Urbanità e sicurezza

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UrbanitĂ e sicurezza Urban safety and security



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La città e l’altra città Collana diretta da Pasquale Persico e Maria Cristina Treu

Urbanità e sicurezza Urban safety and security

Innes Intimate Neighbourhood Strengthening “Intimate Neighbourhood Strengthening (INNES) - An Italian Crime Prevention Pilot Programme for Small Cities - Progetto cofinanziato dall’Unione Europea nell’ambito dello Specific Programme Prevention of and Fight against Crime - Annual Work Programme 2011, Parte del General Programme 2007-20013 “Security and Safeguarding Liberties” adottato dal Consiglio dell’Unione Europea con la Council Decisions 2007/125/JHA, gestito dal Directorate-General Home Affairs della Commissione Europea. Ricerca finanziata dall’Unione Europea con l’obiettivo di analizzare la percezione della sicurezza da parte dei residenti in città di medio piccola dimensione


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A cura di: Maria Cristina Treu


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Si ringraziano per la grande collaborazione prestata: L’assessore alla sicurezza Espedito Rose del Comune di Mantova e l’assessore Elia Scanavini del Comune di Pegognaga I dirigenti degli Istituti Comprensivi Mantova 1, 2 e 3 e dell’Istituto Comprensivo di Pegognaga, i dirigenti scolastici degli Istituti Superiori: Bonomi Mazzolari ITES, A. Pitentino, Liceo Belfiore. Gli insegnanti, i genitori e gli studenti delle scuole di Mantova e Pegognaga che hanno partecipato agli incontri e alla compilazione dei questionari. Il Vescovo della Diocesi di Mantova e la Caritas con sede a Mantova Il Prefetto di Mantova Il Questore e la Polizia di Stato di Mantova che ci ha segnalato problemi e campi di indagine, e l’Arma dei Carabinieri Il Direttore della Banca Popolare di Mantova La Polizia Urbana che ci ha accompagnato negli incontri in alcuni quartieri La Guardia di Finanza e i Vigili del Fuoco L’Associazione Peter Pan di Lunetta e altre associazioni tra cui il Club delle Tre Età, il Centro di Aiuto alla Vita e Soroptimist Club Il Politecnico di Milano e il Prorettore del Politecnico del Polo di Mantova Gli studenti del Laboratorio Fare Paesaggio, a. a. 2013/2014, che hanno contribuito alla realizzazione del censimento dell’abbandono La Fondazione del Politecnico di Milano per la gestione dei rapporti istituzionali e amministrativi con Bruxelles


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Indice

Introduzione al testo Il progetto europeo e gli orientamenti delle ricerche condotte The European project and the research’s aims Maria Cristina Treu Parte 1 Le città, la società e le comunità, ieri e oggi Towns, society and community, today and yesterday Maria Cristina Treu L’analisi dei dati sulla sicurezza nel territorio mantovano: elementi per una prevenzione Analyzing the data on security in the Mantova area: building-blocks for prevention Daniele Bignami Sulla percezione della sicurezza About perception of security Mauro Bianconi Parte 2 La definizione del campione Defining the sample Adelmina Dall’Acqua L’elaborazione dei questionari The processing of the questionnaires Stefano Sarzi Amadè

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La rappresentazione degli esiti, dei percorsi e degli spazi The representation of results, paths and spaces Silvia Marmiroli Censimento dell’abbandono The analysis of disused buildings and areas Antonia Araldi Contributi Le storie personali dell’abbandono The history of disused buildings di I. Comin, S. Di Natale, M. Mazzali INNES: legami di sicurezza INNES: Security Bonds di G. Sandri, A. Puccia, M. Bardi, L. Caracciolo, E. Corbari, M.L. Gagliardi, A. Morselli, F. Savazzi, I. Squinzani, M. Tosi per Istitudo di criminologia di Mantova FDE

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Fig. 1. La Provincia di Mantova. Sono evidenziate le cittĂ di Mantova e di Pegognaga


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Introduzione

Introduzione al testo Il progetto europeo e gli orientamenti delle ricerche condotte Maria Cristina Treu

Il progetto finanziato dalla Comunità Europea è finalizzato a verificare se ci sono fattori specifici che influiscono nella percezione della sicurezza da parte di chi vive nelle città medio piccole italiane. Lo scopo è di individuare i contributi e le azioni di un programma integrato pilota per la prevenzione del crimine. I casi studio indagati riguardano le amministrazioni comunali di Mantova e di Pegognaga, due cittadine, di dimensione contenuta, rappresentative di due realtà tipiche delle regioni italiane: le città con importanti centri storici e i molti centri abitati che costellano i territori interessati da una urbanizzazione diffusa. La riflessione e le indagini si sono orientate lungo due ordini di approfondimenti, corrispondenti alle competenze messe in gioco dalla Fondazione del Politecnico di Milano (1), nella convinzione che la percezione della sicurezza dipenda sia dall’influenza di

aspetti comportamentali, non sempre classificabili secondo la logica penale, sia dalle caratteristiche della struttura demografica e dell’urbanizzazione. Lungo questi due ordini di approfondimenti il lavoro di ricerca ha condotto, da un lato, l’inchiesta con questionari scritti e via telefonica e il rilevamento delle criticità insediative, approfondito con il Censimento dell’abbandono nel caso di Mantova e, dall’altro lato, gli incontri con gli abitanti dei quartieri più critici di Mantova e con quelli del centro e delle frazioni, di Pegognaga. L’impostazione della ricerca si colloca in un contesto in cui l’applicazione di norme punitive, conseguenti a una interpretazione della città come fonte di tensioni negative, sostanziano una strategia politica finalizzata a contenere i rischi di convivenza sociale in una società non più orientata verso ideali positivi ma verso azioni di controllo sociale anche a costo di contenimento delle libertà in-


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dividuali (U. Beck, 1986, Z. Bauman, 1999 e 2002). In questo contesto la solidarietà non si basa più su un sentimento positivo di appartenenza ma si radica in una generalizzata percezione di paura, accentuata dalle condizioni di isolamento vissute dai singoli cittadini. L’idea che si possa agire diversamente rischia di essere rigettata a favore di una logica efficientista, guidata da scenari statistici e giornalistici che tendono a esaltare ogni fatto di criminalità e ogni comportamento deviato. Le violazioni della legge non sono giudicate in termini di comprovata colpevolezza ma in termini di rischio potenziale per il patrimonio, l’ordine e le consuetudini sociali. La politica “per una città sicura”, orientata alla limitazione dei rischi, si conforma al desiderio di ogni cittadino per una vita incentrata sulla regolarità quotidiana. L’esito è una espansione delle azioni di controllo sociale, anche oltre i limiti della stessa legalità: una scelta che rischia di non affrontare le radici del fenomeno e di accentuare i muri invisibili, ma molto concreti, tra i quartieri, le famiglie e i singoli cittadini. In alternativa, molti studi indicano la priorità dell’intervento sociale rispetto a quello penale e quello della preven-

zione rispetto alla repressione. Sono gli studi che, per esempio, hanno avuto un ruolo significativo nell’elaborazione empirica del concetto di sicurezza attraverso studi qualitativi sulla criminalità dei distretti urbani delle grandi aree metropolitane, approfondendo il rapporto tra la percezione di insicurezza delle persone e i rischi reali attraverso iniziative orientate al rafforzamento delle relazioni di vicinato e della conoscenza tra i soggetti che appartengono a culture diverse. Queste sono le iniziative che dovrebbero sostituire la repressione con una politica di prevenzione strutturale che coinvolga più istituzioni e che sia attiva nella promozione di un sistema di percorsi di formazione e di integrazione tra più modalità di intervento. La critica nei confronti di questi studi è che riguardano le vittime della criminalità più che il crimine in quanto tale anche se non è sempre possibile far rientrare nella declinazione dei reati penali la galassia dei comportamenti anomali (se non porti il casco sei un criminale; e se porti quello integrale?). Altri studi assumono come ipotesi guida delle proprie proposte il riconoscimento delle capacità auto regolative delle comunità urbane per superare in-


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sicurezze e paure. Questi studi rinviano alle esperienze che, per esempio, hanno condotto analisi, oltre che in singoli quartieri operai, anche nelle aree rurali e nelle città di medie dimensioni. Sono gli studi che non partono dall’analisi della criminalità, ma dalle difficoltà menzionate dalle persone intervistate e dalle iniziative per rinsaldare i legami di comunità adottate. Queste iniziative si collocano nella tradizione del riconoscimento del valore del capitale sociale territoriale. Per esempio, attraverso la riscoperta dei beni comuni laddove esse sostengono modelli d’uso autogestiti di risorse abbandonate, come per esempio quelle dei giardini di comunità a New York, poi riconosciute dalla stessa amministrazione locale. Più in generale, sono le iniziative finalizzate alla riscoperta del ruolo degli spazi urbani di uso pubblico, come le piazze e le aree verdi, nei confronti, della promozione della socievolezza e della coesione sociale, e come i progetti di vicinato introdotti, anche di recente, nei programmi di rigenerazione urbana dei quartieri della grande Londra. La critica nei confronti di questa posizione è quella nota come “la tragedia dei beni comuni” (Garret J. Hardin,

1968) laddove la debolezza dell’idea di questi beni sta nella libertà d’uso che può determinarne uno sfruttamento eccessivo e il degrado a fronte dei costi crescenti di manutenzione sostenuti dalle amministrazioni pubbliche. E’ la tragedia del conflitto tra interessi individuali e collettivi e del prevalere dei primi sui secondi, laddove i secondi richiederebbero una autolimitazione nell’uso da parte di ogni singola persona e una responsabilità condivisa nella gestione dei beni comuni. Una tragedia accentuata dalle politiche neoliberali tutte orientate alla contrazione della spesa pubblica indipendentemente dalle emergenze economiche e sociali che si susseguono senza soluzione di continuità. La rilevanza del tema dei Commons Goods (2) è riproposta dagli studi, relativamente più recenti, di Elinor Ostrom (1990-2006), che hanno avuto come esito il riconoscimento dei diritti precapitalistici collettivi, quello degli aborigini australiani, anche se ottenuto con la loro legalizzazione attraverso il diritto scritto e non attraverso il riconoscimento della consuetudine e dell’ordinamento giuridico di fatto. In Italia, il tema viene ripreso da S. Rodotà (2013) con una definizione per la quale i beni


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comuni sono beni materiali e immateriali, cioè tutti “quelli funzionali all’esercizio di diritti fondamentali e al libero sviluppo della personalità che devono essere salvaguardati sottraendoli alla logica distruttiva del breve periodo, proiettando la loro tutela nel mondo più lontano, abitato dalle generazioni future.” Una definizione importante, quella di Rodotà, perché ripropone la contraddizione insita nell’espansione dell’area del diritto privato, quella della traduzione in valore monetario di ogni bene (2), e che, oggi, ritroviamo nel prevalere degli interessi finanziari che si estendono in ogni direzione e che, in nome dell’efficienza del mercato, rischiano di marginalizzare ogni altro interesse non solo sociale ma anche produttivo. Tuttavia, nei confronti degli orientamenti delle politiche di prevenzione qui ricordate, ci sono anche altre difficoltà che si traducono nel rischio di inquinamento e di limitazione di ogni azione. C’è la tendenza a appiattire ogni interpretazione e iniziativa su una posizione di politica partitica che, a sua volta, ha interesse a condannare e/o a sfruttare l’appoggio di una posizione piuttosto che un’altra. E c’è la difficoltà di coinvolgere gli enti centrali e le amministra-

zioni locali nelle politiche di prevenzione strutturali che dovrebbero coordinare gli interventi su diversi versanti, da quelli propri delle forze di polizia a quelle della giustizia e della scuola. Tra questi interventi il contributo che più spesso rimane sullo sfondo è quello delle scelte di governo del territorio su cui pesano oltre il pregresso delle previsioni insediative urbanistiche di una stagione tutta orientata alla crescita insediativa, le criticità connesse a una storica mancanza di cura dei beni, dei servizi e delle infrastrutture territoriali e le difficoltà a affrontare programmaticamente la rigenerazione delle risorse economiche e sociali abbandonate e marginalizzate (3). E’ urgente un cambio di paradigma che affronti questi temi con una programmazione dell’uso di tutte le risorse assumendo come centrale la conoscenza delle qualità delle nostre città e adottando pratiche di inclusione dei cittadini e di promozione della solidarietà sociale anche attraverso la riproposizione di modelli di uso comune dei beni abbandonati. Questo obiettivo richiede di trovare spazi di cooperazione e di interlocuzione sistematici oltre che con le strutture della sicurezza urbana, con quelle di governo


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della città e con le componenti delle associazioni del terzo settore, a partire dal coinvolgimento delle componenti “di centro campo”, come quelle della scuola di ogni ordine e grado e dei centri di ricerca e di formazione della conoscenza attraverso un rinnovato dialogo tra più posizioni e tra più discipline. Le città medio piccole, soprattutto se in posizione decentrata rispetto alle grandi aree metropolitane, sono interessate da dinamiche di abbandono e di degrado, certamente non confrontabili, come quantità, con quelle delle città di maggiore dimensione. Non così se valutiamo il rischio della marginalizzazione di interi territori e della perdita di un patrimonio storico e di una cultura materiale che ha contribuito a costruire la qualità delle nostre città e dei nostri ambienti urbanizzati. L’alternativa all’efficientismo della logica neoliberista che seleziona il bene città sulla base di una competizione sempre più forzata, alla ricerca di interventi sempre più redditizi e incuranti dello spreco di risorse umane e territoriali, è un programma di lungo periodo di azioni integrate in più direzioni: un obiettivo di non facile realizzazione ma senza alternative. E’ un obiettivo che richiede la messa in rete

nel sistema delle grandi infrastrutture, seppure con livelli e modalità diversificate, dell’insieme delle polarità urbane e l’avvio contestuale di progetti di rigenerazione urbana che includano organicamente il tema della qualità e della sicurezza. Ricordando che nei confronti del tema della sicurezza l’attenzione richiede continuità e coordinamento delle azioni a partire da quelle di tutti i soggetti istituzionali. Il testo, che riportiamo qui di seguito, restituisce l’esito dell’inchiesta condotta da ricercatori del Politecnico di Milano coinvolgendo gli insegnanti e gli studenti delle scuole dell’obbligo e altri segmenti sociali adulti nei comuni di Mantova e di Pegognaga relativamente ai luoghi e ai comportamenti segnalati come quelli che più influiscono sulle relazioni sociali già a partire dall’età scolare e sulla percezione di disagio e di insicurezza in specifici ambienti urbani. La descrizione di tutte le fasi della ricerca è anticipata da una riflessione sugli esiti dell’analisi, anche con riferimento ad altre indagini condotte da regioni e in comuni medio piccoli, e da ricerche su esperienze per includere organicamente la sicurezza nella pianificazione urbana. Questa riflessione è


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Fi. 2. La città di Mantova e i Comuni limitrofi.

integrata dalla restituzione di un quadro internazionale e nazionale sulle dinamiche delle azioni e dei comportamenti e dei rispettivi tassi di delittuosità che incidono sulla percezione della sicurezza da cui emerge che l’Italia è mediamente al di sotto della media europea e che le città medio piccole sono afflitte da una minore criminalità predatoria rispetto alle aree metropolitane. Tra queste Mantova e Pegognaga si trovano in una provincia con un tasso di delittuosità minore rispetto alla media di quello italiano. Il quadro statistico è inoltre completato da considerazioni qualitative e da un contributo sulla percezione della sicurezza a partire dalle diverse inci-

denze connesse nell’ordine al reddito, al degrado urbano, al genere e all’età. Il censimento dell’abbandono, condotto sull’intero territorio del comune di Mantova, chiude la descrizione delle fasi della ricerca. Le mappe e le informazioni riportate nel testo rappresentano, da un lato, una sorta di conferma di quanto già evidenziato sui rischi di marginalizzazione e di degrado presenti nei tessuti sociali e insediativi delle città medio piccole, dall’altro lato l’invito a una loro integrazione accedendo al CD allegato che riporta, con un aggiornamento rispetto a quanto rilevato nel 2014 ed esposto nella mostra tenutasi a Mantova il 16 aprile 2015, le


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stesse mappe e informazioni ai fini di rendere possibili sue successive implementazioni. Il testo riporta due ulteriori contributi. L’indagine che interpreta alcune situazioni di abbandono di beni attraverso la memoria e i ricordi suggeriti da scatti fotografici. Il significato di questa documentazione, presentato da Re-Mend di Isabella Comin, Savina Di Natale e Martina Mazzali, completa il censimento dell’abbandono condotto nel comune di Mantova, arricchendolo della testimonianza del bisogno dei cittadini di riconoscersi nella propria storia e identità. E la presentazione del lavoro dei ricercatori dell’Istituto FDE, Istituto di Criminologia di Mantova, che si è focalizzato sull’ analisi sociale e criminologica e sulla promozione di più iniziative di quartiere finalizzate a affrontare il tema della paura e della percezione della insicurezza e a rafforzare i legami di vicinato anche attraverso eventi autogestiti. Note: 1) La Fondazione del Politecnico di Milano è il riferimento istituzionale per i rapporti con l’Europa e per quelli tra il gruppo del Polo di Mantova del Politecnico di Milano e l’Istituto di Criminologia di Mantova, FDE. 2) E’ la tradizione avviata dal diritto scritto, un tempo lontano, con le sottoscrizioni dei

mercanti veneziani sul valore delle merci importate e delle nuove terre scoperte e perimetrate; riproposta nei periodi delle colonie con lo sfruttamento delle risorse umane e del sottosuolo; rivisitata nelle fasi post belliche con gli accordi tra stati sul controllo dei mercati dei prodotti e, oggi, aggiornata con riferimento al ruolo preponderante della finanza, delle banche e dei fondi monetari internazionali. 3) Queste risorse non sono solo quelle in condizioni precarie, perché dismesse da troppo tempo come molti immobili urbani e intere aree urbanizzate abbandonate, sono soprattutto le quote rilevanti e crescenti di popolazione in sovrannumero presenti e originarie di tutti i paesi del mondo. Bibliografia: Ulrich Beck (2004), La società del rischio. Verso una seconda modernità, Carrocci, 3°ristampa (titolo originale Risikogesellschaft. Auf dem Weg in eine andere Moderne, 1986 ) Zigmund Bauman (1999), La società dell’incertezza, Il Mulino, e (2002), La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza, Il Mulino Garret J. Hardin (dicembre 1968), The Tragedy of Commons, Science, Vol. 162, Numero 3859, 1243-1248, 13 Elinor Ostrom (1990), Governing the Commons. The Evolution of Institutions for Colectieve Action, Cambridge University Press, Cambridge, e versione italiana (2006), “Governare i beni comuni”, Marsilio Stefano Rodotà (2013), Il terribile diritto. Studi sulla proprietà privata e i beni pubblici”, Il Mulino


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The European project and the research’s aims Maria Cristina Treu Foreword Te EU-funded project aims to explore the existence specific factors impacting on the perception of security in small and middle-sized Italian towns, and identify contributions and actions for an integrated pilot program of crime prevention. Two study cases were observed – the municipalities of Mantova and Pegognaga, two small towns of limited size, respectively a typical Italian historic city, and a town in a densely urbanized area. The research pursued two paths, matching the sets of skills mobilized by the Fondazione del Politecnico di Milano (1), based on the idea that the perception of security is influenced both by behavioral factors that are not always classifiable within a penal logic, and by the characters of demographic structure and urbanization. On both accounts, the survey was conducted, on the one hand, through written and telephonic questionnaires, while critical settlement areas were identified through the Inventory of disused houses in Mantova. On the other hand, meetings were organized with the inhabitants of the critical neighborhoods in Mantova, and of the town of Pegognaga and the surrounding villages. The research is framed within a context where law enforcement, in consequence of a perception of the town as a source of negative tensions, is the expression of a policy aimed at containing the risks of coexistence in a society oriented towards societal control, rather than positive values – even at the cost of diminished individual freedom. (U. Beck, 1986, Z. Bauman, 1999 e 2002) In such a context, solidarity is no

longer based on positive belonging, but has its roots in a general feeling of fear, emphasized by the individual citizen’s perceived isolation. Different courses of action tend to be rejected for the sake of efficiency, driven by a tendency, common in statistics and media, to stress crime and deviant behavior. Law infringements are not judged in terms of proven guilt, but of virtual danger to property, order and social habits. “Safe town” policies aimed towards risk-control cater to the citizen’s wish for a life centered on routine. The outcome is an enhanced action of societal control, sometimes beyond the bounds of legality – an approach that, instead of dealing with the phenomenon at its roots, strengthens the invisible but very effective barriers between neighborhoods, families and individual citizens. Alternatively, several studies identify priorities of social rather than penal intervention, and prevention over repression. Such studies had, for instance, a significant role in empirically developing the concept of security through qualitative studies of crime in urban neighborhoods and large metropolitan areas, by exploring the link between the perception of insecurity and actual danger through initiatives aimed towards the strengthening of neighborhood ties and intercultural socialization. These initiatives should serve to substitute repression with a policy of structural prevention involving the institutions, and promoting systematic training and integrated intervention. Criticism has been leveled at these researches for concerning the victims of crime, rather than crime itself – although it is not always possible to classify the range of anomalous behavior within the frame of criminal offence. Other studies assume that urban communities


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can self-regulate to deal with insecurity and fear, based on previous surveys conducted in working-class neighborhoods , rural areas and middle-sized towns, and starting not with the analysis of crime, but of the perceived difficulties and the initiatives taken to enhance community ties, recognizing the value of social capital in the area. One instance is the requalification of commons through the self-management of disused resources, such as the communal gardens in New York, later acknowledged by the local administration. More broadly, these initiatives aim to rediscover the role of public urban spaces, such as squares and green areas, to promote sociability and social cohesion – such as the borough projects recently introduced in the Greater London program of urban regeneration. Criticism can be leveled at this theory in the form of the “tragedy of the commons” (Garret J. Hardin, 1968), according to which the idea’s weakness rests in the free use of the goods – potentially leading to overuse and degradation, to growing cost for the public administration. The tragedy is heightened by neoliberal policies focused on reducing public expenditure, regardless of recurring economic and social emergencies. Elinor Ostrom’s comparatively recent studies (1990-2006) have brought up again the theme of Common Goods, resulting in the recognition of the Australian Aborigines’ pre-capitalist collective rights, although these were legalized through written, rather than customary law. In Italy the subject was taken up by S. Rodotà (2013), who defined Common Goods as being both material and immaterial goods, “functional to the exercise of fundamental rights and the free development of personality, and as such to be guarded against destructive short-term logics and kept for future generations.”

This highlights the contradiction intrinsic to the expansion of the scope of private right: the monetization of all goods (2), to be found nowadays in the prevailing and all-pervading financial interests that, for the sake of market efficiency, are at risk of marginalizing all other concerns – both social and productive. Prevention policies also find other hindrances that translate into weak or limited action, such as a tendency to shape analysis and action according to the interests of party politics, or a difficulty to involve central and local administrations in structural prevention policies coordinating lawenforcement, judiciary and schools. Often disregarded is the input of local government choices weighed down by development provisions entirely focused on urban growth, an ingrained lack of maintenance of goods, services and local infrastructures, and the difficulties in programming a policy of regeneration for disused economic and social resources. (3) It is imperative that paradigms shift towards a programmed use of all resources, with a focus on the knowledge of urban realities, the inclusion of citizens and an enhancement of social solidarity through the rediscovery of shared use for disused goods. To this end, systematic cooperation and communication are needed with law enforcement agencies, local government, third-sector associations, schools, research and learning centers – through a renewed, multi-faceted and multidisciplinary debate. The dynamics of abandon and degradation experienced by smaller towns, especially those removed from great metropolitan areas, are not quantitavely comparable to those of larger towns. The distinction does not apply when exploring the risk of marginalization of entire areas, or the


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loss of the historical heritage and material culture that shaped the quality of our towns and urbanized areas. The alternative to efficiency-oriented neoliberal logics, growingly focused on competition and gain, and heedless of the waste of human resources, rests in a long-term policy of diverse but integrated actions. The objective is challenging, but presents no alternatives. This will require networking all urban hubs with the infrastructural system on different levels and modes, and projects of urban regeneration that include concerns of quality and security – in a continuous and coordinated institutional action. The text below shows the results of a survey conducted by researchers of the Politecnico di Milano, involving teachers and students from compulsory-education schools and other adult groups in the areas of Mantova and Pegognaga, and concerning places and behaviors identified as impacting on social ties from school-age, and the perception of unease and insecurity in given urban sites. A description of the research is preceded by a discussion of the survey’s results, also in reference to other similar surveys and researches about the inclusion of security concerns in urban planning. The discussion also outlines the national and international context with regard to action and behavior dynamics, and crime rates impacting on the perception of security. These data place Italian rates below the European average, and show that small towns experience less predatory crime than metropolitan areas. Crime rates in the Mantova district are below the Italian average. Qualitative factors and an exploration of the weight of income, urban degradation, gender and age in the perception of security further complete the statistical framework.

Last is an inventory of abandonment for the whole Mantova area. The maps and information contained in this volume offer a sort of confirmation to the already described dangers of marginalization and degradation existing in the urban and social fabric of smaller towns. Further materials are to be found in the attached CD, containing the same maps and information gathered in 2014, and shown in an exhibition in Mantova in April 2015, but updated to enable their further implementation. Two further essays complete the volume. One, by Isabella Comin, Savina Di Natale e Martina Mazzali of Re-Mend, explores the visual interpretation of the memory of several disused commons through photography, and brings to the inventory of abandonment the added dimension of the citizens’ need to identify with their history. The other, the work of the researchers of FDE (Mantova’s Institute of Criminology), focuses on social and criminological analysis, as well as the promotion of neighborhood events aimed at dealing with fear and perceived insecurity, and strengthening neighborhood ties through community-managed events. Notes: 1) The Fondazione del Politecnico di Milano provides the institutional framework links with Europe and between the groups of the Mantova campus of the Politecnico di Milano and the FDE Institute of Criminology in Mantova. 2) This is an ancient tradition of black-letter law, started by the subscriptions of Venetian merchants on the value of import goods and newfound lands. It emerged again in colonial history for the exploitation of human and underground resources, and again in Postwar times, with the agreements for market control. Nowadays it reappears updated to serve the overwhelming role of finance, banks and international monetary


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funds. 3) These resources are not just the abundance of decaying disused property and urban areas, but also the growing share of supernumerary population arriving from all around the world. Bibliography: Ulrich Beck, Risikogesellschaft. Auf dem Weg in eine andere Moderne, 1986 Zigmund Bauman (1999), La società dell’incertezza, Il Mulino, e (2001), The Individualized Society, Polity, Cambridge Garret J. Hardin (dicembre 1968), The Tragedy of Commons, Science, Vol. 162, Numero 3859, 1243-1248, 13 Elinor Ostrom (1990), Governing the Commons. The Evolution of Institutions for Collective Action, Cambridge University Press, Cambridge. Stefano Rodotà (2013), Il terribile diritto. Studi sulla proprietà privata e i beni pubblici, Il Mulino


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Fig. 3. Le cittĂ di Pegognaga.


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Parte 1



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Parte 1

Le città, la società e le comunità, ieri e oggi Towns, society and community, today and yesterday Maria Cristina Treu L’analisi dei dati sulla sicurezza nel territorio mantovano: elementi per una prevenzione Analyzing the data on security in the Mantova area: building-blocks for prevention Daniele Bignami Sulla percezione della sicurezza About perception of security Mauro Bianconi

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Fig. 1. Umberto Boccioni, La città che sale (abbozzo), 1910, olio su tela, Milano, Collezione Mattioli. Fonte: L’opera completa di Boccioni, Rizzoli editore, 1969, Milano, tav. XIX


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Le città, la società e le comunità, ieri e oggi Maria Cristina Treu

1. La questione urbana tra utopia e urbanità (1) La città, nell’immagine tramandataci dalla storia, ha sempre rappresentato il luogo delle sedi del potere istituzionale, della innovazione economica e della promozione sociale in un rapporto di complementarità con il territorio e con l’ambiente al suo intorno. L’impianto primigenio di ogni città assume la sua prima forma in relazione alla geomorfologia del territorio e al bisogno di difesa della vita dei cittadini, e di quella dei villici che in caso di rischi o di altri pericoli vi cercano sicurezza e riparo. La cima di un rilevato, uno specchio d’acqua, un fiume sono le zone scelte per i primi insediamenti; in una posizione che garantiva oltre a una disponibilità delle risorse primarie, una visibilità dell’intorno e una più agevole difesa. Questi sono gli insediamenti che, ingranditisi nel tempo, saranno cinti da mura a testimonianza del potere accresciuto da parte di chi che era al governo, e di una maggiore possibilità difesa dei beni e della vita della popolazione urbana e extra urbana. Le città sono anche i luoghi dove prende forma e riconoscimento istituzionale il sistema delle regole per la convivenza

sociale; in altri termini, l’idea e il valore delle condizioni di urbanità a tutela del patrimonio dei singoli e della sicurezza di ciascuno di essi, affermatesi con il riconoscimento delle consuetudini di vita e delle relazioni economiche e sociali. Ma tutto questo ha a che vedere con un passato lontano, peraltro niente affatto scevro da condizioni di vita insicure, e in cui, accanto a opere di grande bellezza che ancora oggi possiamo ammirare e a cui guardiamo con nostalgia, molto dipendeva dalla personalità del “tiranno” che vi regnava e dalle relazioni tra paesi e città anche molto vicine. E’ solo nel sogno dell’architetto (2) che la città rimane immaginata come il luogo dove in un’unica prospettiva vengono accostate le architetture simbolo della storia urbana, la metafora di una utopia urbana che si riverbera nella bellezza inalterata di una sequenza di opere d’arte. Infatti, mentre un testo di letteratura e uno spartito di musica esistono indipendentemente dalle interpretazioni che si susseguono nel tempo, la città è un organismo vivente, costituito da edifici e da una comunità di persone, inscindibile dalle ineluttabili alterazioni fisiche, dalle trasformazioni e dai


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cambiamenti che riguardano i modelli di vita, l’identificazione nei confronti del luogo dove si abita, le relazioni sociali e economiche, i condizionamenti e l’influenza emotiva nella percezione della sicurezza. In questo senso è con l’epoca moderna che la questione urbana diventa oggetto di specifici studi: quando la città si consolida sul modello della forma compatta delle capitali dell’Ottocento e deve affrontare la dimensione economica e sociale dei temi della salute, della sicurezza e dell’integrazione tra più culture. E’ lo stesso periodo in cui le città, abbattute le mura, si espandono con la costruzione di opifici, di quartieri residenziali, di stazioni e di reti di servizi e di trasporto e sperimentano la sostituzione dei tessuti urbani medievali con le gallerie e la realizzazione dei primi centri commerciali, con l’apertura di nuove assi urbani, tipo i boulevard, e con la progettazione del verde dei primi parchi urbani. In sintesi, è l’avvio di un ciclo urbano in cui le città, soprattutto quelle di matrice europea, vivono uno sviluppo industriale accompagnato dalla crescita del mercato del lavoro e degli insediamenti residenziali, contestualmente al

fenomeno di migrazioni regionali e extraregionali, e dall’inevitabile processo di ibridazione che ha fatto emergere più tensioni sociali e rinnovati problemi di convivenza e di sicurezza. Sono gli anni in cui viene coniato il termine di urbanistica (I. De Cerdà, 1867,1985), disciplina in cui si fanno convergere conoscenze quantitative e qualitative; si promuovono inchieste sulle contraddizioni tra le classi agiate e le classi meno abbienti, sulle condizioni di vita urbane rispetto alla genuinità di quelle della campagna e si predispongono regole insediative per la residenza, per i servizi alla popolazione e per gli spazi pubblici e di uso pubblico. In questo stesso periodo, si avvia l’istituzione della disciplina igienico sanitaria in relazione alle problematiche condizioni insediative, come le coabitazioni malsane e le commistioni di età e di genere; sono elaborati i temi del rischio (U. Beck, 2004) e della sicurezza in relazione all’acuirsi dei comportamenti criminali e malavitosi penalmente perseguibili; e si costruiscono le prime strutture di isolamento per la cura delle malattie e per la reclusione dei malavitosi. La letteratura e la pittura registrano po-


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sizioni dicotomiche: da un lato, quella romantica che con autori come Dickens, interpreta la città come un organismo hard e denso di pericoli per le persone e per i patrimoni, dall’altro lato, quella illuminista e positivista, influenzata dalle proposte che si richiamano a modelli insediativi utopici e alle scoperte della medicina sull’origine virale e ambientale delle malattie del secolo e all’impiego delle innovazioni tecniche per il controllo delle acque e per la gestione delle reti dei servizi urbani (G. Zucconi, 2001). La città diventa oggetto di interesse di specifiche politiche urbane, da quelle destinate a migliorare le condizioni di vita della forza lavoro per garantire la produttività e l’efficienza del sistema produttivo, a quelle che più in generale rivendicano condizioni di vita più sane e più sicure nei suburbi e nelle abitazioni sovra affollate, spesso a diretto contatto con le zone abitate dalle classi più abbienti. Per garantire condizioni di qualità della città si afferma una politica per la sicurezza che si focalizza da un lato sul contrasto del crimine con azioni di polizia mirate e, dall’altro lato, con interventi sia di costruzione di nuovi

quartieri in aree esterne che garantiscono più qualità e più sicurezza per diverse classi sociali sia di demolizione e di ricostruzione di intere zone urbane centrali troppo densamente e pericolosamente abitate (3). Negli ultimi decenni, in epoca contemporanea, l’attenzione sulle città si focalizza sulle maggiori agglomerazioni urbane, quelle con molti milioni di abitanti che si concentrano lungo le coste asiatiche e nelle regioni americane del sud superando, come dimensione, le capitali europee anche se queste conservano il controllo dell’economia attraverso i mercati finanziari. E’ il processo di urbanizzazione del mondo (J. Véron, 2008) e la sua l’origine è l’esplosione di un fenomeno migratorio verso le aree urbanizzate dell’emisfero del nord che, indipendentemente da ogni reale opportunità di lavoro, promettono maggiori opportunità di sicurezza personale e di riscatto individuale. Speculare rispetto a questo fenomeno è l’abbandono dei territori di molte regioni e il progressivo degrado e invecchiamento del patrimonio storico e sociale dei centri abitati marginali rispetto alle grandi reti di comunicazione e alle nuove economie di relazione.


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Anche in questa fase la letteratura specializzata può essere ricondotta a due posizioni: la tesi dell’esplosione delle città attrattive e egemoni nel controllo dell’economia e della finanza e la tesi delle città panico (E.Glasaer, 2013 e P.Virilio, 2000). La prima è quella che sottolinea le opportunità di rinnovamento dei programmi di rigenerazione urbana con la spettacolarizzazione dell’architettura nelle città mondiali ma anche con l’utopia delle città costruite dal/nel nulla (4); la seconda è quella che contrappone alla modernità dei grattacieli e delle più sofisticate tecnologie di controllo il degrado degli slums e delle zone abbandonate a causa delle trasformazioni dei processi produttivi. Gli esiti sono paesaggi di un grande contrasto assimilabili in certi casi agli ambienti di Blad Runner, connotati da una estrema percezione di insicurezza. Di minor successo è la letteratura che denuncia la caduta delle condizioni di cittadinanza nei territori interni e nelle città medio piccole e la pericolosità di questi abbandoni che accentuano, oltre allo spreco di risorse e di capitale sociale, le situazioni di rischio nel caso di territori fragili dal punto di vista

idrogeologico e gli utilizzi fuori da ogni controllo dei centri abbandonati, nonostante la programmazione di eventi e di iniziative che dovrebbero contrastare il processo di contrazione e di invecchiamento della popolazione che ancora vi risiede. La specificità di questa situazione è riconducibile alla dimensione del fenomeno di polarizzazione della crescita urbana e alle grandi differenze nelle motivazioni dei flussi migratori attuali rispetto a quelle del secolo scorso (M. L. Bacci, 2015) che fanno esplodere alcune grandi concentrazioni urbane in assenza di una crescita dell’offerta di lavoro unitamente allo spreco e ai costi ambientali connessi all’abbandono di estesi territori urbanizzati. In questo contesto, per quanto riguarda le condizioni della vita urbana, emerge una sensibilità a tutto campo: un bisogno di sicurezza che in aggiunta alla tutela della vita e dei beni, richiede tranquillità individuale e regolarità della vita quotidiana, tutela della salute e valorizzazione delle capacità produttive, pace sociale e qualità dell’ambiente. Provvedere alla sicurezza personale non basta se la comunità non è anch’essa sicura e se la città, parafrasando Jacques


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Véron, non riesce più a fare comunità e se si impoveriscono anche i presidi urbani più decentrati rispetto alle grandi aree di agglomerazione urbana. Emerge una domanda crescente di sicurezza che comprende un arco di fattori che appare sempre più indeterminato che possiamo ricondurre ad alcune considerazioni di sintesi. Ci sono, come sostengono anche recenti indagini (5), oltre al rischio di essere vittime di aggressioni e di altri atti violenti, i disagi determinati dalla rottura dei codici di comportamento della civile convivenza, come gli atti di vandalismo, il venir meno degli standard minimi di cura del territorio e degli spazi urbani, come l’illuminazione e il verde, e, non ultimo, l’isolamento e la caduta della coesione sociale. In questo aspetto non è affatto secondario che, accanto ai quartieri centrali e di più recente costruzione, crescano la presenza di immobili abbandonati e sottoutilizzati e l’impoverimento fisico e formale degli spazi pubblici e di uso pubblico, fenomeno spesso sottovalutato dai programmi di investimento di amministrazioni centrali e locali che trascurano gli interventi di connettivo e privilegiano singole grandi opere.

La paura è reale e soggettiva, spesso non legata all’aumento di rischi reali ma dal bombardamento mediatico su fatti di scarso rilievo e sulle conseguenze della crisi economica, come l’incertezza lavorativa, che ha origine da scelte più radicate e spesso di origine lontana nel tempo. In queste percezioni incidono le pressioni indotte dalla globalizzazione e dalle turbolenze dei mercati finanziari che, da ben prima della bolla finanziaria, privilegiano le rese monetarie a favore di un numero sempre più ristretto di soggetti, alimentando la crisi dello stesso processo di accumulazione finalizzato agli investimenti produttivi (J. O’Connor,1986), la contrazione del mercato del lavoro e l’incertezza nei confronti del futuro. D’altra parte, anche il contributo della politica, come quello dei media, è spesso prigioniero di una sorta di guerra dei dati sull’entità e sull’insostenibilità delle immigrazioni, esaltando ogni evento e comportamento anomalo, soprattutto se imputabile a un estraneo assimilabile a una specifica area di provenienza. C’è soprattutto una sorta di rimozione dalla memoria delle migrazioni che, anche nel passato, hanno interessato l’intero pianeta e il fatto che, da molto tempo,


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Fig. 2. Il muro nei pressi del Gradaro, Fiera Catena, Mantova. Foto di Silvia Marmiroli


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il numero di chi non vive più nelle stessa regione di origine è già alto ed è destinato a crescere. Dobbiamo convincerci che il concetto di sicurezza è in continua evoluzione e se, un tempo, era legato soprattutto a fatti criminosi e violenti nei confronti della persona e del patrimonio, oggi, richiede verifiche e approfondimenti contestualizzati in più direzioni. Gli aspetti di disagio da parte dei cittadini saranno sempre più collegati a come ciascuno si riconosce nel contesto in cui vive a partire dai fattori di reddito, di istruzione e di età, cioè dalla capacità di auto orientamento nella pratica sia delle relazioni a livello pubblico allargato sia di quelle più ravvicinate con la propria comunità di vicinato, in alternativa all’isolamento e all’accettazione passiva della riscrittura della percezione del reale veicolata dalle diverse fonti della comunicazione mediatica. 2. La percezione della insicurezza nelle grandi città e nelle città medio piccole Il contesto italiano, oltre a un numero limitato di aree metropolitane (6), è connotato da una grande varietà di ambienti e di paesaggi e da una

diffusa presenza di città medio piccole che coincide con un alto numero di comuni: questa è la ricchezza di un patrimonio storico ereditato dal passato e di un tessuto sociale che si riconosce in forti differenze di identità culturali e linguistiche. Queste sono le caratteristiche sottolineate dagli studi ambientali e paesaggistici di quanti attribuiscono ai comuni il ruolo di presidio di un territorio idrogeologicamente molto fragile e di una cultura materiale che un tempo sosteneva le economie locali e garantiva la prevenzione e la manutenzione del territorio e una rete di servizi alla popolazione residente. Altri studi e altre proposte sostengono, oggi, la necessità di politiche di intervento mirate per i piccoli comuni e per i territori interni, nella prospettiva di promuovere l’unione tra più comuni e azioni di governo del territorio condivise a livello sovra comunale al fine di tutelare il territorio e l’ambiente, di valorizzare le risorse naturali e il capitale sociale e culturale e di sostenere i costi fissi delle condizioni di cittadinanza per la permanenza della popolazione residente (7). In questi ambienti i centri abitati sono ancora una sorta di isole di urbanità


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anche se sono interessati da un processo di invecchiamento dei residenti stabili e da situazioni di degrado e di isolamento sociale. Alcuni comuni medio piccoli rinviano a città con un passato di sedi di importanti e illuminate signorie, altri a centri di mercato di prodotti agricoli e artigianali di qualità, altri ancora a luoghi specializzatisi nell’accoglienza turistica e di cura. Molti di questi comuni sono diventati sedi di eventi culturali e mete ambite di un consumo turistico stagionale e di fine settimana; tutti richiedono più infrastrutture adeguate e più servizi per l’accessibilità a partire dalla messa in sicurezza del territorio e delle condizioni di cittadinanza per stabilizzare le dinamiche demografiche in continua contrazione. Questo è il contesto in cui ci si chiede se le condizioni di vita dal punto di vista della sicurezza nei comuni medio piccoli, siano comparabili con quelle delle aree metropolitane, ovvero se ci sia una specificità dei fattori che in questi comuni incidono sulla percezione della (in)sicurezza. Un contesto in cui negli ultimi anni le emergenze, connesse a fenomeni naturali e climatici, si susseguono con una alternanza impressionate di altre

emergenze come la mancanza di lavoro, le crisi economiche e finanziarie, i flussi di una migrazione incontenibile e il rischio di azioni terroristiche che può colpire ovunque ci sia una bene o un patrimonio sensibile per il suo valore simbolico. La ricerca, prima di entrare nel merito delle indagini, ha assunto come riferimento gli esiti di alcune analisi condotte negli ultimi anni (8), anche se, per certi aspetti, ancora influenzate da un modello di sviluppo fondato sulle aspettative di una crescita incrementale delle costruzioni e delle infrastrutture, comunque e in ogni luogo, e per altri aspetti, ancora molto disattente e contradditorie rispetto al tema della sicurezza e all’influenza che può avere il degrado urbano e l’ignoranza del valore delle risorse ambientali e paesaggistiche. Tuttavia, è importante condividere con queste indagini la convinzione che, anche nel nostro paese, il tema della sicurezza è un problema reale, non astratto e caratterizzato da mille facce: i fattori e le motivazioni che fanno insorgere il senso di insicurezza appartengono, infatti, sia alle tensioni che il contesto allargato riverbera in ogni direzione


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anche a livello locale sia al rango delle città, alle classi di reddito e ai livelli culturali, che colorano con valenze e intensità diverse la percezione della sicurezza. Per questo è opportuno richiamare, seppure molto sinteticamente, quelli che ci sono apparsi come i risultati più significativi di queste indagini per quanto riguarda le posizioni espresse dai cittadini e dagli amministratori locali, le differenze e le particolarità emerse tra le regioni e tra le diverse dimensioni dei comuni. Il tema della insicurezza da microcriminalità si fa più sentire al nord piuttosto che nelle regioni del Sud dove è maggiore il peso della criminalità organizzata. Inoltre, questo tema è più sentito dalle persone che dispongono di condizioni economiche agiate e praticano un modello di vita caratterizzato da una esistenza rilassata e estranea ai ritmi caotici delle metropoli. Sono “i fastidi dell’agiatezza e dei rischi di rottura dell’intimità personale” (9) meno sentiti dalle persone povere e in difficoltà economiche che, viceversa, paventano di più l’usura e le aggressioni per strada come lo strappo della borsetta e il furto della pensione appena ritirata. Fattori

come la tossicodipendenza e l’alcolismo, le molestie e le violenze sessuali e la presenza di aree di degrado sono più sentiti dalle classi agiate; l’immigrazione clandestina solleva le reazioni più forti da parte della classe media; i furti, le aggressioni e la scarsa efficacia della giustizia sollevano le paure soprattutto da parte delle classi meno abbienti. In generale, il clima di insicurezza pesa sulla qualità e sul sistema di vita quotidiano e condanna le persone a una minore libertà di movimento costringendole in casa oppure alla frequenza di club privati riducendo le opportunità di relazioni sociali e imponendo loro di evitare comportamenti e luoghi che possono mettere in conto di subire un reato. A questo proposito è di un certo interesse mettere a confronto due grafici tratti dall’ indagine condotta nel 2008 da CITTALIA (ANCI ricerche) sui piccoli comuni, in cui sono riportati i luoghi dove le persone si sentono più sicure distinguendo nel primo caso le risposte date dagli abitanti dei piccoli centri e quelli delle grandi città e nel secondo caso gli abitanti appartenenti alle classi povere da quelle agiate. Sono grafici che confermano da un lato come la percezione della sicurezza


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Fig. 3. I luoghi percepiti come pi첫 sicuri nella scala da 1 (massima sicurezza) a 10 (massima insicurezza). Fonte: Cittalia Anci Ricerche (2008).

Fig. 4. I luoghi percepiti come pi첫 sicuri nella scala da 1 (massima insicurezza) a 10 (massima sicurezza). Fonte: Cittalia Anci Ricerche (2008).


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nei confronti di ambiti specifici sia diversa tra grandi e piccoli centri urbani e, dall’altro lato, come l’insicurezza pervasiva sia condizionata dalla classe sociale e provochi chiusura nella classi più abbienti, nel senso che possono privilegiare le frequentazioni di luoghi protetti, e depressione in quelle meno agiate che si sentono più sicure solo nei luoghi in cui vanno a fare la spesa (cfr., fig.3 e fig.4) Più in generale, il senso di incertezza a tutto campo appare più sentito dai cittadini dei centri minori dove la stagnazione economica e demografica è più evidente: in questi luoghi c’è una percezione di un futuro più incerto che unitamente ai fenomeni che incidono sul vivere quotidiano, provoca chiusura, sospetto e depressione. Nelle grandi città questa tipo di incertezza è sovra iscritta dalla prospettiva, anche per i meno abbienti, di poter accedere a alternative di lavoro, anche se saltuario, irregolare, mal retribuito e in attività rifiutate da chi può attendere altre opportunità. In tutte queste forme di ansia e di paura, il peso dei media non è poco influente: la drammatizzazione dei fatti di cronaca e il cattivo funzionamento della giustizia

finiscono per ingigantire problemi e accadimenti di livello sovranazionale che finiscono per diventare motivi di dibattito e di tensione anche locali. In sintesi, le inchieste consultate ci dicono che, anche se i residenti dei piccoli centri si sentono genericamente più rilassati rispetto ai cittadini metropolitani, siamo di fronte a una conferma dell’articolazione delle motivazioni che stanno all’origine dell’insicurezza. Da un lato, le note situazioni di rischio comuni a tutte le città come, la carenza di illuminazione, l’isolamento delle postazioni di bancomat e delle fermate degli autobus, cioè l’insicurezza condizionata e vissuta solo in certi ambiti e, dall’altro lato, l’insicurezza diffusa che accompagna le persone nel vivere quotidiano, cioè nei luoghi di uso comune e abituale come quelli nei luoghi pubblici anche molto frequentati o lungo un viale e al parco dove si va a passeggiare. Una articolazione che ci conferma un quadro non omogeneo e contradditorio. Nei piccoli centri i luoghi affollati, passeggiare per strada, stare in auto ai semafori e in un parcheggio, risultano momenti in cui ci si può non sentire in pericolo. Viceversa, nelle aree


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Fig. 5. L’interno del Bradbury Hotel, utilizzato per l’appartamento di J. F. Sebastian nel film Blade Runner. Fonte: www.flick.com. Foto di Luke Jones.

Fig. 6. Vista della città di Dubai. Fonte: www.commons wikimedia.org. Foto: Nino Verde


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metropolitane, stare alla fermata del bus, passeggiare nei parchi e nei giardini, ma anche frequentare luoghi affollati, possono essere fonte di insicurezza (10). Ma, oggi, anche i luoghi del vivere quotidiano sono spesso pervasi da una forma di paura latente e di ansia da pericolo nei momenti sia di alta che di rarefatta frequentazione. D’altro canto, le posizioni dei sindaci, rilevate da alcune ricerche promosse dall’Associazione Nazionale dei Comuni italiani, tendono a sdrammatizzare il peso di alcuni fattori, come quelli delle truffe, della presenza dei nomadi, del disagio femminile e del degrado urbano anche se, se di recente, le estremizzazioni di alcune posizioni politiche stanno alimentando sensibilmente incertezze e insicurezze. I sindaci dei comuni di minore dimensione insediativa appaiono più razionali limitandosi a sottolineare i fattori più noti, come la mancanza di lavoro, l’invecchiamento della popolazione residente e la scarsa presenza delle forze dell’ordine; e tendono a rimarcare che i piccoli comuni restano isole di sicurezza e di tranquillità anche se il senso di insicurezza è aumentato. Più sfumate da parte di tutti i sindaci appaiono

le posizioni sul peso dei problemi che limitano la tempestività e l’efficacia della giustizia, sul tema della caduta dei valori e, soprattutto, sulle incertezza di una politica che non riesce più a veicolare nuovi scenari di sviluppo e nuove prospettive di un futuro possibile Pertanto, se il tema del rischio e della sicurezza si è radicato nella società nel periodo di formazione delle grandi città, la domanda di sicurezza espressa da parte di tutti i cittadini, anche da quanti vivono nei centri medio piccoli dei territori delle periferie regionali, richiede approfondimenti contestualizzati che ne individuino le motivazioni distinguendo le azioni criminali dai comportamenti deviati e anomali, le motivazioni imputabili a generici fattori ambientali, quelle collegabili alla carenza di servizi, al degrado urbano e all’ isolamento sociale. Con una particolare attenzione, in questo periodo di più forti tensioni economiche e sociali, al ruolo della scuola e della conoscenza e al degrado delle condizioni di urbanità che incidono sulla coesione sociale e in cui sono più evidenti le difficoltà delle amministrazioni nell’individuare programmi di azioni più vicini ai bisogni dei cittadini e a attivare percorsi di re-


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sponsabilizzazione della cittadinanza. Queste sono le motivazioni che hanno influenzato le stesse scelte dell’indagine diretta condotta nei due comuni campione di Mantova e di Pegognaga come il maggiore approfondimento delle posizioni espresse dalla popolazione in età scolare e da alcune categorie di adulti e il censimento dell’abbandono, anche se condotto nel solo comune capoluogo. D’altra parte, sono i comuni capoluogo, anche se di media dimensione, quelli più interessati da fenomeni di decentramento e di dismissione del patrimonio esistente. 3. L’indagine diretta e la prospettiva per le città medio piccole Per rispondere al quesito posto dalla ricerca INNES sulla specificità delle motivazioni della percezione della sicurezza nei comuni medio piccoli, la scelta ha privilegiato di condurre una indagine diretta su un campione di popolazione di Mantova e di Pegognaga distinto per classi di età (11) e sul confronto tra le dichiarazioni sui luoghi del cuore e i fattori di degrado del tessuto urbano che viceversa provocano ansia e senso di disagio. La ricerca è introdotta, come già anti-

cipato nella premessa, dall’analisi dei comportamenti delittuosi e di allarme sociale e degli andamenti tendenziali in atto in diversi stati, regioni e città. Lo scopo del contributo è la restituzione di un quadro comparativo con dinamiche desumibili da più fonti nel merito della percezione della sicurezza. Per questa analisi si sono privilegiate le statistiche consolidate disponibili avendo la massima attenzione nei confronti dei diversi criteri di rilevamento e di restituzione del dato, come viene chiarito dall’autore del contributo riportato qui di seguito (12). Dal quadro emergono le situazioni più sensibili rispetto a una più generale stabilizzazione dei crimini più violenti e alla conferma che le azioni di microcriminalità in crescita sono quelle tipiche dei momenti di crisi come i furti in appartamento e quelli d’auto. Inoltre, il quadro ci permette di disporre di più elementi per ponderare quanto riportato dalla stampa quotidiana che come è noto è spesso coinvolta in una sorta di guerra di dati tra interessi molto differenti, da quelli di parte politica a quelli delle assicurazioni e dei centri privati che operano nel mercato della sicurezza (13). L’indagine diretta condotta sulla per-


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cezione della sicurezza, sui cui verte la parte centrale del lavoro di ricerca, conferma che per una città sicura sono da approfondire sia i comportamenti che agevolano e sono di ostacolo alle relazioni sociali sia le condizioni materiali dei tessuti urbani che sono fonti di ansia, nel senso che provocano percezioni di insicurezza La sintesi della lettura dei questionari ci restituisce la percezione della sicurezza/insicurezza degli intervistati attraverso l’ordinamento della frequenza delle risposte positive e negative nei confronti delle diverse domande sui percorsi e sui luoghi preferiti o evitati, piuttosto che sulle paure vissute o in casa, alla sera o in alcune aree non illuminate e poco frequentate. I disegni e le mappe ci documentano le criticità cui le risposte fanno riferimento e ci restituiscono, ricorrendo all’uso della simbologia infografica, le situazioni su cui dover porre più attenzione (14). Questa mappatura è il motivo che ci ha spinto a approfondire il censimento dell’abbandono esteso a tutto il territorio di uno dei due comuni. L’esito è finalizzato a documentare le situazioni critiche rispetto alla sicurezza e costituisce una esperienza campione che può diventare

un riferimento per le politiche locali nei confronti delle scelte sia di contenimento del consumo di suolo sia dei progetti di riuso del patrimonio esistente e di rigenerazione urbana e territoriale (15). L’intera documentazione della ricerca ci permette di evidenziare, da un lato, i fattori che si allineano e si differenziano rispetto al quadro tracciato da altre ricerche sulla percezione della sicurezza approfondendo le eventuali specificità nei due casi studio indagati, dall’altro lato i problemi che acquistano un rilievo significativo in rapporto alla dimensione dei comuni analizzati e alle opportunità/criticità rispetto a quanto potrebbe avvenire nel loro futuro in assenza di specifiche politiche e interventi. Nel merito della percezione delle criticità fisiche e comportamentali, la ricerca conferma, da un lato, l’importanza di molti fattori già noti e ricorrenti come la presenza/assenza dell’illuminazione lungo le strade e nei luoghi pubblici, la dotazione di percorsi di mobilità dolce percorribili in sicurezza (16), la saltuarietà della presenza della polizia e l’inefficacia della video sorveglianza e, dall’altro lato, la polarizzazione dell’origine del disagio in alcuni luoghi


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di uso quotidiano come per i servizi che vanno dal bancomat alle fermate degli autobus e la presenza, soprattutto vicino ai centri commerciali e verso sera, di assembramenti chiassosi e con atteggiamenti aggressivi. Emergono criticità più specifiche connesse ai problemi irrisolti dell’accessibilità urbana a causa delle difficoltà di attraversamento delle reti infrastrutturali, vecchie e nuove, e di collegamento dei tessuti urbani del centro con quelli delle espansioni più recenti e viceversa (17); degli ostacoli alla mobilità dolce in conseguenza dell’assenza dei marciapiedi lungo i nuovi assi della viabilità su gomma e della presenza di rotatorie sovradimensionate; della frequenza delle interruzioni e dei cambi di corsia non protetti delle piste ciclabili in contesti urbani che per dimensione e caratteristiche geografiche si presterebbero ad essere usate agevolmente in alternativa all’auto. Questi rilievi sono evidenziati soprattutto dalle classi di età dei giovani e dei giovanissimi che lamentano le difficoltà di muoversi in autonomia e in sicurezza, ma anche dai genitori a fronte dei possibili rischi cui i propri figli adolescenti possono incorrere senza una adeguata attenzione.

Nelle risposte si possono notare anche due particolari asimmetrie. La denuncia delle difficoltà sono più frequenti nei confronti delle zone centrale rispetto a quelle delle zone residenziali, spesso più periferiche e forse vissute solo come un riparo temporaneo. Inoltre le dinamiche di socializzazione tra generi e culture, affrontate e sollecitate nell’ambito della scuola, sembrano affievolirsi fino a scomparire al rientro nei diversi ambiti famigliari e di provenienza. Inoltre il contesto evidenziato dal censimento dell’abbandono sottolinea il rischio connesso dal punto di vista delle prospettive per il futuro che connotano molti centri urbani minori che, anche se dotati di un importante patrimonio storico ereditato dal passato, sono situati ai margini di aree interessate da una maggiore dinamicità economica e sociale (18) e non sono collegati alla rete delle infrastrutture e delle comunicazioni nazionali e internazionali. Il fenomeno del degrado e dell’abbandono presente anche nelle grandi città, qui, acquista un peso ben più rilevante perché è da rapportare alla sua incidenza sulla dimensione degli abitati e sulle dinamiche demografiche e inse-


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diative in continua contrazione. Ci si riferisce ai beni storici sottoutilizzati, ai quartieri costruiti per dare una casa agli operai dell’industria locale oggi in crisi, ai cantieri di edilizia aperti di recente e non finiti; agli stabili industriali abbandonati e ai nuovi capannoni costruiti e mai utilizzati, agli edifici residenziali non abitati e ai tanti negozi chiusi ai piani terra nelle zone centrali e periferiche (19). Questa è una osservazione che richiama le responsabilità imputabili sia all’ideologia dominante di lasciar fare al libero mercato sia alle scelte di governo del territorio. Sono responsabilità che richiedono un profondo cambiamento nella gestione delle risorse pubbliche (20) per far fronte alle incertezze di una economia subalterna ai poteri senza volto della finanza. E per affrontare i destini di quote crescenti di territori e di popolazione, messi in crisi e marginalizzati da un individualismo e da una concorrenza esasperata anche tra le città di medio piccola dimensione. L’alternativa, che tuttavia da sola non basta e che dispiega i suoi effetti solo nel lungo periodo, è il potenziamento della conoscenza a supporto delle relazioni tra le persone e della autodeterminazione dei singoli con la piena applicazione

della nostra Costituzione che indica la scuola come l’unico organismo in grado di garantire l’unità di una nazione attraverso una memoria condivisa delle propria storia e del rispetto dovuto a ogni persona attraverso la costruzione di una coscienza critica. Ed è sempre la scuola che può promuovere il ruolo della Repubblica nella promozione della cultura e della ricerca scientifica e nella tutela del paesaggio e del patrimonio storico artistico della nazione (21). A questo proposito il ragionamento non può non comprendere anche il ruolo della formazione universitaria e delle iniziative professionalizzanti, perché la città di Mantova fu, a suo tempo, inserita nel progetto del Politecnico a rete: un progetto mai completamente condiviso a causa delle incertezze e della sottovalutazione del ruolo che l’università avrebbe potuto avere nello sviluppo delle innovazioni tecnologiche e dell’imprenditoria locale nel campo del restauro e della rigenerazione urbana e territoriale. Un progetto che, oggi, è in crisi anche per altri aspetti che vanno dal cambiamento degli interessi prioritari da parte dello stesso Politecnico (22) alle restrizioni delle risorse a cui tutte le Università


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Fig. 7. Disegno di Simone Gasparini (1969) al Corso di Educazione Artistica della prof.ssa incaricata M.C. Treu, presso la sede staccata funzionante alla Società Umanitaria-scuola speciale-della Scuola media Statale “G.I. Ascoli” di via Cardinale Mezzofanti, n.25 Milano, copia dell’originale conservato dalla prof.ssa MCTreu


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sono soggette, le stesse che da tempo interessano anche le amministrazioni e le istituzioni pubbliche e private. Tuttavia la questione della conoscenza rimane centrale non solo nei confronti del tema che qui trattiamo. Perché, oggi, ogni cittadino incontra condizioni che mettono a dura prova la sua resistenza nei confronti di tre grandi sopraffazioni sempre presenti e che generano insicurezza nella quotidianità della vita: quella di non abbandonare il campo a chi urla più forte, a chi minaccia violenze e a chi promette privilegi a chi già li possiede. Questa resistenza richiede più conoscenza e più autonomia di pensiero soprattutto nei confronti dei rigurgiti violenti e delle notti della memoria che hanno anche loro una pervicace resistenza e che, nei momenti difficili, riappaiono camuffandosi da soluzioni necessarie come la restrizione delle libertà attraverso il controllo e la registrazione dei movimenti di ciascuno e delle comunicazioni tra i singoli e che, individuato un nemico, vengono avanzate in nome della promessa di una impossibile totale sicurezza Inoltre, possiamo richiamare due altri aspetti che nei medio piccoli comuni si presentano con una loro specificità, da

un lato quello del peso dei media della stampa locale che, pur di richiamare l’attenzione sul proprio prodotto, esalta ogni comportamento deviato e anomalo anche se di scarsa rilevanza e, dall’altro lato, la difficoltà di costruire una inversione di prospettiva, che richiede uno sforzo e un progetto di lungo periodo per riscoprire il valore della coesione sociale e della comunità e per liberare spazi di autodeterminazione critica rispetto alle illusioni di un successo immediato, in un contesto in cui anche l’azione della politica è spesso particolarmente contradditoria e incerta . In sintesi, sempre più spesso nelle città, nonostante il ricorso alla presenza della polizia e all’utilizzo sempre più frequente di sofisticate tecnologie di controllo, la percezione della insicurezza interessa, certo in modo diverso, sia i segmenti sociali con alti redditi e grandi capacità di relazioni che vivono ai piani alti di più città circondati da guarda spalle, sia la popolazione che è costretta a vivere in un unico quartiere con limitate relazioni di vicinato. L’esito di questa considerazione rapportato all’universo delle nostre città che costituiscono una ricchezza incorpora-


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ta nel nostro territorio, è una forma di urbanità a macchia di leopardo: in cui, da un lato, sono evidenti le zone urbane superprotette come possono essere i singoli grattacieli e le singole cittadelle, i grandi centri commerciali, i parchi a tema e le grandi aree sportive con accessi controllati e utilizzati preferibilmente in certi orari e, dall’altro lato, le porzioni dei medio piccoli centri urbani che ripropongono una versione di zone scevre da contraddizioni e tensioni spesso solo apparenti. Il rischio, già denunciato anche da più studiosi, è che per una maggiore sicurezza si vada verso una progressiva accettazione delle limitazioni della libertà di movimento e di espressioni individuali (Z. Bauman, 2007). Da qui, anche il bisogno di dotarsi di una assicurazione per ogni tipo di bene posseduto e di rischio paventato e la diffusione di condizioni di incertezza e di autosegregazione. In sintesi, possiamo evidenziare due tipologie di insicurezza: la prima la possiamo definire l’insicurezza condizionata, vissuta solo in certi ambiti; la seconda la possiamo definire come l’insicurezza a tutto campo che accompagna le persone nel loro vivere e agire

quotidiano e dovuta all’incrociarsi di più fattori. Da un lato, all’indebolimento dei “modelli relazionali un tempo onnipotenti”..…”con la fluidità e la flessibilità dei rapporti, svincolati dai condizionamenti strutturali”, dall’altro lato, il venir meno delle vecchie impalcature istituzionali della routine quotidiana con la conseguenza che ben “poche delle necessità un tempo accettate come parti integranti della vita, spiacevoli e irritanti, ma da vivere e subire in silenzio”, vengono oggi accettate perché hanno perso “l’ovvietà e l’inevitabilità di un tempo” difronte al dominio dello stato di emergenza e alla pervasività dell’ansia da insicurezza (23). 4.Lo strumento della riqualificazione territoriale e urbana e dei programmi di rigenerazione urbana. Da sempre nelle città sono esistite le zone opache e di frequentazione difficile, spesso sconsigliate perché insicure: sono le zone connotate da rischi connessi a fenomeni di marginalità e di tensioni sociali oltre che di degrado fisico; sono le aree caratterizzate da una doppia dimensione spaziale e temporale come ad esempio i parchi e molti giardini frequentabili di giorno e,


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viceversa, considerati pericolosi di sera o di notte; sono le piazze e i quartieri urbani, spesso centrali e altamente terziarizzati, sovraffollati nei giorni della settimana sino alla sera e vuoti nel corso della notte e nei giorni festivi; sono i tessuti urbani con capannoni industriali abbandonati, con la presenza di abitazioni sottoutilizzate e con carenza di servizi commerciali. Molte forme d’arte, non solo in epoca contemporanea, come quella cinematografica, ci hanno riproposto come sostiene Marc Augè (M. Augé, 1997,1999) più di una immagine di questi spazi sia di quelli interclusi tra i tessuti urbani consolidati sia di quelli di transizione tra l’urbanizzato e le aree agricole. Le loro immagini, utilizzate un tempo come testi di denuncia sociale, oggi ci ripropongono un’ampia gamma di spazi in attesa di essere reinventati come nuovi luoghi di incontro e di socializzazione. Questi spazi si rifanno ai terrains vagues, spazi indeterminati e da tempo non più abitati, per i quali tuttavia non si può non tener conto delle funzioni che vi erano insediate e di ciò che ci hanno lasciato sia come possibile inquinamento che come presenze e tracce di relazioni con il contesto. Essi

presentano situazioni di instabilità tipologica e di incertezza nei confronti delle possibili destinazioni di riuso e, prima di ogni scelta progettuale, richiedono sia loro assegnato un ruolo nell’ambito delle relazioni di area vasta e di quelle con l’immediato intorno. L’esperienza dei programmi di riqualificazione urbana, avviati agli inizi degli anni ‘90, ha segnalato che la comprensione delle relazioni con il contesto allargato e con l’intorno di più diretto contatto devono precedere le scelte funzionali e formali del progetto di architettura. E gli approcci di rigenerazione urbana hanno indicato che i criteri da adottare nei programmi di riqualificazione urbana e territoriale devono confrontarsi da subito anche con i fattori ambientali, economici e sociali in un rapporto di reciproca integrazione con quella che sarà la composizione morfologica del disegno urbano. E’ la riscoperta che la bellezza del progetto, e il suo successo comunque mai certo soprattutto nell’immediato, non può prescindere dal rispetto delle regole “grammaticali” di una organizzazione urbana sana e sicura e che costituiscono, con la leggibilità e la manutendibilità del progetto, le precondizioni della


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Conoscenza del luogo Identità territoriale/ Territorialità L’identità di ogni comunità, luogo:, territorio e centro urbano Accessibilità vicina e lontana e con più mezzi: La strategia delle relazioni con interventi sovralocali e locali

Ogni cittadino difende il proprio territorio quando si riconosce nella sua storia e nel valore delle sue risorse

Comprensione del contesto E quando la comunità urbana ne riconosce le potenzialità e i limiti nell’ambito delle relazioni con il contesto

Tipi e livelli di reti sovra locali

Mobilità dolce e servizi locali

L’Accessibilità con infrastrutture tradizionali, con più modalità e frequenze per tipo di utenze, con reti informatiche

Le Connessioni pedonali e ciclabili sicure dal “portone di casa” ai servizi e agli spazi di uso pubblico

Leggibilità Visibilità, sicurezza e Difendibilità dei percorsi e degli spazi pubblici

Tessuti urbani multifunzionali

Tessuti urbani rassicuranti

I percorsi, le piazze e le funzioni pensati per favorire la “socievolezza” e la coesione sociale

Gli spazi aperti, con gli arredi e i materiali pensati per la agevolare la manutenzione e la gestione della sicurezza

Fig. 8. Le relazioni tra categorie dei requisiti e criteri di scelta cui attenersi nel processo di piano e nei progetti di rigenerazione urbana

sua stessa bellezza. Nel merito della percezione della insicurezza i programmi di rigenerazione urbana richiedono politiche, misure e attenzioni integrate e costruite sulla base di indagini specifiche e contestualizzate per conoscere, prioritariamente, anche le soglie di tolleranza del tessuto sociale e delle comunità presenti Nell’archetipo delle città occidentali, tramandateci dalla storia, il concetto di urbanità ci appare come un qualche

cosa di intuitivo e di confortevole. Esso unisce la percezione di una sicurezza sia di natura spaziale che sociale; e coincide, parafrasando Jane Jacobs, con lo spazio rassicurante delle strade, del verde e delle piazze dove sono presenti più attività e dove avviene l’incontro spesso casuale tra più persone: quello spazio che nelle nostre città, grandi, piccole e medie, spesso coincide con l’idea che ci siamo fatti delle zone del centro storico, considerate anche più


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belle e più apprezzate anche dal punto di vista del valore di mercato. Oggi con i progetti di rigenerazione urbana siamo chiamati a reinventare forme di nuova urbanità in molte zone centrali e periferiche, sottoutilizzate e abbandonate, tenendo conto delle nuove sensibilità nei confronti della natura, delle più stringenti domande di dialogo tra le diverse classi di reddito, di età e di cultura presenti, del bisogno di luoghi di uso pubblico, discreti e raccolti e, tuttavia, capaci di favorire e promuovere relazioni con il mondo intero e con altri modi di pensare , di lavorare e di vivere. Di grande aiuto ci sono gli esiti dei progetti già realizzati in altri contesti e la disponibilità di linee guida che ci indicano come rendere coerenti e organiche le scelte urbanistiche con la prevenzione della percezione dell’insicurezza e del disagio a partire attraverso il coinvolgimento costante degli abitanti di ogni zona o quartiere. Su questa base possiamo affermare che, nella sintassi della pianificazione e del progetto urbanistico, devono rientrare, in modo organico e da subito, tutte le attenzioni che hanno a che vedere, innanzitutto, con gli aspetti tecnici di una corretta organizzazione tipologica e

morfologica urbana, cioè con i requisiti della salvaguardia della salute e con quelli, spesso coincidenti, suggeriti per la prevenzione della insicurezza, delle paure e del disagio e dalle indagini sulle relazioni di vicinato (D. Pini, 2003, Clara Cardia e Carlo Bottigelli ( 2011/2015) (24).In questo senso, parlare di un approccio alla pianificazione che includa organicamente la sicurezza nelle sue scelte è possibile quando nel progetto urbano siano applicate tre grandi categorie di requisiti con i rispettivi ordini interpretativi e applicativi (cfr., fig. 8) La prima categoria è di natura concettuale, fa riferimento alla conoscenza e al riconoscimento, da parte di chi vi abita, dei fattori identitari di un territorio e dei rispettivi valori del suo paesaggio. E’ una categoria che alcuni studi chiamano con il termine di territorialità e/o di radicamento di ogni comunità al proprio territorio. A questo proposito i processi decisionali che portano alla formalizzazione di un progetto di rigenerazione urbana devono garantire la coerenza delle scelte insediative con il luogo, con il capitale sociale radicato nella storia e con le sue prospettive di sviluppo da proiettare in un futuro in


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cui ci si possa continuare a riconoscere anche nei confronti dei cambiamenti di scenario. Questa categoria ci richiama ad avere attenzione al rischio che la carenza cognitiva comporta nei confronti sia delle risorse presenti sia delle relazioni con il contesto e a adottare azioni che vanno al di là delle singole scelte di ogni strumento di piano come la formazione e la sensibilizzazione della popolazione residente e presente a partire dalla scuola e dalla condivisione del ruolo in cui ogni luogo si deve riconoscere. Inoltre, bisogna avere attenzione anche a quei progetti a-territoriali come i grandi nodi urbani dotati di multi servizi, che privilegiano le soluzioni di grande spettacolarità, che attirano rilevanti flussi di persone e che, tuttavia, rimangono spazi indeterminati fino a quando non verrà il tempo in cui tutto il mondo vi si potrà incontrare. Per la comprensione del concetto di identità territoriale/territorialità non è sufficiente inserire nel piano un capitolo sulla storia locale: questa deve rivivere nella memoria degli abitanti attraverso la condivisione dei valori delle risorse non negoziabili locali e extra locali. Il concetto di territorialità deve confrontarsi con le trasformazioni

avvenute e con quelle auspicate o paventate; va declinato alla scala locale come senso di appartenenza e alla scala vasta come risorsa per aprirsi alle trasformazioni senza cui non c’è futuro; e deve far parte del bagaglio culturale anche degli amministratori e dei tecnici delle istituzioni interessate a un buon governo della città e del territorio. In questo senso questo concetto si correla con due altre categorie che hanno un carattere più direttamente operativo: l’accessibilità e la leggibilità di ogni abitato. L’accessibilità va interpretata come la diversità dei mezzi che permettono la raggiungibilità da vicino e da lontano di ogni centro abitato e come la presenza, a livello locale, di connessioni di mobilità alternativa per la fruibilità dei servizi e degli spazi pubblici urbani. Questa è una categoria di rilevante importanza per ogni dimensione di città o centro abitato soprattutto in questa fase in cui il mondo sembra essere diventato più piccolo e ogni suo sito richiede di essere sempre più interconnesso con il resto del mondo e con mezzi che vanno da quelli più tradizionali su gomma, ferro e aereo a quelli più recenti delle reti di telecomunicazione. Da questo punto


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di vista, le città medio piccole che non sono in rete, o meglio non sono inerite – anche indirettamente- in almeno uno dei nodi delle reti di più alta frequenza e capacità di connessione, possono trovarsi in condizioni fortemente critiche nelle rispettive prospettive di vita con il rischio di diventare, nel lungo periodo, luoghi progressivamente abbandonati e insicuri. D’altra parte cresce anche la domanda di integrare la rete tradizionale della mobilità su gomma con servizi più frequenti e differenziati della mobilità pubblica -anche tra più piccoli centri contigui- e cresce la domanda di una rete di mobilità dolce (pedonale e su bici) urbana che colleghi gli spazi di uso pubblico e i servizi privati e pubblici con le zone residenziali di più centri con il verde di prossimità e con le aree a parco naturale e/o dotato di attrezzature sportive. In questo senso a livello locale, oggi, assume grande rilevanza anche la categoria della leggibilità di ogni luogo, intesa come l’immediata comprensione da un lato di come sia possibile utilizzarlo in sicurezza grazie alla visibilità degli spazi di uso pubblico (compresi i percorsi di mobilità dolce

tra i servizi di uso quotidiano e, dall’altro lato, di come sia possibile mantenerlo in buone condizioni grazie a una più agevole sorveglianza e a una scelta dei materiali di ogni componente di arredo progettato e posizionato pensando, da subito, agli inevitabili interventi di cura e di manutenzione. La leggibilità di un luogo può agevolare anche la partecipazione e la responsabilizzazione dei cittadini e, soprattutto, costituisce un deterrente nei confronti dei comportamenti di micro criminalità molto più efficace della presenza, anche se comunque necessaria, sia delle forze dell’ordine sia dei dispositivi di rilevamento con le telecamere (25). In sintesi, si deve richiedere: allo strumento della pianificazione territoriale e urbana che gli obiettivi di sostenibilità, sussidiarietà e della negoziazione unitamene alla cooperazione e alla flessibilità (26), siano gestiti con scelte i cui requisiti garantiscano efficienza, equità nella differenza e efficacia negli esiti finali; e ai programmi di rigenerazione urbana che alle tre categorie di requisiti della identità territoriale/territorialità, accessibilità e leggibilità si facciano corrispondere un mix di azioni secon-


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Fig. 9. Copertina della Tesi di Laurea al Politecnico di Milano, FacoltĂ di Architettura del Polo di Mantova, di Andrea Sarzi Braga, Percorsi culturali, percorsi sicuri per una utenza ampliata. Il caso di Mantova a.a. 2001-2002, Relatrice Prof.ssa Maria Cristina Treu


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do le priorità e le combinazioni più coerenti con le diverse esigenze che il contesto locale esprime, comprese quelle sulla prevenzione della insicurezza e del disagio. Da un lato, quelle connesse all’incertezza a tutto campo che oggi può essere legata all’insicurezza sul lavoro, ma anche alla carenza di opportunità di relazioni di cui soffrono molte città medio piccole e che nella nostra inchiesta viene segnalata sia da chi è ancora in età scolare e sia chi è in età adulta. Dall’altro lato, l’incertezza, connessa a un senso di paura o di disagio, legata alla praticabilità di ambiti specifici che, nei programmi di rigenerazione urbana, richiede sia data priorità al progetto delle funzioni che si affacciano sugli spazi pubblici e ai percorsi di mobilità lenta (27) che li devono connettere sin“ dal portone di casa”(L. Nucci 2012),in modo che l’utopia del progetto degli spazi aperti , con le piazze, il verde di prossimità e le arterie di connessione possa influire sulla posizione e sulla densità dei volumi da costruire e a reinventare il modello di una nuova urbanità e nuove condizioni di cittadinanza.

Note: 1) Il titolo fa riferimento al XVIII secolo, il periodo in cui le proposte degli utopisti si confrontano con l’avvento della città industriale moderna, e ai testi di Lewis Mumford, La storia dell’Utopia (1922 e 1962) e La città nella storia. Nella sua prefazione al primo testo Lewis Mumford, riprendendo la parola utopia coniata con un gioco di parole da Tommaso Moro, ricorda che utopia può derivare dalle parole greche “eutopia”, che significa il buon posto o da “outopia”, che significa nessun posto. Inoltre chiarisce che il suo lavoro ebbe origine poco dopo la prima guerra mondiale, quando, pur rendendosi conto delle speranze, ancora vive, della generazione passata, capì che, nel nuovo secolo, l’entusiasmo stava finendo. L’esame delle utopie storiche avrebbe dovuto chiarire che cosa di esse fosse andato perduto e che cosa fosse ancora valido. Nel secondo libro l’autore sostiene che la città è l’origine della storia: il luogo dove prendono forma le regole della vita comunitaria, dove il patrimonio delle civiltà si moltiplica, dove l’esperienza umana si tramuta in segno leggibile e la Storia inizia il suo cammino fino a quando la città moderna si apre alla complessità metropolitana. 2) Cfr., The Architect’s Dream, dipinto di Thomas Cole, 1840, conservato nel Toledo Museum of Art, Toledo, Ohio, Stati Uniti, citato da Edward Hollis (2011) 3) Cfr., Il modello hausmaniano di sanificazione della città di Parigi, cfr., Guido Zucconi (op cit, pagg.30-36) 4) Come Dubai una delle città che si affacciano sul Golfo arabico, costruita e


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lanciata all’insegna dell’innovazione in ogni direzione e abitata da una popolazione multiculturale e molto giovane 5) cfr., Tra le ricerche recenti di regioni e comuni: Regione Toscana, Rapporto di indagine sulla percezione della sicurezza dei cittadini toscani, dicembre 2008; Comune di Cremona, Cremona sicura. Rapporto sullo stato di attuazione delle politiche per la sicurezza del Comune di Cremona. Verso l’integrazione delle politiche per la sicurezza, Polizia Municipale a cura di Franco Chiari e Andrea Sammali; 6) L’istituzione delle aree metropolitane, avviata nel 1990, sembra cosa fatta con la legge 56 /2014 entro il termine perentorio del primo gennaio 2015: la scelta comprende anche alcuni capoluoghi di regione indicando come confini amministrativi le rispettive amministrazioni provinciali 7) cfr., L’Accordo di Partenariato 20142020, Strategia nazionale per le Aree Interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, Documento tecnico collegato alla bozza di accordo di Partenariato trasmesso dal Governo italiano alla CE il 9 dicembre 2013 8) cfr., CITTALIA, ANCI ricerche, I piccoli comuni e la sicurezza. Analisi della percezione del senso di insicurezza dei cittadini medio-piccoli, 8 Indagini, settembre 2008. a cura di Enzo Risso, nell’ambito del progetto “La diffusione delle innovazioni nel sistema delle amministrazioni locali”, realizzato dall’ANCI su incarico del Dipartimento della Funzione Pubblica 9) Molte indagini dirette evidenziano sia soglie diverse di percezione dell’insicurezza sia capacità e modi diversi di reagire

alle stesse con precisi riferimenti alle disponibilità di reddito e ai livelli culturali, le stessa che si ripropongono anche nelle indagini che analizzano i comportamenti delle popolazioni in caso di calamità naturali, per esempio nei confronti degli eventi sismici 10) Che le situazioni del troppo pieno possano essere insicure quanto quelle del vuoto, c’è lo racconta Tucidide a proposito di un fatto avvenuto nel clima torbido dell’Atene del 411 a.c: Frinico, leader dell’oligarchia che regnava su Atene, appena rientrato dalla missione da Sparta, è pugnalato da una delle guardie nell’ora in cui l’agorà era più affollata e crolla a terra poco più in là della sede del Consiglio (Luciano Canfora, 2015) 11) cfr., nel testo il contributo, La definizione del campione, di Adelmina Dall’Acqua e il contributo, L’elaborazione dei questionari, I dati emergenti, di Stefano Sarzi Amadè 12) cfr., nel testo il contributo di Daniele Bignami, Criminalità e microcriminalità: la posizione dell’Italia. Con un approfondimento sulla sicurezza nel territorio mantovano e sulla prevenzione nei centri mediopiccoli. 13) Nella città contemporanea l’attività delle assicurazioni, instaurate all’epoca dei grandi viaggi alla scoperta del nuovo mondo, si è espansa in ogni direzione trasferendo i costi dei rischi alla sfera pubblica; d’altro canto aumentano anche le richieste nei confronti di centri che affittano vigilantes e garantiscono protezione e sicurezza, Cfr., al proposito Francesco Carrer (2003) 14) Cfr., nel testo il paragrafo, La rappresentazione degli esiti, dei percorsi e degli


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spazi, a cura di Silvia Marmiroli 15) Cfr., nel testo il Censimento dell’abbandono, a cura di Antonia Araldi e la sua rielaborazione su supporto informatizzato a cura di Stefano Sarzi Amadè e di Silvia Marmiroli 16) L’importanza del marciapiede nei confronti della sicurezza urbana, collegata anche alla presenza di attività situate a piano terra è sottolineato come uno dei fattori sociali particolarmente significativi nella vita dei quartieri urbani da Jane Jacobs (2009) 17) si vedano le difficoltà sia di attraversamento di alcune reti ferroviarie oramai inglobate dall’espansione dell’edificato sia gli innesti della viabilità comunale con quella provinciale, nonché gli interventi tampone come alcuni sottopassi, mal tenuti e da evitare perché poco frequentati, e come la realizzazione di rotatorie o di sovra passi con scelte progettuali che privilegiano lo scorrimento delle auto e non la sicurezza dei pedoni e delle biciclette 18) In questo senso Mantova e Pegognaga rappresentano entrambe due realtà significative: la prima per il suo patrimonio storico, la seconda per i più recenti insediamenti produttivi nel settore dell’informatica. Inoltre entrambe appartengono a un importante distretto agroalimentare e a un territorio di confine tra 7 province e tre regioni. I due comuni sono raggiungibili da una estesa rete su gomma, mentre dispongono di collegamenti regionali e locali su ferro al sistema ferroviario e aeroportuale nazionale 19) Nel caso di Mantova, il censimento dell’abbandono evidenzia 689 unità non utilizzate perché non finite, finite e mai

utilizzate, dismesse per fine attività, degradate. Tra queste le quantità maggiori riguardano nell’ordine le unità commerciali/ terziarie, residenziali e industriali (queste ultime concentrate in alcune zone ai margini della città). Un rapporto significativo, anche se molto approssimato e rozzo, tra le superfici delle unità abbandonate pari a 3.463.415 mq e la popolazione residente di 48.861 abitanti (dato al luglio del 2015) dà come risultato poco più di 70 mq per abitante di superficie non utilizzata: un dato su cui certamente riflettere anche se è da affinare, per esempio distinguendo le superfici per destinazioni funzionali e per i livelli di copertura dei lotti. 20) A sostegno di queste osservazioni ricordiamo, parafrasando Giorgio Ruffolo (1980), la metafora della colonna marciante con alla base una grande quantità di popolazione che cerca di raggiungere i pochi che occupano il vertice accettandone le condizioni che alimentano individualismo e consumismo. Inoltre, si può richiamare il libro bianco del Censis (2015) sui comportamenti degli adolescenti dediti ai collegamenti con i siti dei media per l’80% del loro tempo e sulla loro perdita di contatto con la materialità dei fenomeni. Nonchè la ricerca Eurispes in “allarme adolescenti e informazione” di Giovanni Vannini su Arcipelago Milano, Settimanale milanese di politica e cultura, anno XVII, n.22, 15,7,2015 21) cfr., tra i principi della Costituzione l’art.9 “la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico artistico della nazione” anche


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Fig. 10. Giacomo Balla, bozzetto “Ottimismo e pessimismo”, olio su tela, 1923, proprietà privata. Fonte: Giacomo Balla, studi, ricerche, oggetti, Museo di Castelvecchio, Verona, 1976, pag. 76

ripercorrendo le proposte e il dibattito che hanno accompagnato la sua stesura finale e approvazione cfr., Leone, Maddalena, Montanari, Settis (2013) 22) Nel Politecnico è in atto un ripensamento della strategia che tende a attenuare la specificità delle diverse sedi dell’Ateno e della focalizzazione tematica dei rispettivi percorsi formativi a favore di una maggiore omologazione e mobilità tra gli stessi soprattutto nel triennio e verso una internazionalizzazione della laurea magistrale. 23) citazione di Zigmund Bauman ripresa da CITTALIA, ANCI ricerche, pag.35, op.cit 24) la norma entrata a fare parte della strumentazione Uni nel 2010. “Prevenzione del crimine-Pianificazione urbanistica”

(UNI CEN/TR14383-2) ha utilizzato come riferimento: Clara Cardia, Carlo Bottigelli (2011/2015) 25) A proposito dell’importanza della leggibilità di un luogo, sia per la sicurezza che per la vigilanza, si può riportare , come esempio, da un lato il caso di un parco concepito come uno spazio aperto con contenute differenze di livello e con elementi di arredo essenziali come un sito ombreggiato e la piletta d’acqua, dall’altro lato il caso di un parco urbano molto disegnato con spazi ricavati in zone d’angolo non sempre ben visibili, spesso in ombra, spesso accessibile attraverso un sottopasso o una rotonda di non gradevole percorrenza.


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26) Nelle più recenti normative tecniche urbanistiche è frequente imbattersi in articoli, presenti nel Titolo dei principi, che, da un lato, si richiamano agli obiettivi di sostenibilità, sussidiarietà, flessibilità, cooperazione e negoziazione e, dall’altro, richiedono alle scelte e agli strumenti di piano di garantire flessibilità equità e efficacia senza alcun riferimento a priorità e/o a un ordine di importanza tra gli obiettivi e tra gli esiti da ottenere. 27) cfr., una delle attenzioni che più colpiscono nel caso della più recente esperienza di piano londinese documentata da Lucia Nucci (2012). Bibliografia Lewis Mumford (1922) , Storia dell’Utopia , Donzelli 2008,1° edizione, (1961)La città nella storia, Castelvecchi, 1° edizione Edward Hollis (2011), La vita segreta degli edifici, Ponte delle Grazie, Salani editore, 2011 Idelfonso De Cerdà (1985), Teoria generale dell’urbanizzazione, a cura di A. Lopez de Aberasturi , Jaca Book , (1° edizione spagnola 1867) Ulrich Beck (2004), La società del rischio, verso una seconda modernità; Carocci Guido Zucconi (2001), La città dell’Ottocento, Guido Zucconi, Laterza Jacques Véron (2008), L’urbanizzazione del mondo, Il Mulino, Edward GLaeser (2013), Il trionfo della città, Bompiani Paul Virilio (2000), Città panico, Cortina Massimo Livio Bacci (2015), La quarta globalizzazione, in Limes, n.6 Luciano Canfora ( 2015),Sull’Antica

Grecia, Lettura/Corriere della Sera 9 agosto Francesco Carrer (2003), La polizia di prossimità. La partecipazione del cittadino alla gestione della sicurezza nel panorama internazionale, Franco Angeli Jane Jacobs (2009), in Vita e morte delle grandi città, Saggio sulle metropoli americane, Einaudi (1° ed. The dead and life of Great American Cities, Vintage, New York, 1961) James O’ Connor (1986), Individualismo e crisi dell’accumulazione, Laterza, pag. 301e seguenti Giorgio Ruffolo (1980), La qualità sociale, Laterza Marc Augè (1997), L’impossible voyage: le tourisme et ses images, (1999 versione italiana, Disneyland e altri non luoghi, Bollati Boringhieri, pag.114 Daniele Pini (a cura di) (2003), La pianificazione come strumento per la promozione della sicurezza urbana, Alinea Clara Cardia, Carlo Bottigelli (2011/2015), Progettare la città sicura, Pianificazione, disegno urbano e gestione degli spazi pubblici, Manuale, ed. Hoepli 2011/2015 Zigmund Bauman (2007), Società liquida, politica e città. Le parole chiave del XXI secolo, intervento presso il Politecnico di Milano al Convegno internazionale “Architettura e Politica” riportato come Elzeviro dal Corriere della Sera del 22, marzo Leone, Maddalena, Montanari, Settis (2013), Costituzione incompiuta, Einaudi Lucia Nucci (2012), Verde di prossimità e disegno urbano. Le open space strategies e i local development frameworks dei 32 +1 Boroughs di Londra, Gangemi


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Towns, society and community, today and yesterday Maria Cristina Treu 1. The urban question between utopia and urbanity (1) Historically, the town has been perceived as the seat of institutional power, economic growth and social mobility, complementary to the surrounding areas. Each town is originally shaped by the lie of the land and the defense needs of both the citizens and the rustics seeking safety there in times of danger. An elevated place, a body of water, a river are originally chosen as settlement sites, as offering primary resources, a good view of the surroundings, and easier defense. Once grown, these settlements are encircled with walls, witness to the growing power of the local government and a greater ability to defend life and goods of the urban and extra-urban population. Towns are also the place where the rules of social coexistence are shaped and formalized. In other words, the idea and value of urban life as ensuring individual property and safety asserted themselves through the acknowledgement of custom and economic and social connections. But all of this pertains to a far past, a time that was not free from insecurity, that left behind works of great beauty, but was exposed to the vagaries of “tyrannical” rule and the connections among neighboring towns. Architects alone (2) keep imagining the town as the place gathering architectural symbols in one historical perspective – a metaphor for urban utopia reflected in an unchangingly beautiful sequence of artworks. Indeed, while a piece of literature or music can exist regardless of its several interpretations, the town is a living body, comprising buildings and a community,

indivisible from physical alteration and changes in lifestyle, identification with the dwelling place, social and economic ties, conditionings and the emotional perception of security. In this sense, it is only in the modern era that the urban question becomes object of specific study – when the town solidifies in the form of the 19th Century capital city, and must deal with the economic and social sides of health, safety and cultural integration. At the same time towns expand beyond their ancient walls by building factories, residential neighborhoods, stations, services and transport networks; they start changing the old medieval urban fabric with tunnels and the first shopping centers and new urban axes – such as the boulevards – and the first planned green areas and urban parks. In short, especially for towns of European conception, this starts an urban cycle of industrial development matched by a growth of the labor market and residential settlements – as well as by regional and outof-region migrations, and an inescapable hybridization that brings to the fore greater social tensions and new coexistence and safety issues. This is when I. De Cerdà, (1867,1985) coins the term “urbanistica” (urban planning) to describe a discipline bringing together quantitative and qualitative knowledge, exploring the gap between the wealthy and the poor, and between urban and (more wholesome) rural living conditions, and devising settlement rules for living, services and public spaces. At the same time sanitary rules are created to deal with critical settlement issues, such as unhealthy cohabitations and age and gender promiscuity. Risk (U. Beck, 2004) and security issues are explored against the growth of crime rates, and the first isolated


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structures are built for the treatment of sickness and imprisonment of criminals. La letteratura e la pittura registrano posizioni dicotomiche: da un lato, quella romantica che con autori come Dickens, interpreta la città come un organismo hard e denso di pericoli per le persone e per i patrimoni, dall’altro lato, quella illuminista e positivista, influenzata dalle proposte che si richiamano a modelli insediativi utopici e alle scoperte della medicina sull’origine virale e ambientale delle malattie del secolo e all’impiego delle innovazioni tecniche per il controllo delle acque e per la gestione delle reti dei servizi urbani (G. Zucconi, 2001). La città diventa oggetto di interesse di specifiche politiche urbane, da quelle destinate a migliorare le condizioni di vita della forza lavoro per garantire la produttività e l’efficienza del sistema produttivo, a quelle che più in generale rivendicano condizioni di vita più sane e più sicure nei suburbi e nelle abitazioni sovra affollate, spesso a diretto contatto con le zone abitate dalle classi più abbienti. Literature and art are ambivalent on the subject. While Romantic authors like Dickens describe the town as a hard environment, fraught with danger to person and property, Enlightenment and Positivism look to utopian settlement models, and are influenced by the improvements brought about by medical and technical progress (G. Zucconi, 2001). The city becomes the object of targeted urban policies, from those improving sanitation for the working class, to ensure productivity and efficiency, to those more generally invoking a healthier and safer life in the suburbs and overcrowded dwelling areas – often adjoining the wealthier neighborhoods.

To ensure the quality of urban living condition, security policies emerge that focus on crime control through law enforcement, as well as on both the creation of new, safer and healthier suburbs, and the demolition and reconstruction of whole dense and dangerous central areas. (3) In the last decades the attention has focused on the greater conurbations, counting many millions of inhabitants, to be found mostly in Asian coastal and Southern American regions. Such conurbations have grown larger than their Eurpoean counterparts, that still retain control of the economy through the financial markets. This process is called “world urbanization” (J. Véron, 2008), and has its roots in the explosive migration towards the urban areas of the Northern hemisphere, promising – regardless of any actual opportunity – better chances for individual security and self promotion. The phenomenon is mirrored by the desertion of many areas, and the growing decay of the historical and social heritage in many old towns removed from the great communication network and network economies. Again, the relevant literature is divided: on the one hand is the theory of the explosion of attractive and leading cities in the field of economic and financial control; on the other that of the city of panic (E.Glasaer, 2013 e P.Virilio, 2000). The first stresses the chances of new urban regeneration programs through the spectacle of architecture in great cities, but also the utopia of new cities built from the ground. (4) The latter thesis contrasts the modernity of skyscrapers and sophisticated control technologies with the degradation of the slums and areas abandoned because of the changed production process, resulting in highly contrasting, Blade Runner-like landscapes, characterized by an extreme


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perception of insecurity. Less successful is the literature denouncing the fall in living conditions in the inner areas and smaller towns. Also stressed are the dangers of this desertion process, worsening the waste of resources and social capital, as well as the risks in hydro-geologically unstable areas, and the uncontrolled use of disused sites – despite the promotion of events and initiatives aimed at contrasting the contraction and ageing of the residing population. The roots of this specific situation can be traced to the polarized urban growth and migration flows – whose motives are very different from those of last century (M. L. Bacci, 2015) – exploding in some greater conurbations with no matching growth in labor offer, as well as the waste and environmental costs due to the large amount of disused urban areas. In this context, a new and many-sided awareness towards urban life conditions is emerging: a need for security involving, beside the protection of life and property, a need for individual quiet and a regular routine, health protection and promotion of production capacity, social peace and a quality environment. Protecting personal security is not enough if the community itself is not safe, and if the town – to paraphrase Jacques Véron – can’t be a community, and the urban areas removed from the greater conurbations are impoverished. An increasing need for security emerges, comprising a growing, and growingly blurry, range of factors that can be summarized in a few considerations. to the risk of aggressions and other violent acts, recent studies (5) add the unease brought about by breakings of the behavior code of civil coexistence, such as vandalism, by a fall in the upkeep standards and, not least, by isolation and

diminished social cohesion. Relevant in this respect is the growing amount of disused or underused property, right next to central and new neighborhoods, as well as the physical and formal decay of public spaces – a phenomenon often disregarded by the local administrations, who would more readily invest in single major works. Fear is real and objective, often less linked to the growth of actual dangers than to the insistence of the media on unimportant events and outcomes of the economic crisis – such as the unstable labor market – often rooted in deeper and earlier decisions. This perception is shaped by the pressures of globalization and financial instability – brought about by a market long privileging monetary gain over production economy (J. O’Connor,1986), as well as by a shrinking labor market and an uncertain future. On the other hand, politics – as well as media – tend to become bogged down in battles over the unsustainable size of migration flows, by emphasizing every anomalous event or behavior – especially those that can be ascribed to foreigners from a specific area. The long and widespread history of migration tends to be dismissed, as well as the growing tendency to move away from the birthplace. We must deal with an ever evolving notion of security that extends beyond the old primary concerns of crime and violence against life and property, and requires to be more deeply and widely explored. The citizens’ unease will be more and more linked to individual self-awareness in the living context, based on factors of income, education and age. In other words, perceived security will become a matter of ability for self-guidance, both on a neighborhood and a larger public scale, as opposed to isolation and passive acceptance of a received perception of reality, imposed


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by the various media sources. 2. The perception of security in cities and towns Italy is characterized by fewer metropolitan areas (6), a variety of environments and landscapes, and a widespread diffusion of small to medium-sized towns – many of them municipalities in their own right. This comes of a rich historical heritage, and makes for a social fabric defined by sharp cultural and linguistic differences. These characters emerge in those environment and landscape studies identifying the municipality as the hub of a hydrogeologically unstable land, and a material culture that once used to sustain local economy, and provide maintenance and services. Other more recent studies state a need encourage smaller municipalities to merge and share local governance to protect the territory and environment, improve natural resources and social and cultural capital, and better sustain the fixed costs of living conditions. (7) In this context, smaller towns still are urban islands of a sort, regardless of ageing population, degradation and social isolation. Some small to middle-sized towns can boast a past as historic seats of important seigneuries, others as quality agricultural and craft market centers, and others still as tourist and health centers. Many such towns have evolved into seats for cultural events, and sought-after, seasonal or short-term tourist destinations. All require better infrastructures and access facilities, more security, and living conditions apt to stabilize demographic change. This asks the question of whether the living conditions in smaller towns can compare in terms of security to those in great metropolitan areas, or are there specific

factors shaping a different perception of insecurity. The context is one that, in the last years, strikingly alternates natural and climatic disasters with the emergencies of the economic and financial crisis, unstoppable migration and the risk of terrorist attacks against anything of a symbolic value. This research makes reference to the results of some recent studies (8) – although still tied to a development model based on an expected universally incremental growth of buildings and infrastructures, as well as unconcerned and contradictory on the subject of security and the impact of urban decay and disregard for environment and landscape. Nevertheless, these studies offer the important insight that, in Italy as well as elsewhere, security is a real issue, far from abstract and multi-faceted. The factors and motives creating the sense of insecurity actually pertain both to the tensions spread by the larger context – even at a local level – and to the city’s rank, the income classes and education levels differently shaping the perception of security. We will therefore summarize here the relevant results of these studies with regard to the views of citizens and local administrators, and the gaps and distinctions between areas and differently sized towns. Petty crime as a source of insecurity is felt more keenly in the North, while organized crime weighs more in the South. Besides, the issue is more relevant to wealthier subjects, who lead a more relaxed life, extraneous to the chaotic metropolitan rhythms. It is the “unease of prosperity and the dangers of breaking personal intimacy” (9), less felt by the poor and underprivileged who rather fear usury and petty theft. Such factors as drugs and alcohol dependence, sexual harassment or abuse, and the presence of degraded areas are


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more keenly felt by the wealthier classes; illegal immigration raises the strongest reaction in the middle-class; theft, assault, and an inadequate judiciary are the fears of the lower classes. In general, the climate of insecurity impacts on the quality and routine of daily life, and restricts freedom by keeping people at home or in private venues, curtailing the chance for social interaction, and forcing the avoidance of behaviors and places liable to crime exposure. It is interesting to compare two diagrams taken from CITTALIA’s (the research institute of ANCI, the Association of Italian municipalities) 2008 survey of smaller municipalities. The diagrams show where people feel safer, differentiating respectively between smaller and larger towns, and poorer and wealthier inhabitants. The diagrams bear out the different perception of security in specific sites in smaller and larger towns, while also showing the classrelated nature of pervasive insecurity, with the wealthier classes becoming guarded and favoring protected venues, while the lower classes only feel safe in shopping venues and consequently experience depression. (cf. Fig. 3 and 4) More generally, this pervasive feeling of uncertainty appears to be felt more keenly by the inhabitants of smaller towns, where economic and demographic stagnation is more obvious: in such places the future is perceived as more uncertain, and this, together with factors impacting on daily life, induces guardedness, suspicion and depression. In large cities, this uncertainty is muted by the chance – even for the less wealthy – to access employment alternatives, albeit temporary, irregular, underpaid, and in fields rejected by those who can afford to wait for better opportunities. The media have a considerable role in this

forms of anxiety and fear: by dramatizing news and the malfunctioning of justice, they amlify international matters and events into fodder for local argument and tension. In short, these surveys reveal that, although the inhabitants of smaller towns are generally more relaxed than those of large cities, at the root of insecurity we can find a variety or motives. On the one hand, the well-known danger issues shared by all towns, such as insufficient lighting, isolated ATMs and bus stops make for sitespecific insecurity; on the other hand, the general insecurity pervading daily life is experienced in places of daily use, such as crowded public spaces, streets and parks. This variety highlights discrepancies and contradictions. In a smaller town it is possible to feel safe in a crowded place, while walking in the street or sitting in the car at a traffic-light or in a parking lot, while in a metropolitan area, waiting at the bus stop, walking in a park, and even being in a crowded place can be a source of insecurity. (10) Nowadays, even daily places are often pervaded by an underlying fear and anxiety – whether they are crowded or not. On the other hand the mayors, interviewed on the subject by the National Association of Italian Municipalities, tend to make light of such factors as frauds, the presence of nomads, women’s insecurity and urban decay – although in recent years, some more radical political views are noticeably fanning the flames of uncertainty and insecurity. The mayors of smaller towns appear more thoughtful when limiting their analysis to the more obvious factors, such as unemployment, population ageing and insufficient police presence – but also tend to depict smaller towns as islands of


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security and peace, despite the growing sense of insecurity. More nuanced are the mayors’ views about the factors limiting the effectiveness and speed of justice, the decline of values and, above all, the uncertainty of politics unable to offer new chances of development and viable future prospects. Therefore, while the issues of danger and security found their social roots in the birth of large cities, the need for security, equally expressed by the inhabitants of smaller town in peripheral areas, needs to be addressed in its context, by identifying its reasons, differentiating between crime and deviant or anomalous behavior, tracing its origins to generic environmental factors, insufficient services, urban decay and social isolation. In this time of economic and social tension, special attention must be paid to the role of schooling and knowledge, as well as the decline of urban conditions impacting on social cohesion. In this emerge the administrations’ difficulties in planning for the citizens’ needs, and finding paths to enhance the citizen’s responsibility. These issues shaped the direct survey conducted on the two sample towns of Mantova and Pegognaga, as well as a detailed analysis of the views expressed by the school population and some adult age groups, and the inventory of dismissed property. The inventory was only conducted in the Mantova area – following the consideration that local capitals, even when middle-sized, are the most touched by decentralization and property disuse. 3. The direct survey and the prospect for small to medium-sized towns. To answer the question asked by the INNES research about the specific motives of perceived insecurity in small to medium-

sized towns, we chose to conduct a direct survey on a sample of the population of Mantova and Pegognaga, divided by age groups (11), as well as a comparison of the statements about beloved places as opposed to those factors of urban decay inducing anxiety and unease. The research is preceded, as already stated, by an analysis of criminal behavior and social alarm, and the ongoing trends in several countries, areas and towns. This aims to supply a comparative overview of dynamics evidenced by a variety of sources about the perception of security. As stated by the author, the analysis favors the available consolidated statistics, with special care to the different criteria for measurement and data presentation. (12) The overview shows more sensitive area against a general stabilization of violent crime, as well as showing how the growth in petty crime matches the trends typical of a time of crisis, like growing house and car thefts. The overview also provides elements to sift the offerings of the media, often involved in information battles amongst the different interests of political parties, insurance companies and private security agencies. (13) The direct survey of the perception of security, central focus of this research, confirms a need to address in detail both those behaviors assisting or hindering social connections, and the material urban conditions that create anxiety by inducing a perception of insecurity. The perceived security/insecurity of the respondents emerges from the questionnaires, when sorting the incidence of positive and negative answers about the routes and places favored or avoided, or the fears experienced at home by night or in little lighted and little frequented areas.


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Drawings and maps document the critical issues mentioned in the answers, and point out the situations requiring attention through the use of info-graphic symbols. (14) This mapping work induced us to draw a detailed inventory of disused property in the whole municipal area of Mantova, with the aim of documenting critical security issues, and providing a sample experience for future reference to local policies of landuse containment and programs of property, urban and land regeneration. (15) The whole research underscores, on the one hand, matches and discrepancies with other studies on perceived security, detailing the peculiarities of our case studies; on the other hand it highlights the issues relevant to the size of the towns under study, and to the opportunities/issues in the absence of future targeted policies and interventions. Concerning the perception of physical and behavioral issues, the research shows the relevance of many known and recurring factors, such as the presence or lack of lighting in streets and public places, safe soft mobility areas (16), inadequate police presence and ineffective video surveillance, as well as the localization of the source of unease in certain places of daily use, such as ATMs or bus stops, and the presence, especially in the late afternoon hours, of loud and aggressive groups gathering in the proximity shopping centers. More specific issues emerge concerning the unresolved problem of urban accessibility, caused by the difficulty of crossing old and new infrastructure networks, and faulty connections between central and newer urban areas; (17) oversized roundabouts and a lack of sidewalks along the new traffic routes; frequent interruptions and unprotected lane-changes along cycle-paths, hindering soft mobility even in suitable

urban contexts. These issues are especially raised by the younger age groups, lamenting the difficulty of autonomous and safe travel – but also by parents worried about the dangers confronting their adolescent children. Two particular asymmetries show in the answers. Issues are raised more often about the city center than the residential areas – often peripherally placed, and perhaps perceived as a temporary shelter. Furthermore, the inter-gender and intercultural social dynamics experienced and induced at school seem to fade to nothing once back within the family or place of provenance. The inventory of disused property also underscores the critical issue of future expectations in many minor towns that, despite their rich historical heritage, are peripheral to more economically and socially dynamic areas (18), and left out of the national and international infrastructure network. Decay and disuse, common in large cities as well, here acquire a greater weight, because of their greater incidence on a smaller town with ever contracting demographic and settlement dynamics. It is the case of underused historic property, of neighborhoods built for the employees of the now flagging local industry, of the unfinished building sites, of the disused industrial plant and unused new warehouses, of the empty houses, and the many closed ground-floor shops, both in the center and the suburbs. (19) Responsibility for this can be laid at the door of both the prevailing free-market ideology, and local government policies. A radical change is needed in the management of public resources (20) to deal with the precariousness of an economy subordinate to faceless financial powers,


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and the fate of a rising share of land and population, put under strain and pushed to the margin through individualism and ruthless competition even among smaller towns. The alternative – albeit insufficient on its own and only effective in the long term – is an enhancement of knowledge to support personal connections and individual selfdetermination, in full application of our Constitution that identifies schooling as the only tool able to ensure a nation’s unity, through the means of a shared memory of both history and the respect due to each, by fostering the growth of critical awareness. Schooling can also promote the Republic’s role in fostering culture and research, and maintaining the land and the nation’s historical and artistic heritage. (21) On this subject, we must address the role of university and vocational education, because Mantova was once part of the Politecnico’s network project. The project was never fully shared, through doubts and underestimation of the university’s potential role in the technological and business growth in the fields of renovation and urban and land regeneration. Now the project also flags under the weight of other factors, from the Politecnico’s rearrangement of its core interests (22), to the dearth of resources afflicting all universities – as well as administrations and public and private institutions. Nevertheless, knowledge remains central, and not just to the issue discussed here – because nowadays all citizens must deal with the strain of resisting three great and constant pressures that create insecurity in daily life: they must not surrender before those who yell louder, threaten violence, or promise privilege to the already privileged. To resist, they need more knowledge and

more autonomous thinking, especially against the resurgence of violence and the loss of shared memory – that are stubbornly resistant in turn, and reappear at critical times under the guise of necessary measures, such as the restrictions on freedom through the control and recording of individual movement and communications that, once the enemy is identified, are proposed for the sake of some unattainable total security. Two more issues specifically concern small towns: the impact of local media, emphasizing each deviant or anomalous behavior, no matter how minor, for the sake of attention; and the difficulties of changing perspectives, a long-term effort to recover the value of social cohesion and community, and to make room for critical self-determination against the delusions of easy success, in a context often showing especially incongruous and wavering political action. In short, despite the recourse to police presence and growingly sophisticated control technologies, perceived in security in cities increasingly concerns – though in different ways– both the high-income, highly socialized groups leading protected, high-level lives, and the population confined to one neighborhood, with limited neighbor connections, When considered against our urban world – an in-built resource to our territory – this translates into a patchwork urbanism, evidencing super-protected urban areas on one side, such as single skyscrapers or citadels, great shopping centers, theme parks and major sports areas, with controlled access and regulated use; and on the other hand, the small to medium-sized towns showing as areas free from often misleading contradictions and tensions. The risk, already stressed by several scholars, is that of a growing acceptance,


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for security’s sake, of a limited freedom of movement and individual expression (Z. Bauman, 2007). Hence the need to take out insurance on every kind of property owned and feared risk, as well as the spreading uncertainty and self-segregation. In short, we can highlight two kinds of in security: a conditional insecurity, only experienced in certain contexts, and a comprehensive insecurity pervading daily life and behavior, due to a commingling of several factors. These are the weakening of “once all powerful relational models”… “with the fluid and flexible connections free from structural conditioning”, as well as the disappearance of the old institutional frames of daily routine, so that “very few of those needs once acknowledged as integral to life, to be quietly undertaken, no matter how unpleasant or annoying”, are accepted nowadays, because they lost “their old obviousness and inevitability” before the prevailing state of emergency, and the pervading nature of insecurity-induced anxiety. (23) 4. The tools: land and urban redevelopment and programs of urban regeneration Cities have always known opaque or critical areas, often pointed out as unsafe. These areas are marked by marginality and social tensions, as well as physical decay, or dual in space and time – such as parks and gardens, accessible by day, but seen as dangerous at night, or central, serviceheavy squares and neighborhoods, crowded on weekdays until evening, and deserted by night and at weekends, or areas with disused warehouses, underused houses and a lack of commercial services. According to Marc Augé (M. Augé, 1997,1999), for a long time many art forms, like cinema, have offered various images of

these spaces – both those enclosed within a consolidated urban fabric, and those marking a transition between urban and rural areas. These images, once a tool of social commentary, now provide a range of spaces awaiting reinvention as new meeting and social places. These spaces bring to mind the terrains vagues, undefined, long inhabited areas, still inescapably tied to their former functions by a legacy of possible pollution, as well as presences and traceable links to the context. A blurriness in their typology and possible new destination requires that, before any planning choice can be made, these areas’ role is defined in connection to both the larger area and immediate neighborhood. Since their birth in the early 1990s, urban redevelopment programs have shown that an understanding of the connections both to the larger context and the immediate neighborhood must precede the architectural plan’s functional and formal choices. Urban regeneration approaches have shown that the criteria in programs of land and urban redevelopment must also deal with environmental, economic and social factors, to achieve mutual integration with the urban design’s morphological composition. This leads to rediscover how the beauty and success (always far from certain in the short term) of a plan cannot disregard the rules of a healthy and safe urban organization – essential condition, together with the plan’s readability and maintainability, of that very beauty. As to the perception of insecurity, urban regeneration programs require policies, measures and an awareness built through targeted and contextualized surveys exploring the social fabric and existing communities’ threshold of tolerance. Within the archetype of the Western city, history has handed down an intuitive and


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comfortable concept of urbanism. This concept combines a spatial and social perception of security, and matches – to paraphrase Jane Jacobs, the reassuring space of streets, green areas and squares, housing various business and often casual meetings. In our cities and towns, this space often coincides with the shared notion of “old town”, perceived as a place of greater beauty and higher market value. Oggi con i progetti di rigenerazione urbana siamo chiamati a reinventare forme di nuova urbanità in molte zone centrali e periferiche, sottoutilizzate e abbandonate, tenendo conto delle nuove sensibilità nei confronti della natura, delle più stringenti domande di dialogo tra le diverse classi di reddito, di età e di cultura presenti, del bisogno di luoghi di uso pubblico, discreti e raccolti e, tuttavia, capaci di favorire e promuovere relazioni con il mondo intero e con altri modi di pensare , di lavorare e di vivere. Di grande aiuto ci sono gli esiti dei progetti già realizzati in altri contesti e la disponibilità di linee guida che ci indicano come rendere coerenti e organiche le scelte urbanistiche con la prevenzione della percezione dell’insicurezza e del disagio a partire attraverso il coinvolgimento costante degli abitanti di ogni zona o quartiere. Nowadays, urban regeneration programs require us to reinvent new forms of urbanism in many underused or disused, central and peripheral areas, taking into account new environmental sensibilities, pressing demands for dialogue between different income, age and education groups, and a need for public spaces that are discreet and cozy, and yet apt to foster and promote international and intercultural connections. Help can be found in older projects, and the available guiding principles showing how to make planning choices coherent

with the prevention of perceived insecurity and unease – starting from the constant involvement of each area’s inhabitants. We can therefore say that the rules of planning and urban development projects must include from the beginning an attention towards the technical aspects of a correct typological and morphological urban organization, that is the requirements of health safety and those – often identical – of insecurity, fear and unease prevention, as suggested by surveys of neighbor relations (D. Pini, 2003, Clara Cardia e Carlo Bottigelli ( 2011/2015) (24). In this sense, we can speak of a planning approach organically including security when the urban plan applies three broad categories of requirements – each with its standards of interpretation and application. (Cf. fig. 8). First is a conceptual category concerning the knowledge and recognition of an area’s identity factors and landscape values on the part of the area’s inhabitants. Some studies term this category as territoriality, and/or territorial rooting of a community. In this respect, the decision-making concerning the formalization of a urban regeneration program must ensure that settlement choices are coherent with the place, the historically rooted social capital and development prospects allowing continued identification within a changing context. This category requires attention against the risks of faulty knowledge, both of the existing resources and the connections to the context, and an ability to plan beyond the choices pertaining to each single planning tool, such as training and awareness-raising of the residents, starting from school years, and a sharing of roles to foster local identity. A-territorial projects also require attention, such as the great, service-heavy urban nodes, favoring heavy-impact solutions to attract


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large quantities of visitors, but doomed to remain undefined spaces until they become universal meeting places. To understand the concept of local identity/ territoriality, a chapter on local history in the plan is not enough: history must be kept alive in the inhabitants’ memory through a shared knowledge of the value of local and extra-local non-negotiable resources. The concept of territoriality must deal with past, hoped-for and dreaded changes; it must be understood as a sense of belonging on a local level and, on a larger level, as a resource for receptivity to necessary change; also, the concept must be part of the background of the administrators and technicians of those institutions interested in the good governance of the city and area. In this sense, the concept is tied to tow other, more directly operational in nature: accessibility and legibility. Accessibility must be defined as a variety of means to access each settlement from near and far, as well as the local presence of alternative mobility connections allowing the use of services and urban public spaces. This category is significant to settlements of every size, especially now that the world seems to shrink, and its places require more and more interconnection, both by the traditional means of road, rail and air transport, and the newer telecommunication networks. From this point of view, those smaller towns that are not part of the network – or, rather not linked, even indirectly, to at least one high-frequency and highly connected network node – can experience highly critical future prospects, and therefore be at risk of desertion and insecurity. On the other hand, there is a growing demand to integrate the traditional network of road mobility with better and more varied

public transports (also between adjoining smaller towns), as well as for urban soft mobility networks (on foot and by cycle), linking public spaces and private and public services to residential areas, green open spaces, local nature reserves and sports facilities . In this sense, on a local level, the category of a place’s legibility becomes nowadays relevant – meant as the ability to both easily understand the place’s safe use through the visibility of public spaces (including soft mobility routes linking services for everyday use), and to envision the place’s maintenance through easy surveillance and a considered choice of materials, furniture and design. The legibility of a place can also promote the citizens’ responsible participation, and above all deters acts of petty crime more effectively than the (nevertheless essential) presence of police and surveillance cameras. (25) In short, spatial planning must manage objectives of sustainability, subsidiarity and negotiation, as well as cooperation and flexibility, through choices that ensure efficiency, fairness in difference and effectiveness. Urban regeneration programs must match the three categories of local identity/territoriality, accessibility and legibility with a set of actions specifically targeted towards the diverse needs of the local context, including those aimed at preventing insecurity and unease. On the one hand, these needs are tied to the comprehensive uncertainty stemming from both employment uncertainty and the limited chance for connections experienced in many small to medium sized towns, evidenced by our survey of both school-age and adult groups. On the other hand, there is the fear or unease-induced uncertainty tied to the usability of specific sites. This


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requires that urban regeneration programs pay primarily attention to the functions pertaining to public places, and the soft mobility routes (27) designed to connect them “to the front-door” (L. Nucci 2012), so that the utopia of open space design, with its squares, green open spaces and interlacings, can inform the positioning and density of buildings, and reinvent a new model for urbanism urban life conditions. Notes: 1) The title traces back to the 18th century, when utopists dealt with the birth modern industrial cities, and Lewis Mumford’s works, The Story of Utopias (1922 and 1962)) and The City in History (1961). In his foreword to the first text, Mumford, citing Thomas More, reminds the reader that Utopia can derive from either of two Greek words – eutopia, meaning the good place, or outopia, meaning no place. He also recalls how his work originated shortly after World War One, while recognizing the continued vitality of the past generation’s hopes, he realized that the old enthusiasm had reached its end with the new century. His historical analysis of utopias was meant to clarify what part of them had been lost, and what still held its validity. In the second work the author shares Carlo Cattaneo’s description of the city as “the origin of history”, and further defines it as the place where the rules of community life are shaped, where the assets of civilizations multiply, where human experience becomes a legible mark, and History embarks on its course, until the modern city opens up to metropolitan complexity. 2) Cf. The Architect’s Dream, painting by Thomas Cole, 1840, now in the Toledo Museum of Art, Toledo, Ohio, United Stated, cited by Edward Hollis (2011). 3) Cf. Haussman’s model for the sanitization of Paris. (Cf. Guido Zucconi, quoted above, pp. 3036).

4) Cf. for instance Dubai, one of the seaside cities of the Arabic Gulf, built and launched around comprehensive technological innovation, and inhabited by a multicultural, very young population. 5) Cf., among the recent regional and municipal studies, Regione Toscana, Rapporto di indagine sulla percezione della sicurezza dei cittadini toscani, dicembre 2008; Comune di Cremona, Cremona sicura. Rapporto sullo stato di attuazione delle politiche per la sicurezza del Comune di Cremona. Verso l’integrazione delle politiche per la sicurezza, Polizia Municipale, by Franco Chiari e Andrea Sammali; 6) The institution of metropolitan areas, begun in 1990, seems to have been achieved with Act n. 56/2014, with a mandatory time limit expiring on January 1 2015: the chosen areas include a few regional capitals, with the administrative borders matching those of the respective provinces. 7) Cf. L’Accordo di Partenariato 2014-2020, Strategia nazionale per le Aree Interne: definizione, obiettivi, strumenti e governance, (Partnership agreement 2014-2020, National strategy for Internal Areas: definition, objectives, tools and governance). Technical document – annex to the draft of the Partnership agreement forwarded by the Italian Government to the European Commission on December 9 2013. 8) Cf. CITTALIA, ANCI ricerche, I piccoli comuni e la sicurezza. Analisi della percezione del senso di insicurezza dei cittadini medio piccoli, 8 Indagini, September 2008. A research on perceived insecurity in small to mediumsized towns, by Enzo Risso, as part of the project “La diffusione delle innovazioni nel sistema delle amministrazioni locali”, realized by ANCI on behalf of the Dipartimento della Funzione Pubblica (Civil Service Department). 9) Many direct surveys underscore different thresholds of perceived insecurity, as well as differences in response capacity, directly correlated to income and education levels.


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Matching results emerge from surveys exploring population behavior before natural calamities, such as earthquakes. 10) Thucydides shows how crowded places can be just as unsafe as deserted ones in a story dating back to 411 b.C. Athens: the oligarch Phrynicus, just home from a diplomatic mission in Sparta, was stabbed to death by a guardsman in the crowded Agora, and collapsed right by the Council House. (Luciano Canfora, 2015). 11) Cf. below, “Defining the Sample”, by Adelmina Dall’Acqua, and “The processing of the questionnaires”, by Stefano Sarzi Amadè. 12) Cf. below, “Analyzing the data on security in the Mantova area: building-blocks for prevention”, by Daniele Bignami. 13) Insurance companies, born in the era of the great discovery voyages towards the New World, have spread their activities in contemporary towns, passing on the costs of risk to the public sphere. On the other hand, there is a growing demand for the services of private security contractors. Cf. Francesco Carrer (2003). 14) Cf. below, the paragraph “The representation of results, paths and spaces”, by Silvia Marmiroli. 15) Cf. below, “The analysis of disused buildings and areas”, by Antonia Araldi, and the digitalized update by Stefano Sarzi Amadè and Silvia Marmiroli. 16) Jane Jacobs (2003) highlights the relevance of sidewalks to urban security in the presence of ground-floor business activities as one especially significant factor in urban neighborhoods. 17) Cf., for instance, the difficult crossing of railway networks swallowed by urban expansion, and the intersections between local and provincial roads, as well as such remedial interventions as ill-kept and unsafe underpasses, roundabouts or overpasses, built with more attention to the flow of traffic than the safety of pedestrians and bicycle riders. 18) In this respect, Mantova is relevant for its historical heritage, and Pegognaga for its recently

installed ICT production centers. Furthermore, both towns belong to an important agri-food district, and a border area touching seven provinces an three regions. Both towns can be accessed by a vast road network, as well as being regionally and locally linked to the national railway and air transport network. 19) In the case of Mantova the inventory of dismissed property shows 689 properties not used because unfinished, finished but never used, disused because of discontinued activity, or decayed. These are mostly commercial/tertiary, residential and industrial properties (the latter especially to be found in some suburb areas). A significant – although rough – correlation between the cumulative disused areas, amounting to 3463,415 square meters, and a resident population of 48861 (as of July 2015), gives about 70 square meters of unused area per head. The result is thought-provoking, but will need fine-tuning, for instance by differentiating the areas by function or land cover level. 20) In support of these statements, we can recall Giorgio Ruffolo’s (1980) metaphor of the marching column, with the many at its foot trying to reach the few holding its top, by accepting their individualism- and consumerism-fostering conditions. Also relevant is the white paper published by Censis (2015) on the behavior of adolescents spending 80% of their time signed up to media sites, and the consequent loss of touch with the material nature of phenomena, as well as the Eurispace research, and Giovanni Vannini’s “Allarme adolescenti e informazione” (in Arcipelago Milano, Settimanale milanese di politica e cultura, anno XVII, n.22, 15,7,2015) 21) Cf. the Constitution of Italy, Art. 9: “The Republic promotes the development of culture and of scientific and technical research. It safeguards natural landscape and the historical and artistic heritage of the Nation.” For an overview of the proposals and debate leading to the article’s final draft and adoption, cf. Leone,


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Maddalena, Montanari, Settis (2013) 22) The Politecnico is rearranging its strategies towards a diminished specificity and thematic focus of the various branches, in favor of greater homologation and inter-branch mobility, especially during the three-year Bachelor’s Degree, and with the internationalization of the Master’s Degree in view. 23) Zygmunt Bauman, quoted in CITTALIA, ANCI richerche, p. 35, op.cit. 24) The standard has become part of Uni tools in 2010. “Prevenzione del crimine-Pianificazione urbanistica” (UNI CEN/TR14383-2) refers to Clara Cardia, Carlo Bottigelli (2011/2015). 25) The importance of a place’s legibility, both in terms of security and surveillance, can be exemplified by comparing a park conceived as an open space with slight level variations and essential furniture, such as a shadowed section and a drinking fountain, to an intricate urban park, with low-visibility corner spaces, often in the shade and accessible by an unpleasant underpass or roundabout. 26) The newer planning technical standards often include, among their guiding principles, articles invoking the objectives of sustainability, subsidiarity, flexibility, cooperation and negotiation, as well as requiring that the plan’s choices and tools ensure flexibility, fairness and effectiveness, regardless of any priority order of the objectives and end results. 27) Cf. the case of the recent planning experience in London, as documented by Lucia Nucci (2012).


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Fig. 1. La città di Caracas. Fonte: Flickr. Foto di Julio César Mesa.


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L’analisi dei dati sulla sicurezza nel territorio mantovano: elementi per una prevenzione Daniele Bignami

1 Il tema e la tipologia di dati analizzati L’analisi condotta si concentra sulla sicurezza dei cittadini e sulla loro percezione delle relative problematiche, confrontando e analizzando i dati a disposizione, selezionati secondo l’accezione inglese della security piuttosto che della safety, del rischio di criminalità piuttosto che dei rischi per la salute e per gli ecosistemi. Spesso infatti sono proprio i dati, attraverso la mediazione che ne viene fatta dai canali di comunicazione di massa, che contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica e che influiscono sui comportamenti collettivi; sono i dati che dovrebbero aiutare i policy makers ad agire razionalmente, pur nello svolgimento di un ruolo che, inevitabilmente, si deve confrontare con le emozioni delle persone e delle comunità. I dati messi a disposizione in materia dagli istituti di statistica sono suddivisibili in due categorie principali: i dati di tipo oggettivo e quelli di tipo soggettivo: i primi relativi ai comportamenti delittuosi registrati, i secondi relativi alla percezione di allarme sociale [Istat, 2014]. Il tema affrontato pone il non semplice

problema di fissare un contorno alla raccolta dell’informazione che può offrire correlazioni con il tema del progetto INNES, cioè con l’esame delle potenziali criticità delle situazioni ambientali e sociali e dei livelli di percezione della sicurezza connessi alla fruibilità e alla qualità dei tessuti urbani e territoriali di città medio-piccole. L’importanza di tali implicazioni è decisiva. Indagini condotte sulla popolazione assumendone il punto di vista di potenziale vittima di reati (meglio note come indagini di vittimizzazione), rivelano che il numero complessivo di reati denunciati alle forze dell’ordine rispetto ai reati subiti raggiunge in Italia solo il 34,7% del totale nel 2002 e che tale percentuale rimane invariata nel 2008-09, ultima dato disponibile [Muratore, 2008; Istat, 2010]. Studiare i fenomeni criminali limitandosi alle statistiche sui reati risulterebbe pertanto uno sforzo inevitabilmente incompleto. I dati Istat del 2008-09 e del 2002 rivelano, per l’Italia, la presenza di un sommerso anche nel campo dei reati. I furti di veicoli sono denunciati, nel 2008-09, in percentuali comprese tra l’82,6% e il 96,7% degli stessi reati compiuti (in


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calo rispetto al 2002 in cui l’intervallo era 85%-99%); le rapine raggiungono il 75,6% (in forte aumento sul totale rispetto al 2002, in cui le denunce non superavano il 70%); i furti in abitazione invece arrivano a coprire il 64,2% delle denunce sui reati consumati (in calo rispetto al 70% del 2002); gli scippi e i borseggi si attestano intorno ad un tasso di denuncia di poco superiore al 50% (dato sostanzialmente stabile); le denunce di tentate rapine calano dal 30% del 2002 al 15% del 20082009; le aggressioni si attestano su valori intorno al 20% (dato stabile); le denunce di tentati furti di veicoli salgono dall’11,2 a valori compresi tra il 20 e il 30%; i furti di parti di veicoli si attestano su tassi di denuncia compresi addirittura tra l’1 e l’11,2% [Istat, 2002; Istat 2010 (1)]. Inoltre, dall’analisi a livello delle singole unità familiari, emerge come le violenze fisiche o sessuali subite da parte del partner nel corso della vita, secondo dati Istat del 2006, si fermano ad un tasso di denuncia pari al solo 7,2%, ma soprattutto non sono rivelati a nessuno nel 33,9% dei casi e sono rivelati ad assistenti sociali o ad operatori di consultorio solo nel 3,9% dei

casi [Istat, 2006]. Dati recenti dell’Istat segnalano che le campagne di sensibilizzazione messe in atto di recente hanno dato alcuni risultati: le denunce sono salite all’11,8%, ne parlano con qualcuno nel 75,9% dei casi, cercano aiuto presso servizi specializzati nel 4,9% dei casi [Istat, 2015] Un gruppo di mancate denunce è quello rappresentato dalle esperienze di discriminazione e vittimizzazione criminale subite dai gruppi di minoranze etniche e di immigrati, intervistati dall’indagine “EU-MIDIS Indagine dell’Unione europea sulle minoranze e la discriminazione” condotta nel 2009 dalla European Union Agency for Fundemental Rights. Essa riporta livelli elevati di trattamenti discriminatori e di vittimizzazione criminale, compresi atti criminosi di matrice razzista, sottolineando però che una “schiacciante maggioranza degli intervistati” (23.000 persone appartenenti a minoranze etniche e a gruppi di immigrati) dichiara di non aver rivelato le proprie esperienze di discriminazione a una specifica organizzazione o nel luogo dove si erano consumate. Allo stesso modo la maggioranza degli intervistati non denuncia aggressioni, minacce e molestie


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gravi alle forze di polizia. Ciò significa purtroppo che anche migliaia di casi di discriminazione e di criminalità, spesso di stampo razzista, rimangono taciuti e non vengono registrati in denunce ufficiali e nei meccanismi di raccolta di dati della giustizia penale da parte dei paesi dell’UE. Nel caso dell’Italia, l’indagine EU-MIDIS sottolinea che il gruppo con la più alta incidenza di discriminazione, secondo le rilevazioni effettuate, sarebbe quello dei nordafricani [FRA, 2009]. Questa tipologia di informazioni evidenzia, tra i numerosi e diversi aspetti di indagine, come la criminalità si concentri su un numero relativamente ridotto di vittime rispetto al numero dei reati commessi: in altre parole, le vittime risultano essere in numero minore rispetto ai reati e una quota di esse li subisce con ricorrenza più o meno marcata. I dati rivelano come alcuni reati siano caratterizzati da una multi vittimizzazione: tra questi, emergono di particolare interesse per il punto di vista assunto dalla ricerca, reati come i furti in prima casa, i furti di veicoli, gli atti di vandalismo e i furti esterni alle abitazioni. Tutti reati che si verificano più di frequente in alcune zone o quartieri delle aree

urbane rispetto ad altri e che mostrano un legame particolare con specifiche tipologie di luoghi o con territori abitati da alcune categorie sociali [Istat, 2010]. Alle caratteristiche dei territori è legata anche la cosiddetta vittimizzazione indiretta, generata non solo dalla ripetizione dei reati e dalle relative eventuali amplificazioni da parte dei media, ma anche da elementi legati alla vulnerabilità individuale e sociale e al contesto abitativo e territoriale più o meno degradato in cui si vive. Essa genera un ulteriore senso di insicurezza, più rilevante rispetto a quanto potrebbe emergere dalle statistiche. Tra gli elementi più indicativi legati al contesto socio ambientale sono segnalate come influenti le situazioni considerate di disordine sociale come la presenza di persone che fanno uso o sono dedite al commercio di droghe, la prostituzione, ma anche la presenza di edifici e veicoli abbandonati [Muratore, 2008; Barbagli, 1998; Roché, 2003]. 2 Il quadro di riferimento 2.1 L’Europa e il mondo Fatta salva la cautela nell’utilizzo e nell’interpretazione dei dati che presenteremo, è prima di tutto possibile


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affrontare la lettura delle principali informazioni statistiche disponibili sulla registrazione dei reati commessi. I dati riportati nel grafico di Fig. 2 riportano i valori dei crimini registrati annualmente dalla polizia in alcuni paesi europei (Eurostat, 2014a). Pur nella consapevolezza che tali dati accostano sistemi statistici, sociali, giuridici e religiosi differenti, che non tutti i reati vengono registrati con tassi comparabili e che potrebbero essere avvenuti cambiamenti nei criteri di rilevamento dei dati nell’arco temporale di riferimento (2002-20122) (2), da essi è possibile trarre qualche indicazione interessante, su andamenti che non appaiono univoci. Nel quadro di un trend dell’UE (escluse Francia e Irlanda per assenza di un numero significativo di dati) che ha visto un calo di crimini registrati di oltre il 12% (passando da oltre 26,6 milioni a 23,6 milioni) [Eurostat, 2014a], paesi come il Regno Unito e la Grecia (3) da una parte e la Turchia (4) dall’altra mostrano andamenti opposti nel periodo 2002-12: i primi due di forte diminuzione, il terzo di forte aumento. La Gran Bretagna e Germania, sono i Paesi con la maggiore

concentrazione di crimini; la Turchia passa da livelli molto bassi a valori quattro volte maggiori. Per l’Italia il dato dei reati registrati, nel medesimo periodo, aumenta del 26% circa (5). Se si confrontano tali dati con la popolazione [Eurostat, 2014b], come mostrato in Fig. 3, si ottiene l’indice che riporta il tasso di reati registrati ogni mille abitanti. Tale indice mostra un numero minore di reati registrati annualmente ogni mille abitanti da parte dei paesi del sud e dell’est europeo con valori inferiori rispetto ai paesi del Nord Europa, per esempio la Svezia. I dati di Fig. 4 mostrano invece come varia il numero di reati, in migliaia, per ogni miliardo di euro di PIL a prezzi correnti nel decennio in questione, evidenziando come, in certe condizioni, ci sia una correlazione tra crescita e diminuzione di reati. Tali dati, da noi proposti, mostrano come solo Italia e Turchia abbiano visto un aumento di questo tasso di reati, seppure probabilmente per motivi differenti. Nel quadro europeo di forte diminuzione (pari ad oltre un terzo), hanno contribuito sia la generale diminuzione di reati registrati, sia il significativo aumento del PIL nel decennio considerato. Dati che vedono


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Fig. 2. Crimini registrati dalla polizia in alcuni paesi europei (dati Eurostat 2014).

Fig. 3. Crimini registrati dalle forze di polizia in alcuni paesi europei in base alla popolazione (dati Eurostat 2014).


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Fig. 4. Reati registrati sul PIL a prezzi correnti (migliaia di reati su miliardi di euro). Elaborazione dell’autore su dati Eurostat 2014 relativi al 2012.

Turchia in controtendenza per il forte aumento di reati registrati, Italia per la stagnazione del PIL. Polonia, Romania, Gran Bretagna e Grecia presentano il miglioramento più forte di tale indice; nei primi due casi probabilmente grazie alla crescita e all’ingresso nell’Unione Europea, negli altri due forse per il calo della registrazione dei reati. Entrando nello specifico delle tipologie di reati registrati dalla polizia e riportati da Eurostat, la Fig. 5 mostra i dati dei crimini violenti per gli stessi paesi di Fig. 2 (Regno Unito escluso) (6), la Fig. 6 mostra i dati degli omicidi sempre per gli stessi paesi (Turchia esclusa) (7). Questi dati mostrano una dinamica italiana in aumento per quanto riguarda i crimini violenti, in un contesto gene-

ralmente stazionario, in cui spiccano una marcata diminuzione del Regno Unito e un peggioramento della Turchia (sebbene entrambi rimangano paesi ad elevata diffusione di violenza); una diminuzione, nel solco del trend generale dei paesi selezionati, degli omicidi (in particolare per questa tipologia di reato la situazione peggiore è quella dei tre paesi baltici Estonia, Lettonia, Lituania [Eurostat, 2014a, UNODC, 2013]. Le Fig. 7 e Fig. 8 mostrano invece il trend, negli stessi paesi, di rapine e furti con scasso. I numeri, con alcune eccezioni, mostrano un andamento di miglioramento, soprattutto per le rapine (con una diminuzione complessiva addirittura pari a quasi il 20%), e per i furti con scasso (con una diminuzione


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complessiva pari a circa il 7%). Questo nonostante un dato di peggioramento, dal 2007, del complesso dell’Unione Europea a 28 paesi, del 14% [Eurostat, 2014a]. Analizzando i singoli paesi, è

possibile rilevare come la differenza tra di essi sia molto ampia: le rapine registrate sono quintuplicate in Grecia, sono triplicate in Turchia, sono aumentate del 10-20% in Austria, sono

Fig. 5. Crimini violenti registrati dalla polizia, in migliaia (dati Eurostat 2014).

Fig. 6. Omicidi registrati dalla polizia, 2002-2012 (dati Eurostat 2014).


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diminuite del 10-20% in Italia, Spagna, Francia e Germania, si sono dimezzate nel Regno Unito e in Polonia. I furti con scasso registrati sono quasi quadruplicati; in Turchia, quasi triplicati; in Grecia, sono aumentati tra il 20 e il 30%; in Spagna, Italia, Austria, Portogallo e Romania, sono aumentati del 10% in Germania, in Svizzera, Regno Unito e Francia sono quasi dimezzati con una inversione significativa solo nell’ultimo anno (8). Su quest’ultimo dato, relativo ai furti con scasso, l’Italia risulta avere il secondo dato peggiore e appare in ulteriore peggioramento (9). Il dato dei furti con scasso sulla popolazione di Fig. 9 mostra in effetti come la situazione peggiore sia quella della Grecia, seguita da Italia e Regno Uni-

to, che però, contrariamente a Grecia e Italia, risulta in netto miglioramento (mostrando quindi con discreta probabilità un andamento correlato alla crisi economica). Relativamente ad altri reati, Eurostat segnala che, per quanto riguarda il furto di veicoli, il trend dell’Unione Europea è di complessiva significativa diminuzione, con l’unica eccezione rilevante della Grecia. Merita comunque di essere sottolineato il dato italiano, che, seppure in miglioramento, evidenzia circa il 50% in più di furti di automobili che in Francia e tra il 100 e il 150% in più di Regno Unito e Germania. Relativamente al numero di agenti di polizia (polizie locali incluse), Eurostat riporta (Cfr. la selezione di paesi di Fig.

Fig. 7. Rapine registrate dalla polizia, 2002-2012 (dati Eurostat 2014).


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Fig. 8. Furti con scasso registrati dalla Polizia, in migliaia, 2002-2012 (dati Eurostat 2014).

Fig. 9. Furti con scasso registrati dalla polizia nel 2012 in migliaia ogni milione di abitanti. Elaborazione dell’autore su dati Eurostat 2014a e b.


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10) un dato stabile con lievi segnali di crescita nei paesi dell’Unione Europea a 28 dal 2007 al 2012. Da tali dati l’Italia emerge come il paese dell’UE con il maggior numero di agenti (276,8, in migliaia), seguito dalla Spagna (249,9), dalla Germania (244) e dalla Francia (204). Solo la Turchia, paese fuori dalla UE, ne ha di più (412,6). Per la popolazione carceraria (Fig. 11), Eurostat segnala un trend dell’Unione a 28 con una crescita complessiva del 7% tra il 2007 e il 2012, con l’Italia che ha il secondo maggior incremento (35%) dopo Malta, nonostante il noto provvedimento di indulto che ha fatto fortemente diminuire tale dato dal 2005 al 2006. Fuori dalla UE invece la Turchia cresce nello stesso periodo del 41%. Rapportando i due dati alla popolazione, come mostrato in Fig. 12, si vede come solo Turchia, Spagna e Grecia hanno più agenti di polizia per abitante dell’Italia, che ne ha circa il 50% in più di Germania e Francia. Il confronto con questi dati restituisce valori difformi dal resto dei paesi solo per la Polonia (nella misura più rilevante), per la maggiore delle isole britanniche e per la Romania, in cui il numero di agenti di polizia è meno del

doppio della popolazione carceraria; per gli altri paesi è tra il triplo e il quadruplo della popolazione. 2.2 Il mondo Per i crimini registrati in anni relativamente recenti dalle forze di polizia su fonti al di fuori dell’Europa, è stato possibile ricostruire un quadro per Giappone, Stati Uniti, Canada, Sud Africa, Russia, Australia, e Nuova Zelanda. Da tali dati si evince un aumento del 50% dei crimini tra il 2001 e il 2009 in Nuova Zelanda, un dato stabile in Giappone tra il 2001 e il 2005 (entrambi con valori inferiori all’Italia), valori in aumento del 50% tra il 2001 e il 2009 in Canada (che presenta valori tripli o quadrupli rispetto all’Italia), valori in diminuzione, seppure su valori assoluti elevatissimi (tra le cinque e le quindici volte rispetto all’Italia), in Sud Africa e Stati Uniti. Per le rapine, valori molto inferiori all’Italia sono presenti in Nuova Zelanda e Giappone, significativamente minori in Canada, mentre dalle 3 alle otto volte superiori in Russia, Sud Africa e Stati Uniti. I furti con scasso, rispetto all’Italia, sono


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Fig. 10. Agenti di polizia, 2002-2012 (dati Eurostat 2014).

Fig. 11. Popolazione carceraria, 2002-2012 (dati Eurostat 2014).

Fig. 12. Agenti di polizia e Popolazione carceraria ogni 100.000 abit., 2012 (dati Eurostat 2014).


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minori in Nuova Zelanda, paragonabili in Australia e in Canada (seppure in crescita), sostanzialmente doppi in Sud Africa, Giappone e Russia, dieci volte maggiori negli Stati Uniti. I furti di veicoli sono molto maggiori solo negli Stati Uniti (in Giappone lo sono stati solo fino al 2004). Per il traffico di droga l’Italia ha valori superiori, seppure di poco, agli Stati Uniti, ma valori inferiori a Sud Africa, Canada e Russia. Sempre fuori dall’Europa è stato possibile ricostruire un quadro specifico abbastanza completo per gli omicidi, le cui statistiche sono l’indicatore più accurato e comparabile dei livelli di violenza [UNODC, 2013]. La Fig. 14 mostra i dati, suddivisi tra i paesi che hanno i numeri più significativi in valore assoluto (con valori maggiori a tremila in almeno un anno nella serie) e altri paesi interessati da numeri minori. Da tale quadro emergono: i valori di vertice assoluto di Brasile e India con valori tra 40 e 50mila omicidi all’anno; il successivo gruppo di paesi composto da Messico, Sud Africa, Venezuela, Stati Uniti, Pakistan, Russia e Cina con valori tra 10 e 30mila; il gruppo che conta “qualche migliaio” di omicidi

l’anno, in cui spiccano il peggioramento dell’Honduras (rappresentativo di un trend centroamericano), della Thailandia, dell’Ucraina e della l’Argentina. Analizzando però i dati sulla popolazione, ovvero il tasso di omicidi (cfr. Fig. 15), si vede come per gli omicidi il problema maggiore riguardi prima di tutto il Centro e il Sud America e alcune zone dell’Africa sub-sahariana, uniche regioni che, nella nostra selezione, mostrano un tasso superiore a 10 omicidi all’anno ogni 100.000 abitanti rispetto a una media del pianeta che si attesta su di un valore pari a 6,2. Nell’intervallo di valori tra 10 e 3 troviamo i primi paesi asiatici della nostra selezione (Pakistan, Thailandia e India) e i primi paesi europei (Russia, Lituania, Estonia, Lettonia e Ucraina). Tra i paesi con tasso più basso troviamo anche la Cina, poco al di sotto della quale si trova l’Italia, fino ad arrivare al Giappone, il paese che nella nostra selezione ha il tasso più basso. La mappa delle regioni d’Europa, ricostruita sulla base degli stessi dati UNODC, mostra molto bene la distribuzione del tasso di omicidi (Fig. 13). 2.3 L’Italia e le sue regioni


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L’Istat, con i dati del 2013, aggiornati di un anno rispetto al quadro comparativo di Eurostat, conferma un quadro, per l’Italia, in cui gli omicidi continuano il loro progressivo calo e vedono l’Italia al di sotto della media dell’UE

(a 28 paesi) per omicidi su numero di abitanti, seppure con dati, tra i paesi della nostra comparazione, ancor superiori a Francia, Slovenia, Spagna e Germania [Istat, 2015]. A proposito dei furti il 2013 ha visto un peggioramento

Fig. 13. Europa e Russia - Distribuzione territoriale su base regionale NUTS (Nomenclature of territorial units for statistics - Eurostat) del tasso di omicidi, dati UNODC, 2013.


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Fig. 14. Omicidi registrati nei paesi del mondo (sopra: una selezione di paesi con pi첫 di 3000 almeno un anno; sotto: altri paesi), dati UNODC 2013.


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Fig. 15. Tasso di omicidi ogni 100.000 abitanti nei paesi del mondo (sopra: i paesi con un valore maggiore a 3; sotto: i paesi col tasso più basso), dati UNODC 2013.

italiano del 2,2%, per i dati relativi ai furti con strappo (scippi) e ai furti in abitazioni; questi sono aumentati rispettivamente del 40,5% (crescita che si è interrotta nel 2013) e del 48,6% (con un peggioramento nel solo ultimo anno del 5,9%) rispetto al 2010. Questi risultati collocano il nostro paese (per il periodo di riferimento) al di sopra della media europea al sesto posto, anche se questi dati risentano da modalità

diverse di rilevazione [Istat, 2015]. L’Istat raccoglie inoltre dati soggettivi. Con tali dati si cerca di comprendere la percezione che le famiglie hanno del rischio di criminalità nella zona in cui abitano, sottolineando come essa condizioni la qualità della vita e rappresenti una componente dei segnali di degrado. L’Istat riporta che nel 2014 il 30,0% delle famiglie italiane dichiara la presenza di questi


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problemi nella zona in cui vive, un dato stabile rispetto all’anno precedente se si considerano le famiglie che dichiarano molto o abbastanza presente il rischio di criminalità. Il massimo di questa serie storica, dal 1993, è stato registrato nel 2008, con il 36,9%, per calare fino all’aumento registrato nel 2013. Entrando nel dettaglio dei dati relativi alle diverse regioni della penisola, la Lombardia (regione in cui si svolge la nostra ricerca) e il Lazio sono le uniche due regioni che hanno un dato di percezione del rischio criminalità superiore al 35% (rispettivamente 37,2% e 36,2%), Umbria, Veneto, Campania, Piemonte, Puglia, ed Emilia-Romagna hanno dati superiori al 30%, mentre, all’altro estremo, la Basilicata e la Provincia autonoma di Bolzano si attestano su dati pari o lievemente inferiori al 10% [Istat, 2015]. Questi dati appaiono parzialmente incoerenti rispetto a quelli, sempre raccolti dall’Istat, del numero dei maggiorenni denunciati all’autorità giudiziaria per i quali inizia l’azione penale (con riferimento al luogo del reato commesso). Rispetto ad una media nazionale di 1006 persone denunciate ogni 100.000 abitanti (dato 2012), le regioni con i valori più elevati sono la Calabria (1471,1),

l’Abruzzo (1460), l’Umbria (1341,7) e la Campania (1319,9); quelle con valori più contenuti sono il Piemonte (590,9), la Provincia autonoma di Bolzano (592,9), la Valle D’Aosta (616,2) e il Veneto (686,2). La Lombardia si situa invece sensibilmente sotto la media, con valori minori di 800 persone ogni 100.000 ab. [Istat, 2015]. Se si esaminano inoltre i dati dei condannati per delitto con sentenza irrevocabile per distretto di Corte d’Appello (10) (per 100.000 abitanti) relativamente all’ultimo anno messo a disposizione, il 2012, emerge in maniera interessante un dato ancora parzialmente incoerente con il dato soggettivo della percezione del rischio. Il distretto in cui è compresa la Provincia di Mantova, quello della Lombardia orientale, presenta un dato appartenente alla fascia più bassa sulle quattro fasce definite dall’Istat, quella inferiore a 389 condannati (un dato inferiore, per esempio, a quello della Provincia autonoma di Trento); la Lombardia occidentale, quella che comprende Milano, presenta valori compresi tra 418 e 475,5, ovvero quelli che definiscono la terza fascia delle quattro, con valori comunque inferiori al distretto di Reggio Calabria (610,3), alla Liguria (597,4), al FriuliVenezia Giulia e al distretto di Taranto. Il distretto di


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Venezia è quello che ha il dato migliore, pari a 247,8) [Istat, 2015]. 2.4 Sicurezza, libertà, qualità della vita e sviluppo Il rapporto Benessere equo e sostenibile 2014 realizzato congiuntamente da CNEL e Istat [BES, 2014] dedica il capitolo 7 proprio al tema della sicurezza. In esso si sottolinea come la paura di essere vittima di atti criminali può influenzare molto sia le proprie libertà personali, sia la qualità della vita, sia lo sviluppo dei territori. In esso si trovano alcuni ulteriori indicatori interessanti ai fini delle nostre riflessioni. Accostando il benessere alla paura della criminalità, il rapporto ha ritenuto utile prima di tutto indagare su quanto un cittadino, dal punto di vista soggettivo, si sente sicuro a uscire di sera nella zona in cui vive. In proposito è emerso che, oltre a temere per la propria incolumità fisica, sono anche altri i fattori che influenzano la percezione di insicurezza, come il degrado della zona in cui si vive, il tipo di controllo del territorio esercitato da parte delle Forze dell’ordine, la fragilità e/o la vulnerabilità personale. Complessivamente, la percezione di si-

curezza è diminuita negli ultimi anni: si sente molto o abbastanza sicuro a uscire da solo quando è buio solo il 55% delle persone (contro il 59% del 2010 e il 60,8% del 2011). All’interno di questo dato però la differenza tra maschi e femmine è netta: il 75% degli uomini si sente sicuro ad uscire la sera da solo al buio contro il 42,9% delle donne. Il dato evidenzia come il fattore della vulnerabilità giochi un ruolo che non è trascurabile, al pari dell’età, i cui dati mostrano, coerentemente, che sono più insicuri gli anziani, indipendentemente dal sesso, mentre i giovani e gli adulti percepiscono un maggiore livello di sicurezza, con l’eccezione, comprensibile, delle ragazze tra i 14 e i 19 anni. Tra il 2010 e il 2013 la diminuzione del senso di sicurezza si è verificata in tutte le età, tranne che per i giovanissimi (14-19 anni), con un peggioramento più marcato per le donne (+13,6% tra il 2011 e il 2013). Considerando più specificamente la percezione del rischio di criminalità della zona in cui si vive, il rapporto BES riporta come nel 2013 è il 31% delle famiglie che afferma di vivere in una zona molto o abbastanza a rischio di criminalità, con un aumento del 14,8% rispetto all’anno precedente.


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Il rapporto BES evidenzia inoltre un quadro complessivo della sicurezza che è migliore nelle aree a minore densità urbana, che sono meno affette dalla criminalità “predatoria” che contraddistingue, a giudizio del BES, soprattutto le aree metropolitane e i territori caratterizzati da una maggiore facilità nel mantenere i rapporti sociali e di vicinato, che il rapporto BES ritiene essere alla base del “controllo sociale”. L’indagine sulla sicurezza dei cittadini condotta dall’Istat nel 2010 [Istat, 2010] “Reati, vittime e percezione della sicurezza”, di particolare interesse per noi, riporta, oltre a molti dati già inclusi nelle diffusioni più “generaliste” dell’Istat, alcuni dati di dettaglio relativi a persone di 14 anni e più vittime di reati contro gli individui per tipo di comune e tipo di reato. Da questi dati si evince, come illustrato in Fig. 16, che nelle aree metropolitane è maggiore la probabilità di subire i “reati individuali”, come gli scippi e i borseggi che caratterizzano i grandi centri. Le minacce sono invece più diffuse nelle periferie delle stesse aree. I furti di oggetti personali e le minacce mostrano dati significativi anche nei comuni con più di 50.000 abitanti, così come le aggressioni. I dati sulle famiglie vittime di reati contro

l’abitazione, illustrati in Fig. 17, mostrano invece come i furti in prima casa siano soprattutto diffusi nelle periferie delle aree metropolitane, così come i furti all’esterno delle abitazioni, mentre i furti in abitazioni secondarie, meno rilevanti in valore assoluto, lo sono nei comuni con più di 50.000 abitanti. Similmente, ingressi abusivi e atti di vandalismo decrescono di frequenza dalle aree metropolitane ai comuni più piccoli. 3 La Provincia di Mantova I dati Istat ottenuti sulla base dei delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria e sul tasso di delittuosità totale per tipo di delitto ci permettono di realizzare un focus locale di discreta precisione sul contesto della Provincia di Mantova rispetto alle altre province della Regione Lombardia e alla province confinanti con essa del Veneto e dell’Emilia-Romagna. Nel quadriennio 2010/2013 (arco temporale per cui i dati Istat sono disponibili fino alla scala provinciale), la Provincia di Mantova, seppur con un andamento non costante, ha visto cresce il numero di delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria, come illustrato in Fig. 18, secondo un tasso medio pari al 3% di


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Fig. 16. Persone di 14 anni e più vittime di reati contro gli individui per tipo di comune e di reato (dati Istat 2010).

Fig. 17. Famiglie vittime di reati contro l’abitazione per tipo di comune e reato (dati Istat 2010).

aumento annuo, con un incremento totale, al 2013 sul 2010, dell’8,9% (dato comunque lievemente inferiore ai dati riferiti all’intera Regione Lombardia, che nello stesso periodo ha vissuto un incremento del 9,2%). Nello stesso quadriennio a Mantova

il tasso di delittuosità totale (ovvero i delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria per 100.000 abitanti) è cresciuto, passando dai 3.619,40 del 2010, ai 3.798,10 del 2011, ai 3.830,30 del 2012 fino ai 3.949,80 del 2013, con un aumento complessivo


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pari al 9,1%, valore minore rispetto al dato nazionale che è pari al 10,8% e sostanzialmente in linea con quello della Regione Lombardia (pari al 9,0), ma molto minore rispetto a quelli del Veneto (aumentato del 14,2%) e dell’Emilia-Romagna (aumentato del16%). Paragonando i valori assoluti dei tassi di delittuosità totale delle province lombarde, venete ed emiliano romagnole confinanti con la Provincia di Mantova (cfr. Fig. 19), emerge come quest’ultima nel 2013 abbia valori decisamente superiori solo rispetto a Sondrio, valori lievemente superiori rispetto a Como e Rovigo, valori paragonabili a Monza, Lecco, Lodi e Cremona, mentre ha valori inferiori rispetto a Varese, Ber-

gamo, Brescia, Pavia, Milano, Verona, Reggio Emilia, Modena, Parma e Ferrara. Pertanto Mantova risulta una provincia che è possibile definire a tasso di delittuosità medio-basso, inferiore alla media nazionale. Entrando nel dettaglio delle diverse tipologie di delitto, in provincia di Mantova nel 2013, rispetto al 2010, sono diminuite di oltre il 20% (11) le denunce: di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, di pornografia minorile e di detenzione di materiale pedo-pornografico, dei furti di opere d’arte e di materiale archeologico, di furti di automezzi pesanti trasportanti merci, di ciclomotori (da 261 a 135), di rapine negli uffici postali (da 5 a 1), di violazione della proprietà intellettuale,

Fig. 18. Delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria in Provincia di Mantova (dati Istat 2010-13a).


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Fig. 19. Delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria (valori per 100.000 abitanti), quadriennio 2010-2013 (dati Istat 2010-13b).

di riciclaggio di denaro, di beni di provenienza illecita, di danneggiamenti (da 2588 a 2061 denunce), di attentati, di associazioni per delinquere. Nello stesso periodo però, sono aumentate di oltre il 20% le denunce: per tentati omicidi (da 4 a 10), percosse (da 82 a 109), minacce (da 428 a 527), sequestri di persona (da 6 a 12), ingiurie (da 346 a 487), furti con strappo (da 12 a 37), furti con destrezza (da 390 a 557), furti in abitazione (da 1519 a 2090) e in esercizi commerciali (da 589 a 700), le rapine in abitazione (da 13 a 33), in banca (da 2 a 11), in esercizi commerciali (da 16 a 23), in pubblica via (da 25 a 33), truffe e frodi informatiche (da 501 a 896),

contraffazione di marchi e prodotti industriali (da 7 a 38), ricettazione (da 84 a 112), danneggiamento seguito da incendio (da 19 a 30). Stabili per i contenuti valori assoluti in gioco, cioè con aumenti e diminuzioni inferiori al 20%, le violenze sessuali, i furti di auto e di moto, le estorsioni, i reati connessi al traffico di droga. Dati ritenuti significativi anche dall’ UNODC United Nations Office on Drugs and Crime, riportati nel “Global Study on Homicide 2013” ci permettono, per la loro rilevanza, di verificare la situazione della provincia di Mantova anche in relazione alla presenza di attività legate alla criminalità organizzata (cfr. mappa di Fig. 20), dalla


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quale si può evincere come la provincia di Mantova risulti, per quanto noto al Ministero dell’Interno e riconosciuto da UNODC, tra le province a minore presenza e infiltrazione di criminalità organizzata. Ciò è dedotto dall’analisi dei dati sugli omicidi “di Mafia” (e delle analoghe forme di criminalità organizzata), e dai dati del “Mafia Index”, un indice ottenuto dall’unione di dati

relativi a persone accusate di associazione mafiosa, omicidi di mafia, comuni sciolti per mafia, beni confiscati ad associazioni mafiose: un indice nato per sottolineare come anche un numero basso di omicidi di mafia non significa che le mafie non siano attive nel medesimo territorio. Dati di dettaglio che compongono l’Indice di Presenza Mafiosa (IPM), ri-

Fig. 20. Italia - Distribuzione territoriale su base provinciale degli omicidi dovuti alla criminalità organizzata e del “Mafia Index” (tratto da [UNODC, 2013]).


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portano nel Mantovano, una presenza, seppur limitata, di Camorra (secondo risultanze fornite dalla Direzione Nazionale Antimafia), la presenza di qualche azienda sequestrata a Cosa Nostra e di qualche immobile confiscato [Savona, 2013], in un quadro da cui comunque emerge una presenza di criminalità bassa, sebbene non trascurabile (cfr. le Fig. 21, Fig. 22, Fig. 23 e Fig. 24).

4.Ulteriori fonti di analisi e considerazioni ad uso della ricerca Nato su impulso della legislazione nazionale di protezione civile (in base alla L. 225/92), il Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei Rischi PRIM 2007-2010 della Lombardia include al suo interno anche una sezione dedicato al tema del “rischio insicurezza urbana”. In essa è

Fig. 21. Distribuzione territoriale degli indici che compongono l’IPM – Indice di presenza mafiosa. Dai Materiali dalla ricerca PON-sicurezza 2011-2013 sugli investimenti delle mafie TRANSCRIME, www.transcrime.it.


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Fig. 22. Distribuzione territoriale delle aziende confiscate alle principali organizzazioni della criminalitĂ organizzata (materiali dalla ricerca PON-sicurezza 2011-13 sugli investimenti delle mafie, www.transcrime.it)

Fig. 23. Distribuzione territoriale dei settori economici a piĂš alta concentrazione di aziende facenti riferimento alle principali organizzazioni della criminalitĂ organizzata (materiali dalla ricerca PONsicurezza 2011-13 sugli investimenti delle mafie - www.transcrime.it).


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Fig. 24. Distribuzione territoriale dei beni immobili confiscati alle principali organizzazioni della criminalità organizzata (1983-2012). Dai Materiali dalla ricerca PON-sicurezza 2011-2013 sugli investimenti delle mafie - www.transcrime.it.

riportata una mappa, elaborata su dati di livello comunale, dalla quale si può evincere, esaminando i singoli contesti territoriali, che, sebbene le province più “problematiche” dal punto di vista della “sicurezza sociale” siano Milano, Sondrio, Lodi e Cremona, anche nel mantovano sono presenti situazioni di insicurezza superiori alla media regionale (cfr. Fig. 25). E’ utile sottolineare che la mappa della Regione considera tre accezioni di “insicurezza”: oltre a quella legata alle minacce per l’incolumità personale, quella cognitiva, connessa alla perdita di comprensione e prevedibilità delle società contemporanee e quella esistenziale, legata alle problematiche della mobi-

lità sociale e geografica e del mondo del lavoro (precarietà di status sociale, obsolescenza di capacità professionali e indebolimento delle relazioni sociali [Zigmund Bauman, 1997]). Tale scelta è per noi interessante, facendo riferimento a dati “più ampi” di quelli fin qui analizzati, poiché include indici relativi non solo alla criminalità, ma anche alla disoccupazione, al tasso di istruzione, al tasso di immigrazione, al tasso di dipendenza e all’indice di vivacità sociale. Il PRIM evidenzia così come le maggiori criticità siano presenti nelle aree urbane maggiori e nei piccoli comuni. In questi ultimi (interessanti per il territorio di Mantova), intesi come contesti “rurali”, la popolazione, se-


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condo la Regione, tende a essere sempre più eterogenea sotto i punti di vista sociale, culturale e della fruizione del territorio. Il PRIM sottolinea inoltre che i dati “rivelano come al crescere della presenza di una rete di associazionismo (nello specifico di istituzioni no profit) diminuisca la propensione di un territorio alla criminalità” e come “la mancata integrazione della popolazione migrante possa contribuire ad innalzare l’indice di delittuosità”.

Ulteriori considerazioni utili ai fini della ricerca sono offerte da UNODC sul tema della violenza legata agli omicidi. Il primo elemento, sugli omicidi in contesti familiari, è quello sulla posizione di rischio delle donne, che ne sono vittime nel 79% dei casi (dato da accostare a quello sugli autori di omicidio, che sono al 95% uomini). A livello globale è inoltre preoccupante il dato relativo ai giovani. I gruppi di età 15-29 e 30-44 anni, rispettivamente,

Fig. 25. Regione Lombardia - Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei Rischi (PRIM): mappa del “rischio insicurezza urbana”


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contano quasi la metà e poco meno di un terzo di tutte le vittime di omicidio. A tali dati occorre inoltre aggiungere il dato sui bambini (meno di 15 anni), che conta 36.000 vittime di omicidio nel 2012. A parere di UNODC alcuni fattori principali accrescono la frequenza degli omicidi (motivazioni politiche e criminalità organizzata escluse): la maggiore o minore disponibilità di armi da fuoco (a causa della loro letalità (12); l’alto uso di sostanze psicoattive (alcool (13) o droghe); l’efficienza dei sistemi della giustizia criminale nel perseguire gli autori di omicidio in maniera rigorosa e imparziale, che garantisce di spezzare le spirali negative della violenza. In sintesi, ai fini della ricerca INNES, il quadro ricostruito mostra andamenti contrastanti: nel nostro paese aumentano crimini registrati, furti con scasso (14) e scippi, mentre sono in diminuzione gli omicidi (già a livelli molto bassi nel confronto mondiale); molto negativa è la situazione relativa ai furti di veicoli e al traffico di droga, mentre è già alto il numero di agenti di polizia e di detenuti. Tale situazione può essere interpretata,

tra le altre cose, in base ad alcune peculiarità del nostro paese, quali la ridotta diffusione delle armi da fuoco, un consumo di bevande alcoliche più maturo che in altri paesi, l’importante ricchezza privata delle famiglie, che protegge dal disagio sociale, ma contemporaneamente espone ai furti. In merito a quest’ultimo punto secondo Banca d’Italia infatti, nonostante il calo degli ultimi anni, le famiglie italiane “mostrano nel confronto internazionale un’elevata ricchezza netta, pari, nel 2012, a 8 volte il reddito lordo disponibile”, dato comparabile a Francia, Giappone e Regno Unito e superiore a USA, Germania e Canada (15) [Banca D’Italia, 2014]. Sulla base di quanto esposto, e se corrisponde al vero, come affermato dal rapporto BES, che tra i fattori che influenzano la percezione di insicurezza non c’è la sola analisi razionale dei dati, ma anche il degrado della zona in cui si vive, il tipo di controllo del territorio esercitato da parte delle forze dell’ordine e la vulnerabilità personale in termini fisici, potrebbe emergere un primo schema interpretativo sulle strategie d’azione da approfondire: l’elevata sensazione di insicurezza


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Fig. 26. Ex mercato ortofrutticolo di Gambarara, Mantova. Foto dal censimento dell’abbandono, Corso opzionale “Fare Paesaggio”, aa 2013-2014.

può essere particolarmente legata al timore di perdita dei propri beni, alla necessità di lavorare maggiormente contro l’abbandono e il deterioramento territoriali (stato dei luoghi, criticità

fisiche e morfologiche dei luoghi, anomalie comportamentali) e sulla presenza e tempestività d’intervento delle forze dell’ordine e, a fianco di esse, dei corpi intermedi che producono


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coesione sociale (nei contesti di vicinato, nei luoghi di studio, di lavoro e di aggregazione, ecc.). Se, inoltre, i dati dicono che i comuni più piccoli sono meno soggetti ai reati, ma indagini come quelle della Regione Lombardia dicono che il senso di insicurezza non cambia rispetto ai centri più importanti, tali aspetti appaiono potenzialmente significativi per Mantova, probabilmente per la relazione, per esempio, anche con le trasformazioni in atto dei luoghi, come potrebbe essere con la perdita di rilevanza e con l’abbandono di terreni agricoli e dei relativi caseggiati, con l’aumento di siti industriali vuoti e di caserme ed edifici pubblici inutilizzati. In tale quadro il territorio mantovano appare classificabile a tasso medio-basso di delittuosità (inferiore in maniera significativa alla media nazionale) ma, per le sue caratteristiche territoriali, proprie anche di altri contesti, conferma di richiedere politiche d’azione su misura, del tipo di quelle indagate dal progetto INNES, con particolare riferimento ai segmenti di popolazione più deboli: i giovani e gli anziani (e chi ha in carico la loro protezione). Azioni di prevenzione dei fenomeni di ulteriore

disgregazione dei legami sociali e di riduzione dei sentimenti di distacco e impunità, che, se trascurati, potrebbero portare all’innesco di circoli viziosi di isolamento delle famiglie, di sfiducia nella collettività e di comportamenti individualistici destinati ad essere di corto respiro. Note: 1) I dati campionari 2008-09 sono stati pubblicati nel 2010 (Cfr. bibliografia). 2) Gli ultimi dati disponibili alla chiusura del presente lavoro nel giugno del 2015. 3) Eurostat riporta un “break in series”, che in parte spiega la riduzione particolarmente significativa [Eurostat, 2014]. 4) Pur non facendo parte dell’UE, per i citati scopi di comparazione l’inclusione della Turchia nella nostra selezione è stata ritenuta rilevante. 5) Recenti dati diffusi dal Ministero dell’Interno dell’agosto 2015 segnalano però nell’ultimo anno un calo del 9,3% dei reati 6) La decisione è stata presa a causa di dati a disposizione circa tripli rispetto al massimo degli altri paesi (la Francia), e quindi fuori scala per una sufficiente leggibilità del grafico. 7) La decisione è stata presa a causa di dati a disposizione circa quadrupli rispetto al massimo degli altri paesi (il Regno Unito), e quindi fuori scala per una sufficiente leggibilità del grafico. 8) Il dato è forse generato dall’esclusione dei dati della Gendarmerie [Eurostat, 2014a].


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9) Sebbene gli ultimi dati dell’agosto 2015 del Ministero dell’Interno, non ancora recepiti da Istat ed Eurostat, evidenzino in particolare, tra i reati in calo, anche le rapine (-12%) ed i furti (-5,6%). 10) Istat in merito scrive: “Un alto indice di condanne per abitante non va confuso, tuttavia, con la propensione a delinquere della popolazione locale. Il livello delle condanne in un determinato territorio è, infatti, dato dalla sua capacità di attrazione della criminalità, dal tipo di reati commessi, dalla differenziata richiesta di giustizia espressa da parte dei cittadini, dalla risposta delle istituzioni preposte al controllo della criminalità, e non ultimo dai tempi e dalla complessità previsti dall’iter di ogni procedimento di giustizia”. 11) Tale percentuale, che potrebbe apparire alta, è fissata in considerazione della bassa numerosità delle popolazioni statistiche relative a ognuno dei delitti esaminati, per i quali oscillazioni fisiologiche, non attribuibili a tendenze specifiche dei fenomeni, potrebbero trarre in inganno ai fini di una corretta interpretazione. 12) Fattore che spiega, per esempio, parte degli alti valori di omicidio in alcuni paesi americani. 13) UNODC cita i dati di Svezia, Finlandia e Australia, in cui oltre la metà degli assassini ha agito anche sotto l’influenza dell’alcol. 14) Cfr. nota 9. 15) Inoltre, sulla base delle attività “reali” (immobili, beni, ecc.), escluse cioè le attività finanziarie, l’Italia è seconda solo alla Francia e il suo livello di indebitamento privato è ancora relativamente basso [Banca D’Italia, 2014].

Bibliografia e fonti consultate -Banca D’Italia, 16/12/2014, La ricchezza delle famiglie italiane –2013, Supplementi al Bollettino Statistico – Indicatori monetari e finanziari, Anno XXIV – N. 69. -Barbagli M., 1998, Reati, vittime, insicurezza dei cittadini, Ist. Naz. di Statistica, Roma. Bauman, Z., 1997, Postmodernity and Its Discontents, NYU Press. -BES, 2014, Rapporto Benessere equo e sostenibile, Capitolo 07, Sicurezza – Per non sentirsi vulnerabili, CNEL/Istat. -Boletín De Prensa Núm. 288/13, El Instituto Nacional de Estadística y Geografía (INEGI), 30 de Julio de 2013 (Mexico). -Eurostat, 2014a (accesso aprile 2015), Statistics Explained web site Crime statistics (Data January 2014), http://ec.europa.eu/ eurostat/statistics-explained/index.php/ Crimestatistics#Further_Eurostat_information -Eurostat, 2014b (accesso 04/2015), Demographic balance, 2012. -Eurostat, 2014c (accesso 04/2015), GDP at current market prices, 02–03 and 2011–13. -FRA-European Union Agency for Fundemental Rights, 2009, Indagine dell’Unione europea sulle minoranze e la discriminazione (EU-MIDIS) Unna mappa della discriminazione in Europa. -Istat, 2002, Indagine sulla sicurezza dei cittadini. -Istat, 2006, Indagine sulla sicurezza delle donne. -Istat, 2010, Reati, vittime e percezione della sicurezza Anni 2008-2009. -Istat, 2010-13a, Delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria. Istat, 201013, Delitti denunciati dalle forze di polizia all’autorità giudiziaria (valori per 100.000


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abitanti). -Istat, 2014, Noi Italia 2014 – 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo, www. istat. it. -Istat, 2015, La violenza contro le donne dentro e fuori la famiglia – Anno 2014. -Mapa da Violência 2012, A Cor Dos Homicídios No Brasil, Julio Jacobo Waiselfisz (Brasìl). -Muratore M.G., 2008, La misurazione del fenomeno della criminalità attraverso le indagini di vittimizzazione, Istituto Nazionale di Statistica – versione provvisoria da www. istat.it. -Regione Lombardia, Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei Rischi (PRIM) 2007-2010, Direzione Generale Sicurezza, Protezione Civile e Immigrazione, www. protezionecivile.regione.lombardia.it. -Reporte Anual del Sistema de Alerta Temprana Homicidios Dolosos (Sin Buenos Aires) Año 2009 (Argentina). -Roché S., 2003, Le sentiment d’insécurité. Quatre éléments pour une théorie: pression, exposition, vulnérabilité et acceptabilité. -Savona, E.U., 2013, L’espansione ed il peso dell’economia criminale, Materiali dalla ricerca PON-sicurezza 2011-2013 sugli investimenti delle mafie, TRANSCRIME, Università Cattolica del Sacro Cuore, www. transcrime.it, Palermo, Centro Pio La Torre. -UNODC, 2013, Global Study on Homicide 2013 Trends, Contexts, Data, United Nations Office on Drugs and Crime (Research and Trend Analysis Branch, Division of Policy Analysis and Public Affairs), Vienna.


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Analyzing the data on security in the Mantova area: building-blocks for prevention Daniele Bignami 1. Subject and data typology The analysis focuses on the citizens’ security, and their perception of the relevant critical issues, by comparing and analyzing the available data, sifted through the English concept of “security”, rather than “safety”, and crime-related rather than health or environment-related risk. Often, through the channel of mass media, data have a role in shaping public opinion and collective behavior. The same data should assist policy makers in acting rationally in a role that must inevitably deal with individual and communal emotions. The relevant data made available by the statistical offices can be divided into two broad categories: objective and subjective data, respectively concerning registered criminal behavior, and perceived social alarm [Istat, 2014]. The subject requires a restriction of the collected information to what is relevant to the INNES project, that is an exploration of the potentially critical environmental and social issues, and the levels of perceived security in connection with the viability and quality of the urban and territorial fabric in small to medium-sized towns. These implications are all-important. Surveys of the population’s views as potential crime victims (commonly known as victimization surveys) show that in Italy only 34.7% of the criminal offences suffered were reported to the police, and the percentage is still unchanged in 2008-2009, this being the latest available data [Muratore, 2008; Istat, 2010]. Therefore a study of crime limited to

crime statistics would lead to necessarily incomplete results. Istat’s data for 20082009 and 2002 reveal the presence of underground crime. The percentage of reported car thefts for 2008-2009 ranges from 82.6% to 96.7%, decreased from the 85%-99% range of 2002; reported robberies reach 75.6% (a sharp increase compared to the 70% rate of 2002); reported house burglaries decreased from 70% in 2002 to 64.2%, while reported petty thefts remained roughly unchanged at 50%; in the same years, reported attempted robberies decreased from 30% to 15%, while reported assaults remained unchanged about 20%, and reported car thefts rose from 11.2% to between 20% and 30%; and only 1% to 11.2% attempted thefts of car parts are reported[Istat, 2002; Istat 2010 (1)] . Furthermore, an analysis by single familial units shows that, according to Istat’s data of 2006, only 7.2% of physical or sexual abuse by the partner is reported, while 33.9% of the victims never tell anyone, and only 3.9% of the cases are ever reported to social workers or counselors [Istat, 2006]. Recent Istat data evidence the results of recent awareness campaigns: now 11.8% of victims report abuse, 75.9% tell someone, 4.9% seek help with dedicated services [Istat, 2015]. A category of unreported crime concerns episodes of criminal discrimination and victimization suffered by minorities and migrant groups, interviewed for the “EUMIDIS – Minorities and Discrimination Survey”, conducted in 2009 by the European Union Agency for Fundamental Rights. The survey reports high levels of criminal discrimination and victimization, including racist crimes, while also highlighting an overwhelming majority of the respondents (23000 members of minorities and migrant groups) stating that they never reported


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their experiences of discrimination to any specific organization or in the place where they were suffered. Similarly, the majority of the respondents never report assault, threats and major harassment to the police. Unfortunately this means that thousands of criminal acts of discrimination, often of a racist nature, remain hidden, and are never recorded in official statements and the collected data on criminal justice by the EU member States. The EU-MIDIS survey for Italy, according to the collected data, seems to identify North-Africans as the most discriminated group [FRA, 2009]. Information of this kind evidences, among many different aspects, how crime insists on a comparatively small number of victims: in other words, the number of criminal offences exceeds the number of victims, and a portion of the victims suffers offences more or less recurrently. Data reveal that some offences are marked by multi-victimization. Among these, especially interesting to the focus of this research are such offences as burglary in the primary residence, car theft, vandalism and theft outside the house. All these offences show a particular connection to specific kinds of place, or areas inhabited by specific social groups [Istat, 2010]. Indirect victimization is also area-specific, induced not just by repeated offences, sometimes magnified by the media, but also by elements tied to individual and social vulnerability, as well as the level of degradation of the area and housing environment. Especially powerful among the elements tied to the socio-environmental context are those perceived as conditions of social disorder, such as drugs dealing, drug consumption and prostitution, as well as the presence of disused buildings and vehicles [Muratore, 2008; Barbagli, 1998; RochĂŠ, 2003].

2. A frame of reference 2.1 Europe and the world With due caution in the use and interpretation of our data, we can begin by addressing the main available statistical information about the registering of criminal offences. The data shown in the diagram in Fig. 2 (Offences registered -2002-2012- by the police in some European Countries, in thousands, data Eurostat 2014. Pg.75). provide the yearly amounts of offences registered by the police of several European countries (Eurostat 2014a). Bearing in mind that these data bring together different statistical, social, juridical and religious systems, that not all offences are registered at comparable rates, and that the criteria for data collection may have changed over the relevant time period (2002-2012) (2), they still provide interesting insights on far from unequivocal trends. Within a European trend (minus France and Ireland, for lack of a significant amount of data) marked by a 12% decrease in registered offences (from above 26.6 to 23.6 millions) [Eurostat 2014a], individual countries show contrasting trends over the 2002-2012 period – such as the strong decrease in the United Kingdom and Greece (3), and an equally strong increase in Turkey (4). Great Britain and Germany boast the greater decrease in offences, while Turkey’s very low figures grow four-fold. In Italy the amount of registered offences shows roughly a 26% increase over the same period (5). A comparison of this data with the number of inhabitants [Eurostat 2014b], as shown in Fig. 3 (Offences registered by the police in some European countries per thousand inhabitants, 2012, data Eurostat 2014. Pg.75), gives a statistical index of the rate of registered offences per thousand inhabitants. The index shows a lower yearly


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amount of registered offences per thousand inhabitants in the countries of South- East Europe, when compared to Northern countries such as Sweden. Fig. 4 (Registered offences, in thousands, and GDP, in billion Euros at current prices. Eurostat data 2014 for 2012 – processed by the author. Pg.76) shows the variation in the number of offences in relation to the GDP (expressed in thousands per billion Euros, in reference to current prices over the relevant decade), evidencing a correlation between increase and decrease of the figures in certain conditions. These data show how this crime rate only increased in Italy and Turkey though probably for different reasons. Contributing factors to the European trend of strong decrease (by over a third), can be found in the overall decrease of registered offences, as well as the significant increase in GDP over the relevant decade – against the strong increase in registered offences in Turkey, and the stagnation in Italian GDP. Poland, Romania, Great Britain and Greece show the highest increase of this indicator –the first two, due probably to growth and entry into the EU, the others perhaps to a decrease in registered offences. Fig. 5 (Violent crimes registered by the police, 2002-2012,expressed in thousands (Data Eurostat 2014. Pg.77) explores in detail the kinds of offences registered by the police and provided by Eurostat, and shows the data for violent crime in the same countries as Fig. 2 (minus the UK) (6). Fig. 6 (Homicides registered by the police, 20022012, data Eurostat 2014. Pg.77) shows the data for murder in the same countries (minus Turkey) (7). These data show an increase in violent crime in Italy, against an overall stable trend. A marked decrease in the UK and an increase in Turkey stand out – although both countries maintain a

high rate of violence. Overall, murders have decreased – and the worst condition in the matter being that of the three Baltic countries, Estonia, Latvia and Lithuania [Eurostat, 2014a, UNODC, 2013]. Figures 7 (Robberies registered by the police, 2002-2012, data Eurostat 2014. Pg.78) and 8 (Breaking-and-entering registered by the police, expressed in thousands, 20022012, data Eurostat 2014. Pg.79) show instead the trends for robbery and burglary in the same countries. A change for the better emerges, with robberies decreasing by roughly 20%, and burglary by roughly 7% - despite an overall worsening by 14%, since 2007, in the now 28 member states [Eurostat, 2014a]. Hugely different trends emerge in single countries. Registered robberies grew five-fold in Greece, and tripled in Turkey, grew by 10-20% in Austria, decreased by the same amount in Italy, Spain, France and Germany, by half in the UK and Poland. Registered burglaries almost quadrupled in Turkey, almost tripled in Greece, increased by 20-30% in Spain, Italy, Austria, Portugal and Romania, and by 10% in Germany, while decreasing by nearly half in Switzerland, the UK and France – although the trend inversion there only became significant in the last year (8). As to registered burglaries, Italy’s rate is the second worst rate – and worsening (9). The rate of burglaries per inhabitant (Fig.9, Breaking-and-entering registered by the police, expressed in thousands, per million inhabitants in 2012, data Eurostat 2014a and b, processed by the author. Pg.79) is highest in Greece, followed by Italy and the UK – though the British rate is noticeably decreasing (showing, with good likelihood, a trend related with the economic crisis.) As for other offences, Eurostat reports an overall marked decrease in car thefts,


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Greece being the only significant exception. It is still worth noting that, despite a decreasing trend, the car theft rate is higher in Italy than in France by roughly 50%, and between 100 and 150% higher than in the UK and Germany. Eurostat reports (Fig.10, Police agents - including local police, 2002-2012, data Eurostat 2014. Pg.81) a stable or slightly increasing number of police agents (including local police) in the 28 EU members between 2002 and 2012. Italy is the EU member State with the highest number of police agents expressed in thousands (276.8), followed by Spain (249.9), Germany (244) and France (204). Turkey alone, (a non-EU country), has more (412.6). Eurostat reports an overall 7% growth in EU28 prison population (Fig. 11, prison population, 2002-2012 (data Eurostat 2014. Pg.81) between 2007 and 2012, with Italy showing the second highest increase (35%) after Malta, despite an act of pardon markedly curtailing this figure between 2005 and 2006. Outside the EU, Turkey’s figure grows by 41% over the same period. A comparison of the two figures with the number of inhabitants, as shown in Fig. 12, evidences that only Turkey, Spain and Greece have more police agents per inhabitant than Italy – Italy having about 50% more than Germany and France. A further comparison shows divergent figures only in Poland (most markedly), the UK and Romania, where the number of police agents is less than twice the figure for prison population – against the triple to quadruple rate in the other countries. 2.2. Worldwide An overview of the registered offences in non-European countries in relatively recent years can be drawn for Japan, the United States, Canada, South Africa, Russia,

Australia and New Zealand. The collected data show a 50% crime increase between 2001 and 2009 in New Zealand, and a stable rate in Japan between 2001 and 2005 (both countries showing lower values than Italy); a 50% increase in Canada (with values three to four times higher than Italy), and a decrease in South Africa and the US – although in both countries crime rates remain, in absolute terms, from five to fifteen times higher than in Italy. When compared to Italy, New Zealand and Japan show significantly lower figures for robbery, while the figures are three to eight times higher in Russia, South Africa and the US. Burglaries are fewer in New Zealand, comparable (though growing) in Australia and Canada, roughly twice as many in South Africa, Japan and Russia, ten times as many in the United States. Car thefts exceed Italian rates only in the US – and in Japan until 2004. Italian drugs-dealing rates slightly exceed those of the US, but are lower than those of South Africa, Canada and Russia. It is possible to have a reasonably complete overview of murder in non-EU countries, the most accurate and comparable indicator of violence level [UNODC, 2013]. The data in Fig. 14 (Registered homicides in countries worldwide. Above: a sample of countries with over 3000 homicides per year; below: other countries, data UNODC 2013. Pg.84) are subdivided by countries with the highest absolute figures (more than 3000 murders in at least one year in the series), and countries with lower figures. Brazil and India present the highest figures (40000 to 50000 murders per year); the next group is composed by Mexico, South Africa, Venezuela, the US, Pakistan, Russia and China (between 10000 and 30000); in the next group, with “a few thousand murders per year”, stand out the growing figures of Honduras (in accordance


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to the overall trend for South America), Thailand, Ukraine and Argentina. An analysis of the murder-per-inhabitant rates (Fig.15, Homicides-per-100000-inhabitants rate in countries worldwide, 2012. Above: countries with a rate over 3; below: countries with the lowest rate, data UNODC 2013. Pg.85), though, identifies the most critical conditions in Central and South America and some area of Sub-Saharan Africa – alone among the regions in our sample to show a murders-per-year-per-100000-inhabitants rate higher than 10, against a global average of 6.2. In the 10 to 3 range are found the first Asian and European countries in our sample (respectively Pakistan, Thailand and India; and Russia, Lithuania, Estonia, Latvia and Ukraine). Among the countries with a lower rate, are found China and, a little lower, Italy. Japan is the country with the lowest rate in our sample. A map of European regions based on the same data provided by UNODC clearly shows the respective murder rates (Fig. 13, Europe and Russia. NUTS -Nomenclature of territorial units for statistics – Eurostat- territorial distribution on a regional basis of homicide rate, data UNODC, 2013. Pg.83). 2.3 Italy and Italian regions Istat’s data for 2013 (one year after Eurostat’s comparative overview), show a decreasing trend in murders for Italy, as well as a lower murder-per-inhabitant rate than the EU28 average – though still higher than that of (among the countries in our comparative overview) France, Slovenia, Spain and Germany [Istat, 2015]. Between 2010 and 2013 in Italy thefts have grown by 2.2%, while purse-takings have grown by 40.5% (with the increase stopping in 2013), and burglaries by 48.6% (5.9% in the last year). These results place Italy above the

EU average, ranking sixth over the relevant period – although these results are affected by differences in the mode of data collection [Istat 2015]. Istat also collects subjective data to explore the families’ perception of the crime risk in their areas – underscoring this perception’s impact on life quality, and role as a mark of degradation. Istat reports that in 2014 30.0% of Italian families describe their areas as critical in this respect – a figure unchanged since the previous year, when considering the families describing the crime risk as “high” or “fairly high.” In 2008 this time series reached its highest level since 1993, at 36.9%, to decrease later, and to increase again in 2013. On a regional basis, only Lombardy (where our research was conducted) and Latium still maintain a perception of crime risk higher than 35% (37.2% and 36.2% respectively), while figures for Umbria, Veneto, Campania, Piedmont, Puglia and Emilia-Romagna are over 30%. To the other end of the range, Basilicata and the autonomous province of Bolzano show figures equal to or slightly below 10% [Istat 2015]. These figures do not entirely match Istat’s data on the number of adults reported to the authorities and undergoing criminal prosecution (with reference to the place where the offence was committed). Against a national average of 1066 reported adults per 100000 inhabitants, the regions with the highest rates are Calabria (1471.1), Abruzzo (1460), Umbria (1341.7) and Campania (1319.9). The lowest rates are to be found in Piedmont (590.9), the autonomous province of Bolzano (592.9), the Aosta Valley (616.2) and Veneto (686.2). Lombardy ranks well below the average, with a rate of fewer than 800 reported adults per 100000 inhabitants. [Istat 2015]. Interestingly, the rates of finally judged offenders in each


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Court of appeal districts (10) per 100000 inhabitants in the last available year (2012), still do not match the subjective perception of risk. According to data, the district of East Lombardy, that includes the province of Mantova, ranks in the lowest of the four Istat groups, with fewer than 389 sentenced offenders (a lower figure than, for instance, that of the autonomous Province of Trento); while West Lombardy, including Milan, ranks in the third group (between 418 and 475.5 sentenced offenders), with lower rates than the Reggio Calabria district (610.3), Liguria (597.4), Friuli Venezia Giulia and the district of Taranto. The district of Venice boasts the best rate, with 247.8 sentenced offenders per 100000 inhabitants [Istat 2015]. 2.4 Security, freedom, life quality and development. Chapter 7 in the joint CNEL and Istat report Benessere equo e sostenibile 2014, (“Fair and sustainable welfare”) [BES, 2014] is devoted to the issue of security. It emphasizes the major impact that a fear of crime can have on personal freedom and quality life, as well as local development. The chapter also contains other useful insights. To weigh welfare against the fear of crime, the report chose firstly to explore how subjectively safe citizens feel when going out at night in their neighborhood. It emerged that, beside fears for physical safety, other factors shaping the perception of insecurity are the degradation of the neighborhood, the local level of police control, and personal frailty and/or vulnerability. Overall, perceived security has decreased over the last years. Only 55% of the respondents feel very or fairly safe when going out alone after dark (against 59% in 2010 and 60.8% in 2011). Within this figures, though, there is

a marked difference between the perception of male and female respondents: 75% of men feel safe when going out alone after dark, against 42.9% of women. This evidences the not inconsiderable role of vulnerability. The same can be said for age: data consistently show a greater insecurity in the elderly – regardless of gender – while the younger and adult age groups perceive a better level of security, with the understandable exception of girls between 14 and 19. Between 2010 and 2013 all age groups, except the 14-19 group, have experienced a decreased sense of security , with the decrease more marked in women (13,6% between 2011 and 2013). When specifically considering the perceived risk of crime in the respondent’s neighborhood, the BES report shows that in 2013 31% of the families perceive a “high” or “fairly high” risk of crime in their neighborhood – with a 14.8% increase since the previous year. Furthermore, the BES report identifies an overall better security condition in the less densely populated areas, less afflicted by the kind of “predatory” crime typical, according to BES, of the metropolitan areas, as well as those with a greater difficulty for social and neighbor connections, viewed by BES as the ground for “social control”. Of special interest to us is Istat’s 2010 survey of the citizen’s security [Istat 2010] “Reati, vittime e percezione della sicurezza” (Offences, victims and perception of security). The survey reports, together with many other data already contained in Istat’s more general studies, some detailed figures concerning 14-year-olds and crime victims, assessed by kind of town and offence. These data evidence, as shown in Fig. 16 (Fourteen-year-olds and crime victims, assessed by kind of town and offence (data Istat 2010. Pg.89), a greater risk of suffering


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“individual offences”, like purse-taking and petty theft, in central metropolitan areas. Conversely, threats are more common in the suburbs of the same areas. Theft of personal possessions and threats, as well as assault, also show significantly in towns over 50000 inhabitants. The data about families suffering offences against the dwelling place – shown in Fig. 17 (Families suffering offences against the dwelling place, by kind of town and offence, data Istat 2010. Pg.89) – evidence that burglary in the primary residence and theft outside the house are mostly common in metropolitan suburbs, while burglary in secondary dwellings – less significant in absolute terms – is most common in towns over 50000 inhabitants. Similarly, the incidence of trespass and vandalism is higher in metropolitan areas than smaller towns. 3. The Province of Mantova Istat’s data on the offences reported by the Police to the Judicial authorities, and the overall crime rates by kind of offence allow us to focus with reasonable accuracy on the condition in the Province of Mantova, in comparison to the other provinces in Lombardy, and the bordering provinces in Veneto and Emilia Romagna. Istat data at provincial level are available for the fouryear period between 2010 and 2013, and show an increase over the relevant period of the offences reported by the Police to the Judicial authorities in the Province of Mantova by an average rate of 3% per year (Cf. Fig. 18, offences reported by the police to the judicial authorities in the Province of Mantova, data Istat 2010-2013a. Pg.90) – but the trend is not consistent. The total increase between 2010 and 2013 is of 8.9% slightly lower than the increase for the whole of Lombardy, 9.2% over the same period.

Over the same four-year period, the overall crime rate (that is the number of offences reported by the Police to the Judicial authorities per 100000 inhabitants) in Mantova has increased from 3619.40 in 2010 to 3798.10 in 2011, to 3830.30 in 2012, and finally to 3949.80 in 2013 – an overall 9.1% increase, lower than the national average of 10.8%, roughly equal to the 9.0% of Lombardy, but significantly lower than the rates of Veneto (+ 14.2%) and Emilia Romagna (+ 16%). A comparison of the overall crime rates, expressed in terms of an absolute value, for the provinces in Lombardy, Veneto and Emilia Romagna bordering with the Province of Mantova (Cf. Fig. 19, offences reported by the police to the judicial authorities per 100000 inhabitants, 2010-2013, data Istat 20102013b. Pg.91), shows that the figures for Mantova in 2013 are only significantly higher than those for Sondrio, slightly higher than Como and Rovigo, comparable to Monza, Lecco, Lodi and Cremona, and Lower than Varese, Bergamo, Brescia, Pavia, Milano, Verona, Reggio Emilia, Modena, Parma and Ferrara. Therefore Mantova can be described as a province with a mid-to-low crime rate, below the national average. A detailed observation by kind of offence in the Province of Mantova shows, between 2010 and 2013, a 20% decrease in reported exploitation and procurement of prostitution, child pornography, art theft, theft of heavy good vehicles, motor bicycle thefts (from 261 to 135), post office robberies (from 5 to 1), infringement of intellectual property, money laundering, handling of stolen goods, criminal damage (2588 to 2061), assault and criminal conspiracy. Over the same period, though, an increase of over 20% can be observed in reported attempted murders


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(4 to 10), battery (82 to 109), threats (428 to 527), unlawful imprisonment (6 to 12), insult (346 to 487), purse-taking (12 to 37), pick-pocketing (390 to 557), burglary (1519 to 2090) shoplifting (589 to 700), housebreaking (13 to 33) bank robbery (2 to 11), shop robbery (16 to 23), street theft (25 to 33), fraud and online fraud (501 to 896), trademark and patent infringement (7 to 38), handling of stolen goods (84 to 112), arson (19 to 30). Reported sexual assault, car and motorbike theft, extortion and drugrelated offences can be considered stable, with variations below 20%. UNODC’s (United Nations Office on Drugs and Crime) “Global Study on Homicide 2013” reports significant data allowing for a verification of the presence and activity of organized crime in the province of Mantova (cf. the map in Fig. 20, Italy – territorial distribution by province of organized crime murders and “Mafia Index”, from UNODC 2013. Pg.92). To the Italian Ministry of Interior’s knowledge, and according to UNODC, Mantova is among the provinces with a lower presence of organized crime. This can be deduced from the data on “Mafia murders”, and those in the “Mafia Index”, an index collating the information about persons charged with links to the mafia, mafia murders, municipalities dissolved for mafia, and confiscated mafia goods – created to highlight how even a low amount of mafia murders can be a symptom of the local presence of organized crime. Detailed data from the IPM Index of the Presence of Organized Crime show in the area of Mantova a limited presence of Camorra (according to information provided by the Direzione Nazionale Antimafia, or National Directorate for Organized Crime) and a few businesses and buildings confiscated from Cosa Nostra [Savona, 2013]. What

emerges is an overall low, though not to be neglected, presence of organized crime. Cf. figures. 21 (Territorial distribution of the indexes constituting the IPM, index of the presence of “mafia” organized crime. From the 2011-2013 PON-sicurezza study on mafia investments TRANSCRIME, www.transcrime.it. Pg.93), 22 (Territorial distribution of businesses confiscated from the main organized crime groups. From the 2011-2013 PON-sicurezza study on mafia investments TRANSCRIME, www.transcrime.it. Pg.94), 23 (Territorial distribution of the economic sectors with the highest density of businesses tied to organized crime. From the 2011-2013 PON-sicurezza study on mafia investments TRANSCRIME, www.transcrime.it. Pg.94), 24 (Territorial distribution of the property confiscated from the main organized crime groups between 1983 and 2012. From the 2011-2013 PON-sicurezza study on mafia investments TRANSCRIME, www. transcrime.it. Pg.95). . 4. Further sources for analysis and some considerations for research purposes Lombardy’s Programma Regionale Integrato di Mitigazione dei Rischi, PRIM 2007-2010 (Regional integrated program of risk-mitigation), was created at the behest of the national civil protection law (Act 225/92), and includes a section devoted to the “risk of urban insecurity”. It contains a map – based on data collected at municipal level – identifying Milano, Sondrio, Lodi and Cremona as the most critical provinces in the matter of “social security”, but also critical security issues in Mantova, above the regional average (cf. Fig. 25, Regione Lombardia, PRIM Regional integrated program of risk-mitigation: a map of “urban insecurity risk”. Pg.96). It is worth


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observing that the map takes into account three meanings of “insecurity”: besides that tied to physical threats, it acknowledges a “cognitive insecurity”, tied to the changes of a less and less comprehensible and predictable society, and an “existential insecurity” drawing on the issues of social and geographical mobility, and employment uncertainty – such as the precariousness of social status, the obsolescence of professional skills, and the weakening of social connections [Zygmunt Bauman, 1977]. This choice is of interest to us because, with its reference to “broader” data, it explores, together with crime, unemployment and rates of education, migration, addiction and the collective effervescence index. PRIM shows that the most critical issues mark the major urban areas and small towns. Relevantly to the Mantova area, the PRIM finds in the latter – seen as “rural” contexts – a growing heterogeneity in society, culture and land use. The PRIM also states that the data “reveal, in any given area, an inverse correlation between the growth of a network of nonprofit association, and crime propensity”, and that “a failure in integrating migrants can add to the increase in crime rates”. UNODC provides further helpful insights on the issue of homicide-related violence. First to emerge, when exploring murders perpetrated within the family, is the risk concerning women – 79% of victims are female, while 95% of perpetrators are male. On a global level, the figures concerning the young are especially worrying. The 15-29 and 30-44 age groups include respectively nearly half and little less than a third of all murder victims. To this must be added 36000 children under 15 murdered in 2012. According to UNODC, once excluded political motives and organized crime, the

main factors increasing the homicide rate are the availability of firearms (because of their lethality (12)); a high consumption of psychoactive substances, like alcohol (13) or drugs; the criminal justice system’s ability to rigorously and impartially prosecute the perpetrators, thus breaking the downward spiral of violence. In short, relevantly to the INNES research, this overview shows contrasting trends. In Italy registered crime, breaking-and-entering (14) and petty theft are increasing, while the comparatively very low amount of murders is decreasing. The trend for car theft and drugs dealing is very bad, while the numbers of police agents and convicted is already high. This situation can also be assessed in the light of certain Italian peculiarities, such as a limited availability of firearms, a more thoughtful alcohol consumption, and the significant level of private wealth, sheltering families from social hardship, while exposing them to theft. On this subject, according to the Central Bank of Italy, despite a decreasing trend over the last years, Italian families “show a high level of net wealth by international standards, equal to eight times the gross disposable income in 2012,” an amount comparable to those of France, Japan and the UK, and higher than those of the US, Germany and Canada. (15) [Banca D’Italia, 2014]. Therefore, and if we accept that, as stated in the BES report, the factors shaping the perception of insecurity include not just rational analysis, but also the degradation in the dwelling area, the kind of local control by the police forces, and personal physical vulnerability, a first pattern emerges for strategic action: a strong sense of insecurity can be connected to the fear of losing one’s possession, to the need for more effort against land disuse and decay (the state and physical issues of places,


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anomalous behaviors…), to the presence and promptness of police forces – and, with them, those corporations producing social cohesion in contexts of neighborhood, school, employment, social grouping, etc. Besides, while data describe smaller towns as less expose to crime, surveys such as that of the Regione Lombardia state that the sense of insecurity is not accordingly lower. This could be significant in regard to Mantova – probably in connection to such local changes as loss of relevance and desertion of rural land and buildings, and the increasing number of disused industrial sites, barracks and public buildings. Therefore, while presenting a low-toaverage crime rate (well below the Italian average), and because of its peculiar – but not exclusive – local characters, the area of Mantova clearly requires targeted policies such as those explored by INNES, especially concerning the weaker groups: the young and the elderly, together with those charged with their protection. Mantova requires preventive action against any further disruption of social ties, as well as a lessening of those feelings of detachment and impunity that, if neglected, could trigger downward spirals of isolation, mistrust in the community and inevitably short-sighted individualistic behavior. Notes: 1) Sample data for 2008-2009 were published in 2010 (cf. bibliography) 2) Latest available data as of June 2015. 3) Eurostat reports a break in series that partially explains the particularly significant decrease [Eurostat 2014]. 4) While not an EU member, we deemed the inclusion of Turkey in our sample relevant for. 5) Recent data published by the Ministero dell’Interno (Minister of Interior)in August 2015

report instead a 9.3% decrease in offences over the last year. 6) The available data for the UK amounted to roughly three times the maximum available amount among the other countries (France). The UK figures were therefore deemed to be off the scale in terms of diagram legibility. 7) The available data for Turkey amounted to roughly four times the maximum available amount among the other countries (the UK). The Turkish figures were therefore deemed to be off the scale in terms of diagram legibility. 8) The figure might be a result of the exclusion of the Gendarmerie’s data [Eurostat 2014a]. 9) But according the latest data from the Ministero degli Interni (august 2015), not yet recognized by Istat and Eurostat, robbery and theft are also decreasing, respectively by 12% and 5.6% 10) “A high rate of sentences per inhabitant must not be confused, though, with the local population’s propensity to commit crime. The amount of sentences in a given area reflects instead the area’s attractiveness to criminals, the kind of offences perpetrated, the differences in the citizens’ demand for justice, the response of those institutions charged with crime control, and the length and complexity of each trial.” (Istat) 11) This apparently high percentage is fixed according to the low size of the relevant statistical population for each offence, whose natural fluctuations, unrelated to the phenomenon’s specific trends, could distort a correct reading. 12) A factor partially explaining, for instance, the high homicide rates in some American countries. 13) UNODC cites the data for Sweden, Finland and Australia, where more than half the murderers acted also under the influence of alcohol. 14) Cf. note 9. 15) Furthermore, when “real” activity is concerned (real estate, property, goods, etc.), and therefore excluding financial activity, Italy is second only to France, and still boasts a comparatively low level or private debt.


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Fig. 1. Edifici colorati, Riomaggiore (Cinque Terre). Fonte: flickr. Foto di: photographer Mia Felicita Bertelli


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Sulla percezione della sicurezza Mauro Bianconi

1. Un punto di vista urbano La percezione della sicurezza, è legata ad una serie di fattori psicologici innegabilmente presenti nella nostra società e coinvolge, in particolare, non solo i concetti di paura o inquietudine, ma sottende altri fattori alla base dell’identità psicologica dell’individuo moderno, come il senso di fiducia nell’altro, il bisogno istintivo di libertà e di liberarsi da ogni senso di costrizione fisica e psicologica, il bisogno di sicurezza nella sua accezione più ampia. La sicurezza è connessa alla certezza delle regole, alla routine della quotidianità, alla prevedibilità dei comportamenti umani, alla regolarità delle relazioni sociali, alle abitudini, alla familiarità. Tutto ciò che non è familiare viene percepito come estraneo, sconosciuto, nuovo, imprevedibile e quindi rischioso (Douglas, 1991). Anche per Giddens (1994) la sicurezza è connessa alla routine e dipende dalla diffusione delle abitudini e dalla familiarità delle relazioni. Egli sottolinea che la prevedibilità delle piccole routine quotidiane alimenta la percezione di sicurezza e quando esse vengono in qualche modo sconvolte, subentrano stati di ansia capaci di alterare anche gli aspetti più saldamente ra-

dicati della personalità. Ciò va a scardinare le proprie certezze, causando ansie e frustrazioni derivanti dalla impossibilità di controllare le situazioni. Nel dibattito sociologico contemporaneo il sentimento di insicurezza, così come l’incertezza, la paura, il rischio, sono altrettante categorie interpretative utilizzate per analizzare la ‘seconda modernità’ e per governare i processi di globalizzazione ad essa connessi . La traduzione locale dei fenomeni globalizzati trova una sintesi efficace nel concetto di sicurezza urbana [Selmini, 2004], connesso all’area di quelle insicurezze territoriali e locali [Amendola, 2003], che è socialmente rilevante in particolare nelle metropoli globali in cui convergono fenomeni complessi di ‘mobilità’ della vita sociale (migrazioni, crisi e sviluppo economico, ristrutturazione degli ambienti fisici, aumento della popolazione). Già Georg Simmel, nei primi anni del Novecento, aveva descritto, in pagine che hanno segnato la storia degli studi sociologici, l’atteggiamento di riserbo da parte del cittadino della grande metropoli nei confronti degli altri cittadini, e degli stessi vicini di casa che rimangono nella maggior parte dei casi degli sconosciuti, un riserbo


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Fig. 2. Sottopasso di Valletta Valsecchi, Mantova. Prima dell’intervento “Ridipingiamo il sottopasso” (2013). Foto di Luca Stancari.

che è insieme indifferenza e ‘leggera avversione’, «estraneità e repulsione reciproche pronte a degenerare in odio o in ira ad un contatto più ravvicinato, qualunque ne sia la causa» [Simmel, 1903]. A questa estensione quantitativa dello spazio urbano a livello territoriale, si unisce un’intensificazione di processi tipicamente moderni quali l’aumento della mobilità all’interno delle città, con i relativi problemi di traffico, incidenti stradali e inquinamento atmosferico, il più rapido turnover abitativo e il conseguente minore radicamento

dei cittadini ai loro luoghi di residenza, i processi migratori globali e le questioni che si pongono in tema di integrazione. A partire dai primi anni ’90, le città italiane sono state interessate dagli stessi fenomeni: è aumentato, a seguito delle trasformazioni del capitalismo, il nomadismo tra lavoro e lavoro, tra luogo e luogo, producendo negli spazi urbani una miriade di migranti interni, con scarso attaccamento ai luoghi; i processi di nuova immigrazione, inoltre, con la loro ben più rilevante entità numerica rispetto all’immigrazione de-


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Fig. 3. Dopo l’intervento “Ridipingiamo il sottopasso” (2013). Foto di Luca Stancari.

gli anni ’80, hanno posto la questione dell’integrazione economica e sociale, della convivenza e dell’incontro tra culture diverse in modo più urgente e conflittuale. Il concetto di sicurezza urbana (o locale) estende il significato attribuito all’ordine e alla sicurezza pubblica, in quanto ricomprende entro un’unica definizione un ampio spettro di fenomeni che vanno dai reati predatori (rapine, furti, scippi), alle aggressioni e a comportamenti quali le semplici infrazioni (ad esempio del codice della strada) o

gli atti di inciviltà quali lo scrivere sui muri, il rompere bottiglie per strada, il disturbare la quiete pubblica. La tesi di fondo è che insieme agli episodi di micro-criminalità, anche il degrado urbano e il degrado sociale influenzano significativamente la percezione di insicurezza dei cittadini. Di più, secondo la nota teoria del vetro rotto, fenomeni che non costituiscono reato ma che infrangono standard di cura e mantenimento del territorio e di convivenza nello spazio pubblico sono potenziali fattori di induzione di atti criminali. Le


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teorie delle opportunità vedono infatti in questi segni e nei comportamenti che ne conseguono un indicatore di abbandono da parte delle istituzioni preposte al controllo e alla repressione dei reati. Il concetto di sicurezza urbana, chiama in causa anche gli attori locali, primi fra tutti i sindaci e il processo di modificazione strutturale della città con le sue trasformazioni fisiche e sociali. Il diffondersi del senso di insicurezza nella società contemporanea non può essere ridotto unicamente al fenomeno della criminalità, o ancor meno a quello della microcriminalità: la domanda di sicurezza è influenzata da una molteplicità di fattori che hanno a che fare anche con fenomeni economici quali la precarizzazione del mercato del lavoro, l’aumento della disoccupazione e la crisi del welfare state, e con fenomeni sociali quali l’indebolimento delle reti comunitarie e dei rapporti di vicinato. Ciò è particolarmente vero nei quartieri sensibili e periferici delle numerose medio piccole città padane. Ne sono emblema i cosiddetti luoghi della paura, zone e angoli urbani che per le loro caratteristiche sono in grado di evocare immediatamente sentimenti di alienazione e di insicurezza in chi li attraver-

sa, divenendo ben presto aree da evitare perché a rischio. Il disordine percepito in un’area urbana può ridurre, nel tempo, l’interazione e la cooperazione fra gli abitanti, scoraggiandoli dal proteggere se stessi e la comunità da qualsiasi forma di turbamento e minaccia. Newman aveva appurato che determinati spazi urbani favoriscono la criminalità e che fosse doveroso per urbanisti, architetti, ingegneri l’ideazione di progetti atti ad evitare l’insorgere di tali modelli insediativi e dei rischi conseguenti di devianza. Anche l’immagine degli edifici doveva risultare “gradevole” e l’architettura degli stessi non doveva lasciare spazio a segni di degrado e di abbandono. Questo è il punto che venne ripreso successivamente, nel 1982, dalla Teoria delle finestre rotte. Ogni vetro (o qualsiasi altro elemento urbano, come una panchina, un lampione, un contenitore per rifiuti, un buco nel marciapiede) rotto e non riparato immediatamente, può essere considerato come un incoraggiamento al degrado, all’abbandono e di conseguenza all’emarginazione della zona in cui è posto. La diffusione di questi segni accrescerebbe, secondo la teoria del vetro rotto, il numero dei delitti commessi, poiché


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i criminali potrebbero supporre che i residenti di quel determinato quartiere non siano capaci di controllare le situazioni di degrado, oppure sarebbero indifferenti a queste situazioni. Se una finestra è rotta e non viene riparata, chi vi passa davanti concluderà che nessuno se ne preoccupa e che nessuno ha la responsabilità di provvedere. Ben presto ne verranno rotte molte altre e la sensazione di anarchia si diffonderà da quell’edificio alla via su cui si affaccia, dando il segnale che tutto è possibile. In una città, problemi di minore importanza, come i graffiti, il disordine pubblico, la mendicità aggressiva, l’incuria, la sporcizia, sono l’equivalente delle finestre rotte, ossia rischi di inviti a crimini più gravi: Rapinatori e ladri, sia occasionali sia di professione, sanno che le possibilità di essere catturati, o persino identificati, si riducono se agiscono in strade in cui le vittime potenziali sono già intimidite dalle condizioni dominanti: dunque ogni danno, ogni atto di vandalismo non prontamente sistemato è ritenuto essere estremamente indicativo della mancanza di interesse delle autorità e costituisce un invito a continuare i danneggiamenti.

2. Il progetto colore Proprio in questo senso i contesti marginali, le realtà periferiche, i vuoti urbani o le aree dismesse rappresentano occasioni importanti per forme diverse di riqualificazione urbana, in cui trovi spazio anche il ruolo di un “Progetto Colore” che si caratterizzi come elemento di comunicazione di una rinnovata immagine. Il colore può provare a caratterizzare un edificio che appare parte anonima di un tutto. Ma è più che evidente che ci deve essere qualità nell’architettura. A fare la differenza è comunque lo skyline, l’alternarsi di pieni e vuoti, la relazione tra le linee che disegnano l’architettura e il contesto nel quale viene ad inserirsi. Ma è altrettanto indubitabile che il colore può accendere le periferie. Dare quella luce che spesso manca. In uno scenario che vede una grande diffusione dell’uso del colore, non solo nelle periferie ma in generale negli interventi a tutti i livelli, è importante distinguere e riconoscerne l’utilizzo come elemento ordinatore. “Se usato con competenza e metodo il colore può essere un mezzo per la riconoscibilità dei servizi e per la definizione dei poli di attrazione; può essere un tratto distintivo delle presenze urbane a


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vari livelli, dall’edificio all’elemento di arredo, dalla luce al segnale, in un’ottica di strategia di comunicazione urbana per la rivitalizzazione, la miglior fruizione e la valorizzazione dell’ identità di un luogo, in modo particolare negli interventi di recupero”. Tutto ciò va oltre il concetto tradizionale del Piano Colore rivolto principalmente agli edifici anche abbandonati o in disuso, allargandone l’uso ai molti elementi presenti sulla scena urbana, non solo per il ‘decoro’ ma anche per la fruibilità, la vivibilità, la sicurezza. Ecco che l’ambiente urbano diventa lo scenario per chi lo vive, che a sua volta ne è attore, e la valorizzazione di questo ‘palcoscenico’ passa, attraverso l’approccio del design, dal piano del colore al progetto della percezione, con un uso del colore come segnale, per la riconoscibilità dei servizi, secondo una gerarchia di elementi, episodi e significati finalizzati a creare contesti più ospitali. La riscoperta del colore dunque diventa la chance per restituire una loro dignità a spazi della città che l’hanno persa o che non ne hanno mai avuta una. Non i centri storici ma le periferie che appaiono spesso uguali, nonostante latitudini differenti. I casermoni ai margini di

Berlino analoghi a quelli di Lunetta o di altre zone della periferia mantovana. Luoghi non-luoghi nei quali il tempo ha di frequente sfumato la percezione visiva originaria. Ma non per questo riequilibrati gli squilibri iniziali. Il colore, infatti, influenza la percezione dell’ambiente che ci circonda, il comportamento delle persone che interagiscono con esso, ed il nostro stesso comportamento. Il colore non incide solamente sul fattore estetico: aiuta ad individuare gli oggetti e a interpretare l’ambiente, consente di capire dove ci si trova, guida nell’orientamento sia spaziale che temporale, indica i percorsi e i pericoli e permette di valutare il trascorrere del tempo. I colori sono stimolazioni sensoriali legate non esclusivamente alla vista, interagiscono, infatti, con gli altri sensi, come il tatto, l’olfatto, il gusto, l’udito, e con la percezione delle distanze e delle forme. Il progetto del colore deve seguire dei principi di armonia ed efficienza per rendere l’ambiente che ci ospita confortevole e fonte di benessere psicofisico. Il colore produce non solo associazioni di stati d’animo e di impressioni sia soggettive che oggettive, ma influenza anche la nostra idea di volume, di peso, tempo e rumore.


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Dare nuovi colori alle zone, periferiche e non, delle nostre città costerebbe pochissimo, ma potrebbe avere effetti enormi sulla qualità della vita di chi ci abita. Non solo aumenterebbe il livello estetico di tante zone della città, effetto comunque non trascurabile ma, come è stato dimostrato, il colore potrebbe incidere anche sul benessere psicofisico delle persone, agendo sugli stati d’animo e sulla nostra percezione di ciò che ci circonda. Il colore è una delle risorse insostituibili per la valorizzazione e per il recupero del nostro territorio, poiché con un costo contenuto può influire sulla qualità di un ambiente costruito, di un edificio, di una strada, di un quartiere, di un complesso industriale. La psicologia del colore, basata sull’assunto che una particolare attrazione o repulsione nei confronti di un determinato colore siano riconducibili a particolari stati psicofisici ed emozionali che ogni colore ed ogni combinazione cromatica generano nell’osservatore. E’ un linguaggio piuttosto complesso, in parte influenzato dal retroterra culturale di ciascuno, in parte condizionato dalla nostra individualità psicologica, sempre rivelatore di una componente inconscia e soggettiva della quale il co-

lore rappresenta la chiave d’accesso. L’architettura e l’urbanistica se ne occupano per rendere l’ambiente in cui viviamo sempre più confortevole ed ottimale. Le città sono di diversa natura e sono assolutamente il luogo della comunicazione. Valutare il ruolo del colore nell’ edilizia composita e l’innumerevole quantità di aspetti che rendono la città , i quartieri e le periferie vive , comunicative e colorate significa vedere con occhi nuovi il significato dell’architettura come luogo del vissuto e della ricerca identitaria anche da parte dei cittadini e dei fruitori dei luoghi stessi. Le prime vere esperienze di questo tipo di identificazione strutturale e formale della città comunicativa sono in Francia. Oggi le banlieux parigine hanno il grigiore e la trascuratezza della stessa architettura contemporanea, mentre a Lione uno spirito di innovazione e ricerca sui temi della periferia hanno offerto alla comunità un luogo dell’abitare in qualità, sicurezza e identità che spinge la gente a volere fruire di questi quartieri. I cromatismi degli edifici vengono assunti dai residenti come elementi di appartenenza alle diverse culture, ma essenziali nella valorizzazione degli aspetti sensoriali e psicologici che


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coinvolgono le diverse individualità e collettività. Dal 2000 è la street art che incide sul cromatismo raffigurativo delle periferie utilizzando l’opportunità non solo di valorizzare i luoghi abbandonati o degradati ma anche di produrre e riscoprire una identità dei luoghi. Moving forward in primo luogo è un movimento fisico: un movimento conoscitivo dato dalla vista e dalla scoperta di uno spazio inusuale che solo temporaneamente sarà invaso dall’arte e aperto al pubblico. Moving forward è un movimento emozionale espresso dallo straordinario potere dell’arte di colpirti il più delle volte dritto in faccia, come un forte schiaffo. Moving forward diventa così anche azione mentale, da non considerarsi più solo nella sua accezione fisica. Si è sempre voluto guardare oltre, e in questo caso oltre le pareti e i vicoli degradati per lanciare un pensiero più lontano, verso nuovi interrogativi e riflessioni. Il crescente interesse e la conseguente produzione di opere di Street Art hanno, in alcuni casi, portato a dimenticare questa prima riflessione fondamentale; e pertanto non tutte le tracce di colore sembrano essere contestualizzate perdendo quella forza comunicativa insita

nell’arte, dando un tono all’ambiente. In qualsiasi forma di arte urbana lo spazio ospitante è un riferimento importante, non deve predominare sull’opera ma essere parte integrante di questa, divenire uno fondamentale dispositivo comunicativo ben oltre la normale funzione di supporto, lo spazio non deve far dimenticare la propria storia e realtà così da essere in grado di trasmettere quel qui e ora dell’opera ossia “la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova” (Walter Benjamin, 2000). Si sfruttano i luoghi pubblici per portare all’attenzione della gente tematiche sociali e politiche, con messaggi e opere anche molto “forti” che si rimpossessano dei luoghi pubblici della città, sottolineandone usi e proprietà . Occorre considerare che il quartiere non è solo lo spazio in cui gli abitanti interagiscono o promuovono azioni influenzate da fattori socio-economici esterni e globalizzati, bensì uno spazio dotato di significato: come sostiene Tuan “lo spazio come luogo diventa oggetto affettivo”. In questa prospettiva, se la città è un paesaggio in cui possono aver luogo incontri casuali, il quartiere, e soprattutto il cortile e il vicinato, sono i luoghi dove gli incontri


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sono prevedibili: luoghi dove ci si deve poter sentire a casa. 3. L’interpretazione secondo la psicologia ambientale Sollecitazioni interessanti sul tema ci vengono fornite anche dall’analisi del rapporto fra gli individui e il loro ambiente fisico, naturale e sociale. La dimensione psicologica di un habitat umano, infatti, ci apre una finestra di comprensione su come gli ambienti vengono percepiti e su come, attraverso le rappresentazioni che ci creiamo, essi organizzano e determinano i comportamenti. Perché, ad esempio, diversi individui che vivono nello stesso posto ne danno descrizioni spesso molto dissimili? Cosa collega l’agire quotidiano dell’uomo con la propria terra, con gli elementi naturali, con il clima ? E ancora, in che modo mutano le abitudini e le consuetudini degli individui se si inserisce un elemento nuovo in una configurazione ambientale? Secondo la psicologia ambientale le caratteristiche dell’ambiente hanno una valenza particolare nel processo di formazione delle cognizioni e delle emozioni umane e sarebbero in grado di influenzare il comportamento di chi

ci vive. Mettendo a fuoco l’ambiente urbano in particolare, la geografia comportamentale analizza i processi decisionali e le azioni dell’uomo in relazione alla cognizione che egli ha degli spazi e delle caratteristiche della città e del quartiere. All’interno di tale visione si tende a distinguere un ambiente geografico (ad esempio la Città o il quartiere ) ed un ambiente comportamentale e psicologico, che è determinato dalle modalità in cui ogni persona si riconosce nella stessa realtà, attribuendogli un significato ed un’accezione affettiva e simbolica. Ad esempio, persone che vivono nella stessa città condividono lo stesso ambiente geografico ma non lo stesso ambiente comportamentale, poiché il secondo è dato da cognizioni, relazioni, rappresentazioni personali relative al proprio ambiente, cioè da ciò che lo rende attraente o, piuttosto, indifferente a tutti quelli che vi interagiscono. Non esistono ambienti neutri, ciascuno di essi ha sempre una propria atmosfera in cui gli individui si muovono e attraverso cui si sentono parte di un aggregato sociale. L’uomo infatti ha bisogno di sentirsi in un rapporto significativo con il proprio ambiente e


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Fig. 4. Scuola materna Anna Frank, Valletta Valsecchi, Mantova. Foto di Luca Stancari.

di essere “orientato” verso il mondo che lo circonda. Cittadini a cui viene chiesto di dare un giudizio su luoghi e città visitati si esprimono non riferendosi mai alla semplice descrizione fisica degli ambienti ma utilizzando aggettivi ed espressioni che contengono una coloritura emotiva e affettiva. Componenti ambientali ed eventi che vi accadono risultano così in relazione reciproca e circolare. La proverbiale chiave lasciata nella serratura della porta all’esterno (abitudine ormai visibi-

le solo in alcuni piccoli borghi rurali) esprime senso di rassicurazione e suggerisce rispetto, mentre paradossalmente una porta blindata o gli infissi che espongono le inferriate comunicano immediatamente senso di paura, diffidenza e distanza. Ciò indica come i meccanismi della percezione, a livello sociale, spesso presentino aspetti paradossali rispetto a ciò che la normale logica farebbe presumere, e come ciò possa suggerire indicazioni o soluzioni in un’ottica


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Fig. 5. Dopo l’intervento “Decoriamo Valletta” di Pao, 2013. Foto di Luca Stancari.

ambientale e di sicurezza sociale. Ambienti sporchi, degradati e sgradevoli suggeriscono, oltre ad una condizione di abbandono, uno scarso senso di appartenenza e coesione sociale, costituendo un fattore di vulnerabilità dell’insediamento, a causa della corrispondenza analogica fra “brutto e cattivo” nell’immaginario collettivo. Nel contesto urbano, la paura del crimine e la conseguente possibilità di restare coinvolti in episodi delittuosi può seriamente comprometterne la quotidianità e

generare un sentimento diffuso di insicurezza. Questo sentimento può declinarsi in fear of crime ossia nella paura personale della criminalità e nella risposta emotiva ad una minaccia che può essere effettiva o potenziale, e in concern about crime, cioè nella preoccupazione sociale per la criminalità o per l’ordine, che origina un senso di inquietudine per la diffusione di episodi delittuosi, spesso di microcriminalità, che si verificano nei luoghi in cui si vive. In particolare la percezione di insicurezza può essere


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Fig. 6. Intervento e foto di Pao, Valletta Valsecchi, Mantova, 2013.

influenzata da tre diversi fattori: fattori personali quali l’età, il genere, lo status socioeconomico, le condizioni di salute; fattori socio-relazionali, che diventano preponderanti quando l’individuo non è adeguatamente integrato all’interno delle reti sociali comunitarie o, peggio ancora, ne è del tutto privo; fattori situazionali che riguardano il rapporto tra il territorio e la sicurezza dei cittadini come, per esempio, il quartiere di residenza o la città intesa nella sua globalità. A consolidare la percezione di insicurezza e il correlato allarme sociale concorre in primo luogo il timore

di vittimizzazione, ovvero l’essere stati vittima di reati direttamente o di reati che hanno colpito propri familiari, amici o vicini di casa. Contribuisce poi al diffuso sentire l’attenzione dedicata al tema dagli organi di informazione e dalle Istituzioni e la constatazione de visu dell’esistenza di situazioni “a rischio”, effettive o considerate tali. La domanda di sicurezza è comunque una legittima pretesa del cittadino che intende recuperare accettabili condizioni di tranquillità, e a riappropriarsi e fruire degli spazi urbani incondizionatamente. Essa esprime il momento di crisi di


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un equilibrio, dovuto al superamento della soglia di tollerabilità nei confronti dell’illegalità comunemente accettata dai cittadini come fisiologica. Quanto detto finora conferma quindi l’esistenza di un’equazione ambiente uomo in base alla quale un elevato livello di qualità e gradevolezza urbana ha come conseguenza immediata quella di favorire un senso di affezione e attaccamento fra l’individuo e il luogo in cui vive, con riflessi positivi sui comportamenti sociali. Ma se è vero che “manipolando” l’ambiente si possono “regolare” i comportamenti delle persone, allora è anche possibile progettare la città tenendo conto della relazione che ogni individuo ha con l’intorno in cui vive . L’architettura, l’urbanistica, il diritto, la sociologia, la criminologia, possono, insieme, dare vita a tavoli di studio multidisciplinari al fine di intervenire in modo incisivo nelle nostre città e nei quartieri problematici. Bibliografia: Gold J.R., 1985, Introduzione alla geografia del comportamento, Ed. Franco Angeli, e Tuan Y.F., 1971, Geography, Phenomenology ancd the Study of Human Nature, Canadian Geographer, n.15, citati in AA, (a cura di Nicoletta Buratti e Claudio Ferrari, Franco Angeli), 2011, “La

valorizzazione nel patrimonio di prossimità fra fragilità e sviluppo”. Un approccio multidisciplinare. Amendola Giandomenico (a cura di), 2003, Ambiguità, Varietà ed Indeterminatezza della Domanda di Sicurezza, in “Paure in città”, Liguori ed., Napoli, pp. 21-23. Amendola Giandomenico, 2003, Il governo della città sicura, Liguori ed., Napoli. Benjamin Walter, 2000, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Ed. Giulio Einaudi. Douglas Mary A., 1991, Come Percepiamo il Pericolo: Antropologia del Rischio, Feltrinelli, Milano. Giddens Anthony, 1990, The Conseguences of Modernity, Polity Press, Cambridge; trad. It., Le Conseguenze della Modernità. Fiducia, Rischio, Sicurezza e Pericolo, Il Mulino, Bologna,1994. Selmini Rossella ( a cura di), 2004, La sicurezza urbana, Ed il Mulino, Bologna. Simmel George, 2001, La metropoli e la vita dello spirito, Ed. Feltrinelli. Wilson James Q., Kelling George L., 1982, Broken Windows. The Police and the Neighbourhood Society, in «The Atlantic Monthly», 279, 3, pp. 29-38. Naldi Alessandra, 2004, Mass Media e Insicurezza, in Selmini Rossella (a cura di), La Sicurezza Urbana, Il Mulino, Bologna.


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About perception of security Mauro Bianconi 1. An urban point of view. The perception of security, is linked to a number of psychological factors undeniebly present in our society and involves not only the concepts of fear or anxiety, but underpins other factors at the base of psychological identity of modern individual, as the sense of confidence in others, the need of security. Security is linked to certainty of rules, daily routine, predictability of human behavior, regularity of social relationships, habits, the familiarity. Anything that is not familiar is perceived as foreign, unknown, new, unpredictable and therefore risky (Douglas, 1991). Acording to Giddens (1994) security is connected to the routine and depends on habits and familiar relations. He underlines that the predictability of daily routines feeds the perception of security and when they are distorted, then it will take over states of anxiety that can affect even the most firmly rooted aspects of personality. This undermines our own certainties, causing anxieties and frustrations resulting from inability to control situations. In contemporary sociological debate the feeling of insecurity, as well as uncertainty, fear, risk, are interpretative categories used to analyze the ‘second modernity’ and the processes of globalization connected with it. The local translation of globalized phenomena find a synthesis in the concept of urban security [ Selmini, 2004 ], connected to territorial and local insecurities [Amendola, 2003], that is socially relevant especially in global cities where converge complex phenomena of ‘mobility’ of social life (migration, crises and economic development, restructuring of physical environments, population increase). Already Georg Simmel in the early twentieth

century, described in pages that have marked the history of sociological studies, the attitude of reticence by citizens of the metropolis towards other citizens and neighbors who remain in most cases strangers, a reluctance that is both indifference and ‘slight antipathy’, «estrangement and mutual repulsion ready to escalate into hatred or anger, whatever the reason» [Simmel, 1903]. In this quantitative extension of urban space at territorial level, it joins an intensification of modern processes such as increased mobility within the city, its traffic problems, road accidents and air pollution, residential turnover and the consequent lower rootedness of the citizens to their places of residence, global migration processes and issues concerning integration. Since the early 90s, Italian cities were affected by the same factors: has increased, with the transformations of capitalism, nomadism between jobs, between places, producing in urban areas a large number of domestic migrants, with little attachment to places; processes of new immigration, higher than immigration of the ‘80s, have raised the issue of economic and social integration, of coexistence and the encounter between different cultures in a more urgent and confrontational way. The concept of urban (or local) security extends the meaning given to order and public security, because includes, within only one definition, a broad spectrum of phenomena ranging from predatory crimes (burglary, robbery, muggings), to aggression and behavior such simple offenses (such as the Highway Code) or uncivilized behavior such graffiti, broken bottles in the street, disturbing the peace. The thesis is that together with cases of petty crime, even urban decay and social degradation significantly affect the perception of insecurity in citizens. Moreover, according to the theory of broken glass, phenomena that do not constitute


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crimes but that break standards of care and maintenance of the territory and coexistence in the public space are potential criminal acts, according to the theories of the opportunities they see in these signs and behavior an indicator of abandonment by institutions in charge of control and repression of crimes. The concept of urban security, calls into question the local stakeholders first of all mayors, and the process of structural change of the city with its physical and social transformations. The spread of feeling of insecurity in contemporary society can not be reduced only to the phenomenon of crime, or even less to petty crime: the demand for security is influenced by many factors that have to do with economic phenomena such as the casualization of the labor market, the rise in unemployment and the crisis of the welfare state and with social phenomena such as the weakening of community networks and neighborly relations This is especially true in the most difficult and peripheral neighborhoods of the many medium-small Po towns. The socalled places of fear are the emblem: urban areas that, for their characteristics, can immediately evoke feelings of alienation and insecurity in those who pass by, soon became areas to be avoided because risky. The disorder perceived in an urban area, can reduce, over time, interaction and cooperation between inhabitants, discouraging them from protecting themselves and their communities from any form of disturbance and threat. Newman had established that certain urban spaces encourage crime, and therefore would be proper for planners, architects, engineers, to design measures to prevent the occurrence of deviance. Even the image of the buildings had to be “nice” and the architecture should not give way to evidence of decay and neglect. This point is resumed later, in 1982,

by the theory of broken windows. So, any broken glass (or any other urban element as a bench, a lamppost, a waste container, a hole in the sidewalk) not repaired immediately, can be considered as an encouragement to decay, to abandonment and consequently to marginalization of area in which it is placed. The spread of these signs would increase, according to the theory of the broken window, the number of crimes committed, since criminals could assume that the residents of that specific neighborhood are not able to control situations of decay, or would be indifferent to this condition. If a window is broken and it is not repaired, whoever pass by will conclude that no one cares and no one has the responsibility for arranging it. Soon many more will be destroyed and the feeling of anarchy will spread from that building that overlooks the street, giving the signal that everything is possible. In a city, minor issues, like graffiti, public disorder, aggressive mendicancy, neglect, dirt, are the equivalent of broken windows, ie the invitations to more serious crimes. “Robbers and thieves, occasional or not, know that the chances of being caught or even identified, decreased if they act in streets where potential victims are already intimidated by prevailing conditions; therefore every injury, every act of vandalism, not readily accommodated, it is believed to be highly indicative of the lack of interest by the authorities and it is an invitation to continue the damage. 2. The Plan of Color In this precise sense, the marginal contexts, the suburbs, the urban voids or brownfield sites represent occasions for different forms of urban renewal, in which can find space even the idea of a “Plan of Color” which is characterized as an element of communication of a renewed image. Color


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can try to characterize a building which appears the anonymous part of a whole. It is obvious that there has to be quality in architecture. The difference is however the skyline, the alternation of solids and voids, the relation between the lines that draw the architecture and the context in which it is included. But it is also true that the color can switch on suburbs. Give that light that is often lacking. In a scenario where a large spread of the use of color, not only in the suburbs but in any action, it is important to distinguish and recognize its use as ordering element. If used with competence and method, the color can be a tool for the recognition of services, for the definition of the poles of attraction, can be a hallmark of urban presences, from the building to furniture, from light to signal, in a strategy for urban communication for revitalization, the best fruition and appreciation of identity, especially in the regeneration projects.“ All this goes beyond the traditional concept of the Plan of Color mainly addressed to buildings even abandoned or disused, broadening the use to the many items on the urban scene, not only for the ‘dignity’ but also for usability, livability, safety. The urban environment becomes the scene for those who experience it, who is an actor, and the enhancement of this ‘stage’ passes through the approach of design, from the Plan of Color to the project of perception, with use of color as a signal for the recognizability of the services, according to a hierarchy of elements, episodes and meanings designed to create more hospitable contexts. The rediscovery of color thus becomes the chance to give back their dignity to city areas that have never had. Suburbs, and not historical Centres, are often similar, despite different latitudes. The apartment blocks on the edge of Berlin are similar to those of Lunetta or other areas of the suburbs

of Mantua. Places non-places where time has frequently feathered the original visual perception, but has not rebalanced the initial imbalances. The color influence the perception of our environment, the behavior of people who interact with it, and our own behavior. The color does not affect only the aesthetic factor: helps to identify objects and to interpret the environment, allows us to understand where we are, helps both spatial and temporal orientation, indicates paths and dangers and allows us to evaluate the passing of time: day / night, seasons, etc. The colors are sensorial stimulations related not only to view, they interact, indeed, with other senses, such as touch, smell, taste, hearing, and with the perception of distances and shapes. The plan of color should follow the principles of harmony and efficiency to make the environment comfortable and source of well-being. The color produces not only associations of moods and impressions of both subjective and objective, but also influences our idea of volume, weight, time and noise. Give new colors to, suburban and not, areas of our cities, would cost very little, but could have a huge effects on the quality of life of their inhabitants. It would increase not only the aesthetic level of many areas of the city, nevertheless considerable effect but, as has been shown, the color may also impact the well being of people, by acting on the mood and on our perception of what surrounds us. The color is an irreplaceable resource for the development and recovery of our territory, since with a contained cost, can affect the quality of a built environment, a building, a street, a neighborhood, an industrial complex. The psychology of color is based on the assumption that a special attraction or repulsion against a certain color can be attributed to particular psychophysical and emotional states that each color and each


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color combination generate in the observer. It is a language quite complex, in part influenced by the cultural background of each one, in part influenced by our psychological individuality and always reveals a subjective and unconscious component which the color is the access key. Architecture and urbanism dealing with it to make the environment in which we live more and more comfortable and optimal. The cities are different and they are definitely the place of communication. Evaluate the role of color in the building and an endless number of aspects that make the city, neighborhoods and vibrant suburbs, colorful and communicative, means to see with new eyes the meaning of architecture as a place of experience and of the search for identity even of citizens and users of the sites themselves. First real experience of such structural and formal identification of the communicative city are in France. Today the Parisian suburbs have the gray and the neglect of the contemporary architecture, while in Lyon a spirit of innovation and research on issues of suburbs have offered the community a place of living in quality, security and identity that drives people to want to enjoy these neighborhoods. The colors of the buildings are assumed by residents as elements belonging to different cultures, but essential in enhancing the sensory and psychological aspects involving different individuality and collectivity. Since 2000 the Street Art affects the representational chromaticism of suburbs using the opportunity not only to promote abandoned or degraded areas but also to produce and rediscover identity. “Moving forward” firstly is a physical movement: a movement of knowledge given by the visit and the discovery of an unusual space that temporarily will be invaded by art and opened to the public. “Moving Forward” is

an emotional movement expressed by the extraordinary power of art to hit stronger and most often right in the face, like a slap. “Moving Forward” also becomes a mental action, not to be considered more than just in its physical meaning. We always wanted to look beyond, and, in this case, over the walls and degraded alleys to launch a thought further, to new questions and thoughts. The growing interest and the consequent production of works of Street Art have, in some cases, led to forget this first fundamental thoughts; not all traces of color seem to be contextualized losing that power of communication inherent in art, giving a tone to the environment. In any form of urban art hosting space assumes an important position, should not predominate on the artwork but be part of it, becoming an unique shape; as fundamental communicative device far beyond the normal function of support, the space must not forget its own history and reality in order to be able to convey that here and now of the artwork that is “its unique and unrepeatable existence in the place where it is” (Walter Benjamin. L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica”). Public places are exploited to bring to the attention of people social and political issues, with messages and artworks even very “strong”, others, through art, take possession of public places of the city, pointing out the real ownership of them. We must consider that the neighborhood is not only the space where residents interact or promote actions influenced by external and globalized socioeconomic factors, but a space with meaning: Tuan says that “an areas as a place becomes an emotional object”. In this perspective, if the city is a landscape in which casual meetings can take place, the neighborhood, and especially the courtyard, are public arenas, where meetings are expected: a place


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where eachone should be able to feel like “at home”. 3. The interpretation to the environmental psychology Interesting solicitations on the topic is provided to us by the analysis of the relationship between individuals and their physical environment, both natural and social. The psychological dimension of a human habitat opens us a window of understanding of how environments are perceived and, through the representations that we create, organize and determine subjectively the behavior. Why, for example, different individuals living in the same place give descriptions of it often very dissimilar? What connects the daily activities of human beings with their territory, with natural elements, with climate? And still, how are changing habits and customs of people with the insert of a new element in an environmental configuration? According to environmental psychology, the characteristics of the environment have a special in the process of training of knowledge and of human emotions and would be able to directly influence the behavior of those who live there. Focusing on the urban environment, the behavioral geography analyzes the decision-making processes and human actions in relation to the knowledge that it has of places and characteristics of the city or neighborhood. Within this vision we tend to distinguish a geographical environment (such as the City or the district) and a psychological and behavioral environment, which is determined by the way in which each person represents subjectively reality to himself, giving to it a symbolic-emotional meaning. For example, people living in the same city share the same geographical environment but not the same behavioral environment, since the latter is

given by knowledge, relationships, personal representations about the environment, that is what makes it attractive, repulsive or, rather, indifferent to the individuals that will interact in it. There are no neutral environments, because they always have inside an atmosphere where individuals move through and where they feel part of a social aggregate. A human being needs to feel in a meaningful relationship with their environment and to be “directed” toward the world around him. Citizens who are asked to make a judgment about places and cities they visited, express themselves not ever referring to the physical description of the environments but using adjectives and phrases that contain an emotional-affective coloring. Environmental components and events that happen are so interrelated. The proverbial key left in the lock of the door outside (habit now visible only in some small rural villages) expresses the sense of reassurance and suggests respect, while, paradoxically, a security door or window frames with railings, immediately communicate the sense of fear and distrust, inducing distance. This indicates that the mechanisms of perception in a social level, often present paradoxical aspects compared to what that the normal logic would assume, and how this might suggest directions or solutions in an environmental strategy. Dirty, degraded and unsightly conditions suggest, in addition to a state of neglect, a low sense of belonging and social cohesion and constitute a vulnerability to the settlement of illegal activities, because of the analogical correspondence between “bad and ugly” in the collective imagination. In urban context, the fear of crime and the consequent possibility of being involved in criminal episodes can seriously affect everyday life, generating a widespread feeling of insecurity that can be developed in fear of crime that


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is the personal fear of crime, the emotional response to a threat which may be real or potential, and in a concern about crime, which originates a sense of concern for the spread of criminal episodes, often petty crime, occurring in the places where we live. Especially the perception of insecurity may be affected by three factors: personal factors such as age, gender, socioeconomic status, health conditions; relational sociological factors, which become predominant when the individual is not properly integrated into the social networks or, even worse, he is entirely free, and situational factors that affect the relationship between the territory and the security of citizens as, for example, the district of residence or the whole city. To consolidate the perception of insecurity and the connected social alarm, competes primarily the fear of victimization or having been victims of crimes directly or by their families friends or neighbors. Also contributes to the widespread feeling the attention devoted to the subject in the media and by the institutions and the finding “de visu” of the existence of “risky” situations, actual or considered as such. The demand for security poses as a legitimate demand of citizens to recover acceptable conditions of peace, and to regain and enjoy urban areas unconditionally. It expresses the crisis of a balance, due to exceeding the threshold of tolerability to lawlessness generally accepted by people as physiological. The above arguments confirms the existence of man-environment equation whereby a high level of urban quality and attractiveness has the immediate consequence to foster a sense of affection and attachment between the individual and the place where he lives, with positive effects on social behavior. But if it is true that, “manipulating” the environment, is it possible to “regulate” the behavior

of people, then is it possible to design the city keeping the relationship which the individual user has with its surroundings? Architecture, urban planning, law, sociology, and criminology, can, together, create a multidisciplinary study desks in order to intervene decisively in our cities and in problematic neighborhoods. Bibliography: Gold J.R., 1985, Introduzione alla geografia del comportamento, Ed. Franco Angeli, e Tuan Y.F., 1971, Geography, Phenomenology ancd the Study of Human Nature, Canadian Geographer, n.15, citati in AA, (a cura di Nicoletta Buratti e Claudio Ferrari, Franco Angeli), 2011, “La valorizzazione nel patrimonio di prossimità fra fragilità e sviluppo”. Un approccio multidisciplinare. Amendola Giandomenico (a cura di), 2003, Ambiguità, Varietà ed Indeterminatezza della Domanda di Sicurezza, in “Paure in città”, Liguori ed., Napoli, pp. 21-23. Amendola Giandomenico, 2003, Il governo della città sicura, Liguori ed., Napoli. Benjamin Walter, 2000, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, Ed. Giulio Einaudi. Douglas Mary A., 1991, Come Percepiamo il Pericolo: Antropologia del Rischio, Feltrinelli, Milano. Giddens Anthony, 1990, The Conseguences of Modernity, Polity Press, Cambridge; trad. It., Le Conseguenze della Modernità. Fiducia, Rischio, Sicurezza e Pericolo, Il Mulino, Bologna,1994. Selmini Rossella ( a cura di), 2004, La sicurezza urbana, Ed il Mulino, Bologna. Simmel George, 2001, La metropoli e la vita dello spirito, Ed. Feltrinelli. Wilson James Q., Kelling George L., 1982, Broken Windows. The Police and the Neighbourhood Society, in «The Atlantic Monthly», 279, 3, pp. 29-38. Naldi Alessandra, 2004, Mass Media e Insicurezza, in Selmini Rossella (a cura di), La Sicurezza Urbana, Il Mulino, Bologna.


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Parte 2



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Parte 2

La definizione del campione Defining the sample Adelmina Dall’Acqua

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L’elaborazione dei questionari The processing of the questionnaires Stefano Sarzi Amadè

157 174

La rappresentazione degli esiti, dei percorsi e degli spazi The representation of results, paths and spaces Silvia Marmiroli Censimento dell’abbandono The analysis of disused buildings and areas Antonia Araldi

179 198

203 218


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Fig. 1. Alcuni disegni degli alunni delle Scuole Elementari di Mantova e Pegognaga: i luoghi preferiti e i luoghi percepiti come problematici.


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La definizione del campione Adelmina Dall’Acqua

1. L’indagine La vasta letteratura, che indirizza la ricerca nella conoscenza dei fenomeni sociali, invita, ormai quasi unanimemente, alla prudenza non solo nell’assunzione di conclusioni ‘definitive’ ma anche nella scelta della metodologia d’indagine. La pluralità di percorsi metodologici che possono essere intrapresi, impone trasparenza nella definizione delle scelte e dei passaggi logici assunti. Solo in tal modo, certamente scomodo, si può tracciare un profilo scientifico del lavoro che consenta ad altri ricercatori di percorrere a ritroso gli stessi passi, mirando magari non alla sola verifica ma a nuovi e ulteriori esiti. L’esplicitazione dei criteri diviene tanto più necessaria quanto più il tema d’indagine è complesso e sfugge a dimensioni meramente quantitative. E’ senz’altro il caso del tema proposto con questa ricerca. Per più motivi. Innanzitutto, come è stato spiegato in altra parte del volume, il tema non riguarda la sicurezza ma ‘la percezione legata alla sicurezza della persona e del patrimonio’, il che comporta una grande variabilità di classificazioni, di soggetti, di ambiti d’indagine. Inoltre, tale percezione non viene definita in

assoluto ma manifestata in sistemi territoriali precisi: nelle città medie e piccole. L’interesse è volto a verificare se il senso di sicurezza delle persone si forma anche in relazione ai luoghi, alla loro tipologia, alla loro qualità. Di più, l’analisi, da chi propone la ricerca, non è concepita fine a se stessa ma per possibili esiti progettuali che migliorino la qualità dei luoghi di vita e di relazione. Infine, si pone la necessità di cogliere l’ambiguità della nozione di sicurezza, che per alcuni può essere correlata alle caratteristiche fisiche dei luoghi, per altri al senso di precarietà del lavoro del momento vissuto, per altri ancora a stati psicologici e così via. L’ambito territoriale in cui si è svolta l’indagine è dato, come si evince dai precedenti testi: il comune di Mantova e il comune di Pegognaga. Mantova è una città medio-piccola ma esercita funzioni di servizio, di collegamento, terziarie e attrattive in genere, per molti comuni. Presenta un centro storico importante e compatto e una periferia che si è espansa verso i comuni che ne fanno cintura. Invecchiamento della popolazione, fattori migratori e crisi economica ne hanno segnato gli ultimi anni. La città risulta emblematica di tante realtà


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Fig. 2. I luoghi percepiti come sicuri.

Fig. 3. I luoghi percepiti come problematici.


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che sul finire del primo decennio degli anni Duemila vedono mutare strutturalmente le proprie condizioni. Pegognaga è un piccolo comune ma con una base sociale molto solida per tradizioni culturali, continuità amministrativa e partecipazione attiva della popolazione, anche nella realizzazione e gestione dei propri spazi pubblici. E’ un comune che ha avuto una crescita collegata all’apertura del casello dell’autostrada del Brennero a pochi chilometri a sud di Mantova e che oggi, è in ricostruzione perché particolarmente colpito dal terremoto del 2012. 2. La scelta della tecnica d’indagine La ricerca si articola in più campi con l’apporto di diverse professionalità e diversi approcci. Come un laboratorio multidisciplinare vede coinvolti architetti e urbanisti, ingegneri, esperti in criminologia, dottori in legge, psicologi, esperti nelle pratiche partecipative e comunicative. La ricerca è stata condotta con varie tecniche d’indagine: dall’analisi ai sopralluoghi territoriali partecipati, alle comunicazioni tematiche, al confronto di focus group, all’analisi tematica partecipata, alla realizzazione di iniziative di incontro sociale e convi-

viale tra le persone. La partecipazione di enti, associazioni, cittadini, ovviamente volontaria, ad ogni fase di lavoro è sempre stata attiva e nutrita, fornendo utili elementi di conoscenza all’approfondimento e integrazione dei risultati. Sono state svolte, altresì, interviste telefoniche chiedendo solo a persone adulte se accettavano di rispondere in forma anonima alle domande in cui si articola il questionario. Per non lasciare in ombra il sentimento di sicurezza della popolazione che più raramente ha modo di esprimerlo, le fasce più deboli, si è deciso di procedere alla stesura di un questionario e di distribuirlo ad un campione individuato sulla base di criteri che derivano dalle finalità della ricerca e dalle attività già svolte. Assumendo la popolazione per fasce d’età, le conoscenze acquisite nel lavoro riguardano, per un’importante sezione, la percezione della sicurezza dei bambini e dei ragazzi sino al compimento della maggiore età . L’esplorazione del senso di sicurezza dei minori correlata ai luoghi diviene tanto più significativa considerando che loro saranno gli adulti di domani e che a loro sarà affidata la cura del territorio e delle persone. La ricerca


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Fig. 4. Commenti che motivano la percezione di sicurezza e insicurezza.


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mira a una conoscenza non astratta, bensì riferita ad ambiti e siti specifici, chiedendo a chi svolge il questionario di indicare quali siano ritenuti più o meno sicuri. Inoltre, nel questionario si sollecita in chi risponde non solo una riflessione ma una partecipazione attiva alla definizione degli obiettivi, proponendo di individuare quali tra diverse azioni potrebbero migliorare la qualità in termini di percezione della sicurezza dei luoghi. Nel riflettere sulle modalità della ricerca è emersa, quindi, un’opportunità pedagogico-educativa che subito è stata colta dai Dirigenti scolastici, ai quali è stato sottoposto in primis il questionario. L’adesione al lavoro d’indagine da parte dei Dirigenti, dal Dirigente dell’Ufficio scolastico dell’ambito territoriale di Mantova ai Dirigenti dei Comprensivi, ai Presidi, agli insegnanti, è stata immediatamente positiva, comprendendo che, tramite lo svolgimento del questionario, poteva essere data voce non solo alla sensibilità dei ragazzi ma anche al loro giudizio sull’organizzazione dei servizi e dei luoghi. Dal punto di vista meramente quantitativo l’ampiezza del campione è stata definita in base alla numerosità della

popolazione dei comuni di Pegognaga e di Mantova e al margine di confidenza e di errore che si sono ritenuti accettabili per il tipo e il tema d’indagine da svolgere. Il calcolo statistico relativo all’entità e attendibilità del campione è stato effettuato dalla Dott.sa Viola Bonomini, che svolge professionalmente attività di ricerca e campionamento statistico. Si è considerata la popolazione scolastica perché più coerente con l’insieme degli studenti da intervistare che, soprattutto per quanto riguarda il capoluogo provinciale, possono appartenere ad ambiti di residenza diversi. Su 2.310 questionari distribuiti, ne sono stati compilati, ritirati e spogliati 1.745. Nei calcoli effettuati si evidenzia un margine di errore per l’intero ambito territoriale considerato del 2,28% con un livello di confidenza dello 0,95. Si è voluto precisare il dato considerando Pegognaga e Mantova in modo distinto. Applicando lo stesso livello di confidenza, avremmo per Pegognaga il 5,69% di margine d’errore e per Mantova il 2,46%. Si è svolta anche una verifica del margine d’errore che risulterebbe nel caso si considerasse l’intera popolazione residente nelle fasce d’età comprese tra gli otto e i diciannove anni e la differenza è


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Fig. 5. I luoghi percepiti come sicuri.

Fig. 6. I luoghi percepiti come problematici.


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nell’ordine di soli pochi decimali. Una parte dell’indagine è stata indirizzata alle fasce d’età adulte, assumendo sempre il criterio di comprendere gli interlocutori meno indagati. Sono stati distribuiti i questionari in quelle organizzazioni che associano persone solitamente poco rappresentate o che vengono, da alcuni, addirittura ritenute causa dell’insicurezza dei luoghi, come potrebbe essere il caso degli utenti della Caritas da noi intervistati. 168 sono stati i questionari compilati e spogliati. Per raggiungere queste persone senza creare allarmismi, si sono preventivamente contattate le associazioni che si occupano di persone svantaggiate o in fasce d’età anziana. Con i Dirigenti delle associazioni si sono concordati i tempi, i modi e il linguaggio in cui articolare le domande. Positive sinergie si sono realizzate in occasione di concomitanti iniziative promosse dagli enti stessi. E’ il caso, ad esempio, del comune di Mantova che ha organizzato in tutti i quartieri della città, presso sedi pubbliche o circoli ricreativi e culturali, giornate d’incontro tra gli anziani e i vertici della Polizia Municipale per informarli sui comportamenti da tenere in modo da vivere la propria quotidianità

in libertà e al contempo in sicurezza. 3. Il questionario Il questionario è stato strutturato in sezioni ed è stato sottoposto, verificato, e ove necessario, modificato, in focus group cui hanno partecipato anche i dirigenti delle diverse istituzioni. La prima parte riguarda, come di prassi, le notizie anagrafiche generali relative all’intervistato. Nel rispetto rigoroso dell’anonimato e della privacy, viene chiesto di segnare con crocette il sesso, la nazionalità, l’età, il titolo d’istruzione, la religione. Ove opportuno, come nel caso della nazionalità o del titolo d’istruzione, si chiede di specificare. Nel caso della religione di indicare anche se si sia praticanti o meno. Per la finalità di correlare il più possibile l’indagine al territorio viene chiesto di segnalare se il luogo d’abitazione sia in centro, in periferia, in un quartiere, e quale, o in altro ambito del territorio, e quale. Nella seconda parte si avvia l’indagine sulla percezione della sicurezza, con domande che introducono al tema in forma generale. Si chiede, innanzitutto, a quale preoccupazione si associa il pensiero della sicurezza. Si distingue tra le preoccupazioni per azioni che


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minacciano il patrimonio o la persona, che derivino o no da criminalità organizzata, o che siano correlate alla crisi economica. Si opera un primo approfondimento volto a collocare nell’ambito della città la percezione della (in) sicurezza, estendendo ulteriormente l’accezione del termine dagli atti alle situazioni ritenute non sicure: dalla truffa, alle molestie, agli incidenti stradali, ai luoghi degradati. L’arco delle risposte è volutamente ampio in modo che venga espresso il personale senso di sicurezza. Si chiede, inoltre, quali siano i fattori che aumentano il senso di (in)sicurezza: fattori legati a questioni economiche, o sociali, come la debolezza dell’unità familiare, o dei valori o organizzative, come l’insufficienza delle forze dell’ordine. Si chiede anche se i mezzi di comunicazione abbiano una responsabilità, e che peso, nel diffondere il senso di (in)sicurezza dei cittadini. Nella terza parte si approfondisce l’indagine riferendo le domande al comune in cui si sta indagando. Si chiede di esprimere la propria percezione della sicurezza nelle diverse zone urbane, distinguendo centro, periferia, quartiere, secondo una gamma valutativa che varia dal ritenere il luogo ‘molto sicu-

ro’ a ‘per niente sicuro’. Sempre per zona urbana si chiede se la criminalità sia presente. Alle possibili risposte che evidenziano la percezione dell’entità della presenza (criminalità fortemente o mediamente presente o limitata) si è aggiunta la possibilità di rispondere: ‘presente, ma non in modo preoccupante’, che maggiormente induce a verificare la soggettività della percezione. Per sondare se la percezione della sicurezza nei diversi ambiti urbani abbia modificato comportamenti che sono usuali si è chiesto se, quando si è soli, si sia rinunciato a portare con sé denaro, ad uscire, fare commissioni, spese, passeggiate, sport. Oltre alle azioni quotidiane, si è aggiunta la rinuncia ad ‘avviare un’attività’, che amplia la riflessione sulla sicurezza, dal pericolo criminale al rischio economico. Nell’ultima parte si indaga in modo puntuale, chiedendo di precisare i luoghi che si ritengono meno sicuri. Anche in questo caso distinguendo il centro dalla periferia e dal quartiere perché lo stesso luogo può presentarsi in modo diverso e di conseguenza indurre una percezione diversa. Una fermata dell’autobus, ad esempio, può essere percepita più o meno sicura a seconda


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che sia in centro o in periferia. Oltre ai luoghi solitamente associati a un senso di (in)sicurezza se ne individuano alcuni usuali definiti però in due situazioni diverse, ad esempio: le piazze affollate o poco affollate, le strade a traffico lento o a traffico veloce. La finalità è quella di sondare se maggiore è la percezione di (in)sicurezza in luoghi che solitamente sono frequentati da molte o da poche persone. Infine, con l’ultima domanda non solo si richiede all’intervistato una riflessione propositiva su quelle che ritiene azioni atte a migliorare la sicurezza dei luoghi, ma si verifica l’ambito percettivo della sicurezza, vale a dire i suoi riferimenti a contesti sociali od economici, al condizionamento di luoghi comuni, alle modalità di vita quotidiana delle persone. L’indagine sulla percezione della (in)sicurezza cerca in tal modo di comprendere qual è la maggiore (in)sicurezza; se quella indotta da una percezione dell’incremento di fatti criminosi o dall’acuirsi delle difficoltà economiche o della mancanza di sostegno e rapporto sociale. Si richiede, pertanto, di esprimere una valutazione personale sull’efficacia di azioni concrete che potrebbero essere effettuate

per rendere più sicura la città in cui l’intervistato vive. La gamma di efficacia varia da poco a molto e a moltissimo e le azioni da semplici interventi come migliorare l’illuminazione delle vie e dei luoghi, ad azioni repressive della criminalità come nel caso dello spaccio delle sostanze stupefacenti, a interventi dissuasori di comportamenti pericolosi (sorveglianza, maggior presenza delle forze dell’ordine, telecamere) ad azioni che possono indurre una maggiore frequentazione e vita sociale nei luoghi della città, come organizzare eventi di intrattenimento. Le domande offrono sempre la possibilità all’intervistato di aggiungere indicazioni o considerazioni diverse da quelle suggerite con l’elenco delle possibili risposte, lasciando uno spazio adeguato per specificare altri possibili fatti o motivi. Alla domanda può essere data più di una risposta, consentendo all’intervistato di esprimere un grado d’importanza o un maggior dettaglio nella valutazione delle situazioni e dei luoghi. 4. Il linguaggio La scelta del linguaggio è fondamentale perché il questionario risulti uno


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strumento efficace di conoscenza. Non solo, com’è intuitivo, la scelta dei termini e della struttura della lingua è condizionante la comprensibilità delle domande e, quindi, l’attendibilità delle risposte, ma può essere anche formativo di idee che sottendono alle risposte. Il tema della sicurezza spesso è stato affrontato dai media facendo leva su timori e paure. Il questionario è stato impostato, invece, con un linguaggio che vuole evitare di accentuare le preoccupazioni e mira a volgere verso una riflessione positiva, costruttiva, pur affrontando situazioni difficili. Si usa quasi esclusivamente il termine ‘sicurezza’ e si evita di indurre percezioni negative. La varietà delle possibili risposte e lo spazio per il commento personale, consentono all’intervistato una riflessione più pacata rispetto all’emotività intrinseca dell’argomento. Per operare confronti corretti, le domande sono state ripetute con lo stesso senso nei questionari rivolti alle varie fasce d’età, ma espresse con linguaggi diversi. Per questa finalità abbiamo sottoposto preventivamente il questionario agli insegnanti dei diversi gradi d’istruzione. La loro

collaborazione è stata molto importante per correggere le espressioni ed eliminate quelle domande che potevano essere non capite o equivocate. Così, nei questionari da sottoporre ai bambini delle scuole elementari, oltre all’uso del ‘tu’, si sono usate parole semplici e immediate (ad esempio: ‘cosa ti piace?’; ‘dove ti piace?’). Si è cercato, inoltre, di non rendere gravosa o noiosa la compilazione. Per evitare frettolosità o non sincerità, si è lasciata un’ampia libertà espressiva, consentendo risposte descrittive con le parole o con il disegno. Nello specifico, il questionario rivolto ai bambini delle scuole elementari indaga la percezione della sicurezza negli ambienti da loro più frequentati, distinguendo tra i luoghi esterni (percorsi, strade, giardini) e i luoghi in cui abitano e svolgono le loro attività. È stato chiesto agli scolari di descrivere tramite il disegno, in riquadri bianchi sufficientemente grandi, il percorso che fanno tra casa e scuola. In tal modo i bambini hanno potuto con precisione indicare le pericolosità e le particolarità che percepiscono nel tragitto, senza che fosse indotta una riflessione negativa sulle eventuali criticità. Nei disegni,


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spesso straordinariamente precisi e accurati, il riprodurre in modo ricorrente alcuni elementi ci fanno comprendere la significatività degli stessi, sia come punti di riferimento nel percorso sia per la percezione della sicurezza: il passaggio a livello, il semaforo, le rotatorie, le strisce pedonali, disegnati con forte rilievo. Tra i fattori che incidono sulla percezione della sicurezza vi sono il tipo di autonomia e di relazioni che si instaurano. Perciò si è indagato in merito al desiderio/possibilità di autonomia: nell’effettuare da solo il percorso tra casa e scuola; nell’uscire da solo; nel mangiare in mensa. Nelle domande successive si è inteso verificare dove e con che sistema di relazioni (da solo o con amici e/o familiari) si svolgano le attività più importanti per un bambino: giocare e studiare. Nel caso queste attività siano svolte in solitudine in casa si è chiesto di precisare in quale stanza si preferisce stare. La richiesta di scrivere i nomi dei compagni di gioco risponde alla finalità di sondare se la convivenza in aula, ormai usuale, tra bambini di varie nazionalità, si rifletta anche nelle relazioni extra scolastiche.

Si è chiesto, poi, quali siano i luoghi e le strade che piacciono e quali quelli che non piacciono. Sono stati definiti due distinti spazi per il disegno ma anche la possibilità di descrivere con le parole, nelle righe sottostanti, i motivi. In entrambe le modalità le descrizioni sono state precise e puntuali. Nel questionario rivolto ai ragazzi delle scuole medie inferiori le domande sono formulate con il tono colloquiale espresso dall’uso della seconda persona, ma la terminologia è, invece, di un linguaggio adulto; lo stesso applicato a quello delle superiori, con l’intento di sondare la comprensione e la capacità espressiva dei ragazzi e verificare con più esattezza la possibile diversa percezione della sicurezza tra fasce d’età così ravvicinate. Nel loro questionario vengono, però, inserite domande di approfondimento dei comportamenti o situazioni tipiche della prima adolescenza. Ad esempio, sapendo che in quell’età si possono verificare i primi allontanamenti dai gruppi frequentati nell’infanzia, si pongono domande che riguardano l’esercizio e la pratica religiosa. In particolare viene chiesto se vanno con piacere all’oratorio o in altri luoghi religiosi. Ma viene


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chiesto anche se esce volentieri da solo e se sta volentieri a casa in quale stanza e perché. Sono state escluse quelle domande che non appartengono all’età, come ad esempio quale sia la prima preoccupazione a cui si pensa in riferimento alla (in)sicurezza. Ma è stato chiesto anche a loro che cosa li preoccupi di più per la sicurezza della loro città, avviando così l’indagine verso una struttura di domande che consente di approfondire la percezione di (in)sicurezza che esercitano i vari luoghi della città. Per quanto riguarda i ragazzi delle scuole superiori, interessati anche da iniziative effettuate dalla Polizia di Stato, il loro questionario è in tutto uguale a quello degli adulti anche per la formulazione in terza persona. A loro si chiede non solo, quando pensano alla (in)sicurezza, qual è la prima preoccupazione ma anche quali fenomeni incidono maggiormente sulla sicurezza urbana e quali fattori aumentano il senso di (in)sicurezza dei cittadini. Da queste domande generali si arriva a chiedere quale sia il personale senso di (in)sicurezza. Nei questionari si opera una distinzione via via sempre più precisa tra il proprio luogo in cui si

vive, l’abitazione stessa, la città e l’area, periferia o quartiere, di appartenenza. In questo modo si ha un’indicazione oltre che delle zone ritenute più insicure, dei luoghi considerati pericolosi. Questa impostazione si articola anche nel questionario rivolto agli adulti. Dopo aver sondato la personale percezione di (in)sicurezza, si chiede se si ritiene che nella propria città sia, e quanto, presente la criminalità organizzata e la micro criminalità. Si chiede, inoltre, se si sia rinunciato a qualcuna delle usuali pratiche quotidiane, come usare lo sportello del bancomat, uscire la sera, ecc., ma anche avviare una attività. Una domanda esplicita riguarda i luoghi che si ritengono non sicuri, con un’indicazione precisa del tipo di luogo e della zona urbana in cui si trova. Di particolare importanza è l’ultima domanda posta dal questionario che induce le persone ad esprimere quali azioni si ritengano fondamentali per rendere la città più sicura. Si chiede, perciò, di indicare in modo graduato, poco – molto – moltissimo, le azioni da intraprendere, che comprendono sia pratici interventi di miglioramento urbano, ad esempio il potenziamento dell’illuminazione in vari luoghi, sia


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azioni volte a potenziare il controllo dell’ordine pubblico, sia attività sociali che favoriscano l’incontro tra le persone e la maggior frequentazione dei luoghi pubblici. Immediatezza e semplificazione linguistica sono stati di guida anche nella trasposizione delle domande da farsi alle persone in difficoltà, che vivono di assistenza e spesso sulla strada. Per questa finalità, di grande utilità è stato il confronto con il personale della Caritas. Un linguaggio chiaro aiuta a superare la diffidenza in particolare indagando proprio sugli atteggiamenti rispetto ai quali gli intervistati si sentono a disagio, temendo l’ostilità delle persone. 5. Modalità di somministrazione. Particolare cura è stata dedicata alle fasi preparatorie alla somministrazione dei questionari. Sono stati tenuti incontri con i responsabili e i dirigenti delle istituzioni e di varie organizzazioni attive nel territorio al fine di chiarire compiutamente le finalità e i contenuti della ricerca. La distribuzione nelle scuole è stata preceduta da diversi momenti di spiegazione e confronto affinché l’indagine potesse procedere assicurando la mas-

sima tutela della privacy e al contempo la massima collaborazione con un’adesione positiva all’iniziativa. Ai primi incontri avuti con il Dirigente dell’Ufficio scolastico dell’Ambito territoriale di Mantova, che ha approvato l’attività di indagine divulgando una nota informativa alle scuole, sono seguiti quelli con i dirigenti scolastici e, successivamente, con gli insegnanti e i genitori. Tutti, dai dirigenti ai genitori, hanno sempre dimostrato interesse e grande disponibilità. Pur essendo i programmi scolastici serrati, ogni insegnante ha dedicato volentieri tempo perché i ragazzi potessero compilare, in modo libero e anonimo, i questionari. I genitori hanno partecipato attivamente alle riunioni, formulando domande e opinioni. Con loro un ulteriore momento informativo e di approfondimento si è avuto nella comunicazione effettuata a lavoro finito, riportando gli esiti dell’indagine svolta. Nelle scuole superiori si sono tenute riunioni esplicative con i rappresentanti di classe degli Istituti.


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Defining the sample Adelmina dall’Acqua 1. the survey The vast literature mapping the field of social phenomena nowadays leads towards caution, not only in the assumption of “final” conclusions, but also in the matter of methodological choices. The abundance of feasible paths demands a clear definition of choices and logical steps. Only in this challenging way can we allow other researchers to follow the same steps backwards, with an eye not only to validation, but perhaps to new results. Explicitly stated criteria become all the more essential when the object of the survey is complex beyond a merely quantitative assessment. This is certainly the case with the subject of this research – for several reasons. In the first place, as explained elsewhere in this book, this work is not concerned with security, but with “the perception of personal and property security”, involving a huge diversity of categories, subjects, and survey fields. Besides, this perceptions is not defined in absolute terms, but as manifested in definite territorial systems, such as middle-size and small towns. Our aim is to explore how the sense of security relates to place type and quality. More than that, we do not envision this analysis as purely theoretical, but as a starting point for projects aimed at bettering the quality of living and socializing places. Finally, a blurry concept of security needed to be addressed, sometimes perceived in regard to the place’s physical characters, sometimes to the current instability of the job market, sometimes to other factors. The territorial scope of the survey comprises, as already shown, the municipalities of Mantova and Pegognaga.

Mantova is a middle-sized town, but serves as a service, connection, market and general center for several municipalities. It boasts a considerable and dense old town, and suburbs that have expanded towards the surrounding towns. An ageing population, migration and the current economical crisis have marked its recent past, like that of many other similar towns (cf. illustration p. 104), whose condition has heavily changed in the early 2000s. Pegognaga is a smaller town with a sound social base of cultural traditions, steady administration, and a population active in the realization and management of public spaces. The town’s growth was enhanced by the opening of an access point the Brennero Motorway, a few kilometers south of Mantova – now being restored after the earthquake of 2012. 2. Choosing the survey technique This research covers several fields, with the contribution of several sets of skills and approaches by a multi-disciplinary team comprising architects, urban planners, engineers, criminologists, lawyers, psychologists, experts in participatory and communication practices. The research was conducted through different survey techniques – from analysis to participatory on-site visits, thematic communication, focus groups, participatory thematic analysis, and the realization of social gatherings. Institutions, organizations and citizens voluntarily took a relevant and active part in all the steps of the research, usefully contributing to probe and add to our results. Telephone interviews were also used with adults who voluntarily accepted to anonymously complete the questionnaire. To take into account the population’s seldom expressed feeling of security, we decided to create a questionnaire, and administered it


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to a sample chosen through criteria based on the research’s aims and previous work. The population was sampled by age group, and data acquired regarding the perception of security in children and teens up to majority. An exploration of the minors’ sense of security as linked to place becomes all the more significant when considering that these children will grow into adults charged with the care of persons and places. The research is not aimed towards abstract knowledge, but refers to actual locations and sites, asking the respondent to indicate which ones they deem more or less safe. Besides, the questionnaire encourages the respondent to not only reflect, but also to actively define objectives, by selecting among several courses of action those that could improve the perceived quality of security. While discussing the survey techniques an educational chance emerged, and was immediately seized by the school authorities to whom the questionnaire was first presented. The authorities – from the Head of the Inspectorate of Public Education for the Mantova district (Ambito Territoriale di Mantova) to the heads of school districts (istituti comprensivi), deans and teachers – immediately opted to take part in the survey, recognizing how the questionnaire presented the students with a chance to voice not only their feelings, but also their assessment of the organization of services and sites. In merely quantitative terms, the size of the sample was defined according to the respective population of Pegognaga and Mantova, and the confidence interval and measurement uncertainty were chosen to fit the nature and subject of the survey. Dr. Viola Bonomini, a professional researcher and statistical sampler, determined the sample’s size and reliability. School

rolls were used, as better mirroring the whole of the prospective respondents – who, especially in Mantova, often reside elsewhere. Out of 2310 questionnaires that were handed out, 1745 were completed, gathered and compiled. Calculations show a measurement uncertainty for the whole area of 2.28%, with a confidence level of 0.95. When considering Pegognaga and Mantova separately, with the same confidence level given, the measurement uncertainty is of 5,69 for Pegognaga and 2,46 for Mantova. The measurement uncertainty was also tested for a hypothetical survey of the whole 8-19 age group, and the difference was minimal. A part of the survey involved the adult age groups, the criterion being that of exploring the less-observed portions of the population. We handed out copies of the questionnaire to organizations gathering people who are usually little heard, or even perceived by some as making sites unsafe, such as Caritas users. Out of these, 168 questionnaires were completed and compiled. To reach these persons without alarming them, we first contacted those organizations providing care for the underprivileged and the elderly, and defined with them the time, place and language to use in the questions. This led to positive synergies with concomitant initiatives promoted by the organizations themselves. One such case were the meetings organized by the Municipality of Mantova in each neighborhood: the elderly gathered in public halls and clubs to meet the Local Police and learn about the correct behavior for a free and safe daily life. 3. The Questionnaire The questionnaire was structured in several sections, and submitted to, tested and – where needed – adjusted by a focus group


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also including the heads of the participating institutions. The first section concerns, as is common practice, the respondent’s general demographics. With strict regard to anonymity and privacy, the respondent is asked to check the relevant information regarding gender, nationality, age, education, religious orientation. Where it applies, as in the case of nationality or education, further details are asked. In the case of religious orientation, respondents are asked to indicate whether they are practicing or not. To connect the survey to the territory as closely as possible, respondents are asked to indicate whether they live in the center or the suburbs, in a neighborhood (and if so, what), or other area (and if so, what). The second section focuses on the perception of security, with questions that broach the theme in a general form. Firstly, respondents are asked what concern they link to the notion of security. There is a distinction between worries concerning threats to property or person, whether or not they come from organized crime, and those stemming from the economic crisis. To place the perception of (in)security within the urban ambit, the meaning of the term is broadened to include not only actions, but also situations perceived as unsafe, such as frauds, harassment, car accidents and degraded areas. The range of options is deliberately wide, to allow for the expression of a personal sense of security. Further questions ask what other factors contribute to the sense of (in)security: economic or social factors, such as the weakening of family ties, value-related or organizational factors, such as inadequate law enforcement. The responsibility and weight of communication media in

spreading a sense of (in)security are also explored. The third section links the questions to the municipality under observation. Questions concern the perception of security within the different areas, differentiating between city center, suburbs and neighborhood, on a scale ranging from “very safe” to “not safe at all”. A question concerns the presence of crime in the different urban areas. To the possible answers indicating the perception of such presence (strong, average or limited presence) we added a “non-alarming presence” option, that allows to test the subjectivity of perception. To explore the impact of the perception of security in different urban contexts on common behavior, we asked whether the respondent refrained, when alone, from carrying money or going out for errands, shopping, walks or sport. To these daily actions, we added a “refrained from starting a business” option, thus broadening the debate on security from the dangers of crime to economic risk. The last section asks detailed questions about the places perceived as less safe always differentiating between city center, suburbs and neighborhoods, because the same place can appear differently, thus inducing a different perception. A bus stop, for instance, can be perceived as more or less safe, depending on its more or less central location. Besides those places commonly associated with a sense of (in) security, there are others, equally common, but presented in two different conditions – such as crowded or not crowded squares, or streets with low-speed or high-speed traffic. The aim is to understand whether muchfrequented or little-frequented places are perceived as safer. The last question not only elicits a proactive reflection on actions seen as apt to improve


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security, but also explores the perceptual ambit of security as referred to social and economic contexts, clichés and everyday life. The aim is to understand whether the perception of a growing crime rate, the worsening of economic conditions or a lack of support and social ties induce the greater sense of (in)security. The respondent is therefore asked to assess the effectiveness of courses of action to improve the security of the respondent’s living context. The answers about effectiveness range between “little” to “much” to “extremely”, and the proposed actions range from simple (like improved street-lighting) to complex (like law-enforcement actions against drugs-dealing, improved police service, security cameras…), to the promotion of events aimed to improve attendance and socialization in the relevant city areas. The respondent is always allowed to add further suggestions and thoughts beside the options provided, and ample room is left for additional facts and motives. Each question is open to multiple answers to allow for a more nuanced and detailed response. 4. Language Language is essential to the effectiveness of the questionnaire. Obviously, word and syntax choices affect the clearness of questions and, therefore, the reliability of answers. Moreover, they can shape the ideas underlying answers. While media often treat the subject of security by playing on the audience’s fears, the questionnaire was worded to avoid a stress on concerns, and encourage instead a positive and constructive discussion on difficult topics. It almost exclusively uses the word “security”, and never suggests negative perceptions. The varied range of options and the room for personal comment allow for a more

considered reflection on a highly emotional topic. To allow for meaningful comparison, the same questions appear in the different questionnaires – with the same meaning but suitably worded for the different age groups. To this end, we tested the questionnaire with the teachers beforehand, and they helped greatly in correcting or removing those questions or words that were open to misunderstanding. The questionnaire aimed to grade-schoolers was worded in an informal, simple and immediate way (“What do you like?” “What places do you like?”), and made as effortless and enjoyable as possible. To avoid hasty or untruthful answers, expressive freedom was allowed, by encouraging descriptive answers through words or drawings. The questionnaire aimed to grade-schoolers specifically explores the perception of security in the children’s everyday places, differentiating between outside (routes, streets, gardens) and living places or activity sites. The children were asked to draw, in suitablysized blank spaces, their home-to-school route, so that they could show accurately the spots they perceive as dangerous or remarkable, without negative stress on the critical instances. The drawings proved often extremely accurate and detailed, and certain recurrent elements emerged as especially meaningful, both as landmarks and to the perception of security. Level crossings, traffic-lights, roundabouts and zebra-crossings were given special relief. Because autonomy and established ties figure among the factors affecting the perception of security, the wish and/or chance for autonomy was explored with regard to walking to school or elsewhere alone and eating at school. Further questions are meant to explore


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where and in what social network (alone, with friends and/or family) children perform their core activities – playing and studying. When the answer was “alone”, respondents were asked to specify their favorite room in the house. A request to list playmates was added to explore to what extent children of different nationalities share their experience beyond the schoolroom. The children were then asked to draw the places and streets they like and dislike – with room to describe their reasons. In both cases, descriptions proved accurate and detailed. The questionnaire for middle-grade students was worded in informal language, but with the same adult word choices used for highschool students. The aim was to explore the students’ comprehension and expressive ability, and to test as accurately as possible the gap in security perception between the two contiguous age groups. The middle-grade questionnaire also includes questions exploring behaviors and conditions typical of early adolescence. For instance, this being the age when children first leave behind childhood groups and question religious belief and practice, a question concerns attendance at Sunday school and other religion-related places. Respondents were also asked whether they like to go out alone or, if they stay at home, what room they like best, and why. Questions not suited to the age group were left out – such as those about the primary security-related concern in general. Questions were asked instead about the students’ primary concerns about their city – thus aiming the survey towards the perception of (in)security tied to the different urban areas. The questionnaire for high-school students (who were also involved in initiatives promoted by the Italian Police), is identical

to the one aimed at adults – down to the formal wording. The students were asked not just about their primary security-related concern, but also what events impact most on urban security, and what factors increase the citizens’ sense of (in)security. These general questions are followed by an exploration of the individual sense of (in)security. The questionnaire differentiates in growing detail among living places - house, city, and suburb or neighborhood area – so to map the areas perceived as not just less safe, but dangerous. The same approach was used for adults. After exploring the individual perception of (in)security, the questionnaire asks for an assessment of the presence of organized and small crime. It also asks whether the respondent avoided any usual everyday practice, such as using ATM, going out by night, etc., or starting a business. One specific question concerns the places perceived as unsafe, asking details about their nature and situation. Especially important is the last question, concerning the actions aimed towards a greater urban security. The respondent is asked to rate as – little, very or extremely effective – a range of possible courses of action, including urban improvement (e.g. improved streetlighting), enhanced control of public order, and community activities enhancing socialization in, and frequentation of, public places. With help from Caritas personnel, immediacy and a plain language were used in adapting the questionnaire for the underprivileged – persons living on charity, and often in the street. A plain language helped to diffuse mistrust, especially when exploring behaviors that made the respondents uneasy and afraid of hostility.


155

5. Administering the Questionnaire Special care was used in preparing and administering the questionnaires. Meetings were held with the managers and heads of the institutions and of several organizations, so to make entirely clear the aims and nature of the research. Careful explanation preceded the distribution of the questionnaire in schools, so to ensure both the strictest safeguard of privacy and maximum cooperation. We first met the Head of the Inspectorate of Public Education for the Mantova area – who approved the survey and notified the schools – then the school-heads, and subsequently the teachers and parents. Everyone showed interest and great willingness. Teachers found room in their tight schedules, so that students could freely and anonymously complete the questionnaire, and parents took active part in the meetings with questions and suggestions. Further meetings were held after the conclusion of the work, to give deep and detailed information of the survey’s results. In high schools, illustrative meetings were also held with class presidents.


156

17

16 15

14

18 12

11

01

07 09 06

03

10 08

13

19 02

20

05 04

22

21

23

01 02 03 04 05 06 07 08

Quartieri Centro Valletta Valsecchi Area del Te Camattino, Migliaretto Te Brunetti, Trincerone Valletta Paiolo Belfiore Pompilio, Due Pini

09 10 11 12 13 14 15 16

Belgioioso Borgochiesanuova Dosso del Corso Castelnuovo Angeli Zona artigianale Cittadella Ponte Rosso Colle Aperto

17 18 19 20 21 22 23 24

Gambarara Lunetta Frassino Polo industriale Valdaro Valdaro Castelletto Borgo Formigosa


157

L’elaborazione dei questionari Stefano Sarzi Amadè

1. La somministrazione dei questionari I questionari sono stati suddivisi per comprensori didattici e per associazioni. Successivamente sono stati depositati in un luogo non accessibile, dove sono stati custoditi durante tutta la fase di elaborazione e sono stati spogliati in modo che il contenuto delle risposte delle singole voci delle schede non potessero essere ricondotte a persone, luoghi o altre informazioni sensibili. I dati sono stati riportati in schede che presentano le voci dei questionari e il numero crescente dei questionari spogliati. Completato lo spoglio dei questionari, le rispettive schede sono state rifascicolate ed archiviate in un luogo protetto. Successivamente si è proceduto all’elaborazione dei dati in cartelle di calcolo, riportando per ogni domanda le risposte totali per ogni livello scolastico e comprensivo e per ogni associazione. Le domande con risposte aperte hanno reso necessario un calcolo più complesso del dato, sommando prima le risposte che esprimevano la stessa indicazione e poi la percentuale. Il risultato delle elaborazioni è costituito da una serie di tabelle, una per ogni livello scolastico,

per ogni comprensivo e associazione, completate con le relative percentuali delle risposte ottenute. Le indicazioni delle risposte “aperte” sono state differenziate in base alla positività o alla negatività dell’opinione espressa, e in base ai luoghi ai quali la risposta fa riferimento. I risultati, infine, sono stati raccolti in 4 tabelle riassuntive, una per ogni livello scolastico: le Scuole primarie, le Scuole secondarie di primo grado, le Scuole secondarie di secondo grado, e la categoria Adulti. Nell’elaborazione dei dati le risposte più frequenti evidenziano le caratteristiche della popolazione interrogata, i luoghi percepiti come più insicuri, gli atteggiamenti considerati più pericolosi e la presenza di fattori ritenuti critici dalla maggior parte degli intervistati. Alcune domande hanno stimolato negli intervistati la volontà di esprimersi utilizzando gli spazi dove si potevano suggerire opinioni personali. Nell’ultima colonna delle tabelle riassuntive vengono riportate alcune percentuali di risposta in proporzione al numero totale di schede spogliate.


158

2 La sintesi dei dati 2.1 Le scuole primarie Il primo campione di persone intervistate è composto dagli scolari delle scuole elementari di Mantova e Pegognaga. La tipologia di questionari sottoposti agli intervistati, prevedendo sia risposte scritte sia disegni, richiede due metodi di lettura differenti. I disegni necessitano di studio interpretativo degli elementi rappresentati e del linguaggio disegnato, le risposte scritte, raccolte ed elaborate nelle apposite tabelle, indicano altri elementi significativi. Gli scolari intervistati sono tutti residenti nei comuni di Mantova e Pegognaga. Il numero di maschi e femmine risulta equilibrato, e si nota la prevalenza degli intervistati di nazionalità italiana; Residenti

Sesso

81%

Nazionalità

83%

49%

Pegognaga

4%

51%

19% Mantova

quelli di nazionalità estera sono il 17% del totale: tra questi le nazionalità più presenti sono brasiliana, bengalese e marocchina. Gli scolari nella maggioranza dei casi rispondono che non si recano a scuola da soli, mentre la percentuale si capovolge quando si chiede loro come vorrebbero recarsi a scuola: la maggioranza degli intervistati vorrebbe recarvisi da solo, manifestando una propensione all’autonomia.

maschi

femmine

13% italiana

altre

marocchina


159

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti N° Schede consegnate Schede ritirate Residenti

Altri comuni

Nazionalità

239

81%

55

19%

0

0%

Maschi

151

49%

Femmine

158

51%

Italiana

258

83%

53

17%

Altra nazionalità

Vanno a scuola accompagnati

309 Mantova Pegognaga

Sesso

%

558

245

81%

No

59

19%

Vorrebbero andare a scuola da

224

79%

soli

No

59

21%

Distribuzione degli alunni intervistati per località di residenza

Marocchina di cui hanno Brasiliana specificato Bengalese

12 5 5


160

Tra i luoghi preferiti dove giocare e studiare, la maggioranza indica la casa, seguita da una piccola percentuale che preferisce la scuola. La maggioranza degli scolari indica inoltre che preferisce studiare in compagnia dei genitori e di qualcuno della famiglia. Tra i luoghi dove gli intervistati preferiscono giocare sono indicati la casa, seguita nell’ordine, e da percentuali poco distanti, dal cortile, dal campo sportivo e dai giardini pubblici. La quasi unanimità degli intervistati esprime il piacere di mangiare a casa propria in compagnia dei genitori, degli amici o dei fratelli, i restanti si ripartiscono equamente tra quelli che apprezzano mangiare in mensa e quelli a cui non piace. Le motivazioni sono legate principalmente ai gusti alimentari dei ragazzi o alla possibilità di stare in compagnia degli amici e compagni di scuola. Questo aspetto è giustamente attribuibile alla possibilità di svago, confronto e divertimento tra i compagni di scuola e amici in un ambito non di studio. Un dato emergente importante riguarda il disturbo causato dal chiasso in mensa, e mentre la maggioranza degli alunni indica questo fattore tra i più controproducenti al piacere

della pausa pranzo, altri intervistati evidenziano i problemi legati alla distribuzione dell’arredamento, alla percezione della luce e del colore negli spazi della mensa. Intervistati sulla possibilità di uscire da soli, la maggioranza ha risposto positivamente per le uscite di giorno, negativamente per quanto riguarda la sera; le motivazioni sono attribuibili principalmente al controllo dei genitori ed alla paura del buio. Infine emerge come il soggiorno e la camera da letto siano le stanze preferite dai ragazzi per la presenza della tv, dei giochi e del divano o del letto: l’accoglienza, la luminosità e l’ampiezza delle stanze contribuiscono alla percezione di benessere dei ragazzi che le vivono.


161

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti Dove studiano

Dove giocano

Con chi giocano

A casa

83% Con

Da solo

210

67%

68%

A scuola

36

10%

Genitori /famiglia

54

17%

17%

Altro

24

7%

Amici

19

6%

6%

Altri

29

9%

229

31%

74%

Cortile

138

19%

45%

Campo sportivo

112

15%

36%

Giardino pubblico

99

14%

32%

Con i compagni di scuola

218

41%

71%

Con i fratelli

125

24%

40%

Con altri

124

24%

301

98% con chi

No

6

perché

Di giorno esci da solo

Di sera esci da solo

perché

240

No

19

7%

Cosa ti disturba in mensa Il chiasso

40%

2%

No Ti piace mangiare con i compagni

93% perché

Genitori

251

42%

81%

Amici

192

33%

62%

Il cibo è buono

51

18%

17%

Sto con gli amici

46

16%

15%

Il cibo non è buono

79

28%

26%

Sto con gli amici / cbhiacchieriamo

192

68%

62%

118

40%

38%

Il cibo

101

35%

33%

221

72%

No

84

28%

64

22%

No

221

78% Si perché

esco con gli amici

32

11%

10%

63

22%

20%

Paura del buio

30

10%

10%

No perché Non posso

Ti piace stare a casa da solo Dove?

9%

Casa

Ti piace mangiare a casa Sì

Ti piace la mensa

290

Sì No

216

71%

89

29%

Soggiorno

168

42% di cui

perché c'è la tv

68

19%

22%

Cameretta

150

38% di cui

Gioco

36

10%

12%


162

2.2 Le scuole secondarie di primo grado La seconda categoria di intervistati è costituita dagli studenti delle scuole secondarie di primo grado di Mantova e Pegognaga. Gli intervistati sono residenti principalmente nei comuni di Mantova e Pegognaga, mentre il 17% degli studenti intervistati è residente nei comuni limitrofi, con una provenienza maggiore dai comuni di Curtatone e Porto Mantovano. La prevalenza degli studenti è di nazionalità italiana; il 12% è di nazionalità estera, principalmente brasiliana, albanese e marocchina. Il numero di abitanti in centro e quelli in periferia sono equilibrati, con una leggera prevalenza numerica dei primi. Emergono alcuni fattori importanti, Residenti

Pegognaga

43%

come ad esempio il basso numero di ragazzi che dichiarano di abitare in campagna, ed altri che percepiscono il quartiere di Lunetta come fosse staccato dalla città alla quale appartiene. I quartieri che vengono maggiormente indicati dagli intervistati come luogo di abitazione sono Valletta Paiolo, Valletta Valsecchi e il quartiere Lunetta, il quale rappresenta il 24% delle risposte totali.

Nazionalità

Luogo di abitazione

60%

88%

40%

40% 17%

Mantova

altri comuni

12% italiana

altre

centro

periferia


163

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti N° Schede consegnate Schede ritirate Residenti

Nazionalità

159

40%

Pegognaga

168

43%

66

17%

Maschi

335

51%

Femmine

320

49%

Italiana

576

88% di cui hanno Lombardia specificato Altre regioni

Altra nazionalità

Luogo di abitazione

Hanno specificato il quartiere

%

369

98%

7

2%

657 Mantova

Altri comuni Sesso

%

772

78

12%

Centro

250

60%

Periferia

169

40%

197

Distribuzione degli studenti per località di residenza

Marocchina di cui hanno Brasiliana specificato Albanese

di cui

16 12 12

Lunetta

47

24%

Valletta Valsecchi

17

9%

Valletta Paiolo

14

7%


164

I luoghi preferiti e frequentati dagli studenti intervistati sono gli spazi sportivi, i campi da calcio, le palestre e le piscine, assieme all’oratorio e agli spazi parrocchiali. Vengono indicati anche i parchi e i giardini, il centro città e i luoghi dedicati alla cultura e alla comunità. I fattori che preoccupano maggiormente gli studenti sono principalmente i furti, la tossicodipendenza e l’alcolismo. Altri fattori spesso indicati come preoccupanti sono gli incidenti stradali, le violenze anche sessuali e le truffe. Tra i fattori che invece aumentano il senso di insicurezza vengono indicati quelli legati a difficoltà sociali: la crisi economica, le disuguaglianze, il non rispetto delle regole e, fra tutti, l’aumento dei reati e la mancanza e precarietà del lavoro. A causa di problemi di sicurezza, gli studenti hanno indicato con relativa unanimità che hanno rinunciato ad uscire la sera da soli, mentre in percentuale minore hanno rinunciato ad attività che implicano il possesso di denaro, come fare la spesa da soli. I luoghi pubblici indicati come apparentemente meno sicuri sono i luoghi poco illuminati e le aree ed quartieri poco frequentati, abbandonati o deserti.

Tra le azioni ritenute fondamentali per rendere sicura la città, emerge una certa sensibilità verso l’illuminazione degli spazi pubblici, delle vie e dei parcheggi e, con relativa urgenza, le attività per contrastare lo spaccio di stupefacenti e l’intensificazione della sorveglianza pubblica. Alcune risposte non sono state riportate nelle tabelle riassuntive: ad esempio gli spazi pubblici sono percepiti meno sicuri quando ci si allontana dal centro urbano o, ancora, chi non ama uscire da solo o stare a casa da solo esprime paura dei malintenzionati.


165

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti Luoghi preferiti

Spazi sportivi

81

28% perché

Ci sono i miei amici

122

29%

Oratorio / parrocchia

71

24%

Mi piace / mi diverto

87

21%

462

15%

62%

330

11%

37%

379

11%

70%

374

10%

50%

Cosa preoccupa di I furti più per la sicurezza La tossicodipendenza e della città? l'alcolismo La mancanza e la Quali fattori aumentano il senso precarietà del lavoro di insicurezza? L'aumento dei reati

A quali attività hai rinunciato a causa dei problemi di scarsa sicurezza: uscire alla sera da solo 199 19% delle risposte relative al centro Centro

30%

Nessuno

193

18% delle risposte relative al centro

29%

uscire alla sera da solo

211

20% delle risposte relative alla periferia

32%

Nessuno

141

14% delle risposte relative alla periferia

21%

uscire alla sera da solo

195

21% delle risposte relative al quartiere

30%

Nessuno

137

14% delle risposte relative al quartiere

179

28% Si perché

No

465

In quale stanza Soggiorno della casa ti piace Cameretta stare I luoghi che ti appaiono meno sicuri I luoghi poco illuminati Centro

Periferia Quartiere

Di sera esci da solo Sì

Periferia

Quartiere

Sono sicuro

21% 52

9%

72% No perché Paura malintenzionati

114

21%

411

50% di cui

perché c'è la tv

113

18%

63%

276

33% di cui

perché mi sento sicuro

34

5%

42%

306

14% delle risposte relative al centro

47%

Le piazze affollate

179

8% delle risposte relative al centro

27%

I luoghi poco illuminati

285

12% delle risposte relative alla periferia

43%

Le aree deserte

233

10% delle risposte relative alla periferia

35%

I luoghi poco illuminati

283

14% delle risposte relative al quartiere

43%

I quartieri poco abitati 247 12% e/o poco frequentati Quali azioni ritieni fondamentali per rendere la città sicura Poco: Liberalizzare gli orari dei locali notturni e 380 13% della vendita di bevande Limitare alla sera gli orari delle attività 375 13% commerciali Molto: Dotare i parcheggi di Illuminazione e di 310 9% attrezzature di sorveglianza

delle risposte relative al quartiere

38%

delle risposte relative a "poco"

58%

delle risposte relative a "poco"

57%

delle risposte relative a "molto"

47%

9% delle risposte relative a "molto"

46%

Una buona illuminazione delle vie

300

Moltissimo: Fermare lo spaccio di sostanze stupefacenti

370

13% delle risposte relative a "moltissimo"

56%

Aumentare le telecamere di sorveglianza e sostituire quelle danneggiate

357

13% delle risposte relative a "moltissimo"

54%


166

2.3 Le scuole secondarie di secondo grado Il terzo campione è composto dagli studenti di alcune scuole superiori di secondo grado di Mantova (Istituto Pitentino, Istituto Bonomi Mazzolari e Liceo Scientifico). Gli studenti residenti si distribuiscono ampiamente su tutto il territorio provinciale mantovano. Il dato evidenzia la prevalenza di residenti nel comune di Mantova, seguito dai comuni di Porto Mantovano, Curtatone e Borgo Virgilio. Sono presenti studenti provenienti anche da comuni esterni alla provincia di Mantova, in particolare dalle provincie di Verona e di Cremona. La nazionalità maggiormente presente è quella italiana, le nazionalità estere rappresentano il 13% delle risposte, con Residenti

prevalenza di quella indiana, seguita da quella rumena, albanese, marocchina e brasiliana. I residenti in periferia sono in leggera maggioranza rispetto ai residenti in centro. Tra i quartieri indicati come luogo di residenza, emergono Valletta Paiolo, Bancole e Valletta Valsecchi, seguiti da altri quartieri situati in città o nei dintorni di essa. Agli studenti delle scuole superiori è stata chiesta, inoltre, la religione praticata: la maggioranza degli intervistati risulta essere di religione Cristiana Cattolica, mentre tra le altre religioni emergono quelle Musulmana (4%), Sikh (3%) e Cristiana Ortodossa (3%).

Nazionalità

Luogo di abitazione

Borgovirgilio Curtatone Porto Mantovano

5% 5% 6%

49%

87%

64%

36%

31% 13% Mantova

altri comuni

italiana

altre

centro

periferia


167

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti N° Schede consegnate Schede ritirate Residenti

Sesso Nazionalità

185

31%

Altri comuni

392

65% di cui

%

Porto Mantovano

39

6%

Curtatone

31

5%

Borgovirgilio

29

5%

Maschi

186

30%

Femmine

426

70%

Italiana

531

87% di cui hanno Lombardia specificato Veneto

82

13% di cui hanno Indiana specificato Rumena

Centro

159

36%

Periferia

278

64%

Hanno specificato il quartiere

Religione

615 Mantova

Altra nazionalità

Luogo di abitazione

%

748

110

Cristiana Cattolica Altre religioni

di cui

86% 23% 16 11

Valletta Paiolo

9

8%

Bancole

6

5%

Valletta Valsecchi

5

5%

364

83%

Praticante

339

58%

74

17%

Non praticante

248

42%

Distribuzione degli studenti per località di residenza


168

I fattori che preoccupano maggiormente gli studenti intervistati sono legati alla criminalità e all’incolumità della persona, mentre in percentuale minore vengono indicati i fattori legati alla criminalità e alla microcriminalità nei confronti del patrimonio e alla precarietà nel lavoro. Tra le cause che aumentano maggiormente il senso d’insicurezza, vengono indicati i furti e la violenza anche sessuale sulle persone. Altri fattori significativi ai fini della percezione dell’insicurezza sono legati all’aumento dei reati e alla scarsa efficienza della giustizia, all’aumento delle disuguaglianze, alla crisi economica e alla mancanza o precarietà del lavoro. Gli intervistati aggiungono, inoltre, che il senso di insicurezza percepito viene amplificato dai mezzi di informazione. Nonostante gli studenti considerino la propria città abbastanza sicura e i fenomeni di criminalità e microcriminalità non preoccupanti, dichiarano che per problemi di sicurezza hanno rinunciato ad alcune attività, tra le quali uscire da soli e portare con sé soldi. Alcuni intervistati dichiarano di non aver rinunciato a nessuna attività. Gli intervistati hanno individuato come luoghi che appaiono

meno sicuri gli spazi pubblici poco illuminati, le stazioni ferroviarie, e gli spazi o i parcheggi isolati e poco frequentati di periferia o di quartiere, senza sostanziali differenze tra classi di età e genere. Le azioni ritenute importanti per migliorare la sicurezza della città sono le attività che contrastano lo spaccio di stupefacenti e l’intensificazione del sistema di sorveglianza. Tra le risposte non riportate si nota la paura della mancanza di lavoro, la frequenza di furti e di problemi riguardanti differenze culturali e religiose.


169

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti Qual è la prima preoccupazione sulla sicurezza? Quali fattori aumentano il senso di insicurezza?

Quali fattori aumentano maggiormente il senso d'insicurezza?

Criminalità nei confronti della persona Microcriminaità nei confronti della persona

416

38%

68%

155

14%

25%

I furti in appartamento

278

13%

45%

13%

45%

14%

60%

10%

46%

10%

45%

10%

43%

La violenza sulle 277 persone La scarsa efficacia della 372 giustizia L'aumento dei reati

281

L'aumento delle diseguaglianze e la crisi 278 economica La mancanza e 264 precarietà del lavoro

I mezzi d'informazione contribuiscono a creare Molto 288 52% senso d'insicurezza? A quali attività hai rinunciato a causa dei problemi di scarsa sicurezza: Portare i soldi con me 150 21% delle risposte relative al centro Centro

24%

uscire da solo

122

17% delle risposte relative al centro

20%

uscire da solo

189

19% delle risposte relative alla periferia

31%

Portare i soldi con me

179

18% delle risposte relative alla periferia

29%

uscire da solo

117

19% delle risposte relative al quartiere

19%

Portare i soldi con me 93 I luoghi che appaiono meno sicuri I luoghi poco illuminati 155 Centro

15% delle risposte relative al quartiere

15%

12% delle risposte relative al centro

25%

11% delle risposte relative al centro

22%

I luoghi poco illuminati 288

16% delle risposte relative alla periferia

47%

I parcheggi isolati

12% delle risposte relative alla periferia

37%

16% delle risposte relative al quartiere

27%

11% delle risposte relative al quartiere

19%

14% delle risposte relative a "poco"

68%

12% delle risposte relative a "poco"

60%

10% delle risposte relative a "molto"

52%

9% delle risposte relative a "molto"

48%

Periferia Quartiere

Le stazioni FFSS Periferia Quartiere

137 226

I luoghi poco illuminati 165 I quartieri poco abitati 119 e/o poco frequentati Quali azioni ritieni fondamentali per rendere la città sicura Poco: Limitare alla sera gli orari delle attività commerciali 417 Liberalizzare gli orari dei locali notturni e della 369 vendita di bevande Molto: Una buona illuminazione delle vie 317 Dotare i parcheggi di Illuminazione e di attrezzature 296 di sorveglianza Moltissimo: Aumentare le telecamere di sorveglianza e sostituire 287 con immediatezza quelle danneggiate Fermare lo spaccio di sostanze stupefacenti 241

13% delle risposte relative a "moltissimo"

47%

11% delle risposte relative a "moltissimo"

39%


170

2.4 Gli adulti Il quarto ed ultimo campione è costituito dagli adulti di età dai 18 anni in avanti. La maggioranza degli intervistati sono residenti nel comune di Mantova; tra gli altri comuni di provenienza emergono Borgo Virgilio, Roncoferraro e Porto Mantovano. La maggioranza delle persone intervistate è di nazionalità italiana, principalmente provenienti dalla Lombardia, il 18% è di nazionalità straniera con una prevalenza di quella marocchina. Molti adulti dichiarano di abitare in centro, mentre una percentuale inferiore abita in periferia. Gli intervistati che hanno specificato il quartiere di abitazione hanno risposto principalmente indicando zone all’interno o limitrofe alla città, con prevalenza dei quartieri di Valletta Residenti

Paiolo, Borgo Pompilio e Valletta Valsecchi. Intervistati sul grado di istruzione, la maggioranza degli adulti risulta essere in possesso di diploma di scuola superiore, con una prevalenza di quello degli istituti di ragioneria e magistrali, mentre una percentuale inferiore è in possesso di laurea, con prevalenza delle facoltà di lettere e di giurisprudenza. I gradi di istruzione limitati alle scuole elementari e medie inferiori rappresentano le percentuali minori.

Nazionalità

Grado di istruzione superiori

8%

21% Mantova

45%

82%

79%

altri comuni

10% italiana

altre

medie inferiori

marocchina

19%

29% 6%

elementari

università


171

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti N° Schede consegnate

Sesso Nazionalità

Luogo di abitazione

Religione

%

82% di cui hanno Lombardia specificato Altre regioni

66

92%

6

8%

13

164 Mantova

121

79%

Altri comuni

32

21%

Maschi

79

48%

Femmine

85

52%

Italiana

132

Altra nazionalità

29

18% di cui hanno Marocchina specificato

Centro

75

70%

Periferia

32

30%

Hanno specificato il quartiere

Grado di istruzione

232

Schede ritirate Residenti

%

58

di cui

Valletta Paiolo

5

9%

Borgo Pompilio

4

7%

Valletta Valsecchi

4

7%

10

14%

7

15%

Elementari

10

6%

Medie inferiori

31

19%

Scuole superiori

74

45% di cui

Ragioneria

Università

47

29% di cui

Giurisprudenza

Cristiana Cattolica Altre religioni

110

76%

35

24%

Distribuzione degli adulti per località di residenza


172

Gli adulti sono preoccupati dai fenomeni di microcriminalità sia nei confronti della persona sia del patrimonio. Una percentuale inferiore è preoccupata dalla sicurezza nel lavoro, dalla sua precarietà o mancanza. Tra le cause che aumentano l’insicurezza emergono i furti e la violenza sulle persone; tra i fattori che influiscono sull’insicurezza, circa la metà delle persone indica la mancanza e la precarietà del lavoro, la scarsa efficacia della giustizia e la crisi economica. I fenomeni di criminalità sono percepiti come non preoccupanti; la maggioranza degli intervistati dichiara di non aver rinunciato a nessuna attività. Tuttavia alcuni affermano di non portare con se del denaro quando escono da casa. I luoghi percepiti come meno sicuri sono i luoghi poco illuminati, le stazioni ferroviarie e i parcheggi isolati situati in periferia o nei quartieri. Un notevole numero di risposte indicano come luoghi altrettanto insicuri i giardini pubblici e le aree deserte o poco frequentate. Tra le attività ritenute fondamentali per migliorare la sicurezza della città, si evidenzia la buona illuminazione delle vie e dei parcheggi e una maggiore

sorveglianza da parte delle Forze dell’Ordine, in grado di fermare lo spaccio di stupefacenti. Tra le risposte non riportate nelle sintesi si segnala come la città e la periferia vengano percepite abbastanza sicure, e tra i fattori di insicurezza emergano la diversità culturale o dello stile di vita e i problemi legati alla mancanza o precarietà del lavoro.


173

Risposte degli intervistati: valori assoluti, percentuali, e approfondimenti Microcriminalità nei confronti della persona Che cosa ti preoccupa di più Microcriminalità per la sicurezza della città? nei confronti del patrimonio

66

25%

40%

51

18%

31%

I furti in appartamento

93

20%

57%

La violenza sulle persone La mancanza e la precarietà del lavoro

70

15%

43%

83

13%

51%

77

12%

47%

Quali fattori incidono maggiormente sul senso d'insicurezza Quali fattori aumentano il senso di insicurezza?

La scarsa efficacia della giustizia

I mezzi d'informazione contribuiscono a creare Molto 119 76% senso d'insicurezza? A quali attività hai rinunciato a causa dei problemi di scarsa sicurezza: Nessuno 54 35% delle risposte relative al centro Centro

Periferia

Quartiere

33

21% delle risposte relative al centro

20%

Nessuno

43

44% delle risposte relative alla periferia

26%

Portare soldi con me

14

14% delle risposte relative alla periferia

9%

Nessuno

40

36% delle risposte relative al quartiere

24%

Portare soldi con me

19

17% delle risposte relative al quartiere

12%

I luoghi che appaiono meno sicuri Le stazioni FFSS Centro

Periferia

Quartiere

33%

Portare soldi con me

69

21% delle risposte relative al centro

42%

I luoghi poco illuminati

52

15% delle risposte relative al centro

32%

I luoghi poco illuminati

38

16% delle risposte relative alla periferia

23%

I parcheggi isolati

30

13% delle risposte relative alla periferia

18%

I luoghi poco illuminati

39

19% delle risposte relative al quartiere

24%

I parcheggi isolati

24

11% delle risposte relative al quartiere

15%

13% delle risposte relative a "poco"

46%

65

11% delle risposte relative a "poco"

40%

97

12% delle risposte relative a "molto"

59%

72

9% delle risposte relative a "molto"

44%

Quali azioni ritieni fondamentali per rendere la città sicura Poco: 76 Limitare alla sera gli orari delle attività commerciali Liberalizzare gli orari dei locali notturni / liberalizzare alla sera gli orari di attività commercieli Molto: Una buona illuminazione delle vie Dotare i parcheggi di Illuminazione e di attrezzature di sorveglianza Moltissimo: Fermare lo spaccio di sostanze stupefacenti

54

12% delle risposte relative a "moltissimo"

33%

Aumentare le telecamere di sorveglianza e sostituire con immediatezza quelle danneggiate

51

12% delle risposte relative a "moltissimo"

31%


174

The processing of the questionnaires Stefano Sarzi Amadè

rates in proportion to the total number of cards examined.

1. The questionnaires The questionnaires are divided into districts and educational associations, deposited in a safe place where they are kept during the entire analysis. In this way, the content of the responses of individual forms can’t be attributed to people, places or other sensitive information. The results of the questionnaires are reported in tables showing the increasing number of questionnaires examined. Once completed the examination of questionnaires, the forms are stored in a secure location. Later, data computing folders are created, writing the total responses for each question, each level of school education or association. Questions with open answers have needed a more complex calculation of the response, first adding the answers about the same indication, then the percentage. The result of the processing is a series of tables, one for each level of school education, each related area, and association, completed with the relative percentages of the responses obtained. The results of some answers have been differentiated for the positivity or negativity of the opinion expressed, and for places the answers refers. At last, the results are reported in four summary tables, one for each level of school education, and the category of adults. The most frequent answers points out characteristics of the population interviewed, places perceived as insecure, behaviours considered dangerous, and factors considered critical by most respondents. Some questions have spurred respondents to express themselves suggesting personal opinions. The last column of the tables shows the response

2 The summary of the data 2.1 Primary schools The first respondents are the primary schoolchildren of Mantua and Pegognaga. The type of questionnaires, providing both written responses both designs, requires two different kind of reading. The designs require interpretative study of the elements represented and language. The written answers, collected and processed in the tables indicate other relevant responses. The schoolchildren interviewed are all residents in the towns of Mantua and Pegognaga. Males and females are balanced, noticing the prevalence of respondents of Italian nationality; foreign nationality is 17% of total, including nationalities like Brazilian, Bengali and Moroccan. In many cases, schoolchildren answers don’t go to school alone, while the proportion is reversed when them asked how they would like to go to school: the most of respondents would like to go there alone, showing a propensity to autonomy (cfr. image pp.158-159). About the favourite places to play and study, many respondents indicate the house, followed by a small percentage that prefers the school. Most of students also indicate to prefer to study with their parents or anyone in the own family. The places where children prefer to play are the house, followed in order by the courtyard, the sports fields and public gardens. Almost the interviewed children expressed the pleasure of eating at home with their parents, friends or brothers, the others likes eating at school, even if someone don’t like that. The reasons are mainly related to the food liking of the children or to the company of friends and


175

classmates. This is rightly attributed to the amusement, fun and confrontation between classmates and friends in a non-study time. An important emerging data is disturbance caused by the noise in the cafeteria, and while the many students indicate this factor among the most counterproductive to the pleasure of the lunch break, some respondents highlight problems resulting from the distribution of the furnishing, to the perception of light and colour in the school’s spaces. Interviewed about the possibility to go out by themselves, many children likes going out at day, and not in the evening; the reasons primarily refers to the control of parents and fear of the dark. Finally the living room and the bedroom are the children’s’ favourite home spaces because the presence of the TV, the games and the sofa or bed: the comfort, the brightness and size of the rooms contribute to the well-being perception of children lives in (cf. image p. 161). 2.2 Secondary schools Interviewed people of the second category are students of secondary schools of first level in Mantua and Pegognaga. Respondents residing mainly in the towns of Mantua and Pegognaga, while 17% of students are resident in adjacent municipalities with a greater provenance from municipalities of Curtatone and Porto Mantovano. The prevalence of students are Italian; 12% are of foreign nationality, mainly Brazilian, Albanian and Moroccan. The inhabitants in the towns’ centre and those in the suburbs are balanced, with a slight numerical prevalence of the first of them. Some important factors emerge, such as the low number of people living in the countryside, and the perception of neighbourhoods as Lunetta detached from the city to which

belongs. The neighbourhoods that are most mentioned as living sites by interviewed are Valletta Paiolo, Valletta Valsecchi and Lunetta, which represents 24% of total answers (cf. pp. 162-163). The favourite frequented places by interviewed students are the sports areas, soccer fields, gyms and swimming pools, together with the oratory and the parish spaces, the parks and gardens, the town centre and places dedicated to culture and community. Among the factors that worry the students are indicated theft, drug addiction and alcoholism. Other factors often indicated as troubling are traffic accidents and violence (including sexual violence and scams). Among the factors that increase the sense of insecurity are indicated those about social troubles: the economic crisis, inequality, the non-respect of the laws and, above all, the increase of crime and insecurity and lack of work. Because of security problems, all the students have gave up to go out alone at night, while a smaller percentage have gave up to do activities that involve the possession of money. The public places, indicated as less safe, are the dimly lit spaces and low-traffic areas and abandoned or deserted neighbourhoods. Among the fundamental actions to make safe the city, students reveals interest to the illumination of public spaces, streets and parking areas and, with emergency, to activities to struggle smuggling of drugs and the intensification of public surveillance. Some answers haven’t been reported in the summary tables: for example the public spaces are perceived less safe away from the town, or the fear of intruders (cf. p.165).


176

2.3 High schools The third, the people interviewed is composed by students of some high schools in Mantua (Pitentino Institute, Bonomi Mazzolari Institute and Scientific School). Resident students are distributed widely in the province of Mantua. The data revealed the prevalence of residents in the municipality of Mantua, followed by the municipalities of Porto Mantovano, Curtatone and Borgo Virgilio. Some students are from towns outside the province of Mantua, in particular the provinces of Verona and Cremona. Most of the students interviewed are Italians; foreign nationalities are 13% of responses, with prevalence of the Indian one, followed by Romanian, Albanian, Moroccan and Brazilian. Residents in suburbs are a slight majority than residents in the town’s centre. Among these suburbs, Valletta Paiolo, Bancole and Valletta Valsecchi are mostly indicated, followed by other districts located in the town or near it. The students also answered about their religion: the majority responded Christian Catholic religion, while in other religions emerge Muslim (4%), Sikhs (3%) and Christian Orthodox (3%) (cf. pp. 166167). The factors that most worries the students interviewed are crime and problems of own safety, while smaller percentages indicate factors related to crime and micro-crime against the heritage and to job insecurity. Among the causes that increase a greater sense of insecurity, students indicate theft and sexual violence. Indicated factors for the perception of insecurity include the increase of crime and the lack of efficiency of justice, the increase of inequality, the economic crisis and the lack or job insecurity. Respondents also added that

the media amplifies the sense of insecurity felt. Students consider their own city as safe and the activities of crime and microcrime as not worrisome, but they answer that have given up some activities, such as going out alone and have money when out. Some students answers they haven’t given up any activity. They also identify as places less secure public spaces with poor lighting, railway stations, isolated parking spaces in suburban neighbourhood, with no significant differences between the age and gender of people interviewed. Actions considered notable to increase the safety of the city are activities that struggle smuggling of drugs and enhance actions of surveillance. Among the not reported informations is reported fear in lack of work, frequency of thefts and problems related to cultural and religious differences (cf. p. 169). 2.4 Adults The fourth, the people interviewed is composed by adults from 18 and older. The majority of them are residents in the town of Mantua, among other towns emerges Borgo Virgilio, Roncoferraro and Porto Mantovano. Many interviewed adults are Italian, mainly from Lombardy, 18% are of foreign nationality with a predominance of Moroccans. Many adults answer they live in towns’ centre, while a smaller percentage lives in the suburbs. Who specified the residential quarters mainly indicate areas within or adjacent to the city, as districts of Valletta Paiolo, Borgo Pompilio and Valletta Valsecchi. Interviewed on the level of school education, most of adults declare to possess high school diploma, with a prevalence of the business institutes and teachers’ training school. A smaller percentage of people interviewed achieved a graduation title, with prevalence of the Faculty of Arts and


177

Jurisprudence. The of education in primary school and secondary school of first level are the smaller percentages of people interviewed (cf. pp. 170-171). Adults are afraid about the actions of microcrime against the person and heritage. A smaller percentage is afraid about the safety at work, and its insecurity or lack. Among the causes that increase sense of insecurity emerge theft and violence against people; among the factors that affect insecurity sense, half of interviewed people again answer the absence and job insecurity, the lack of justice and the economic crisis. Crime actions are perceived as worrying; the majority of adults answer they had not given up any activity; however, some of them don’t bring money when they leave home. Places perceived as less safe are the dimly lit places, railway stations, and isolated parking areas in suburbs or neighbourhoods. A large number of answers also indicate as unsafe places public gardens and deserted or poorly crowded areas. Among the fundamental activities to improve the safety of the city, answers reports the good lighting of streets and parking spaces, and the increase of surveillance actions by law enforcement agencies to stop the drug dealing. In the not reported answers is noted how the city and the suburbs are perceived quite safe. Among the factors of insecurity emerge cultural or lifestyle differences and problems related to lack or insecurity of job (cf. p. 173).


178

04

01 03 02

01 02 03 04 05

Circoscrizioni Circorscrizione 1 Circorscrizione 2 Circorscrizione 3 Circorscrizione 4 Circorscrizione 5

05


179

La rappresentazione degli esiti, dei percorsi e degli spazi Silvia Marmiroli

1. La rappresentazione degli esiti più significativi dell’indagine I valori numerici estratti dalle risposte sono stati selezionati rispetto alle opinioni che possono indicare la diversa percezione della sicurezza connessa all’organizzazione e alla qualità dei tessuti urbani. L’infografica è lo strumento utilizzato per rappresentare tali opinioni. L’obiettivo è di rendere di più facile lettura le informazioni spesso derivanti da più dati, rappresentative di correlazioni tra più fattori. L’infografica utilizza simboli, icone, grafici, talvolta accompagnati da numeri e testi che esplicitano quello che le immagini già dicono. Per prima cosa sono state raggruppate le domande che si presentano con più frequenza e interessano un tema per determinate fasce di età per quanto riguarda la sicurezza. Ad ogni tema è stato attribuito un simbolo. Per quanto riguarda le risposte, sono state individuate due tipologie: quelle con risposte multiple e quelle con due alternative (sì, no). Per le prime si sono utilizzati istogrammi a barre disposte in senso orizzontale ai fini di percepire facilmente la frequenza delle risposte, per le seconde si sono utilizzati simboli.

Fig. 1. “decoriamo Valletta”, intervento e foto di Pao, 2013.


180

Scuole Primarie

Istituto Comprensivo Mantova 1 97

Pomponazzo Allende

69% Dove studi?

Studio

51%

8/11 anni

31%

Con chi studi?

a casa a scuola in altro luogo

da solo/a con altri

80% 12% 8%

75% 25%

Dove vai a giocare?

Dove vai a giocare? Gioco

In oratorio In piazza, in strada In un altro luogo Nel campo spor/vo Nel giardino pubblico In cor/le In casa 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

Ti piace la mensa a scuola? ...perchè? (risposte superiori al 20%) sì no

50% 50%

sì, sto con gli amici no, il cibo non è buono

23% 23%

Mensa Se non ti piace la mensa, che cosa ti disturba? (risposte superiori al 20%) il cibo il chiasso aaa

39% 36%

Fig. 2. Tipologia delle infografiche.

49%


181

Pensi che la tua città sia sicura? 100%

82%

80%

Sicurezza

60% 40% 18%

20% 0% Si

No

Cosa ti preoccupa di più per la sicurezza della tua città? Altro (specificare) I quar-eri con abitazioni singole e mul-ple dove di giorno c’è scarsa presenza di persone La presenza di campi nomadi L’abusivismo commerciale L’immigrazione Le aree in condizioni di degrado e in abbandono Le truffe Lo spaccio di stupefacen- Le moles-e e violenze sessuali I parchi e le strade non frequentate La tossicodipendenza e l’alcolismo Gli inciden- stradali La violenza I Fur- 0%

2%

Nel luogo dove vivi ti senti:

4%

6%

8%

10%

12%

Secondo te, i mezzi di informazione, quanto contribuiscono a diffondere un senso di insicurezza?

Sicurezza 100% 100%

87%

80%

80%

60%

60%

45% 32%

40%

40% 13%

20%

23%

20%

0%

0% Sicuro

Insicuro

Molto

Non so

Poco

Tu avverti il tuo comune come un luogo:

Tu avver( il tuo comune come un luogo:

100% 90% 80% 70% Molto sicuro

60%

Abbastanza sicuro

50% 40% 30% 20%

38%

37%

33%

18% 9%

12%

9%

0% CENTRO

Per niente

25%

20%

10%

Poco sicuro

33% 33%

32%

PERIFERIA

QUARTIERE

14%


182

Scuole Primarie

Temi ricorrenti:

Percorso casa-scuola.

Totale Scuole Primarie

casa casa e scuola scuola strada rotatorie strada e alberi verde e alberi schema non disegna

Disegno 1 309

83% Dove studi?

51%

17%

da solo/a con altri

83% 10% 7%

0% 42% 6%

67% 33%

Temi ricorrenti:

I luoghi e le strade che ti piacciono.

Dove vai a giocare?

casa casa e scuola scuola strada rotatorie strada e alberi verde e alberi sport negozi luoghi urbani luoghi pubblici nessuno non disegna

Disegno 2

In piazza, in strada

Gioco

6% 6% 9% 25% 4% 1%

Con chi studi?

a casa a scuola in altro luogo

Studio

49%

8/11 anni

In oratorio In un altro luogo (specificare) Nel giardino pubblico Nel campo spor/vo In cor/le In casa 0%

5%

10% 15% 20% 25% 30% 35%

Ti piace la mensa a scuola? ...perchè? (risposte superiori al 20%) sì no

no, il cibo non è buono

49% 51%

28%

Mensa il chiasso il cibo

40% 35%

Ti piace stare a casa da solo/a? sì no

casa casa e scuola scuola strada rotatorie strada e alberi verde e alberi sport negozi luoghi urbani luoghi pubblici nessuno non disegna

Disegno 3

In quale stanza ti piace stare?

71% 29%

Altro (specificare)

Casa

Cucina Camere3a Soggiorno 0%

5%

25% 21% 6% 11% 1% 0% 11%

Temi ricorrenti:

I luoghi e le strade che non ti piacciono.

Se non ti piace la mensa, che cosa ti disturba? (risposte superiori al 20%)

10% 1% 3% 9% 0% 1%

9% 1% 7% 25% 1% 0% 5% 2% 11% 5% 10% 6% 18%

10% 15% 20% 25% 30% 35% 40% 45%

Quali tra i seguenti fattori alimentano maggiormente il senso di insicurezza dei cittadini?

Scuole Secondarie di Primo Grado

Totale Scuole Secondarie di Primo Grado

Tu avverti la tua abitazione come un luogo:

11/13 anni

51%

L’invecchiamento della popolazione

90%

La solitudine delle persone

80%

49%

Le debolezze dei legami famigliari

60%

L’insufficienza delle forze dell’ordine e della presenza delle is5tuzioni L’enfasi data dai mass media ai fenomeni di violenza

50%

Le debolezze dei legami sociali

40%

L’immigrazione

30%

12% Europa Africa Asia America Nord America Sud Oceania

32% 36% 14% 0% 18% 0%

Sicurezza

70%

La caduta dei valori

88%

I luoghi che ti appaiono meno sicuri nel tuo comune sono:

100%

Altro (specificare)

657

Il peggioramento delle qualità della vita nelle ci:à

Molto sicuro

51%

Il traffico e consumo di droghe

10% 0%

25%

26%

24%

31%

PERIFERIA

Quanto ritieni fondamentale ciascuna delle seguenti azioni per rendere la tua città più sicura?

QUARTIERE

L’aumento dei rea5

Mantova Pegognaga altri comuni della Provincia

Azioni 0%

40% 43% 17%

2%

Nel luogo dove vivi ti senti:

80%

63%

10%

Per quanto riguarda il tuo comune, la criminalità è:

12%

37%

80%

60%

34%

20%

20% 0%

28% 29%

24%

16%

11%

19%

Ti piace stare a casa da solo/a? sì no

Insicuro

Molto

Non so

In quale stanza ti piace stare?

cucina

0%

Poco

CENTRO

I quar-eri con abitazioni singole e mul-ple dove di giorno c’è scarsa presenza di persone

PERIFERIA

QUARTIERE camere4a

L’abusivismo commerciale

Tu avverti il tuo comune come un luogo:

Per quanto riguarda il tuo comune, la microcriminalità è:

L’immigrazione

100%

100%

Le aree in condizioni di degrado e in abbandono

90%

90%

La presenza di campi nomadi

I parchi e le strade non frequentate

80%

80%

Le truffe

70%

70%

Lo spaccio di stupefacen-

60%

La violenza

50%

44% 38%

40%

Le moles-e e violenze sessuali

36%

35%

31%

29%

30%

Gli inciden- stradali

20%

La tossicodipendenza e l’alcolismo

19%

14%

12%

Molto sicuro

60%

Abbastanza sicuro

50%

Poco sicuro

40%

Per niente

30%

20%

16%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

PERIFERIA

Totale Scuole Secondarie di Secondo Grado 70%

60%

Nessuno

A;vità sporCve

Abbastanza sicuro

Fare la spesa da sola/o A;vità fisiche e passeggiate all’aperto

Poco sicuro

20%

Uscire da sola/o Uscire alla sera da sola/o

17% 9%

11%

PERIFERIA

QUARTIERE

4%

Usare i mezzi pubblici

Per niente

25%

20%

11%

10%

Lo spaccio di stupefacen-

Portare soldi con me 0%

5%

10%

15%

20%

25%

In PERIFERIA:

0%

L’immigrazione

Altro (specificare) Avviare un a;vità

47%

31%

CENTRO

Altro (specificare)

Le moles-e e violenze sessuali

Nessuno

Violenza sulle persone

Avviare un a=vità Andare in posta da sola/o

2%

4%

6%

8%

10%

12%

A=vità sporEve

Per quanto riguarda il tuo comune, la criminalità è:

14%

Fare la spesa da sola/o A=vità fisiche e passeggiate all’aperto

100%

31% 69%

Usare i mezzi pubblici Uscire da sola/o

90%

Sicurezza

Uscire alla sera da sola/o

80%

Nel luogo dove vivi ti senti:

Secondo te, i mezzi di informazione, quanto contribuiscono a diffondere un senso di insicurezza?

80%

100%

0%

80% No

40%

80%

30%

39%

Quando pensi alla sicurezza, qual’è la prima preoccupazione?

40%

26%

0%

31% 25%

Fortemente presente

Poco

8%

10%

12%

14%

16%

18%

20%

0%

2%

4%

6%

8%

10%

12%

14%

16%

18%

20%

Uscire da sola/o

CENTRO Molto

6%

Fare la spesa da sola/o A=vità fisiche e passeggiate all’aperto

0%

Insicuro

4%

A=vità sporEve

15%

Usare i mezzi pubblici

0% Sicuro

Altro (specificare)

2%

Nessuno Avviare un a=vità Andare in posta da sola/o

23% 10%

0%

Altro (specificare)

Mediamente presente

32% 30%

27%

23% 10%

10%

22%

20%

20%

40% 34%

20%

52%

60%

61%

Nel QUARTIERE:

Presente, ma non in modo preoccupante

50%

100%

60% 40%

Portare soldi con me

Limitata

70% 60%

Sicurezza

48%

40% 20%

Si

50%

Andare in posta da sola/o

Molto sicuro

51%

30%

100%

52%

40%

A quali comportamenti e a quali attività hai rinunciato a causa dei problemi legati alla scarsa sicurezza nella tua città? Nel CENTRO:

Sicurezza

20%

0%

comuni della 1° cintura comuni della 2° cintura

Pensi che la tua città sia sicura?

60%

30%

QUARTIERE

50%

Gli inciden- stradali

I Fur- in appartamento

Residenza

20%

Fortemente presente

13%

PERIFERIA

54%

40%

La tossicodipendenza e l’alcolismo

46% 15% 28% 1% 10% 0%

Sei residente nel comune di: 31% 65%

20%

70% 60%

Le truffe

13% Europa Africa Asia America Nord America Sud Oceania

25%

90%

I parchi e le strade non frequentate

87%

29%

80%

La presenza di campi nomadi Le aree in condizioni di degrado e in abbandono

Istituto Superiore Bonomi Mazzolari

17%

26%

100%

I quar-eri con abitazioni singole e mul-ple con scarsa presenza di persone

Istituto Tecnico Economico Alberto Pitentino

10%

Mediamente presente

31% 31%

Tu avverti la tua abitazione come un luogo:

Altro (specificare)

30%

14/18 anni sopra i 18 anni

25%

CENTRO

L’abusivismo commerciale

615

21%

QUARTIERE

Quali tra i seguenti fattori alimentano maggiormente il senso di insicurezza dei cittadini?

Liceo Scientifico Belfiore

31% 31%

0% CENTRO

16%

Scuole Secondarie di Secondo Grado

0%

Presente, ma non in modo preoccupante

20%

0% 0%

soggiorno

Limitata

10%

6%

10%

I Fur-

Sicurezza

82% 18%

Casa

Fortemente presente

10%

0% Sicuro

Mediamente presente 29%

23% 17%

20%

27%

22%

Altro (specificare)

32%

31%

30% 39%

40%

40%

41%

40%

60%

60%

No

Presente, ma non in modo preoccupante

50%

80%

78%

80%

0%

Limitata

70%

100% 100%

20%

Cosa ti preoccupa di più per la sicurezza della tua città?

Mantova altri comuni della Provincia

mOLtissimO azioni legate all’intervento delle Forze dell’Ordine mOLtO azioni di arredo urbano pOcO azioni di gestione di attività commerciali e sociali

90%

Sicurezza

Sicurezza

60%

Si

8%

Secondo te, i mezzi di informazione, quanto contribuiscono a diffondere un senso di insicurezza?

100%

40%

6%

100%

Pensi che la tua città sia sicura?

Sicurezza

4%

stazione ferroviaria

18%

7%

La mancanza e la precarietà del lavoro

Sei residente nel comune di:

Residenza

Luoghi isolati

Per niente

25%

16% 10%

CENTRO

Il non rispe:o delle regole

Luoghi poco illuminati

Abbastanza sicuro Poco sicuro

35%

32%

20%

La scarsa efficacia della gius5zia

L’aumento delle diseguaglianze e la crisi economica

PERIFERIA

Uscire alla sera da sola/o

QUARTIERE

Portare soldi con me

Non so

Per quanto riguarda il tuo comune, la microcriminalità è: Microcriminalità nei confron6 del patrimonio

I luoghi che ti appaiono meno sicuri nel tuo comune sono:

Tu avverti il tuo comune come un luogo:

Le grandi organizzazioni criminali

100% 90%

100%

80%

90%

La sicurezza nei luoghi di lavoro

70%

80%

60%

70%

La precarietà del lavoro

60%

Molto sicuro

52% 45%

40% 30%

40%

Abbastanza sicuro

45% 34%

29%

30%

Poco sicuro

34%

14% 5%

13%

8%

34% 33%

31% 31% 14%

18%

19%

Luoghi poco illuminati

Mediamente presente

34% 32% 15%

15%

Fortemente presente

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

CENTRO

40%

PERIFERIA

CENTRO

PERIFERIA

QUARTIERE

Azioni

QUARTIERE

Quali tra i seguenti fattori alimentano maggiormente il senso di insicurezza dei cittadini?

Adulti

Totale Adulti

Tu avverti la tua abitazione come un luogo:

14/18 anni

48%

90%

La solitudine delle persone

70%

L’insufficienza delle forze dell’ordine e della presenza delle is5tuzioni

60%

Associazioni

Le debolezze dei legami famigliari

40%

Il peggioramento delle qualità della vita nelle ci:à

82%

18% Europa Africa Asia America Nord America Sud Oceania

30%

Le debolezze dei legami sociali

28% 62% 3% 0% 7% 0%

Avviare un a=vità

61%

60%

Andare in banca o in posta da sola/o

Molto sicuro

A=vità sporEve

Abbastanza sicuro

Fare la spesa da sola/o A=vità fisiche e passeggiate all’aperto

Poco sicuro 30%

27%

Usare i mezzi pubblici

Per niente

23%

Uscire da sola/o Uscite serali Portare soldi con me

20%

L’aumento dei rea5 La caduta dei valori

10%

L’enfasi data dai mass media ai fenomeni di violenza

5% 7%

8% 9%

PERIFERIA

QUARTIERE

4% 3%

0%

CENTRO

79% 20%

Residenza

0%

comuni della 1° cintura comuni della 2° cintura

2%

4%

6%

8%

10%

12%

45% 55%

60% 26%

0%

Uscite serali

20% 10% 18% 6%

Insicuro

Molto

Poco

Presente, ma non in modo preoccupante

45%

41%

39% 39% 30%

30%

60%

0%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

45%

50%

Altro (specificare) Nessuno

Mediamente presente

Avviare un a=vità

30%

Andare in banca o in posta da sola/o

Fortemente presente

18%

15%

14%

A=vità sporEve Fare la spesa da sola/o

14%

A=vità fisiche e passeggiate all’aperto

8%

7%

Usare i mezzi pubblici Uscire da sola/o

0% CENTRO

PERIFERIA

Uscite serali

QUARTIERE

Portare soldi con me

Non so

Le grandi organizzazioni criminali

5%

Nel QUARTIERE:

60% 50%

0% Sicuro

40%

Portare soldi con me

Limitata

70%

40% 20%

20%

Altro (specificare)

76%

80%

74%

80%

35%

Uscire da sola/o

90%

40%

100% 100%

40%

30%

Usare i mezzi pubblici

80%

Secondo te, i mezzi di informazione, quanto contribuiscono a diffondere un senso di insicurezza?

Sicurezza

Quando pensi alla sicurezza, qual’è la prima preoccupazione?

25%

Fare la spesa da sola/o A=vità fisiche e passeggiate all’aperto

Sicurezza

6% 19% 45% 29%

20%

A=vità sporEve

Per quanto riguarda il tuo comune, la criminalità è:

14%

100%

Nel luogo dove vivi ti senti:

Elementari Medie Superiori Università

15%

Nessuno Avviare un a=vità Andare in banca o in posta da sola/o

La mancanza e la precarietà del lavoro

Titolo di studio:

abc

Istruzione

10%

Altro (specificare)

La scarsa efficacia della gius5zia

Mantova altri comuni della Provincia

5%

In PERIFERIA:

0%

Il non rispe:o delle regole L’aumento delle diseguaglianze e la crisi economica

Sei residente nel comune di:

Altro (specificare) Nessuno

63%

50%

L’immigrazione

Caritas

Sicurezza

80%

Il traffico e consumo di droghe

52%

mOLtissimO azioni legate all’intervento delle Forze dell’Ordine azioni di arredo urbano mOLtO pOcO azioni di gestione di attività commerciali e sociali

A quali comportamenti e a quali attività hai rinunciato a causa dei problemi legati alla scarsa sicurezza nella tua città? Nel CENTRO:

100%

Altro (specificare) L’invecchiamento della popolazione

164

Polizia

stazione ferroviaria

0%

0% 0%

Luoghi isolati

Quanto ritieni fondamentale ciascuna delle seguenti azioni per rendere la tua città più sicura?

10%

13%

8%

24%

20%

Per niente

20% 10%

Criminalità nei confron6 della persona

Sicurezza

Presente, ma non in modo preoccupante

50%

50%

Criminalità nei confron6 del patrimonio

Microcriminalità nei confron6 della persona

Limitata

0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

40%

Per quanto riguarda il tuo comune, la microcriminalità è: Tu avverti il tuo comune come un luogo:

Criminalità nei confron5 del patrimonio

I luoghi che ti appaiono meno sicuri nel tuo comune sono:

100% 90%

100%

Criminalità nei confron5 della persona

80%

90%

70%

80%

La precarietà del lavoro

60%

70%

63%

50%

61%

Molto sicuro

55%

60%

La sicurezza nei luoghi di lavoro

Abbastanza sicuro

50% Microcriminalità nei confron5 del patrimonio

Poco sicuro

40% 30%

Microcriminalità nei confron5 della persona

20% 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

Limitata

30%

29%

Per niente

8% 2%

6%

8%

7%

0% CENTRO

PERIFERIA

Presente, ma non in modo preoccupante

43%

40% 30% 20%

23%

25%

22% 14%

Mediamente presente

36%

33% 33% 20%

12%

Luoghi poco illuminati

28%

Luoghi isolati

stazione ferroviaria

Fortemente presente

Quanto ritieni fondamentale ciascuna delle seguenti azioni per rendere la tua città più sicura?

11%

10% 0%

16%

12%

10%

Sicurezza

QUARTIERE

CENTRO

PERIFERIA

QUARTIERE

Azioni

mOLtissimO azioni legate all’intervento delle Forze dell’Ordine mOLtO azioni di arredo urbano pOcO azioni di gestione di attività commerciali e sociali

Fig. 3. Tipologia delle schede riassuntive: scuole primarie, scuole secondarie di primo grado, scuole secondarie di secondo grado e adulti.


183

L’elemento fondamentale di ciascun tipo di rappresentazione è il numero percentuale che accompagna i simboli e che rappresenta la frequenza percentuale delle risposte. Per ciascuna fascia di età si sono redatte delle schede riassuntive che specificano le opinioni delle rispettive età. Ogni scheda descrive il campione intervistato e indica quanti questionari sono stati compilati, la fascia di età, la percentuale di maschi e femmine e le percentuali delle nazionalità. Sono poi descritte le voci del questionario suddivise per argomenti e ogni parte viene affrontata in modo differente a seconda della fascia di età interessata. Nel caso di Mantova, i dati sono rappresentati per ogni singolo Comprensivo scolastico il cui bacino di utenza è ben definito e sono raccolti in una scheda riassuntiva di sintesi, una per le scuole secondarie di secondo grado e una per gli adulti; nel caso di Pegognaga c’è un’unica scheda per scuole primarie, una per le scuole secondarie di primo grado, una per le scuole secondarie di secondo grado e una per gli adulti. Per le scuole primarie, vengono riportati anche tre disegni, eseguiti dagli studenti; questi sono affiancati da una tabella che riporta una sintesi dei

fattori emersi, con le percentuali riferite a quante volte le stesse immagini o segnalazioni si ripropongono. Approfondendo, per esempio, le scuole primarie del Comprensivo Mantova 1, si osserva che gli studenti preferiscono giocare a casa, comportamento preferito dalla maggioranza degli alunni delle scuole primarie. Gli altri luoghi preferiti dai ragazzi per il gioco sono il cortile, il giardino pubblico e il campo sportivo. In questo Comprensivo troviamo che la maggior parte dei disegni che rappresentano luoghi o strade preferiti, riportano elementi naturali come prati, alberi e verde in generale. Il disegno selezionato infatti riporta uno spazio verde identificato come un forte e con un campo da basket. Il Comprensivo 1 comprende la scuola elementare “Allende” che si trova nel quartiere di Lunetta e il forte rappresentato nel disegno è quello presente nello stesso quartiere. Se la presenza di verde è un elemento importante per i ragazzi intervistati, sempre per gli stessi la strada rappresenta un luogo non amato nel 25% dei casi, seguito da un 11% dei negozi e da un 7% dei luoghi pubblici: a proposito di questa situazione troviamo la


184

Dove vai a giocare?

Dove vai a giocare? Gioco

In oratorio In piazza, in strada In un altro luogo Nel campo spor/vo Nel giardino pubblico In cor/le In casa 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

Dove vai a giocare?

Dove vai a giocare? Gioco

In piazza, in strada In oratorio In un altro luogo Nel giardino pubblico Nel campo spor/vo In cor/le In casa 0%

5%

10%

15%

20%

25%

30%

35%

Fig. 4. Dati a confronto del Comprendivo Mantova 1 e del Totale dei Comprensivi di Mantova.

corrispondenza con il disegno del parcheggio. In questo caso il disegno può motivare il valore negativo attribuito a questi elementi: lo sporco del luogo pubblico, la presenza di sacchi dell’immondizia e la presenza di bottiglie di

birra sia intere che a pezzi, indicano che questa zona è spesso frequentata da persone che bevono molto e che non rispettano il luogo. Dalle mappe è possibile individuare i luoghi nei quali gli stessi aspetti e gli


185

Fig. 5.Il sagrato del Santuario alle Grazie, Mantova, durante la Fiera, ferragosto 2014. Foto di Silvia Marmiroli


Disegno 1

scuola strada strada rotatoria rotatoria strada e strada e alberi alberi verde e verde e alberi alberi schema schema non disegna non disegna

186

II luoghi luoghi ee le le strade strade che che ti ti piacciono. piacciono.

II luoghi luoghi ee le le strade strade che che non non ti ti piacciono. piacciono.

Fig. 6. Disegni del Comprensivo Mantova 1.

15% 15% 10% 10%

9% 9% 0% 0% 1% 1% 9% 9% 0% 0% 0% 0% 25% 25% 22% 22% 8% 8% 10% 10% 2% 2% 0% 0% 16% 16%

Temi Temi ricorrenti: ricorrenti: casa casa casa e scuola casa e scuola scuola scuola strada strada rotatoria rotatoria strada e strada e alberi alberi verde e verde e alberi alberi sport sport negozi negozi luoghi urbani luoghi urbani luoghi luoghi pubblici pubblici nessuno nessuno non disegna non disegna

Disegno Disegno 33

0% 0%

Temi Temi ricorrenti: ricorrenti: casa casa casa e scuola casa e scuola scuola scuola strada strada rotatoria rotatoria strada e strada e alberi alberi verde e verde e alberi alberi sport sport negozi negozi luoghi urbani luoghi urbani luoghi luoghi pubblici pubblici nessuno nessuno non disegna non disegna

Disegno Disegno 22

15% 40% 40% 3% 3% 1% 1%

13% 13% 2% 2% 7% 7% 25% 25% 1% 1% 0% 0% 4% 4% 0% 0% 11% 11% 4% 4% 7% 7% 14% 14% 12% 12%


187

Fig. 7. Forte di Lunetta e supermercato di Viale Marche, Lunetta. Foto estratte dal PGT e dall’ortofoto di Mantova, Laboratorio di Pianificazione Ambientale, Polo di Mantova.


188

stessi comportamenti sono presenti. 2. Le criticità fisiche e comportamentali Se i grafici, e più in generale tutte le infografiche, vengono correlati alle indicazioni che emergono dallo spoglio dei questionari, per redigere la mappa che possa rappresentare la percezione della sicurezza, i simboli sono stati distinti rispetto alle criticità collegabili alla presenza di fattori fisici e a quelle innescate dalla presenza di criticità comportamentali. I temi riportati sulle mappe sono stati individuati durante gli incontri a cui abbiamo partecipato presso il Club delle Tre Età a Borgo Pompilio e a Lunetta. Ognuno degli incontri ha fornito indicazioni rispetto a tematiche differenti. Durante una verifica anche con la Polizia Municipale si sono affrontati argomenti relativi a tematiche comportamentali che riguardano l’intera comunità, mentre durante gli incontri con la popolazione di Lunetta e di Borgo Pompilio si sono affrontate problematiche più legate agli specifici luoghi. Altri incontri significativi sono stati quelli avvenuti nella sede della Caritas di Mantova con persone che si trovano in difficoltà e che rappresentano uno dei segmenti più deboli della

popolazione. Inoltre, in ogni incontro, si è verificato come è percepito l’impatto dello stato di manutenzione dei luoghi e della qualità dell’arredo urbano. Anche questi infatti sono fattori che contribuiscono a rendere un luogo poco sicuro, o lo fanno percepire come tale. La rappresentazione degli elementi che possono incidere sulla percezione della sicurezza sono stati distinti, come già accennato, in due categorie: le “criticità fisiche” e le “criticità comportamentali”. Per “criticità fisiche” si intendono i fattori fisici che caratterizzano lo stato di ogni situazione, come ad esempio: la mancanza di illuminazione, la presenza di edifici dismessi, la presenza di cantieri abbandonati e non finiti, spesso infestati da vegetazione, che trasmette uno stato di degrado a tutta l’area circostante, le molte aree isolate, come ad esempio i parcheggi e gli edifici residenziali porticati e poco frequentati che possono incutere una sensazione di disagio. In alcuni casi le criticità fisiche si trovano anche nella poca manutenzione delle strade come la mancanza di omogeneità del manto stradale e la presenza di marciapiedi dissestati: in questi esempi la scarsa percorribilità fisica dei


189

percorsi può mettere a repentaglio anche l’incolumità della persona. Stessa cosa si può dire per le strade che per la loro conformazione vengono spesso percorse dalle auto ad alta velocità. Nei quartieri un aspetto ritenuto negativo è l’assenza di un vigile di quartiere che possa mantenere l’ordine e intervenire in caso di bisogno. Per le “criticità comportamentali” si intendono gli atteggiamenti che persone singole o gruppi di più persone assumono in determinate situazioni: per esempio manifestando atteggiamenti aggressivi, abbandonando l’auto in posizioni che disturbano, scaricando rifiuti in luoghi di minor passaggio con effetti di degrado fisico e ambientale , occupando abusivamente i condomini abbandonati o non finiti. Altri tipi di comportamenti portano invece alla compromissione della sicurezza individuale della persona come ad esempio la presenza di persone ubriache, gruppi di persone che si divertono ad importunare i passanti e la presenza di scippatori. Le icone utilizzate per rappresentare le criticità sono state rielaborate graficamente in modo da trasmettere con immediatezza lo stato di fatto dei luoghi o la presenza di comportamentali

anomali e aggressivi. Per avere un riscontro tra le interviste effettuate, gli incontri e i sopralluoghi con i dati e i luoghi emersi durante lo spoglio dei questionari, si è deciso di adottare una carta di Mantova con l’indicazione delle Circoscrizioni , dei Quartieri e dei Comprensivi scolastici, confrontabile anche con gli esiti del censimento dell’abbandono. Sulla carta le “criticità fisiche” ricoprono l’intero territorio comunale grazie ai sopralluoghi effettuati, mentre le “criticità comportamentali” riguardano soprattutto i quartieri del centro storico e di Lunetta in quanto i dati estratti dai questionari sono stati verificati e implementati dalle indicazioni emerse dagli incontri pubblici effettuati nelle zone come Lunetta e nelle sedi delle diverse associazioni intervistate.


190

03

02 12

16

11

14

28

27 2206 22 18 05 13 19 28

08 15

15

09 10

26

07 17 21

23 20


191

01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14

01

15 16 17 18 19 20

25

21 22 23

24 22

04

24 25 26 27 28

Scuole Elementari Allende Pomponazzo Tazzoli Don Mazzolari I. Nievo Ardigò Ospedale Martiri di Belfiore E. De Amicis Don Leoni Don Minzoni Scuole Medie Inferiori Alberti Sacchi Bertazzolo Scuole Medie Superiori Ist. Agrario “P. A. Strozzi” Conservatorio di Musica “L. Campiani” ENAIP Centro Formazione Professionale “For. Ma.” Ist. Tecnico per Geometri “C. d’Arco” Ist. Professionale Industria e Artigianato “IPSIA Vinci” Ist. Professionale “Bonomi Mazzolari” Ist. Tecnico Economico e Tecnologico “Mantegna” Ist. Tecnico Settore Tecnologico, Liceo Scientifico “E. Fermi” Liceo Artistico “G. Romano” Liceo Classico “Virgilio” Liceo Scientifico “Belfiore” Ist. Magistrale “I. d’Este” Ist. Tecnico Economico “A. Pitentino”


192

Le criticitĂ fisiche Sottopassi non frequentati

?

Edifici non finiti/ non utilizzati

Parcheggi isolati

Aree incolte/erba alta ed incolta

Portici e percorsi in zone non frequentate

Aree irrisolte

Assenza di telecamere di sorveglianza

Aree in costruzione (cantieri)

Assenza del vigile di quartiere e delle pattuglie delle Forze dell’Ordine

Commistione di funzioni (residenziale/ industriale)

Strade dissestate

DifficoltĂ di circolazione

?

Assenza di parcheggi

Garages e passi carrai non protetti

Assenza di illuminazione


193

Le criticità comportamentali

Presenza di persone con devianze comportamentali

Atti vandalici e danni alla proprietà (abitazioni, auto, ecc.)

Presenza di persone in età debole

Atti vandalici: imbrattamenti, vetri rotti.

Famiglie problematiche

Occupazione illecità/ abusiva degli edifici (stazionamento, occupazione per dormire)

Gruppi di giovani con atteggiameni aggressivi

Parcheggi in aree non appropriate (sui marciapiedi, in aree verdi, ecc.)

Persone con cani di grossa taglia (addestramento in luoghi pubblici)

Assunzione di sostanze stupefacenti Spaccio di droga

Risse, violenza fisica, accoltellamenti

Ubriachi Bottiglie di birra

Scippi

Rumore

Furto nelle auto

Scarico illegale di rifiuti

Furti nelle abitazioni

Auto e furgoni abbandonati

Furto di coppi e rame

Non rispetto delle regole stradali (velocità, direzione di marcia, ecc.)

Prostituzione


194


195

3. Il Centro Storico Le “criticità fisiche” riscontrate nel centro storico riguardano principalmente l’assenza di illuminazione e la scarsa presenza di manutenzione delle aree verdi. Questa situazione trova riscontro nelle ultime domande dei questionari nelle quali si chiede quali siano i luoghi che appaiono meno sicuri e quali siano le azioni fondamentali per rendere la città sicura. Tra i luoghi meno sicuri troviamo i luoghi poco illuminati e tra le azioni da intraprendere per rendere sicura la città troviamo le azioni rivolte all’adeguamento dell’arredo urbano. La poca sicurezza che si percepisce attorno alla stazione ferroviaria deriva dalla presenza di persone che non hanno un luogo in cui dormire e questo

dato ci è stato fornito direttamente dalle persone incontrate alla Caritas. Tra queste persone, che hanno un reale problema di povertà e non hanno un luogo in cui stare, si trovano anche singoli soggetti che diventano facilmente violenti a causa dell’uso di alcolici. Gli altri comportamenti anomali riguardano la concentrazione di gruppi e di singole persone che hanno atteggiamenti aggressivi nella zona di Piazza Cavallotti e atteggiamenti chiassosi vicino ad alcuni bar. Le aree verdi attirano gruppi di persone ricollegabili allo spaccio di sostanze stupefacenti.

I luoghi che ti appaiono meno sicuri nel tuo comune sono:

Sicurezza

Luoghi poco illuminati

Luoghi isolati

stazione ferroviaria

Quanto ritieni fondamentale ciascuna delle seguenti azioni per rendere la tua città più sicura?

Azioni

mOLtissimO azioni legate all’intervento delle Forze dell’Ordine mOLtO azioni di arredo urbano pOcO azioni di gestione di attività commerciali e sociali


196


197

4. Il quartiere di Lunetta Lunetta presenta un alto numero di aree verdi con erba alta e molti cantieri abbandonati o non finiti, spesso affiancati da lotti che presentano edifici fatiscenti. Queste tre “criticità fisiche” sono le più sentite da parte dei cittadini del quartiere, in quanto attraggono anche persone che si appropriano di spazi, anche se spesso insicuri, e che adottano atteggiamenti poco rispettosi sia per le persone che per gli stabili . Lo stabile principale di Lunetta, chiamato “la piastra”, con riferimento allo spazio rialzato che conduceva agli alloggi del grande edificio a “L”, è uno dei luoghi che presenta le maggiori problematiche. Anche se la piastra vera e propria è stata demolita per riqualificare gli edifici, i problemi non sono stati risolti: ubriachi, prostitute, persone con atteggiamenti violenti e spacciatori continuano a frequentare questi luoghi impedendo ai proprietari degli appartamenti di poter vivere serenamente. La mancanza di illuminazione e l’assenza delle forze dell’ordine, favoriscono questi comportamenti che vengono enfatizzati anche dagli atti vandalici alle cose e agli spazi comuni.

Altro luogo particolarmente attrattore di comportamenti critici è l’area del Centro Commerciale. Bottiglie di birra rotte e graffiti testimoniano la presenza di gruppi di persone che stazionano nei parcheggi con comportamenti inadeguati al vivere comune. L’area è stata anche spesso disegnata dagli studenti che vivono nel quartiere come particolarmente problematica. Il Forte di Lunetta è un altro luogo che gli studenti ammettono di frequentare spesso: proprio per questo motivo i genitori hanno riportato le loro preoccupazioni durante gli incontri di quartiere, affermando che quello è un luogo dove è presente un’attività di spaccio in quanto l’area è isolata, non curata e nella quale manca l’illuminazione.


198

The representation of results, paths and spaces Silvia Marmiroli 1.The most significant research results The numerical values of replies, instead of opinions, have been chosen and can indicate the different safety perception connected to both organisation and quality of urban fabrics. The info-graphics is the tool used to represent those opinions. Our aim is to make the information easier to read, most often resulting from many data interrelated in more than one factor. The info-graphics uses symbols, icons, graphs, often represented with numbers and texts, which make clear what images already illustrate. First, the frequently raised questions have been grouped and concern a theme for specified age ranges, as for the safety. Each theme was assigned a symbol. As regarding the replies, two types have been identified: one concerning multiple choices and the other one yes or no answers. In order to better understand the frequency of multiple choices, horizontal bar charts are illustrated, whereas for the latter the symbols. The fundamental element of each kind of representation is both the percentage number, that accompanies the symbols, and the frequency percentage of replies (cf. fig. 2 pp. 180-181) . Summaries, specifying the opinions of respective ages, are drawn up for each specified age range. Each summary describes the interviewed and indicates how many questionnaires have been filled out, the age range, the percentage of males and females and percentage of nationalities (fig. 3 p. 182). Latter, the questionnaire items are described and organized by topic. According to age range, the topics are faced in a different

way. In case of Mantua, each Comprehensive Institute corresponds to all of data, whose catchment area is well defined and the data are collected in a summary document, one for high schools and one for adults. In case of Pegognaga, a single summary document for the compulsory school, one for high schools and one for adults. As for the primary schools three drawings are quoted as well and done by schoolchildren. These drawings are next to a chart, which presents a summary of emerged elements together with percentages referring to how many times the same images or signals come up again. If we analyze, i.e., the primary schools of Comprensivo Mantova 1, we can see, how many children prefer to play at home: in a few words, almost all of them like to play at their home (cf. fi. 4 p. 184). Courtyard, public garden and sports field are other schoolchildren’s favourite places, where to play. In this Comprehensive Institute we can find most of the drawings representing favourite places or streets with natural elements such as lawns, trees and greenery in general. The selected drawing, indeed, reports a green space identified as a blockhouse and a basketball court. Comprensivo 1 consists of the primary school “Allende� (cf. pp. 190-191), which is in Lunetta neighbourhood, and the blockhouse shown in the drawing is the same in the same neighbourhood (cf. fig. 6 p. 186). Since the presence of greenery is an important element for the interviewed schoolchildren, always for these interviewed ones the street is not appreciated by 25% of case, followed by 11% for shops and 7% for public places. About this situation we can find the correspondence with the car


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park’s drawing. In this case the drawing can explain the negative value given to these elements: the dirt of public place, the presence of garbage bags and beer bottles both intact and broken mean that this area is often frequented by people who drink heavily and don’t respect the place (cf. fig. 6 p. 186). On the maps it’s possible to locate with these characteristics and behaviours as mentioned above (cf. fig. 7 p. 187). 2. Physical and behavioural criticalities (cf. pp. 201) If the charts, and more in general all of the info-graphics, are correlated to information emerging with counting of questionnaires, for the purpose of drawing the map in able to perception of safety, the symbols are distinguished compared with the criticalities linked to the presence of physical factors and generated by the presence of behavioural criticalities. The themes on the maps are characterized during the meetings, which have taken place in “Club delle Tre Età” in Borgo Pompilio and Lunetta. Each meeting had provided information about different themes. Together with Municipal Police we have examined and addressed topics about behavioural themes relevant for the entire community, on the contrary with citizens from Lunetta and Borgo Pompilio themes referring to specific places. Other significant meetings have been held in Caritas in Mantua with people who get into difficulties and symbolize one of the weakest segments of the population. Furthermore, in every meeting we perceived the confrontation of state of maintenance of every place and quality of street furniture. These factors also contribute to make a place few safe or even to have a feeling that

it is unsafe. The representation of elements, that can influence on the safety perception, is distinguished in two categories, as already mentioned: “physical criticalities” and “behavioural criticalities”. “Physical criticalities” shall mean physical factors, which characterize the state of every situation, for example: the lack of illumination, the presence of derelict buildings, abandoned and not finished construction sites, often infested vegetation, which transmits a state of decay around the surrounding area, plenty of isolated areas, such as parking lots and residential porticoed less frequented buildings, which can let you feel discomfort. In some cases the physical criticalities are in low road maintenance, such as lack of homogeneity of road surface and presence of uneven sidewalks: the low road usability could jeopardise the person’s health as well. Streets’ structure could take a risk because of high-speed cars. Absence of neighbourhood policeman, with the purpose of maintaining public order and intervening if necessary, is a negative aspect. “Behavioural criticalities” shall mean attitudes that individuals or groups of more people have in determined situations, for example, showing aggressive attitudes, leaving own car, after parking bad, discharging waste in places of narrow ways with effects of physical and environmental degradation, occupying illegally abandoned or not finished apartment buildings. On the other hand other kinds of behaviours bring to compromise the individual security of the person, such as the presence of drunk people, group of people, who enjoy to bother pedestrians, and the presence of street robbers. The icons, used to represent the criticalities, are transposed into the diagrams, in order to


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transmit immediately the current places or the presence of anomalous and aggressive behaviours. To get a feedback from the interviews, meetings, inspections with data and places arising from counting of questionnaires we have decided to utilise a Mantua map with Districts, Neighbourhoods and Comprehensives Institutes comparison with results about census abandonment. On the map “physical criticalities” cover the entire municipality thanks to inspections, on the other hand “behavioural criticalities” concern above all neighbourhoods of historic centre and Lunetta, since the questionnaire data have been checked and developed from indications from public meetings, which have been held in areas like Lunetta and in seats in various interviewed associations. 3. The Historic Centre (cf. map of the Historic Centre, p. 194) “Physical criticalities” in historic centre concern mainly the lack of illumination and low gardening care. This situation is loudly echoed in last questionnaire’s questions, where you’re asked, what places are less safe and what fundamental actions to make the city safe. As unsafe places there are poorly lit places and as actions to be taken to make the city safe we find actions aimed to street furniture’s adaption. Around the train station people don’t feel safe because of people sleeping on the floor: this datum has been reported directly from people met in Caritas. In addition to poor people sleeping on the floor, there are also individuals, who become easily violent due to alcohol consumption. Other abnormal behaviours concern concentration of group of people and individuals, who have aggressive attitudes in Piazza Cavallotti area, and rowdy

attitudes next to some coffee shops. The green areas attract group of people dealing with drug trafficking. 4. Lunetta neighbourhood (cf. map of Lunetta, p. 196). Lunetta has a high number of green areas with tall grass and plenty of abandoned or not finished construction sites, often near lots with crumbling buildings. These three “physical criticalities” are the most felt among citizens of district, since they attract also people appropriating places, although often unsafe, and adopting attitudes disrespectful both to people and buildings. The main Lunetta building, called “the building platform”, referring to lift up area, which brought to lodgings of the “L”shaped big building, is one of the buildings with greatest difficulties. Even if the actual building platform has been destroyed to redevelop the buildings, the problems aren’t solved: drunk people, prostitutes, people with violent attitudes and drug dealers keep on visiting these places avoiding to property owners to live peacefully. The lack of illumination and the absence of police encourage these behaviours, that are emphasized also from vandalism to property and common areas. Other particularly tempting place of crucial behaviours is the Shopping Centre area. Broken beer bottles and graffiti testify groups of people, who stand in the parking lots with inappropriate behaviours. Students of the neighbourhood consider this area really problematic. The Lunetta Blockhouse is other place often visited by students: this is precisely why parents say to be worried during the meetings in Lunetta, confirming that that area is isolated, untreated and not lit up at all, drug dealers’ favourite place.


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Physical criticalities

?

Porticoes and pathways in not frequented areas

Abandoned cars and vans

Not finished/unused buildings

Absence of surveillance cameras

Non-compliance with road rules (car velocity, driving directions, etc.)

Uncultivated areas

Absence of neighbourhood policeman and police squads

Presence of people with deviant behaviours

Area under construction (construction sites)

?

Presence of elderly people

Unresolved areas

Behavioural criticalities

Family problems

Combination of (residential/ industrial) functions

Vandalism and damage to property (houses, cars, etc.)

Groups of young people with aggressive attitudes

Neglected roads

Vandalism: wall writings, broken glass

People with large dogs (training in public places)

Traffic problems

Illegal occupation of buildings (stay, occupation for sleeping)

Scuffles, physical violence, stabbings

Absence of parking lots

Parking lots in inappropriate areas (on sidewalks, in green areas, etc.)

Muggings

Not protected garages and driveways

Assumption of drugs Drug trafficking

Car thefts

Absence of illumination

Drunk people Beer bottles

Burglaries

Not frequented underpasses

Noise

Copper and roof tiles theft

Isolated parking lots

Illegal discharge of waste

Prostitution


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Fig. 1. La mappatura: Tavole delle mappe, tabelle e fotografie


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Censimento dell’abbandono (1) Antonia Araldi

1. L’indagine Dalle risposte dei questionari e dai sopralluoghi è emerso che i “luoghi poco illuminati”, “le aree deserte”, “i quartieri poco abitati”, sono indicati da ogni fascia di età tra le prime cause di insicurezza e paura, e che quegli spazi urbani attorno a strutture chiuse e non utilizzate, contraddistinte da scarsa illuminazione e frequenza di persone, sono generatori di insicurezza. Pertanto, è sembrato rilevante condurre un censimento di questi luoghi, cercando di costruire una mappatura dell’abbandono, classificando le diverse categorie di edifici in disuso, per i quartieri e le zone che compongono la città. Il censimento dell’abbandono è stato realizzato sull’intero Comune di Mantova, e ha prodotto una mappatura integrata da tabelle, da documentazioni fotografiche e informazioni descrittive. Abbiamo restituito il lavoro in mappe, una per l’intero comune e una per ogni quartiere e ogni zona, a cui sono riferite le tavole con le fotografie e le tabelle degli elementi più significativi, complessivamente ventidue, per un totale di trentaquattro tavole in formato A2. L’indagine è stata effettuata coinvolgendo nella prima fase di rilievo, gli

studenti del Politecnico di Milano, Polo di Mantova, nell’a.a. 2013-2014 (2). I risultati sono stati in seguito rielaborati e verificati per ogni quartiere; sono state compilate delle tabelle, in cui ciascuna unità viene descritta, in numero progressivo, per quartiere, secondo gli attributi di categoria, tipologia, indirizzo, superficie, proprietà, stato di manutenzione, destinazione d’uso prima dell’abbandono. A ciascuna unità corrisponde poi una fotografia allegata. 1) Per abbandono si intendono gli edifici e le aree interamente o parzialmente non più utilizzate. 2) Gli studenti coinvolti sono stati quelli del Laboratorio “Fare Paesaggio” dell’a.a. 2013-2014, cioè del corso tenuto dalla Prof. Maria Cristina Treu, che da tempo lavora sui temi della rigenerazione urbana con progetti di riqualificazione degli spazi pubblici e del recupero dei beni presenti nel loro intorno.


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Fig. 2. Legenda del censimento


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2. La legenda Le unità censite sono state classificate secondo una legenda, distinguendo due tipologie: aree e immobili completamente abbandonati, in cui tutto l’edificio versa in stato di abbandono, piani terra e edifici parzialmente utilizzati, dove soltanto parte dell’edificio versa in stato di abbandono. La prima tipologia è rappresentata sulla mappa con campiture di colore piene, più chiare le aree esterne e più scuri gli immobili; la seconda invece è rappresentata evidenziando gli edifici con un contorno colorato. Sono state classificate le categorie distinte in tre macro aree: aree e immobili, aree verdi e altri tipi di abbandono. Le categorie sono contrassegnate da un colore e da una lettera. Per le aree e immobili: (F) Fabbrica/Deposito, (N) Commerciale/Terziario, (R) Residenza, (C) Cascine, (M) Area Militare, (FS) Edificio Ferroviario, (S) Manufatto Storico, (SP) Servizio pubblico, (CN) Cantiere. Per le aree verdi: (V) Verde incolto, (VP) Verde poco curato e (CA) Campo agricolo. Per gli altri tipi di abbandono sono distinti i sottopassaggi degradati (ST) e gli spazi residuali.

Gli angoli urbani dimenticati e poco curati, che infondono un’immagine di degrado, sono classificati come Altro (A).


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NUMERO DI UNITÀ TOTALE TOTALE CENSIMENTO

689

TOTALE SUPERFICI (mq)

3.463.415

TOTALE SUPERFICI COPERTE (mq)

1.076.827

TOTALI SUPERFICI ESTERNE (mq)

2.386.588

Fig. 3. Risultati del censimento

Fig. 4. Unità censite per categoria

Fig. 5. Superfici in mq per categoria


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3. Risultati totali e valutazioni Il numero totale di unità censite è pari a 689, per una superficie complessiva di 3.463.415 metri quadrati, di cui 1.076.827 sono le superfici dei lotti costruite, e 2.386.588 sono le superfici non coperte o non costruite. La categoria di cui sono state individuate il maggior numero di unità è quella delle attività commerciali e terziarie, cioè negozi e uffici; la maggiore superficie è rappresentata dalla categoria degli ex immobili industriali, pari a 853.828 metri quadrati, seguita dalla superficie dei cantieri sospesi e interrotti, pari a 202.653 mq. Il quartiere dove si concentrano le quantità maggiori di vuoti industriali è Valdaro, con dodici unità, a seguire Gambarara Colle Aperto e al terzo posto, all’interno del centro storico, il quartiere di Fiera Catena, zona di prima industrializzazione legata al porto, con un grande potenziale di immobili da recuperare e da rifunzionlizzare, tenendo conto della vicinanza con il centro e della posizione privilegiata di affaccio sul lago inferiore. I cantieri sospesi costituiscono un grave problema in quanto sono fonti di pericolo sia per il cittadino che per gli

occupanti abusivi: essi sono 37 in totale e i quartieri dove maggiore è la loro concentrazione sono Gambara, Colle Aperto, Lunetta, Belfiore, Dosso del Corso e Valdaro. Il fenomeno delle aree commerciali abbandonate, negozi e uffici, colpisce maggiormente il centro storico, dove, secondo il censimento fatto a luglio 2014, abbiamo individuato 143 spazi sfitti o in vendita. Il fenomeno si riscontra anche nelle prime periferie, in particolare Valletta Paiolo e Valletta Valsecchi. Altra categoria interessante è quella di aree e immobili militari, di cui abbiamo rilevato due grandi complessi: il distretto militare di San Niccolò che si affaccia sul lago inferiore, 26.799 mq totali su cui insistono 5 capannoni per una superficie coperta di 4.697 mq e una polveriera; e la ex caserma di via Acerbi per una superficie di 3.268 metri quadrati. Inoltre sono molto numerose le aree verdi trascurate, recintate e inaccessibili, che non vengono valorizzate. Sono aree con un grande potenziale di percezione visiva e di uso pubblico.


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Fig. 6, fig. 7. Cantiere sospeso a Virgiliana, Via delle Bucoliche (sopra) e a Lunetta, Via S. Geminiano (sotto). Foto di Antonia Araldi


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4. Casi specifici: 4.1 I cantieri I cantieri sospesi sono dei vuoti bui e non sorvegliati, che generano nei residenti un senso di abbandono e di impotenza; sono potenziali luoghi di ritrovo per frequentazioni poco trasparenti; sono interruzioni dell’abitato e costituiscono delle barriere. Alcuni sono cantieri in avanzato stato di costruzione e poi interrotti a causa di fallimenti di impresa, altri sono lotti verdi recintati con le reti arancioni, in alcuni casi in attesa di inizio lavori. I casi più gravi sono: 1) Virgiliana Lottizzazione Corte Tenca, residenze “ai Pioppi”; un complesso di tre palazzine a due piani, e due condomini di tre piani, quasi terminati e rimasti invenduti. Il resto della lottizzazione, servita di strade, è incompiuta, con strade chiuse, tombini scoperti e erbe infestanti. La superficie totale è di 23.644 mq, di cui edificati 2.628. 2) Valletta Paiolo Piazzale Mondadori: un cantiere con destinazione residenziale commerciale e con il progetto di un albergo di grande capienza, avviato sull’area della ex

Stazione delle Corriere. Del progetto sono state costruite le fondamenta e i parcheggi sotterranei; il cantiere è stato interrotto a causa di una sospensione giudiziaria. La superficie totale dell’area è pari a 9.105 mq. 3) Valdaro Lottizzazione Olmo Lungo: oltre la strada Ostigliese, a una distanza rilevante dal porto, sono stati edificati dieci capannoni, per una metratura complessiva di 102.313 mq, prima che ne fosse stata appurata l’effettiva necessità. La lottizzazione non è stata completata cosi come la strada di collegamento alla grande rotatoria di servizio per la SS Ostigliese. Proprietà Edil P.F.S.R.L. 4) Lunetta Cantiere Cemi: qui sarebbero dovuti essere costruiti alloggi di edilizia convenzionata, previsti dal contratto di quartiere. I lavori, iniziati nel 2006 con l’allestimento del cantiere di base, sono stati poi sospesi. Da anni la zona versa in stato di abbandono. La superficie complessiva è di 9.509 mq.


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4.2 Il Centro Storico Il centro storico, l’area più densamente abitata della città, è anche la zona in cui si riscontra il maggior numero di unità non utilizzate, visto l’altissima percentuale di negozi sfitti. Il totale delle unità censite è pari a 252, di cui 143 corrispondenti alla categoria del commerciale sfitto, negozi e uffici, 88 residenze, 10 manufatti storici ed edifici pubblici per una superficie complessiva di 90.582 mq. In quest’area risulta rilevante il problema dei negozi sfitti, particolarmente colpiti sono i portici di Corso della Libertà e delle vie limitrofe e le vie centrali, come via Cavour o Corso Vittorio Emanuele, dove si trovano molti negozi e uffici non utilizzati e anche in cattive condizioni. Tra gli edifici storici di grande pregio rileviamo lo stato di abbandono in cui si trovano: l’ex convento Santa Lucia, poi Istituto Luigi ed Eleonora Gonzaga (1535-1968), un tempo orfanotrofio maschile e femminile, con una superficie complessiva di 4359 mq inclusi i cortili e i chiostri; la chiesa di San Cristoforo, edificio religioso rituale sconsacrato risalente al XV secolo, per una superficie coperta di 518 mq.; il Palazzo dei Cordari, oggi

localizzato nel Circolo Ufficiali, di cui rimane una palazzina e un giardino in stato di abbandono; l’ex caserma largo XXIV maggio, edificio rilevante con una metratura coperta di 2000 mq e un ampio cortile interno; il Palazzo Cavriani che conta una superficie coperta di 1.971 mq e 2.123 mq di parco privato; la struttura della ex G.I.L, Casa della Gioventù Italiana del Littorio, edificio pubblico sito vicino alla stazione, che ha ospitato fino al 2000 l’Istituto Bonomi e che è oggetto di diversi progetti e studi per ospitare un ostello/studentato.


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Fig. 8, fig. 9. La ex ceramica Hoffman in Via Cecil Grayson, Fiera Catena (sopra) e Piazzale porticato di Via Ariosto, Valletta Valsecchi (sotto). Foto di Luca Stancari.


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4.3 I quartieri di Fiera Catena e Valletta Valsecchi Fiera Catena è un quartiere del centro storico, intercluso tra l’asse di traffico di Corso Garibaldi e il lago inferiore. Di antica origine, era il cuore mercantile della città gonzaghesca, con il mercato (ora piazza dei Mille), adiacente al porto commerciale. Si installarono in tale periodo importanti complessi religiosi, di cui permane come traccia storica il monastero della Chiesa del Gradaro, ancora attivo e vitale, e l’ex convento Santa Paola, solo parzialmente riconvertito. Durante la prima fase di industrializzazione si insediarono qui, vicine al porto, diverse fabbriche; la più importante fu la ceramica Hoffman, di cui permane la possente e affascinante struttura in laterizio. La sponda del lago è ancora poco accessibile, nascondendo le mura cinquecentesche e il sito militare San Niccolò, campo di trasferimento nel ‘43-’45 e ancor prima cimitero ebraico, un’area di 26.799 mq di parco su cui permangono 5 capannoni. Valetta Valsecchi è un quartiere sorto negli anni Cinquanta sui terreni di proprietà dell’ex Zuccherificio Eridiana, quando, a seguito delle operazioni di bonifica del centro storico, vi era la ne-

cessità di nuove residenze. Fu costruito come un quartiere giardino, al di qua dell’argine maestro che protegge l’abitato dalle acque del lago inferiore. Il quartiere oggi, vive una situazione di abbandono. Il verde pubblico, di cui il quartiere è ricco, è in alcune aree trascurato, in particolare lungo la sponda del lago, lungo strada via Brennero e sul parco di via Torelli. Un problema del quartiere è quello dei negozi sfitti o in vendita, di cui è particolarmente evidente la presenza nel complesso Eridania, una serie di condomini progettati negli anni sessanta con piano terra interamente commerciale e negozi affaccianti su portici e un piazzale funzionale al parcheggio. Di questi negozi, nella totalità 18 , soltanto quattro sono aperti, tre dei quali inaugurati nell’ultimo anno, mentre il resto rimane vuoto. Altra criticità particolarmente evidente è un grande complesso interamente abbandonato: si tratta di due palazzine, per un totale di trentasei appartamenti, costruite dallo Stato negli anni cinquanta per ospitare i profughi provenienti dall’ex Jugoslavia nel dopo guerra, poi trasferito alla proprietà dell’Aler e in grave abbandono da diversi anni.


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4.4 Il quartiere di Gambarara - Colle Aperto Gambarara e Colle Aperto si distribuiscono lungo assi stradali molto trafficati e sono cinti a nord dal canale diversivo, attrezzato con percorsi ciclopedonali, purtroppo poco frequentati e mal mantenuti, a causa dell’abbandono improprio di rifiuti. Sul quartiere insistono più capannoni industriali, molti dei quali non sono utilizzati e altri sono da bonificare a causa della presenza di eternit e amianto sulle coperture. Segnaliamo i più rilevanti: un cantiere con un edificio a due piani mai concluso, alle porte della città, cosi evidente e angosciante da essere nominato “il Magone”: un cantiere a destinazione commerciale con due capannoni, per un totale coperto di 9.374 mq, mai conclusi (mancano totalmente gli infissi e le porte) e sul cui fronte è stata asfaltata un’area con posti auto totalmente inutilizzati, per un totale di 26.071 mq; l’ex Mercato Ortofutticolo, un edificio, vincolato dalla sovrintendenza per il pregio architettonico, costituito da due ampi capannoni, una palazzina per uffici e un ampio spazio esterno. Il tetto è costruito in amianto e il sito aspetta da anni la bonifica; infine, un cantiere per edilizia pubblica non finito è fonte di un grave disagio.

Fig. 10. Il fabbricato dismesso dell’Ex Mercato ortofrutticolo. Fig. 11. Il cantiere inconcluso (detto il “Magone”).


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4.5 Il quartiere di Lunetta Lunetta è un quartiere satellite avviato negli anni settanta per soddisfare la richiesta abitativa legata all’adiacente polo industriale. Il quartiere risulta edificato, con una combinazione di villette con giardino, case a schiera di vecchia e nuova edificazione, e edifici in linea definiti da un caratteristico schema tipologico a grande corte centrale. Per quanto riguarda il censimento dell’abbandono è stato rilevato un alto numero di cantieri, in parte attivi, ma per la maggior parte fermi, che causano discontinuità nel tessuto urbano con aree intercluse vuote, buie e degradate, utilizzate spesso come discariche a cielo aperto per la cattiva abitudine di abbandonare spazzature. Inoltre si evidenzia un gran numero di abitazioni vuote, alcune parti di nuovi complessi mai terminati, dove si concentrano situazioni di disagio e di utilizzo illegale dello stabile, pericolosi sia per chi tenta di trovare rifugio, data la non messa in sicurezza dei cantieri, sia per le situazioni di illegalità che attirano. Il problema di percezione di degrado è dato anche dalle aree verdi inaccessibili, non curate e sprovviste di illuminazione, che trasmettono una sensazione di

incuria e abbandono; dalla presenza di molti negozi sfitti e chiusi sotto il portico della stecca che dava sulla piastra abbattuta e che, oggi, si affaccia su uno spiazzo vuoto e indeterminato. Tra gli stabili con grande corte centrale, la cura del verde è ottima nei casi in cui la corte ha una gestione collettiva condominiale, con sistemi di chiusura verso l’esterno. Il verde è invece poco curato e provoca una percezione di insicurezza nelle corti che mantengono gli ingressi aperti in quanto sono, come era previsto dal progetto originario, di uso comune.


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The analysis of disused buildings and areas Antonia Araldi 1. The research The questionnaires reveal that “the not lighted areas”, “the desert areas”, “the neighbourhood with few inhabitants” are considered from every age one of the major cause of insecurity and fear; urban space around abandoned buildings and areas, without proper illumination and passage of people, generate a sense of insecurity. Therefore, the group of research consider usefull to work on a census of these places, working on the production of a scientific map of abandoned sites, divided in different categories and neighborhood of the town of Mantova. The research concerns the complete District of Mantova and produces a map, integrated with tables of descriptions and qualitative informations, and photos for every unity in the map. We have composed some maps, one with the entire reconstruction of the city, and a specific one for every area, linked with 22 tavolas with the most significant photos and tables of descriptions and specific informations (cf. fig. 1 p. 202). The research has involved, in the first fase, the students of “Fare Paesaggio”, course of Professor Maria Cristina Treu at the Politecnico di Milano, section of Mantova, year 2013-2014. The results are elaborated and verified for every neighbourhood; for every unit on the map there are scientific tables with specific informations, specifing in progressive order: category, typology, address, surface, property, state of decadence, last use before abandon. Then there is a photograph to every spatial unit. 2. The legend (cf. fig. 2 p. 204) The spatial units are categorised in a

legend, which distinguish two typologies: the buildings which are totally or partially in a state of disuse, as ground floors or part of the building. The first is represented with a full colour, the second with a coloured outline. The colours symbolize the different categories: Factory (F), Commercials/ Tertiary (N), Residential (R), Farmstead (C), Military Site (M), Railway Property (FS), Historical remnant (S), Public Service (SP), Building Site (CN), Abandoned green path (V), Bad treated open area(VP), Field (CA). 3. Results The number of spatial units found in the entries is 689, equal an area of 3.463.415 squared meters, 1.076.827 of them are built and 2.386.588 are external open-air areas (cf. fig. 3 p. 206). The category with the highest number in census are commercial and tertiary activities, especially closed offices and shops at the ground-floor; la major surface is represented by industrial buildings and abandoned factories, for an area of 853.828 squared meters (cf. fig. 4, 5 p. 206). The neighborhood with the most abandoned Factories is Valdaro, with 12 units, and then Gambarara Colle Aperto and Fiera Catena, the area inside the historical centre that was the first industrialisation site around the harbour. The suspended building sites are a relevant problem, as they provoke threats both for the citizens as for the abusive inhabitants in unsecure structures: they are 37 in the whole District; the most afflicted neighborhoods are Gambarara/ Colle Aperto, Lunetta, Belfiore, Dosso del Corso and Valdaro. The phenomenon of closed shops, commercial areas, and offices strikes mostly the city center, where in july 2014 the number of these kind of units is 143, to rent or to sell, but also the


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first suburbs as Valletta Paiolo and Valletta Valsecchi. The census of the military sites is very relevant and reveals three major areas with a great potential in the city: “S.Niccolò district, facing the lake, with a complex of 5 hangars on an external area of 26.799 mq. 4. Specific case: 4.1Building Sites The suspended building sites are dark and not controlled, they generate a feeling of abandon and impotence in the citizens; they can also become meeting for delinquency entourages and be a physical barrier in the perception of the city. Some of them are Building Sites that have never started and are stuck with their orange fencing, others were interrupted during the work in progress, with their structures left at the risk of damage. The most impressive cases in Mantova are: 1) Virgiliana Lottizzazione Corte Tenca, residences “Ai Pioppi”, a complex of two floors volumes, and two three-floored apartment buildings, almost finished and then left unsold. The rest of the urbanization, including services, streets, waterlines, are totally abandoned and infested by plants. Total Area: 23.644 mq Covered Area: 2.628 mq 2) Valletta Paiolo Piazzale Mondadori was supposed to host a residential and commercial project, with an hotel for big groups; the area was the former bus station. Since a few years the work is still, cause a breakdown of the society and a lawsuite; the underground parking and a first building are the only built ones. Total Area: 9.105 mq 3) Valdaro Lottizzazione Olmo Lungo: a new urbanization of a dozen of warehouses not

far from the industrial harbour, but just a few have been sold and the others rest abandoned and unfinished, as the street that links them to the main one. Total Area 102.313 mq 4) Lunetta Cantiere Cemi: project of social housing, closed while waiting for the work to start. Works have never really started and the area remains in a state of abandon, as damaging as a a group of citizens have personally cleaned the area. Total Area: 9.509 mq 4.2 City Centre (cf. map of the City Centre, p. 210) The most populated area of the city, but also the one where there is the most significant number of closed shops. The total number of units in the census is of 252, 143 shut showcase (commercial and tertiary), 88 residences, 10 historical buildings, for a total surface of 90.582 mq. The historical buildings in abandon include great factories and old convent Santa Lucia, then Istiuto Luigi ed Eleonora Gonzaga (1535-1968), the Palazzo dei Cordari, the former military base of largo XXIV Maggio, a private Palace of the XXVI century Palazzo Cavriani, the fascist House of Youth, after used as a school and then left closed after his movement in a newer building. 4.3 The neighbourhood Fiera Catena and Valletta Valsecchi (cf. fig. 8, 9 p. 212) Fiera Catena is the area inside the historical centre, included between the lake and a fast traffic axe; this was a very rich area from the Renaissance, living around the harbour, with the major market, and different convents: afterwards here were growing the Factories of the first industrialization of the XVIII. It became, further on, more marginal and now it is an area with great potential, very


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close to the centre, facing the lake and still conserving several unused and interesting buildings, as the former ceramic Factory, the military site of S.Niccolò of 26.799 mq facing the lake, used in the second world war as a transfer camp. Valletta Valsecchi is the neighborhood nearby, a green suburb built after the war to solve the need of housing. This was a lively area for families and shop keepers, that has gone progressively emptier. One of the main commercial square, with fifty shops under a rectangular portico, is impressively expressing the gravity of the phenomenon of degeneration of suburbs. Struck by the concurrence of big supermarket out of the city, and by decreasing number of inhabitants, one after the other the shops have closed and now the square remains as a ghost of his past, with 50 shut showcase. 4.4 Gambarara - Colle Aperto (cf. map of Gambarara and Colle Aperto, p. 214) The two neighborhoods are distributed along two busy streets and are closed on the north side by the canal, with cycle walking path unfortunately rarely used and badly maintained, caused to the habit of throwing here all kind of rubbish. There are some factories and hangars, lots of them are not used anymore and others are also polluting the air, with their eternith roof still to be removed. The most impressive abandon site, in size and visibility, is a never ended 4 floors building frame, so evident on the roundabout with his unfinished concrete skeleton, that the citizens have given him the name of “Magone”, that in Italian means “the blue building”. There is an other very interesting industrial site, a former Industry, then reused as the Market of Vegetables and Fruit, with an interesting structure of industrial archaeology: huge

concrete arches, composing two hangars with enormous empty spaces and an external area for a surface of 21.071 squared meters. 4.5 Lunetta (cf. map of Lunetta, p. 216) Lunetta is a satellite neighbourhood started in the Seventies to overcome the need of housing nearby the new industries built along the lake. It is a mixture of little villas with gardens, and social housing of great dimension, with big concrete building on the fashion of Le Corbusier “machine à Habiter”. It ended to have the mojor density of social housing producing a kind of degraded neighborhood. The commercial spaces conceived under porticos on the first floor of the biggest volume are almost all empty. A greater problem comes out of the pact of neighbourhood signed with the administration, forecasting the construction of some public spaces and new social housing. This plan have never come to an end, and lots of areas remain then as building site, representing barriers in the perception of the urban space, living voids becoming dump for nobody’s rubbish. Several of the unfinished housing have become a refuge to homeless people. Pretty impressive is also the state of those experimental buildings of the seventies, fabricate with the concept of squared housing around a common public courtyard: the model has worked were the courtyards have been closed to the public and keep being maintained by the inhabitants themselves, but those who remaine open to everybody as public common spaces, have become abandoned and unsecure closed gardens, where drogue delears and prostitutes work pretty well. One of those building is also totally unused as it would need works on it, and remain in a very bad state.


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Fig. 12. Mostra “Censimento dell’abbandono�, inaugurata il 16 aprile 2015 a Santa Maria della Vittoria. Foto di Silvia Marmiroli.


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Contributi



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Contributi

Le storie personali dell’abbandono The history of disused buildings di I. Comin, S. Di Natale, M. Mazzali

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INNES: legami di sicurezza INNES: Security Bonds di G. Sandri, A. Puccia, M. Bardi, L. Caracciolo, E. Corbari, M.L. Gagliardi, A. Morselli, F. Savazzi, I. Squinzani, M. Tosi per Istitudo di criminologia di Mantova FDE

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Fig. 1. Cittadella, Via Verona - Abbandonati e poi incompiuti (2013)


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Le storie personali dell’abbandono Re-Mend. Progetti di rigenerazione urbana e architettonica Isabella Comin, Savina Di Natale, Martina Mazzali

La passione per le raccolte di fotografie che colgono architetture e luoghi in letargo, ha avuto negli ultimi anni una straordinaria diffusione. Non sembra trattarsi di un vero interesse per le potenzialità future dei luoghi ritratti ma piuttosto di un atto di esplorazione urbana. La “urban exploration”, codificata con regole di comportamento e sicurezza nel 1996 da Jeff Chapman, eclettico personaggio che si avventurava fin nelle basi militari abbandonate, esiste da tempo. La differenza rispetto al passato sembra essere il reperto che si porta a casa, il portfolio fotografico, la ricerca del quale rischia di superare in emozione l’esplorazione del luogo. A questo stadio involutivo non sono ancora arrivati i gruppi di ragazzini che tuttora esplorano le grandi aree abbandonate giocandoci per interi pomeriggi infiltrandosi dalle recinzioni sempre un po’ malmesse come gli edifici che racchiudono. Per loro non sarebbe la stessa cosa inventarsi storie in un giardino prefabbricato in sicurezza ma questo è un altro problema ed è dovuto in parte alla normativa forse troppo rigida e all’assenza di impegno nel progetto degli spazi ludici aperti. Del resto anche l’attrazione per la rovina è un’infinita

storia d’amore tra l’uomo ed i luoghi abitati. Lo scorso anno la Tate Britain ha allestito la mostra “Ruin Lust” mettendo in scena il rapporto tra artisti e lettura della rovina. Lo sfrenato movimento settecentesco alla ricerca dei luoghi del pittoresco e dell’emozione alla vista della rovina – classica in Italia e goticheggiante nel Regno Unito, vera o appositamente collocata nelle grandi tenute nobiliari non si è di certo esaurita nell’epoca dei Gran Tour. Negli anni Settanta del Novecento il sentimento di appartenenza misto a curiosità risuona nel progetto “Uninhabited London” di Jon Savage che ritrae in 35 scatti luoghi ed edifici abbandonati della Londra dei Clash. In questo caso è implicito che la decadenza abbia in sé le potenzialità per diventare nuovo terreno di gioco. L’incantesimo è ancora vivo in Sealander progetto del 2006 delle gemelle Jane e Louise Wilson che immortalano i bunker della seconda guerra mondiale spiaggiati come megattere solitarie sulle coste della Normandia. A livello di habitat esiste una dimensione più intima e viscerale di vivere il tema dell’abbandono. E’ quella che ci lega ad un luogo per vicissitudini personali o percorsi ripetuti: teatro della vita degli


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Fig. 2, fig. 3. Prati del Te, Via Marcello Donati - Abbandoni ed incompiuti (2014)


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abitanti è riconducibile alle identità locali e vero motore di partenza di un riuso intelligente e consapevole. Avere come obiettivo il recupero delle aree e degli edifici dismessi implica come primo passo la conoscenza dei processi che hanno portato un luogo a sostare nel limbo del mancato uso. E’ un approccio che chiede di imparare dalla storia e di valutarne il valore per non rischiare di rinunciare alla salvaguardia di un bene che si affaccia sullo spazio pubblico con fare timido ma che custodisce preziosi racconti anche nella semplice matericità. Si tratta in sintesi di allontanarsi dalla fantasia romantica implicita nella vista di una rovina per conoscere a fondo l’oggetto del nostro sentimento. Tale passo è necessario se il fine è di rigenerare il luogo anche senza il mezzo della seduzione indotta dal fascino della decadenza. Del resto una volta compiuto l’atto di recupero tale senso di nostalgia svanirebbe comunque, in quanto legato proprio ai fasti perduti ed alla vittoria della natura e del tempo sulle azioni umane. Non volendo dare ragione a Ruskin sulla perdita di valore causata dal restauro, l’approfondita conoscenza dei luoghi resta la chiave di volta per

mantenere tracce e significato. Come architetti il nostro dovere si spinge più in là, inoltrandosi nel campo di estremo interesse progettuale della comprensione della vocazione del costruito per essere in grado di proporre un riuso su misura come l’abito confezionato da un sarto. Gli spazi e gli edifici che hanno subito un abbandono lo devono alla storia personale ed alle circostanze un po’ come accade agli esseri umani. Ci sono abbandoni dolorosi ed inattesi altri, previsti, che si sono trascinati nel tempo. Storie che hanno segnato la vita delle persone ed altre che hanno coinvolto gli abitanti della comunità. In comune, alcune prassi che hanno condotto alla disfatta e all’insensibilità verso i mille segnali che la relazione, in questo caso tra costruttori e consumatori, fosse già in crisi profonda. E come nella vita relazionale gli errori si ripetono con qualche variante. I problemi da affrontare con un po’di impegno possono diventare opportunità per il futuro delle comunità. Ciò dovrebbe escludere a priori che si parli di opportunità speculative. Lo spostamento verso il tema del riuso, che trasmette un valore sicuramente positivo, nasconde rischi


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Fig. 4, fig. 5. Area Ceramica, Via Cecil Grayson - Convivenza tra abbandoni e incompiuti (2014)


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di perdita del patrimonio culturale. Non è certo la prima volta che l’attenzione di investitori e costruttori vira verso il tema del restauro ma il pericolo attuale è che in un contesto di piena crisi si tenda ad accettare interventi anche di bassa qualità pur di non vedere nuovo consumo di territorio. In realtà, vista la qualità di progettisti e imprese e l’ampia discussione sul tema, si potrebbe intervenire rinunciando solo ad un po’ di avidità in termini di metri quadri vendibili e di economia sulle spese e sforzandosi di progettare vedendo i vincoli come sfide ad inventare nuove soluzioni anziché come minacce verso sterili libertà. Gli accordi sulle politiche urbane che hanno riunito intorno ai tavoli di discussione sul riuso Legambiente, Ance ma anche Consiglio Nazionale degli Architetti possono essere qualcosa di più di uno spot pubblicitario sulle buone intenzioni se tali propositi vengono trasformati in buone pratiche. Infine dobbiamo avere il coraggio di affrontare una questione che non è di poco conto in quanto interessa molti degli interventi che hanno consumato suolo e deteriorato il paesaggio negli ultimi quindici anni: il problema delle demolizioni. Dagli

anni Ottanta in avanti non abbiamo avuto problemi a costruire scheletri di cemento in sostituzione di vecchie cascine o fabbriche dismesse dando talvolta all’intervento la definizione di restauro. Non abbiamo avuto alcuna remora nemmeno a denominare le nuove lottizzazioni con il toponimo del luogo distrutto o con il nome della specie dell’esemplare storico della pianta abbattuta per fare posto alle villette. Il nord del paese è probabilmente saturo di lottizzazioni Olmo mentre di olmi non se ne contano più, tanto di questo si dà la colpa alla mafiosi. Tra i fabbricati storici dismessi, per i quali si può ipotizzare un nuovo uso in base alle vocazioni, e le decine di villette a schiera pressoché terminate che prima o poi entreranno in uso, ci sono costruzioni ferme allo scheletro in cemento o al massimo chiuse da pannelli prefabbricati per le quali sarebbe il caso di avere il coraggio di proferire la parola demolizione. Il suolo ed il paesaggio impiegheranno anni a tornare come prima ma anche questo ci servirà come promemoria. L’attività di mappatura della conoscenza del gruppo Re-Mend nasce dalla passione per l’architettura, per la foto-


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Fig. 6. Borgochiesanuova, Strada Circonvallazione Sud, Fig. 7. Virgiliana, Strada Madonnina - AttivitĂ chiuse ieri ed oggi (2013)


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grafia e per le storie che ogni edificio o spazio contiene e trasmette che portano a scoprire quei luoghi resi invisibili dalla frettolosa quotidianità e rinchiusi in un cassetto della memoria nascosto nel profondo. Divenuti ormai quinta teatrale anonima e abitudinaria, immagine di degrado sottovalutato che spesso incute timore o diffidenza, questi luoghi rimangono isole disperse nella città che inesorabilmente ne smarrisce il ricordo e il valore. L’esperienza di Re-Mend però testimonia come un portone sempre sbarrato inaspettatamente spalancato, delle semplici cartoline in bianco e nero e un salotto in cui dedicarsi un attimo alla riflessione e all’ascolto siano in grado di ribaltare la prospettiva e scoperchiare le potenzialità insite in questi spazi in attesa attivando dinamiche di socialità in grado di modificare e migliorare la percezione emotiva degli stessi. Nel maggio 2013 il numeroso materiale fotografico, esito di varie ed avventurose esplorazioni urbane sia nel centro storico che nella periferia della città di Mantova, viene raccolto ed esposto in un allestimento temporaneo all’interno di un “vuoto urbano”. Finalmente i mantovani possono rivedere e scoprire

la chiesa di San Cristoforo, spazio storico sconsacrato, usato anche come magazzino militare e mobilificio, in cui la mappa della città dialoga con gli scatti numerati di volumi inutilizzati divenuti spesso invisibili agli occhi dei cittadini. In questo luogo dal grande potere evocativo, le immagini riescono a fermare l’osservatore e accompagnarlo in un percorso di riconoscimento, ricordo e di ritrovata identità. Questo approccio determina un nuovo atteggiamento di curiosità che dall’edificio contenitore si allarga agli spazi contenuti nelle fotografie, accompagnato da un desiderio di approfondimento e di condivisione delle caratteristiche, delle storie e delle potenzialità dei beni. L’esperienza di quell’allestimento ha testimoniato il potere evocativo del mezzo fotografico e la voglia dei cittadini di poter liberamente esprimere e condividere le proprie memorie e i propri desideri sulla città che li circonda. Spinti dalla curiosità di vedere stranamente aperto il portone sempre sbarrato della ex chiesa molte persone sono entrate già durante la pulizia dello spazio, prima della realizzazione dell’allestimento, per conoscere o per rivedere quel luogo precluso e sono rimaste a raccontare i loro ricor-


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Fig. 8. Prati del Te, Via Marcello Donati, Fig. 9. Borgonovo, Strada Circonvallazione Sud - Senza famiglia (2013)


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di d’infanzia, la disposizione interna all’epoca del mobilificio e il loro punto di vista sul possibile uso dell’edificio. Altre invece, dopo un frettoloso assaggio dell’esposizione sono ritornati a soffermarsi su alcune tipologie di edifici, hanno chiesto informazioni dando luogo spesso a piccoli gruppi di dialogo spontanei occasione di condivisione e confronto sulle possibili potenzialità di riconversione utile e sostenibile degli spazi. Dopo i quattro giorni dell’evento l’allestimento è stato smontato e la ex chiesa di San Cristoforo è tornata a celarsi agli sguardi dei mantovani. Chi oggi passando lungo la via alza un attimo lo sguardo a vedere la sua facciata esterna può notare che, dall’autunno scorso, la mancata manutenzione e le numerose piogge hanno fatto crollare un pezzo della decorazione del portale, rimasto a terra in frantumi tra le transenne di pericolo per alcune settimane, poi asportato insieme a tutta la rimanente decorazione che ancora resisteva sulla facciata e di cui ora rimane uno scuro contorno. Dopo quella esperienza, nel 2014, nasce il progetto City-Mend Mantova. L’intento del progetto, che approfondisce e affina l’ individuazione dei sin-

goli esempi per fornire un quadro conoscitivo degli spazi dimenticati, è di mostrare l’assenza di vita, le necessità inascoltate e soprattutto le potenzialità di ogni caso individuato per cui occorre una riflessione ad hoc che contempli la “genesi” dell’abbandono, il nuovo significato e la possibilità di un uso futuro o quantomeno inizialmente temporaneo. City-Mend Mantova si presenta alla città nel quartiere di Valletta Valsecchi in occasione della riattivazione temporanea dei numerosi negozi vuoti che caratterizzano i piani terra di due edifici fulcro attraverso l’evento “Riviviamo la piazza”. Dopo aver ripulito e riaperto un ex ufficio localizzato in un’estremità dell’edificio in linea, è stato allestito un salotto con mobili usati per un viaggio emotivo tra gli scatti più significativi e potenzialmente evocativi delle “amnesie urbane” raccolte durante i sopralluoghi finalizzati a costruire il quadro della conoscenza degli spazi da riutilizzare. In un interno anonimo con fili elettrici strappati, tra tele e scrivanie, sedie e orologi fermi molti residenti del quartiere o cittadini mantovani e non solo, si sono soffermati sui dettagli inquadrati per riconoscere i luoghi, spesso


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Fig. 10. Centro storico, Via Trento, Fig. 11. Via Fratelli Bandiera - Nobili abbandoni (2013)


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hanno chiesto informazioni sullo scopo dell’allestimento ma soprattutto hanno collaborato all’individuazione di ulteriori spazi da inserire nella mappatura localizzandoli sulla planimetria messa a disposizione . Mentre sulla piazza antistante si susseguivano balli, mercato del broccante, allestimenti e laboratori negli altri negozi temporaneamente occupati, nel salotto con gli orologi fermi di Re-Mend si ricreava l’occasione per fermarsi a dialogare ed esprimere di fronte ad una fotografia le proprie emozioni ed esperienze di fruizione reale dei luoghi rilevati . E anche qui, in un ex ufficio come in una ex chiesa, tra disillusione e speranza emergono i sentimenti di identità, di appartenenza a questi luoghi e soprattutto il desiderio di migliorare il destino e di curare queste “metastasi urbane” attraverso azioni concrete in grado, mediante l’intervento fisico, di ricucire lo strappo fisico e di socialità di cui spesso sono testimoni. Oggi pianificare ha assunto come paradigma quello di “costruire sul costruito” valorizzando i siti dismessi e i quartieri obsoleti. Il tema della riqualificazione in tutte le sue accezioni è ormai saldamente presente: reintervenire sulla parte qualitativamente più scadente del

patrimonio esistente innalzandone le performance tecnologiche, urbanistiche ed ambientali. Dai dati dell’ultimo report disponibile dell’Agenzia del Territorio sullo stock immobiliare in Italia (“Gli immobili in Italia”, 2012) le unità immobiliari censite al catasto nelle categorie A, B, C, D ed E sono 60,2 milioni; di questi il 56% è rappresentato dal residenziale e, di quest’ultima quota, circa il 23% (cioè 7 milioni di abitazioni) risulta vuoto, inutilizzato. La città contemporanea si è dimostrata grande divoratrice di spazi: sia a causa del fenomeno dello sprawl urbano, sia a causa delle mega-strutture per l’intrattenimento di massa. Secondo una ricerca Censis e Ance, il nostro Paese con 10 milioni di abitazioni realizzate tra il 1946 ed il 1971 è in cima alla classifica europea per quota del patrimonio realizzato negli anni ’50 e ’60. Solo il 17% è collocabile dopo il 1991. Poiché fino alla metà degli anni ’70 in Italia non esisteva alcuna norma relativa al risparmio energetico, è facilmente intuibile come questo patrimonio rappresenti un enorme potenziale di risparmio economico e di sostenibilità ambientale alla luce delle nuove normative che recepiscono le Direttive Europee a riguar-


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Fig. 12. Ponte Rosso, Via Benedetto Croce, Fig. 13. Colle Aperto, Strada Gambarara - Ripetizione delle dinamiche (2013)


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do (la 31/2010 sugli edifici ad energia quasi zero e la 27/2012 sull’efficienza energetica). Il settore dell’edilizia presenta, insieme ai trasporti, il potenziale più alto di risparmio e da esso può venire un significativo contributo per raggiungere gli obiettivi del Protocollo di Kyoto: un’abitazione con trenta anni di età consuma in media 180 kWh/mq/ anno. Secondo l’Enea attraverso l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio italiano si potrebbero ridurre le emissioni di CO2 addirittura del 45%. Sono coinvolte quantità di costruito rilevanti: gli ambiti urbani suscettibili di riqualificazione hanno estensioni tali da non poter essere metabolizzabili nell’arco di una sola generazione, richiedono tempi lunghi, la definizione di priorità e la presenza di strategie che riguardino l’organismo urbano nel suo complesso. Dal punto di vista dello sviluppo insediativo l’opzione di fondo non può che essere guardare al patrimonio esistente come una grande risorsa che richiede un recupero di qualità e di funzionalità con particolare attenzione al risparmio energetico e al contenimento del consumo di suolo. Un esempio importante che richiama l’obiettivo di “costruire sul costruito”

è quello della Urban Task Force di Richard Rogers nel Regno Unito (la Commissione chiamata ad affrontare il declino dei quartieri e il problema dello sprawl) che promuove il riuso dei brownfields cioè delle aree già urbanizzate, anziché edificare su spazi liberi (greenfields). Si legge nella mission: “Per identificare le cause del declino urbano, per suggerire soluzioni che riportino le persone nelle nostre città e per impostare una visione per una rigenerazione urbana basata sui principi di eccellenza del progetto, del benessere sociale e della responsabilità ambientale, all’interno di una attuabile struttura economica e legislativa“. Nota: Le immagini riportate nel testo sono di Isabella Comin.


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The history of disused buildings. Re-Mend. Urban and architectural regeneration projects Architects: Savina Di Natale, Martina Mazzali, Isabella Comin The passion for collections of photographs that capture the architecture and places lethargic, had in recent years a wide circulation. It does not seem to be a genuine interest in the future potential of the places portrayed but rather an act of urban exploration. The “urban exploration”, encoded with rules of conduct and safety in 1996 by Jeff Chapman, eclectic character who ventured even in abandoned military bases, has always existed. The difference from the past seems to be the finding that you take home, the photographic portfolio, research which is likely to exceed emotion in the exploration of the place. At this stage of involution they not yet arrived groups of kids who still explore large areas abandoned by playing for whole afternoons from infiltrating fences always a bit ‘shabby as the buildings that enclose. For them it would not be the same thing to invent stories in a garden prefabricated safety but this is another problem and it is due in part to legislation may be too rigid and lack of commitment to the project of open play areas. Moreover, even the attraction for the fall is an endless story of love between man and the inhabited places. Last year, the Tate Britain has organized the exhibition “Ruin Lust” by staging the relationship between artists and reading of ruin. The unbridled movement century in search of places of scenic and emotion at the sight of the ruins - classic Italian and gothic in the UK, real or appropriately placed in the large noble estates - it is certainly not exhausted in the era of the Grand Tour. In

the seventies of the twentieth century the feeling of belonging mixed with curiosity resonates in the “Uninhabited London” by Jon Savage depicting places in 35 shots and abandoned buildings of London Clash. In this case it is implied that the decline in itself has the potential to become the new pitch. The spell is still alive in Sealander 2006 project of the twins Jane and Louise Wilson immortalising the bunker of World War II as a beached humpback lonely on the coast of Normandy. In terms of habitat, there is a more intimate and visceral experience the theme of abandonment. And ‘that which binds us to a place for personal vicissitudes or repeated paths: theater of life of the inhabitants is due to local identities and real engine starting a reuse intelligent and aware. Aimed at the recovery of the areas and abandoned buildings as a first step entails, the knowledge of the processes that led to a place to stand in the limbo of non-use. It’s an approach that asks to learn from history and to assess the value or risk giving up the protection of property overlooking the public space with shy but do that preserves precious tales even in the simple materiality. It briefly to move away from romantic fantasy implicit in the view of a ruin to get to know the object of our feelings. This step is necessary if the aim is to regenerate the place even without the means of seduction induced by the charm of decay. Moreover once performed the act of recovering that sense of nostalgia vanish anyway, as it relates to their lost glories and the victory of the nature of time and human actions. Not wanting to agree with Ruskin impairment caused by the restoration, the in-depth knowledge of the area is the key to maintaining tracks and meaning. As architects our duty goes beyond, entering


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a field extremely interesting project of understanding of the vocation of the built to be able to propose a reuse customized as the dress wrapped by a tailor. Spaces and buildings that have suffered neglect the need to personal history and circumstances a bit ‘as it happens to humans. There are dropouts painful and unexpected other, provided, that they are dragged over time. Stories that have marked the lives of people and others involving community residents. In some common practices that led to the defeat and the insensitivity towards the thousands of signals that the report, in this case between manufacturers and consumers, was already in deep crisis. And as in life relational errors are repeated with some variations. The problems to be tackled with a little ‘commitment can become opportunities for the future of the community. This should be excluded at first that there is talk of speculative opportunities. The shift to the topic of reuse, which transmits a value definitely positive, hides risks of loss of cultural heritage. This is not the first time the attention of investors and builders turns into the theme of the restoration but the present danger is that in a context of a crisis we tend to accept interventions also of low quality in order not to see the new use of the land. In fact, given the quality of designers and companies and the wider discussion on the topic, you could act giving up just one little ‘greed in terms of square meters sold and saving on costs and striving to design seeing constraints as challenges to invent new solutions rather than as threats to freedom sterile. The agreements on urban policies that have gathered around the tables of discussion on the reuse Legambiente, Ance but also the National Council of Architects can be something more than a commercial on good

intentions if such intentions turn into good practices. Finally, we must have the courage to address an issue that is not trivial since it affects many of the interventions that have consumed ground deteriorated and the landscape in the last fifteen years: the problem of demolition. Since the eighties onwards we had no problems building concrete skeletons replacing old farmhouses or abandoned factories sometimes giving the definition of restoration intervention. We did not have any hesitation even to name the new subdivisions with the name of the place or destroyed with the species name of the specimen historical plant demolished to make way for houses. The north of the country is probably saturated with subdivisions Olmo while elms not there are more giving of this is blamed on the elm disease. Among the historic buildings abandoned, for which it can be assumed a new use according to vocations, and dozens of townhouses almost finished that sooner or later will come into use, there are still the skeleton concrete buildings or at least closed by prefabricated panels for which it would be to have the courage to utter the word demolition. The soil and the landscape will take years to get back as before but this will serve as a reminder. Isabella Comin Re-Mend’s knowledge mapping activity born from passion for architecture, photography and the stories that every building or space contains and transmits that lead to discovering those places made invisible by the hasty everyday and locked up in a drawer storage hidden deep. Which have become theatrical backdrop anonymous and routine, image of degradation that often underestimated


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inspires awe or mistrust, these places are islands scattered in the city that will surely lose their memory and their value. ReMend’s experience however testifies as an always barred door unexpectedly opened, simple postcards in black and white and a lounge where dedicate a moment to reflect and listen, are be able to reverse the perspective and uncover the potential of these waiting-spaces, activating social dynamics that can change or improve the emotional perception of the same. In May 2013, the numerous photographic material outcome of various urban and adventurous explorations both in the old town on the outskirts of the city of Mantova is collected and displayed in a temporary exhibition within an “urban void”. Finally Mantuans can review and discover the church of St. Christopher, historical space desecrated, used as a military warehouse and furniture store, where the map of the city communicates with the shots numbered unused volumes often become invisible in the eyes of citizens. In this place with great aesthetic appeal, the images fail to stop the observer and accompany him on a path of recognition, memory and newfound identity. This approach results in a new attitude of curiosity that extends from the building to the spaces contained in the photographs, accompanied by a desire to study and sharing features, stories and potential of the property. That experience testified the evocative power of the photographic medium and the desire of citizens to freely express and share their memories and desires of the city around them. Driven by curiosity to see strangely open the church door always barred many people entered already when cleaning the space, before the implementation of the exhibition,

to learn or revise the place prevented and remained to tell their childhood memories, the interior layout of the furniture factory at the time and their views on the possible use of the building. Other hand, after a hurried glimpse of exposure, returned to linger on certain types of buildings, they demanded information creating often small spontaneous groups of dialogue, opportunity for sharing and comparing the possible potential useful and sustainable conversion of spaces. After the four days of the event the exhibition was dismantled and the former church of St. Christopher is back to hide from view of Mantua. Who now passing along the way up for a moment look to see its external facade can be seen that, since last fall, the lack of maintenance and the many rains have brought down a piece of decoration portal, staying on the ground shattered between hurdles danger for a few weeks, then removed along with all the rest of decoration that still resisted on the facade and which now remains a dark outline. After that experience, in 2014, born the project City-Mend Mantova. The intent of the project, which deepens and refines the ‘identification of individual examples to provide a framework of knowledge of forgotten spaces, is to show the absence of life, the need unheard and especially the potential of each case identified so we need to reflect specifically covering the “genesis” of abandonment, the new meaning and the possibility of future use, or at least initially temporary. City-Mend Mantua revelas to the city in the suburb of Valletta Valsecchi at the temporary reactivation of numerous empty shops that characterize the ground floors of two buildings fulcrum through the event “ We relive the square.” Having cleaned up and reopened a former office located in one end of the building in line,


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was set up a living room with furniture used for an emotional journey among the most significant shots and potentially evocative of “urban amnesia” collected during the inspections aimed at build the framework of knowledge of the space to be reused. In an anonymously internal with electrical wires torn, between paintings and desks, chairs and stopped clocks many neighborhood residents or citizens of Mantua and others, they have focused on the details framed to recognize the places, often called for information on the purpose of the projects and collaborated to identifying further areas to be included in the mapping, locating themselves on the plan made available. While the square in front kept coming dances, temporary vintage market, events and laboratories in other stores temporarily occupied, in the living room with the ReMend’s stopped clocks it was recreated the opportunity to stop and talk and express in front of a photograph of your emotions and viewing experiences real places detected. And even here, in a former office as in a former church, between disillusionment and hope, emerge the feelings of identity, of belonging to these places and especially the desire to improve the lot and treat these “urban metastases” through concrete actions, through the physical intervention, to mend the breach of social and metaphysical which often are witnesses. Martina Mazzali Actually planning embraces the paradigm of “overbuilding the builded” improving the abandoned sites and obsolete neighborhoods. Requalification’s theme in every forms is now firmly current: to act on the existing estate’s cheap qualities, to increase technological, urban and environmental performances.

By latest administration Office of Territories’ report on the housing stock in Italy [“The properties in Italy”, 2012] censused realties on the cadaster in the categories A, B, C, D and E amount to 60.2 millions; 56% of theme is represented by residential and of this share, about 23% (i.e. 7 millions of dwellings) is empty, unused. Contemporary city has proven great devourer of spaces: it is due to the phenomenon of urban sprawl, both because of the megastructures for mass entertainment. According to Censis and Ance’s researches, our Country with its 10 millions of dwellings built between 1946 and 1971, is on the top of european position for the estate realized in the 50s and 60s. Only 17% can be dated after 1991. Since until the mid-70s in Italy there was no rules relating to energy saving, it’s easy to understand how this heritage represents an enormous potential for cost savings and environmental sustainability, according to new regulations which concretize European Directives on this matter (the 31/2010 one on nearly zero energy buildings and the 27/2012 one on energy efficiency). The construction sector has, together with transport one, the highest potential for energy savings and it can generate a significant contribution to achieve Kyoto Protocol’s objectives: a thirty years old dwelling consumes about 180 kWh / sqm / year. According to ENEA (National Office for new technologies, energy and sustainable economic development) through italian housing stock’s energy efficiency could be reducing CO2 emissions even by 45%. Relevant amount of built are involved: urban areas susceptible of requalification have extensions that can not be metabolized in the space of a single generation, will take long periods, the definition of priorities and


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the presence of strategies about all urban organism. From the point of view of the reinductions the basic option can only be looking at the existing heritage as a great resource that requires a recovery of quality and functionality, with particular attention to energy saving and to the reduction of land consumption. An important example that recalls the intention of “ overbuilding the builded “ is that of Richard Rogers’ Urban Task Force in the United Kingdom (the designate Commission to solve the neighborhoods’ decline and the sprawl matter) that promotes the reuse of brownfields that of already urbanized areas, rather than building on open spaces (greenfields). The mission reports: “To identify urban decline’s causes, to suggest solutions that will bring people in our cities and to set a vision for urban regeneration based on the design excellence, social welfare and environmental responsibility principles, inside a feasible economic and legislative structure. “ Savina Di Natale


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Fig. 14. Rocchetta di Sparafucile, Via Legnago - Senza difese, (2013)


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Fig. 1, fig. 2. Incontri tra i rappresentanti di diverse associazioni, i cittadini e l’istituto di criminologia di Mantova. Foto: FDE


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Innes: legami di sicurezza G. Sandri, A. Puccia, M. Bardi, L. Caracciolo, E. Corbari, M.L. Gagliardi, A. Morselli, F. Savazzi, I. Squinzani, M. Tosi1

(...) aut invisa Minervae laxos in foribus suspendit aranea casses2. Virgilio, Georgiche, Lib. IV, 246/247

Abstract All’interno del presente lavoro i ricercatori dell’Istituto FDE Istituto di Criminologia di Mantova propongono un’approfondita analisi socio-criminologica del tema dell’insicurezza dei cittadini e avanzano per la prima volta un nuovo paradigma interpretativo basandolo sulla sperimentazione del progetto europeo INNES | Intimate Neighborhood Strengthening. Gli stessi, a seguito di una attenta riflessione critica sulle motivazioni e sulle condizioni che determinano e hanno determinato le paure e le insicurezze della Società dell’ultimo ventennio (individuali e collettive), enunciano, attraverso la “Teoria della Ragnatela Sociale”, le basi per un nuovo modello interpretativo-applicativo basato sulla solidarietà e sul rafforzamento dei legami di vicinato quali forme efficaci per l’abbassamento dei livelli di percezione di insicurezza. 1. I miti della sicurezza Essere “sicuri”; vivere “sicuri”; sentirsi “sicuri”: queste sono le questioni che da

almeno vent’anni sembrano al centro di ogni preoccupazione individuale e collettiva. Riuscire ad attribuire al sostantivo “sicurezza” un significato univoco è difficile: per ragioni che qui non approfondiamo, l’accezione più immediata nella sensibilità pubblica è quella che attribuisce alla sicurezza individuale e collettiva una dimensione criminale. Essere, vivere e sentirsi “sicuri” rispetto al rischio di subire reati, di divenire “vittime”: come fare a ridurre la paura del crimine e l’insicurezza da crimine è il tema che di seguito si proverà ad affrontare. L’osservazione secondo cui la Società ha modificato i propri sistemi di relazione tra i suoi attori (individuali, di gruppo e universali) è un fatto: ciò che ha reso probabilmente più sensibile questo cambiamento è determinato dalla natura virtuale dei legami che oggi sembrano prevalere tra le persone. La mancanza di sicurezza e la paura del crimine si nutrono anch’esse di una dimensione virtuale: i reati esistono; esistono gli autori e le vittime; la rappresentazione che però di essi, i reati, molto spesso se ne offre, o ci si fornisce da sé, è inesatta perché stimata sul piano della percezione.


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La “percezione dell’insicurezza”, tema che da un ventennio a questa parte si dibatte in modo trasversale, è la testimonianza di questa dimensione virtuale, che rende concreto ciò che è invece astratto. Riuscire a stabilire o ristabilire una relazione di corrispondenza tra insicurezza e fatti che la spiegano è quindi la questione principale: come rendere le persone individualmente o collettivamente più sicure, sarà quindi la conseguenza di quell’analisi. L’idea di INNES (3), la sua filosofia, consistono nel cercare di attivare, o riattivare, meccanismi di azione sociale partecipata, di solidarietà, che alcune condizioni storiche e sociali contemporanee sembrerebbero aver bloccato. Se questa ripartenza è importante in molti campi della Società, occorre capire come renderla possibile rispetto a una parte piccolissima del vivere sociale: quella parte che è interessata dal crimine, reale o no. Riuscire a ridurre la percezione diffusa secondo cui l’essere tutti vittime potenziali significa divenirlo certamente, potrebbe essere un risultato incoraggiante. Rendere le persone, individualmente e collettivamente, attori della sicurezza

propria e altrui attraverso il sostegno solidale a chi è realmente “vittima”, significa realizzare la sicurezza e rendere i luoghi sicuri. Il Progetto INNES concentra la sua attenzione rispetto alle relazioni sociali (ritenute carenti) all’interno dei centri urbani, con riguardo ai processi di vittimizzazione criminale, che renderebbero attivi proprio tali processi di vittimizzazione. Il caso di Mantova e quello di Pegognaga in astratto sembrerebbero ben poca cosa rispetto ad altre realtà geografiche. In Italia, non in Europa o nel Mondo, ci sono centri urbani che, se non sono per definizione “metropoli”, lo sono nei fatti. In teoria Mantova, Comune di poco più di 47.000 abitanti (4), sembrerebbe possedere le caratteristiche di una cittadina ideale: piccola, in cui la relazione interpersonale è (sarebbe ancora) reale e possibile, e nella quale il problema della “spersonalizzazione dei rapporti”, tipici della massa, sembrerebbe esclusa. Pegognaga, Comune di poco più di 7.000 abitanti(5) a maggior ragione, ancor di più. Eppure c’è qualcosa di comune, un sottile filo scuro, che lega l’abitare ovunque: in case isolate, in frazioni, in borghi, in cittadine, in città


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e/o metropoli: la Paura. La Paura, questo sentimento indescrivibile. Ognuno di noi “sa” che cos’è la “paura”; ognuno di noi la racconta ma ognuno di noi ha paure diverse; non è possibile che la paura sia qualcosa di unico; dunque: di che cosa stiamo parlando? Di quale Paura? La Società contemporanea si è dovuta armare di un simbolo condiviso che facesse (che faccia) parlare tutti gli abitanti dei luoghi umani una sola lingua. La Lingua della Sicurezza. Per quello che interessa INNES, la “sicurezza criminale”. Paura La paura è un sentimento umano, è un’emozione suscettibile di gradazioni per cui ci si può sentire, ad esempio, atterriti o terrorizzati fino a trasformarsi in una condizione quasi permanente che avvolge l’individuo in maniera totale. Una condizione come questa, che non è necessariamente patologica se la si osserva dal punto di vista sociale e non clinico, la si definirà “insicurezza”. L’insicurezza può essere quindi uno stato nel quale un individuo indipendentemente dalla realtà dello stimolo o dalla sua intensità, produce comportamenti reattivi caratterizzati

dalla paura nelle sue forme articolate: atterrimento e terrore come poli estremi di un processo stimolo/risposta. Tali individui, quando vivono una condizione di insicurezza permanente, sono definiti patologici; l’insicurezza, cioè, è una malattia. Si sostiene anche che una società “insicura” non si trova in una condizione patologica (come lo è nel caso del singolo o del gruppo), perché una società che per intero ha sviluppato l’insicurezza come modalità di adattamento alle esperienze e alle relazioni è una società che si è dotata di una forma di organizzazione e razionalità alternative. E’ una società, cioè, funzionale a se stessa. La paura è uno strumento attraverso il quale la società si replica e si conserva. La paura e l’insicurezza sono forme di pedagogia attraverso cui l’organizzazione sociale decide di orientare i suoi destini e le sue scelte. Ognuno di noi misura la paura sulla base della propria esperienza diretta con i fatti; la paura, però, è anche il risultato di un processo culturale e sociale che esclude, per certi versi, la necessità di “fare” determinate esperienze. I fatti non sono puri e semplici accadimenti o inerti oggetti materiali: i fatti


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sono anche queste cose ma sono, soprattutto, ciò che l’individuo stabilisce tra gli uni (accadimenti e oggetti) e sé; si tratta, perciò, di relazioni psicologiche, culturali e sociali. La dimensione sociale della paura è forse la più importante –rispetto a quelle psicologiche e culturali perché se è vero che coinvolge il singolo individuo, è anche vero che le relazioni basate sulla paura di cui si parla si ritrovano nei gruppi e nella società intera. La paura, considerata come processo, è complessa perché richiama a se stessa un vasto insieme di significati; la paura tende a moltiplicarsi pur conservando, quasi intatte, le sue strutture originarie. La paura è, in un certo senso, un’esperienza contagiosa: agisce su un piano, o un livello, nel quale alcune regole di comprensione della realtà smettono di essere accettabili: la paura rifiuta un confronto con la sua spiegazione e genera interpretazioni sempre più irrazionali. Ogni epoca ha la propria cultura della paura. La paura, individuale e/o collettiva, seleziona gli oggetti (e quindi le relazioni) in grado di suscitare reazioni irrazionali. Un tentativo, peraltro riuscito, di descrivere una storia sociale della paura è stato esperito dalla studiosa Joanna Bourke (2007): nel suo lavoro sono state narrate

alcune paure che hanno coinvolto e unito l’Occidente a partire dalla seconda metà, circa, del XIX secolo. E’ ovvio che in quell’antologia di paure descritte dalla Bourke compaiono solo alcune di quelle che con fortune diverse hanno attraversato una parte della società in una determinata epoca: ciò che rileva è la funzione che la paura ha rivestito rispetto alla struttura sociale. Il XXI secolo è iniziato all’insegna della paura e dell’insicurezza come modalità di adattamento universale e globalizzato: insicurezza sociale legata a precisi fenomeni che hanno mutato le garanzie e le tutele sociali che buona parte della popolazione dava per acquisite; insicurezza economica legata a mutamenti apparentemente orientati a produrre l’impoverimento generale; insicurezza “criminale”, quella, cioè, in cui gli individui si sentono minacciati dal crimine e che, come conseguenza, ha prodotto precisi orientamenti in ordine alle politiche repressive. La paura del crimine e l’insicurezza che ne consegue non sono un fenomeno recente; sono però un fenomeno moderno, che ha coinciso, grosso modo, con l’invenzione degli Stati Nazionali e con la nascita di apparati statali vicini alla concezione contemporanea. In ogni epoca si sono verificati, e si verificano, fatti


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“criminali”: essi hanno determinato e determinano l’insorgere di precise paure. Oggi la paura e l’insicurezza legate alla criminalità hanno una soglia di attenzione scollegate alla gravità e al numero di fatti che, in astratto, dovrebbero giustificare gli allarmi cui siamo sottoposti. Sostenere che i reati non sono compiuti, o che ne sono compiuti sempre meno, è affermare una cosa che non ha alcuna possibilità di rassicurare nessuno e questo è il punto del problema. La criminalità complessiva, in Italia, negli ultimi 50 anni, è in calo: nonostante questo viviamo esistenze impaurite, come se fossimo assediati da ladri e assassini. Si può osservare che alcune tipologie di reato hanno un andamento irregolare: diminuiscono, crescono, si stabilizzano e poi riprendono il proprio moto altalenante. Descrivere la società italiana come una realtà nella quale il rischio di essere vittimizzati con probabilità sensibile è effettivamente certo, significa rappresentare una società che non è la nostra. L’insicurezza che attraversa il nostro paese, dalle metropoli, alle città, ai piccoli comuni, è vissuta nello stesso modo preoccupato: indipendentemente dai dati, quindi dai

fatti e dalle relazioni che gli individui e la società nel suo insieme hanno con tali evidenze. La nostra società non è assediata dal crimine: fortunatamente non lo è; eppure essa riesce a trovare la propria ragione di coesione soltanto rispetto alla paura: questo è il problema. Intendiamoci: non è un fenomeno nuovo; sulla paura si sono costruiti poteri molto rigidi, storicamente inverati; ma è un modo probabilmente sbagliato, infruttuoso e poco utile, per produrre relazioni e legami. Tentare la strada della conoscenza (intellettuale dei fatti e della realtà) e dell’incontro (sociale, tra le persone), è/sono un’alternativa praticabile. Questo non significa che si risolverà il problema del crimine e della paura; più semplicemente significa che vale la pena tentare, per capire se qualcosa cambia e cambierà. Senza paura no, con meno paura sì. Secondo gli studiosi dell’Istituto di Criminologia di Mantova, rafforzare i legami di vicinato significa individuare quelle azioni a carattere sociale che possano rispondere ai bisogni individuali e collettivi, soddisfacendoli in tutto o in parte, e che riescano ad esprimere contestualmente concreta solidarietà. Gli attori di questo processo


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sono i cittadini (singoli o nelle proprie aggregazioni) e le istituzioni; i destinatari sono i cittadini. La solidarietà è un sentimento (un atteggiamento psicologico) che riconoscendo i bisogni e le difficoltà di Altri-da-Sé stimola il sostegno e l’aiuto come se si trattasse di Sé. La Solidarietà, in astratto, è un riconoscimento di uguale appartenenza a una medesima condizione: la solidarietà innesca, nel soggetto che la vive, comportamenti attivi di compartecipazione e azioni concrete. I legami sociali, deboli o forti che siano, sono la nervatura necessaria per rendere possibile la convivenza. L’assenza di legami sociali trasforma la convivenza in una relazione fragile, nella quale gli individui e i gruppi sono scollegati tra loro, tenuti insieme da meccanismi di interesse e di potere contrastanti tra loro; l’atomizzazione degli individui e dei gruppi, che costituiscono solo formalmente una Società, si fonda sul dominio e non sulla distribuzione orizzontale della responsabilità. La Paura nella società contemporanea sembra essere diventata il collante universale. Per provare a contrastare la Paura è necessario investire e tentare di rafforzare qualcosa d’altro. Il concetto di “rafforzamento” presuppone l’esistenza di una struttura, di un fonda-

mento, che si dà come esistente; se tale struttura o fondamento è assente, allora occorre svilupparla. L’idea centrale è che nei legami sociali occorra individuare il loro fondamento solidale (quando c’è) oppure svilupparlo (quando manca) e quindi rafforzarlo in modo che diventi strutturale. Una società solidale è una società aperta: è una società nella quale, conosciute e accettate le differenze che caratterizzano tutto ciò che è plurale, riesce a individuare i legami fondamentali che rendono gli individui simili. Da questa somiglianza rispetto ai bisogni e alle necessità, al riconoscimento del diverso, è possibile partire per tentare di immaginare azioni concrete rafforzative. Il Progetto INNES ha inteso ragionare in termini di solidarietà rispetto alla sicurezza criminale nell’ambito ristretto delle relazioni di “Vicinato”. La “Solidarietà di Vicinato”, da questo punto di vista, è l’applicazione in scala ridotta del principio più generale di Solidarietà cui ci si è ispirati. Il termine “Solidarietà” è molto evocativo: sembra tuttavia aver assunto, per ragioni non troppo misteriose determinate dalla sua evoluzione, un contenuto piuttosto passivo. La solidarietà sembrerebbe consistere oggi in un sentimento e un corrispondente atteggiamento pratico, di con-


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divisione ideale quasi contemplativa. La solidarietà, al contrario, dovrebbe possedere un carattere dinamico, dovrebbe tradursi in un “agire”, un “fare” qualcosa che non lasci spazio alla compiaciuta contemplazione (c’è un povero, uno sfortunato, una vittima: me ne dispiaccio amaramente, ne soffro, gli testimonio la mia solidarietà – ti sono solidale!) e tutto finisce lì. La solidarietà è tale solo se si esprime attraverso comportamenti concreti: non significa che ve ne siano di “giusti” e “sbagliati” (è giusto fare l’elemosina al povero per manifestare la propria solidarietà?); significa solo che attraverso un processo sociale condiviso, fatto di azioni che cambiano le condizioni attuali, si cerca di rimuovere o impedire la causa che ha determinato quel problema sociale. Il Progetto INNES ha sviluppato una posizione teorica critica rispetto al c.d. “Controllo di Vicinato”(6) e alle sue pratiche, analizzandole in un precedente lavoro (Bardi 2013) nel quale sono stati evidenziati alcuni limiti strutturali. Di seguito, e brevemente, se ne segnala uno, teorico, che pur nella sua astrattezza ne sottolinea un aspetto ritenuto rilevante. Nel concetto di “controllo” sono contenuti significati

importanti ed evocativi: taluni sono positivi, quando riferiti e/o riferibili alle tecniche di prevenzione di problemi ben più gravi, ma che rimandano però ad un’idea statica di legame sociale; il controllo “fissa” una determinata situazione, sottraendole, in un certo senso, il carattere dinamico che hanno sempre (latenti o in atto) le azioni e le relazioni sociali. Secondo INNES, al contrario, è importante potenziare l’aspetto trasformativo e dinamico delle relazioni e delle azioni sociali, rendendole concrete. Molti discorsi e molte politiche spingono verso due opposte rappresentazioni retoriche della sicurezza rispetto al rischio di vittimizzazione nei centri abitati: rassicurare spiegando perché ci si deve sentire sicuri (con il conforto della statistica: e allora essere “vittime” diventa questione di Caso o Probabilità); oppure rassicurare perché gli autori di reati saranno consegnati nelle mani della Giustizia attraverso una repressione sempre più militare e meno poliziesca. Spiegare perché si è sicuri è importante. Spiegare come si può essere sicuri lo è altrettanto. Possiamo blindare le nostre case fin che vogliamo: un ladro probabilmente


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Fig. 3. Il quartiere di Lunetta. Foto: FDE


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entrerà comunque. Non avremo cioè eliminato la Paura asserragliandoci nei bunker se la Paura la porteremo dentro noi stessi. Poter contare sul sostegno e l’aiuto concreto che una Comunità, fuori, può assicurarci se saremo, disgraziatamente, noi, vittime, può rendere le nostre esistenze meno sole. Sapere che un reato contro il patrimonio, per esempio, non è solo questione che riguardi l’autore e la sua vittima ma un comportamento che interessa anche altre persone, non direttamente offese dal fatto ma che in ragione di quel fatto faranno la loro parte per renderlo alla vittima meno drammatico e pesante, è una consapevolezza che crea solidarietà e crea legami, e con i legami, relazioni. Secondo la prospettiva INNES, la solidarietà di vicinato non è la riedizione del vecchio vicinato impiccione del cortile che scosta la tenda quando passa un estraneo e lo fissa o addirittura lo segnala alla polizia: è, invece, l’idea secondo cui riconoscendosi negli altri e sapendo di poter fare qualcosa per loro, si può contare su una reciprocità condivisa che agisce nel momento del bisogno. Il progetto INNES ha promosso incontri con la cittadinanza nei quali ha

discusso questa prospettiva, invitando le persone a guardare in faccia le paure, a sottrarre la dimensione percettiva per coglierne quella reale, e a pensare cosa e come fare, concretamente, nel momento del bisogno: a sviluppare azioni di sostegno per realizzare legami tra persone in carne e ossa. Oltre la rete: il mito di Aracne e il modello della Ragnatela Sociale Osservare la società nelle sue formazioni principali (individuo e gruppi) significa guardare la natura dei legami che la costituiscono: i legami tra gli individui si sono allentati ma non significa che siano scomparsi o non siano più necessari o importanti; hanno trasformato la loro consistenza. Rinsaldare i legami rispetto alla loro solidità relazionale, fondandoli sull’incontro reale tra le persone, può contribuire a produrre sicurezza. Il mito di Aracne racconta di una sfida che ha visto soccombere una donna rispetto ad una Dea. Nel mito classico, la donna di nome Aracne, pur avendo sconfitto nell’arte della tessitura la divina Atena, per averne ferito l’orgoglio a causa della sua tracotanza, sarà da questa trasformata in un ragno che tesserà per l’eternità. Ognuno di


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noi, individualmente, è molte cose: sia nella relazione con Sé sia nella relazione con gli altri. Noi siamo “molti”: siamo Bene e/o Male; siamo Giusti e/o Sbagliati; siamo Buoni e/o Cattivi, eccetera, e viviamo costantemente una condizione di contrapposizione rispetto a giudizi che esprimiamo su noi stessi o che attribuiamo a altri o che altri riconoscono a noi. I giudizi (positivi, negativi, indifferenti) determinano gli spazi di relazione sociale oltre che i confini della nostra identità psicologica. Gli individui non sono mai esclusivamente un polo della contrapposizione “positivo/ negativo”. I discorsi intorno alla sicurezza, per ragioni sociali evidenti e chiare, selezionano sempre quale estremo osservare. L’attenzione sugli autori di reato e sulla loro pericolosità è sempre stata maggiore e orientata principalmente alla neutralizzazione di tratti, condizioni, impulsi o patologie che determinano i loro comportamenti; tale attenzione è solo una parte della soluzione del problema sicurezza: la sicurezza, nella prospettiva che qui importa, ha una dimensione sociale e della società fanno parte tutti gli attori, singoli o associati. L’autore del reato (o della violenza), la vittima del reato (o della violenza) e la società spettatrice (del reato o della vio-

lenza) sono interdipendenti, sono i protagonisti di un processo che è certamente complesso ma dal quale e nel quale nessuno può essere messo da parte o può estraniarsi. Da oltre vent’anni alcuni problemi sociali sono osservati secondo la prospettiva della “Rete”: fare rete significa creare alcune condizioni di legame istituzionale formale e informale attraverso le quali soggetti deboli possano ottenere sostegno e ricevere ciò di cui hanno bisogno per recuperare autonomia individuale e sociale. In questa prospettiva i ruoli pubblici e/o privati dei singoli attori contribuirebbero a raggiungere lo scopo: questo vale e varrebbe anche rispetto, per esempio, alla vittima di un reato. Creare una rete significherebbe con riguardo alla sicurezza criminale, sviluppare sostanzialmente tre processi: quello di sostegno alla vittima; quello di prevenzione, intercettamento e controllo dell’autore, e quello di legame e coesione sociale generale. In astratto, l’idea della rete è congeniale al processo: è funzionale all’obbiettivo. Secondo la prospettiva INNES, tuttavia, essa presenta un limite potenziale che non è trascurabile e che rischia di annullare il processo virtuoso cui essa aspira. Immaginare una rete vuol dire rappresentarsi una figura come quella sotto:


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La caratteristica di tale rete è di possedere filamenti annodati che permettono i processi di cui si è scritto ma che, proprio in ragione di quei nodi che la costruiscono, può rivelarsi inefficace. Un nodo costituisce, nella rete, un luogo di passaggio: può essere un luogo formale istituzionale o informale, nel quale una persona giunge per ottenere sostegno o essere indirizzata altrove; dal nodo della rete, in effetti, come nella figura 5, si dipartono altri fili, altre opportunità. Un processo sociale nel quale esistono nodi è potenzialmente un percorso ad ostacoli: il nodo stringe e non è detto che da quel nodo si possa poi passare. La caratteristica della rete è quella di possedere nodi e se anche essi sono necessari alla sua struttura e alla sua

funzione (che ribadiamo è orientata a sviluppare i processi di sostegno/tutela; prevenzione/intercettamento/controllo; coesione sociale), può determinare un vero e proprio blocco; se questo accade, è ovvio, il processo è vano. Si sono spese risorse, energie, tempo inutilmente: la rete è debole. Nell’immagine sotto, si chiariscono graficamente i rischi: la persona che dal punto “A” deve raggiungere il punto “B”, incontrando i nodi, potrebbe essere sviata o addirittura non raggiungerlo mai. A B

Il gruppo di studio INNES ha cercato di capire se esistono alternative alla rete, che ne conservino le potenzialità virtuose sottraendone però quelle plausibilmente negative, rischiose, di inefficacia. L’idea è maturata attraverso un confronto che ha cercato di individuare in fatti reali, in cose che esistono già, elementi di ispirazione. Il punto di partenza è stato il riferimento ad un mondo apparentemente lontanissimo


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dal problema ma che invece ha offerto una chiave interpretativa interessante per capire la questione. Quando Werner Heisenberg ha concepito le sue equazioni fondamentali sulla meccanica quantistica, si racconta che fosse alle prese con il problema di riuscire a capire dove fosse (dove si trovasse) l’elettrone in un nucleo atomico in un dato momento dell’osservazione. La meccanica quantistica ha sovvertito completamente l’idea di Realtà e le vicende umane e personali dei protagonisti di quella stagione fondamentale per l’Uomo, lontane un secolo o quasi, ne sono la testimonianza chiara. Heisenberg si trovava a Copenhagen nel 1925, insieme ad altri fisici e tutti discutevano di quanti e atomi con Niels Bohr. Rientrando a casa una sera, passando per un parco buio, nel quale solo pochi lampioni proiettavano il loro fascio di luce sul terreno, si era accorto che proprio all’interno di quei coni di luce in un mondo buio, compariva ogni tanto, l’ombra di un passante che come lui attraversava quel parco (Rovelli, 2014). Dall’episodio Heisenberg ricava le sue intuizioni, con le conseguenze note. L’episodio è importante, per

INNES, perché rappresenta una metafora fondamentale per arrivare a capire dov’è la debolezza della rete. Le ombre che passano sotto i coni di luce rappresentano gli attori sociali: sono le vittime, gli autori, la società nel suo insieme di cui ci accorgiamo sempre solo quando sono all’interno di quel cono di luce, metaforicamente inteso quale spazio di attenzione istituzionale e collettiva. Fuori dal cono di luce, dove sono gli attori? È questo il problema centrale: riuscire a concepire un sistema nel quale ognuno possa, in un determinato momento, poter contare su una rete di sensibilità sociali per cui la solitudine è esclusa; questo sistema riuscirebbe ad assolvere, per esempio, funzioni di prevenzione (anticipando la vittimizzazione e/o la strutturazione dell’anti socialità e/o la disgregazione sociale); funzioni di controllo e/o intercettamento (quando la vittimizzazione è avvenuta e/o l’anti socialità si è manifestata); funzione di aggregazione e coesione dei legami sociali, rendendoli solidi ed elastici allo stesso tempo. Questo sistema dovrebbe poter contare sull’assenza di nodi, perché i nodi a volte stringono troppo, impediscono il passaggio,


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rendono impossibile il processo. I nodi sarebbero i coni di luce proiettati dai lampioni nel buio del parco di cui racconta Heisenberg, che non ci spiegano il prima e non ci spiegano il dopo rispetto al passaggio dell’ombra; non dicono, cioè, dove sono le persone durante i processi sociali, perché di esse ci si accorge solo quando sono appunto sotto i riflettori. La questione, che per INNES è dirimente, è quella di capire se è rintracciabile un modello cui riferirsi, per cercare di tradurre l’idea di una struttura sociale che superi la rete: che superi quindi il rischio che il nodo diventi l’ostacolo, e che invece riesca a collegare, sempre, le persone, gli attori, nei processi sociali. L’idea, o il modello, cui INNES fa riferimento si ispira alla ragnatela che tessono i ragni. Le ragnatele sono strutture formidabili: non solo per la capacità di sopportare carichi proporzionalmente superiori a quella che è la loro portata teorica. Rispetto alla Paura e/o all’Insicurezza, è chiaro quale potrebbe essere il potenziale della ragnatela: distribuire il carico di esse significa rendere “paure” e “insicurezze” meno aggressive, violente, insormontabili per il singolo individuo, che le potrà distribuire

sulla collettività. Le ragnatele sono anche strutture nelle quali i fili si intrecciano tra loro senza avere alcuna necessità di nodo, creando geometrie perfette. Creare legami e relazioni fondate su un modello a ragnatela, quindi, dove i fili sono gli individui (ma sono anche la solidarietà che può tornare a caratterizzarli e sono infine la conoscenza che si ha dell’altro, delle cose e della realtà), significa raggiungere lo scopo: collegamento e relazione diretti.

Al centro di questo modello, quindi, ci sarebbero sempre le persone: e le persone, rispetto al tessuto della ragnatela sociale, sarebbero i ragni. In natura, i ragni, attraverso la sensibilità che li caratterizza, percepiscono i cambiamenti che colpiscono la tela


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se un insetto in essa incappa: e non occorre che siano al centro della struttura o siano fisicamente vicini alla preda. I filamenti della tela, non avendo nodi, trasmettono il segnale: non c’è il rischio, cioè, che qualcosa ostacoli il passaggio dell’informazione. Così la ragnatela sociale percepisce e trasmette alla sua comunità i segnali di richiesta e risposta d’aiuto. Se una Rete si rompe, per aggiustarla occorre ri-creare un nodo che unisca le parti nuovamente: una ragnatela invece è ricucita dal ragno, ossia dall’individuo. Il ragno, quindi, ricuce legami e lo fa ripartendo dalla rottura, senza che i fili debbano essere riannodati. Nel presentare e nel discutere il modello sono state avanzate alcune perplessità. L’idea della Ragnatela (sociale) evoca il significato di “trappola”: è uno strumento attraverso il quale il ragno cattura, per annientarla e poi cibarsene, la propria preda. La questione, se posta in questo modo, rischia di non essere compresa rispetto all’importanza del suo significato. Anche le reti, le comuni reti da pesca, imprigionano e catturano: pure in questo caso le obiezioni potrebbero avere la stessa consistenza ma di

“Reti” si continua a parlare. Altra perplessità su cui si è inteso fornire un ulteriore elemento di chiarezza è quella per la quale l’individuo/attore sociale, paragonato ad un ragno, potrebbe essere interpretato come sostanzialmente individualista e in una società individualista si fatica a capire dove è possibile rintracciare i legami solidaristici, che sarebbero quelli che fonderebbero insieme ad altro la struttura della tela. Anche tra i ragni “individualisti”, però, esistono eccezioni: ve ne è una specie, chiaramente sociale, nella quale migliaia di individui collaborano a costruire, insieme, tele enormi, che serviranno poi a tutta la loro comunità (7). I fili della tela siamo noi, siamo tutti: tutti abbiamo un legame con l’altro; ognuno di noi di Sé e dell’Altro può avere, dare e ricevere, giudizi e opinioni; ma le relazioni sono anche altro e sono una necessità. La ragnatela sociale è un modello proattivo basato sul concetto di solidarietà di vicinato che tenta di interpretare i comportamenti sociali delle comunità urbane e che restituisce ai suoi attori (singoli, aggregati) il diritto/dovere di autodeterminarsi attraverso il coinvolgimento delle


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comunità in cui essi vivono. Nel Mito di Aracne, una donna mortale è stata condannata a tessere per l’eternità perché, lo si ricordava sopra, a causa della sua Hybris, aveva sfidato prima una Dea e poi l’aveva oltraggiata. Se il nostro destino è quello di tessere, cerchiamo di farlo pensando che ognuno dei punti di questa Ragnatela sia l’Altro. L’Altro, per noi, deve essere quello che noi dobbiamo essere per lui: Sicurezza. Note: 1 Gruppo di ricerca EU-INNES, FDE Istituto di Criminologia di Mantova. 2 (...) il ragno inviso a Minerva che sospende ampie tele dinanzi alle entrate. 3 INNES Intimate Neighbourhood Strengthening. An Italian Crime Prevention Pilot Programme for Small Cities. Ref. nr. HOME/2011/ISEC/ AG/4000002580. Traduzione in italiano: INNES Rafforzamento dei legami di vicinato. Un programma pilota per la prevenzione del crimine nelle piccole città. Progetto sostenuto dalla Comunità Europea – DG Home Affairs. 4 Istat 2011, 15° censimento della popolazione e delle abitazioni. 5 Idem. 6 Il controllo di vicinato è l’espressione finale delle nuove politiche tese allo sviluppo della partecipazione; nasce negli anni ‘60, in America, e si caratterizza come un movimento che promuove l’attività dei cittadini nella prevenzione della criminalità e di controllo del crimine (Titus, 1984). Praticha che prende origine

dal programma anglossassone denominato “Neighborhood Watch” (Bennet et Al., 2008). 7 Si tratta della Specie Anelosimus Eximius. Bibliografia: Bardi M., Riflessioni di criminologia generale circa alcuni aspetti del problema della insicurezza contemporanea, in Crimen et Delictum. International Journal of Criminological and Investigative Sciences, VI (November 2013), pp. 76-112. Bennett T., Holloway K., Farrington D., The effectiveness of neighborhood watch, Campbell Systematic Reviews 2008:18 Bourke J., Paura. Una Storia Culturale, Bari 2007. Rovelli C., La Realtà non è come ci appare, Milano 2014.


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Innes: Security Bonds G. Sandri, A. Puccia, M. Bardi, L. Caracciolo, E. Corbari, M.L. Gagliardi, A. Morselli, F. Savazzi, I. Squinzani, M. Tosi1 «(...) aut invisa Minervae laxos in foribus suspendit aranea casses2». Virgil, Georgics, Book Four, 246/247 Myths on Security Being “secure”, living “secure”, feeling “secure”: these issues have been a matter of collective and individual concern at least for the last twenty years. A univocal interpretation of the word “security” is very hard to find: for reasons we will not discuss here, the most intuitive meaning in the public’s perception is the one placing individual and collective security within the criminal context. To be, live and feel “secure” with respect to the risk of becoming the “victim” of a criminal offence: the topic we are trying to address in the following paper is how to reduce fear of crime and crime-related insecurity. The observation for which Society has modified the way its (individual, group and universal) players interact among themselves is a fact: this change has probably been made even more perceivable by the virtual nature of modern relationships among people. The lack of security and the fear of crime also draw themselves of a virtual dimension: crimes are real and also perpetrators and victims; the provided representation of crimes and the one people generate by themselves are often improper, since they are based on perceptions. The “perception of insecurity”, topic which defined a transversal debated during the last twenty years, is the testimony to this virtual dimension, which makes something abstract

become tangible. Therefore, the main issue is to establish, or re-establish, the proper connection between insecurity and the facts that cause it. The result of such analysis will explain how to increase individual and collective perception of security. The idea behind INNES3, its philosophy, consists in trying to activate, or re-activate, all those collective social actions and those solidarity mechanisms which modern historical and social conditions seem to have impaired. If this is crucial for many sectors of Society, what we need is to understand how to make such a process possible for a very small part of social relations, namely the one affected by crime, real or otherwise. An encouraging result could be to reduce the spread conviction that being a potential victim means to become undoubtedly an actual one. Security for people and places can be achieved by making people, individually or collectively, players of their own or of the others security towards strong support to which is really a “victim”, means realise the security and make places secure. Project INNES focuses on social relations (considered as lacking) within urban environments with attention on the criminal victimization processes that will activate. In theory, the situation in Mantua and the one in Pegognaga may seem quite irrelevant when compared with other realities. Even if we only consider Italy, not all of Europe or the world, there are urban centres that are de facto “metropolises”, even though they are not so by definition. Theoretically, Mantua, with its little more than 47,000 inhabitants4, would seem to have all the necessary characteristics of an ideal city: a small town, where interpersonal relations are (or at least should still be) real and possible, and where the “depersonalization


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of relationships”, which is typically found in masses, seems ruled out. Pegognaga even more so, being a town with little more than 7,000 inhabitants5. Yet, there is something a common – a little dark thread - wherever one may live, be it in secluded houses, hamlets, villages, towns, cities and/or metropolises: Fear. Fear, this indescribable feeling. Everybody “knows” what “fear” is; everybody can describe it, but everyone has different fears; fear cannot be one unified concept; So, about what we are we talking about? About which Fear? Modern society arm itself of a shared symbol that could (and can) talk all the citizen of human places, a unique language. The Language of Security. For what concerns INNES, “Criminal Security”. Fear Fear is a human feeling, an emotion with different degrees of intensity. Each of us measures fears basing on previous experience (direct and indirect), perceptions of threats. Fear cannot be characterized as one concept. Everyone has different fears. Modern society is searching a shared symbol to define a fear of crime, which cannot be understood by simply comparing to the levels of crime alone”6. A common language to understand and tackle the problem of crime-related fear is needed. This Language is the Language of Security. Fear is manifold and multidimensional. The most important dimension of fear for our study is the social one: fear-based relationships can be found in groups and in the whole society. Fear tends to spread, while keeping its original structures almost intact, generates more irrational interpretations of facts. Nowadays, crime-related fear and insecurity attract public attention to an unjustified

degree. To say that crimes are not committed, or committed less frequently, does not reassure anyone. In Italy, the overall crime rate has been decreasing during the past fifty years, but this does not decrease the perception of the risk of becoming a crime victim. The insecurity in our country, in its metropolises, towns is experienced in the same way regardless of the facts. Perception of insecurity and perception of crime have real effects on individual’s life strategies and daily choices, social responses to the problem of fear of crime. Insecurity can be a condition, permanent or otherwise, in which a person, regardless of the reality and intensity of the stimuli, shows reactive behaviours which are characterized by fear in its various forms: dread and terror as extremes of a process of response to a stimulus. The condition of people living in a situation of constant insecurity is considered pathological; in this case, insecurity becomes a disorder. The idea of INNES: Not without Fear, but with Less Fear Traditionally, neighbourhood studies support or criticize one of two main theories: (a) theory of broken windows (Wilson, Kelling 1982), (b) theory of collective efficacy (Skogan 1990, Bursik and Grasmik 1993, Doran and Lees 2005). In broken windows theory informal social control does not create causal correlation with the level of disorder, while in theory of collective efficacy informal social control is a central causal factor to tackle the problem of the disorder. INNES is focused on fostering the social environment, rather than on the physical incivilities and the impacts of the urban environments. It supports recent evidencebased studies on the collective efficacy as


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the main factor effecting crime-related anxieties in communities (cf. Abdullah: 2015). Abdullah has assessed the indirect relationship between perceived disorder and fear of crime though collective efficacy in Malaysia and has found the following correlation: high perception of disorder was negatively associated with the low collective efficacy; low perception of disorder was associated with high collective efficacy. According to the researches from the FDE Institute of Criminology of Mantua security for people and places can be achieved by turning individuals and communities into active players of security, both for themselves and for the others, by engaging them in support and solidarity projects in favour of real “victims”. What we need to understand is how to make such a process possible on a micro level considering one particular member of the community. An encouraging result could be to succeed in dispelling the notion that being a potential victim means to undoubtedly become an actual one. It seems to be a challenge. The technology of interactions between individuals, groups, institutions has been transforming and became more impersonal and virtual, traditional social bonds in the communities have been weakened. The philosophy of INNES7 is to activate, or reactivate, all those collective social actions and solidarity mechanisms, which seem to have been impaired by modern historical and social conditions. The INNES Project analyses the role of solidarity in neighbourhood relations in a small case – studying the situation in Mantua and in Pegognaga. Both examples may seem to be quite irrelevant when compared to other European

urban centres. Theoretically, Mantua, with its little more than 47,000 inhabitants8, would seem to have all the necessary characteristics of an ideal city: a small town, where interpersonal relations are (or at least should still be) real and possible, and where the “depersonalization of relationships”, which is typically found in masses, seems ruled out. Pegognaga even more so, being a town with little more than 7,000 inhabitants9. The results of the studies show that citizens experience insecurity in big cities, small towns regardless of the real facts. According to researchers from FDE| Institute of Criminology of Mantua, the problem of the perception of crime can be partially solved by fostering solidarity, strengthening neighbourhood bonds. Solidaritè as a principle originates from French and means “communion of interests and responsibilities, mutual responsibility” (Encyclopèdie”, 1765). Solidarity is a sentiment (a psychological mind-set) that, by acknowledging the needs of Others, inspires support and assistance as if they were addressed to oneself. Solidarity has the ideal meaning of common bond, acknowledging being all in the same condition. It triggers active sympathy both individual and collective behaviours. For the reasons described above, INNES Project approaches “Neighbourhood Watch”10 critically, because of some structural limitations that have been pointed out in a previous work (Bardi 2013). The idea of “watching”, as in “controlling”, implies important and evocative meanings: some are positive, when they are connected to preventive measures for more serious issues, but they suggest a static idea of social bonds; control “freezes” a certain situation, somehow removing


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the (latent or active) dynamic element, which is always present in social actions and relationships. According to INNES researchers, it is important to strengthen the dynamic aspect of transformation in social actions and relations, and to make them real. Neighbourhood solidarity, as INNES intended it, is not a revival of the old idea of a meddling neighbourhood, watching strangers from behind curtains and even reporting them to the police. On the contrary, it means knowing that, when you empathize with others and are ready to do something for them, you can count on reciprocity when you need it. On a practical level INNES promoted meetings with citizens, during which this ideas were discussed and people were encouraged to face their fears, to identify the true nature of their anxiety by overcoming its subjective elements, and to think of what to do and how to do it, should the need arise. The aim was developing support initiatives to establish bonds between people. Social bonds, weak or strong as they may be, constitute the essential framework of any coexistence. The lack of social bonds turns coexistence into a fragile relationship in which individuals and groups are disconnected and only barely kept together by competing interests and power dynamics; the atomisation of individuals and groups, which only formally form a Society, finds its roots in control, not in the equal distribution of responsibility. It seems that fear has become the cement of modern society. To fight fear, we need to invest, try and strengthen other elements. When we speak of “strengthening”, we assume the existence of some sort of foundation; if this underlying structure is not present, we need to develop one. The idea is that the sympathetic foundation of social

bonds should be identified or developed and then strengthened until it becomes structural. There are two possible rhetorical representation of the relationship between security and victimization in residential areas: to reassure people by explaining the reason why we should feel secure (with the backup of statistics, in which case being a “victim” is only a question of chance or probability); alternatively, to reassure people because offenders will be brought to justice by means of repressions which are increasingly military in nature. It is important to explain why people are secure. To explain how to be secure also is. As much as we secure our homes, thieves will probably still be able to get in. That is to say, we cannot overcome Fear by protect ourselves in bunkers, as long as we have Fear in ourselves. Each one of us, individually, is many things when relating both to one’s own self and to others. We are “composite”: we are Good and/or Evil, we are Right and/or Wrong, we are Good and/or Bad, and so on, and we constantly face the comparison with the opinions that we express on ourselves, or that we think or know others have on us. The space for social relations, as well as the boundaries of our psychological identity, is determined by these (positive, negative, indifferent) opinions. Individuals are not just on one extremity of the contrast between “positive” and “negative”. When speaking about security, we always choose to observe one extremity. In the contrary, life in society requires a dynamic approach and active participation in the social relations. Counting on the concrete support and help of a community can reassure us that, if, unfortunately, we were to become victims ourselves, we would not be left alone. Supporting each other fosters solidarity and


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bonds. Beyond the Net: the Social Cobweb Model For more than twenty years social problems have been analysed with the “Net” model focused on establishing formal and informal institutional bonds in order to support vulnerable persons in regaining their individual and social autonomy. As for what concerns criminal security, it involves three main steps: 1) support for the victims; 2) crime prevention as well as intercepting and controlling offenders; 3) social bonds and cohesion in general. According to INNES’s idea, however, it shows a potential limitation that cannot be overlooked as it could thwart the establishment of the virtuous circle we want to create. Such a net could be imagined as in the picture below: The main feature of this net is to have threads, knotted to each other, which enable the aforementioned processes to take place. Yet, the knots themselves can render the net ineffective. Each knot of the net is a thoroughfare: it can be formal and institutional or informal, a place where people can receive support or be diverted elsewhere; as it is shown in the picture below, other threads and new opportunities branch off from each knot. Potentially, a social process with knots is an obstacle course: the knot is a bottleneck and there is no telling whether you can actually get through. Knots are a fundamental element of the net and of its structure, and they are essential for its purpose (which, as we said, aims at developing support and protection processes, prevention, control and social cohesion). They can, however, lead to a blockage that would, obviously, frustrate the process. In this case resources, energies and time would have gone to waste

and the net would be weak. The picture below graphically shows the risks: the person that has to go from “A” to “B” could be diverted, when passing through knots, and may never reach his destination. INNES study group researched into possible alternatives to the net, that could maintain its potential while discarding the presumably negative, dangerous or ineffective features. The idea came from debating facts and existing realities that could act as inspiring elements. The first step was finding a connection with an apparently distinct discipline, which provided an interesting starting point for the analysis of the problem. It is said that when Werner Heisenberg developed his fundamental equations on quantum mechanics, he was trying to figure out what was the position of the electron in an atomic nucleus at a given point in time during the observation. Quantum mechanics completely overturned the notion of reality, and the proof of this comes from the personal stories of the main actors of that crucial moment for mankind, almost a century ago. In 1925, Heisenberg was in Copenhagen, where he and other physicists met to discuss quanta and atoms with Niels Bohr. Coming back home through a dark park, one night, he noticed that, from time to time, in the light cones of the few street lamps that shed light in that darkness, the shadow of a passerby would appear (Rovelli, 2014). From this episode, Heisenberg derived the intuitions whose consequences are well known. The same episode is important for INNES, because it is a clear metaphor to understand where the weakness of the net lies. The shadows passing under the light represent the social players: they are the victims, the


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offenders, society as a whole, that we only notice when they happen to be in a light cone, that is a space of institutional and collective attention. Where are the players when they step out of the light? This is the main problem: to develop a system in which, at any given time, anyone could count on a net of social relations that would rule out isolation. Such a system could, for instance, fulfil its preventive functions (forestalling victimization and/or antisociality and/or social disaggregation), its control and interception functions (after the victimization already took place and/or anti-sociality already set in), its integration and cohesive functions in strengthening social bonds and making them more flexible at the same time. The structure should not be based on knots that sometimes create bottlenecks that could impede the passage and prevent the process. In our metaphor, the knots are the light cones of the street lamps in Heisenberg’s dark park: the role of people in social processes remains unknown to us, because we only notice them when they are in the spotlight, just like we do not know what happens to the shadows before or after they pass in the light cones. The crucial point for INNES is to understand whether a reference model can be developed that could put into practice the idea of a social structure beyond the net concept and, therefore, beyond the risk of knots becoming hurdles, a framework that could always connect people, that is the players, in social processes. The model, upon which INNES’s idea is based, is a spider’s cobweb. Cobwebs are amazing structures and not only for their ability to bear proportionally grater loads than their nominal load capacity. As for what concerns Fear and/ or Insecurity, the potential advantage of

the cobweb model is an even distribution of the weight means making “fears” and “insecurities” less aggressive, less violent and less insuperable for an individual, who could share the load with the community. Cobwebs are also interlaced structures in which threads are connected without the need of knots, creating perfect geometries. Therefore, creating bonds and relations based on a cobweb model, in which the threads represent the individuals (but also the solidarity that would distinguish them once again, and the knowledge of others, of things and of reality), means reaching our goal, namely direct connections and relations. At the heart of this system there are always the spiders: the spiders, in the social cobweb, are the people. In nature, spiders are so sensible that they can feel any change in the cobweb’s balance if an insect gets caught in it, even if they are not in the centre of the web or physically near the prey. The web’s threads, being without knots, allow the signal to pass through and there is no risk for something to prevent the flow of information. In the same way, the social cobweb receives and forwards any call for help and any response. If a net is damaged, a new knot must be created to reconnect the broken parts: a cobweb, on the other hand, can be repaired by the spider, that is, by the individual. The spider mends the bonds by working directly on the damage, without knotting the threads. A few doubts have been raised while discussing and presenting the model. The idea of a (social) cobweb reminds us of a “trap”, since it is usually used by spiders to catch and eat their prey. This interpretation entails the risk of misunderstanding the importance of this system. Nets too, like common fish nets, trap and capture, so that


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the same objections may ensue. Yet, we still speak of “nets”. Another point that needed to be clarified was that the individual/social player, if compared with a spider, could be thought to be essentially egoistic and it is hard to imagine, in a society of egoists, where to look for the cohesive social bonds on which, among other things, the web’s structure would be based. Even among “egoistic” spiders, however, there are exceptions: in one clearly social species, thousands of individuals cooperate to build together huge nets that the whole community will then use11. We all are threads in the web: everyone has a connection to the others; each of us can have, give and receive opinions on himself and on others. Yet, relations are also something else and they are essential. The social cobweb is a pro-active model, based on the idea of neighbourhood solidarity, that tries to interpret social behaviours in urban communities and restores the (individual and group) players’ right/duty to self-determination by means of their own community’s engagement. Notes: 1 EU-INNES research group, FDE Institute of Criminology of Mantua. 2 (...) the spider, hated by Minerva, / hangs wide nets across doorways. 3 INNES Intimate Neighbourhood Strengthening. An Italian Crime Prevention Pilot Programme for Small Cities. Ref. no. HOME/2011/ISEC/AG/4000002580. Project sponsored by the European Community - DG Home Affairs. 4 Istat (Italian National Statistical Institute) 2011, 15th population and housing census. 5 Idem 6 Di Ross Coomber, Joseph F Donnermeyer, Karen McElrath, John Scott. Key Concepts in

crime and society. 2014 7 INNES Intimate Neighbourhood Strengthening. An Italian Crime Prevention Pilot Programme for Small Cities. Ref. no. HOME/2011/ISEC/AG/4000002580. Project sponsored by the European Community - DG Home Affairs. 8 Istat (Italian National Statistical Institute) 2011, 15th population and housing census. 9 Idem 10 Neighbourhood Watch is the final step in the new policies aimed at developing engagement. It started in the 1960s in America and it was conceived as a movement promoting the involvement of citizens in the prevention and control of crime (Titus, 1984). It originated from an UK program (Bennet et al., 2008). 11 The species Anelosimus Eximius. References: Bardi M., Riflessioni di criminologia generale circa alcuni aspetti del problema della insicurezza contemporanea, in Crimen et Delictum. International Journal of Criminological and Investigative Sciences, VI (November 2013), pp. 76-112. Bennett t, Holloway K, Farrington d., The effectiveness of neighborhood watch, Campbell Systematic Reviews 2008:18 BourKe J., Paura. Una Storia Culturale, Bari 2007. rovelli C., La Realtà non è come ci appare, Milano 2014.


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Fig. 10. Inaugurazione della mostra “Censimento dell’abbandono”, inaugurata il 16 aprile 2015 a Santa Maria della Vittoria. Foto di Emanuela Murari, Fondazione Politecnico di Milano.



Appendice


Profili degli autori

Treu Maria Cristina Professore Ordinario di Urbanistica del Politecnico di Milano dove ha svolto più ruoli istituzionali tra cui quelli di Prorettore Vicario e di vicepresidente della Fondazione.Tiene il laboratorio Fare paesaggio presso il polo di Mantova del Politecnico di Milano. Conduce studi, ricerche e esperienze professionali nella pianificazione territoriale di area vasta e nella valutazione di sostenibilità economica e ambientale dei grandi progetti urbani. Tra le pubblicazioni più recenti si ricorda Città. Salute e Sicurezza(2009), la codirezione della collana La città e l’altra città (dal 2013) e la pubblicazione Per una città socievole(2015). Dal 2014 ha la presidenza dell’Associazione Fiorella Ghilardotti, impegnata sui temi della integrazione culturale. Daniele Bignami, Ingegnere per l’ambiente e per il territorio, Phd in Pianificazione territoriale e ambientale, con l’idoneità nazionale di Professore associato di Pianificazione e progettazione urbanistica e territoriale. Tiene a contratto il corso di Progettazione territoriale per la gestione dei rischi al Politecnico di Milano ed è Research project manager presso la Fondazione Politecnico di Milano. Tra le monografie si ricordano: Protezione civile e riduzione del rischio disastri (2010), Casa sicura - Idee per la certificazione della resistenza degli edifici ai disastri (2012), Towards a Territorial Multi-Disaster Buildings’Resistance Certification (2014) e la cura con Adalberto. Del Bo di Sustainable Social, Economic and Environmental Revitalization in Multan City - A Multidisciplinary ItalianPakistani Project (2014) Mauro Bianconi Architetto, urbanista e psicologo ha svolto come professore a contratto attività didattica al Politecnico di Milano con il corso di “Analisi della

morfologia urbana e tipologie edilizie” e alla Facoltà di Ingegneria a Bologna con il corso di “Composizione architettonica 2” e “Progettazione urbanistica”. Collabora con I.I.T. di Chicago sulle problematiche della “psychology of color” nei centri sanitari; approfondendo le strutture di malati di alzheimer e parkinson e l ‘integrazione di nuove tecnologie con la Siemens e la Zumtobel. Tra le pubblicazioni si ricorda “L’analisi della soglia” Ed. LEF, Firenze (1982), “Immagini e grafica per architettura e urbanistica” Ed. Esculapio, Bologna (1990). Adelmina Dall’Acqua Professionista, laureata in sociologia, ha svolto attività didattica come docente incaricato di Sociologia con un proprio corso e, oggi, con un insegnamento integrato nel Laboratorio Fare paesaggio presso il Polo di Mantova del Politecnico di Milano. Svolge studi sul rapporto territorio, struttura sociale e comunità locali. Tra le pubblicazioni si ricorda: Giunchi e fili di seta. Società ed economia di valle (2003); Toto De Angelis. Io Straccetto artista di strada (2012); Paesaggi del Sacro. La chiesa come elemento ordinatore del territorio(2013). Stefano Sarzi Amadè Dottore in Architettura con la tesi “Paesaggi agricoli da tutelare: il caso del Trincerone a Mantova”, aa 2010-2011; cultore della materia nel laboratorio Fare Paesaggio del Politecnico di Milano Polo di Mantova negli anni accademici dal 2011 al 2015; si interessa alle discipline grafiche e informatiche e si occupa di allestimenti di mostre e di progetti tipografici. Tra le attività si ricordano i progetti grafici per i Paesaggi del Sacro. La chiesa come elemento ordinatore del territorio(2013), per il giornale universitario “Versione”su cui pubblica anche testi, per le mostre di elaborati del corso “Fare Paesaggio”.


Silvia Marmiroli Dottore in architettura con la tesi “Una Utopia? La Grande Mantova.”, aa 2013-2014; cultore della materia presso il Laboratorio Fare Paesaggio del Politecnico di Milano Polo di Mantova (2013-2015). Si occupa della presentazione di eventi, cura una rubrica fissa all’interno del giornalino dell’associazione universitaria Starc di Mantova, “Versione”, e organizza l ‘immagine delle mostre di elaborati del corso “Fare Paesaggio”. Dal 2012 è membro di AGAM, Associazione Giovani Architetti Mantova, con cui promuove, redige e allestisce mostre di progetti urbani sulla città di Mantova. Antonia Araldi Dottore in Architettura con la tesi “Reazione a catena: rigenerazione urbana partecipata nei quartieri di Fiera Catena e Valletta Valsecchi”, di Mantova, aa 2012-2013; ha collaborato al laboratorio “Fare Paesaggio” del Politecnico di Milano, Polo di Mantova e nel seminario “CSOS: creative strategies of sustainability” presso il circolo culturale Ufa Fabrik, Berlino. Dal 2013 è responsabile del circolo Arci Fuzzy che promuove eventi di coesione sociale nel quartiere di Valletta Valsecchi; è tutor del progetto “Mantova Bene Comune: innovazione culturale e innovazione sociale in rete per il lavoro” e coordinatrice del bando di volontariato “Tra la casa e la piazza: cittadini attivi per Valletta Valsecchi”. Isabella Comin Architetto, laureata con la tesi sui giardini storici del Novecento (Politecnico di Milano, 1998), Dottore di ricerca sul tema degli spazi agricoli periurbani e di landscape gardening (2009); cultore della materia al corso di restauro dei giardini storici (Piacenza, dal 2010). Consulente esterno del progetto Sirbec – Beni culturali (nel 2004) e di Unesco–Mantova & Sabbioneta (2012). Approfondisce i temi del patrimonio culturale ed è Co-fondatrice di Re-mend con cui svolge attività per il recupero del patrimonio costruito in abbandono.

Savina Di Natale Architetto, laureata con la tesi “Tra periferia e centro storico: la riqualificazione dell’area ferroviaria come occasione di riconnessione del tessuto urbano della città di Carpi.” (2005); ha esperienze nel settore degli appalti pubblici con la direzione tecnica di cantieri di beni architettonici storici sottoposti a tutela. E’ certificratrice per l’energia e energy manager nella gestione di sistemi di efficientamento energetico. Dal 2014 è nel progetto Re-mend e si occupa della fattibilità tecnica ed economica della riqualificazione energetica del patrimonio esistente. Martina Mazzali Architetto, laureata con la tesi “Centri per l’interpretazione contenitori di percezioni. Dal sistema museale allo sviluppo di una rete di itinerari del patrimonio culturale per promuovere un turismo sostenibile nel territorio” (2005) inserita nel “Progetto HICIRA” (programma europeo Cultura 2000) e premiata come Migliore Tesi di Laurea della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano A.A. 2004-2005; è certificatrice CENED (2009) e dal 2006 collabora a piani urbanistici. Dal 2014 è co-fondatrice del progetto Re-mend con cui approfondisce il riuso del patrimonio costruito in abbandono. FDE Istituto di Criminologia di Mantova Istituto scientifico di ricerca e di formazione nell’ambito delle scienze criminologiche e sociali con attività rivolte a più interlocutori nazionali e internazionali. Tra queste si ricordano le funzioni di formaione tramite la scuola di alta formazione (CRINVE) per lo studio epistemologico dei fenomeni criminali e le iniziative dell’associazione LIBRA onlu(sua spin-off) per lo sviluppo della giustizia riprativa e del rafforzamento dei legami sociali di comunità. Dal 2011 pubblica il periodico Crimen et Delictum, International Journal of Criminological and Investigative Sciences, FDE Institute Press, Mantova, Italy.



Della stessa collana

1. La città e l’altra città. Racconti ed esperienze in-disciplinate nella pianificazione anti-fragile AA. VV. a cura di Matteo Fioravanti e Margherita Bagiacchi, qart progetti acces_SOS; Iole Giarletta e Pasquale Persico, LAMA 2. Avant Garden. Il Paesaggio dei Community Gardens di Daniela Monaco 3. Per una città socievole. Le alterne fortune di piani e progetti a cura di Maria Cristina Treu



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