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In di ce 05
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Solo Walks
Itinerari razionali
percorrere l’arte
vol. II 08
Adelaide Pandiani Maraini ritratto d’artista
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L’agenda 25
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Daniel Baumann l’incontro
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Da non perdere david bowie is camere in prestito paul signac
Mirabilia
Solo Walks percorrere l’arte Testo: Nicholas Costa
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amminare, errare, incedere, avanzare, vagabondare. La proiezione del nostro corpo nello spazio viene usata nella sede del Kunstmuseum di Coira - la nuova ala, antistante la palladiana Villa Planta, è progettata da Estudio Barozzi Veiga di Barcellona - come paradigma dell’evoluzione del pensiero, dei mezzi, della civiltà. Così nelle fondamenta dell’edificio trova spazio Solo Walks una mostra curiosa - curata da Stephan Kunz, Juri Steiner e Stefan Zweifel - che trae linfa da L’homme qui marche di Alberto Giacometti e conta tra i suoi pezzi di punta numerosi lavori di videoart accostati con rigore alle opere più svariate, dall’ottocentesca A messa prima di Giovanni Segantini passando dalle tele di Ernst Ludwig Kirchner fino ad arrivare alla scultura di Louise Bourgeois e alla grande parete testimone della performance di Hamish Fulton. La mostra ha il suo punto di forza in questo accostamento singolarmente eterogeneo capace più e più volte di premere l’acceleratore sulla nostra capacità di percepire il tempo e il cambiamento, accentuando l’asincronia che distingue la nostra mente dal corpo, divario che si esplicita in
Paradox of Praxis | (Sometimes Making Something Leads to Nothing), Documentation of an Action, Mexico City (1997) di Francis Alÿs dove l’artista percorre la città spingendo un blocco di ghiaccio, in liquefazione, il solo testimone dello scorrere delle ore. Il tortuoso cammino cui la mostra ci indirizza è costellato di picchi altissimi come le montagne che circondano la città - dove il discorso legato al movimento viene espletato in tutte le sue varianti, dall’aspetto più fisico, documentato da Eadweard Muybridge in Descending an Incline (1887), a quello più concettuale di Roman Signer, Einbruch im Eis (1985), passando poi per scelte straordinariamente fuori dal tracciato, come il quattrocentesco reliquiario a forma di piede, proveniente dal monastero di Basilea, di autore non pervenuto. Come già accennato, per gli appassionati dei medium contemporanei, c’è poi una consistente quanta pregiata presenza nella mostra, ovvero quella della videoarte, dove trovano ampio spazio opere che hanno fatto la storia della performance, capaci di mostrare anche i differenti approcci del mezzo; è il caso di Slow An-
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In alto Ernst Ludwig Kirchner, Der Wanderer, 1922 Öl auf Leinwand 90 x 151 cm ©Aargauer Kunsthaus Aarau / Legat Dr. Othmar und Valerie Häuptli A destra Roman Signer, Einbruch im Eis, 1985 Fotografie Leihgabe des Künstlers
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A pagina 4 Louise Bourgeois, Ohne Titel, 2005 Stoff, Holz, Glas und Edelstahl 41.3 x 30.5 x 30.5 cm Collection The Easton Foundation Photo: Christopher Burke, © The Easton Foundation/ Licensed by ProLitteris A destra Alberto Giacometti, L’Homme qui marche I, 1960 Bronze 183 x 27 x 97 cm Esther Grether Familiensammlung © Succession Alberto Giacometti/ 2016, Pro Litteris, Zürich
atrali può a ragione considerarsi l’inizio di un cammino positivo che va delineandosi in modo solido e chiaro accanto a quello di gallerie d’arte e fondazioni che venano il Grigioni di un’offerta culturale unica nel suo genere.
gle Walk (Beckett Walk) di Bruce Nauman (1968) e The Lovers. The Great Wall di Ulay e Marina Abramovic (1988). Se il primo propone una serie di movimenti in un spazio chiuso, ispirandosi ai gesti ripetitivi di alcune pièces di Samuel Beckett - anche lui presente in mostra - il secondo è invece en plein air, simbolico, emotivo con i due performer che percorrono la muraglia cinese da due punti opposti per incontrarsi a metà strada e dirsi addio, mettendo fine alla loro collaborazione artistica. In conclusione, questa mostra inaugurale, dove trovano spazio reliquie e fantocci, lettere e fotografie, statue e pièces te-
SOLO WALKS Eine Galerie des Gehens 25.06.2016 – 06.11.2016 Museo d’arte dei Grigioni Bahnofstrasse 35 7000 Coira +41 81 257 28 70 www.buendner-kunstmuseum.ch
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Adelaide Pandiani Maraini Ritratto d’artista
A
delaide Pandiani Maraini nasce nel 1836 nella Milano del Regno Lombardo-Veneto da una famiglia di artisti. Inizialmente apprende l’arte scultorea dal padre, Giuseppe Pandiani, seguendo successivamente dei corsi all’Accademia di Brera e di Firenze, sotto la guida di Lorenzo Bartolini e Giovanni Duprè. Nel 1862, in piena epoca post-unitaria, sposa l’ingegnere ed industriale luganese Clemente Maraini, magnate dello zucchero e nel 1868 si trasferiscono a Roma, continuando a frequentare, soprattutto d’estate, Lugano. La loro dimora nella Città eterna si trasforma ben presto in un vivace salotto culturale, attirando personaggi illustri, fra cui lo scrittore, archeologo e diplomantico lombardo trapiantato a Roma Carlo Dossi, fra i più importanti esponenti della scapigliatura milanese. Proprio Carlo Dossi, ne le Note azzurre, una sorta di diario/ zibaldone redatto fra il 1870 e il 1907 circa, racconta il frizzante clima di casa Maraini, descrivendo la personalità colta, aristocratica ed affascinante di Adelaide. L’arte plastica di Adelaide, le cui opere sono disseminate principalmente a Lugano, Firenze e Roma, si ispira al tardo romanticismo di stampo scapigliato e risulta caratterizzata da un sentimentalismo che plasma nei personaggi attinti alla classicità e alla storia aulica, contaminato con una dose di raffinato verismo. Il busto di Romeo del 1880, della Collezione della Città di Lugano è un chiaro esempio del virtuosismo e della padronanza del materiale della scultrice. La carriera di Adelaide conosce un’accelerazione a partire dalla fine degli anni sessanta dell’Ottocento: nel 1867 e nel 1878 partecipa infatti all’esposizione universale di Parigi [esponendo nell’edizione del 1878 la sua opera per eccellenza: Saffo]. Il 1867 è l’anno in cui anche un’altra donna scultrice, Adèle d’Affry, prende parte all’Esposizione Universale della Ville Lumière. Il paragone fra le due artiste viene evidenziato da molta critica: entrambe, romane
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Testo Daniele Agostini
In alto Adelaide MarainiPandiani, Romeo, 1880 marmo bianco, 71 x 60 x 40 cm Museo d’arte della Svizzera italiana, Lugano. Collezione Città di Lugano CCL-1103
di adozione e di buona estrazione sociale, si sono dovute fare le ossa in un mondo, quella della scultura, esclusivamente maschile e ostile [tant’è che Adèle d’Affry sceglie come nome d’arte Marcello], entrambe sono creatrici di opere portavoce di una vena di Romanticismo. Ciò che invece le differenzia è la committenza: se quella di Marcello risulta legata ai salotti del Terzo Impero, quella di Adelaide, invece, gravita attorno alla borghesia progressista romana. Oltre a Parigi, Adelaide partecipa anche all’Esposizione nazionale di Brera del 1881 e del 1891, alle due manifestazioni luganesi del 1891, l’Esposizione artistica Svizzera, e del 1913, la Prima esposizione di Belle Arti della Svizzera italiana, ed infine alle esposizioni nazionali svizzere del 1894 e del 1896. Nel 1905 il marito, Clemente, muore e la sua carriera si interrompe.
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Daniel Baumann l’incontro
A cura di Sibilla Panzeri
Direttore della Kunsthalle Zürich dal 2014, Daniel Baumann ha alle spalle una carriera decisamente fuori dall’ordinario come curatore in svariati luoghi e per numerose istituzioni, dividendosi tra Stati Uniti e Basilea. Con le Sue mostre, che somigliano più a parchi giochi che a “templi dell’arte” [vedi l’esposizione alla Kunsthalle Zürich dal titolo The Playground Project (20.0216.05.2016)], porta avanti una rivoluzione nel mondo dell’arte contemporanea e della sua comprensione. Lo sviluppo di tale pratica curatoriale è chiaramente riconoscibile durante la sua carriera, per esempio ricordando gli Offspaces New Jerseyy a Basilea. Personalmente mi sembra che Lei abbia dato il via a un processo di demistificazione delle esposizioni artistiche, decostruendo le vecchie e fisse strutture. Si riconosce in questa definizione? Grazie mille, mi sento onorato! Effettivamente uno dei miei desideri è curare mostre presso le quali i riflettori siano puntati sull’arte e non sul curatore. Contemporaneamente ogni esposizione deve però essere anche autoriflessiva. Con New Jerseyy abbiamo cercato di creare una consapevolezza rispetto a quello che succede intorno a noi a livello internazionale – non si trattava però neanche solo di quello. Si trattava principalmente di portare gli artisti. Inoltre era sempre molto divertente pensare alle esibizioni e al loro formato. Quando una persona è curatore di professione lo scopo è naturalmente quello di mostrare dei buoni lavori ma anche quello di riflettere costantemente sul formato dell’esposizione. Solitamente cerco di visualizzare/focalizzare le esposizioni da un’altra prospettiva, che sia innovativa e non scontata. Durante la preparazione dell’esposizione The Playground Project, mi veniva chiesto costantemente se avremmo esibito i lavori di Carsten Höl-
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“Quando una persona è curatore di professione, lo scopo è naturalmente quello di mostrare dei buoni lavori ma anche quello di riflettere costantemente sul formato dell’esposizione.”
ler o di altri famosi artisti – dei quali ce n’è davvero molti -, che avessero già fatto parchi giochi. La mia risposta era sempre la stessa:“No, no! Per noi il punto di partenza è il parco giochi, e solo con questa premessa iniziamo a muoverci in direzione dell’arte e non viceversa, dall’arte verso il parco giochi!”. Volevamo capovolgere l’ottica comune e osservare il risultato, vedere dove ci avrebbe portati. Spesso non so nemmeno io quale sarà il risultato di una mostra; ogni tanto ho la sensazione che qualcosa possa essere interessante, senza però avere la minima idea del risultato finale! Anche questo naturalmente fa parte del processo a cui lei ha fatto riferimento.
Durante la Sua carriera ha avuto a che fare con quasi tutti i possibili formati espositivi, tra i quali anche Offspaces, che sono per definizione luoghi non profit e indipendenti, messi a disposizione di giovani artisti e il più delle volte regolati da loro stessi. Si tratta di progetti altamente flessibili ed economici, che privilegiano il carattere soggettivo di un’esposizione, in quanto liberi dai dettami degli sponsor. In queste condizioni ha fondato New Jerseyy in un quartiere di Basilea. Potrebbe spiegarci come si muove un curatore in questo tipo di spazi, dove per definizione la figura tradizionale del curatore è assente? Innanzitutto devo specificare che non ero solo, New Jerseyy è un progetto che abbiamo gestito in quattro con Tobias Madison, Emanuel Rossetti e Dan Solbach. Secondariamente penso che un curatore sia sempre necessario, in quanto deve esserci qualcuno che presenta il programma e completa i lavori burocratici. Oltre a ciò, per me è molto importante che ogni spazio porti la propria firma, in modo da sapere chi ci si nasconde dietro – o se deve essere criticato o apprezzato. Sotto i riflettori però devono esserci sempre gli artisti: è per loro che si fa tutto questo. Basilea è una città ricca,
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“Oggi i confini sono diventati molto più flessibili: prima c’era l’artista da un lato, poi il museo e poi ancora il curatore. In seguito figure come Harald Szeemann hanno cominciato a confondere questi confini.”
piena di fondazioni che sovvenzionano azioni artistiche. Qui abbiamo voluto rivedere il modello filantropico per il quale agli artisti viene messo a disposizione un atelier. Secondo noi invece bisognerebbe portare gli artisti fuori dai loro ateliers. A Basilea mancano piattaforme per progetti artistici in luoghi pubblici. Inizialmente avevamo pensato di portare avanti il progetto per tre anni, questo tipo di progetti richiede un’enorme quantità di energia e secondariamente non si viene pagati. Con un budget di 60’000 CHF all’anno abbiamo realizzato dodici mostre. Normalmente dopo tre anni la voglia di portare avanti progetti del genere passa, nel nostro caso invece eravamo ancora pieni di energia, avevamo voglia di procedere e abbiamo deciso di continuare. Al quinto anno però alcuni hanno iniziato a lasciare, me compreso, e non essendo più tutti in città non avrebbe avuto senso portare avanti il progetto. Direbbe che in un tale contesto il curatore diventa lui stesso artista? In questo caso no. Chiaramente c’è un grande scambio tra i due ruoli, come dimostra il caso di Christian Jankowski – artista e curatore della biennale d’arte Manifesta 11. Oggi i confini sono diventati molto più flessibili: prima c’era l’artista da un lato, poi il museo e poi ancora il curatore. In seguito figure come Harald Szeemann hanno cominciato a confondere questi confini. Io personalmente non mi ritengo un artista: sono molto vicino alle procedure artistiche poiché mi interessano molto, rimango però solamente un catalizzatore. Però discuto molto con gli artisti. Se propongono progetti che non condivido, glielo dico. Le differenze d’idee devono essere ampiamente discusse, perché rendono una
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mostra migliore. Già dal primo sguardo posso riconoscere se l’allestimento di una mostra ha generato discussioni oppure no. Spesso una buona esposizione si differenzia da una cattiva esposizione proprio grazie a queste discussioni. Se non si fa così le opere rimangono semplicemente appese ai muri, perché è lì che sono pensate per stare. Lei si è occupato di curare biennali come la Carnegie International, una serie di esposizioni a Tiflis, in Georgia, e ha preso il comando di istituzioni museali come la Kunsthalle. Potrebbe spiegarci in che modo cambia l’approccio verso l’artista, verso l’opera d’arte e verso lo spazio a dipendenza del contesto e del formato? Esiste una regola fondamentale, ed è quella che l’artista deve poter beneficiare dello spazio e non viceversa. La seconda regola invece riguarda la necessità di discussione per quanto riguarda la gestione di tali spazi. In pratica è assolutamente impensabile che una mostra venga presentata in modo esattamente uguale ma in due luoghi differenti. Lei è e può esistere solo qui. Ogni progetto deve dunque essere affinato secondo il contesto locale. Ogni istituzione parla la propria lingua e proprio questa peculiarità è stata di grande interesse per me durante la mia carriera. Ciò che lei dice è vero: volevo conoscere quanti più formati possibili, volevo scoprire come si parlano queste diverse lingue, quali dialetti ci fossero. Appena si comprendono i meccanismi, si può iniziare a giocare con essi. In questo modo si possono portare artista e visitatore allo scoperto. Lo scopo è quello di ricreare sempre uno sguardo fresco e nuovo.
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Da non perdere
Veduta della mostra
DAVID BOWIE IS Bologna ha l’onore di ospitare la più acclamata mostra degli ultimi anni. Il 14 luglio David Bowie Is ha aperto le porte ai visitatori europei per l’ultima volta prima della tappa conclusiva in Giappone, a dicembre 2016. L’artista, che ha influenzato le vite di intere generazioni e dominato per decenni il panorama musicale internazionale, è messo a nudo attraverso gli oltre 300 oggetti in mostra provenienti dall’archivio personale del Duca Bianco: manoscritti, abiti di scena, fotografie, film e strumenti musicali. Un appuntamento imperdibile per appassionati e non.
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14.07 – 13.11.2016 MAMbo Via Don Minzoni 14 40121 Bologna +39 051 649 66 11 www.mambo-bologna.org
Franco Vimercati, A Carla, 1991 Stampa alla gelatina sali d’argento Firma al retro, 17 x 21.3 cm
Paul Signac, Saint-Tropez. Fontaine des Lices, 1895 olio su tela, 65 x 81 cm, Collezione privata Foto: Maurice Aeschimann
CAMERE IN PRESTITO
PAUL SIGNAC RIFLESSI SULL’ACQUA
La mostra Camere in prestito analizza quel fenomeno presente nel mondo dell’arte degli anni Sessanta-Settanta caratterizzato dalla crisi dell’oggetto pittorico e scultoreo a favore dell’utilizzo dei media tecnologici da parte di artisti della Narrative Art, dell’Arte concettuale, della Body Art e dell’Arte povera. Proprio sull’Arte povera vi è un particolare focus, analizzando il rapporto fra la fotografia e alcuni artisti del movimento, fra cui Giulio Paolini, Giuseppe Penone e Gilberto Zorio.
Le vedute cristallizzate di città come Costantinopoli, Rotterdam, Venezia e Saint Tropez si esprimono attraverso le molteplici tecniche predilette da Paul Signac: incisione, disegno e pittura. La mostra, le cui opere esposte provengono tutte da una collezione privata, ripercorre l’evoluzione dell’artista: dall’impressionismo al pontillisme, di cui fu, insieme al più noto Georges Seurat, il fondatore. 04.09.2016 – 08.01.2017 MASI Lugano, LAC Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano
15.09 – 30.11.2016 Photographica Fine Art Via Cantonale 9 6900 Lugano
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Itinerari razionali vol. ii Testo e fotografie: Dorin Rossi
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n personaggio che ha ricoperto un ruolo piccolo ma sicuramente molto importante per la compagine architettonica lariana, è senza ombra di dubbio Cesare Cattaneo. Si forma al Politecnico di Milano e già durante gli studi comincia a frequentare lo studio di Terragni. La sua vivacità e precocità, come progettista, si nota a partire dai suoi progetti universitari, in particolare nella Casa dello Studente e anche nel progetto del Giardino sul Lago, di sapore decisamente più paesaggistico. La vicinanza a quell’attivo mondo intellettuale e culturale lo porta immediatamente a contatto con i protagonisti di quel grande rinnovamento e differenziamento qualitativo che, direttamente dal nord Europa, arriva anche in Italia. Sarà il più giovane dei membri del CM8 (Como-Milano 8), il gruppo costituitosi per il concorso del piano regolatore del capoluogo lariano, formato da Bottoni, Dodi, Giussani, Lingeri, Pucci, Terragni e Uslenghi, di cui appunto Cattaneo, non ancora laureato, è l’ottavo componente. Purtroppo ebbe una brevis-
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sima carriera a causa della sua prematura morte. Il percorso che qui proponiamo tocca le principali, e sole, opere che rimangono a testimonianza della sua indiscutibile bravura. Partendo dall’esterno della città di Como, la attraverseremo fino ad arrivare a Cernobbio. Uno dei primissimi progetti realizzati da Cattaneo è l’Asilo Infantile Giuseppe Garbagnati ad Asnago (1935), piccolo centro dell’hinterland comasco, in collaborazione con Luigi Origoni. L’edificio si presenta oggi notevolmente rimaneggiato e modificato, ma conserva ancora il suo impianto originale. Coevo all’asilo Sant’Elia, si differenzia e, secondo alcuni, lo supera in sapienza compositiva, per la distribuzione spaziale e gli accorgimenti progettuali atti a favorire una didattica più moderna. L’asilo si compone di due bracci disposti a T, all’intersezione troviamo l’atrio di ingresso, nel braccio ortogonale alla strada le aulee e in quello parallelo le aree serventi. Nello stesso anno partecipa al concorso, bandito dalla municipalità, per la
realizzazione della Fontana di piazzale Camerlata. Il piazzale, allora come oggi, rappresenta il principale punto di accesso alla città e il cardine delle infrastrutture viarie che vi convergono. In questo progetto, realizzato in collaborazione con il pittore Mario Radice, vediamo messa a punto quella che poi sarà una costante nel suo lavoro, ovvero la capacità di saper controllare e regolare la giustapposizione di aggetti e rientranze, piani orizzontali e verticali, pieni e vuoti. Uno dei suoi ultimi lavori è la Sede dell’Unione dei lavoratori dell’industria
(1938-1943). Situata alle spalle della Casa del Fascio, dialoga con l’edificio simbolo del razionalismo per contrasti.Alla rigidissima maglia di pilastri e travi che scandiscono e ritmano le facciate dei due volumi più alti, si oppone il volume più basso, arretrato rispetto al fronte strada. Connotato da un forte dinamismo e dai pronunciati valori chiaroscurali, costituisce una vera e propria pausa nella rigida cortina edilizia, cominciata dalla Casa del Fascio e confermata dai blocchi alti degli uffici. Sicuramente, a riferimento, vi era il progetto svolto dallo stesso Cattaneo con Lingeri e Terragni per il
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Palazzo dei Ricevimenti e Congressi all’E42 a Roma – concorso poi vinto da Libera nel 1937. Il sito scelto sembra voler suggerire l’intenzione di creare una vera e propria “cittadella razionalista”, progetto andato in fumo al momento della costruzione del palazzo dell’INPS, edificio di rara bruttezza degli anni Sessanta. Opera intermedia, ma ultima del nostro percorso, è a Cernobbio: l’edificio per Case d’Affitto (1938-1939), il cui committente è se stesso. Indubbio capolavoro, il volume va ad inserirsi e chiudere il vuoto fra la casa di famiglia e il fronte strada. Al
vuoto del piano terra si oppongono i piani superiori, fatti di aggetti e rientranze, superfici opache e trasparenti. Rimarchevole l’intervento sul tetto giardino, di sapore lecorbusiano. L’elevato grado di dettaglio si manifesta sicuramente nell’innesto di vasche di terra sospese, che fungono anche da chiusura del fronte meridionale, nelle scale distributive, negli scuri per l’ombreggiamento degli interni e nella bussola di ingresso.
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A pagina 16 Cesare Cattaneo, Case d’Affitto, 19381939 A pagina 18 Cesare Cattaneo, Sede dell’Unione dei lavoratori dell’industria, 1938-1943 A pagina 19 e 20 Cesare Cattaneo, Fontana di Piazzale Camerlata, 1935
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L’agenda
L’ANIMA DEL SEGNO HARTUNG CAVALLI - STRAZZA 08.10.2016 - 29.01.2017 Museo Civico Villa dei Cedri Piazza San Biagio 9 6500 Bellinzona +41 91 821 85 20 www.villacedri.ch
Federico Seneca (1891–1976) Segno e forma nella pubblicità 09.10.2016 - 22.01.2017 m.a.x.museo Via Dante Alighieri 6 6830 Chiasso
JAVIER MARÌN 18.09.2016 - 08.01.2017 Pinacoteca comunale Casa Rusca Piazza S. Antonio 6600 Locarno +41 91 756 31 85 www.museocasarusca.ch
+41 91 695 08 88 www.centroculturalechiasso.ch
AUTORI DALLA GALLERIA fino al 01.10.2016
LA CLASSE STERILE PASCAL SCHWAIGHOFER
IL GIOCO NEI DIPINTI ANTICHI
FOTOSCOPIA DI ALESSANDRA CALÓ 16.10.2016 - 26.11.2016
18.09.2016 - 20.11.2016
22.09.2016 - 19.11.2016
Museo Vincenzo Vela Largo Vela 6853 Ligornetto
Galleria Canesso Lugano Piazza Riforma 2 6900 Lugano
+41 58 481 30 40 www.museo-vela.ch
+91 41 682 89 80 www.galleriacanesso.ch
CONS ARC / GALLERIA Via Gruetli 1 6830 Chiasso +41 91 683 79 49 www.consarc.ch
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Per gli orari di apertura si prega di contattare i musei e le gallerie o di consultare il loro sito.
WILHELM MUNDT 27.08.2016 - 12.11.2016 Buchmann Lugano Via Della Posta 2 6900 Lugano +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com
THE CONCRETE UTOPIA IVAN PICELJ AND NEW TENDENCIES 1961-1973 14.09.2016 - 14.10.2016 Cortesi Gallery Via Frasca 5 6900 Lugano
CRAIGIE HORSFIELD fino al 31.12.2016 Galleria Monica De Cardenas Via Coremmo 11 6900 Lugano apertura solo su appuntamento +41 79 620 99 91 www.monicadecardenas.com
+41 91 921 40 00 www.cortesigallery.com
MARCO D’ANNA OLTRE 04.09.2016 - 18.12.2016 Buchmann Galerie Via Gamee 6926 Agra +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com
CONTENOTTE 21.10.2016 - 22.12.2016 Galleria Allegra Ravizza Via Nassa 3A 6900 Lugano +41 91 224 31 87 www.allegraravizza.com
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GIAN DOMENICO SOZZI PRETIOUS 17.09.2016 - 22.10.2016 Studio Dabbeni Corso Pestalozzi 1 6900 Lugano +41 91 923 29 80 www.studiodabbeni.ch
CAMERE IN PRESTITO 15.09.2016 - 30.11.2016 Photographica Fine Art Via Cantonale 9 6900 Lugano +41 91 923 96 57 www.photographicafineart.com
PER KIRKEBY I LUOGHI DELL’ANIMA DEL GRANDE MAESTRO SCANDINAVO 02.10.2016 - 29.01.2017 Museo d’arte Mendrisio Piazzetta dei Serviti 1 6850 Mendrisio +41 58 688 33 50 www.museo.mendrisio.ch
LEGNI PREZIOSI SCULTURE, BUSTI, RELIQUIARI E TABERNACOLI DAL MEDIOEVO AL SETTECENTO 16.10.2016 - 22.01.2017 Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Piazza Santo Stefano 6862 Rancate +41 91 816 47 91 www.ti.ch/zuest
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BRUNO MONGUZZI LA MOSCA E LA RAGNATELA
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24.04.2016 – 16.10.2016
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Museo di Villa Pia Via Cantonale 24 6948 Porza
+41 58 866 42 00 www.masilugano.ch
+41 91 940 18 64 www.fondazionelindenberg.org
Mirabilia Fiere Expo Chicago
Frieze Art Fair London
ArtVerona
22-25.09.2016
06-09.10.2016
14-17.10.2016
FIAC Paris
TEFAF New York
20-23.10.2016
21-26.10.2016
Mostre NOT VITAL
ESCHER
21.05.2016 – 02.01.2017
24.06.2016 – 22.01.2017
06.06.2016 – 30.10.2016
Yorkshire Sculpture Park, Wakefield
Palazzo Reale, Milano
Tate Modern, Londra
René Magritte La trahison des images
Hokusai, Hiroshige, Utamaro | Luoghi e volti del Giappone
DER FIGURATIVE POLLOCK
21.09.2016 – 23.01.2017 Centre Pompidou, Parigi
GEORGIA O’KEEFFE
22.09.2016 – 29.01.2017 Palazzo Reale, Milano
LOUISE BOURGEOIS 13.10.2016 – 26.02.2017 Lousiana Museum of Modern Art, Humlebæk
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02.10.2016 – 22.01.2017 Kunstmuseum Basel
Im pres sum Rivista bimestrale cartacea fondata a Lugano nel 2014, d’Arte è diffusa gratuitamente in una selezione di gallerie d’arte e di musei ticinesi e all’Istituto Svizzero di Milano. è uno strumento di turismo culturale legato alle arti visive. darte.ch facebook.com/darterivista
Direttore & Editore Daniele Agostini daniele@darte.ch
Pubblicità & Advertorial Daniele Agostini daniele@darte.ch
Direzione Artistica & Grafica Muriel Hediger
In copertina Richard Long, Alpine Line, 1991 Buchser Basalt, 100 x 900 cm ©Bündner Kunstmuseum Chur
Progetto grafico Ennes Bentaïba
Scriveteci! Contributi Daniele Agostini Nicholas Costa Sibilla Panzeri Dorin Rossi
Per contattarci o semplicemente dirci Ciao! hello@darte.ch
hanno COLLABORATO Nathalie Nicosia Alice Nicotra © 2014-2016 d’Arte, Tutti i diritti riservati.