d'Arte 21

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xii 2018-ii 2019


Cimalmotto

Icona rurale valmaggese 24.9.2018 — 27.1.2019 Fondazione Museo Mecrì Via Mondacce 207 6648 Minusio +41 (0)91 745 20 88 museo@mecri.ch www.mecri.ch Ma-Me Do

14.00 — 17.00 10.00 —12.00 / 14.00 — 17.00


In di ce 05

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Mario Merz

Da non perdere

igloos

max beckmann il rinascimento nelle terre ticinesi 2 giulio paolini

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Rafael Kouto

L’architettura organica in Ticino

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Da casa alle mostre:

L’agenda

in conversazione

un percorso prima interiore che fisico

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Mirabilia



Mario Merz IGLOOS Testo: Stefano Menichini

R

espressionismo) nonché a sculture composte da object trouvé e tubi al neon. Con l’Igloo di Giap, realizzato nell’anno dei movimenti studenteschi, l’artista offre una sintesi nuova delle precedenti esperienze: se la struttura semisferica rappresenta il “superamento degli angoli” e la conquista della terza dimensione, dunque un dialogo con lo spazio architettonico circostante, il rivestimento in argilla fa pensare a un rifugio protettivo dal mondo esterno; la frase del generale vietnamita Võ Nguyên Giáp («Se il nemico si concentra perde terreno se si disperde perde forza»), dal sapore buddista e predisposta al neon tutt’intorno all’opera, porta lo spettatore a una fruizione dinamica, inducendolo a ripetere il motto dentro di sé, come un mantra dal significato politico. Se già in questo lavoro Merz sperimenta la combinazione di materiali radicalmente diversi (la terra, dunque la natura primordiale, e il neon, cioè l’avanguardia tecnologica), con i successivi igloo egli introduce l’idea di una compenetrazione

ealizzata in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, che ha avviato i lavori per il catalogo ragionato degli igloo, e ispirata alla storica personale di Mario Merz del 1985, curata da Harald Szeemann alla Kunsthaus di Zurigo, Igloos riunisce nelle navate di Pirelli HangarBicocca trenta esemplari relativi alla produzione più nota e identificativa dell’artista milanese, nell’occasione del cinquantennale della creazione del primo igloo. Pensato nel 1968, la forma a igloo rappresenta, per Mario Merz, la chiusura del cerchio e il crogiolo di nuove esperienze. L’artista, sin da piccolo affascinato dalle forme naturali — il suo primo ricordo è l’affetto provato per un albero i cui rami entravano dalla finestra aperta della sua camera — assiste, durante la Seconda Guerra Mondiale, al bombardamento della sua casa di Torino, e viene in seguito arrestato per antifasciscismo. Formatosi come autodidatta dopo aver lasciato la facoltà di Medicina, Merz si dedica a materici dipinti vicini all’informale (ma memori di futurismo ed

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delle semisfere (lo spazio vuoto, fascine di vite, scritte e lance al neon), oppure si compone di frammenti di vetro, il quale attiva nuove relazioni con gli elementi circostanti, riflettendo la luce. In particolare, questo materiale — impiegato per la prima volta in Acqua scivola del 1969, portato a When Attitudes Become Form di Szeemann — allestito con il mastice o precariamente appoggiato ai morsetti che tengono unita la struttura portante, veicola un’ideale costruttivo instabile, un senso di sospensione e di provvisorietà dello spazio abitato

fra lo spazio interno ed esterno, memore delle ricerche ambientali di Lucio Fontana. Spiega Merz, in un’intervista rilasciata a Germano Celant nel 1983, che la pittura è «un passaggio trasversale, come un aeroplano che va dentro una nuvola e poi ne attraversa un’altra e un’altra ancora. Quando si riesce ad attraversarla si inventa l’igloo […]. Secondo me, l’arte è l’unica cosa che permette di attraversare le cose e di essere un processo di attraversamento, non un arrivo». Il rivestimento degli igloo, appunto, si apre, consentendo di vedere il contenuto

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numerica di Fibonacci, una sequenza in cui ogni numero è generato dalla somma dei due precedenti, per Merz perfetta descrizione delle leggi che regolano i processi naturali. Questi numeri, che spesso ricorrono nelle opere dell’artista, rappresentano, negli igloo, il coefficiente di espansione delle loro calotte nello spazio; appesi lungo i cento metri del carroponte delle navate di Hangar, essi rimandano alla proliferazione organica e spontanea dei lavori per l’ambiente, conferendo unità all’architettura che li contiene.

dall’uomo, di cui la forma a igloo è metafora. Evocativi, in questo senso, sono gli igloo che dagli anni Settanta vengono bucati da triangolari tavoli in legno, simboli di convivialità, o attraversati da percorsi fatti di giornali o da lastre di pietra e di plexiglas. Gli igloo che, a partire dagli anni Ottanta, si compenetrano fra loro, richiamano invece alla memoria le immagini cosmiche della luna e dei pianeti, oppure fenomeni celesti quali il verificarsi dell’eclissi o l’alternanza del giorno e della notte. Attenzione va prestata alla serie

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A p. 4 Mario Merz Sentiero per qui, 1986, Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2018. “la Caixa” Collection. Contemporary Art Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018 A pp. 6-8 Mario Merz “Igloos”, veduta della mostra, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2018. Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 20

25.10.2018 - 24.02.2019 HangarBicocca Via Chiese 2 20126 Milano +39 02 6611 1573 www.hangarbicocca.org

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Rafael Kouto IN CONVERSAZIONE

Rafael Kouto è un giovane designer di moda nato e cresciuto in Ticino, vincitore degli Swiss Design Awards 2018 nella categoria Fashion and Textile Design. Nelle tue creazioni fondi etica e sostenibilità con una ricerca estetica peculiare che attinge anche all’arte: quali sono le tue ispirazioni? Traggo ispirazione principalmente da alcuni artisti africani contemporanei che utilizzano la tecnica dell’upcycling, dalle tecniche tradizionali africane e dall’alta moda del XXesimo secolo. È fondamentale per me attingere a queste fonti poichè rappresentano un criticismo ed una poetica che sono molto rare oggigiorno, soprattutto nel sistema ciclico della moda. Con la collezione ALL THE NOTHING THAT WILL REMAIN hai vinto gli Swiss Design Awards 2018, ci racconti il progetto? La collezione é nata come progetto di Master in Fashion Matters presso il Sandberg Institute ad Amsterdam. Due, in particolare, sono stati i punti di partenza fondamentali: uno é legato alle mie esperienze professionali nel campo della moda, soprattutto presso Alexander McQueen e Maison Martin Margiela dove, come la maggior parte dei brand, i capi d’abbigliamento vintage vengono utilizzati come base di ispirazione e copiati 1 a 1 per la creazione e produzione delle nuove collezioni. È stato in quel momento che mi sono posto come domanda, e come sfida, se non fosse possibile utilizzare i capi d’abbigliamento usati e di scarto come capi finali nel processo di creazione e produzione. Ho dunque indagato la possibilità di utilizzare i rifiuti e materiali di scarto, soprattutto tessili, attraverso l’upcycling come nuova tendenza, in particolare legato alla deoccidentalizzazione del processo creativo e produttivo nella moda. Attraverso deoccidentalizzazione intendo il cambiamento

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a cura di Daniele Agostini


All the nothing That will Remain, Unseasonal 1 campaign 2018 by Jean Vincent Simonet

della funzionalità estetica, da fast a slow fashion, da produzione globale a produzione locale e da produzione di massa ad artigianato, creando un’interazione con il consumatore. L’altro punto di partenza è l’interesse per le opere di Romuald Hazoumè che si possono condensare in una sua citazione:“Rimando all’Occidente ciò che appartiene loro, vale a dire, il rifiuto della società dei consumi che ci invade ogni giorno”. Hazoumè usa le tecniche di upcycling per creare opere d’arte a partire da oggetti che vengono esportati dal mondo occidentale in Africa. Con questo atto, vuole fare una dichiarazione critica verso l’esportazione di rifiuti, esponendoli nelle gallerie europee e americane. In generale, l’estetica di questa collezione è senza dubbio stravagante, colorata e appariscente, con numerosi strati di stampe a righe, tessuti intrecciati e ricami. Quali pensi siano gli obiettivi della moda oggi e in futuro? Credo che per la moda sia fondamentale produrre in modo etico e sostenibile. Il problema nasce sempre dalla fonte, quindi non si tratta solo di minimizzare l’impatto della produzione e distribuzione, occorre anche educare e sensibilizzare, soprattutto i creativi e i designer di moda, a sviluppare dei prodotti che siano sostenibili alla base e, successivamente, lavorare anche sui consumatori. La soluzione non é rappresentata unicamente dallo smaltimento dei rifiuti, ma soprattutto dal tipo di design e le quantità di capi d’abbigliamento prodotti. . In Svizzera hai trovato sostegni? Cosa consiglieresti a un giovane designer? In Svizzera ho trovato molti sostegni anche perchè la sede e la produzione sono 100% Remade in Switzerland. Inoltre, ho sviluppato delle collaborazioni fondamentali

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con Texaid e ProHelvetia. Sono sostegni molto importanti anche perchè valutano le mie creazioni come progetti di design innovativo e non necessariamente come collezioni di moda. Credo che anche in Ticino esista una grande creatività ed artigianalità, infatti la maggior parte delle persone con cui collaboro sono artisti e creativi ticinesi, sebbene, per il momento, non ci sono ancora stati supporti da istituzioni ticinesi. Prima di tutto é fondamentale attingere esperienza il più possibile dal mondo della moda attuale, dato che ci sono molti aspetti creativi e positivi d’apprendere. Il mio consiglio é quello di seguire la propria strada e cercare di sviluppare un progetto personale unico, anche se richiede molto più tempo ed energie rispetto al funzionamento di un percorso tradizionale: la potenzialità sta proprio nella libertà creativa ed espressiva nel distinguersi da altri brand!

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www.rafaelkouto.com


Da casa alle mostre: un percorso prima interiore che fisico IN VIAGGIO VERSO L’ARTE

I

n una mostra d’arte, in un museo non si piomba d’improvviso. Si arriva attraversando un “prima”, una premessa, uno spazio. Lungo una marcia d’avvicinamento fisica e mentale, mi vien da dire interiore. Un momento anche lungo, apparentemente sospeso, confuso con un normale disimpegno: l’auto, l’ora, il tempo, sguardi distratti al paesaggio urbano o ai negozi, caffè, desk del museo, stretto scambio di battute con gli addetti. Formalità, magari sopra pensiero. Eppure in quel percorso (e già nella decisione di effettuarlo) si condensa precisamente l’atto della preparazione. Quel normale, sovente automatico succedersi di momenti diversi in spazi diversi, si colloca dentro una prospettiva che si realizza. Il LAC di Lugano si specchia nello spazio da attraversare: piazza Bernardino Luini, e vi pare poco con quanto richiama sull’ampio, storico, meravigliosamente conservato affresco rinascimentale, 1529, in S. Maria degli Angeli, un tempo con il convento la porta d’ingresso alla città. La “punta” dell’arch. Gianola, il -1 della Collezione Olgiati appena più in là, uno sguardo sul golfo in attesa di riprenderlo dall’interno. Non siamo ancora nella mostra, ma qualcosa - per lo più inavvertitamente - è già successo dentro di noi che inseguiamo una meta culturale d’arte. Un viaggio interiore prima che fisico. Lo stesso con Palazzo Reali (ex Cantonale): piazza e facciata di San Rocco, palazzi della Lugano dell’800. Con Casa Rusca a Locarno: piazza e chiesa S. Antonio, il monumento Marcacci, città vecchia. Con Villa dei Cedri a Bellinzona-Ravecchia: piazza e chiesa di S. Biagio citata già a metà Duecento, gli affreschi. Il sentimento di attraversare pagine di storia. Sarebbe bello continuare a descrivere, magari entrando nei villaggi: a Morcote per la Biennale (Lo spazio

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Testo Dalmazio Ambrosioni


ritrovato); a Bruzella, Fondazione Rolla per la fotografia dentro gli spazi dell’ex scuola materna, il sagrato, la salita tra le case, le pendici del Generoso... Ogni meta d’arte è la momentanea conclusione d’un percorso: nella storia e dentro noi stessi. Emblematica, la scorsa estate, la Via Crucis alla Madonna d’Ongero di Carona con le opere d’arte contemporanea. Un santuario di quando i nostri avi costruivano le chiese nei boschi: per essere vicini ai luoghi del lavoro, per convertire precedenti vestigia pagane, che comunque trattenevano una loro primordiale sacralità. In auto fino a Carona, villaggio ritmato da storie dell’emigrazione dei “magistri”, forse quello che in assoluto più ha dato alla cultura artistica: per secoli, dal Romanico al Barocco e anche oltre. Non c’è a Venezia o Milano monumento cui non abbiano messo mano i caronesi: Lombardo, Solari, Aprile, Scala, Casella… Un’emozione attraversare il villaggio tra portici, palazzi, portali, bifore, edicole votive aggrappate a muri affrescati, vicoli medioevali. E poi, d’un tratto, il bosco, silenzio. Faggi e castagni prima dell’improvviso spalancarsi dello spazio leggermente ascensionale della Via crucis. 7 cappelle di qua, 7 di là, introduzione all’edificio barocco dove statue, stucchi, gessi, affreschi, altari e la volta luminosa richiamano gli artisti che hanno segnato ogni pietra del villaggio e disseminato di monumenti la nostra civiltà. Herman Hesse:“Sulla terra esiste molta bellezza, ma niente che sia più bello di questo”. La mostra era lì, nelle 14 cappelle d’una ritualità forse perduta, all’interno d’un turbinio di passi, visioni, pensieri, emozioni. Premesse ma anche sostanza d’un mondo interiore sul quale è venuta a posarsi. In questo come, pur diversamente, in tutti gli altri casi.

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Da non perdere

Max Beckmann, Paesaggio con mongolfiera, 1917 olio su tela, Museum Ludwig, Köln/Ankauf 1954 (© 2018, ProLitteris, Zurich)

Allestimento di Mario Botta. Foto: Enrico Cano

IL RINASCIMENTO NELLE TERRE TICINESI 2 DAL TERRITORIO AL MUSEO

MAX BECKMANN Max Beckmann (1884-1950), figura di spicco dell’arte del Novecento, è il protagonista di un’impeccabile antologica presso il Museo d’arte di Mendrisio. Con una selezione di dipinti, disegni, grafiche e sculture raggruppati per tematiche e seguendo un filo cronologico, ci si confronta con opere enigmatiche e dense di simboli, testimoni dell’evoluzione stilistica dell’artista.

Fulcro della mostra è rappresentato da un olio su tavola di Francesco De’ Tatti, entrato a far parte della collezione della Pinacoteca e che in realtà faceva parte di un polittico proveniente dalla confinante chiesa di Santo Stefano a Rancate. Un pretesto per indagare la cultura visiva di questo significativo artista del Rinascimento attivo nell’area di Varese, presentando diversi capolavori in un allestimento firmato Mario Botta.

28.10.2018 – 27.01.2019

28.10.2018 – 17.02.2019

Museo d’arte Mendrisio Piazzetta dei Serviti 1 6850 Mendrisio

Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Piazza Santo Stefano 6862 Rancate

+41 58 688 33 50 www.museo.mendrisio.ch

+41 91 816 47 91 www.ti.ch/zuest

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GIULIO PAOLINI DEL BELLO IDEALE Con opere fra le più iconiche e raffinate di Giulio Paolini, raggruppate per temi e affiancate da due scenografie della ticinese Margherita Palli, del Bello ideale alla Fondazione Carriero di Milano propone una lettura della carriera del maestro dell’arte concettuale italiana. Organizzato come un trattato filosofico in tre tomi, il percorso ascensionale vede il piano terra dedicato all’artefice, il primo piano destinato ai materiali e procedimenti dell’arte, e il secondo piano — nello spazio del salone neo-rococò di Palazzo Visconti — devoto alla Bellezza, concetto cruciale tanto per Paolini quanto per la storia dell’arte, quest’ultima assunta come oggetto d’indagine dell’artista genovese.

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26.10.2018 –10.02.2019 Fondazione Carriero via Cino del Duca 4 20121 Milano +39 02 3674 7039 www.fondazionecarriero.org



L’architettura organica in Ticino Testo: Cassandra Cappelletti

N

el decennio successivo al secondo Dopoguerra si affermò il dibattito fra razionale e organico, in seguito alla riflessione sul Movimento Moderno e alla concreta necessità di recuperare dalle macerie l’eredità del passato. Le due correnti si oppongono per molti aspetti; sono modi diversi di concepire l’uomo e la realtà. Se il formalismo si contraddistingue per la linearità geometrica dominata da un ordine assoluto e universale, l’organico è invece il frutto di sensazioni intuitive, un organismo che cresce nel suo ambiente secondo le sue pulsioni. Per il razionalismo la natura è il caos da cui trarre la regola; per l’organico la logica è, al contrario, preesistente. Organico come sinonimo di “essenziale”, secondo il capitolo dedicato al movimento dell’architetto americano Richard Llyod Wright, in The future of architecture, del 1953, in cui esprime anche la volontà di liberarsi dalla mediocrità che aleggia su un certo stile architettonico di tipo internazionale. Un modo di costruire che esalti quindi il particolare, che studi in ogni minimo det-

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taglio la relazione fra uomo e natura, conoscendo la storia di un ambiente, utilizzando meno materiali possibili ed esaltandone la funzione. Emblema della sua progettazione è la Fallingwater House, del 1939, in cui Wright pone in armonia l’abitazione con la natura circostante. Le terrazze a sbalzo sovrapposte, richiamandosi alla disposizione delle rocce, si affacciano sul ruscello sottostante, creando un gioco di rimandi fra gli elementi verticali in pietra e quelli orizzontali in calcestruzzo, uniti da lunghe vetrate che danno l’impressione di trovarsi proprio in mezzo alle foreste della Pennsylvania. In Europa, fra i maggiori esponenti dell’architettura organica, troviamo sicuramente il finlandese Alvar Aalto, sebbene il suo approccio non esuli dal razionalismo. Ne è un esempio la Biblioteca Viipuri, nella città russa di Vyborg, degli anni Trenta, in cui, alla struttura realizzata in cemento armato, si unisce il trattamento di materiali locali in funzione del paesaggio, come nel soffitto ondulato dell’auditorium. Per Aalto l’arte del costruire si declina in ogni sua for-


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A p. 16 Tita Carloni, Casa Balmelli, Rovio, 1956 A pp. 18-19 Franco Ponti, Quartiere San Michele, Caslano, 1961

ma, attraverso un uso funzionale e ottimale dei materiali, giungendo alla progettazione dello stesso mobilio. Anche nella “città Ticino”, sebbene a inizio secolo non fosse che un rurale fazzoletto di terra, si dipanarono gli insegnamenti dei due maestri, ma non solo. A metà degli anni ’60, Richard Neutra e Marcel Breuer operarono sul territorio, stimolando in modo significativo la progettazione dei nostri architetti verso lo sviluppo viario ed urbano di un territorio ancora da pianificare. Dal 1963 Rino Tami fu infatti consulente estetico per l’asse autostradale, per cui utilizzò il cemento armato, esprimendosi con un linguaggio coerente ed unitario lungo un ventennio, in armonia con il paesaggio. L’architetto si occupò anche, insieme ad Alberto Camenzind e Augusto Jäggli, dello

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Studio Radio RSI a Besso, del 1961, la cui orditura esagonale può essere fatta risalire allo stesso Wright. Sempre Camenzind, influenzato dall’organico nordico istituzionale, progetta il Ginnasio di Bellinzona, nel 1958. Tuttavia è difficile accomunare lavori tanto diversi tra loro sotto il cappello dell’architettura organica, in quanto ognuno ha elaborato le nozioni che più rispecchiano una personale visione architettonica. In Peppo Brivio si riscontra una minore necessità di rivolgersi al contesto naturale, in favore di uno sviluppo progettuale di alta qualità formale, sia negli edifici presenti in contesti prettamente urbani, sia al di fuori di essi. Nelle abitazioni di Tita Carloni si uniscono elementi dell’organico con un impianto fortemente razionale, come la ripetizione


delle forme e la semplicità dei percorsi di Casa Balmelli, a Rovio. Fra i maggiori esponenti del movimento organico in Ticino si annotano Franco Ponti e Milo Navone, facilitati nel lavoro, forse, da direttive edilizie più permissive di quelle odierne. Se il primo viene definito da Carloni come massimo esponente dell’architettura organica in Ticino, seppur declinandola in chiave “alpina” con l’utilizzo di legno e pietra sulla scia di Wright; il secondo lavorerà a Torino presso lo studio di Leonardo Mosso, ereditandone dunque una minuziosa ricerca architettonica ispirata da Aalto e prediligendo progetti più isolati e adiacenti a zone boschive. L’interesse dei due architetti si volgeva perlopiù su case unifamiliari strutturate in orizzontale, di cui possono fungere

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da esempio il quartiere San Michele di Caslano e la Casa Masoni di Arogno. Eppure negli anni non mancarono gli scontri con il cantone, per salvaguardare un mondo rurale che stava ormai scomparendo, talvolta con l’aiuto di altre personalità, come Plinio Martini, attento conoscitore delle tradizioni e del paesaggio ticinesi. Nei decenni successivi infatti il dibattito fra razionale e organico venne presto superato dall’insorgere di incombenze urbanistiche e sociali, come la speculazione edilizia e la questione delle periferie, fenomeni che portarono altre problematiche e che non cessano di interrogare l’uomo sul suo abitare il mondo.


L’agenda

INTERNAZIONALISMO E «ECCEZIONE ELVETICA». 100 ANNI D’ARTE GRAFICA IN SVIZZERA 22.09.2018 - 03.02.2019 Museo Civico Villa dei Cedri Piazza San Biagio 9 6500 Bellinzona + 41 91 821 85 20 www.villacedri.ch

FACTORY 27.10.2018 - 27.01.2019 Fondazione Rolla Rolla.info la Stráda Végia (ex via Municipio) 6837 Bruzella +41 77 4740549 www.rolla.info

AUTO CHE PASSIONE! INTERAZIONE FRA GRAFICA E DESIGN 07.10.2018 - 27.01.2019 m.a.x.museo Via Dante Alighieri 6 6830 Chiasso +41 91 695 08 88 www.centroculturalechiasso.ch

ATTRAVERSO FOTOGRAFIE DI DARIA CAVERZASIO-HUG 28.01.2019 - 02.03.2019 CONS ARC / GALLERIA Via Gruetli 1 6830 Chiasso +41 91 683 79 49 www.consarc.ch

SANDRO CHIA 09.09.2018 - 06.01.2019 Pinacoteca comunale Casa Rusca Piazza S. Antonio 6600 Locarno +41 91 756 31 85 www.museocasarusca.ch

VÉRONIQUE ARNOLD «OU ELLES VOLENT, OU ELLES TOMBENT» 08.09.2018 - 31.01.2019 TATSUO MIYAJIMA WORKS ON PAPER da febbraio 2019 Buchmann Lugano Via Della Posta 2 6900 Lugano +41 91 980 08 30 www.buchmanngalerie.com


Per gli orari di apertura si prega di contattare i musei e le gallerie o di consultare il loro sito.

GROUP SHOW 05.12.2018 - 02.02.2019 Studio Dabbeni Corso Pestalozzi 1 6900 Lugano +41 91 923 29 80 www.studiodabbeni.ch

LE AVANGUARDIE UNGHERESI IMRE BAK | KÁROLY HOPP-HALÁSZ | FERENC LANTOS | ÁRPÁD FENYVESI TÓTH 30.11.2018 - 15.02.2019 Galleria Allegra Ravizza Via Nassa 3A 6900 Lugano +41 91 224 31 87 www.allegraravizza.com

STILL LIFE. I COLORI DELLA NATURA

SIMON DEPPIERRAZ EQUILIBRI

21.09.2018 - 30.01.2019

30.11.2018 - 02.03.2019

Galleria Canesso Lugano Piazza Riforma 2 6900 Lugano

Galleria Daniele Agostini Via Cattedrale 11 6900 Lugano

+41 91 682 89 80 www.galleriacanesso.ch

+41 76 452 81 87 www.danieleagostini.ch

BLIND DATE #3 JOHANNA KOTLARIS + CAMILLE LICHTENSTERN 01.12.2018 - 22.12.2018

MAGRITTE LA LIGNE DE VIE 16.09.2018 - 06.01.2019

BLIND DATE #4 MATHIAS PFUND + ALESSANDRO DI PIETRO 26.01.2019 - 23.02.2019 Sonnenstube Via Luigi Canonica 12 6900 Lugano +41 75 407 38 04 www.diesonnenstube.ch

SURREALISMO SVIZZERA 10.02.2018 - 16.06.2019 MASI Lugano (LAC) Piazza Bernardino Luini 6 6900 Lugano +41 58 866 42 00 www.masilugano.ch


GIOIE FRA I CAPELLI LA COLLEZIONE ANTONINI

DA ARCHIVI ANALOGICI SETTE POSIZIONI

08.09.2018 - 27.01.2019

15.12.2018 - 23.01.2019

Museo delle culture Lugano Villa Malpensata Via Giuseppe Mazzini 5 6900 Lugano

OnArte Via San Gottardo 139 6648 Minusio

+41 58 866 69 64 www.mcl.lugano.ch

MAX BECKMANN 28.10.2018 - 27.01.2019 Museo d’arte Mendrisio Piazzetta dei Serviti 1 6850 Mendrisio +41 58 688 33 50 www.museo.mendrisio.ch

+41 91 735 89 39 www.onarte.ch

IL RINASCIMENTO NELLE TERRE TICINESI 2 DAL TERRITORIO AL MUSEO 28.10.2018-17.02.2019 Pinacoteca cantonale Giovanni Züst Piazza Santo Stefano 6862 Rancate +41 91 816 47 91 www.ti.ch/zuest

TERES WYDLER ACCUMULATION & TRANSMUTATION 25.11.2018 - 28.04.2019 Fondazione d’Arte Erich Lindenberg Museo Villa Pia Via Cantonale 24 6948 Porza +41 91 940 18 64 www.fondazionelindenberg.org

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Mirabilia Fiere ART BASEL MIAMI BEACH

ARTE FIERA BOLOGNA

ART MADRID

06-09.12.2018

01-04.02.2019

27.02-03.03.2019

BALTHUS

COURBET E LA NATURA

CARLO CARRÀ

02.09.2018 - 01.01.2019

22.09.2018 - 06.01.2019

04.10.2018 - 03.02.2019

Fondation Beyeler, Basilea

Palazzo dei Diamanti, Ferrara

Palazzo Reale, Milano

ANNI ALBERS

LE CUBISME

11.10.2018 - 27.01.2019

17.10.2018 - 25.02.2019

MARIO MERZ IGLOOS

Tate Modern, Londra

Centre Pompidou, Parigi

Mostre

25.10.2018 - 25.02.2019 Pirelli HangarBicocca, Milano

VAN DYCK PITTORE DI CORTE

OSKAR KOKOSCHKA A RETROSPECTIVE

16.11.2018 - 03.03.2019

14.12.2018 - 10.03.2019

Galleria Sabauda, Torino

Kunsthaus Zürich

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Im pres sum Rivista trimestrale cartacea fondata a Lugano nel 2014, d’Arte è diffusa gratuitamente in una selezione di gallerie d’arte e di musei ticinesi e all’Istituto Svizzero di Milano. È uno strumento di turismo culturale legato alle arti visive. facebook.com/darterivista issuu.com/darterivista/docs

DIRETTORE & EDITORE Daniele Agostini daniele@darte.ch

PUBBLICITÀ & ADVERTORIAL Stefano Menichini hello@darte.ch

DIREZIONE ARTISTICA & GRAFICA Muriel Hediger

IN COPERTINA Mario Merz Senza titolo, 1985 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2018. Collezione Merz, Torino Courtesy Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Renato Ghiazza © Mario Merz, by SIAE 2018

PROGETTO GRAFICO Ennes Bentaïba CONTRIBUTI Daniele Agostini Dalmazio Ambrosioni Cassandra Cappelletti Stefano Menichini

SCRIVETECI! Per contattarci o semplicemente dirci Ciao! hello@darte.ch

© 2014-2018 d’Arte, Tutti i diritti riservati.




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