è Teresina, una bimba di 7 anni, morta nel 1923. Poco oltre, la lapide di Maria, morta ventiseienne nello stesso anno: donna pia ed affabile, sposa candida e soave, madre amorosa e tenera, chiamata da Cristo agli eterni tabernacoli. Con lei riposano gli innocenti figli Giocondo di mesi 8 e Caterina di giorni 15. Sull’altro lato del vialetto, le tiene compagnia Adelaide, che non conobbe che le gioie del dovere iniziandosi nella speme del paradiso. Donne martiri, e uomini esemplari, c’è l’industriale attivissimo morto accidentalmente, c’è il padre che consacrò l’infaticabile operosità di una vita intemerata alla prosperità della famiglia e c’è anche il sindaco, zelante reggitore di questo comune, retto prudente e pio, per soavità di maniere a tutti caro. Nella stessa lapide, la di lui consorte, la nobildonna Teresa, di ingegno elevato e di squisito sentire, e ci pare di conoscerla. Nella colonna di sinistra dell’abside, innestata come un capitello, c’è l’urna di Tiziana, che visse 12 anni, e qui morì. L’urna, e la lapide, sono di epoca romana. Una teenager, morta qui, nella zona dell’Isola, 2000 anni prima di Yara (e anche 1400 anni prima della tredicenne Medea Colleoni). Siamo nell’abside, e un prestampato in forex, appeso per le commemorazioni del primo novembre, recita: i morti non muoiono quando discendono nella terra ma quando vengono dimenticati.
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Storia e senso del luogo Nel nome, lo spirito del luogo: S. Giulia giovane cartaginese, venduta come schiava, torturata, uccisa in Corsica. Le reliquie suddivise tra l’isola di Gorgona, Brescia e Livorno. In suo onore, e per seppellire la propria figlioletta morta in viaggio, fu fatta costruire questa basilica dalla regina longobarda Teodolinda. In realtà, S.Giulia fu costruita attorno al 1100, abbandonata nel 1300, usata come giacimento di materiale per altre costruzioni (destino simile e opposto al Colosseo, “usato” per S.Pietro: S.Giulia fu “usata” per il castello di Trezzo) quindi ripresa nell’800 come chiesa del cimitero, in seguito al noto decreto napoleonico. Oggi fa parte del “percorso” del romanico. Per il Gruppo Cultras è un luogo di culto catto-proto-femminista: Giulia, Teodolinda, Tiziana, Teresa, Teresina, Adelaide, Maria, Caterina: sorelle in eterno.
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Interessanto del mese a cura di Haarine Glarice – Gruppo Cultras
Sant'Ambrogio NASCITA Treviri (Germania), 339-340 d.C. MORTE Milano (Italia), 4 aprile 397 d.C. PATRONO DI Milano e altri comuni in tutta Italia, apicoltori, prefetti.
Premesse: a. A me le caramelle non piacciono. b. Le uniche che mangio sono le “Ambrosoli”, quel nucleo di miele incartato in scricchiolanti carte gialle con la fiammeggiante scritta rossa, che in genere mi attenuano l’appetito nei momenti di massima noia. c. Una delle mie convinzioni è crollata scoprendo che il nome delle citate perle dolciarie deriva dal cognome del signor Giovanni Battista Ambrosoli, appunto, e non da S. Ambrogio, come credevo. Il motivo di questo assurdo collegamento? Ora vi spiego. La vita di costui, tra i quattro massimi dottori della Chiesa d’Occidente, fu molto pia e molto santa, dunque molto noiosa. Solito: carriera varia – avvocato, governatore di provincia, funzionario imperiale, fino alla nomina a Vescovo di Milano nel 374 –; opere buone – stile di vita ascetico, predicazione, costruzione di basiliche (per impedire agli ariani di confessare la loro fede ne occupò una, inventando in diretta l’antifonia cantata: così i cattolici non si sarebbero addormentati durante la missione), conversione di Sant’Agostino (sì, quello delle Confessioni), stesura di molti inni per preghiera, lotta all’arianesimo... Evito moli di dati cronologici e cronachistici. Piuttosto! Fu un tale esempio di mite e smisurata eloquenza che fu definito “dolce come il miele”, ma c’è di più. Si dice che appena nato uno sciame d’api iniziò a fuoriuscire –“BzZzZzz”– ronzando gaio dalla boccuccia dell’infante, con evidente sgomento dei presenti. Il primo caso di biogenesi uomo-animale (orale, oltretutto) della storia, penso. Invito-allerta finale: la prossima volta che a messa scarterete furtivi una di quelle caramelle al miele miracolosamente trovata in tasca, pensate che se, sfortunatamente, da lì a breve dovrete iniziare a cantare – dovendo così combattere con la voce in uscita e la caramella in anarchica discesa – è ancora per merito del nostro Sant’Ambrogio, che per far sì che tutti i partecipanti al rito si sentissero coinvolti, inventò il canto ambrosiano. COMMENTI: DI DIO «Api dalla bocca del neonato? Meglio il solito ruttino.» DELL'ATEO «Ambrogio, ho un certo languorino.»
RICORRENZA: 7 dicembre
Iconografia: Miss Goffetown
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Cinema e altre eresie a cura di Dario Incandenza
The Lobster Adesso siamo solo cancro, amore mio. Heiner Muller, Quartetto
Nella società futura al centro dell'ultimo film del greco Yorgos Lanthimos (una delle promesse meglio esaudite del cinema d'oggi) essere single è vietato per legge. Lo si può restare solo per 45 giorni, dopodiché, se in un lager/hotel di lusso non si riesce a trovare un partner stabile, si viene trasformati in un animale a propria scelta (il protagonista punta all'aragosta del titolo). Nei boschi vivono invece i clandestini “solitari”, caricature degli Uomini-libro di Fahreneit 451 che puniscono l'accoppiamento con ancora più crudeltà: tesi e presunta antitesi s'incontrano nella violenza con cui reprimono ogni libertà (d'amare, di vivere). L'affondo grottesco ed efferato di Lanthimos è un originalissimo congegno narrativo, che pur scontando un eccesso di scrittura conferma un coraggio e una personalità di sguardo al solito raggelante e nettissimo, non compromesso dal salto produttivo con budget e cast internazionali. Va anzi a colpire
più punti nevralgici del monopoli relazionale del XXI secolo, a partire dal fortunato concetto di coppia, “vera regina della nostra epoca” (E. Zemmour) che soppianta gli individui riformulandoli in nuovi esseri bicefali, dai termini indistinti. E del modo in cui questa è imposta, nell'identico a sé come ideale da perseguire, nell'annullamento di ogni differenza, nell'omofilia da social network fattasi trionfante realtà. Nel film, ciò accade con modalità tragicomiche, da commedia dell'assurdo, come farsi sanguinare il naso per piacere a una donna affetta da epistassi o fingere perfidia per conquistarne una senza cuore. Ma fuori s'insinua sul serio l'imperativo a darsi come copia conforme dell'altro, a profilarsi da sé per descriversi senza “mezze taglie” possibili (come da casellario Fb), a vivere i rapporti come angoscianti corsi d'automiglioramento. Cos'ha ucciso il desiderio? Romantico, necrotico, interrogativo: un film capitale.
Affinità e divergenze: Dillinger è morto (1969) di Marco Ferreri Una frase: «Come saprà dall'esperienza di Suo fratello, se non riesce ad innamorarsi di qualcuno durante la sua permanenza qui, si trasformerà in un animale.» Una canzone: I Love You Too (Dead Meadow)
Cinema e altre autopsie a cura di Dario Indecenza
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Tokyo Tribe Ci guardiamo il cazzo come se aspettassimo da lui una decisione. Ennio Flaiano
«Questa è Tokyo. Dove tutti sono pazzi». Sion Sono, regista giapponese che almeno dall'instant classic Suicide Club è garanzia di sanissima follia (creativa) e autore imperterrito, iperbolico, oltraggioso di bulimici bagni d'irrealtà, sangue e sesso, evidentemente ci teneva a ribadirlo. Con un film - atterrato come un irresistibile UFO anche al Conca Verde – che è uno scriteriatissimo delirio ad opera di uno dei cineasti più deliranti in circolazione. Cioé imperdibile. Prendi I guerrieri della notte, il classico di Walter Hill sulle gang di una futuribile New York, risputalo come musical hip-hop (anzi, nip-hop) recitato da crew vere, dunque attori non professionisti, cuocilo come violenta parodia della fallo-ossessione nipponica, condisci con dosi insostenibili di grandguignol libidinoso, humour molesto e arti marziali ultraviolente, servi in piatti d'isteria registica e narrativa. Sì, è un divertissement senza fondo.
Ma postmoderno sarà tua madre. Basterebbe recuperare i suoi Noriko's Dinner Table, Cold Fish o Guilt of Romance, per riconoscere in Sono, eretico della macchina da presa, uno che sullo stato del mondo (e dell'arte) ha un bel po' da dire. Certo, quest'ultimo Tokyo Tribe, tratto da un manga, snocciola idiozie e bizzarrìe come se non ci fosse un domani, tra Grandi Verità tipo «Dì a tuo fratello che la vera droga è la vita» (o «Non è la grandezza del pene a fare grande un uomo, ma la grandezza del suo cuore» e una versione rap dell'aria haendeliana Lascia ch'io pianga, forse a sfotticchiarne l'uso fattone da Von Trier in Antichrist. La giostra da vomito, orgiastico tour de force dove la monotonia musicale diventa gorgo trascinante, chiarisce infine il vero motivo scatenante della guerriglia. Che ovviamente non ha nessun senso: «come ogni guerra sul pianeta». Questione di centimetri, appunto.
Affinità e divergenze: Exte: Hair Extensions (2006) di Sion Sono Italians do it worse: Zora la vampira (2000) dei Manetti Bros Indicazione di lettura: "La mia rottura con Freud è avvenuta sulla questione dell'invidia del pene, lui credeva che fosse limitata alle donne." (Woody Allen)
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Spoiler a cura di Jessica Costanzini Rubrica di metaintrattenimento [Intere stagioni di serie tv liofilizzate in poche aspre battute per il sollazzo dello spettatore pigro]
Midwinter of the Spirit Marrily Watkins è una donna comune. È rimasta vedova, ha una figlia adolescente particolarmente ostile di nome Jane, e di mestiere fa il Reverendo. Per rifarsi una vita si trasferisce in un paesino delle campagne gallesi dove, su invito del Vescovo, partecipa ad un training intensivo per aspiranti esorcisti. L'esorcista senior, Huw - una sorta di John Lennon invecchiato male - la prende in simpatia e inizia a minare la sua autostima con un po' di paternalistico maschilismo. Nonostante questo, la sua inspiegabile fama come esperta nel settore si diffonde a macchia d'olio, parallelamente ad una sfiga immane. In una manciata di ore viene ritrovato il cadavere di un uomo crocifisso e Marrily viene inutilmente trascinata sulla scena del crimine. Subito dopo viene chiamata dall'ospedale per assistere Danzil, un paziente con l'enfisema. Egli non ha solo il nome da blackster, ma anche una storia personale all'insegna di un vivace satanismo. La reverenda arriva, recita una preghierina, e lui muore, ma non prima di essere resuscitato un attimo, giusto il tempo di graffiarle una mano e sconvolgerle l'esistenza con una serie di orrende allucinazioni. Marrily decide dunque di parlare dell'accaduto con un collega, ma lo trova pugnalato a morte. Il sospetto della pista satanista inizia a serpeggiare tra congetture fragili quanto il suo equilibrio emotivo. Anche il rapporto con la figlia si incrina quando Jane inizia a frequentare Rowenna, la ragazza alternativa della comunità. La neoesorcista piomba sempre più nell'esaurimento nervoso: prega il Signore, fuma come una ciminiera, trangugia vino e psicofarmaci che manco una rockstar all'apice, e limona col Vescovo. Grazie all'aiuto del cinico Huw, Marrily scopre che Rowenna è la figlia di Danzil e che una folcloristica setta locale sta progettando di sacrificare Jane durante una cerimonia religiosa. Ed è qui che la timorata di Dio diventa un mastino, riuscendo a scongiurare l'irreparabile. La banalità della storia viene scossa solo all'ultimo, quando si scopre che il tutto è stato architettato dal Vescovo. Che si suicida.
Cos'è: Supernatural Thriller Drama. Com'è: Tollerabile. Sono solo tre puntate.
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Marrily è ad un nuovo inizio. Una nuova città, un lavoro stimolante... Quasi.
...nuovi amici... Ma Marrily non si scoraggia. Nonostante nella sua vita si addensino le più fosche tenebre, ella è armata di fede e di un grosso racchettone 1912.
...e la possibilità di sviluppare straordinari talenti. Huw: Ragazzi, avvertite qualcosa? Corsisti: No. Huw: Marrily? Marrily: Fa freddo.
Si potrebbe quasi dire che tutto proceda per il verso giusto.
Inoltre non le mancano i momenti di conforto, condensati in fugaci attimi di fraterna comunione...
...con il Vescovo satanista.
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URBAN SOUND – Cose da trovatori a cura di Piero Giostra
Riccardo Chiaberta Nirguna Lux (Honolulu Records, 2015)
Dove: Milano Chi: — Achille Succi: sassofoni, clarinetti — Niccolò Ricci: sassofoni — Dario Trapani: chitarre
— Lorenzo Blardone: pianoforte, piano Rhodes — Marco Rottoli: contrabbasso — Riccardo Chiaberta: batteria
Ciao lettore. Se puoi, prima o durante la lettura, usa internet per accedere all’ascolto del disco. CHIAVE GOOGLABILE: nirguna chiaberta soundcloud Ora scegli una delle due sottostanti tracce-guida alla lettura, in base al profilo che più ti rappresenta. Grazie. LETTORE APE OPERAIA: Lionel LETTORE APE REGINA: Lux
Pochi sembrano essersi accorti della novità milanese chiamata Honolulu Records, etichetta ma soprattutto collettivo, nuova convergenza di visioni, intenti e identità artistiche, giunta con Nirguna alla quarta produzione. Tale frigidezza si spiega in breve: è musica jazz e, diciamocelo, chi se lo caga davvero il jazz? A cosa servono tutte 'ste note, 'sti assoli, soprattutto quelli di contrabbasso? È vero che ci sono intere generazioni rovinate da frasi come “se mi chiedi cos'è il jazz, amico, non lo saprai mai” o da film come Whiplash, in cui ancora una volta l'estetica di questa musica viene fatta coincidere con il livello tecnico e la mentalità sportivoagonistica di musicisti tutto testa e poco cuore (da cui derivano le spettacolari categorie di jazz freddo/jazz caldo). Ma è pure vero che, fra le tante in commercio, si tratta di una musica impegnativa, con un linguaggio ritmico-armonico complesso, presente in Italia da decadi ma lontano dalle preferenze del pubblico. Il progetto Nirguna è il disco del mese perché al di là del linguaggio solistico (innegabilmente pieno di note che a molti, digiuni di certi colori, faranno fumare le orecchie) è costituito da elementi musicali facilmente intuibili da tutti – ritmiche rock, niente swing, progressioni armoniche semplici e non così tensive – e allo stesso tempo convincenti, forti di un'identità abbastanza matura da potersi avventurare su sentieri stilistici poco percorsi, almeno per quanto riguarda le produzioni italiane. Più pezzi sono costituiti da elementi interdipendenti eseguiti nel tempo: niente metro, niente tonalità; rimane solo la pulsazione e il nucleo di frammenti melodici da interpretare. La musica può scorrere, azzardando una narrazione libera ed estemporanea che, contrapposta ai momenti d'insieme e agli altri pezzi più strutturati, compone un disco profondo, scuro e meditativo. Lo ascolterei con pazienza, facendo finta che il concetto di jazz e la zavorra celebrale a carico evaporino senza lasciare traccia.
Ora vorremmo chiederti se ti è piaciuto il disco. SI, bella storia. Allora potresti proseguire: Esbjörn Svensson, From Gagarin's Point of View (1999)
NO. Allora potresti provare: Naked City, Naked City (1989)
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UN PANINO DIVINO, VERAMENTE DIVINO E HO DESIDERATO L’ANNULLAMENTO DEL MATRIMONIO, COME SI CHIAMA, LA DISPENSA?
La Dispensa a Bergamo, via G.d’Alzano, 10 035/0791629 www.ladispensa.eu
Mezzogiorno e sera. Panini, sandwich e insalate con salumi di carne e pesce. Birre artiginali e buon vino
Saporismi a cura di Buzz Cattaneo
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Chi vuol essere virgitariano?
Erzsébet Bàthory al momento della domanda.
Sì, la carne rossa è cancerogena. Ora che ho finito di preoccuparmene (5 secondi), ritengo sia comunque chiara, sempre più, la necessità di trovare stili di alimentazione alternativi per il prossimo futuro; stili di alimentazione che garantiscano un sano rapporto cibo-corpo e anche (ma non necessariamente) cibo-etica. Per questo nobile motivo (e soprattutto perché mi hanno obbligato a presenziare) sono andato a Newfood, la più importante fiera di innovazione alimentare al mondo, tenutasi, straordinariamente, all’interno di EXPO il mese scorso. C’era molto fermento quest’anno per la presentazione del nuovo “Movimento Virgitariano” per bocca della fondatrice Erzsébet Bàthory. Il movimento, che trae ispirazione da una tradizione Ungherese di fine ‘500, propone di nu-
trirsi solamente di esseri vergini, rigorosamente femminili. Alla domanda di una giornalista su come Erzsébet pensasse di risolvere l’evidente problema riproduttivo, la Bàthory ha risposto invitandola nella sua magione per un bagno. Ma il Virgitarianesimo non è certo l’unica novità; a fargli compagnia un arcobaleno di nuove “culture alimentari” come: il Cubismo Alimentare (non mangio niente senza spigoli), il Planctonismo (se ci campano le balene perché non posso farlo io) e l’Erboristerismo, che (come spiegato dal fondatore Hu Wanlin) mira al sostentamento attraverso vegetali essiccati e sminuzzati (il movimento ha già più di 190 adepti) [magrolini eh]. Benissimo mondo! Il problema cibo è risolto! Quello degli idioti mi sembra in aumento, ma aspettiamo una fiera anche per quello.
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Exp0.init() a cura di Lawrence d’Orobia
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Questa è una rubrica informatica conscia del fatto che: a fare i tutorial per principianti c’è già Aranzulla; se hai un problema può aiutarti Google; se vuoi comprare un videogioco vai su un sito specializzato. Yo Yo. App tanto assurda quanto geniale. Ha avuto il suo momento di gloria un anno fa. Mai cagata. Non per snobismo, ma perché proprio non la conoscevo. E poi in Europa mica si usa “Yo”, come esclamazione. E quindi nemmeno come app, penso. L’ho conosciuta quando ero a Lisbona e ’sto gruppo di brasiliani, assurdi e potenzialmente geniali, ne fecero un clone. Cioè un’app uguale. Non proprio uguale uguale, ma simile. Si chiamava Hey!. Non mi ricordo se nel nome c’era il punto esclamativo. L’Hey! lo sento già più mio. Questa app, esattamente come l’altra, funzionava così: te la scaricavi, la lasciavi scaricare gli amici dal tuo account Facebook e lei ti faceva vedere quali la usavano e quali no. A quel punto potevi mandare un avviso agli sfigati che ancora non erano entrati nel tunnel, oppure mandare un Hey! a quelli fighi come te. Solo un Hey!, niente di più. “Hey!”, penso, “sembra interessante”. La installo, collego Facebook e spedisco un primo Hey!. Dall’altra parte della stanza il cellulare di A emette un Hey!, la vocina ha la tonalità di un chipmunk. Abbastanza fastidioso da essere divertente. Ridacchio: dentro sono ancora tredicenne. Tocca a te, A! Vediamo che fai, A! Lui risponde al mio Hey! con un altro Hey!, il quale fa un giro per Internet e atterra sul mio smartphone, che però non emette suono. Non mi freghi, A! Io c’ho sempre il silenzioso! Mentre vinco la battaglia, intorno a me è già delirio. Gente che manda Hey! a ripetizione, che già un open space istiga agli scherzoni su larga scala, se poi hai uno strumento per mandare Hey! con la cadenza di un kalashnikov, ciao. Guerra lampo. Guerra senza vincitori né vinti. Guerra che si spegne perché dopo un po’ ci si rompe le balle anche di mandarli, gli Hey!. Si torna a casa. Cucina A. Vuole fare il merluzzo. “Va' che devi dissalarlo” dico io, “Ma mochela” risponde lui, e lo cucina coi capperi. Esce una merda. Anche il gatto del vicino lo rifiuta. Ricevo un Hey! da L. Bevo mezza pinta di acqua per dissalarmi e intanto penso. Questo Hey! va interpretato. La guerra è finita, questo è un Hey! civile. Cosa volevi dire; cosa ti aspetti, L? Dato che sono educato, rispondo. Siamo nell’era dell’iper-comunicazione, d’altronde. Così mando un Hey! anche a D., giusto per vedere qual è la reazione media a un Hey! civile. Ottengo in cambio due Hey!: uno da L, l’altro da D. Mi arrendo, ammetto la sconfitta, non sono capace. Che poi a Yo hanno anche aggiunto funzioni. Sciocchi. Ed io, pacifista, continuo a ignorarla.
MANGERAI BENISSIMO (LA CUCINA DI UNA VOLTA!) PAGHERAI POCHISSIMO (I PREZZI DI UNA VOLTA!) E SARAI FELICISSIMO (FIDATI PER UNA VOLTA!)
Il Coccio - Trattoria d’Asporto Via Sant’Alessandro, 54 - Bergamo
Mar–Dom: 11.30-14.30 / 18.00-21.00 Sab: fino alle 22.00 T. 035.0932338 www.trattoriailcoccio.it Fb: ilcocciotrattoria
Letterine Tema di Deborah Amalia Esposito, 3^ elementare B, ritrovato per caso nel paesino di B. Titolo: “Da grande farò...”
o il mestiere di quello che voglio fare da grande già lo so: è come quello di papà. Il carabiniere. Perché lo so che adesso anche le femmine possono fare le carabiniere. Mamma dice che è un mestiere pericoloso, che bisogna correre tante volte dietro ai cattivi, anche di notte, ma io lo voglio fare lo stesso: primo perché io corro più veloce del papà che credo che pesa più di 100 chili; secondo perché io sono buona e voglio sempre che vincono i buoni, come me e mio papà, e non i cattivi come i ladri stranieri; terzo perché a mio papà arrivano sempre i regali e non solo a Natale o alla Befana o al compleanno, ma tutte le settimane, come i prosciutti buoni, a me piacciono quelli cotti senza grasso adesso, ma la mamma dice che da grande mi piaceranno anche quelli crudi, come al papà, che mangia sempre quelli crudi che gli regalano. E anche i salami. I formaggi non gli piacciono ma li dà alla mamma. Come i profumi, pure quelli ce li hanno regalati a papà che poi li regala alla mamma. Come le borse. I portachiavi. E le scarpe. E le sigarette, ma quelle fanno male e fanno correre papà ancora meno veloce. Quarto perché ti salutano tutti al bar e non ti fanno pagare il caffè, che io non posso berlo adesso, però la mamma dice che da grande posso berlo. Ma io non voglio fare il brigadiere come papà, io voglio fare quello che dà gli ordini a papà. Sarà molto più alto, e anche più magro credo, e più veloce e più felice e lavorerà di più. E non sarà arrabbiato come lui quando torna a casa come l’altra sera che l’ho sentito parlare con mamma: diceva che ha fermato un ragazzo drogato come una provola, che teneva gli occhi come spilli, che era pieno di coca. La mamma lo dice sempre che la coca fa male e si beve solo una volta a settimana non mentre si mangia e senza caffeina. Comunque dicevo che il papà era arrabbiato e diceva alla mamma che quel ragazzo drogato di coca cola sfrecciava lungo la strada provinciale del nostro paese a 130mila all’ora. Che lo fermò. Che chiamò la stazione. Che gli dissero: fermo. Che si doveva chiudere un occhio. Che quello era figlio di qualcuno. Che quel qualcuno era stato nel Parlamento di Roma due anni, anche se nessuno lo conosce. Che sai come funzionano queste cose. Poi ha messo giù. E il drogato è ripartito e mio papà è rimasto lì come una provola. E allora con la mamma ha scaricato tante parolacce e mannaggialamaronna, mannaggia. Io no. Io da grande farò la capa di papà, la capa di tutti i carabinieri e non chiudo un occhio e neanche due. Io li arresto tutti, i cattivi. E bevo la coca cola quando voglio.
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poi un giorno qualcosa è cambiato il caffè si è spostato di pochi metri
ci siamo conosciuti in un caffè, un giorno preciso ogni anno, quel giorno, ci reincontriamo in quel caffè lei mi ha detto: cosa ne pensi di cambiare gioco? non vederci più oggi, ma tutti gli altri giorni?
Ci sono caffè di piazza, dove si incontra chiunque. E ci sono caffè di cortile, dove ci si conosce tutti. l’Art Caffè è nato come caffè di cortile, in piazza. l’Art Caffè è oggi un caffè di piazza, in cortile. l’Art Caffè nuova sede, stessa piazza, stesso angolo, chiostro interno Dall’alto in senso orario: André Kertész, 1931 Dennis Stock, 1958 Henri Cartier-Bresson, 1953
...la fine? Bergamo Piazza Pontida 27 35 artcaffe.com
FART a cura di *talia
C’era una volta un Magic Bus che in un paio di mesi collegava Londra e Amsterdam con Goa (India). Clientela affezionata: hippie, freak, backpacker. Si percorreva l’Europa (che non era ancora Unita ma un ginepraio di frontiere), quindi la Jugoslavia comunista di Tito (che non esiste più), la Grecia dei colonnelli (che non esiste più) o la Bulgaria satellite dell’Unione Sovietica (che non esiste più), la Turchia instabile e laica (ora è solo instabile), la Persia dello Scià (che non esiste più), l’Afghanistan dei re (che non esiste più) e finalmente, per chi non collassava sulla casella imprevisti (fumerie d’oppio a Kabul), valicata la bollente frontiera fra Pakistan e India (questa è ancora tale e quale), si scendeva sino a Bombay e, fiutando l’effluvio di ganja su note psychedelic rock, di corsa a stravaccarsi sulla sabbia dorata ornata di palmeti della mitica Goa.
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C’era una volta una Quatrelle (Renault 4) o il pulmino Volkswagen T2 con quattro amici a bordo (sempre hippie, freak o backpacker), che con spirito naïf attraversavano il Sahara dal Cairo, Tunisi o Marrakech (tappa obbligata sul Rif marocchino), destinazione Africa Nera. Si faceva l’autoscatto sotto il cartello stradale di Dakar, Timbuctù o Agadez, la scorta di datteri, acqua e benzina, quindi si tornava indietro. Oggi è impensabile ripercorrere via terra queste epopee: tutto sbarrato dai fanatici di Allah, da una forma mentis altomedioevale. Senza progresso tecnologico-scientifico (aereonautico - internet), sulle periferie delle grandi mappe continentali torneremo a scriverci Hic sunt leones.
MANTIENI LA PAROLA TRATTIENI LA RABBIA TIENI BEVUTO
A Bergamo via Ghislandi 7 (p.zza Sant’Anna) Da lunedì a sabato: 10-13 / 16-24
Degustazioni Le migliori birre artigianali Cucina agile: taglieri NEW! Kit di fermentazione Impianti spillatura a domicilio
Rubrica di Previsioni Applicate a cura del Tenente Tritiğ
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Meteorologeria, Novembre 2015 Aeronautica Minimale
Ottobre si è dimostrato sensibilmente più freddo, più piovoso e più noioso di quanto ho previsto. Vi devo delle scuse? No. Così come agli sciamani non va chiesto conto dei sacrifici umani che comandano, i meteorologi non rispondono di vestiti annacquati, capigliature gonfiate e appuntamenti catastroficamente falliti (non c’entra il meteo, non gli/le piaci). È tuttavia di questi giorni la proposta di istituire un patentino di meteorologia, che contesto, in quanto non si può dare diplomi all’arte.
N
O
Nelle prime due settimane di novembre le temperature non si faranno problemi a farvi gelare il sangue nelle vene la mattina appena alzati, stordendovi con quei 4°C e quella nebbia da avvezione che vi catapulteranno nel Macbeth di Polanski, con le passanti o vicine di posto sui mezzi a fare la parte delle streghe. Superata la metà del mese, invece, fate un sacrificio all’anticiclone che porterà un clima relativamente più secco e ospitale, salvandovi da gesti inconsulti e stragismi psicologici.
Il metereologo del mese: Philippe Verdier di France 2, allontanato dalla rete dopo aver pubblicato un libro catastrofista e di denuncia delle “bugie ambientaliste” dei Paesi occidentali.
Dal momento che vi interesserà sapere il meteo di queste 4 settimane, vi dico che è arrivato anche quest’anno il mese con il più alto tasso di incidenti e con il maggior millimetraggio di pioggia. Complici le perturbazioni nel bacino del Mediterraneo, nessuno scamperà ad almeno 10 giorni di ombrelli spalancati. A tal proposito vi consiglio l’Air Umbrella, praticissimo manico ad aria compressa che permette di creare un’aura impermeabile invisibile. Figo no? Sì, ma la batteria dura 10 minuti.
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Si segnala la luna piena del 25 novembre, una lampadina d’inizio inverno e quasi una superluna. Si tratterà della cosiddetta Luna Piena “del castoro”, nome che trae origine dalla tradizione indiana di cacciare in questa notte i teneri roditori. Per tutti gli amanti dell’alta moda, a Bergamo, dalle 17.50 alle 0.44, abbiate cura di piazzare le vostre tagliole: vi assicurerete un capospalla invernale 100% pura pelliccia, molto più caldo del micropiumino sintetico in offerta da Conbipel a 39,99€.
Lo strumento del mese: Polimetro di Lambrecht, misuratore di umidità che utilizza un fascio di capelli umani biondi e sgrassati, valutandone l’allungamento.
PIG = 1 VISUAL HOLLYWOOD + 3 HEAD LINES “TA-TA-TA” OBIETTIVO COMUNICAZIONALE: STRAPPARE UN SORRISO OBIETTIVO CULTURALE: DIFFUSIONE DELLE COLTIVAZIONI DI PUBBLICITÀ AUTOCTONA KM0 E RIDUZIONE DELL’INQUINAMENTO SEMIOTICO CAUSATO DALLA PUBBLICITÀ MAINSTREAM INDUSTRIALE TOSSICA PER LA PSICHE. Per la tua Pubblicità IGnorante: 349 1680619
Rubrica di filosofia contemporanea a cura di GroS
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G
C
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D (& S)
C'è gente che dicono (e scrivono)
Tutti sono per legalità, finché non prendono una cazzo di multa. (Gigi K. ha beccato il vero spirito degli italiani)
Se divento famoso da giovane mi drogavo. (Gianni M. diventerà famoso perchè genio lo è già)
Se potrei ti sputerebbo addosso. (La piccola Giulia, 4 anni, al suo papà dopo che lui le ha fatto un piccolo scherzo)
Non importa se scrivi che sono un coglione, basta che lo scrivi sotto il mio post. (La disperata ricerca di like a tutti i costi porta anche a questo)
L'unico motivo per cui sto facendo l'update di ios è per poter usare l'emoji del dito medio. (Gaia C. suicida volentieri il suo iPhone pur di mandare affanculo la gente) Miseria a brache piöcc a muntú. (L'oligano mi dice la sua sullo stipendio che mi darà) Se non c'è ne Zara ne H&M per quello che mi riguarda non si può chiamare centro commerciale. (Eleonora R. dice la sua sul supermercato di Curno)
Per andare contro una religione non si deve spingere un'altra. Basta bestemmiare quella indicata. (Cris L. dice la sua per la pace nel mondo) Suonava una trombetta pianolata e non beccava una nota. (Michela C. descrive un suonatore in spiaggia) L'assessore ai trasporti saprà intraprendere quella via che gli stiamo indicando tutti a gran voce. (Massimo B. ti manda a quel paese con stile)
6 NOVEMBRE
INGRESSO 8 €
13 NOVEMBRE
INGRESSO 7 €
THE BLUEBEATERS APPINO (Zen Circus) +CASO
27 NOVEMBRE
AUCAN
INGRESSO 10 €
+Godblesscomputers
11 DICEMBRE
WILL AND THE PEOPLE (UK) +Shame&Skandal INIZIO CONCERTI ORE 22 - NO TESSERA
NOVEMBRE Venerdì 13 17:00 Biblioteca Angelo Maj (DANTE) "Il saluto di Beatrice", a cura di Marco Santagata 17:45 Biblioteca Gavazzeni (POESIA/ DIALETTO) Angelo Pedrali detto “Contét” nei ricodi di Vanni Invernici 21:00 Circolo Fratellanza/ Casnigo (MUSIC/WOMAN) Note in Circolo Woman 2015 w/ Giulia Spallino Auditorium Piazza Libertà (IL GRANDE SENTIERO) Squadra Omega: sonorizzazione live di “Lost Coast” di M.A. Littler 21:30 Edonè (DJS) Silent Party
22:00 O'Dea's (TRIBUTE) DayDream, U2 tribute Druso (INDIEDRUSO) Appino + Caso. 7 € Rocker/Barzana (ROCK) Alterazione Bloom/Mezzago (POST/HC) Lappeso + Years and Miles Joe Koala (HC) Tongues + La Sindrome della Morte Improvvisa 22:30 Auditorium Piazza Libertà (IL GRANDE SENTIERO) “Non sei mai veramente in alto” di Hans Martin Gotz e Erich Lachner 23:00 Amigdala/Trezzo (ROCK) Mister X + Teo Roncalli DjSet Under Music Club/Seriate (INDIE) Dirty Shoes 23.30 Under Music Club (INDIE) Dirty Shoes: la clubnight con sonorità indipendenti 8/13€
Sabato 14 10:00 Maite (PRODOTTI LOCALI) Mercatino delle autoproduzioni 11:00 Spazio Fase/Alzano Lombardo (BICI) Raggio, la prima fiera dedicata alla bicicletta artigianale 16:30 Libreria Macondo (BIMBI) "Franco Raccontastorie", con il poeta e cantastorie per bambini Franco Gambirasio 18:00 Libreria Fluttuante/Medolago (CELTICA) ElderWood, Concerto Celtic in acustico: fra i classici della tradizione fino a composizioni originali. Libreria Incrocio Quarenghi (FOTO) "Onirica, un anno torrente", Maurizio Grisa Palazzo Muratori/ Romano (AUTORE) Festival Presente Prossimo w/ Marco Santagata 20:00 Fuorirotta/Treviglio (PAK/ALT) Cena pakistana. A seguire live w/ Amplifire 21:00 Auditorium Piazza Libertà (IL GRANDE SENTIERO) Tom Ballard: Starlight and Storm 21:30 Edonè (BLUES/PUNK) Bergamo Sottosuolo w/ Midnight Breakfast + The Ponches Maite (FOLK) Progetto Sanacore 22:00 Pacì Paciana (ROCK/ROCK/ROCK) Gotto Esplosivo + Rich Apes + John Terrible DjSet Druso (TRIBUTE/90) Columbia, tributo agli Oasis + 90s party. Cons. 10 € Rocker/Barzana (TRIBUTE) Zed Leppelin Bloom/Mezzago (RAP/ ROMA) Rancore & Dj Myke (S.U.N.S.H.I.N.E.) + Tempo + Gente Apposto Joe Koala (ONEMAN) Diego DeadMan Potron
23:00 Amigdala/Trezzo (TECH/HOUSE) Momento Lab Clash Club (INDIE/ROCK) Demodè w/ Management Del Dolore Post-Operatorio + DjSet fino a mattina. Tessera gratuita. Live Club/Trezzo (50S) Lollipop 50s night 23:30 Via dei Curti 1067/Urgnano (HOUSE/TECHNO) Duck Dive w/ Leo Mas + Nic & Ro
Domenica 15 11:00 Spazio Fase/Alzano Lombardo (BICI) Raggio, la prima fiera dedicata alla bicicletta artigianale 15:30 Bloom/Mezzago (TEATRO/BIMBI) "Odissea Piccola" 16:00 Libreria Incrocio Quarenghi (LABORATORIO) "E tu che faccia hai?" Introduzione teoricopratica al ritratto. Teatro Nuovo Treviglio (SINATRA) Night and Day, 100 anni di Frank Sinatra 18:00 Inzago (FRIDAKAHLO) Progetto Meteora 22:00 Druso (DANGER/DANGER) Ted Poley. 18 €
Lunedì 16 20:45 Cinema Conca Verde (CINE) "The Walk" in lingua originale con sottotitoli 20:30 Cineteatro Nuovo/Trescore (ALFABETO DEL PRESENTE) Festival Presente Prossimo w/ Stefano Petrucciani sulla parola “democrazia” 21:30 Clock Tower/Treviglio (SOUL) Mighty Mo Rodgers
Martedì 17 16:00 Cinema del Borgo (CINE) "Everest" di Baltasar Kormákur 20:30 Cinema Conca Verde (CINE/ LESSON) "Il regista di matrimoni" di Marco Bellocchio. A seguire la parola a Gianni Canova "il regista" 21:00 Edonè (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla 21:00 Palamonti (IL GRANDE SENTIERO) "I quattordici 8000 La breve stagione della conquista" di Roberto Mantovani. Ingresso gratuito 21:30 Altaglieredinese/Alzano Lombardo (FLOYD/URBAN) Sandacake
20:30 Teatro Nuovo Treviglio (ALFABETO DEL PRESENTE) Festival Presente Prossimo w/ Marco Belpoliti sulla parola “testimone” 21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Cinema del Borgo (SCHERMI D'ASIA) "Viaggio a Tokyo" di Ozu Cinema Conca Verde (CINE) "Taxi Teheran" di Jafar Panahi 21:30 Circolino della Malpensata (AUTORE) Andrea Arnoldi + Joud Iscariout 22:00 Druso (SKA/SOUL) Orobians + Giulia Spallino. Cons. 5 € Officine 43/Castel Rozzone (LIVE) Stefano Macchia Electric Blues
Mercoledì 18
Venerdì 20
19:30 Libreria Macondo (APE/LETT) Aperitivo letterario: "N.V. Gogol, Il Naso" 21:00 Cinema del Borgo (CINE) "Everest", di Baltasar Kormákur Cinema Conca Verde (CINE) "Taxi Teheran" di Jafar Panahi 21:30 Edonè (CINE/LIVE) "Karakorum", sonorizzazione live dei Verbal
Giovedì 19 18:00 Biblioteca Tiraboschi (PLAQUETTE) "Sgrìsoi" di Umberto Zanetti e Mino Marra 20:00 Claudun Fest/Chiuduno (TRIBUTE) Nord Sud Ovest Est, tributo agli 883 20:30 Bloom/Mezzago (CINE) “Diamante nero / Bande de Filles” di Céline Sciamma
10:00 Salone ex-Ateneo Città Alta (INAUGURAZIONE) "Le mura veneziane" mostra disegni delle scuole di Bergamo 11:00 Biblioteca Caversazzi (BIMBI/ LIBRI) L'Ora delle storie 2015, lettura condivisa con i bambini Biblioteca di Loreto (BIMBI/ LIBRI) L'Ora delle storie 2015, lettura condivisa con i bambini Biblioteca Tiraboschi (BIMBI/ LIBRI) L'Ora delle storie 2015, lettura condivisa con i bambini 17:30 Sala Galmozzi/Via Tasso (DANTE) "Ariosto e le favole antiche: mito e riscritture nell’Orlando Furioso", relatrice Alice Zambelli Il calendario continua
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17:45 Biblioteca Gavazzeni (LIRICA) Rileggiamo i libretti più belli: "Rigoletto di Giuseppe Verdi" 18:30 Libreria Macondo (LIBRO) "Svelare la voce" del soprano Silvia Lorenzi 20:00 Claudun Fest/Chiuduno (ITA/ ROCK) Medicina Crow 20:30 Centro Culturale Gritti/ Ranica (ALFABETO DEL PRESENTE) Festival Presente Prossimo w/ Giovanni Boccia Artieri sulla parola “connessione” 20:45 Palazzo Muratori/Romano (LIBRO) "Papà, mamma e gender" di Michela Marzano 21:00 Circolo Fratellanza/Casnigo (MUSIC/WOMAN) Note in Circolo Woman 2015 w/ Eleuteria Arena Auditorium Modernissimo/ Nembro (IL GRANDE SENTIERO) "K2 e i servitori invisibili" di Iara Lee. Ingresso gratuito 22:00 O'Dea's (TRIBUTE) Supernova, tributo agli Oasis Edonè (BERGAMOREGGAE) Dancehall Night w/ American Exotica Dancehall Crew Druso (DISCOSTRASS) Viola Valentino + Cuori Infranti. Cons. 12 € Rocker/Barzana (TRIBUTE) Hot Chili Girls, tributo femminile ai Red Hot Chili peppers Auditorium Modernissimo/ Nembro (IL GRANDE SENTIERO) "Yema e Neka" di Matteo Valsecchi. Ingresso gratuito Bloom/Mezzago (SPE/STR) Arbrobox + La Macchina di Von Neumann 23:00 Under Music Club (ELECTRO) Bauhaus Party w/ Makam + Boski b2b Skena Amigdala/Trezzo (DUBSTEP) Get Low Upset Club/Seriate (HIP HOP/ ELECTRO) Sabotage special fluo event - Glowing in the dark
Sabato 21 10:00 Maite (PRODOTTI LOCALI) Mercatino delle autoproduzioni 16:30 Libreria Macondo (BIMBI) "Franco Raccontastorie", con il poeta e cantastorie per bambini Franco Gambirasio 17:00 Libreria Incrocio Quarenghi (CONFERENZA) Il Sol Levante in Europa: la letteratura nel primo Novecento giapponese 18:00 Cineteatro Gavazzeni/Seriate (AUTORE) Festival Presente Prossimo w/ Fulvio Ervas 19:00 Luogo Segreto (?) contemporary locus e Invisible°Show presentano "Z - studi d’artista aperti al suono" live di Natalie Sandtorv. Info sulla location: 349.1680619 20:00 Claudun Fest/Chiuduno (TRIBUTE) Vipers, tributo ai Queen 21:00 Biblioteca/Gandino (GUITAR) Festival Internazionale della Chitarra w/ Beppe Gambetta & Tony McManus 21:30 Fuorirotta/Treviglio (JAZZ) “Call to the planets, response from the stars” 22:00 Edonè (EMO) The Exhibition Night w/ Rami Druso (POP) Omar Pedrini. 10 € Rocker/Barzana (TRIBUTE Aironi Neri, tributo ai Nomadi Bloom/Mezzago (SOUL/RHYTHM) Sweet Soul Music + Olly Riva Ink Club (HC) Lags Latente 23:00 CSA Pacì Paciana (REGGAE/ DUB) Bush Chemists & Danny Red pon Prince Healer Sound System Amigdala/Trezzo (R'N'R/DJ SET) Jumpin Night w/ Andy Fisher Under Music Club/Seriate (GIRLZ) Pupa e Scintilla Live Club/Trezzo (ZARRO) Zarro night w/ Eiffel 65
Domenica 22
Martedì 24
16:00 Libreria Incrocio Quarenghi (LAB) "E tu che faccia hai?" Introduzione teorico-pratica al ritratto. 3° appuntamento Maite (AMAGLIA) Domeniche al Rovescio, laboratorio di aguglieria 17:00 Teatro Bonoris/Montichiari (MINA) Bruno Santori ritrae in musica la “divina” Mina 18:00 Bloom/Mezzago (TEATRO) "Tutti abbiamo un cuore…che batte" 18:30 Edonè (INFO) Oltrevisioni: nuove cittadinanze culturali 20:00 Claudun Fest/Chiuduno (ROCK/?/SP) Pugni nei Reni + Arcane of Souls + Rich Apes 21:00 Teatro Gavazzeni/Seriate (IN/ NECESSITÀ/VIRTÙ) Il sogno di Skrjabin
16:00 Cinema del Borgo (CINE) "Io e lei" di Maria Sole Tognazzi 20:30 Cinema Conca Verde (CINE/ LESSON) "I pugni in tasca" di Marco Bellocchio. A seguire la parola a Gianni Canova "l'attore" 21:00 Edonè (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla Palamonti (IL GRANDE SENTIERO) Alberto Paleari. Una guida alpina sospesa tra alpinismo e scrittura. Ingresso gratuito
Lunedì 23 17:00 Biblioteca Tiraboschi (GENITORI/ LIBRI) Questo è il cuore di Nati per Leggere, il senso Libreria Incrocio Quarenghi (LAB) Origami! La scatola, costo 10 € materiali inclusi, prenotazione obbligatoria 20:30 Auditorium Modernissimo/ Nembro (ALFABETO DEL PRESENTE) Festival Presente Prossimo w/ Lorella Zanardo sulla parola “donna” 20:45 Cinema Conca Verde (CINE ESPANOL) "Alacran enamorado" di S. Zannou 21:00 Contest (DRINK) Molecolar Night: diversi cocktail creati con innovative tecniche di sferificazione Live Club/Trezzo (METAL) Ghost
Mercoledì 25 18:00 Libreria Incrocio Quarenghi (CONFERENZA) "A proposito di fotografia stereoscopica" con il fotografo Maurizio Grisa 18:30 Libreria Macondo (DONNE/ LETTURA) "Ferite a Morte" di Serena Dandini, lettura a quattro voci con Adriana Maggi, Benedetta Russo, Ornella Morosini, Rossana Sarlo 19:00 Ex Fornace/Milano (QUADERNINI) Una mostra dei quadernini degli alunni del 900 20:00 Fuorirotta/Treviglio (CENA/BUIO) Cena al buio. Prenotazione obbligatoria 21:00 Biblioteca di Nembro (IL GRANDE SENTIERO) "Le vie del cielo. Adamello e Val Daone" serata con Paolo Amadio e Angelo Davorio. Cinema del Borgo (CINE) "Io e lei" di Maria Sole Tognazzi 21:30 Edonè (ALT/ROCK) Ink. + IlMioInfernoPrivato Altaglieredinese/Alzano Lombardo (LOLLIPOP) Sam Puffo & The Nicotiners
Giovedì 26 20:30 Bloom/Mezzago (CINE) "Kreuzweg – Le stazioni della fede" di Pier Paolo Pasolini Auditorium Modernissimo/ Nembro (AUTORE) Festival Presente Prossimo w/ Paola Mastrocola 20:45 Cinema Conca Verde (SNOW) "Paradise Waits" di Teton Gravity 21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Cinema del Borgo (SCHERMI D'ASIA) "Tarda primavera" di Ozu 21:30 Circolino della Malpensata (VOICE/DREAMS) Fuzzy Colors + Anahì Gendler 22:00 Druso (GUITAR) Jueves Tarde Guitar Sextet. Cons. 10 € Officine 43/Castel Rozzone (LIVE) Midnight Breakfast
Venerdì 27 17:30 Sala Galmozzi/Via Tasso (DANTE) "Le profezie di Dante. Un percorso critico", relatore Giovanni Paris 20:30 Centro Culturale Gritti/Ranica (AUTORE) Festival Presente Prossimo w/ Chandra Livia Candiani 21:00 Cinema Don Bosco/ Villa Di Serio (FESTIVAL DI CORTI) X edizione del concorso nazionale Corto Villese Circolo Fratellanza/Casnigo (MUSIC/WOMAN) Note in Circolo Woman 2015 w/ Valentina Bee Auditorium Modernissimo/ Nembro (IL GRANDE SENTIERO) "Erba ghiacciata" incontro con Ennio Spiranelli e Jakub
Radziejowski 21:30 Bloom/Mezzago (RUSS’N’ROLL) Russakaja 22:00 O'Dea's (TRIBUTE) AC/DC tribute nite Edonè (ELECTRO) Knobs w/ Cioz + Joud Iscariout Druso (ELECTRO) Aucan + Godblesscomputers. 10 € Rocker/Barzana (TRIBUTE) MagnetikA, tributo ai Metallica Ink ClUb / Bergamo (HC/SOTTOSUOLO) End of a Season + Disordine 22:30 Live Club/Trezzo (REGGAE) Mellow Mood 23:00 Amigdala/Trezzo (TECH/HOUSE) Momento Lab Upset Club/Seriate (INDIE) Borderline w/ Olugbenga (Metronomy) dj set c.s.a. Pacì Paciana (SUBURBAN) In Bass We Trust: “Una notte brava”. Pigro On Sofa dj-set
Sabato 28 10:00 Maite (PRODOTTI LOCALI) Mercatino delle autoproduzioni Fiera di Bergamo (ARTE) BAF Bergamo Arte Fiera 16:30 Biblioteca Tiraboschi (BIMBI/ LIBRI) Pesci rossi e stelle blu, ombre cinesi e laboratorio con Teatro del vento Libreria Macondo (BIMBI) "Franco Raccontastorie", con il poeta e cantastorie per bambini Franco Gambirasio 17:00 Bergamo (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) La Ruota 2.0 18:15 Biblioteca Gavazzeni (CONFERENZA STORIA BERGAMO) “La città di Bergamo dalla preistoria alle mura veneziane” con Luca Dell’Olio Il calendario continua
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GIOVEDì 26 NOVEMBRE 2015 ORE 20.45 CINEMA CONCA VERDE BERGAMO APERTURA DELLA SESTA EDIZIONE DEL BWF
WWW.BRESCIAWINTERFILM.IT WWW.GENTEDIMONTAGNA.IT
18:30 Ex Oratorio di San Lupo (MOSTRA) "Lo specchio attraversato" con gli artisti Francesco Pedrini, Giovanni De Lazzari e Oscar Giaconia 21:00 Teatro Sociale (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) Arlecchino e il suo doppio 21:30 Barrio (PATCHANKA) La Malaleche 22:00 Edonè (POP/ROCK) Plan de Fuga Druso (POP/ROCK) Still Crazy. Cons. 7 € Rocker/Barzana (TRIBUTE) Rising Doors, tributo ai Doors Bloom/Mezzago (70/80/90) Woodrock 015 party 22:30 Live Club/Trezzo (CARTOON) Cristina d'Avena & Gem Boy 23:00 Amigdala/Trezzo (BRODO) Dj Set Clash Club (ROCKABILLY) Hound Dog Rockers live + John Terrible Dj Set + Sticks and Stones Dj Set fino all’alba. Tessera gratuita.
Domenica 29 10:00 Fiera di Bergamo (ARTE) BAF Bergamo Arte Fiera 16:00 Teatro Nuovo Treviglio (BACH) Back to Bach, quando il pop copia la classica 18:00 Bloom/Mezzago (LIBRO) "Manuel Agnelli senza appartenere a nessuno mai" di Federico Guglielmini. Incontro con Manuel Agnelli (Afterhours) 21:00 Maite (COMEDÌ) Stand Up Comedy w/ Saverio Raimondo Teatro Qoelet (IN/NECESSITÀ/ VIRTÙ) La bicicletta rossa 21:30 Secret Location (PIANOFORME) Invisible°Show presenta Andrea Pensado (Buenos Aires) 22:00 Druso (ZONCABIRTHDAY) Roby Zonca & Friends
Lunedì 30 10:00 Fiera di Bergamo (ARTE) BAF Bergamo Arte Fiera 17:00 Biblioteca Tiraboschi (GENITORI/ LIBRI) Questo è il cuore di Nati per Leggere, il senso 21:30 Clock Tower/Treviglio (BLUES) Morblus feat. Justina Lee Brown 20:45 Cinema Conca Verde (CINE ESPANOL) "10.000 km" di C. Marqués-Marcet 21:00 Contest (DRINK) Molecolar Night: diversi cocktail creati con innovative tecniche di sferificazione
DICEMBRE Martedì 1 16:00 Cinema del Borgo (CINE) "Dove eravamo rimasti" di Jonathan Demme 20:30 Cinema Conca Verde (CINE/ LESSON) "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio. A seguire la parola a Gianni Canova "il tempo e lo spazio" 21:00 Oratorio Boccaleone (IN/ NECESSITÀ/VIRTÙ) Nel mare ci sono i coccodrilli Edonè (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla Palamonti (IL GRANDE SENTIERO) Paolo Barcella presenta "Toni Ricciardi: Morire a Mattmark". A seguire "Fa mia ul Bergum" di Bruno Bergomi 21:30 Altaglieredinese/Alzano Lombardo (PATCHANKA/RUMBA) Malaleche - Valentina Benaglia -Godz e Phla
Mercoledì 2 17:00 Libreria Incrocio Quarenghi (INAUGURAZIONE MOSTRA)
"Bambini" di Giovanni Bianchini 21:00 Teatro Civico/Dalmine (IN/ NECESSITÀ/VIRTÙ) Se ti abbraccio non aver paura Cinema Conca Verde (CINE) "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio Cinema del Borgo (CINE) "Dove eravamo rimasti" di Jonathan Demme 21:30 Edonè (FOLK) Radiolution Live w/ Bob Corn
Giovedì 3 21:00 Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Auditorium Piazza della Libertà (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) "Il Sale della Terra" di Wim Wenders Cinema Conca Verde (CINE) "Sangue del mio sangue" di Marco Bellocchio Cinema del Borgo (CINE) "Dove eravamo rimasti" di Jonathan Demme 22:00 Officine 43/Castel Rozzone (LIVE) The Tozzi Sisters and The Favourites
Venerdì 4 10:00 Accademia Carrara (MORONI) Io sono Il Sarto. Moroni a Bergamo 18:30 Galleria MareLia (INAUGURAZIONE) Spine, 6 artisti sullo spazio
19:00 Auditorium Piazza della Libertà (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) Il cuore di Chisciotte 19:30 Libreria Macondo (APE/LETT) Aperitivo letterario: "F. Kafka e la metamorfosi" 21:00 Circolo Fratellanza/Casnigo (MUSIC/WOMAN) Note in Circolo Woman 2015 w/ Carmen Cangiano 21:30 Auditorium Piazza della Libertà (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) Del disincanto: origini e destino 22:00 O'Dea's (TRIBUTE) Shot Guns, tributo ai Guns'n'Roses Druso (CANTAUTORE) Bugo. Rocker/Barzana (TRIBUTE) Precious Time, tributo ai Timoria 23:00 Amigdala/Trezzo (ELECTRO) Momento LAB & C
Sabato 5 15:30 Ex Oratorio di San Lupo (VISITA GUIDATA) Mostra “Lo Specchio Attraversato” 16:30 Biblioteca Tiraboschi (BIMBI/ LIBRI) La nuvola dei sogni, libri e storie con Fabrizio Palama Teatro Auditorium Piazza della Libertà (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) Hansel e Gretel dei fratelli Merendoni 18:00 Auditorium Montecchio/ Alzano Lombardo (ALFABETO DEL PRESENTE) Festival Presente Prossimo w/ Giorgio Vasta sulla parola “meraviglia” 18:30 Teatro Donizetti (IN/NECESSITÀ/ VIRTÙ) Il teatro del disincanto, con Claudia Contin e Marco Baliani
Il calendario continua
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22:00 Edonè (ELECTRO/AMBIENT) Voga, presentazione EP + Norberto Vergani + Dj D.A.G. Druso (SCORPIONS) Uli Jon Roth Rocker/Barzana (ROCK/HARD) Hard On 22:30 Live Club/Trezzo (2000) We Love 2000 Party 23:00 Under Music Club (ELECTRO) Bauhaus Party w/ Dj W!ld + Coloppio Amigdala/Trezzo (DUB) Dub Club w/ Sip a Cup Label Bolgia/Dalmine (ELECTRO) Viale Rossi Project w/ Dj Slait 23:30 Clash Club (DJ SET) 90 Gradi: le tue hit preferite dagli anni '90
Domenica 6 14:00 Spazio Circo/Telgate (IN/ NECESSITÀ/VIRTÙ) Jam Session teatrale 16:30 Teatro dell’Oratorio/Villa D’Adda (SPETTACOLO TEATRALE) “Uno, nessuno, centomila” liberamente tratto da L. Pirandello 17:00 Bergamo (IN/NECESSITÀ/VIRTÙ) La Ruota 2.0 22:00 Edonè (FOLK) Terje Nordgarden Druso (BLUEGRASS) Bluegrass Stuff
Lunedì 7 21:00 Contest (DRINK) Molecolar Night: diversi cocktail creati con innovative tecniche di sferificazione 22:00 Edonè (ERASMUS) Xmas Party Druso (TRIBUTE) Ligastory Rocker/Barzana (ROCK) Mr X 23:00 Under Music Club/Seriate (GIRLZ) Pupa e Scintilla
Martedì 8 11:00 Libreria Macondo (BRUNCH/ LETTURE) Gian Burrasca, con l'attrice Mariella Sto 21:00 Edonè (BALL/ILLA) Torneo di calcio balilla 21:30 Altaglieredinese/Alzano Lombardo (NAPOLI) Rua Parthenope 23:00 Amigdala/Trezzo (DEM/COVER) Teo e Le Veline Grasse Upset Club/Seriate (HIP HOP/ ELECTRO) Happy birthday Sabotage - 6TH anniversary
Mercoledì 9 21:00 Cinema Conca Verde (CINE) "Non essere cattivo" di Claudio Calligari Cinema del Borgo (CINE) "L'attesa" di Piero Messina
Giovedì 10 20:30 Filandone/Martinengo (AUTORE) Festival Presente Prossimo w/ Fabio Geda 21:00 Contest (DRINK) Degustazione Gin: una selezione tra 100+ migliori distillati di ginepro Cà del Fasà (ACOUSTIC) Concertini improvvisati in meno di 30 metri quadrati Edonè (RUM/CIOCCO/BLUES) Stefano Macchia live Cinema Conca Verde (CINE) "Non essere cattivo" di Claudio Calligari Cinema del Borgo (CINE) "L'attesa" di Piero Messina 22:00 Officine 43/Castel Rozzone (BLUES) Black Stompers
Venerdì 11 19:30 Libreria Macondo (APE/LETT) Aperitivo letterario: "Ovidio e la metamorfosi". 21:00 Circolo Fratellanza/Casnigo (MUSIC/WOMAN) Note in Circolo Woman 2015 w/ Five For Brass Quintet Auditorium Modernissimo/ Nembro (IL GRANDE SENTIERO) “Karakorum”, sonorizzazione a cura dei Verbal. Patronato S.Vicenzo (READING/ CONCERTO) "Cara Santa Lucia, 4a edizione" Maddalena Crippa e The Blossmed Voice, sestetto vocale. Iniziativa di beneficenza. 22:00 O'Dea's (TRIBUTE) Con Un Deca, tributo a Max Pezzali & 883 Edonè (DJS) Silent Party Druso (INDIE/REGGAE) Will and The People + Shame & Skandal Rocker/Barzana (TRIBUTE) Mode Inside, tributo ai Depeche Mode 23.30 Under Music Club (INDIE) Dirty Shoes: la clubnight con sonorità indipendenti 8/13€
Sabato 12 10:00 Joe Koala (CALCIO/MUSICA) Santamaradona: i festival di Bergamo si prendono a calci Spazio Fase/Alzano (HANDMADE) Factory Market 10:30 Biblioteca Betty Ambiveri (BIMBI/LIBRI) Babbo Natale picchiatello, lettura animata con TAE Teatro 15:30 Ex Oratorio di San Lupo (VISITA GUIDATA) Mostra “Lo Specchio Attraversato”
17:00 Il Conventino (READING/ CONCERTO) "Cara Santa Lucia, 4a edizione" presenta: Letture in jazz, con racconti inediti. Iniziativa di beneficenza. 18:00 Filandone/Martinengo (ALFABETO DEL PRESENTE) Festival Presente Prossimo w/ Nando Pagnoncelli sulla parola “opinione” 19:00 Teatro Prova (LAB/SUPER8) Santa Lucia in Super8. Laboratorio a cura di ABC allegra brigata cinema. Prenotazione obbligatoria 21:00 in DispArte (INDIE FOLK) ila & the happy trees, trio, presentano il nuovo disco “Le scarpe rosse” 21:30 Secret Location (PIANOFORME) Invisible°Show presenta Enzym (Parigi) 22:00 Edonè (ROCK) Bergamo Sottosuolo Rocker/Barzana (TRIBUTE) Volts, tributo AC/DC Ink Club (ROCK) Sonars + Pau Amma 23:00 Pacì Paciana (ELECTRO) Beat Acrobatique
Domenica 13 08:00 Bergamo (SANTALUCIA) Santa Lucia è arrivata e non c’è scuola 10:00 Spazio Fase/Alzano (HANDMADE) Factory Market Joe Koala (CALCIO/MUSICA) Santamaradona: i festival di Bergamo si prendono a calci Teatro Prova (LAB/SUPER8) Santa Lucia in Super8. Laboratorio a cura di ABC allegra brigata cinema. Prenotazione obbligatoria 16:00 Maite (AMAGLIA) Domeniche al Rovescio, laboratorio di aguglieria
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DisAstrologia a cura di Gilles Deluso
L'oroscopo è FINITO. Dritta del mese a cura di Marco Manilio
Nascendo moriamo, e la fine pende su di noi fin dall'inizio.
[Sette millenariste, Marx attacks, asteroidi in collisione? AIDS, Ebola, cavallette, pesticidi, Fabio Fazio? A scansar l'umana smania di punti fermi e terzi atti, il più è riconoscere, ahité, che “la fine non è la fine” (cit. La Quiete). Se ti piace leggi anche: Le apocalissi di Eugen Weber. Guarda: Il cavallo di Torino di Béla Tarr. Indìgnati: www.vhemt.org. Continua: così.] SUPERNOVA 21 Marzo - 20 Aprile
HAL 9000 21 Maggio - 21 Giugno
E se tu vuoi diventare un fiore, allora io voglio diventare il cielo, così se hai sete chiamo la pioggia, e se hai freddo il sole. (Isabella Santacroce, Supernova) Stellina cara, fashion-kamikaze con cinturone d'eau de toilette, dalle tue pesanti ceneri dedurrò che è esplosa un'altra primadonna. Ti credevi una rockstar, sarai ramazzata via da un bidello. No, la fine “col botto” non è per forza vermifuga. Verso: Sono nato triste ma sono esploso come una supernova. (B. Springsteen)
Gli intellettuali sono destinati a sparire con l'avvento dell'I.A. com'è avvenuto per gli eroi del cinema muto con l'invenzione del sonoro. Siamo tutti dei Buster Keaton. (Jean Baudrillard) Supercomputer, bombe intelligenti, sciacquoni wi-fi.. Se proprio non vuoi staccare la spina, Sapientino, sistema la messa a terra. Metti di dimenticare tutte le password: quant'avresti da vivere? Libro: La gabbia di vetro: prigionieri dell'automazione (Nicholas Carr)
COLLASSO ECONOMICO GLOBALE 21 Aprile - 20 Maggio
OLOCAUSTO NUCLEARE 22 Giugno - 22 Luglio
Oggi la nostra teologia è l'Economia. (James Hillman) Best Moloch since 2008, ci tieni per le palle e le ovaie più di chiunque altro. Chissà che finiti tutti i dindi e i carburanti possibili, non si torni ad esser semplicemente umani? Facci sognare, Collasso. Disco: Imminent Economic Collapse (Bastard Noise / Pain Jerk)
We are War Boys! Kamakrazee War Boys! Fukushima Kamakrazee! (dal film Mad Max: Fury Road, 2015) Causto, fatti bello, è ora di rimetter mano al guardaroba: per il Doomsday Clock non siamo mai stati tanto vicini alla guerra atomica. Sì, avevi ragione: si starà peggio quando si starà peggio. Domani. Canzone: La bomba atomica (I giganti)
SHIE KIMIKE!!1! 23 Luglio - 23 Agosto
EZIO GREGGIO 23 Novembre - 21 Dicembre
i1 PARANOIKO è 1 ke ha cuasi capito KOME stano le,cose.:. (Uilia M. Baros) Flatulensie dei no$tri CIELI, kredere a TUTTO nn fa – skifo dI mettere in DUBBIO tutto!!? $hie: prima di trinKARVI anke il CIF acciendetevi i CAP LOCKhne$S della te$ta. Verso: Just because you're paranoid, don't mean they're NOT after you. (Nirvana)
Sarà vero? Sarà falso? Sarah Ferguson? (Ezio Greggio) Chiedo a mio cugino se ha più paura di morire annegato o murato vivo. “Ezio Greggio”, mi fa. Quando ti renderai conto che la tua cosiddetta simpatia è per altri fonte di terrore? Non tutti siamo uguali, Ezio: il mondo è bello perché avariato. Libro: Presto che è tardi! (Ezio Greggio)
PANDEMIA GLOBALE 24 Agosto - 22 Settembre Epidemia: malattia a tendenza sociale e assolutamente sgombra da pregiudizi. (Ambrose Bierce) I virus vecchi e nuovi continuano a far d'apocalittici spauracchi, anche se forse si dovrebbe temer di più la diffusione d'ogni tipo di tumore. Tu intanto pensa a non farti portatore sano di paura, e ricorda che per ogni effetto Placebo c'è più d'un Nocebo. È il tuo nemico n.1: debellalo con irragionevoli sì. Canzone: Pandemia RMX (Kaos One) DISORDINE CLIMATICO 23 Settembre - 22 Ottobre Il paradiso lo preferisco per il clima, l'inferno per la compagnia. (Mark Twain) Clima, dal gr. klima, inclinazione. La Terra è sbilenca e tu tenti rimedi. Ma le storture non si compensano, la realtà non si bilancia, la simmetria fa schifo. Con le regole, rispetta le eccezioni. Libro: Non è un cambio di stagione: un iperviaggio nell'apocalisse climatica (Martin Caparrós) ANTICRISTO 23 Ottobre - 22 Novembre La sigaretta è la candela dell'anticristo. (Proverbio russo) Le conseguenze del moderno stile di vita sembrano fatte apposta per te. Senso e necessità del Giorno del Giudizio, anche. Trova le differenze. Libro: La stufa dell'anticristo (A. Verrecchia)
NUOVO ORDINE MONDIALE 22 Dicembre - 20 Gennaio Non si tratta solo di una piccola nazione, ma di una grande idea: un Nuovo Ordine Mondiale. (George Bush Sr.) Ok, “neolingua” orwelliana presente. Pensiero unico anche. Quand'è che il Segno più espiatorio, servo ed omologato di tutti si deciderà a fare outing con quel suo amore per la (D-) Repressione? Canzone: Proclama del Nuovo Ordine Mondiale (CCC CNC NCN) DRONI & NANOBOT 21 Gennaio - 19 Febbraio Da piccole cose, spesso traggono origine grandi e gravi fatti. (Tito Livio) Passati di moda i rassicuranti motti per sottodotati tipo botte piccola fa buon vino o small is beautiful, questi spietati cosini militari precisano che no, small is awful. Ridateci la pace (e l'autostima). Band: Sly & The Family Drone JIHAD 20 Febbraio - 20 Marzo Presso i sovrani dell’Islam c’è l’uguaglianza degli uomini dinanzi alla fede, che in pratica diviene uguaglianza nell’essere uccisi. (Elias Canetti) Dai, con tutti i sedicenti Je Suis Charlie Hebdo e Antifa partout, come si può ritenere verosimile il rischio di finire scannati nel nome di Dio? Nel 2015? Su, chi è così pirla da crederci? Io, per esempio. Libro: Tagliagole. Jihad Co. (F. Borgonuovo)
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DAL 17 AL 20 DICEMBRE 2015