Semestrale di architettura e tecnologia della luce
LUCE PER L’ARCHITETTURA GLOBALE
Dicembre/December 2010 n. 8
GLO Design Carlo Colombo Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (con.in L. 27/02/2004) art. 1, comma 1, DCB Milano. (TASSA RISCOSSA)
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SOMMARIO
8 Progetto editoriale/Editorial project Carlo Ludovico Russo Coordinamento editoriale/ Editorial coordination Luisa Castiglioni l.castiglioni@designdiffusion.com Progetto grafico e consulenza artistica/ Graphic layout & art consultant Franco Mirenzi
Editoriale Info Art
Dicembre/December 2010
5 6, 50, 88 24
Urban light Project
Redazione/Editorial staff Annamaria Maffina Realizzazione grafica/Graphic designer Fabio Riccobono Contributi/Contributors Veronica Balutto Claudia Barana Marta Bernasconi Elviro Di Meo Chiara Fagone Alba Ferulli Stella Ferrari Paola Milano Claudio Moltani Ester Pirotta Paolo Rinaldi Sara Schifano Claudia Sugliano Francesca Tagliabue
Archilight Museum Museum + technology Technology
30 34 40 44 48 60 68 74 78 84
Luisa Castiglioni Le alchimie di Richi Ferrero/The magical chemistry of Richi Ferrero
Chiara Fagone
Bruce Munro – Memory and light
Chiara Fagone
La ville lumiere
Claudia Sugliano
La spa della luna/Moon Spa
Paolo Rinaldi
Green Frame House
Paola Milano
Lenti voli luminosi/Slow luminous flights
Claudia Barana Tra luce e architettura: l’interazione progettuale Elviro Di Meo che non c’è/Light and architecture: the non-existent design interaction WIMU - Castello di Barolo/WIMU - The Castle of Barolo Chiara Fagone Ozeaneum Marta Bernasconi 200 mq di luce costruita/200 sq.m. of constructed light Alba Ferulli Civismatica, la domotica per la città/Citymatics, Claudio Moltani domotics for the city
Architettura
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Il progetto dei due sassi/The ‘double pebbles’ project
Alba Ferulli
Interior
104 110 114
Graanmarkt 13, the home where everything is for sale
Ester Pirotta
Emozioni leggere/Lightweight emotions
Sara Schifano
Fragile
Chiara Fagone
Design Vision
Ufficio traffico/Traffic department Daniela D’Avanzo Ufficio abbonamenti/Subscription office Francesca Casale Numero Verde 800/318216 Tel. 02/5516109 – Fax 02/5456803 Traduzioni/Translations Fiona Johnston
Cover: Field of Light, Bruce Munro Copertina/C Design Diffusion Edizioni srl Redazioni/Editorial Offices Direzione, amministrazione, pubblicità Management, Administration, Advertising Via Lucano 3, 20135 Milano Tel. 02/5516109 – Fax 02/599024.31 www.designdiffusion.com Semestrale/Six-monthly magazine Supplemento di DDN 173/Supplement to DDN 173 Direttore responsabile/editor in chief Rosa Maria Rinaldi Prezzo/Price Euro 13,00 Stampa/Printer Color Art Via Industriale 24/26, 25050 Rodengo Saiano (BS) Tel. 030/6810155 Fotolito Bitgraph Via Vittorio Veneto, 8 20060 Cassina de’ Pecchi (MI) Printed in Italy Reg. Tribunale Milano n./Milan Court Reg.No. 278 del 7 Aprile 1990 Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Milano ISSN 1720•8017 Distribuzione all’estero Sole agent for distribution Abroad A.I.E. – Agenzia Italiana di Esportazione spa Via Manzoni, 12 – 20089 Rozzano (Mi)
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Editorial Office, Osaka Intermedia TS Bldg. 3-1-2 Tenma Kita-ku Osaka, Japan Tel. 00816/3571525 – Fax 3571529 È vietata la riproduzione anche parziale All rights reserved Testi, disegni e materiale fotografico non si restituiscono/ Texts, drawings and photographs will not be returned
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Il mondo della luce si conferma come territorio multiforme di sperimentazione dove si confrontano e si sovrappongono varie discipline e modalità espressive, verso il superamento dei confini tra i linguaggi. Come flessibile, enigmatico e stimolante strumento del comunicare, la luce dà vita a un’incredibile quantità di manifestazioni creative e funzionali in un “continuo rimbalzo tra percettivo ed evocativo”, per usare le parole di Ferrero, tra i principali protagonisti del numero. La luce offre costantemente a artisti, designer, architetti e a noi lettori spunti infiniti per sondare l’esistente e per prefigurare un futuro che appare sempre più vicino. D Lux, come sempre, lo mostra con grande evidenza, attraverso tanti episodi, pensieri, combinazioni raccolti nelle nostre pagine.
The world of illumination is unquestionably a multi-faceted territory of experimentation where a variety of disciplines and expressive methods contrast and overlap, in an attempt to break down the barriers and the boundaries between languages. Considered as a versatile, enigmatic and stimulating instrument of communication, the use of light gives rise to an incredible quantity of creative and highly functional manifestations in a ‘continual oscillation between the perceptive and the evocative’ to use the words of Ferrero, one of the main protagonists of this issue. Light and illumination constantly offers artists, designers, architects and our readers a host of ideas for examining the existing and predicting the future that is fast approaching. D Lux illustrates every aspect of this wonderfully ‘enlightened’ world, through episodes, thoughts and combinations grouped together on the pages of this journal. Luisa Castiglioni
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discussioni e karaoke; in seguito si è trasformato in un club di ritrovo per gli agricoltori che lavorano nelle vicinanze. L’architettura semplice diventa spettacolare soprattutto la notte quando, grazie ai focolari che vengono accesi all’interno, si trasforma in una struttura semitrasparente luminosa. Il caldo rosso di cui vive la rende maggiormente visibile nel panorama urbano in cui è inserita. bugdome.blogspot.com (S. F.)
Is it possible that a building constructed with degradable materials can become a new reference point for the city on a precise occasion? Yes, and this was the case with Bug Dome. The architecture was designed by the WEAK! Architects Group (Marco Casagrande, Hsieh Ying-chun and Roan Ching-yueh), and was created for the Biennial of Shenzhen held last year. In an area that lies between the Chinese city’s Municipal Building and the cultivated fields, the trio of architects decided to build a bamboo structure in the shape of an insect. For the entire duration of the artistic event, Bug Dome was a meeting place for underground music groups, for
poetry readings, for discussions and karaoke; then it was used as the local farmers club. The simple lines of the architecture become spectacular at night, thanks to the live flames on the inside, transforming it into a luminous semi-transparent structure. The bright red warmth increases its visibility in the surrounding urban territory. bugdome.blogspot.com (S. F.)
Designed by Giò Pozzo with Mara Villa, Adriano Maccarana and Luigi Nespoli, Orco Cicli is a manufacturing enterprise in Milan; it produces completely handmade, top quality bicycles, which are a wonderful synthesis of the old and the new, bicycles produced with traditional methods. Fucinacreativa was invented by the sculptor Francesco Capaldi in 2008. It suggested the fusion of the artisan skills and artistic inventiveness to create a pathway and a design approach that
differed completely from the current trends. (L. C.) www.orcocicli.com, fucinacreativa.jimdo.com
BUG DOME Può un edificio costruito con materiale deperibile in un’occasione precisa diventare un nuovo punto di riferimento per la città? Nel caso del Bug Dome questo è stato possibile. L’architettura, progettata dal gruppo WEAK! Architects (Marco Casagrande, Hsieh Ying-chun e Roan Ching-yueh), è nata in occasione della Biennale di Shenzhen dello scorso anno. In un’area compresa tra il municipio della città cinese e i campi coltivati, il trio di architetti ha deciso di edificare una struttura in bamboo, la cui forma ricorda quella di un insetto. Il Bug Dome è stato, per tutta la durata della manifestazione artistica, un ritrovo per gruppi musicali underground, per letture di poesie, per
ORCO CICLI Nasce dalla difficoltà di essere visti se si pedala di notte, Fantôme la bicicletta modello Palmiro, ispirata a una bacchetta stile anni Trenta, realizzata completamente a mano da Orco Cicli con l’aggiunta di un particolare intervento estetico di Fucinacreativa che, tramite una copertura in resina e pigmento fosforescente blu cristallino in dispersione di resina acrilica che rende il telaio luminescente. Questa lavorazione conferisce alla Fantôme un aspetto estetico granitico, solido e compatto ma allo stesso tempo sviluppa una sensazione di trasparenza e lucentezza. Ma il vero effetto ricercato, si può vedere solo di notte. I cristalli che compongono il pigmento fosforescente durante il giorno hanno un colore giallastro e sfruttano qualsiasi fonte di luce per caricarsi, al buio restituiscono la luce immagazzinata e si illuminano creando una luce rarefatta di color blu, che rende la bicicletta luminosa come un neon. Creatura di Giò Pozzo con Mara Villa, Adriano Maccarana e Luigi Nespoli, Orco Cicli è una realtà sartoriale di Milano: bici di qualità, tutte fatte a mano, al tempo stesso antiche e moderne; biciclette costruite come si faceva una volta. Fucinacreativa è un
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progetto di lavoro, ideato dallo scultore Francesco Capaldi nel 2008, che prevede la fusione delle capacità artigianali con il pensiero artistico sviluppando, così, un percorso e un approccio del tutto inusuale rispetto ai trend correnti. (L. C.) www.orcocicli.com, fucinacreativa.jimdo.com
Fantôme, a bicycle, model Palmiro, was developed to resolve the problem of cyclists being visible at night. It was inspired by a Thirties-style crossbar bicycle and completely handmade by Orco Cicli with a special esthetic addition by Fucinacreativa. A coating of crystalline blue phosphorescent pigment mixed with an acrylic resin adds luminesence to the frame. This procedure gives Fantôme a solid compact appearance while exalting transparency and gloss. However, the true success of the research can only be seen at night. The crystals in the phosphorescent pigment are yellow during the day and these absorb light from any source; when it is dark, they emit the light energy that was stored as rarefied blue light which means that the bicycle is clearly visible and as luminous as a neon light.
L&S: LIGHT SOLUTION L’azienda L & S grazie ai continui investimenti in Ricerca & Sviluppo, si è presentata con numerose novità alla seconda edizione del Sicam di Pordenone, una delle manifestazioni più importanti nell’ambito del settore dei componenti e semilavorati, accessori e subfornitura del mobile. Nova, con potenza luminosa a 39 Led, è una delle nuove proposte di L&S, un faretto spot ad incasso con tecnologia LED ad alta efficienza, che garantisce un’alta luminosità in soli 12 mm di spessore, dimensione resa possibile grazie all’utilizzo di un innovativo corpo metallico ad alta capacità dissipativa. La ricerca per L&S continua anche nel campo dei comandi wireless per regolare le sorgenti luminose a distanza. Previsto in due versioni: sia per la regolazione dell’illuminazione a colori RGB sia dimmerabile per aumentare o diminuire l’intensità luminosa delle sorgenti monocromatiche. Una novità degna di nota, presentata al Sicam, è Balance, un profilo luminoso sottopensile dotato di un innovativo sistema orientabile, che permette, a scelta, di avere due posizioni: una, con luce soffusa o un’altra, più aperta, con un fascio luminoso diretto sul piano di lavoro. Modulare nelle dimensioni, permette di avere un’ampia flessibilità progettuale;
inoltre, è predisposto per alloggiare ganci o supporti utili per le varie fasi di lavorazione in cucina. La ricerca tecnologica di L&S ha permesso di far si che l’illuminazione a Led abbia la stessa efficienza delle lampade fluorescenti. Inoltre i consumi energetici per le due categorie sono molto contenuti. www.ls-light.com (V. B.)
Thanks to ongoing investments in Research and Development, the company L&S presented a number of innovations at the second edition of Sicam in Pordenone – one of the most important events in the sector of components and semi-processed goods, accessories and sub-contracting of furniture production. One of the latest products is ‘Nova’, a light fitting with the luminous power of 39 Leds. This recessed spotlight is based on high-efficiency Led technology and it guarantees a high degree of luminosity in a thickness of just 12 mm, a compact size made possible thanks to the use of
an innovative metal casing with high dissipation. The research performed by L&S also continues in the field of wireless remote controls used to regulate the light sources. It is available in two different versions – for the regulation of the RGB illumination and a dimmer version which controls the intensity of mono-chromatic sources. Another new product presented at Sicam deserves a mention. ‘Balance’ is a strip light for installation under shelves; it is fitted with an innovative adjustable system which consents two different positions: one emits soft lighting and the other, more open, directs the light beam onto the work top. Modular in terms of size, these items have enormous design versatility; they can be equipped with hooks or supports that are useful for kitchen-based activities. The technological research of L&S has ensured that the Led illumination has the same efficiency as fluorescent lamps. Moreover, for both categories, the energy consumption is extremely low. www.ls-light.com (V. B.)
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Calvi and Paolo Brambilla. One essential ingredient of the approach for the new model of illumination by Flos is the website dedicated to Soft Architectue, used to fully illustrate the technical and architectural potential of this proposal. It contains £D images of the installations, renderings, videos, photographs of the projects that have already been produced by well-known architects and designers,
SOFT ARCHITECTURE Un progetto ambizioso e all’avanguardia quello proposto da Flos con la collezione Soft Architecture, creata grazie a un materiale innovativo (tecnologia Under-Cover) in grado di assicurare performance e durabilità nel tempo, integrandosi perfettamente con i normali controsoffitti in cartongesso. Diversificata e adattata alle varie esigenze, Soft Architecture assume una propria identità in luoghi diversi, siano essi ambienti intimi e domestici, o spazi pubblici quali ristoranti, spa, negozi, luoghi d’incontro, gallerie d’arte, uffici. A conferma della versatilità di Soft Architecture, i designer che firmano le nuove collezioni: Ron Gilad, Phillippe Starck, Sebastian Wrong, Marcel Wanders, Antonio Citterio, Fabio Calvi e Paolo Brambilla. Fondamentale per approcciare il nuovo modello di illuminazione di Flos è il sito dedicato a Soft Architecture, strumento per apprendere appieno le potenzialità tecniche e architetturali di questa proposta. Installazioni in 3D, rendering, video, fotografie di progetti già realizzati da noti architetti e designer, proposte in via di sviluppo, dati tecnici e approfondimenti sui materiali: queste e molte altre proposte per scoprire, in modo pratico e veloce, le potenzialità dell’unione tra luce e architettura nel futuro. www.flos.com www.soft-architecture.com (L. C.)
Soft Architecture by Flos is an ambitious avant-garde project. It was created with an innovative material (Under-Cover technology) which can guarantee performance and durability over time, and it integrates perfectly with standard plasterboard ceilings. Diversified and adapted to a number of requirements, Soft Architecture acquires it own identity in different locations, whether these are intimate and homely, or public amenities such as restaurants, Spas, shops, meeting places, art galleries, offices. The validity of Soft Architecture is confirmed by the caliber of the designers involved in the project: Ron Gilad, Phillippe Starck, Sebastian Wrong, Marcel Wanders, Antonio Citterio, Fabio
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works in progress, technical data and detailed information on the materials: these and other proposals provide a practical and rapid demonstration of the future potential of combining design and architecture. www.flos.com www.soft-architecture.com (L. C.)
ISSN 1120•9720 - Mensile -TAXE PERCUE (TASSA RISCOSSA). UFFICIO CMP/2 ROSERIO - MILANO. Spedizione in abbonamento postale - 45% - D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1, comma 1, DCB Milano DISTRIBUZIONE ME.PE
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urbane, come se la luce appunto fosse un plus necessario e non una funzione aggiunta. Inoltre tendono a creare progetti di lunga durata, che non siano identificabili con una firma o uno stile: ciascun lavoro affronta un compito diverso e quindi richiede soluzione proprie. La mostra dedicata a Pfarré Lighting Design presso l’Architekturgalerie Muenchen di Monaco di Baviera (fino al 27 novembre) ospita rendering, foto e disegni relativi a ventuno progetti realizzati nell’ultimo decennio. Ci sono anche 2000 immagini del progetto di illuminazione del Palace of International Forums di Tashkent nell’Uzbekistan. www.lichtplanung.com (P. R.)
LUCE, MUSICA PER GLI OCCHI
LIGHT, MUSIC FOR THE EYES
Pfarré Lighting Design è uno studio indipendente specializzato nella ricerca dell’uso migliore della luce, sia naturale sia artificiale e quindi nella creazione ottimale di luci per gli edifici, gli spazi pubblici e privati. “Noi – raccontano – lavoriamo in stretta collaborazione con architetti di interni e del paesaggio, aziende e designer in tutte le discipline, commerciali e non, in ambito nazionale e internazionale e su tutte le scale di dimensioni”. Nei loro lavori si nota soprattutto una fonte di eccitazione visiva, quasi sonora, tesa a evidenziare l’effetto ottico di edifici, spazi, parchi e aree
Pfarré Lighting Design is an independent studio specialized in research to identify the best use of natural and artificial light. It optimizes lighting systems for buildings, and public and private spaces. The architects explain: “We work in close contact with interior designers and landscape artists, corporations and creatives from all disciplines, commercial and non-commercial, on the national and international platforms, and in every scale and dimension”. All of their projects express visual excitation, comparable to sound, which aims to highlight the optic
PER RIFLETTERE… Sviluppata dal duo di Living Architecture Lab, composto da Soo-in Yang e David Benjamin, Amphibious Architecture è un’installazione galleggiante comparsa nelle acque di New York, tra l’East River e il Bronx River. Si tratta di piccole strutture luminose, il cui scopo è collegare la vita della città con tutto ciò che avviene nel mondo subacqueo. Nonostante l’acqua ricopra circa il 90% del nostro pianeta, molte zone non emerse non sono ancora state neppure esplorate. Si conosce dunque veramente poco di ciò che avviene sotto i mari o nelle profondità oceaniche. E non si sa neppure cosa succede sotto le acque di New York. Per questo i Living Architecture hanno installato tubi interattivi che informano, grazie a un sistema di illuminazione controllato da Arduino, sulla presenza di pesci, alghe e sulla qualità dell’ambiente. Un modo moderno per stimolare la curiosità. www.thelivingnewyork.com (F. T.)
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effect of buildings, features, parks and urban districts. It is as though the light source is a necessity and not just an additional function. Moreover, these creatives tends to produce long-lasting projects, which will not be identified by a name, a signature or a style: each one examines a different task and aims for specific solutions. The exhibition dedicated to Pfarré Lighting Design held in the Architekturgalerie Muenchen in Munich (Bavaria) until November 27th, presents renderings, photographs and designs relative to twenty-one projects created
over the last decade. There are also 2000 photographs of the illumination design for the Palace of International Forums in Tashkent, Uzbekistan. www.lichtplanung.com (P. R.)
WATT-LITE I progettisti Loove Broms e Li Jönsson hanno realizzato presso l’Interactive Institute di Kista, istituzione svedese nata nel 1998, in collaborazione con il comune di Eskilstuna e con il sostegno di alcune imprese, un sistema di visualizzazione dei consumi energetici destinato in primo luogo all’industria ma utilizzabile anche in ambito domestico. La ricerca ha dimostrato che le soluzioni tecniche da sole non basteranno a ridurre l’impatto ambientale causato dall’uomo; per contenere il consumo energetico si rivela indispensabile un atteggiamento consapevole e soprattutto un cambiamento delle abitudini, dalla scala industriale a quella del quotidiano degli individui e della casa. Il progetto Watt-Lite propone di monitorare il dispendio di un impianto attraverso l’impiego di tre lampade in grado di proiettare ed indicare, tramite tre differenti colorazioni, alcuni importanti parametri. Gli elementi del set si presentano come torce sovradimensionate, sospese verso il basso, che possono essere collocate in modo da rendere accessibile a tutti la lettura delle informazioni, questo al fine di sensibilizzare la collettività nelle operazioni di contenimento dei consumi. La dimensione del fascio di luce proiettato da ogni singolo elemento varia in tempo reale, si espande e si contrae in base alle rilevazioni. I tre dischi luminosi esplicitano i dati raccolti e il colore evidenzia il loro significato; la luce bianca
JUST A THOUGHT… Developed by the duo of Living Architecture Lab – Soo-in Yang and David Benjamin – Amphibious Architecture is a floating installation which has appeared in the waters around New York, between the East River and the Bronx River. These small luminous structures connect
restituisce un feedback immediato dell’utilizzo di corrente elettrica: il blu ricorda il consumo minimo ottenuto durante la giornata mentre l’arancio la massima fruizione di energia. www.tii.se (C. F.)
Designers Loove Broms and Li Jönsson have been working on a new project at the Kista Interactive Institute, founded in 1998. In collaboration with the city council of Eskilstuna and the sponsorship of some local companies, they created a system which displays energy consumption, destined primarily to industrial premises but is also a feasible addition to the domestic environment. Research has demonstrated that technical solutions
life in the city to everything that happens in the underwater world. Even though water covers approximately 90% of our planet, many of the submerged zones have never even been explored. Very little is known about events beneath the sea and in the oceanic depths. And little is known about what happens in the waters around New York. For this reason, the designers of Living Architecture have installed a series of interactive pipes.
alone are not enough to reduce the environmental impact caused by Man; in order to contain the energy consumption, it is essential to behave in a responsible manner and change habits – from the industrial scale to the domestic management and the attitudes of the individuals. The project Watt-Lite monitors the energy consumption of plant using three bulbs that can project and indicate some important parameters in different colors. The elements included in the set look like oversize torches, hanging downwards; these can be positioned
to facilitate reading the information and serve to make the people involved more aware of the operations that lead to containing consumption. The size of the light beam projected by each individual element varies in real time, it expands and contracts on the basis of the readings. The three luminous disks process the figures and the color indicates their importance; the white light gives immediate feeback on the use of electrical current; blue indicates the minimum consumption during the day a nd orange indicates maximum energy consumption. www.tii.se (C. F.)
A system of illumination controlled by Arduino provides information on the fish, algae and the quality of the environment.
A modern method for stimulating curiosity. www.thelivingnewyork.com (F. T.)
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INNOVAZIONE ARTEMIDE
ACCOGLIENZA IN RIVA AL MARE Situato all’ingresso del porto di Vuosaari, a Helsinki, il centro polifunzionale Seafarers è un luogo dedicato a tutte le persone che approdano nella città dopo un lungo viaggio per mare. All’interno trovano posto, infatti, aree relax multifunzione, caffè, una biblioteca e una sala lettura. Inaugurato circa un anno fa, il progetto è stato curato dal studio finlandese ARK-house, specializzato nella realizzazione di edifici pubblici, uffici e complessi residenziali. Il Seafarers’ Centre non si sviluppa in altezza, ma si snoda sinuoso seguendo la linea della costa. La struttura è stata completamente realizzata in legno, un rimando alle costruzioni tradizionali del luogo e, insieme, un accorgimento ecologico per ridurre al minimo l’impatto ambientale. La facciata compatta è interrotta da ampie vetrate: dall’interno si gode così di un’ampia veduta del mare. Per l’impianto illuminotecnico, gli architetti hanno scelto apparecchi Barrisol. Nella stanza relaxmultifunzione, grazie all’attento studio dell’illuminazione, è stata creata l’illusione di una cupola tridimensionale, mentre in realtà la struttura in murarura è profonda solo 40 centimetri. In tutti gli interni è stato installato un sistema di illuminazione a luce indiretta; per la facciata sono stati invece scelti degli apparecchi wall wash, che enfatizzano le travi di legno diagonali e il loro disegno. www.ark-house.com (F. T.; ph: Jussi Tiainen)
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HOSPITALITY ON THE SEA-FRONT Situated at the entrance to the Port of Vuosaari, in Helsinki, the multi-purpose ’Seafarers Centre’ is an amenity dedicated to everyone traveling to the city after a long sea journey. Inside the center, there are multi-purpose relaxation areas, coffee bars, a library and a reading room. The center was inaugurated approximately
one year ago to plans designed by the Finnish studio ARK-house, specialized in projects for public buildings, offices and residential buildings. The Seafarers’ Centre is not a tall building but winds its way
horizontally along the coastline. The structure is wooden reflecting the traditional buildings of the area; this material also has an eco-friendly purpose to reduce the environmental impact to a minimum. The compact facade is interrupted by large windows, and from the inside of the building, these provide wonderful views over the sea. The architects opted for Barrisol fittings for the illumination technology plant. Thanks to the carefully-designed
illumination project, the architects created the illusion of a three-dimensional dome in the multi-purpose/relaxation room; in actual fact, the brickwork structure is only 40 cm deep. A system of indirect light has been installed throughout the interiors; the facades have been illuminated by wallwash lighting which emphasizes the pattern of the diagonal wooden beams. www.ark-house.com (F. T.; ph: Jussi Tiainen)
Da una parte c’è Artemide, il brand italiano tra i leader mondiali nel settore dell’illuminazione residenziale e professionale e con un’ampia presenza a livello internazionale in cui spiccano gli showroom monomarca nelle più importanti città del mondo. Dall’altra parte c’è Carlotta De Bevilacqua – architetto, designer, imprenditore e docente – una dei protagonisti della nuova progettualità contemporanea nel settore della luce; infatti ha sviluppato un importante percorso di ricerca nel corso della propria carriera, sviluppando concept innovativi e teorie che scavalcano i tradizionali limiti e confini finora esplorati nel campo dell’illuminazione. Insieme, Artemide e Carlotta De Bevilacqua, hanno dato vita a The Human Light, vera e propria filosofia che prevede e immagina la progettazione della luce in funzione dell’uomo e dell’ambiente. Con il lancio di The Human Light, a partire dai primi anni Novanta, Artemide ha rivoluzionato il modo di concepire i propri apparecchi, fin dall’idea di partire non dall’inizio – la luce – ma dalla fine – l’uomo, prendendo in considerazione le sue esigenze – spesso inespresse – in termini di luce. Migliorare la qualità della vita e illuminare, in senso figurato e non, i diversi momenti della giornata, accompagnando le persone ad assaporare i colori e le ombre, assecondando i loro stati d’animo: questo è il lato ‘trasgressivo’ di questa prospettiva. Insieme al lato ‘umano’ dell’esperienza The Human Light vi è quello non meno importante della qualità dei prodotti Artemide, che mirano all’eccellenza tecnica e progettuale e al design raffinato: i settori di ricerca che coinvolgono ogni apparecchio riguardano le sorgenti luminose innovative, l’utilizzo di materiali ecocompatibili e il controllo della qualità. Dall’accostamento di questi mondi nascono i progetti e i prodotti del gruppo Artemide. Tra i nuovi arrivi del 2010 firmati De Bevilacqua: Copernico è la lampada a sospensione di Carlotta De Bevilacqua e Paolo Dell’Elce, disponibile anche nella versione da parete, composta da 9 cerchi concentrici in alluminio anodizzato e illuminato con 384 LED bianchi che permettono il movimento di tutti i cerchi in due direzioni differenti. Questo dinamismo e la sua flessibilità consentono di orientare l’emissione luminosa e contemporaneamente di ottenere numerose configurazioni spaziali, un incontro tra le esigenze delle persone con la qualità tecnica e il design minimale. Una volta chiuso l’apparecchio scompare: diventa infatti completamente piatto. Se Copernico è caratterizzata da forme rotonde, Altrove 600, nelle varianti parete/soffitto e a sospensione, è una estensione della gamma Altrove rispetto alla quale ha
misure più contenute (60 cm di lato) e un design decisamente minimale e forme geometriche. La variante da parete/soffitto è realizzata con struttura perimetrale in acciaio inox a specchio; diffusori laterali in Prismoptic satinato; riflettore in alluminio lucido a specchio e diffusore frontale in metacrilato trasparente inciso, mentre quella a sospensione ha a differenza della prima un diffusore superiore in PETG trasparente. La lampada da tavolo Yang White è la variante della serie Yang, che utilizza sorgenti fluorescenti con 3 temperature di colore differenti, la cui miscelazione consente di ottenere diverse declinazioni di luce bianca, da più calda a più fredda. La struttura è in metacrilato e policarbonato trasparente, la maniglia in alluminio e sei piedi permettono di regolare il posizionamento della lampada mentre una maniglia ne facilita lo spostamento. www.artemide.com (A. M)
designs light as a function of Man and his environment. With the launch of Human Light in the Nineties, Artemide revolutionized how its light fittings were conceived; it changed its approach by starting at the end – with Man and not from the beginning – with Light. The company examined and considered Man’s needs – for the most part unexpressed until then – in terms of light. Improving the quality of life and illuminating, figuratively and nonfiguratively – the various phases of the day, encouraging people to enjoy the colors and the shadows, accomodating their mood – this
white Leds; the circles can be moved in two different directions and this versatility allows the light beam to be oriented while modifying the spatial arrangement of the fitting. It can be described as the intersection of human requirements with technological quality and minimalist design. When closed, the fitting disappears and becomes completely flat. In contrast with the round shapes of Copenico, Altrove 600, a wall/ceiling or suspension fitting, is an addition to the Altrove collection. It is smaller (60 cm per side) and has a minimal geometric design. The wall/ceiling version has
is the ‘transgressive’ side of the idea. Alongside the ‘human’ side of the experience The Human Light, there is the equally important aspect of the quality of the Artemide products which aim for technological and design excellence combined with elegance: the research sectors involved in the production of each fitting include innovative luminous sources, the use of eco-friendly materials and quality control. The convergence of these worlds gives rise to the projects and the products by the Artemide Group. The 2010 additions by De Bevilacqua include Copernico, a suspension lamp by De Bevilacqua and Paolo Dell’Elce, available also as a wall-fitting. It consists of 9 concentric circles in anodized aluminum, illuminated with 384
been produced with a polished stainless steel surround, lateral diffusers in brushed Prismoptic, a reflector in polished aluminum and frontal diffuser in etched transparent methacrylate; the suspension version is fitted with an upper diffuser in clear PETG. The table-lamp Yang White is a variation of the Yang series, fitted with fluorescent sources of three different color temperatures. Mixing these three colors creates a number of variations of white light, from the warmest to the coldest. The casing is methacrylate and clear polycarbonate, the handle is aluminum and the six feet can be used to adjust the stability of the lamp which can be easily positioned using the handle. www.artemide.com (A. M)
ARTEMIDE INNOVATION On the one hand, Artemide, the Italian brand ranked among the world’s leading companies for residential and professional illumination and with a consolidated position on the international markets, with showrooms in the most important cities in the world. On the other, Carlotta De Bevilacqua – architect, designer, entrepreneur and lecturer – who is one of the protagonists in the sector of innovative contemporary lighting design; throughout her career, she has developed an important research pathway, with the development of innovative concepts and theories that break down the traditional barriers and boundaries in the field of illumination. In partnership, Artemide and Carlotta De Bevilacqua, invented The Human Light, a true philosophical invention that
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info YELLOW FOG
dai fantastici giochi di luce, che all’improvviso scaturiscono a illuminare la facciata. Lungo il suo fronte è stato infatti posto un graticcio incassato nel marciapiede, sotto il quale si trovano 32 tubi luminescenti. Da qui nasce la nebbia che, appena inizia a fare scuro, si alza sulla facciata per 40 secondi ogni tre minuti, avvolgendola in una calda luce gialla, in un misterioso, incantevole velo. La nebbia, intanto, si diffonde sul marciapiede e sull’ampia piazza, sempre animata dal passaggio di persone, che si avvicinano incuriosite, interagendo con il fenomeno cromatico. Il momento del passaggio dal giorno alla notte viene così simbolicamente siglato dai fasci e dai vapori luminosi, immaginati da Olafur Eliasson. (C. S.)
The Danish artist Olafur Eliasson never ceases to amaze us with his incredible installations of light and color. His work has transformed him into one of the great protagonists of contemporary art and his popularity continues to grow. An unusual feature of his work, based on physical phenomena, light, reflections, water and movement, is the interaction with the public – a clearly visible, almost tangible aspect in the installation produced for Piazza Am Hof in the historical center of Vienna, Austria, just a stone’s throw from the Cathedral of S., Stephen. The headquarters of the company Verbund AG are located here and on the facade of this fairly anonymous modern building, Eliasson applied the installation Yellow
fog, which was presented for the first time in 1998 in New York, a city dear to the artist’s heart. In the past he also created site-specific installations for Moma. Now this particular work of art can be viewed in its permanent home in Vienna, on the side of a building that extends for 48 meters. Every day as the sun goes down, passers-by are astonished by a magical phenomenon, fantastic lighting effects which suddenly appear and illuminate the facade. A grid has been recessed in the footpath along the front of the building; below it, 32 luminescent tubes. The fog emerges from the slits as soon as darkness begins to fall and rises up along the walls for 40 seconds every 3 minutes, enveloping the building in a
L’artista danese Olafur Eliasson non finisce di sorprenderci con le sue immaginifiche installazioni, composte di luci e colori, che ne hanno fatto uno dei grandi protagonisti dell’arte contemporanea, la cui popolarità continua a crescere. Una delle particolarità del suo lavoro, attento ai fenomeni fisici, alla luce, ai riflessi, all’acqua e al movimento, è anche l’interazione del pubblico, aspetto ben visibile, quasi tangibile, nell’opera realizzata per la piazza Am Hof del centro storico di Vienna, a due passi dalla Cattedrale di Santo Stefano. Qui si trova la sede centrale dell’azienda Verbund AG e proprio alla facciata di questo palazzo piuttosto anonimo nella sua architettura moderna Eliasson ha applicato l’installazione Yellow fog, mostrata per la prima volta nel 1998 a New York, città molto cara all’artista, che ha creato installazioni site specific anche per il Moma. Ora l’opera d’arte può essere vista permanentemente a Vienna su questo edificio, lungo 48 metri. Ogni giorno, all’imbrunire, i passanti vengono sorpresi da un fenomeno magico,
warm yellow light like a mysterious magical veil. The fog spreads along the footpath and into the square, animated by people who observe this marvelous phenomenon with great curiosity, and interact with the chromatic display. The transition point from day to night is therefore symbolically exalted by beams of light and luminous fog, envisaged by the creative mind of Olafur Eliasson. (C. S.)
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UNA SCUOLA DI LUCE Una nuova scuola in Francia, costruita quasi interamente in legno per dimostrare la robustezza di questo materiale e la sua efficienza strutturale. Si tratta del Liceo Pierre Joelle Boute di Riom, istituzione dedicata all’apprendimento di tutte le professioni legate al mondo dell’edilizia, progettato dallo studio di architettura Emmanuel Nebout. L’istituto comprende diversi ambienti: aule, un centro documentazione, un ristorante e un complesso di alloggi per gli studenti fuori-sede. L’edificio è stato progettato in modo da essere riparato dai forti venti della regione. Grande attenzione è stata poi dedicata alla realizzazione dell’impianto di illuminazione, curato da iGuzzini. Per il centro di documentazione e le classi sono state studiate delle luci soffuse e rilassanti, mentre un ambiente più allegro è stato riservato alla zona del ristorante. I prodotti utilizzati sono
proiettori Woody a scarica lungo i corridoi e gli ambienti comuni, mentre per il centro di documentazione sono stati utilizzati apparecchi Greenwich e Y Light, a illuminazione diretta e indiretta. www.iguzzini.com (F. T.; ph: Didier Boy de la Tour)
A SCHOOL OF ILLUMINATION A new school has been constructed i n France, almost entirely in wood to demonstrate the strength of this material
and its structural effiiency. The school is called The Pierre Joelle Boute High School in Reims, an educational institution dedicated to teaching the professions linked to the building trade. Plans were drawn-up by the Emmanuel Nebout studio of architecture. There are a number of ambiences – classrooms, a library, a restaurant and a halls of residence for students who live outside the city. The architect produced a design to protect the building from the strong winds in the region. Considerable attention was paid to the illumination plant, which was
designed by the Italian company iGuzzini. For the library and the classrooms, the lighting installed was soft and relaxing with more dynamic effects create in the restaurant. ‘Woody’ discharge projectors were used along the corridors and the common areas; ‘Greenwich’ and ‘Y-Light’ were used in the library to provide direct and indirect illumination. www.iguzzini.com (F. T.; ph: Didier Boy de la Tour)
recycling of plumbing components and the use of mouth-blown glass, serial mechanics which characterized the first industrial production procedures and the age-old traditional glassmaking techniques, associated with the latest LED lighting technology. The memories of the past and the potential of the present are combined; each lamp is unique and can suggestively be transformed into a sculpture, an article with an unrepeatable identity, or it can be camouflaged amidst the vegetation, creating complex arrangements of allusion
and always proposing an evocative dimension to the observer. Clarke’s idea was to emphasize how every droplet, how every barrel of water, is precious. The artist’s concept is expressed through her project and also because she donates some of her sales income to the Polaris Institute, the Canadian institute, founded in 1997 which focuses on the phenomenon of globalization, including the privatization of the water supplies. It is just one way she contributes to the diffusion of greater environmental awareness. www.LiquidLightSite.com (C. F.)
LIQUID LIGHT Liquide, sospese, apparentemente instabili, gocce in procinto di staccarsi verso terra, vecchi rubinetti e termostati, manometri, tubature di recupero che raccontano il loro vissuto; si tratta del progetto di Tanya Clarke intitolato Liquid Light. L’autrice, attivista e ambientalista da molti anni, ha ideato questo originale sistema di illuminazione che prevede il riciclo di componenti idrauliche e l’impiego del vetro soffiato a mano, la meccanica in serie che caratterizza le prime produzioni industriali e l’antica tradizionale tecnica vetraria, affiancate alla più recente tecnologia della luce LED. La memoria del passato e le potenzialità del presente si confrontano; ogni lampada è diversa dall’altra e suggestivamente può divenire una scultura, oggetto dotato di una identità irripetibile, o mimetizzarsi tra la vegetazione, creare complesse composizioni nel gioco dell’allusione proponendo all’osservatore una dimensione sempre evocativa. L’idea della Clarke è quella di ricordare come ogni goccia, ogni stilla d’acqua, sia un bene prezioso. La prospettiva concettuale dell’autrice viene esplicitata non solo nelle forme del progetto ma anche devolvendo una parte degli incassi delle vendite al Polaris Institute, istituzione canadese nata nel 1997 che si occupa di diverse tematiche relative al fenomeno della globalizzazione, tra le quali anche la questione della privatizzazione
dell’acqua, con il proposito di contribuire alla diffusione di una maggiore consapevolezza ambientale. www.LiquidLightSite.com (C. F.)
Liquid, suspended, and apparently unstable, droplets that look as though they are about to fall to the ground, old tap fittings and thermostats, manometers, water pipes that tell their story in a project by Tanya Clarke called Liquid Light. The artist, an activist and environmentalist for many years, created this original illumination system which involves the
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info VIVERE LA LUCE Living Light è una struttura interattiva permanente in grado di diffondere informazioni utili, realizzata nel Peace Park di Seoul, in Corea. Progettata dal duo di Living Architecture Lab, composto da Sooin Yang e David Benjamin, Living Light è una sorta di padiglione aperto, che riprende nella forma la mappa della città di Seoul. Ogni zona di questa insolita carta topografica è separata dalle altre; in base alla qualità dell’aria di un determinato quartiere, rilevata in tempo reale per mezzo di speciali stazioni, ogni sezione risulta più o meno luminosa delle altre, in una sorta di ‘classifica’ visiva. I passanti possono inoltre chiedere informazioni più dettagliate sulla qualità dell’aria tramite sms. È sufficiente inviare un messaggio con il codice postale di una zona al numero della Living Light Hotline per ricevere un breve testo informativo. www.livinglightseoul.net (F.T.)
LIVING LIGHT Living Light is a permanent interactive structure which provides extremely useful information. It was designed by the two architects of Living Architecture Lab – Soo-in Yang and David Benjamin – and constructed in the Peace Park of Seoul. Living Light could
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be described as a sort of open pavilion which depicts of the map of Seoul. Each zone of this unusual map is separated from the others with the division based on the air quality of a specific quarter, detected in real time by special systems; the zones are then shown on the map with a greater or lesser amount of luminosity and this provides a
sort of visual classification of the situation. Passers-by can request more detailed information by sms on the air quality. They need to send a message containing their postal code of a specific district of the city to the Living Light Hotline and they will receive the short text with the information they require. www.livinglightseoul.net (F.T.)
LUCEPLAN + ODILE DECQ = NUOVO MACRO Luceplan mette in luce il lavoro di ricerca dello studio ODBC (Odile Decq – Benoît Cornette) per il progetto di ampliamento del MACRO – Museo d’Arte contemporanea di Roma – con lo sviluppo di due apparecchi di illuminazione creati appositamente per i nuovi spazi espositivi. Javelot e Ma lampe rappresentano la prima collaborazione tra l’azienda e Odile Decq. Il risultato è una felice combinazione di sapere tecnologico e creatività progettuale. Javelot è una lampada concepita per tradurre coerentemente le intenzioni della progettista nella sua ricerca di equilibrio dinamico degli spazi e delle strutture. Realizzata in tre declinazioni – sospensione singola, sospensione e terra per esterni con tre corpi illuminanti – arreda le sale del ristorante, la terrazza sul tetto-giardino e le due sale didattiche del museo. Javelot è composta da un corpo in alluminio e due estremità coniche di metacrilato satinato che irradiano una luce di grande impatto scenografico attraverso due LED di temperatura colore 3.000° K e un consumo di circa 7W ciascuno. L’effetto ottenuto è quello di una serie di ‘giavellotti’ di luce che attraversa lo spazio in modo inatteso grazie al giunto asimmetrico della struttura e ai
rami di differente lunghezza che consentono di regolare il posizionamento dei corpi illuminanti. Ma lampe è un punto luce specificamente ideato per illuminare una serie di poltrone e di tavoli prodotti da Poltrona Frau e disegnati dall’architetto. L’apparecchio, costituito da un’astina in metacrilato illuminata da un LED 1W, è inserito orizzontalmente nello schienale delle sedute della sala didattica e incluso nei tavoli del ristorante, dell’Art Cafè, dell’Art Video e della biglietteria. La lampada è priva di fili perché alimentata da un dispositivo ricaricabile. L’astina si illumina automaticamente quando dalla posizione orizzontale di riposo viene ruotata verticalmente. Ma lampe è un segno di luce minimale che punteggia gli spazi in modo discreto e funzionale. www.luceplan.com (L. C.; ph: Ivan Sarfatti)
Luceplan highlights the research by studio ODBC (Odile Decq – Benoît Cornette) for the extension plans for MACRO – the Museum of Contemporary Art in Rome – through the development of two light fittings that were specifically created for the new exhibition spaces. ‘Javelot’ and ‘Ma lampe’ are lamps which emerged from this first collaboration between the company and Odile Decq. The result is a wonderful combination of technological know-how and design creativity. Javelot is a lamp designed to coherently translate
temperature 3,000° K; it also emits a series of light beams that cut across the space in an unexpected fashion thanks to the asymmetrical joints of the structure and the branches of different lengths that allow the light fittings to be positioned. ‘Ma lampe’ is a fitting which was designed specifically to illuminate a series of armchairs and tables produced by Poltrona Frau and designed by the architect. The fitting consists of a shaft in methacrylate illuminated by a 1W Led. It has been inserted horizontally in the
the designer’s intensions in his quest for dynamic equilibrium between the spaces and the structure. Produced in three versions – single suspension, a triple suspension and standard for outdoor use – it is the ideal addition to the restaurant halls, the roof-garden patio and the museum’s two teaching halls. Javelot consists of an aluminum casing and two conical tips in brushed methacrylate which emit light of great scenographic impact through two Led lights of color
backrest of the seats in the lecture halls and integrated in the tables of the Art Cafè restaurant, the Art Video and the ticket desk. The lamp is wireless and operates thanks to a rechargeable device. The shaft illuminates automatically when it is rotated from the horizontal resting position into a vertical orientation. ‘Ma lampe’ in a minimal yet highperformance fitting which interrupts the space discretely. www.luceplan.com (L. C.; ph: Ivan Sarfatti)
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info
Just 2 Watts produce the light emitted by the Edison 80 W bulb. No longer a combined lamp and bulb but a single article that guarantees 50,000 hours of light. The product is called Top Four, and it was born from the creativity of designers Alberto Basaglia and Natalia Rota Nodari. One Top supports the integrated Leds offer maximum performance, thanks to the lenses that multiply and diversify the efficiency. The casing of the light fitting is painted extruded aluminum, the cover is in thermoplastic. It is available in white, black, red, green, blue and yellow. (L. C.) www.luxit.it
TOP FOUR Due soli watt creano la luce di una lampadina Edison di 80 watt nel compito visivo. Non più lampada e lampadina ma un unico oggetto illuminante garantisce 50.000 ore di luce. È Top Four, nata dalla creatività dei designer Alberto Basaglia e Natalia Rota Nodari. Un Top supporta i led illuminanti completamente integrati che finalmente possono offrire il massimo delle loro prestazioni grazie alle lenti che ne moltiplicano e diversificano l’efficienza. Il corpo del faretto è in alluminio estruso verniciato, la copertura in materiale termoplastico. Colori disponibili: bianco, nero, rosso, verde, blue, giallo. (L. C.) www.luxit.it
L’ARTE DEL RIUSO
THE ART OF RE-USING
Un’idea simpatica, per un piccolo lampadario a sospensione davvero originale. Jan Bernstein, giovane creativo classe 1982, ha pensato di unire una mug in porcellana a una piccola lampadina, e poi attaccarle al soffitto al posto di una tradizionale lampada. L’interruttore? Ovviamente una cordicella a forma di bustina di tè! Teelicht è acquistabile al sito www.janbernstein.com. (F. T.)
A lovely idea for a small and highlyoriginal suspension lamp. The young creative, Jan Bernstein, was born in 1982 and decided to combine a porcelain mug with a small lightbulb, and then fit it to the ceiling in place of a traditional lamp. And what about the switch? Well, it’s a cord designed like a teabag, of course! Teelicht can be purchased on line at www.janbernstein.com. (F. T.)
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EMOZIONE VISIVA
VISUAL EMOTIONS
Come nel Medioevo il disegno e l’arte ritornarono in vita grazie alle opere e all’ingegno di Giotto, così ora un suo magnifico Cristo torna a brillare nella Chiesa di Ognissanti a Firenze grazie al lungo restauro curato dall’Opificio delle Pietre Dure che ne ha recuperato la perfezione artistica e la straordinaria emozione visiva. I restauratori hanno affidato la nuova illuminazione alle soluzioni all’avanguardia di Nord Light (Gruppo Artemide). L’azienda ha affrontato con successo una missione progettuale complessa: esaltare lo splendore ritrovato del capolavoro di Giotto utilizzando nel contempo prodotti non nocivi per l’opera. Nord Light ha pienamente raggiunto gli obiettivi richiesti realizzando ai lati della cappella che ospita l’opera due torri illuminanti, di quattro metri, equipaggiate con 10 faretti a LED orientabili in orizzontale e in verticale, per dirigere la luce solo sulla Croce e solo su zone ristrette del Crocifisso: non una luce piatta ma una luce che mette in evidenzia il gioco di chiari e scuri prodotto dagli elementi in aggetto e in bassorilievo. I faretti infatti, provenendo da più direzioni, esaltano le parti in rilievo, come ad esempio l’aureola, le sfaccettature del tavolato ligneo e gli elementi decorativi, come le punzonature. Un altro apparecchio illuminante con 4 faretti a LED è stato posto ai piedi del Crocifisso per indirizzare la luce dal basso verso. Nord Light ha utilizzato LED CREE MC-E ad alto indice di resa cromatica CRI sia bianco caldo a 3000° K per risaltare l’oro, sia bianco neutro a 4000° K per risaltare il blu dei lapislazzuli, secondo colore dominante del Crocifisso. I faretti utilizzati, oltre ad aver un buon impatto visivo, non creano alcun danno all’opera perché privi di raggi UV e di calore direzionati verso l’oggetto da illuminare. www.nordlight.eu (L. C.)
It can be described as a journey back to Medieval times where design and art spring back into life thanks to the works and genius of Giotto. His magnificent Christ once again lights-up the Church of All Saints in Florence, thanks to a restoration project supervised by the Opificio delle Pietre Dure which recovered its artistic perfection and extraordinary visual emotions. The people involved in the restoration asked Nord Light (Artemide Group) to take care of the avant-garde illumination systems. The company successfully tackled a complex design mission: to exalt the splendor of Giotto’s masterpiece using
spotlights, that can be adjusted horizontally and vertically to direct the light beam onto the Cross and onto restructured areas of the Crucifix. The light is not ‘flat’ but highlights the chiaroscuro effect produced with the relief or bas-relief elements. As the light from the spotlights is emitted in several directions, it exalts the parts in relief – for example, the halo, carvings on the wood and other decorative elements. Another light fitting with 4 LED spotlights has been positioned at the base of the Crucifix and directs light downwards. Nord Light used LED CREE MC-E with a high Chromatic Rendering Index (CRI) for warm white (3000° K) to exalt the gold and neutral white (4000° K) to exalt the blue of the lapislazzuli, the second most predominant color in the Cross.
products that would not damage it. Nord Light fully satisfied these objectives. They created two illuminating towers on the sides of the chapel where the masterpiece is on display. The towers are 4-meters high and fitted with 10 LED
In addition to producing an excellent visual impact, these spotlights do not cause any damage as they are UV-ray free and no heat is directed onto the target articles. www.nordlight.eu (L. C.)
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info PARCHEGGIO O FORESTA?! Il designer Neville Mars ha risolto il maggiore problema dei parcheggi che si estendono su una spianata: creare un po’ di ombra per le auto in sosta. Allo stesso tempo la sua geniale Solar Forest produce energia pulita e ricarica gli eventuali veicoli elettrici. Il progetto ricorda per forma una radura con alberi ad alto fusto; le fronde degli alberi sono però formate da ampi pannelli fotovoltaici, in grado di accumulare energia durante tutto l’arco della giornata. I pannelli non sono fissi, ma per mezzo del braccio basculante a cui sono ancorati si orientano continuamente in direzione della luce solare,
così da accrescere la loro efficienza. Grazie all’adattamento di posizione anche l’ombra per le auto parcheggiate aumenta. Sui tronchi di questi particolari alberi sono installate delle prese che forniscono elettricità in maniera gratuita a chi ne ha bisogno. (F. T.)
IS THIS A PARKING LOT OR A FOREST?! The designer Neville Mars has resolved a major problem associated with parking lots that extend over a large area. He has managed to create some shade for the parked cars with his ingenious invention Solar Forest; it also produces clean energy which can be used to recharge electric vehicles. The design of the project was inspired by a forest with tall trees; the foliage in this case has been created with large photovoltaic panels, that can accumulate energy throughout the daylight hours. The panels are not fixed; thanks to their mobile support arm, they change position so that they are always facing the sun, a feature which augments their efficiency. Thanks to their changing position, the shade for the parked cars increases. The trunks of these ‘trees’ are fitted with sockets which provide free energy charging for anyone who requires it. (F. T.)
SONY OLED Da qualche anno ormai i ricercatori di Sony stanno studiando possibili applicazioni pratiche degli schermi OLED (Organic Light Emitting Diode). Questa nuova tecnologia, unita all’uso di sottili pellicole denominate TFT (Thin Film Transistors), permette di creare schermi flessibili con una altissima risoluzione. Il primo annuncio dei risultati di questa ricerca fu fatto nel 2007 a Long Beach (California) durante una fiera specializzata; nel 2009 invece, in occasione del CES, l’International Consumer Electronics Show di Las Vegas, Sony ha mostrato i primi prototipi di prodotti che sfruttano i vantaggi degli OLED. Al CES sono state presentate tre diverse applicazioni di questa tecnologia innovativa; schermi OLED sono stati applicati a un lettore e-book che garantisce maggior nitidezza dei caratteri e minor affaticamento per gli occhi, a un lettore mp3 Walkman trasformato in un bracciale flessibile largo appena tre cm e a un notebook Vaio. Lo schermo e la tastiera del computer sono formati da un unico foglio OLED sensibile al tocco in ogni sua parte; la flessibilità del materiale permette di chiudere su sé stesso il dispositivo e renderlo completamente piatto quando non in uso. www.sony.it (S. F.)
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For several years, the researchers at Sony have been studying possible practical applications for the OLED screens (Organic Light Emitting Diode). This new technology, combined with TFT (Thin Film Transistors), permits the creation of flexible high-definition screens. The first results of this research were presented in 2007 at Long Beach (California) during a specialist trade show; however, in 2009,
during CES, the International Consumer Electronics Show in Las Vegas, Sony demonstrated the first product prototypes which exploit the advantages of OLED. During CES, three different applications of this innovative technology were presented; OLED screens were applied to an e-book reader with sharper definition of the letters and lower eyestrain, an MP3 player was transformed into a flexible wristband just 3
cm wide and the third article was a Vaio notebook. The computer screen and keyboard were created with a single sheet of OLED that has all-over sensitivity to touch; the flexibility of the material means that the device can be folded and is completely flat when not in use. www.sony.it (S. F.)
which can also be used for conferences and concerts; the interiors are in wood to simulare a large lounge where visitors and athletes can feel at home. A skillful nocturnal illumination technology project exalts the unusual shape of design of the Zameth Centre. The ‘ribbons’ have been kept in the penumbra; however, the large windows allow warm natural illumination to pass inside in stark contrast with the cold gray of the roof. www.3lhd.com (F. T.; ph: Domagoj Blazevic, Damir Fabijanic, 3LHD archive)
ZAMETH CENTRE La valorizzazione dell’ambiente urbano circostante e l’inserimento armonico nel contesto cittadino sono state le linee guida seguite nella progettazione dello Zameth Centre dallo studio di architettura 3LHD. Il moderno centro polivalente si estende su una superficie di 16830 mq nella città di Rijek, in Croazia. Il complesso architettonico comprende un’arena sportiva con 2380 posti a sedere, alcuni uffici e negozi, una biblioteca, spazi di servizio, alcuni garage e molti parcheggi. Nonostante la forma moderna dei diversi edifici, una serie di ‘nastri’ che si snodano in direzione nord-sud, il Zameth Centre dialoga con la tradizione architettonica locale: il rivestimento esterno simula il colore e la texture della tradizionale pietra locale, la ‘gromaca’. Il team dello studio 3LHD ha progettato ad hoc delle piastrelle pentagonali, che sono state fabbricate appositamente per la copertura del centro. Il punto forte del progetto è il palazzetto sportivo, utilizzabile anche per congressi e per concerti; gli interni sono realizzati in legno in modo da simulare un grande soggiorno in cui atleti e spettatori possono sentirsi come a casa propria. Una sapiente illuminazione notturna esalta le forme inusuali del Zameth Centre: mentre i ‘nastri’ sono mantenuti in una sostanziale penombra, le grandi vetrate lasciano passare la calda illuminazione degli interni, che contrasta col freddo grigio della copertura. www.3lhd.com (F. T.; ph: Domagoj Blazevic, Damir Fabijanic, 3LHD archive)
Enhancement of the surrounding urban ambiente and the harmonious addition to the context are the key guidelines of architecture studio3HLD during the design procedures for Zameth Centre. This modern polyvalent center covers a surface area of 16830 sq.m. in the city of Rijek, Croatia. The architectonic complex includes a sports arena which can seat 2380 people, offices and shops, a library, utility servies, garages and a lot of parking space. Despite the modern shape of the various offices, a series of ‘ribbons’ that unfold along a north-south axis, the Zameth Centre intrefaces with the local architectonic tradition: the external render simulates the color and the texture of the local stone – ‘gromaca’. The design team of studio 3LHD designed ad hoc pentagonal tiles which were manufactured specifically for the center’s roof. The key feature of the project is the sports arena
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info MEDIA FACADES Architettura, luce e tecnologia possono essere considerate oggi tre facce della stessa medaglia, indispensabili e indivisibili aspetti dello stesso mondo. Un progetto di illuminotecnica mediocre applicato a una nuova architettura di grande impatto può svalutarla e al contrario una illuminazione grandiosa rivolta a un progetto mediocre può sicuramente dare un ‘tocco’ in più. Questi tre determinanti aspetti considerati prima singolarmente poi collettivamente sono il tema di approfondimento del volume Media Facades History, Technology, Content di Matthias Hank Häusler, edito da Avedition.
36 progetti internazionali di architettura che hanno uno stretto rapporto con le ultime ed innovative tecnologie in campo illumitecnico, divisi in 7 categorie, vengono presentati con una descrizione del progetto e della tecnologia utilizzata, cercando di non tralasciare nulla o quasi nulla della disciplina del presente e del futuro: il lighting design. In particolare il volume si focalizza sugli aspetti tecnici e tecnologici delle ‘spettacolari’ facciate degli edifici riportati, in cui la luce – dalla semplice e comune lampadina – viene dispiegata e spiegata nelle sue molteplici e nuove forme, dal LED al suo stretto rapporto con ‘il digitale’ fino alla sua difficoltosa ma necessaria trasposizione sulle enormi facciate. Non viene riportato un semplice e schematico elenco di esempi ma un ‘saggio’in cui un nuovo linguaggio e future forme di tecnologia devono essere assunte come un ‘surplus’ nel campo dell’architettura edilizia e non solo. Ultima cosa: le immagini riportate valgono da sole… poiché nulla è più vero di ciò che gli occhi vedono! www2.avedition.de (A. M.)
Architecture, light and technology are now considered to be sides of the same coin, essential and integrated aspects of the same world. If mediocre illumination technology is applied to a new piece of impressive architecture, it can actually devalue the effect; by contrast, an excellent illumination technology project applied to a mediocre piece of architecture can exalt the building beyond expectations. These three essential ingredients are examined individually and collectively in the book ‘Media Facades History, Technology, Content’ by Matthias Hank Häusler, published by Avedition. The book examines 36 international projects that have a close relationship with the latest innovations in the field of illumination technology; they are split into 7 categories and presented
with a description of the project and the technology used, in relation to lighting design. The book investigates the technical and technological aspects of the ‘spectacular’ facades of the buildings examined. Light, in all its myriad and innovative forms, is described and explained - from the common lightbulb to the Led fittings and their close relationship with digital technology and the problematic yet essential transposition to the enormous facades. The book is not just a list of examples but a story where the new language and the future forms of technology are classed as extras in architecture and other applications. One last thing: the images contained in the book speak for themselves... as nothing is more authentic than that seen with the eyes! www2.avedition.de (A. M.)
ILLUMINATING Oggi l’architettura e la progettazione di abitazioni e posti di lavoro è influenzata dal concetto di abitazione contemporanea, in base alla quale la luce è l’elemento centrale di un nuovo modo di concepire e costruire; per tale motivo è necessario offrire idee, concezioni e studi per permette agli addetti del settore e non, di proporsi davanti al problema in modo critico rispetto al tema della luce. Illuminating di Michelle Corrodi e Klaus Spechtenhauser (edito da irkhäuser), è suddiviso in sei capitoli: i primi tre presentano l’elemento luce sotto vari aspetti riguardanti la luce naturale nelle moderne abitazioni; il quarto propone alcune innovazioni tecnologiche nel campo illuminotecnico; il quinto illustra la relazione spazio-luce; infine l’ultimo capitolo presenta l’idea di undici architetti, per proporre diversi approcci del tema. www.birkhauser.ch (A. M.)
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In the modern world, the architecture and plans for homes and workplaces are influenced by the concept of contemporary living. Light is a central feature in the new orientations of building design and construction; for this reason, architects must present ideas, creation inventions and studies that will give experts and amateurs confidence when approaching the theme of lighting design. ‘Illuminating’ by Michelle Corrodi and Klaus Spechtenhauser (published by birkhäuser), is a book split into six chapters: the first three present ‘light’ in a variety of ways with focus on the use of natural light in the modern home; chapter four proposes the latest innovations in the field of illumination technology; chapter five illustrates the relationship between space and light; and finally, chapter six illustrates the ideas from eleven architects, demonstrating a number of different approaches to this specific topic. www.birkhauser.ch (A. M.)
INTERNATIONAL LIGHT DESIGN INDEX 2010 La luce è fondamentale per qualsiasi cosa, anche semplicemente per disegnare o ri-disegnare uno spazio, per creare atmosfere, illusioni e sensazioni. Oggi, diversamente dal passato, anche in campo architettonico la luce assume una valenza notevole – quasi – alla pari del progetto stesso; infatti ogni nuovo progetto architettonico, che esso sia di sola ristrutturazione o ‘ex novo’, deve averne anche uno illuminotecnico che definisca la luce in ogni minimo dettaglio, i colori e le ombre, ma anche le forme e i volumi. La luce è diventata la quarta dimensione dell’architettura grazie al dinamismo che produce e alla sua conseguente e necessaria digitalizzazione attraverso nuove forme. Il volume sottolinea il nuovo status dell’illuminazione: non più subordinata ai suoi aspetti tecnici e funzionali, ma una vera e propria disciplina – il lighting design – intorno al quale influenze artistiche e creative stanno prendendo il sopravvento. In ogni caso la luce ha bisogno di essere domata e guidata con apposite tecnologie e prospetti tecnici che prevedano e precedano i prossimi – anzi più che presenti – cambiamenti sia a livello
ambientale sia urbanistico. Tutto questo – ma soprattutto la luce come elemento primario che si dispiega potenzialmente nelle sue varie forme – è il tema del volume International Light Design Index 2010, Ed. Helmut M. Bien (curatore di Luminale) e Markus Helle (di Highlight Magazine) in collaborazione con Avedition. 248 pagine ricche di foto e testi che permettono ad architetti, interior designer e landscape planners di trovare validi esempi e spunti da una raccolta di alcuni dei progetti più innovativi degli ultimi anni nel campo del lighting design applicato all’architettura o viceversa. www2.avedition.de (A. M.)
shapes. This book describes the new status of illumination: it is no longer dependent on the technical and functional aspects, but is a discipline – called lighting design – which is influenced by art and creativity. In any case, light must be trained and guided with special technology and technical prospects that predict and precede what follows in terms of environmental and urban change. All of this – particularly light as a primary element that unfolds in all of its various shapes – is contained in the book
Light is an essential ingredient of life; it is used to shape or modify the appearance of a space, to create atmospheres, illusions and sensations. Over the years, things have changed quite dramatically; nowadays, in architecture, light plays an extremely important role, almost as decisive as the project itself. As a matter of fact, every new architectonic project – a restructuration or a new build – requires an illumination technology specialist who defines every detail of the lighting system - the colors and the shadows, the shapes and the volumes. Light is now considered to be the fourth dimension of architecture, thanks to the energy it injects and its consequent and necessary digitalization through new
EFFICIENZA + ATMOSFERA La forma della nuova lampadina LED Energy Smart da 40 watt di GE Lighting presenta forti elementi di novità rispetto alle classiche lampadine LED. La sua forma originale le permette di distribuire la luce come una lampadina tradizionale a incandescenza, offrendo un’ottimale potenza luminosa durante la sua vita stimata di 25.000 ore. La luce viene emessa uniformemente in tutte le direzioni fatta eccezione per una ristretta gamma di angoli vicino alla base del bulbo. Le particolari alette che racchiudono la lampadina svolgono una funzione di raffreddamento: queste sono collegate ai LED all’interno del bulbo per estrarre il calore e disperderlo all’esterno, condizione indispensabile per garantire una vita più lunga e una maggiore efficienza. “Volevamo che la nostra nuova lampadina a LED fornisse una qualità, una distribuzione della luce e un aspetto estetico il più vicino possibile alla nostra popolare lampadina a incandescenza GE Soft White”, spiega colui che l’ha ideata, il fisico e capo ingegnere in GE lighting Gary Allen. “L’idea era quella di fornire ciò che i clienti amano – morbida luce bianca – in una lampadina a LED che si confronta a
‘International Light Design Index 2010’, Ed. Helmut M. Bien (curator of Luminale) and Markus Helle (of Highlight Magazine) in collaboration with Avedition. 248 pages of photographs and articles that provide architects, interior designers and landscape planners with valid examples and ideas originating from some of the most innovative lighting design projects of recent years, applied to architecture or examples where the architecture has been modified to suit the lighting design. www2.avedition.de (A. M.)
testa alta con il problema della direzionalità, che è tipico dei LED”. La nuova lampadina a LED di GE prevede il 77% di risparmio energetico e dura oltre 25 volte più a lungo di una lampadina a incandescenza standard. Essa dirige anche meglio la luce verso il basso e tutto intorno, in modo simile a quanto facevano le lampadine a incandescenza. www.gelighting.com (M. B.)
EFFICIENCY + ATMOSPHERE The new LED Energy Smart 40W lightbulb produced by GE Lighting has an innovative shape when compared to the classical LED bulbs. The unusual shape distributes light in a similar way to the traditional incandescent lightbulb, offering excellent luminosity during its predicted lifespan of 25,000 hours. Light is emitted uniformly in all directions with the exception of a small
range of angles close to the base of the bulb. The special flaps that surround the bulb act as cooling devices: these are connected to the inside of the Led light, extract the heat and dissipate it on the outside, an essential condition for its longlife and the greater efficiency. Gary Allen, the physicist and Chief Engineer of GE Lighting commented: “Our objective was to produce a new Led bulb that would provide quality, excellent light distribution with esthetics that would approach those of our popular incandescent GE Soft White bulb. We wanted to satisfy the clients’ demands for soft white light, in a Led bulb which would measure-up to the standard products and improve them in terms of the beam direction, a factor typical of the Leds”. The new Led bulb by GE is expected to reduce energy consumption by 77% and last more than 25 times longer that the standard incandescent bulb. The light emitted downwards and into the surrounding has been improved and lies close to the performance of incandescent bulbs. www.gelighting.com (M. B.)
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Richi Ferrero, illuminazione monumentale del Ponte Balbis a Torino. Nella pagina a fianco, ‘Per ora, per quest’ora, per questa volta ancora...’ (1987). Richi Ferrero, monumental illumination for Ponte Balbis (Balbis Bridge) in Turin. On the opposite page, ‘Per ora, per quest’ora, per questa volta ancora...’ (1987) (For now, at this time, and once again).
LE ALCHIMIE DI RICHI FERRERO THE MAGICAL CHEMISTRY OF RICHI FERRERO txt: Chiara Fagone/ph: courtesy Richi Ferrero La ricerca di Richi Ferrero da tempo elabora i termini di una felice e sensibile ricognizione che appartiene a quei territori di sperimentazione dove si confrontano e sovrappongono varie discipline e modalità espressive, verso il superamento dei confini tra i linguaggi Innanzitutto il teatro, ambito di numerose sue attività e sperimentazioni, dal 1971, anno in cui con gli attori dello Zoo di Michelangelo Pistoletto, fonda la compagnia del Granserraglio. Seguono molte esperienze, oltre che nel campo della ricerca teatrale come regista ed interprete, anche cinematografiche. Negli anni Ottanta il passaggio dal palcoscenico alla città; per il Festival Internazionale Cinema Giovani a Torino, nel 1984 Ferrero, con il Granserraglio, mette in scena ‘Set’, prima installazione di teatro urbano. Negli anni successivi, realizza numerosi interventi nei quali sviluppa nuove forme di espressione che coinvolgono l’arte visiva, la dimensione performativa, la scenografia, l’incrocio con la cultura musicale. La città diviene il luogo privilegiato dei suoi progetti, tra i quali ‘Torino stupefacente’ (1985), ‘32 tonnellate spinte in cielo... come se fosse il mare’ (1986), ‘Per ora, per quest’ora, per questa volta ancora...’ del 1987, installazione per la quale Ferrero teorizza ed elabora quella che definisce la “drammaturgia della fissità”, che caratterizzerà significativamente le ricerche consecutive. Lo spazio urbano è per l’artista teatro urbano; territorio che raccoglie e genera energia creativa. Nell’evento spettacolare ‘Concert Para Voices Und Colori’, presentato da Ferrero nel 1996 nella torinese Piazza Palazzo di Città, la bella architettura delle facciate, come in una sequenza di quinte scenografiche, si trasforma in un immenso caleidoscopio di immagini dalle intense cromie, così come nell’installazione ‘La città di sotto – Concerti per Uomini di Pietra’, realizzata durante le operazioni di scavo compiute sempre a Torino a Piazza San Carlo nel 2005 per la costruzione di un grande parcheggio sotterraneo. Il cantiere, inedita visuale in grado di mettere a nudo la città, nottetempo diviene una grande macchina scenica, come illustra lo stesso Ferrero: “Fermati martelli pneumatici e trivelle, quando anche l’ultimo operaio torna a casa, la ‘Città di Sotto’ si popola di Uomini Pietra, in bilico tra passato e futuro. Hanno teste di uccello e squame di ferro e trasportano sul capo massi luminosi, pietre preziose che sottraggono al sottosuolo. Otto fiamme di luce, alte sei metri, scaturiscono come geyser dalle viscere della terra; scale luminose si impennano e precipitano su piani diversi, facendo comunicare la terra con il cielo. In questa gigantesca fabbrica a cielo aperto gli Uomini Pietra, ripetono i gesti quotidiani del lavoro che migliaia di operai, giorno dopo giorno, hanno compiuto a Torino, città fabbrica per definizione”. L’uso creativo della luce e della multimedialità viene ribadito non solo nella sperimentazione delle sue molteplici applicazioni nella scala monumentale, dall’illuminazione del Ponte Balbis alla manifestazione Lucicanti di Maggio, fino alla teatralizzazione della Chiesa della Gran Madre di Dio di Torino, ma anche nell’ambito della museologia con gli allestimenti per il Museo della Sindone (1998), per il Museo del Forte di Exilles (2000) e il Museo di Pinerolo (2002). Ancora un esempio di intervento nel contesto urbano è ‘Re di Fiori’ (2009-10), nel quale Ferrero, con l’ausilio della luce ma anche di materici fiori di tessuto, compie un gesto volutamente ironico e provocatorio, un’iniziativa che contempla anche il coinvolgimento diretto del pubblico al quale, a conclusione della manifestazione, vengono affidati i frammenti della memoria dell’evento, sotto forma di fiori di pezza, firmati dall’artista. A Torino, in occasione dell’attuale edizione della nota manifestazione Luci d’Artista (cfr. Chiara Fagone, DLux 1 – Aprile 2007 e Chiara Fagone, ‘Icone lucenti’, DDE, 2009) Richi Ferrero, già autore di ‘Lucedotto’, presenta una nuova installazione intitolata ‘Bwindi Light Masks’, esposta in anteprima alla rassegna Luminale 2010. Protagoniste: quaranta maschere identiche, provenienti da un’area di confine tra Congo e Uganda, collocate in ordine sparso nel cortile di Palazzo Chiablese. “La luce diurna – si legge nella presentazione dell’opera – restituisce l’essenzialità della rappresentazione, una condizione d’attesa. Il rito prenderà vita quando la luce artificiale muterà, nel buio, i cromatismi delle maschere dando vita a una danza ferma sostenuta dai suoni bivocali dei Tuva”. Ho rivolto a Richi Ferrero alcune domande.
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Dagli anni Settanta ha realizzato opere e interventi dal teatro alle arti visive e all’urban art, dalle performance ai video, nei quali la luce ha avuto un ruolo significativo, come è nata questa sua predilezione? Partiamo da lontano… allora le dirò dei miei cinque o sei anni, di una tapparella rotta da dove filtrava un raggio di sole che creava un bordo di luce che correva lungo il perimetro alto della stanza, in questa striscia scorrevano le ombre piccole delle auto che transitavano nel corso sottocasa. Ore e ore d’incanto. Nel teatro ho poi trovato il mio mondo luce. La luce con la sua caratteristica immaterialità è nella gran parte delle sue realizzazioni una costante di intensa espressività. In quale senso interpreta la luce nei suoi progetti? La luce, quando è mezzo espressivo la si usa, la si gioca, la si manipola, si allunga, si allarga, la si costringe, la si lascia andare. La luce macchia, colora, si accende, si spegne, la si fa suonare. Che dire del mio far luce? Quando ho terminato un lavoro, che non mi sembra mai finito, cerco di capire quello che ho fatto e la sensazione che avrei potuto fare tutt’altro è certa. I rapporti tra contesto urbano e multimedialità sono attualmente un vivace campo di ricerca, lei che ne ha sperimentato le potenzialità e le suggestioni tra i primi è ancora interessato alle sue applicazioni? Come tanti faccio un lavoro d’occasione perciò riattraverso le esperienze di continuo un po’ come rileggere libri che sono sempre quelli, ma nelle storie si scoprono altre storie. Ci sono usi di tecnologie che hanno fatto il loro tempo, come molte proiezioni di grandi immagini sulle architetture, ma le stesse tecnologie possono essere utili in altre alchimie. Lo spazio urbano è per lei soprattutto una grande scena o piuttosto il luogo delle relazioni sociali? Mi sembra siano entrambe delle costanti del suo lavoro. Non credo che la realtà possa essere altro che realtà quindi la città, lo spazio urbano vissuto, non appartiene alla finzione o alla rappresentazione mentre invece è percorribile, lacerabile da gesti creativi, azioni o opere di qualsivoglia natura proprio perché luogo delle relazioni sociali. Negli anni Settanta quando i nostri spettacoli sperimentali creavano inevitabili vuoti di pubblico nei teatri, cominciai a lavorare in spazi aperti nei prati, nei boschi dietro casa, per approdare poi, negli anni Ottanta in città. Metà, se non di più, del mio tempo è sempre stato dedicato al reperimento dei fondi, alla ricerca dei soldi per realizzare le invenzioni e un aspetto fu subito chiaro: i miei lavori potevano e dovevano essere visti gratuitamente dai cittadini perché non è possibile pagare un biglietto per entrare o transitare in un frammento di città consueto. In questo senso le opere urbane entrano a far parte delle relazioni sociali spontanee. Nel progetto quanto conta la sollecitazione percettiva? E quanto quella evocativa? Contano e cantano insieme all’istante, nel momento stesso in cui consideri e vedi lo spazio dove l’idea si trasformerà in gesto, azione, opera. Poi il lavoro, l’approfondimento, il percorso che il progetto impone apre a un continuo rimbalzo tra percettivo ed evocativo, tra spazio e storia. Nei suoi lavori coniuga spesso tecnologie avanzate a suggestioni antiche, come nel suo intervento a Luminale 2010, come sente il rapporto con la tecnologia? La tecnologia mi scappa continuamente davanti, i tecnici sono un grande patrimonio. L’opera presentata a Francoforte ‘Bwindi Light Masks’ è stata sponsorizzata da Ilti Luce, una realtà d’eccellenza, che produce e fa ricerca nel campo dei sistemi Led avanzati e delle fibre ottiche. Il rapporto privilegiato con chi fornisce le tecnologie è garanzia della miglior fattibilità del progetto perciò lo considero un patrimonio. È vero, i miei lavori coniugano la tecnologia a gesti, narrazioni e costruzioni talvolta antiche, credo perché sento il futuro nel passato. Un esempio è proprio l’opera presentata a Luminale 2010 e che ha inaugurato Luci d’Artista a Torino di quest’anno. Il pubblico assiste a un rito antichissimo eseguito dalla luce su 40 maschere africane. Si produce una sorta di danza ferma dove il sonoro emesso dai canti bitonali dei Tuva (Mongolia) si amalgama in modo ideale con le maschere in fermo movimento. Un gesto ancestrale che arriva preciso al visitatore senza mediazioni e spiegazioni e che determina un’altra relazione intima e sociale. Mi piace invece, inserire, laddove lo ritengo necessario, anche i vecchi sistemi, le vecchie lampade che esprimono sound-luci particolari ed irripetibili. Nelle sue realizzazioni museali, penso al Museo del Forte d’Exilles ad esempio, che valore attribuisce al potenziale della luce e alla multimedialità? L’allestimento museale del Forte di Exilles ha compiuto dieci anni perciò luci, immagini e suono, dal punto di vista tecnologico, sono già decisamente superate. Ciò nonostante, anche grazie alla perfetta manutenzione del museo, il lavoro mantiene il suo spessore e la sua freschezza originaria. Siamo all’interno di un forte dove le penombre sono sovrane e dove le tecnologie sono molto basic. Sono tuttora installati, per la gestione delle luci e delle immagini, plc di prima generazione e molti proiettori Carrousel ancora in lega pressofusa, veri e propri carri armati che insieme a molte dicroiche mai sostituite (!) reggono perfettamente alle escursioni termiche (+ 30°, -20°), laddove le tecnologie attuali invece si rivelerebbero
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The research that Richi Ferrero has been involved in for some time expresses joyful, sensitive recognition that belongs to the field of experimentation where various disciplines and expressive media are superimposed and compared, to breakdown the boundaries between languages Theater was the primary setting for many of his activities and experiments, since 1971, the year in which with the actors of Zoo by Michelangelo Pistoletto, he founded the company of Granserraglio. Numerous episodes followed in theatrical research as a director and interpreter and in the world of cinema, In the Eighties, he moved from the stage to the city, for the Festival Internazionale del Cinema Giovani, with Granserraglio; in 1984, Ferrero produced ‘Set’, a first installation of urban theater. In the years that followed, he produced a number of platform events for new forms of expression which involved visual art, the performing dimension, sceonography, and intersections with the culture of music. The city becomes the elective stage for his projects, which included ‘Torino stupefacente’ (1985), ‘32 tonnellate spinte in cielo... come se fosse il mare’ (1986), ‘Per ora, per quest’ora, per questa volta ancora...’ (1987) an installation that Ferrero considered and processed what defined as the ‘dramatic effect of the immovable, which significantly characterizes his later research.
Dall’alto, ‘Lucicanti di Maggio’ (1998) e ‘Luce nera’ (Gagliardi Art System, Torino, 2009). Nella pagina a lato, ‘Bwindi Light Masks’, installazione per l’edizione di quest’anno della manifestazione Luci d’Artista di Torino.
From top, ‘Lucicanti di Maggio’ (1998) (The shimmers of May) and ‘Luce nera’ (Gagliardi Art System, Turin, 2009) (Black Light). On the opposite page, ‘Bwindi Light Masks’, an installation for the 2010 edition of the event ‘Luci d’Artista’ (Designer Light) in Turin.
molto fragili. Exilles è un museo delicato dove si è lavorato sulla memoria dei soldati che lo hanno abitato, sugli umori e sui ricordi in assenza quasi totale di reperti e testimonianze escluse le quaranta divise dei soldati di montagna. Più che mai luci, immagini e suoni (i suoni e i rumori di quel luogo) sono serviti a creare suggestioni, a comunicare ai visitatori atmosfere e stati d’animo di chi quel luogo lo ha vissuto, cantato e maledetto. La luce rende possibile una reinterpretazione dello spazio urbano da offrire al pubblico? Anche nei termini di una riqualificazione della città non solo temporanea? La luce è sempre un’interpretazione dello spazio o dell’opera che illumina. Illuminare un monumento, un’architettura è un gesto creativo che va ad aggiungersi a quello originario di chi ha creato e costruito. Le tesi per le quali “quest’opera non è ben illuminata perché non la leggo tutta” oppure “la luce diffusa rispetta l’originalità dell’opera” lasciano il tempo che trovano, sono considerazioni personali che non solo non hanno nessun riscontro, ma sono fondamentalmente errate. Illuminare non è mai un fatto oggettivo. Luci d’Artista è la capostipite di più di cento manifestazioni analoghe in altrettante città nel mondo e dimostra, nel suo appuntamento annuale, come l’utilizzo della luce creativa abbia dato e dia un forte contributo al rilancio di una città, in questo caso Torino. L’investimento dell’amministrazione nell’illuminazione permanente monumentale ha poi in buona parte completato il progetto di riqualificazione. Ora tocca alla manutenzione far sì che non si tratti di riqualificazione temporanea e la società di gestione Iride Servizi, che ha svolto benissimo l’enorme lavoro d’illuminazione, si è organizzata in questo senso. Come si potrebbe ipotizzare per il futuro una vera e propria politica della luce? Sarebbe bene che la luce se ne stesse lontana da una sua politica, come se parlassimo di “politica del colore o del suono”, non ci sta. Assistiamo a imbrigliamenti interpretativi antinquinamento molto spesso improvvisati e non sempre rimandabili ad esperti dell’argomento. Regioni e talvolta città hanno elaborato criteri complicatissimi, vere e proprie alchimie indecifrabili quando sarebbe necessario un po’ di buon senso legato a professionalità specifiche e non a pochi o improvvisati ‘esperti di luce’. Penso sia invece necessario insegnare. È necessario imparare a illuminare la parola, l’opera, l’architettura e per chi ce l’ha dentro creare opere-luce. Il controllo dei consumi, l’inquinamento del cielo, l’etica del far luce, la tecnica, il progettare luce hanno necessità di essere insegnati in luoghi attrezzati dove la pratica occupi l’80% del tempo. Queste sì, sono scelte che la politica dovrebbe decidere. Nel frattempo resta il teatro, unica università della luce.
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For the artist, the urban space is the theater stage; a territory which absorbs and generates creative energy. In the spectacular event ‘Concert Para Voices Und Colori’, which Ferrero presented in 1996 in Turin’s Piazza Palazzo di Città, the wonderful architecture of the facade, like a sequenze of scenographic stages, is transformed into an immense kaleidoscope of brightly colored images. The same can be said of the installation ‘La città di sotto – Concerti per Uomini di Pietra’, created during the excavations in Turin’s Piazza San Carlo in 1995 for the construction of a large underground parking lot. The building site, an unusual entity which bares the city to the world, is transformed into a gigantic scenic machine at night. According to Ferrero: “The pneumatic drills, and the excavators stand still when the last worker has gone home, and the City of Stone is populated by Stone Men, extracted from the past and the future. They have birds’ heads and iron scales. They carry luminous masses on their heads, precious stones that they have extracted from the ground. Eight shafts of light, 6 meters tall, erupt like geysers from the center of the earth; luminous stairs precipitate onto different floors bringing the earth into contact with the sky. Inside this gigantic open-air factory, the Stone Men perform the routine activities that thousands of blue-collar workers repeat day-after-day in Turin, the factory city by definition”. The creative use of light and multimedial installations is reflected not only in the experimentation with its multiple applications in the monumental stairs, the illumination of Ponte Balbis at the event Lucicanti (Shimmering) in May, the theatrical arrangement of the ‘Church of Mary, Mother of God’ in Turin and museum exhibitions – the Museum of the Shroud of Turin (1998), the Museum of Forte di Exilles (2000) and the Museum of Pinerolo (2002). Another example of a project for the urban context is ‘Re di Fiori’ (King of Flowers) (2009-10). In these plans, Ferrero used light and fabric flowers to create a deliberately ironic and provocative composition. He wanted to encourage the direct involvement of the public; at the end of the event, the observers receive a flowerhead signed by the artists as a souvenir of their visit. In Turin, during the recent edition of the well-known event Luci d’Artista (Artistic lighting) (ref. Chiara Fagone, D.Lux n°1 – April 2007 and Chiara Fagone, ‘Icone lucenti’ (Shining icons), DDE, 2009), Richi Ferrero, who designed ‘Lucedotto’ (A luminous crane), presented a new installation called ‘Bwindi Light Masks’, which was previewed at the exhibition Luminale 2010. The protagonists were forty identical African masks that originated from an area on the borders between Congo and Uganda; they were randomly positioned in the courtyard of Palazzo Chiablese. The presentation of the installation reads: “Daylight restores the essential features to the arrangement, and creates anticipation. The ritual comes to life when artificial lighting cuts through the dark and changes the colors of the masks, initiating an immobile dance supported by the bi-vocal sounds of the Tuva”. I asked Richi Ferrero a few questions about his work. Since the Seventies, you have been creating projects and interventions in a range of fields: from the theater to visual arts and urban art, from performances to videos. In each of these areas, light played an important part. How did this passion come about? We need to go back in time... I was about 5 or 6 years old. One of the window blinds at home was broken and the slits allowed a sunbeam to shine through. A ray of light ran along the top of the walls; and inside this strip of lighting, there were the shadows of the cars that were passing-by on the street below. This phenomenon fascinated me for hours and hours. And I found this universe of lighting effects in the theater years later. Light with its immaterial characteristics is a permanent feature in all of your works and possesses a constant expressive intensity. How do you interpret light in your projects? Light is an expressive medium which can be used, played
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with, manipulated, extended, widened, constricted, released. Light contaminates, it colors, illuminates, darkens, is played. How would I describe my way of using light? When I have terminated a project, I never feel that it has been completely finished. I always try to understand what I have done and I always feel that I could have done something else. The relationships between the urban context and multi-media are currently a very dynamic field of research. You were one of the first to experiment light’s potential and its suggestiveness; are you still interested in its applications? Like many artists, I work on ad hoc projects and I constantly re-experience the emotions; it’s a bit like re-reading the same books and always coming across something new. The way some technology is used has become obsolete, like the projections of large images onto architecture; however, the same technology can be employed to create additional effects. Do you consider the city to be a large stage or a place for social interaction? In my opinion, they are both constants in your work. I feel that reality is simply reality; and consequently, the city,
the inhabited urban space does not belong to fiction or a stage production. It can be experienced, it can be carved by creative gestures, actions or any number of interventions, simply because of its nature as a venue for social relations. Back in the Seventies, when our experimental preformances failed to attract a full-house to the theaters, I began working in open spaces – fields, the woods behind my home – and I gradually made my way into the cities. At least half of my time was dedicated to sourcing funds, looking for money to finance my inventions. One thing became clear – my works could be and had to be visited free-of-charge because it was unthinkable to charge people to view something in a freely-accessible part of the city, As a result, the urban projects became an integral part of spontaneous social relationships. In your projects, how much importance is given to perceptive stimuli and how much to the evocative suggestiveness? These two phenomena work in tandem, spontaneously, immediately from the moment that the space is perceived and the idea is transformed into a gesture, an action and a project. Then the work involved, the depth investigations,
the pathway carved by the installation opens to a continual oscillation between the perceptive and the evocative, between space and history. You frequently combine advanced technology and ancient references in your work, for example Luminale 2010. What is your relationship with technology? Technology keeps running away from me; thank goodness for the technicians who are invaluable. The installation presented in Frankfurt – ‘Bwindi Light Masks’ – was sponsored by Ilti Luce, a wonderful company that produces advanced Led and optic fiber systems, and researches for new technological solutions. A privileged relationship with the company that actually supplies the technology provides the greater guarantee for the feasibility of the project and its success. I consider this to be absolutely essential. It’s true that my works combine technology based on sometimes age-old gestures, stories and constructions, possibly because I perceive the future in the past. One example of this is the project I presented at Luminale 2010 and which inaugurated this year’s ‘Luci d’Artista’ in Turin. The public observed an ancient ritual which was followed by artistic lighting being shone onto 40 African masks. A sort of immobile dance is created and is accompanied the bi-vocal chants of the Tuva (Mongolia); this sound is the perfect ‘La città di sotto – Concerti per Uomini di Pietra’, opera realizzata durante le operazioni di scavo compiute a Torino a Piazza San Carlo nel 2005 e l’installazione ‘Concert Para Voices Und Colori’ (1996). Nella pagina accanto, ‘Re di Fiori’ (20092010) e un’immagine del Museo del Forte d’Exilles (2000). ‘La città di sotto – Concerti per Uomini di Pietra’, an installation created during the excavations in Turin’s Piazza San Carlo in 2005 and the installation ‘Concert Para Voices Und Colori’ (1996). On the opposite page: ‘Re di Fiori’ (2009-2010) and image of the Forte d’Exilles Museum (2000).
complement for the masks and their immobile movement. It is an ancestral gesture which reaches the visitor directly, with no mediation or explanation, and which creates another intimate and social relationship. When I feel that it is necessary, I like to add-in the previous systems – old lamps that express unusual and unrepeatable sound-lighting effects. In your museum projects – I am referring to the Museum of Forte d’Exilles for example – what potential do you attribute to light and multi-media? The museum layout in the Forte di Exilles is now ten years old so in technological terms, the lights, the images and the sound are a thing of the past. Nevertheless, thanks to the perfect maintenance of the museum, the project is still as exciting and as fresh as it was at the outset. The museum is inside a fortress where the half-light reigns supreme and where the technology is extremely basic. First generation programmable logic controllers (plc) and Carrousel projectors in pressure-fused alloy are still being used. These are as resistant as armored cars and with the dichroic bulbs that have never been replaced (!), they withstand the enormous heat excursion (from +30°C to -20°C); such conditions crate
problems for modern technological equipment. Exilles is a very delicate, emotional museum where the focus is on the soldiers who lived there, their moods and their memories, and an almost total absence of remains and descriptions, with the exception of the 40 uniforms used by the mountain guards. In this case lighting, images and sounds (sound and noise from the location) were used to create suggestions, communicate the atmosphere and the moods to the visitors, their experiences in that enchanting yet doomed location. Does light consent the reinterpretation of the urban space for the public? Is it a component used in the permanent requalification of the city? Light is always an integration of the space or the work of art it illuminates. Illuminating a monument or a piece of architecture is a creative gesture that is added to the original imaginary of the artist and the constructor. The ideas that ‘this piece is not properly illuminated because I cannot understand it all’ or ‘the light is too general with respect to the original nature of the piece’ are personal opinions which are not acceptable and are basically wrong. Illuminating something is never a subjective interpretation.
Luci d’Artista is the parent event of more than 100 similar events in other cities around the world. In its annual manifestation, it demonstrates how the use of creative light has given and continues to give a drive to relaunch the city, Turin in this case. The investment made by the city’s administration for the permanent illumination of the monuments was a major feature in the completion of the requalification project. Now the appropriate maintenance must ensure that it is not relegated to the role of temporary requalification; the management company Iride Servizi, which successfully completed the gigantic illumination project, has oriented all of its efforts in this direction. For the future, how would you envisage a policy for illumination? To be honest, I feel that light should shy away from a policy; it is like talking of a ‘policy of color or sound’ – it can’t be valid. We are witnessing anti-pollution measures which are often improvisations and not often defined by experts. Whole regions and sometimes cities have drafted very complicated criteria, sometimes incomprehensible rules to be applied when what we really need is common sense combined with specific professional expertise and the improvised actions of the ‘lighting experts’. I feel that teaching and education are essential; people need to learn how to illuminate the word, the work, the architecture and create professionals of lighting art. The control of energy consumption, a reduction in lightpollution of the sky, the ethics associated with creating light, the techniques, lighting design must be taught in appropriately-equipped structures where practical experience takes-up about 80% of the time. These are the issues that should be decided by the politicians. And in the meantime, we have the theater, the only true University of Lighting.
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ART
BRUCE MUNRO – MEMORYAND LIGHT txt: Chiara Fagone, ph: Mark Pickthall – Courtesy Bruce Munro La natura del visibile, la memoria che consente di rievocare uno stato d’animo, un sentimento di stupore, un’impressione che è insieme sensibile e intellegibile; la ricerca di Bruce Munro, artista e designer inglese, è rivolta alla sottile e affascinante trasposizione del sentire attraverso la luce, artificiale ma anche naturale
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The nature of the visible, the features that allow us to remember a state of mind, the feeling of wonder, an impression which is both sensitive and intelligible; the research by the British artist and designer, Bruce Munro, is oriented to the subtle and highly fascinating transposition of perception through artificial or natural light
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Le sue installazioni site-specific sono concepite proprio per raccogliere e restituire nel paesaggio delle suggestioni intense che appartengono al vissuto dell’artista, alla sua esperienza percettiva stratificata nella dimensione del tempo. La sperimentazione di Munro si carica di affettività verso luoghi e ricordi che l’artista si porta dentro, panorami ed atmosfere e dettagli che permettono simbolici ricongiungimenti. Se in ‘Waves’, installazione realizzata nel 2002 alle isole Barbados, lo splendido contesto naturale viene esaltato dalla peculiare proprietà evocativa della luce, nel progetto ‘Field of Light’ Bruce Munro ipotizza una natura artificiale, nella grande struttura dell’Eden Project in Cornovaglia, all’interno dell’area ideata dall’archeologo e antropologo Tim Smit progettata dall’architetto Nicholas Grimshaw. Ricavato da una ex cava di kaolinite, l’esteso complesso, inaugurato nel 2001, accoglie la ricostruzione di due enormi biosfere che ospitano oltre 100.000 specie vegetali provenienti da tutto il mondo. Sul manto erboso che riveste la copertura del Link Building, tra la famosa ‘Rainforest’ e il ‘Mediterranean Biomes’, Munro ha allineato la sua stravagante flora; ispirato dalla vegetazione del deserto rosso australiano ne elabora gli elementi come una sorta di presenza aliena. Seimila steli acrilici, attraversati dai cavi a fibra ottica e altrettante sfere di vetro si animano magicamente di luce al calar della notte e ondeggiano al vento; dolcemente instabili e vagamente surreali mutano colore nelle incantate intermittenze della luce. Così come i semi nell’arido terreno desertico aspettavano la pioggia prima di sbocciare inaspettati, i fiori di ‘Field of Light’ rivelano la loro inusuale fisica notturna artificialità nel fascino di un ambiente fiabesco e accattivante ma non conosciuto, una meravigliosa visione che piuttosto appartiene alla sfera del futuribile. L’ultima recente installazione di Munro si intitola ‘CDSea’. L’operazione, originale nelle modalità concettuali quanto estetiche, è uno spettacolare intervento nel territorio di Long Knoll, nei pressi di Kilmington, nel Wiltshire; su una superficie di 41.000 metri quadrati di prato sono stati disposti 600.000 CD, un mare iridescente interrotto solo dal disegno di un meandro verde di erba, da utilizzare come sentiero per addentrarsi nell’opera. Preventivamente Munro aveva lanciato un appello tramite la stampa e dalla radio BBC Wiltshire chiedendo ai lettori e agli ascoltatori di donare i loro CD usati per l’installazione. Si tratta infatti del primo di una
In apertura l’installazione di Bruce Munro intitolata ‘Field of Light’, realizzata presso l’Eden Project, in Cornovaglia. In alto ‘CDSea’; a fianco, ‘Waves’. Nella pagina seguente ancora un’immagine di ‘Field of Light’. Opening shot, the installation by Bruce Munro called ‘Field of Light’ created as part of the Ede Project, Cornwall. Top, ‘CDSea’; to the side, ‘Waves’. On the following page, a further shot of ‘Field of Light’.
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serie di interventi progettati dall’artista nell’ottica del riciclo, cioè impiegando materiale di scarto, al fine di attribuire poeticamente e attraverso la creatività una nuova seconda vita a quello che viene eliminato, anche molto velocemente, nella nostra società dei consumi. La risposta del pubblico è stata più che positiva e la messa in opera del progetto si è rivelata anche un vivace momento performativo collettivo; 140 persone, amici e colleghi di Munro con le loro famiglie hanno partecipato alla disposizione dei CD. Orientati verso il basso e quindi con la superficie traslucida rivolta verso il cielo, la miriade di elementi determinano una vibrante tessitura in continuo divenire, una distesa a perdita d’occhio. Munro racconta di un pomeriggio sul promontorio roccioso del Nielsen Park, in una delle baie sabbiose più belle di Sydney: “La luce era ancora intensa, come una coperta scintillante di luce argentea. In quel momento ho avuto un’idea infantile che mi ha fatto gettare la mano nell’acqua del mare pensando che mi sarei in qualche modo messo in contatto con la mia casa a Salcombe, dove viveva mio padre”. Il ricordo di questo momento, annotato, come parecchie delle sue suggestioni, su un taccuino molti anni prima, quando viveva in Australia, viene creativamente rievocato e condiviso con il pubblico. L’effetto ricercato da Munro è sorprendente, l’abbagliante riverbero dai riflessi ora azzurrati ora cangianti, si trasmuta senza sosta al variare delle condizioni atmosferiche, della qualità della luce del sole o della luna, ma anche del punto di vista dell’osservatore. Dalle sfumature dell’alone blu fino a rivelare la scomposizione dello spettro luminoso il ‘mare’di Long Knoll si moltiplica in infinite possibili immagini raccontate come in un quadro divisionista dal colore che si addensa e si sfaccetta per tratti a seconda dell’intensità e dell’incidenza dei raggi solari. Infine, prima di smontare l’installazione Munro ha voluto verificare un ulteriore potenziale percettivo dell’opera in un momento insieme rituale e nostalgico che ha intitolato ‘CDSea Regatta’. Ancora un ricordo d’infanzia, quando era piccolo, a Salcombe, alla fine dell’estate veniva organizzata una regata di pescatori, con una processione di barche che si spostava alla luce dei fuochi d’artificio; così lo spettacolo pirotecnico chiude l’esperienza di ‘CDSea’, e la sua estesa vibrante superficie lucente per l’ultima volta si accende di innumerevoli ammalianti bagliori.
His site-specific installations have been designed to collect and restore to the surroundings the intense emotions that are part of the artist’s life, his perceptive experience stratified in the dimension of time. Munro’s experimentation is charged with his affection for the places and the memories of his soul, through panoramas, atmospheres and details that produce symbolic reunifications. In ‘Waves’, an installation he produced in 2002 in Barbados, the splendid natural context is exalted by the peculiar properties evoked by light; however, in the project ‘Field of Light’, Bruce Munro suggested artificial nature in his large Eden project in Cornwall, inside an area created by the archeologist and antropologist Tim Smit, designed by architect Nicholas Grimshaw. Created in a former kaolinite quarry, the extensive complex – which was inaugurated in 2001 – now boasts the reconstructions of two enormous biospheres conatining more than 100,000 plant species from around the world. Under the grass that covers the roof of the Link Building, between the famous ‘Rainforest’ and the ‘Mediterranean Biomes’, Munro has planted his extravagant flora; inspired by the vegetation of the Red Desert of Australia, he has processed the elements as a sort of alien presence. Six thousand acrylic rods contain fiber optic cables topped by glass balls magically come to life as the sun sets; they waft gently as the wind blows. And as the seeds in the dry desert wait for the rain for their germination, the flowers in the ‘Field of Light’ reveal their unusual nocturnal appearance amidst an unfamiliar yet attractive fairytale setting, a marvellous vision that actually belongs to the future. The recent installation by Munro is called ‘CDSea’. The operation is original in terms of concept and esthetics; it is a spectacular intervention to the territory of Long Knoll, close to Kilmington in Wiltshire UK; on a surface area of 41,000 sq.m., the architect has positioned 600,000 CDs, an iridescent ocean interrupted only by the meandering green grass, which forms the pathway to enter the space. Munro made an appeal in the press and the BBC Radio Wiltshire channel and asked the public to donate old CDs for the installation. It is actually one of the first in a series of interventions designed by the artist with a view to recycling – using waste material, with the idea
of poetically and creatively giving a second life to the items that are eliminated very rapidly from our consumer society. The public’s response was more than positive and the initiation of the project was a dynamic moment of collective togetherness; 140 people – Munro’s friends and colleagues and their families – took an active part in the positioning of the CDs. They faced downwards with the brushed side facing the sky. The myriad elements determine a lively arrangement of work in progress that extends as far as the eyes can see. Munro tells of an afternoon on a rocky headland in Nielsen Park, on one of the most beautiful sandy beaches in Sydney, Australia: “The light was still strong, like a shimmering mantle of silver beams. In the instance, I had the childish idea of sticking my hand into the water to bring me into contact with my family home in Salcombe, where my father was still living”. He noted this idea down in a book, like so many other of his flashes of genius which appeared when he was still living in Australia; they were created re-created and shared with the appreciative public. The effect that Munro was looking for was astonishing – the shimmering glare of the reflections – tinged with blue or multi-colored, is continually transformed with the variations in the atmospheric conditions, the quality of the sun- or moonlight, and by how the observer perceives it. From the shades in the blue halo to the revelation of the decomposition of the light spectrum, the ‘sea’ at Long Knoll multiplies to infinity the possible images which are narrated in a colorful picture that intensifies and diverges depending on the intensity and the incidence of the sunrays. Finally, prior to disassembling the installation, Munro wanted to verify an additional perceptive potential of the work in a simultaneously ritualistic and nostalgic moment he called ‘CDSea Regatta’. It was inspired by another memory of his infancy when he was a young boy living in Salcombe; at the end of the summer, a regatta was organized by the fishermen with a procession of boats which moved under the sparkling light of fireworks; these magical flares were the closing feature of the ‘CDSea’ experience, and its extensive shiny surface projected the countless wonderful shafts of light for the very last time.
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URBAN LIGHT LA VILLE LUMIERE txt: Claudia Sugliano La luce, visto il suo significato simbolico, è protagonista di molte feste nel mondo, ma una delle più straordinarie che, nel corso del tempo, si è trasformata in un autentico evento artistico, rimane quella di Lione. La Fete des Lumières, la festa delle luci, illumina ogni anno questa città per quattro giorni, dall’8 dicembre. La data scelta non è certo casuale: si tratta del giorno dedicato all’Immacolata Concezione, alla Vergine, alla cui
La chiesa di Saint Nizier pare respirare al ritmo delle diverse fantasmagoriche illuminazioni e della colonna sonora originale che l’accompagna.
The church of Saint Nizier seems to breath in time with the diverse incredible illuminaton and the original sound track that accompanies it.
protezione Lione si affidò sin dal Medioevo e, soprattutto, durante l’epidemia di peste da cui fu colpito il sud della Francia nel 1643. L’8 dicembre 1852, poi, venne inaugurata la statua della Madonna eretta sulla cappella della collina di Fourvière, dove ancora non esisteva l’attuale basilica. Quel giorno, a causa di un fortissimo temporale, vennero annullate le celebrazioni ufficiali, ma la popolazione, passata la tempesta, illuminò spontaneamente le finestre con i ‘lumignons’, bicchierini di vetro spesso, all’interno dei quali si trova una candela, dando così inizio a una tradizione, che si perpetua ancora oggi.
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A partire dal 1989, con il sindaco Michel Noir, la festa spontanea tramandatasi da quei tempi lontani, è divenuta più organizzata, con un programma comprendente animazioni, spettacoli, messe in scena, che ha riscosso molto successo. Soprattutto negli ultimi anni la Fete des Lumières si è trasformata in un vero evento d’arte, richiamando artisti e creativi francesi e stranieri, di grande fama, con progetti sempre più importanti che coinvolgono tutta la città, trasformandola grazie a scenografie straordinarie e a innovativi spettacoli di luce. L’ultima edizione è stata particolarmente spettacolare, “un momento magico di poesia, di condivisione e di emozioni, divenuto un grande festival internazionale”, come ha osservato Gérard Collomb, l’attuale sindaco di Lione. Nella centrale Place Terreau si è sviluppata la scenografia ‘Giochiamo con il tempo’ di Marie-Jeanne Gauthé, a cui si devono l’inaugurazione dell’hotel Atlantis di Dubai e le scenografie dei concerti di Jean-Michel Jarre. Lo spettacolo di luce gioca con le facciate della piazza, fra cui quelle del Museo di Belle Arti e del Comune, unendo effetti visivi e sonori, basati su tre cicli metereologici, pioggia ed inondazioni, neve e gelo, calore e canicola. Una pendola gigante sulla facciata del museo indica il tempo, mentre su quella del municipio un metronomo batte il ritmo, intessendo una tela luminosa sul pubblico. È stata invece trasformata in una giardino di acclimatazione, con piante di luce ed altre forgiate in metallo, la Place Louis Pradel, dove la TILT, che ha già realizzato lavori per le Notti bianche di Parigi, ha sviluppato il progetto ‘Mon jardin public’ (Il mio giardino pubblico). Lo spazio è stato così invaso da una vegetazione fantastica, con 21 gruppi di decorazioni vegetali, alcune della quali alte 11 metri e larghe 12. Fra queste, spettacolari erano i soffioni, sotto forma di grandi lampadari sormontati, da un fiore stellato luminoso, che formavano, raggruppati, dei giganteschi bouquet. Davanti all’ingresso del parking Pradel si innalzavano cinque esemplari di carbonium, un piccolo albero invernale dai rami nodosi, con gemme, rappresentate da una serie di lampadine a filamento, che nella notte scintillano come perle di luce. Un’altra storica piazza, quella des Jacobins, era invasa da ‘La dolce vita’, un progetto, ispirato alla celebre scena felliniana della Fontana di Trevi a Roma. Robert Nortik ha realizzato un’illuminazione sperimentale a 360°, dove proiezioni
di immagini dinamiche, decorazioni originali e suoni si mescolano armoniosamente. I proiettori, posati su basi mobili, permettono di riprodurre in maniera dinamica le immagini gioiose e ludiche, ispirate al cinema italiano, sulle facciate, sul suolo, sul pubblico, che diventa protagonista. Un grande progetto di GL Events, realizzato una sola volta in Europa, a Francoforte, nel 2005, ha trasformato l’enorme ruota della place Bellecour, una delle più grandi d’Europa, con i suoi 55 metri di diametro, in un gigantesco schermo circolare, sul quale era proiettato il film ‘La notte al museo’, una visita immaginaria al Museo di Belle Arti di Lione. Un altro straordinario schermo è stato fornito dalla facciata della cattedrale SaintJean, con l’installazione ‘Les Batisseurs’ (I costruttori). Ideata da Damien Fontain, artista, compositore e regista, e da Daniel Knepper, specialista nell’illuminazione delle cattedrali, questa scenografia, omaggio ai costruttori che, a partire dal XII secolo, per 300 anni si dedicarono all’edificazione della chiesa, mostrava due mani gigantesche che impastavano, formavano la facciata della cattedrale, dallo schizzo iniziale alla forma definitiva.
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Per la prima volta anche la Basilica di Fourvière, visibile da tutta la zona nord-ovest di Lione, è stata protagonista durante la Festa delle luci, con ‘Carillon et tableaux de lumière’. La facciata si è infatti trasformata, grazie a vari quadri luminosi, evocanti quattro periodi della storia della pittura, neoclassico, cubista, astratto e contemporaneo, accompagnati dal suono delle 23 campane del suo straordinario carillon. Il creatore JeanLuc Hervé e la sua impresa Orpailleurs de lumière hanno giocato sulle sequenze temporali, sulla spazialità e sul movimento, la velocità e il colore, raggiungendo risultati sorprendenti. Sulla vicina place de Fourvière ‘L’homme digital’ , aggrappato alla torre TDF di Fourvière, era una marionetta luminosa mobile, alta 13 metri, formata da anelli trasparenti e da fili elettrici luminescenti. Ad ideare questa creatura digitale, visibile da tutta la città, è stato Sébastien Lefèvre. ‘Cristallina machina’ è il nome del progetto, che ha coinvolto la stazione ferroviaria Saint-Paul, realizzato da Philippe Morvan, scenografo di formazione teatrale. Gli interni e gli esterni del grande edificio sono diventatati un ulteriore invito al viaggio, grazie all’illuminazione. Le finestre erano animate di giorno da un effetto a specchio e di notte grazie alla retroproiezione di 3 sequenze d’immagini: un viaggio nella natura, un percorso nel labirinto, ed un omaggio alla locomotiva a vapore. Sulla piazza antistante, un albero segnaletico aveva la chioma composta di oggetti riciclati ed illuminati dall’interno. Il Rodano non poteva non essere tra i protagonisti di questa festa, con il progetto ‘365 stars’: 365 boe luminose si muovevano, parevano danzare al ritmo dell’acqua. Il progetto, molto scenografico, intendeva anche suggerire il riutilizzo di oggetti, usati per segnalare la navigazione. Il risultato è stato un autentico, scintillante tappeto di stelle sulla superficie
del fiume, immaginato da Jacques Rival, un artista che ha già creato altre installazioni sull’acqua. Sulle rive del lago del parco La Tete d’or, ‘Les Berges enneigées’ (Le rive innevate) di Gérard Périole, era una scenografia che metteva in risalto il fascino della natura in inverno. Dopo il tramonto dorato sugli alberi del parco, la neve cominciava a cadere, ricoprendo in breve ogni cosa, in uno spettacolo fiabesco, sottolineato da voci di animali, in una sorta di full immersion nell’ambiente naturale. Lione, grazie a questa straordinaria festa, che contava ancora moltissime altre sorprendenti installazioni luminose su tutto il territorio urbano e in periferia, è veramente divenuta la capitale della luce. Ne sono testimonianze i saloni professionali internazionali ForumLED e Lumiville, dedicato all’illuminazione esterna, all’illuminazione pubblica e all’illuminazione delle città. Lumiville, creato con lo scopo di mettere in contatto tutte le realtà coinvolte nell’illuminazione urbana e nella messa in valore dei monumenti attraverso la luce, è il primo in Europa di questo genere ed è diventato un grande appuntamento da non perdere. Inoltre, già nel 1989, Lione è stata una delle prime città di Francia a creare un piano per la luce urbana: l’illuminazione è stata realizzata innanzi tutto sui fiumi e nei siti più visibili della città (università, chiese, cattedrali, grandi arterie e ponti). Infine, nel 2001, Lione ha preso l’iniziativa di creare una rete di ville lumière LUCI (Lighting Urban Community International) che riunisce una quarantina di queste città in Europa e nel mondo: Torino, Glasgow, Liegi, Montréal, Shanghai o Gerico. Al centro di tutto ciò c’è il simbolo della luce che dà sicurezza, la valorizzazione del patrimonio storico ma anche la luce come vettore della riabilitazione di un quartiere o d’integrazione sociale.
La luce è una componente fondamentale dell’arredo urbano lionese, che svela l’architettura senza snaturarla. A Lione, 300 siti e monumenti sono illuminati ogni notte. Light is a fundamental component of Lyon’s urban furnishings, revealing the architecure without denaturing it. 300 sites and monuments are illuminated across Lyon every night.
Given light’s symbolic importance, it is the protagonist of many fests and festivals around the world; however, the festival of Lyon is one of the most extraordinary and over the years has been transformed into an authentic artistic event. Every year, the Fete des Lumières illuminates this city for four days starting December 8th. The date was not a casual choice as this day is the Christian feast day celebrating the Immaculate Conception of the Virgin Mary. She has been the protector of Lyon since Medieval times, and was a particularly important figure during the epidemic that hit the south of France in 1643. On December 8th 1852, the statue of the Virgin Mary was unveiled
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in the chapel built on the hill of Fourvière, before the current Basilica was built. On that day, because of a severe storm, the official celebrations were cancelled. However, once the storm had passed, the population spontaneously illuminated the windows with ‘lumignons’ – little containers of thick glass containing a candle – this gave rise to the tradition that continues today. Starting in 1989, under the guidance of Mayor Michel Noir, the spontaneous celebration passed down through the generations, has become more organized, with a rich program of events - plays, shows etc. which have been extremely successful. Particularly in recent years,
Fete des Lumières has been transformed into an artistic event, attracting famous artists and creatives from France and abroad, with increasingly important projects that involve every corner of the city, transforming it thanks to extraordinary scenographic settings and innovative lighting effects. The most recent edition was particularly spectacular, “a magical moment of poetry, sharing and emotions, in a wonderful international festival” according to Gérard Collomb, the city’s current Mayor. The central Place Terreau housed the play ‘Jouons avec les temps’ by Marie-Jeanne Gauthé, inspired by the inauguration of the Hotel Atlantis in Dubai and the scenographic arrangements of the
Fountain. Robert Nortik created 360° experimental illumination with the projection of dynamic images, original decorations and sounds mixed harmoniously. The projectors have been positioned on mobile bases and consent the dynamic reproduction of joyful ludic images which were inspired by Italian cinema production. They are projected onto facades, the ground, onto the people in the public who become the protagonists. A major project created by GL Events just once before in Europe (Frankfurt, 2005) transformed the enormous wheel in Place Bellecour; it is one of the largest in Europe with a diameter of 55 meters. It is now a large circular screen used for the projection of the film ‘A nighttime visit to the museum’, an imaginary visit to the Museum of Fine Arts in Lyon. Another extraordinary screen was identified on the facade of the Cathedral of Saint-Jean with an installation called ‘Les Batisseurs’ (The builders). Invented by Damien Fontain, artist, composer and director, and by Daniel Knepper, a specialist in the illumination of cathedrals, this installation pays tribute to the builders. For 300 years, from the 12thcentury onwards, they were committed to constructing the church. The installation showed two gigantic hands at work, creating the cathedral’s facade from the initial sketch to the final shape. For the
concerts by Jean-Michel Jarre. The lighting effect interfaces with the facades of buildings on the square – the City Hall and the Museum of Fine Arts, combining sound and vision effects, based on three metereological cycles, rain and flooding, snow and ice, heat and sultry weather. A large pendulum on the museum’s facade tells the time, while on the facade of the city hall, a metronome moves to the beat and these create a luminous fabric on the public amenities. Place Louis Pradel was transformed into an acclimatization garden with plants shaped from light and others forged in metal; in this facility, Studio TILT, previously involved in projects for the ‘Allnight entertainment’ in Paris, developed the project ‘Mon jardin public’ (My public park). The space was overrun with fantastic vegetation, with 21 groups of decorative plants, some of which 11 meters high and 12 meters wide. Among them, spectacular gigantic bouquets created from large sprinkler heads with luminous star-shaped flowerheads. In front of the entrance to the parking Pradel, five carbonium trees, a small winter species with knotted branches; the buds are filament lightbulbs which shimmer at night like tiny pearls of light. Another historical square – des Jacobins – was taken over by ‘La dolce vita’, a project inspired by the famous scene in Fellini’s film where actress Anita Ekberg bathes in Rome’s Trevi
Risplende di luci anche il Passage Thiaffait, situato tra la collina di Croix Rousse e Place des Terreaux, luogo pieno di vita, popolato da giovani artisti, a cui il Comune ha destinato degli atelier per sviluppare la propria creatività.
The Passage Thiaffait also shimmers with light; it is between the hill of Croix Rousse and Place des Terreaux, an area that is full of life, and the energy of the young artists who express their creativity in the workshops allocated to them by the City Council.
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first time, the Basilica of Fourvière, visible from everywhere in the north-west district of Lyon, was also a protagonist during the Festival of Light with ‘Carillon et tableaux de lumière’ (Musical Carillon and luminous plates). Thanks to a number of luminous plates, the facade carries scenes inspired by four periods of the history of painting – neo-Classical, Cubist, Abstract and
Contemporary – accompanied by the sound of the 23 bells of its extraordinary musical carillon. Creator Jean-Luc Hervé and his company Orpailleurs de lumière exploited time sequences, with space and movement, speed and color. The results were astonishing. On the nearby Place de Fourvière ‘L’homme digital’ , (The digital man), attached to the TDF Tower of
La fontana di Place des Jacobins assume connotazioni inattese grazie all’originale installazione luminosa. The fountain of Place des Jacobins has an unexpected guise thanks to the original luminous installation.
Fourvière, was designed as a mobile luminous puppet, 13 meters high, created from transparent rings and luminecsent electrical cables. This digital creature was designed by Sébastien Lefèvre and is visible everywhere in the city. ‘Crystalline machine’ is the name of the project created for the Saint-Paul railway station. It was designed by Philippe Morvan, a scenographer who worked in the theater. The interiors and the exteriors of the large building are another driver to travel, thanks to the illumination. During the daytime, the windows have an unusual mirrored effect; at night, they are animated thanks to the retroprojection of three sequences of images - a trip through nature, a walk through a maze and a tribute to the steam-train. On the square in front of the station, an information post has been decorated like a tree with the foliage crown created from recycled articles and illuminated from the inside. Rodano was one of the protagonists of this festival, with the project ‘365 stars’: 365 luminous buoys move and appear to dance in time with the ebb and flow of the water. The highly-scenographic project also suggested the reuse of articles used for ship navigation. The result was an
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authentic shimmering bed of stars on the surface of the river, envisaged by Jacques Rival, an artist who has great expertise in the creation of installations on water. On the banks of the lake in Park La Tete d’or, ‘Les Berges enneigées’ (The snowcovered banks) by Gérard Périole, exalted the fascination of the nature during the winter. Snow begins to fall onto the parks’ trees after the gold-tinged sunset. The magical effect is enhanced by the sounds of animals – the creation of a sort of full immersion in the natural environment. Thanks to this extraordinary fest, Lyon is now considered to be the capital city of light and illumination. Just a few of the many astonishing luminous installations throughout the city have been mentioned. However, the importance of this city is enhanced by ForumLED and Lumiville, a key international salon dedicated to lighting for outdoors, for public amenities and for the city as a whole. Lumiville was created and organized to bring into contact all of the realities involved in
urban illumination and lighting for important monuments. It is the first of its kind in Europe and is unquestionably a key event that should not be missed. Back in 1989, Lyon was one of the first city’s in France to create a program for urban lighting: the illumination was installed close to the rivers and in the key areas of the city – universities, churches, cathedrals, major traffic arteries and bridges. Finally, in 2001, the administrators for the city of Lyon were instrumental in the creation of a network of illuminated cities with LUCI (Lighting
Urban Community International). Some forty cities worldwide have joined the network – Turin, Glasgow, Lieges, Montréal, Shanghai and Jericho. The key feature is the centrality of light that increases safety, that enhances the historical heritage and restores life to degraded areas of the city, encouraging social integration.
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txt: Paolo Rinaldi progetto: Studio Bizzarro & Partners
LA SPA DELLA LUNA MOON SPA
Moon Spa nasce esigente, rincorre la quintessenza del lusso, ricerca la preziosità del dettaglio e i materiali di pregio In un mondo frenetico e caotico, offre la serenità dell’animo e la pace interiore, nel silenzio di un atmosfera nei toni del blu, il colore della spiritualità. Ci si può estraniare volando letteralmente in alto. Per questo, il riferimento è alla luna, l’astro della pace interiore e della riflessione. Fuori di metafora, è un’idea di benessere oltre i confini del mondo, idealmente in orbita attorno alla luna o sulla luna stessa, dove regna il silenzio, dove si fluttua fra le stelle in assenza di gravità, dove la mente può essere concentrata sui propri pensieri e godere di panorami interiori. Moon Spa stupisce grazie a effetti come piogge di lettere e disegni d’acqua, muri d’acqua retroproiettati, fluttuare di lettini ad acqua sospesi nella nebbia, sistemi di drenaggio dell’acqua invisibili, pareti e pavimenti a tratti morbidi che sembrano scomparire, a richiamare l’idea dell’essere sospesi nell’universo fra le stelle, cascata di meteoriti luminose, cabine dal design pulito, lineare in cui sono riconoscibili pochi elementi di assoluto pregio, materiali di alto livello come legno, pietra naturale e vetro e dove calore, vapore, musica e profumi ci calano in una dimensione irreale e magica.
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PROJECT
Moon Spa estremizza il concetto di luogo esclusivo trasportando l’idea di benessere al di fuori dei confini del mondo, in orbita attorno alla luna o sulla luna stessa.
Moon Spa exaggerates the concept of an exclusive location transporting the idea of wellness far from the earth’s atmosphere, to orbit around the moon or on the moon itself.
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Moon Spa is demanding; it provides quintessential luxury, expressing the intrinsic value of the details and the top quality materials In this frantic chaotic world, Moon Spa offers its visitors serenity for the soul and retores inner peace, in the silence of the blue ambiences – the color traditionally associated with spirituality. It is possible to detach from the real world by literally flying high. The moon was the inspiration; this heavenly body is associated with inner peace and reflection. Beyond the metaphor, the moon creates an idea of wellness that lies beyond the boundaries of the world, in orbit around the earth or on the moon’ s surface; silence reigns supreme, the body floats among the stars with no gravitational pull, the mind can focus and enjoy the interiors. Moon Spa also astonishes the visitors thanks to special effects such as the shower of letters and water features, back-lit water walls, floating water-beds suspended in mist, invisibile darinage systems, walls and floors that are soft to touch and which seem to disappear – these all refer to the idea of being suspended in the universe surrounded by stars, luminous meteroite showers; cabins with clean lines express the top quality construction elements – natural wood and glass; a place where warmth, steam, music and aromas allow visitors to enter an unreal and magical dimension.
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Lo Studio Bizzarro & Partners è specializzato nel campo della consulenza e della progettazione di strutture per l’ospitalità e il benessere, realizzando luoghi e progetti che mirano a far vivere esperienze emozionali e sensoriali fuori dall’ordinario.
Studio Bizzarro & Partners is specialized in the field of consulting and design for structures destined to hospitality and wellness. The studio designs projects with the objective of allowing guests and visitors to live emotional and sensory experiences that are truly out of this world.
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PROJECT
Vista frontale di Green Frame House, la casa-container presentata ad Abitare il Tempo 2010.
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Frontal view of the Green Frame House, the container-home presented at Abitare il Tempo 2010.
txt: Paola Milano ph: Tom Vack
GREEN FRAME HOUSE Alla 25a edizione di Abitare il Tempo lo studio AstoriDePontiAssociati, in collaborazione con Art Container, ha presentato un progetto ambizioso che verte sul recupero di container marini dimessi, per far riflettere, in termini inconsueti, sul tema della sostenibilitĂ ambientale
At the 25° edition of Abitare il Tempo, Studio AstoriDePontiAssociati, in collaboration with Art Container, presented an ambitious project based on reclaimed cargo containers. The idea was to make people think laterally about environmental sustainability progetto: studio AstoriDePontiAssociati Antonia Astori, Nicola de Ponti, Ester Pirotta
graphic design: Stefano Cardini lighting design: Lorella Primavera
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Pensare al ciclo di vita dei prodotti come primo passo per parlare di ecosostenibilità, riutilizzare container dimessi e renderli abitabili, creando spazi vivibili dotati di ogni comfort e con un’attenzione particolare a tutti quei fattori legati al risparmio energetico e alla salvaguardia dell’ambiente. Così è nata Green Frame House, un’abitazione di 145 mq su due livelli, con patio interno e terrazzo, realizzata con l’impiego di sei container marini High Cube. All’estero –soprattutto nel Nord Europa – non sarebbe insolito, ma in Italia l’impiego di container per uso domestico è praticamente inedito, fatta eccezione per situazioni di emergenza temporanee. Green Frame House è il prototipo di un’architettura scala 1/1 destinato ad essere industrializzato per realizzare moduli abitativi personalizzabili ed adattabili alle esigente dell’utente finale. Per la definizione del progetto illuminotecnico del prototipo presentato a Verona, lo Studio AstoriDePontiAssociati si è avvalso della collaborazione dell’architetto Lorella Primavera, lighting designer, progettista indipendente specializzata nei settori retail, hospitality e illuminazione dei monumenti. “In Green Frame House la luce, in linea con la filosofia del progetto, è attenta a ridurre al minimo i consumi ed è rispettosa dell’ambiente. Utilizza la tecnologia per creare atmosfere al servizio dell’uomo, dell’architettura e della natura” afferma la progettista. L’affascinante impatto della ‘casa-container’ è giocato sull’equilibrio molto ben calibrato tra ‘finito e non finito’; alla crudezza estetica degli esterni, lasciati allo stato originale con moduli di colori diversi e lamiere arrugginite, si contrappongono interni sofisticati dove gli ambienti si compenetrano in modo fluido. Le aziende partner nell’ambito dell’illuminazione sono Turn Lights per le luci tecniche e Oluce per le lampade d’ambiente, quest’ultime regolate da un sistema domotico della Bticino che crea interessanti scenari luminosi, oltre a diffondere suoni e profumazioni specifici per ogni ambiente della casa. L’architetto Primavera ci racconta così le sue scelte progettuali: “In esterno, la tecnologia Led gioca un ruolo fondamentale perché consente di calibrare e selezionare la luce senza inutili sprechi e con il minimo della potenza necessaria. Rude ed essenziale, un leggero velo luminoso sembra appoggiarsi sul profilo dei container, non per annullare o coprire le imperfezioni ma per evidenziare la materia, la scabrosità e la texture del prodotto industriale. Colori e forme vengono mostrate nella loro essenza, senza mistificazioni. Più caldo ed accogliente l’interno, dove esposizione e convivialità si fondono attraverso una illuminazione morbida e diffusa. È una luce tecnica, ed evidentemente industriale, ottenuta con proiettori e lampade a scarica di ultima generazione che consumano pochissimo e garantiscono comunque un’ottima qualità dell’illuminazione. Qui la luce avvolge gli oggetti e le superfici e attraverso queste si diffonde nell’ambiente, crea ombre e chiaroscuri per evidenziare le forme ma al tempo stesso si diffonde ed invade lo spazio come un’onda continua, senza dramma, senza esagerazioni… lascia spazio all’architettura e al design”.
the lighting technology used in Green Frame House reduces consumption to a minumum and rspects the environment. It uses technology to create atmospheres and ambiences for Man, architecture and nature’ stated the designer. The fascinating impact of the ‘container-home’ emerges from the delicate balance between ‘the finished and the unfinished’. The esthetic rawness of the existing exteriors, modules of different colors and rusty metal sheeting, is in clear contrast with the sophisticated interiors where the ambiences mutually penetrate. The partner-companies for the illumination are Turn Lights for the technical fittings and Oluce for the ambience lighting, regulated by a Bticino domotics system which creates interesting luminous scenarios as well as releasing scent and piping sounds that have been specifically chosen for each room in the home. Architect Primavera explained her design choices: “On the outside, Led technology plays a fundamental role because it allows the light to be optimized; the fittings were carefully selected to minimize waste and power consumption. A gentle luminous veil appears to rest on the outline of the containers, not to eliminate or cover the imperfections but to exalt the material, the roughness and the texture of this industrial project. Colors and shapes are presented simply with no mystification. The environment is warmer and more welcoming on the inside, where the presentation and conviviality are blended through soft, diffused illumination. The light is technical and very clearly industrial, obtained using the latest generation of projectors and discharge lamps
The first step in the discussion on eco-sustainability was to think about the life cycle of the products; for example, revamping disused containers and turning them into somewhere liveable, comfortable and where special attention was paid to energy-saving and safeguarding the environment. The result is Green Frame House, a home of 145 sq.m. split over two levels, with an indoor patio and terrazzo. The house was built using six High Cube ship’s cargo containers. In other countries, and particularly in Northern Europe, the use of these units would not make the headlines; however, in Italy, the use of containers to produce a home is almost unheard of, except in emergency situations when temporary accomodation is required. Green Frame House is a 1:1 prototype for an architectonic project destined to be industrialized to create custom living units that are adaptable to the individual needs of the end-user. For the definition of the illumination technology project of the prototype presented at the Verona-based event, Studio AstoriDePontiAssociati called on the expertise of Architect Lorella Primavera, an independent lighting designer specialized in the retail and hospitality sectors and in the illumination of monuments. “In accordance with the design philosophy,
which have low consumption and guarantee an excellent quality of illumination. Here the light envelops the articles and the surfaces; in turn, these diffuse the beams into the ambience, creating wonderful chiaroscuro effects which exalt the shapes, reflecting the light and invading the space like a never-ending wave, without drama, without exaggeration... leaving room for the architecture and the design to shine”.
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Uno scorcio esterno sull’ingresso e sulla cucina, dove è ben visibile l’effetto delle barre Led prodotte da Turnlights; vista dall’alto del patio interno. Accanto, uno scorcio sulla cucina ad isola e sulla scala che collega i due livelli. A soffitto sono visibili i binari attrezzati con proiettori e lampade a scarica, a bassissimo consumo.
A view of the entrance and the kitchen from the outside, where the effect of the Ledlight bars by Turnlights is clearly visible; an aerial view of the internal patio. To the side, a view of the kitchen island and the stairwell that connects the two levels. On the ceiling, the tracks fitted with low consumption projectors and discharge bulbs.
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PROJECT Nella pagina a lato, Dandelight, che costituì l’idea base per Fragile Future (nelle immagini di questa pagina), sistema luminoso modulare insignito di importanti premi legati all’arte e al design. On the opposite page, Dandelight, which was the basic idea for Fragile Future (shown on this page), a luminous modular system which won important prizes for art and design.
txt: Claudia Barana
LENTIVOLILUMINOSI SLOW LUMINOUS FLIGHTS Un design senza tempo, capace di combinare la conoscenza con l’intuizione, la natura e la scienza. Progetti che si animano di luce
Timeless design, that combines skill and intuition, nature and science. Projects that come alive with light
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La ricerca di Lonneke Gordijn e Ralph Nauta va nella direzione della leggerezza che si associa con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso, come direbbe Italo Calvino. Fantasia, interazione, energia. Lo studio olandese Drift, fondato nel 2006, combina elementi contrastanti per ritrovare un giusto equilibrio tra natura e l’era della comunicazione caratterizzata da un movimento vorticoso, senza controllo. Interpretano sé stessi come i Romantici ottocenteschi attivi durante il periodo delle rivoluzione industriale, e come loro, Lonneke Gordijn e Ralph Nauta, reagiscono alla
The research by Lonneke Gordijn and Ralph Nauta is directed towards airiness associated with precision and determination but not vagueness or leaving things to chance, as the Italian writer, Italo Calvino, would say. Imagination, interaction, energy. The Dutch studio Drift was founded in 2006 and combines contrasting elements to create a balance between nature and the era of communication, characterized by movement that is out of control. They interpret themselves as the Nineteenth-century Romantics active during the period of the industrial revolution, and like them, Lonneke
rivoluzione digitale odierna, realizzando progetti che regalano uno stato di assenza di gravità. Sensazioni immateriali, volatili. Un’idea espressa già dal nome dello studio Drift che in inglese significa “movimento lento”, appunto. Nei loro progetti si accendono voli di luci che seguono le danze degli uccelli migratori nei cieli al finire dell’estate come accade nella lampada Fly Light o leggeri soffioni che formano percorsi luminosi sulle pareti, come nelle diverse versioni di Fragile Future. Entrambe le lampade sono caratterizzate da sistemi modulari. Luci che si possono comporre. Fragile Future è un sistema di moduli da collegare fra loro secondo cinque diverse modalità, fino a cinquanta, per coprire un’intera parete. Fragile Future unisce sistemi elettronici con leggeri soffioni in una scultura di luce. Si crea così una particolare atmosfera calda e rilassante, ma anche una fonte luminosa che ispira una riflessione sulla condizione umana attraverso il tema del tempo per comprendere il nostro rapporto con la natura. Un’idea evidenziata nella lampada ‘adattata’ dotata di speciali sensori, una versione su richiesta, in cui le luci si spengono se ci si avvicina troppo, quasi a proteggersi da una eventuale invasione di corpi estranei. Proprio come fa un papavero che perde i suoi petali quando viene strappato dal terreno o una coccinella catturata che finge di essere morta. La lampada Fragile Future, nelle sue tre diverse e avanzate edizioni, è stata insignita di importanti premi legati all’arte e al design. Tra gli ultimi progetti poetici, la collezione Ghost presentata al Salone 2008. Undici pezzi unici create a mano in plexiglass da artigiani europei. All’interno di ogni singolo mobile, sono disegnate differenti ombre fantasma tridimensionali create ad hoc per ogni singolo pezzo e appositamente realizzate con la tecnica laser. Un concept futuristico in cui le sedute catturano e portano in loro qualcosa di impalpabile, un sogno o uno scherzo, che si materializza attraverso l’esposizione alla luce. L’interesse che accomuna i due designer olandesi è la grande passione verso l’osservazione del comportamento umano che si risolve e materializza con progetti e concept legati all’interior design e allo spazio pubblico. Anche se rimane la luce la fonte di ispirazione più intensa. Tecnologia avanzata, materiali di prima qualità. E una responsabilità verso l’ambiente, quasi una passione quasi politica che guarda alle abitudini o alle nuove regole dettate dal mercato. Ne è un esempio la lampada Oil Light che, realizzata in nylon e materiali ricavati dal petrolio, rimanda alle latte in cui il l’oro nero è trasportato. La lampada segue i costi del petrolio: le sue dimensioni, al momento dell’acquisto, variano a seconda del prezzo del barile: più alti i costi, più piccola sarà la lampada ordinata e viceversa. Sul sito, un link rimanda a tutte le informazioni sulle variazioni dei costi e le conseguenti dimensioni della lampada. Un modo ironico, forse, per essere più consapevoli e per, come sostengono i due designer dello studio Drift, “progettare il nostro futuro!”. www.designdrift.nl
Gordijn and Ralph Nauta react to today’s digital revolution, creating projects that introduce a gravity-free dimension, a series of immaterial, volatile sensations. An idea which is expressed clearly through the name of the studio, Drift, symbolizing slow, almost aimless movement. Their projects come alive with lighting that follows the paths of the migrating birds flying in the late Summer skies – the lamp, Fly Light, for example or airy pieces that form luminous pathways along walls, such as the various versions of Fragile Future. Both lamps consist of modular systems, light fittings that can be connected and arranged ad hoc. Fragile Future is a system of modules which can be connected together in five different ways, using up to fifty units to cover an entire wall. Fragile Future combines electronic systems with airy diffusers in a sculptural creation of light. The result is an unusually warm relaxing ambience in addition to a light source that reflects in the human condition and exploits time to understand our relationship with nature. The idea was emphasized in the adapted lamp, fitted with special sensors, available on request, where the lights are switched off if someone comes too close, almost as though to protect against an invasion by foreign bodies. Just like a poppy that loses its petals when it is plucked from the ground or a ladybird which pretends to be dead when it is captured. The three different and advanced editions of the lamp Fragile Future have been awarded numerous important art and design prizes. One of the latest poetic projects is the Ghost collection which was presented at the 2008 Furniture Salon. It consists of 11 one-off pieces hand-made in Plexiglas by European craftsmen. Inside each piece of furniture, different three-dimensional ghost shadows have been created ad hoc for each individual piece and specially-produced using laser technique. A futuristic concept where the seating captures and envelops something untouchable, a dream or a joke, which materializes through the exposure to light. The interest that joins the two Dutch designers is the great passion they have for observing human behavior which is resolved and which materialized with projects and concepts associated to interior design and public amenities. And light is unquestionably the more intense source of inspiration. The project exploits advanced technology, top quality raw materials and has a duty to safeguard the environment, an almost political passion that observes the habits or the new rules dictated by the market. One example is Oil Light produced in nylon and other materials that derive from oil; its reference is the barrel in which the black gold is transported. The lamp follows the price of oil: when purchased, its dimensions vary on the basis of the price of oil per barrel – the higher the cost, the smaller the size of the lamp and vice versa. By logging-on to the link, potential customers can obtain all information on the variation of costs and the consequent dimensions of the lamp. It is an ironic way to be ecological and as the two designers of Studio Drift clearly state “We are designing for our future!”. www.designdrift.nl
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info URBAN CANYON Lo studio Jerde Partnership ha creato un nuovo cuore pulsante per la città di Osaka, un centro commerciale con ristoranti, alcuni uffici e una serie di edifici residenziali che ridefinisce l’identità della metropoli nipponica. Il Namba Parks ridisegna davvero il paesaggio urbano, soprattutto attraverso la creazione di quello che – a detta dei suoi architetti – vuole essere un canyon che attraversa il territorio cittadino. I progettisti sono sempre stati impressionati dalla forza della natura, una forza davanti a cui l’uomo appare piccolo e impotente: per questo hanno deciso di riproporre una spaccatura della terra nel Namba Parks, per colpire le persone e lasciarle senza parole. Collegato direttamente all’aeroporto da una nuova linea metropolitana veloce e a due passi dalla stazione ferroviaria, il Namba Parks è la porta di Osaka verso il resto del mondo. Il canyon, ricoperto per
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territory. The designers have always been impressed by the strength of nature; it has force that dwarfs Man and makes him powerless: for this reason, they decided to create a crack in the ground of Namba Parks to astonish the visitors, leaving them speechless. The mall is connected directly to the airport by a new high-speed subway line and is located a short distance from the railway station; Namba Parks can therefore be described as Osaka’s gateway to the rest of the world. The canyon is completely covered by parallel strips of stone in colors that range from red to orange. It can be reached by a series of stairways and elevators that connect the various levels. At night, Namba Parks is exalted by the skillful illumination technology system; the sinuous shape of the canyon and its depth are enhanced by the lighting which increase the visibility of the complex.. www.jerde.com (F. T.; ph: Hiroyuki Kawano, David Sheldon; courtesy The Jerde Partnership, Inc.)
tutta l’altezza da fasce di pietra in diverse tonalità del rosso e dell’arancione che corrono parallele, è raggiungibile per mezzo di una serie di scale e ascensori che ne collegano i diversi livelli. La sera il Namba Parks è sapientemente illuminato; la forma sinuosa del canyon e la sua profondità viene valorizzata dall’illuminazione, che contribuisce anche ad accrescere la visibilità del complesso. www.jerde.com (F. T.; ph: Hiroyuki Kawano, David Sheldon; courtesy The Jerde Partnership, Inc.)
Studio Jerde Partnership has created a new lively venue in the Japanese city of Osaka. The shopping mall has restaurants, offices and a series of residential units and the structure redefines the identity of this huge Asian city. Namba Parks is a new major landmark for the urban landscape, and is unusual for the design feature the structure which – according to the architects – wishes to be a canyon that cuts across the urban
PIAZZA VERTICALE La nuova sede della Cooper Union for the Advancement of Science and Art, prestigiosa università di New York, vuole promuovere i valori dell’istituzione fondata 150 anni oro sono dal colto Peter Cooper, secondo cui l’educazione avrebbe dovuto essere libera e gratuita come l’acqua e l’aria. Un edificio trasparente e aperto verso l’esterno dunque, progettato da Thom Mayne dello studio Morphosis, al 41 della Cooper Square, nel pieno east side della City. Internamente l’architettura è organizzata attorno a una piazza verticale, lo spazio centrale aperto che connette le tre sezioni di arte, ingegneria e scienze. Questa apertura è occupata a tutta altezza da una scala bianca che conduce alla student lobby del quarto piano, uno spazio interamente dedicato ai ragazzi, da cui si può ammirare lo skyline mozzafiato della Grande Mela. La facciata è ricoperta da una doppia pelle in vetro e acciaio; tale copertura permette un perfetto isolamento termico, consentendo contemporaneamente alla luce del sole di penetrare all’interno e illuminare circa il 75% degli spazi. A mantenere costante la temperatura all’interno della Cooper Union contribuisce anche il tetto verde; i laboratori e le aule sono realizzate e arredate per la maggior parte con materiale riciclato. Grazie a questa serie di accorgimenti ecologici l’edificio ha ricevuto la certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design). www.morphosis.net www.cooper.edu (F. T.)
the constant temperature inside Cooper Union; the laboratories and the lecture halls have been produced and furnished largely with recycled materials. Thanks to these environment-friendly features, the building was awarded the LEED certification (Leadership in Energy and Environmental Design). www.morphosis.net www.cooper.edu (F. T.)
A VERTICAL SQUARE The new headquarters of Cooper Union for the Advancement of Science and Art, a prestigious university in New York, wishes to promote the values of the academic institution founded 150 years ago by Peter Cooper. This highly-educated man believed that schooling should be free for everyone, like water and air. A transparent building that would be open to the outside world was the idea behind the designs submitted by Thom Mayne of Studio Morphosis, at 41 Cooper Square, in the heart of the city’s East Side. Inside the building, the architecture has been organized around a vertical square which connects the three departments of Art, Engineering and Science. The full height of this shaft is occupied by a white stairway which leads to the student lobby on the fourth floor, a space dedicated entirely to the scholars who are given the opportunity of admiring the Big Apple’s breath-taking skyline. The facing is a double layer of glass and steel; this provides perfect heat insulation while allowing sunlight to flood in, illuminating approximately 75% of the interiors. A roof garden makes an important contribution to maintaining
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info PARASSITA ARCHITETTONICO “Il Parasite Prefab è una struttura creata allo scopo di popolare gli spazi urbani inutilizzati. Per occupare le città in maniera sostenibile, l’abitazione si attacca alle pareti cieche degli altri edifici. Cresce sulle facciate vuote, sulle rocce e sulle arcate dei ponti”. Questa la descrizione che dà del progetto l’ideatrice, l’architetto inglese Lara Calder. Il Parasite Prefab è dunque una sorta di ‘parassita architettonico’, una piccola abitazione prefabbricata che si può installare a 3-4 metri dal suolo sfruttando la parete cieca di un edificio più grande. Esternamente il Parasite Prefab si presenta
IL RITO DEL TÈ Nel nord Europa bere il tè durante il pomeriggio è una vera e propria tradizione. Le botteghe che vendono articoli specifici sono ormai diffuse in tutto il mondo, ma il negozio T-magi di Copenhagen è davvero particolare. Progettato dallo studio di architettura WE, fondato da giovani professionisti danesi nel 2009, T-magi è un locale di soli sessanta metri quadri dal design divertente ed evocativo. Il profilo di una grande teiera è stato scelto come simbolo del negozio. La teiera gigante è stata disegnata su un’intera parete dello shop, forando tutte le mensole e gli espositori in modo che la sua sagoma si disegni grazie alla studiata illuminazione. La teiera gigante è visibile anche dall’esterno, così che insegne e cartelli sono risultati superflui, e dunque non sono stati installati. I prodotti, differenti miscele di tè, tazzine, infusori e bollitori, risaltano nel total white dell’ambiente. Design e tradizione si incontrano da T-magi, per un risultato affascinante e sicuramente innovativo. www.we-a.dk (F. T.)
RITUAL OF TEA In Northern Europe, afternoon tea is one of the die-hard traditions. Shops that sell tearelated articles can be found the world over; however, T-magi in Copenhagen is special. It was designed by the studio of architecture WE, founded in 2009 by a group of young
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come un parallelepipedo diviso su più livelli; una volta installato lo si può raggiungere percorrendo una scala che può scomparire completamente sotto la struttura quando non utilizzata. Il primo livello del ‘parassita’ è composto dall’entrata e da uno spazio che può essere completamente isolato dal resto dell’abitazione per creare una sorta di ufficio domestico. Al secondo livello si trova la camera da letto e la stanza da bagno; più in alto si trovano la cucina e la zona living, mentre al quarto livello c’è una piccola sala da pranzo e un balcone, utile per assicurare la circolazione dell’aria in tutti gli ambienti. Se il Parasite Prefab è spettacolare già durante il giorno, abbarbicato sull’intonaco e sospeso sulla città, diventa ancora più affascinante la notte, quando l’illuminazione ne sottolinea le vetrate geometriche e la esile struttura metallica. www.laracalderarchitect.com.au (F. T.)
ARCHITECTONIC PARASITE “Parasite Prefab which was designed to populate unused urban spaces. In order to occupy the city in a sustainable manner, this new dwelling attaches to the blind walls of existing buildings. It grows on empty facings, rocks or on the arches of bridges”. This is how the inventor, British architect Lara Calder, described the project. Parasite Prefab is a sort of
Danish professionals. T-magi covers just 60 sq.m. of floorspace and its interiors are fun and evocative. The outline of a large teapot was chosen as the symbol for the store; this image covers one entire wall in the shop, with all the shelves and display units perforated accordingly so that the shape is exalted by the illumination. The large teapot is also visible from the outside, eliminating the need for signs and billboards. The products – different blends of tea, cups, infusion beakers and kettles – stand-out against the total white of the ambience. Design and tradition meet in T-magi to produce something that is fascinating and unquestionably innovative. www.we-a.dk (F. T.)
architectonic parasite, a small prefabricated unit which can be installed 3-4 meters above ground on the blind wall of a larger building. From the outside, Parasite Prefab is a geometric shape split into a number of floors; once it has been installed, it can be accessed by steps that disappear completely when the structure is not being used. The first floor of the ‘parasite’ contains the entrance and an area that can be completely isolated from the rest of the building and can be used as a domestic office.
On the second floor, the bedroom and the bathroom; further up, there is the kitchen and the living area, while on the fourth floor there is a small dining room and a balcony which consents natural air circulation to all of the rooms. Parasite Prefab is quite stunning during the daytime, clinging to the paintwork and suspended above the city; however, it is even more fascinating at nighttime, when the illumination enhances the geometric windows and the slim metallic structure. www.laracalderarchitect.com.au (F. T.)
LIVRARIA DA VILA Isay Weinfeld si è occupato della ristrutturazione di un edificio di San Paolo: il risultato è la Livraria da Vila, una luminosa, fornitissima e moderna libreria inserita nel tessuto urbano della città brasiliana. Innanzitutto sono state rinforzate le fondamenta, per garantire maggiore stabilità all’intero edificio; la disposizione degli spazi è stata completamente ri-progettata per separare le diverse tipologie di libri. L’architetto portoghese ha creato un nuovo ambiente nel seminterrato, una zona pensata solo per i bambini, arredata con morbidi colorati pouf rotondi; nel seminterrato hanno trovato spazio anche un piccolo auditorium e una zona lettura. Lo scopo principale di ogni progetto di uno spazio vendita è quello di migliorare la percezione dei prodotti esposti; nel caso della Livraria da Vila il massimo comfort per gli avventori è stato raggiunto per mezzo di una serie di bassi controsoffitti che contrastano con i mobili e la scala interna di legno marrone scuro, una re-interpretazione delle scaffalature diffuse nelle vecchie librerie old-style. L’ingresso del negozio è sicuramente il punto forte del progetto: una serie di scaffali rotanti fungono contemporaneamente da porte, vetrine ed espositori. Aperti durante il giorno, gli scaffali vengono allineati la sera per formare una sorta di parete continua, dove copertine e dorsetti la fanno decisamente da padroni. L’inusuale ingresso-vetrina, valorizzato da punti luce caldi, contrasta con la parete cieca in cemento dell’edificio. L’illuminazione interna della Livraria da Vila è invece omogenea e sempre indiretta, ottenuta per mezzo di gole luminose che corrono sui soffitti di tutti gli ambienti. www.isayweinfeld.com (F. T.)
Isay Weinfeld was responsible for restructuring a building in San Paulo: the result was Livraria da Vila, a bright, well-stocked modern bookshop. The foundations were reinforced to guarantee greater stability for the entire structure; the arrangement of the spaces was completely re-designed to separate the various types of reading material.
The Portuguese architect created a new ambience in the basement for children, furnished with brightly-colored circular pouffs; this area also contains a small auditorium and a reading room. The main objective of every project for a sales outlet is to improve the perception of the products on display; where Livraria da Vila is concerned, maximum comfort for the visitors was achieved through a series of lowered ceilings that contrast with the furniture and the internal stairwell in darkbrown wood, a reinterpretation of the shelving typical of the old-style libraries. Unquestionably, the entrance to the shop is the strongest feature: a series of swivel shelving also act as doors, windows and display units. They are open during the daytime, but at night the units are aligned to form a sort of continuous wall where the covers and the spines take centerstage. The unusual entrance-window display, enhanced by warm light points, contrasts with the building’s solid cement wall. The interior illumination of the Livraria da Vila is uniform and indirect, from luminous openings on the ceilings of every room. www.isayweinfeld.com (F. T.)
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info LIFTING ARCHITECTONIC ARCHITETTONICO FACELIFT La UTS Tower di Sydney venne costruita negli anni Sessanta. Mezzo secolo più tardi l’edificio risulta ormai obsoleto, e avrebbe bisogno di importanti lavori di manutenzione, nonché del rifacimento totale delle facciate, così da assumere un aspetto più contemporaneo. Il Laboratory for Visionary Architecture (LAVA) ha progettato un sistema innovativo per sistemarla nel migliore dei modi, in maniera non invasiva. Si tratta di Tower Skin, una sorta di pellicola con cui ricoprire l’architettura, donandole nuovo appeal e migliorie tecnologiche. La torre UPS potrebbe quindi trasformarsi in un nuovo landmark luminoso nello skyline di Sydney. La sostenibilità è la base portante dell’intero progetto. La pellicola avrà dei pannelli solari integrati per la produzione di energia elettrica, un sistema di raccolta dell’acqua piovana e uno per la canalizzazione dell’aria; inoltre sarà possibile creare un microclima controllato all’interno della torre. Il team di LAVA ha dichiarato: “Questa nuova tecnologia può essere facilmente applicata a qualsiasi edificio che ha bisogno di lavori manutentivi, come ad esempio il Colliers Wood Building e il Barbican Centre a Londra o gli edifici industriali abbandonati alla periferia di Hong Kong. Noi possiamo migliorare sia le performance energetiche delle architetture sia il loro aspetto formale, in maniera facile e davvero economica”. www.l-a-v-a.net (F. T.)
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The UTS Tower in Sydney was constructed in the Seventies. Half-a-century later, the tower is now obsolete, necessitating considerable maintenance and a complete makeover of the facade to give it a more contemporary appearance. The Laboratory for Visionary Architecture (LAVA) has designed an innovative system ideal for the non-invasive intervention on the building. It has been named Tower Skin and it is a film that covers the building, giving it new appeal and a technological update. The UPS tower could therefore be transformed into a new luminous landmark on the Sydney skyline. Sustainability is the key factor throughout the entire project. The film has integrated solar panels for the production of electrical energy, a rainwater collection system and a means for air-exchange. It will also be possible to create a microclimate that can be controlled inside the tower. The design team at LAVA stated: “This new form of technology
can be easily applied to any building that requires a facelift, for example, London’s Colliers Wood Building and the Barbican Centre or abandoned industrial buildings on the outskirts of Hong Kong. With this product, we can improve both the energy performance of the architecture and their formal appearance, in an easy and extremely cost-effective manner”. www.l-a-v-a.net (F. T.)
NELLA NUOVA FATTORIA… Nella cittadina di Almere, in Olanda, il team di 70F architecture ha costruito un ricovero per animali assolutamente non convenzionale. I due soci, Bas Ten Brinke e Carina Nilsson, hanno ricostruito la petting farm che sorgeva nel den Uyl park, andata a fuoco nei primi anni Ottanta. La nuova fattoria è stata costruita solo con le offerte spontanee della comunità cittadina. Dall’esterno la struttura appare simile a una scatola di legno, con un sistema di apertura nella parte più alta dell’edificio, essenziale per una corretta circolazione dell’aria. Metà della petting farm è un vero e proprio ricovero per gli animali; la parte restante è occupata invece da magazzini, uffici e servizi. Non ci sono porte ma solo delle persiane, alcune che permettono il transito agli animali, altre utilizzate come entrata e uscita dagli uomini; queste persiane possono essere aperte manualmente oppure programmate per dischiudersi automaticamente al mattino. Di notte la struttura diventa una sorta di ‘fuoco di segnalazione’ all’interno del parco. Per l’illuminazione sono stati installati degli apparecchi Copa di Zumtobel, scelti per il loro design semplice, vicino a quello dei riflettori industriali, e la loro durevolezza; nella parte dedicata agli uffici i 70F architecture hanno invece optato per apparecchi R3 di Etap Lighting. www.70f.com (L. C.; ph: Luuk Kramer)
OLD MAC DONALD HAD A NEW FARM… In the city of Almere, in Holland, the team of 70F architecture has created a totally unconventional animal shelter. The two partners, Bas Ten Brinke and Carina Nilsson, have rebuilt the petting farm which was formerly in den Uyl park, before it caught fire in the early Eighties. Funding for the new farm originated exclusively from the spontaneous donations from the citizens. From the outside, the structure looks like a wooden box, with openings in the upper part of the building to allow air to circulate. Half of the petting farm is dedicated to an animal shelter in the true sense: the other half consists of storerooms, offices and utility services. There are no doors, just shutters. Some of these consent the transit of the animals, others are used by humans who enter and exit the structure; these shutters can be opened manually or can be released automatically in the morning. At night, the structure could be described as a sort of look-out flare or fire inside the park. The illumination was based on Copa fittings by Zumtobel, selected because of their simple design, close to that of industrial reflectors, and their durability; for the offices, Studio 70F architecture opted for R3 fittings by Etap Lighting. www.70f.com (L. C.; ph: Luuk Kramer)
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info L’ISOLA CHE NON C’È Un grande hub commerciale sarà presto costruito nella regione di Ningbo, nella Cina orientale, su progetto del team di architetti De Stefano and Partners. Lo studio di Chicago ha concepito un masterplan generale della zona: attraverso lo sviluppo di un sistema di canali già parzialmente realizzato verrà portata a termine la Yinzhou Fantasy Island, una sorta di città regione composta da otto ampie strade dedicate allo shopping ispirate alle maggiori commercial avenue del mondo, un distretto culturale con teatri, biblioteche e spazi per convegni, un vasto parco verde e un parco divertimenti per
famiglie. La costruzione simbolo del progetto si annuncia essere la Infinity Tower, un grattacielo alto 200 metri che ospiterà un lussuoso hotel a cinque per i visitatori e alcuni appartamenti di pregio. La Fantasy Island sarà collegata alle zone circostanti per mezzo di una linea di metropolitana o di una linea ferroviaria leggera: in questo modo grandi masse di persone potranno raggiungere facilmente la zona. Nel masterplan è anche compreso un progetto di sviluppo dei dintorni della Yinzhou Fantasy Island; si prevede la costruzione di ampi quartieri residenziali e uffici di vario genere intorno all’isola. Non resta che aspettare qualche anno per vedere i rendering trasformarsi in realtà e giudicare la riuscita del progetto. www.destefanoandpartners.com (F. T.)
NEVERNEVERLAND In the near future, a huge commercial hub will be built in the region of Ningbo in Eastern China. It was designed by the team of architects with Studio De Stefano and Partners. The Chicago-based studio devised the general masterplan for the district: through the development of a canal system, already partially completed, work on the Yinzhou Fantasy Island will be terminated; it is a sort of city/region consisting of eight wide streets dedicated to shopping and inspired by the world’s more important commercial avenues, a cultural district with theaters, libraries and convention centers, a large public park
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and a fun park for families. The Infinity Tower will be the symbolic construction of the project. This 200-meter skyscraper will contain a luxury 5-star hotel for visitors and some prestigious apartments. Fantasy Island will be connected to the surrounding areas by a subway line or an overland railway. Consequently, large crowds of people will be able to reach the area. The masterplan also includes a development project for the area around Yinzhou Fantasy Island involving the construction of large residential and office buildings in the vicinity. All we have to do now is wait a few years to see the plans materialize and then judge for ourselves whether the enterprise has been successful. www.destefanoandpartners.com (F. T.)
UNA PORTA PER L’EUROPA La sua vocazione è quella di essere la nuova porta di comunicazione della città di Barcellona con l’Europa. Si tratta del nuovo terminal T1 dell’aeroporto di El Prat. Il T1, progettato dallo studio Ricardo Bofill Taller de Arquitectura, è stato già definito come un monumento da preservare nel tempo. La superficie del nuovo terminal è di 300.000 mq e può assorbire un traffico di 25 milioni di passeggeri, pari al doppio di tutti i terminal attuali. L’edificio è formato da due blocchi principali: uno in cui si svolgono tutte le attività legate all’amministrazione, alla sicurezza e alla raccolta bagagli e che connette i passeggeri con i diversi mezzi di trasporto, l’altro destinato alle zone di imbarco e attesa. Il T1 risulta quasi completamente trasparente, garantendo una visione ampia sia sulle piste sia sul vicino mare, infondendo in questo modo tranquillità e serenità nei passeggeri. Le ampie vetrate garantiscono inoltre una piacevole illuminazione naturale del terminal. Nel suo discorso di inaugurazione, Bofill ha definito il terminal “un contenitore unitario che si articola in una serie di spazi, nuovi per questa tipologia architettonica, fatti di strade e piazze al coperto, che danno al passeggero una sensazione di variabilità, trasformazione dello spazio e rottura della monotonia”. L’architetto ha inoltre affermato che “il trattamento della luce naturale, le prospettive, gli assi, il sistema armonico di materiali e colori sono stati pensati in modo tale che utenti e lavoratori si sentano avvolti in uno spazio nuovo, maggiormente a misura d’uomo, più confortevole”. Chiarezza delle forme, utilizzo di pochi materiali, minimalismo e semplicità in generale hanno permesso la fusione di funzionalità ed estetica in uno sforzo di eccellenza, dove il superfluo non trova spazio. L’augurio è quello di mantenere nel tempo la qualità e l’eccellenza di questo ‘monumento’ destinato inevitabilmente a trasformarsi e degradarsi. www.bofill.com (F. T.)
administration, the security activities, the baggage handling and connecting the passengers to the various means of transport; the other building has been designed with the boarding gates and waiting areas. Terminal T1 is almost completely transparent, providing passengers with a clear view of the runways and the nearby sea, instilling a sense of peace and tranquility among passengers. The large windows also provide wonderful natural illumination inside the terminal. During the opening speech, Bofill described the terminal as “a single container that is split into a series of spaces, that are innovative for this type of architectural structure, with roads, enclosed squares, facilities that give the passenger the sensation of variation, transformation of the space and interruption of the monotony”.
A GATEWAY TO EUROPE A new gateway of communication between the city of Barcelona and the rest of Europe, otherwise known as the new terminal T1 of the city’s El Prat airport. Terminal T1 was designed by Studio Ricardo Bofill Taller de Arquitectura and has already been defined as a monument to be preserved for years to come. The new build covers 300,000 sq.m. and can cater for 25 million passengers, or double the current capacity. The building consists of two main blocks: one is dedicated to all of the procedures associated with the
The architect also stated that “the treatment given to natural light, the prospects, the axes, the harmonious system of materials and colors were devised specifically to allow the travelers and airport staff to clearly perceive the sensation of being in new surroundings;
somewhere closer to Man’s dimension, somewhere more comfortable”. Clarity of shapes, the use of just a few materials, minimalism and simplicity in general have allowed the fusion of function and esthetics in a drive for excellence where there is no room for the superfluous.
The objective is to preserve the quality and the excellent standard of this ‘monument’ over time, though it is likely to change and age. www.bofill.com (F. T.)
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info BLU Tra le manifestazioni dell’ultimo Salone del Mobile di Milano una delle più suggestive realizzazioni è stata progettata dal noto architetto Paola Navone per la storica azienda Barovier &Toso. Intitolata Blu e disposta in un percorso di poetiche installazioni accomunate dalla dominante cromatica e dal profondo senso evocativo degli elementi utilizzati, l’opera è stata accuratamente documentata in un omonimo volume recentemente edito dalla stessa azienda. Il susseguirsi dell’equilibrata progressione fantastica proposta da Paola Navone ha inizio con l’albero genealogico della famiglia tracciato dalle piccole lampade colorate che affiancano ogni nome, mentre la sequenza ritmata degli spazi declina varie tonalità di blu, dall’acquamarina, al cobalto, all’oltremare. Ora stretti e incurvati, ora inaspettatamente più ampi, stupefacenti e fiabeschi, gli ambienti accolgono lampade fuori scala che divengono sculture di luce o oggetti in produzione moltiplicati, affiancati, reinterpretati in inedite combinazioni. Catturano lo sguardo i piccoli abat-jour disposti in verticale o le magiche piume illuminate di blu disposte come una fantastica costellazione su un vecchio gazebo, il fitto intricato reticolo di lampade che appaiono come luminescenti meduse mentre la lucentezza del grande lampadario proietta il proprio complesso contorno sulla materia porosa del legno, luce contro ombra, brillante su opaco. E poi ancora il confronto tra l’immateriale della luce e la consistenza materica di vetro, ferro, tessuto, legno, che diversamente si declina in forme libere e ludiche come per ricostruire una memoria perduta e suggerirne una nuova, seducente e immaginativa. www.barovier.com (C. F.)
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One of the most suggestive installations presented at the latest edition of the Milan Furniture Salon was designed by well-known architect Paola Navone for the historical company Barovier &Toso. It was entitled ‘Blu’ and was created through a pathway of poetic installations under the banner of colors and the deep evocative feelings projected by the elements used. The project has been described in detail in a book that was recently published by the company. The unfolding of this fantastic well-balanced creation proposed by Paola Navona begins with the family tree traced by small colored lamps that have been positioned beside each name;
the uniform sequence of the spaces has been decorated in various shades of blue – from aquamarine to cobalt to marine. In some parts it is narrow and curved, to then widen, into something astounding, magical; all of the ambiences have been fitted with outsize lamps that are transformed into sculptures of light or installed multiple combinations which are reinterpreted. Tiny vertical abat-jour lamps attract attention; the same applies to the magical feathers which have been illuminated with blue lighting, like a magnificent constellation on the ceiling of the old gazebo; the intricate weave of lamps looks like luminescent medusas;
the large glimmering chandelier projects its complex outline onto porous wood, light against the shadows, the brilliant against the opaque. And then the comparison between the immaterial qualities of light and the solid consistency of glass, iron, fabric, wood, which have been declined in a variety of free, ludic shapes as though to reconstruct lost memories and suggest a new, seductive and imaginative future. www.barovier.com (C. F.)
PHILIPS LIVINGAMBIANCE Philips ha potenziato la nuova collezione LivingColors, con nuove forme e corpi illuminanti facilmente inseribili in ogni contesto arredativo, dotandoli dell’innovativo sistema Philips LivingAmbiance, che integra tre differenti tipologie di apparecchi di illuminazione e permette di creare l’atmosfera ideale nella propria casa, scegliendo tra 16 milioni di colori e tutte le tonalità della luce bianca; da evidenziare poi che l’ultima generazione di queste lampade sfrutta le potenzialità della tecnologia a LED con nuove forme, e le lampadine a efficienza energetica LivingWhites in un sistema facile da impostare e da utilizzare.
Con il semplice utilizzo di un dimmer, i consumatori, infatti, possono facilmente creare un’atmosfera adatta per tutti i gusti e le occasioni. www.philips.it (C. M.)
Philips has expanded its new collection LivingColors, with original shapes and light fittings that are the ideal addition to every interior design plan. The innovative Philips LivingAmbiance system integrates three different types of light fittings, which will create the perfect atmosphere in the home. There is a choice of 16 million colors and all the shades of white light. It should be pointed out that the latest generation of these lamps maximizes the
FUORISCALA
EXTRA-LARGE
Una lampada ‘architettonica’, non tanto nella forma, ma nella misura. Il progetto di EDEN Design non segue nessuno schema predefinito, non si rifà ad alcun modello storico o stile particolare. La XXXL(amp) ricorda, nella forma, una lanterna tradizionale cinese, o una di quelle grandi zucche che si usano per decorare la tavola ad Halloween. Si tratta, in sostanza, di un lampadario a sospensione over size, realizzato unendo dodici segmenti di tessuto. Adatta ad ambienti davvero spaziosi, come ad esempio le hall degli hotel o le sale conferenze, la XXXL(amp) crea atmosfere magiche, per sentirsi un po’ come Alice nel Paese delle Meraviglie. www.edendesign.be (S. F.)
An architectonic lamp, not so much in terms of its shape but its size. The project by EDEN Design does not follow any set pathway; it was not inspired by any historical model or particular style. The shape of XXXL(amp) is reminiscent of a traditional Chinese lantern, or a large pumpkin used to decorate the table at Halloween. It is an oversize suspension lamp which has been produced by joining twelve segments of fabric. The ideal decorative addition to spacious ambiences, for example, hotel lobbies or conference rooms, XXXL(amp) creates magical atmospheres and allows us to feel that we have just joined Alice in Wonderland. www.edendesign.be (S. F.)
potential of LED technology with new shapes, and high efficiency LivingWhites bulbs combined in a system that is easy to program and user-friendly. Thanks to the use of a dimmer switch, the customers are able to create the perfect atmosphere for every taste and every occasion. www.philips.it (C. M.)
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ARCHILIGHT
txt: Elviro Di Meo lighting design: Marco Bisenzi Cipriani
TRA LUCE E ARCHITETTURA: L’INTERAZIONE PROGETTUALE CHE NON C’È LIGHT AND ARCHITECTURE: THE NON-EXISTENT DESIGN INTERACTION Al Grand Hotel Exedra di Milano due professionisti si incontrano e si confrontano, senza mai sovrapporsi, chiamati dalla committenza per il restyling dell’edificio. Il primo, Italo Rota, disegna uno spazio aperto, arioso, capace di svuotare il vecchio involucro, con l’intento di smaterializzare l’esistente rispetto alla maglia ridotta e oppressiva della recepiton e della hall; il secondo, Marco Bisenzi Cipriani, illumina il progetto di interior, predisponendo, grazie alla competenza tecnologica, una luce diafana, intensa, di un bianco abbagliante – colore che predomina sulla tavolozza individuata – cui si alternano punti di accelerazione policromatici, con un forte slancio verticale. Il risultato è il connubio perfetto di una progettazione integrata. Ma è un esempio ancora troppo isolato per far emerge il ruolo del lighting designer e tutte le sue reali potenzialità Più che strano, direi particolare: un lavoro che si interfaccia con le altre componenti dell’architettura, facendone anch’esso parte, e rapportandosi con l’intero team progettuale, senza nessuna disparità di importanza o relegato a rango inferiore. A cambiare sono esclusivamente le competenze. Per il resto, il lighting design, ovvero, quel meraviglioso produrre, tra materia e arte, tra progetto e scenografia, tra spazi e caratteristiche fisiche-sensoriali che appartengono alla personalissima percezione dell’individuo nel vivere l’ambiente costruito, è il risultato di un attento studio volto a dar luce, nella dimensione più appropriata, variando toni e intensità, allo specifico manufatto architettonico. Luce che non riguarda soltanto l’illuminazione della facciata di un edificio qualunque, o, peggio ancora, considerata alla stregua dell’arredo urbano, cadendo nella banalizzazione dell’intervento, ma che, invece, si estende nei meandri più nascosti e reconditi delle svariate tipologie architettoniche e dell’interior design. Ne deriva che non esiste un progetto preconfezionato adatto
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Vedute del bar e del pilastro Arlecchino, che offre interessanti effetti di riflessione. La luce diafana smaterializza lo spazio dell’area di ingresso: una luce intensa, di un bianco abbagliante.
A view of the bar and the multicolored pillar which creates interesting reflections. The diaphanous light dematerializes the space in the entrance: bright white light.
a soddisfare tutte le esigenze, indistintamente, ma, bensì, una ricerca sistemica e articolata, studiata per ogni singolo lavoro. Ne parliamo con l’architetto Marco Bisenzi Cipriani, lighting designer, impegnato, attraverso seminari e workshop con vari professionisti, nella conoscenza e, pertanto, nella divulgazione di quello che egli stesso chiama “uno strano mestiere”. Tutto parte dall’incontro con Italo Rota, chiamato dalla proprietà per la progettazione del Boscolo Exedra di Milano. Architetto, perché lo definisce “strano mestiere”? È un aggettivo che ritorna spesso nelle sue parole. Purtroppo in Italia manca la cultura del lighting design, mentre in altri paesi è ampiamente diffusa. La committenza non lo comprende; e, probabilmente, per ridurre i costi, preferisce affidare tutto al progettista, anche se questi non sempre ha le competenze per capire fino in fondo le valenze e gli strumenti che costituiscono un progetto illuminotecnico. Come è stato il rapporto con l’architetto Rota? Italo è una personalità di spicco, riconosciuta a livello internazionale, ma, soprattutto, una persona assai sensibile e garbata. Quando ci siamo incontrati, davanti a una tazza di caffè, mi ha spiegato quali fossero le sue idee, le sue scelte progettuali, e in che modo intendesse intervenire sull’albergo. Mi ricordo che mi ha mostrato delle immagini, dei primi disegni, raccontandomi le sue sensazioni che trovavano nel tema dell’acqua la matrice semantica. Mi ha indirizzato, in qualche modo, a concepire una luce che potesse
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sprigionare tutti gli elementi specchianti. Una luce diafana, che smaterializzasse lo spazio angusto dell’area di ingresso. Una luce intensa, quasi come filtrata dal ghiaccio, di un bianco abbagliante – il colore dominante della tavolozza – con uno slancio verticale; spinta accentuata dal pilastro arlecchino interamente avvolto da cestelli di tubolare cromato che hanno innescato interessanti effetti di riflessione. Qual è stato il suo contribuito? Ho illuminato il progetto di interior disegnato da Italo. C’è stata una forte sinergia e integrazione tra architettura e luce, senza nessuna sovrapposizione di ruoli. È stata la prima volta, almeno nel mio caso, in cui ho trovato il terreno fertile con cui confrontarmi senza problemi. Un’esperienza che ritengo la più stimolante e significativa per la mia carriera. A quali aziende si è affidata la committenza? Ne ha scelto diverse? Con Artemide – nello specifico, una consociata del gruppo, la Nord Light, specializzata nella progettazione e realizzazione di sistemi di illuminazione innovativi e di alto contenuto tecnologico – si è condotto l’intervento principale: un soffitto radiante, che ha alleggerito lo spazio, a discapito della maglia ridotta e oppressiva dell’esistente, in particolare della reception e della hall e che ha dato luce al nuovo bar-ristorante del livello interrato. Si è disegnato un volume, lasciato a tutt’altezza, che ha svuotato un involucro opprimente, rendendo libero l’ambiente, facendo in modo che la fonte luminosa arrivasse anche negli angoli nascosti. Il soffitto – che definirei come un prodotto custom, e, pertanto, fuori commercio – ha assunto caratteristiche molteplici, sia stilistiche sia tecniche. La sua struttura contiene tutta la tecnologia led – ed è stato questo il mio contributo principale – capace di interpretare al meglio le idee del progettista. In che modo? L’architetto Rota, fin dall’inizio, ha pensato a uno scenario in continua evoluzione, in grado di emozionare la clientela. Di fatti, la tecnologia impiegata permette di variare molto lentamente le sfere luminose dello sfondato che ricopre la reception durante le ore della giornata. Si passa da temperature estremamente alte, che rispecchiano il colore che si dipana nell’atmosfera nelle prime ore del mattino, seguite, in base all’intensità luminosa, a delle tonalità più accese, fino a giungere al tramonto e, di conseguenza, a delle configurazioni che vivono di nuance morbide e riposanti, tipiche delle ore notturne. Effetto, questi, ottenuto grazie a temperature decisamente basse emesse dalle luci stesse.
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Altra azienda con cui ha lavorato è stata Zonca. È un’azienda con la quale collaboro moltissimo. Patrizio (il direttore commerciale, ndr.) è un professionista assai attento allo sviluppo del concept di un prodotto, che non è collocabile sul mercato comune. Sono dei progetti, per l’appunto custom, richiesti da un certo tipo di clientela, che desidera prodotti su misura. Lo stesso catalogo, curato in ogni dettaglio con immagini meravigliose, riporta pochi oggetti disponibili su un mercato di massa. Nel caso dell’Hotel Boscolo, Italo Rota ha disegnato degli elementi ispirati alla natura, come foglie o farfalle; io ho curato l’aspetto tecnico insieme alla Zonca che ha definito il prodotto. Le lampade sono state posizionate nei vari corridoi per dare luce a spazi piuttosto angusti. Spazi che, fin da quando abbiano visto l’albergo, abbiamo ritenuto che andassero valorizzati. Finito il suo intervento con Rota, ha pensato di organizzare dei seminari per mettere a disposizione la sua esperienza. Come è andata? Ho sentito la necessità di spiegare ai colleghi che cosa significhi il lighting design e quali siano i suoi campi di applicazione. È un settore che in Italia soffre di problemi molto forti: non c’è comunicazione; manca la conoscenza; e, pertanto, la consapevolezza delle sue reali potenzialità. I grandi progettisti della luce legati al mondo del design hanno rappresentato un’eccezione del sistema, seppur di grande qualità, ma non hanno contribuito a creare una figura professionale. Non bastano, purtroppo, quattro nomi di spicco per colmare un vuoto che nel nostro paese è assai profondo. Paradossalmente, sono state proprio queste personalità così importanti a far crescere il vuoto di fondo. Ma la committenza chiede l’intervento del lighting designer nei propri progetti? Sono pochi. Ci riferiamo a clienti dotati di grande sensibilità, che non si accontentano soltanto del progettista tout cour, ma che invece chiedono una figura specializzata che sia in grado di lavorare sulla luce, allo scopo di esaltare ciò che viene progettato e di intervenire sull’interior design. Sotto alcuni aspetti, è quella stessa committenza che guarda ai paesi nordici quando cerca un oggetto di design che abbia delle caratteristiche che noi non siamo più in grado di creare e produrre. Ma ripeto: questo è un problema squisitamente italiano. Già in Olanda funziona tutto diversamente. Che cosa è emerso dai suoi incontri? I risultati non sono stati molto incoraggianti Anzi! Certo: è pur vero che c’è stato tanto
La tecnologia impiegata permette di variare molto lentamente le sfere luminose dello sfondato che ricopre la reception durante le ore della giornata. Sotto, il diaframma di luce. Nella pagina accanto, l’illuminazione della reception. The technological system slowly varies the intensity of the luminous sphere decoration of the reception during the daytime. Below, the diaphragm of light. On the opposite page, the illumination in the reception area.
interesse e una buona partecipazione, ma alla fine ho incrociato sguardi perplessi e per nulla motivati. Probabilmente, predomina ancora un forte scetticismo. Credo che, per chi abbia già un suo lavoro e sia già ben inserito professionalmente, subentri la paura di tentare un percorso nuovo. Soprattutto un approccio diverso con la committenza, in particolar modo se questa non è pronta a recepire il cambiamento. Non pensa che sia più stimolante coinvolgere i giovani professionisti o gli studenti? Sicuramente. È già in programma una serie di workshop tematici. I giovani sono meno prevenuti. In un certo senso, non sono plasmati dagli schemi obsoleti che l’architettura ha codificato. Penso che saranno pronti a cogliere la sfida: le opportunità che vengono da un settore innovativo e di futura espansione.
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Two top professionals met in Milan’s Grand Hotel Esedra; they exchanged opinions and ideas for the building’s restyling. Italo Rota suggested an open space, stripping back the interiors of the old building with the intention of dematerializing the existing structure of the cramped, oppressive reception and hall. His colleague, Marco Bisenzi Cipriani, specialized in illumination focused on the interior design and introduced intense white diaphanous light, using the advanced technological means available. White is undeniably the predominant color, alternating with multicolored splashes in a vertical direction. The result is a perfectly integrated project. Unfortunately, this example is an isolated one and not powerful enough to exalt the role of the lighting designer and present all of his real potential Rather than strange, I would say unusual: a project that interfaces with the other components of architecture, belonging to it and linking the entire design team, with no differences in importance or rank. Only the skills change. Lighting design is a wonderful field – it exploits matter and art, design and scenography, spaces and physical-sensory characteristics that belong to the individual’s personal perception of living in the constructed ambience; it is the result of a careful study which aims to direct light onto the architectonic construction, in the most appropriate dimension, and in varying shades and intensity. Light designed in this way does not focus exclusively on the illumination of the facade of any building, or worse, the banale intervention to the urban decoration; on the contrary, it extends into the nooks and crannies of the various types of architecture and interior design. The result is that there is no standard project that can satisfy every requirement indistinctly; what is required is the systematic detailed research, studied for every individual project. We spoke with Architect Marco Bisenzi Cipriani, lighting designer, who is committed to promoting the awareness and the interest in what he calls ‘a strange job’, through seminars and workshops with a variety of professionals. Everything began with a meeting with Italo Rota, commissioned with the refurbishment project for the Hotel Boscolo Exedra, in Milan.
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Architect, can you tell me why you define this as a ‘strange job’? It’s a adjective that you mention quite frequently. Unfortunately in Italy, there is a lack of culture where lighting design is concerned; it is a widespread concept in other countries. The clients here don’t understand it; and probably for reasons of cost, they prefer the designer to be responsible for these aspects too, even though he may lack the expertise to fully understand the importance of an illumination technology project and how to exploit the equipment necessary to maximize the effect. Can you descrive your relationship with Architect Rota? Italo is well-known on the international design panorama; he is also extremely sensitive and very personable. When we met for a coffee, he explained his ideas to me, his design choices and what he intended to do with the hotel. I remember that he showed me pictures, the initial plans and described his feelings which had a semantic matrix in the theme of water. In some ways, he directed me to create a lighting system that could be released in all the reflecting surfaces – diaphanous light that would expand the cramped space of the entrance hallway; intense white light that appeared to have been filtered by ice; white dominated the deco and was interrupted by accentuated splashes of color on the pillar covered in baskets of chrome-plated piping which created interesting reflections. What was your contribution? I produced the lighing design for the interiors Italo created. There was powerful synergy and integration between architecture and light with no overlapping of the roles. This was the first time, for me at least, that I found fertile terrain for my imagination. It was undoubtedly the most stimulating and important experience of my career. Which company was involved? Or were there several? We worked with Artemide – and specifically, a partner in the group, Nord Light, which is specialized in the design and manufacture of innovative illumination systems with a high technological content. It was responsible for the main project – a radiant ceiling which brightened the space and eliminated the cramped gloomy appearance of the existing structures, with particular emphasis on the reception and the hall. The intervention gave rise to the new bar restaurant in the basement. This full-height volume was created by stripping the existing oppressive shell, opening-up the ambience and ensuring that light reached every nook and cranny.
In basso e accanto, il ristorante dove il soffitto ha assunto caratteristiche molteplici, sia stilistiche sia tecniche.
Bottom and to the side, the restaurant where the ceiling has multiple characteristics, in stylistic and technical terms.
The ceiling – which I would describe as a custom-product and consequently not commercially available – assumed multiple stylistic and technical characteristics. Its structure contains the Led technology and this was my main contribution – to best interpret the architect’s ideas. In what way? From the outset, Architect Rota visualized a scenario in continual evolution, something that would stimulate emotions in the guests. In actual fact, the technology slowly varies the luminous spheres in the reception throughout the day. The color temperatures range from very high to reflect the situation in the early hours of the morning; depending on the light intensity, these are followed by brighter colors; sunset follows with the soft relaxing shades, typical of the evening and night. These effects are achieved by the lower temperatures emitted by the lights themselves.
You also worked with Zonca... Yes, it’s a company I work with a lot. Patrizio (the company’s commercial manager The Ed.) is a professional who is very attentive to the development phases of a product, particularly when it is not for general sale. These custom products are requested by a certain type of client who demands articles made to his specifications. The company’s catalogue is wonderfully detailed and includes some extraordinary images; however, there are very few articles available for the mass market. In the case of Hotel Boscolo, Italo Rota’s designs were inspired by nature – leaves or butterflies; I was responsible for the technical aspects and I worked with Zonca which defined the product. Lamps installed in the corridors illuminate and dilate the fairly cramped spaces. When we saw the hotel for the first time, we felt that these spaces deserved to be enhanced.
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When your work with Rota came to an end, you decided to organize seminars to discuss your experience. How did they go? I felt it was necessary to explain to my colleagues the exact meaning of lighting design and illustrate the fields of application of this discipline. This sector has serious problems in Italy: there is no communication, there is a lack of information and consequently there is little awareness of its real potential. The top lighting designers associated with the design world are an exception in the system; however, despite the fact that their work is top quality, they have not made an important contribution to consolidating this figure. Unfortunately, it takes more than four important names to fill the huge gap in the Italian market. Paradoxically, it was these important specialists who have augmented the vacuum below.
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Sopra, render della facciata; nella pagina accanto, simulazione e disegno del circuito led degli sfondati luminosi. Dai disegni di progetto del lighting designer Marco Bisenzi Cipriani emerge la forte sinergia e integrazione tra architettura e luce.
Above, the render of the facing; to the side, simulation and design for the Led lighting circuit in the luminous decoration. The lighting design project by Marco Bisenzi Cipriani exalts the powerful synergy and integration between architecture and light.
Do clients request the intervention of the lighting designer in the projects? No, very few. Those that do have enormous sensitivity and do not accept the ‘onedesigner-does-all’ idea; they usually request a specialized professional who can work with light and exalt the architecture and intervene on the aspects of interior design. In many ways, these clients will look to the Nordic countries for a design article with characteristics that we are no longer able to create and produce. But I repeat: this is a uniquely Italian problem. In Holland, for example, everything is completely different. And did anything positive emerge from your meetings? Not really. The results were not very encouraging. Certainly, there was a lot of interest and good attendance but I intercepted a lot of puzzled expressions and there was little motivation. There is probably still a lot of scepticism. In my opinion, people who have a job and consolidated professional standing could well be frightened about changing
direction, and particularly using a different approach with the clients, who may not be ready to accept the changes. Do you think it would be more stimulating to involve the young professionals or students? Undoubtedly. A series of workshops on this theme has already been planned. Young people are less prejudiced. In some ways, they have not been molded by the obsolete schemes dictated by architecture. In my opinion, they will be ready to accept the challenge and the opportunities presented by an innovative sector which will unquestionably develop in the future.
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WIMU – CASTELLO DI BAROLO
WIMU – THE CASTLE OF BAROLO txt: Chiara Fagone, ph: Ivano Nobile – progetto: François Confino
Un vero e proprio viaggio tra luci, sonorità e cromatismi, tra realtà e mito, tra attualità e storia. Con rigore scientifico ma anche nella dimensione più ludica e coinvolgente del ‘divertissement’ Barolo, il piccolo pittoresco paese delle Langhe immerso in un paesaggio disegnato dalle vigne coltivate fitte e rigogliose, dà il nome a uno dei vini più noti e pregiati. La storia di questo luogo e della coltivazione della vite, dell’intero processo enologico ma anche dei suoi sviluppi nelle differenti civiltà vengono presentate al WIMU - Wine Museum, recentemente inaugurato nel Castello di Barolo. Il progetto si deve al noto architetto François Confino, autore di molte celebri realizzazioni museali tra le quali il Museo del Cinema di Torino, spettacolarmente allestito all’interno della Mole Antonelliana. Il Museo del vino di Barolo occupa venticinque ambienti distribuiti su cinque livelli in una progressione dall’alto verso il basso, simbolicamente dal cielo verso la terra e le radici; un percorso di singolari installazioni multimediali ed interattive, di immagini e ricostruzioni, di modelli mobili e teatrini che prospettano al visitatore informazioni e valutazioni diverse riguardo alla cultura enologica. Su una superficie di 2000 metri quadrati si dispone un vero e proprio viaggio tra luci, sonorità e cromatismi, tra realtà e mito, tra attualità e storia; attraverso suggestioni che richiamano la ciclicità dei ritmi biologici e l’alternarsi delle stagioni nel paesaggio e nelle attività agricole, si propongono al pubblico inedite interpretazioni, citazioni ironiche, evocazioni creative presentate con rigore scientifico ma anche nella dimensione più ludica e coinvolgente del ‘divertissement’. Le vicende storiche riguardanti il Castello di Barolo hanno inizio nel X secolo; a questo periodo infatti risalgono le prime notizie di una fortificazione che guarda la valle Talloria,
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MUSEUM
In alto, l’installazione ‘La geometria della vita’; a sinistra un dettaglio di ‘Invito al banchetto’.
Top, the installation ‘The Geometry of Life’; left, a close-up of ‘Invitation to the banquet’.
successivamente, dopo il 1250 la costruzione viene acquisita dai Falletti, potenti banchieri in grado di controllare negli anni intorno al 1300 circa cinquanta feudi piemontesi. Nel 1486 Barolo viene incluso nello Stato Monferrino per poi passare nel 1631 ai Savoia e trasformarsi in Marchesato nel 1731. Il Castello diviene nel corso del XIX secolo la residenza estiva dei Marchesi Falletti che nel 1814 si erano trasferiti a Torino; Carlo Tancredi e la moglie Juliette Colbert segneranno significativamente la storia di Barolo. Ai coniugi si deve la ‘creazione’ del celebre vino, alla loro passione ma anche all’ingegno del generale Francesco Staglieno e di Louis Oudart, enologo francese che nelle cascine di Camillo Benso di Cavour sperimentano tra i primi i pregi del prezioso vitigno. Il Barolo nel corso del secolo assumerà una fisionomia e una notorietà sempre maggiore confermata dalla scelta dei regnanti di Casa Savoia che lo adotteranno ufficialmente. Il Castello è il luogo di questi produttivi incontri, scambi ed esperimenti ma il racconto della nascita del Barolo è anche quello, ed i protagonisti sono gli stessi, del clima risorgimentale italiano. Nelle stanze del museo, alcune conservate nelle disposizione e negli arredi originali, riecheggiano i nomi di Carlo Alberto e Vittorio Emanuele I, oltre ai personaggi già citati, ma soprattutto il castello registra la rimarchevole presenza di Silvio Pellico. Poeta, scrittore e patriota tra i più attivi, Pellico lega parte della sua vita a questi luoghi. Vi giunge dopo l’esilio e la prigionia alla fortezza dello Spielberg, quindici anni di carcere duro da scontare dopo una prima sentenza di condanna a morte per la sua partecipazione ai movimenti carbonari del Risorgimento italiano, una toccante esperienza raccontata nel noto volume Le mie prigioni del 1832. L’anno successivo alla stesura del testo Silvio Pellico accetta l’incarico di amministratore della biblioteca della famiglia Falletti, trasferendosi con loro negli spostamenti tra Torino e Barolo; rapporto di lavoro destinato a trasformarsi in una solida amicizia, soprattutto con la marchesa Juliette Colbert di cui il poeta diverrà affezionato e fidato consigliere. La marchesa, più nota con il nome italianizzato di Giulia di Barolo, è
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un personaggio di rilievo della società e realtà culturale dell’epoca; progressista, attenta alla condizione femminile, ideatrice delle numerose iniziative benefiche da lei volute in quegli anni, come ad esempio il Collegio Barolo, istituzione scolastica che per lungo tempo, fino al 1958, rappresenterà l’unica opportunità di studio per i giovani meno abbienti della zona; lo stesso Collegio verrà allestito nel Castello dopo la morte della Colbert avvenuta nel 1864 modificandone l’originaria struttura architettonica medioevale. Il percorso del Wimu prende avvio con il racconto del lungo processo del vino, affidato prima alla natura e ai suoi elementi e poi all’uomo; il calore del sole, gli influssi lunari, le qualità del terreno e lo scorrere ritmato del ciclo vegetativo della vite ma anche le diverse fasi del lavoro, la paziente coltivazione, la vendemmia e la pigiatura fino al riposo del mosto e all’imbottigliamento. La prima installazione, da intendere come una sorta di preludio propiziatorio è intitolata ‘Il bar delle divinità’: a un lungo bancone di mescita si affacciano le sagome delle divinità legate al vino, bevanda destinata agli dei, non solo Dioniso/Bacco ma anche le divinità egizie ed orientali. Poi si attraversa l’antro buio di ‘Nella notte dei tempi’, percorso da piccole luci blu che simboleggiano l’inizio del tutto, una dimensione archetipica e primordiale scandita dal tempo di curiosi metronomi alati. Il tema di ‘La luna in sintonia con noi’ è la luce lunare, magnetica, delicata e insieme potente, nella sua periodicità disciplinata e pulsante, suggerisce i tempi della semina e della raccolta; qui sulla testa del visitatore scorre roteando una sfera che rappresenta l’astro nel suo incessante movimento. Se l’ambiente successivo è dedicato al sole, alla sua straordinaria energia, indispensabile complemento per la maturazione dei frutti, ‘La nostra casa nell’universo’ è un occhio caleidoscopico in grado di leggere la geografia del territorio e, avvicinandosi, evidenziare il paesaggio rigorosamente tracciato delle colline attraversate dai filari. ‘La geometria della vita’ mostra invece la materia, ancora in una variazione di scala che incredibilmente si compenetra; dall’infinitamente grande, e lontano, in progressione fino al microscopico, fino a descrivere i complessi intrecci dei filamenti molecolari del Dna e, tra queste immagini proiettate, troviamo Adamo ed Eva, iperrealista diorama di un Eden lussureggiante popolato di creature affabili, animaletti amichevoli di una fauna locale, in una nostalgica dimensione di totale fusione tra l’uomo e la natura. Per ‘Le radici della vita’, Confino lavora tra la fisicità estrema del terriccio, sistemato in cumuli geometrici come se ci si trovasse improvvisamente nel sottosuolo, e l’immaterialità del video che qui suggerisce il cielo. Se il ‘Carosello delle stagioni’ offre al visitatore la possibilità di salire su una grande giostra e, pedalando, di attraversare le fasi dell’anno come nelle splendide miniature quattrocentesche del Duca di Berry, in ‘Dire fare lavorare’ si osservano le belle immagini dedicate alla straordinaria manualità dell’uomo e incantati dal cupo incresparsi delle superfici si assiste alla magica sonorità di un pianoforte privo di pianista. La seconda sezione del museo è dedicata al vino nella storia e nelle arti; nel corso del tempo quello del vino è stato un tema di ispirazione che ha coinvolto le arti figurative, la musica, la letteratura, il teatro, il cinema. La storia del vino, alla quale sono dedicate le prime sale di questa seconda parte dell’allestimento museale, ripercorre la storia dell’umanità dalle origini; dall’Anatolia alla Mesopotamia, attraverso l’Antico Egitto e la Grecia, e poi l’Impero Romano, l’era cristiana e il Medioevo fino all’Ottocento. Al pubblico vengono offerti teatrini meccanici interattivi che raccontano miti e temi iconografici del passato ma anche, ad esempio, una delle prime apparecchiature fotografiche per mostrare, tramite 365 fotografie, una per ogni giorno dell’anno, una collina delle Langhe e il suo paesaggio sempre diverso. Di seguito il confronto abilmente giocato attraverso l’ampia superficie vetrata che separa due ambienti contigui tra ‘L’atelier del pittore’ e l’installazione ‘Artisti in cucina’, tra le più interessanti e suggestive dell’intero percorso. Nel primo spazio pennelli, colori, gli attrezzi dell’artista, la tela ancora bianca, l’atmosfera sospesa e il fascino di un interno affollato di oggetti, tutto da scoprire, i disegni, gli schizzi, le carte arrotolate, un pianoforte, mentre scorrono le immagini di celebri quadri di pittori di ogni epoca: Arcimboldo, Caravaggio, Degas, Matisse e tanti altri che al vino si sono ispirati. Il secondo ambiente ricostruisce una grande cucina, attrezzata e piena di ingredienti e curiosi macchinari, per fare la pasta, stappare le bottiglie e addirittura predisporre le galline a fare le uova mediante le carezze di una mano meccanica. Ai due estremi della sala due personaggi proiettati, uno per ogni lato, dialogano, in un divertente domanda e risposta; si tratta di una cuoca della tradizione piemontese, rassicurante e familiare, e di un giovane chef; si raccontano ricette e scambiano pareri culinari, termini dialettici di un dibattito sempre in atto tra tradizione e rinnovamento.
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L’installazione ‘Dire fare lavorare’; nella pagina accanto ‘Le radici della vita’ e un dettaglio di ‘Nella notte dei tempi’. Nelle pagine successive, a sinistra, ‘Artisti in cucina’ , ‘L’atelier del pittore’ e il ‘Carosello delle stagioni’; a destra, dall’alto, ‘La luna in sintonia con noi’, ‘Il bar delle divinità’ e una citazione dalla sala della letteratura.
The installation ‘Say Do Work’; on the opposite page, ‘The roots of life’ and a close-up of ‘In the darkness of time’. On the next pages, left, ‘Artists in the kitchen’, ‘The artist’s atelier’ and ‘The Carousel of the Seasons’; right, from top, ‘The moon in harmony with us’, ‘The bar of the divinities’ and a quotation from the literature hall.
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Completano la sezione una sala dove scorrono in un morbido e liquido fluire, massime, citazioni e brani letterari che riguardano il vino, poi la musica ed il cinema; un piccolo teatro dove ascoltare canzoni e una sala cinematografica in miniatura con i manifesti dei film alle pareti ed una sequenza di scene appositamente selezionate. Nell’itinerario proposto da François Confino al piano nobile del Castello, quello che maggiormente conserva l’aspetto originario, troviamo la storia ottocentesca e, tratteggiati, i personaggi cui si deve la nascita del Barolo e la sua fama. La camera di Silvio Pellico e il suo scrittoio posto verso le finestre, la stanza di Juliette Colbert con il candido letto trasformato in uno schermo dove scivolano le immagini della sua personale storia ma anche quella delle donne e dei bambini delle cui sorti si era interessata. In prossimità della biblioteca viene proiettato un vasto repertorio storico di documenti sulla locale produzione vinicola, e nell’installazione ‘325 carrà’ si ricorda il momento in cui il Barolo diviene “il vino dei re”, e cioè quando, incuriosito dalla fama del nuovo vino, Carlo Alberto chiede alla Marchesa di poterlo assaggiare e lei invia a Palazzo Reale 325 botti (che in Piemonte si chiamano carrà) di Barolo, una per ogni giorno dell’anno, esclusi i quaranta giorni di astinenza della Quaresima. I carri trainati da buoi che attraversarono il centro di Torino con il loro carico suscitarono, secondo le testimonianze, notevole stupore. Nel Salone delle quattro stagioni le sagome a grandezza naturale di figure vissute nel passato di Barolo, ricavate da vecchie fotografie, si sovrappongono ai ritratti dipinti appesi alle pareti, in un intrigante gioco di sguardi, oltretutto piccoli monitor interattivi posti in corrispondenza delle labbra di alcuni volti inaspettatamente si animano di sorrisi e parole. E poi ‘Il banchetto dell’armonia’: la lunga elegante tavola apparecchiata è quella che vediamo nel filmato che scorre di fronte. Come in un quadro animato le immagini mostrano un convivio dove nella finzione scenica i personaggi del Castello si trovano riuniti tutti insieme a dialogare e consumare un ricco banchetto, accade però qualcosa di inusuale… nel momento in cui vengono servite le portate i piatti della tavola, in sincronia con il filmato, virtualmente esibiscono le pietanze, o meglio le loro immagini. Infine nel piano interrato, l’ultima installazione, la ‘Classe 1 C Collegio Barolo’, fedele ricostruzione di un’aula dove un “maestro virtuale” dopo aver tenuto una lezione sui segreti del vino, interroga i visitatori del museo, prima di salutarli.
A journey through lights, sound and color, between reality and fiction, between the present and the past. Scientific precision combined with a more ludic and enjoyable dimension Barolo is a small picturesque city in the Langhe district of Northern Italy. It is surrounded by a landscape defined by lush vineyards which produce one of Italy’s most famous and finest wine. The history of this location and its grape cultivation, the local wine-making process and its development in other civilizations are presented in WIMU – The Wine Museum, which was recently inaugurated in the Castle of Barolo. The exhibition plans were designed by the famous architect François Confino, who has designed many famous museum projects – for example, the Museum of Cinema in Turin, spectacularly arranged in the Mole Antonelliana. The Wine Museum in Barolo occupies 25 different halls split over five floors, with the progression downwards symbolizing the transition from the sky to the roots. The exhibition pathway is unusual and based on multimedia and interactive installations, images and reconstructions, mobile models and stages that provide visitors with a broad-spectrum of information relative to the culture of wine production. A journey through lights, sound and color, between reality and fiction, between the present and the past has been produced on a surface area of 2000 sq.m. The public is offered unusual interpretations, ironic quotations, creative evocations presented with scientific precision and also in a more ludic, enjoyable dimension, through suggestions that refer to biological growth cycles and the alternation of the seasons visible in the landscape and in the farming activities. The historical events that affected the Castle of Barolo date back to the 10th century; the first references to a fortress overlooking the Talloria Valley appear about this time, Then after 1250, the construction was taken over by Falletti family, a powerful banking dynasty which
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managed to control approximately 50 Piedmontese strongholds around 1300. In 1486, Barolo was included in the State of Monferrino; in 1631, it fell under the control of the Savoys, ruled by a Marquis from 1731. During the 19th century, the Castle was used as the summer residence of the Marquis Falletti who had moved to Turin in 1814; Carlo Tancredi and his wife Juliette Colbert made a significant impact on the history of Barolo. The couple are credited with the ‘creation’ of the famous wine, from their passion combined with the genius of General Francesco Staglieno and Louis Oudart, a French winemaker who was one of the first to experiment the qualities of the vine in the farm belonging to Camillo Benso di Cavour. Over the years, Barolo was transformed into the famous wine we are familiar with today. It was officially recognized by the monarchs of the House of
Savoy. The Castle hosted these fertile meetings, discussions and experiments; however, the story associated with the birth of Barolo and its protagonists is steeped in the Italian Renaissance period. Some of the museum halls have been preserved with their original arrangement and furnishings, with influences of Kings Carlo Alberto and Vittorio Emanuele I, in addition to the historical figures mentioned above. The Castle also proudly remembers the remarkable presence of Silvio Pellico, poet, writer and one of Italy’s most active patriots. Pellico spent part of his life in this area; he reached it following his exile and imprisonment in the Spielberg Fortress. He was imprisoned for 15 years following an initial death sentence handed to him because of his participation in the Carbonari movements of the Italian Renaissance, an emotional experience described in the well-known book called ‘Le mie
prigioni’ (My prisons) dating 1832. In the year following this book, Silvio Pellico accepted the job as administrator of the library for the Falletti family. He traveled with them between Turin and Barolo. This professional relationship gradually transformed into a solid, highly-respected friendship, particularly with Marquess Juliette Colbert. She was known by her Italian name, Giulia di Barolo, and this Lady was an important person in the period’s society and culture; she was forward-thinking and almost revolutionary in her outlook; she paid a lot of attention to the female condition in society and created a number of charitable initiatives, for example the Barolo College, an educational structure; until 1958 this was frequently the only opportunity for study available to the less fortunate youngsters in the area. The College was moved to Barolo Castle after Colbert’s death in 1864, with changes made to the original Medieval architectonic structure. The exhibition pathway in Wimu begins with a description of the long winemaking process. Nature and the elements are the first important ingredients, with Man coming into play at a much later stage; the heat of the sun, the phase of the moon, the quality of the land and the cyclical vine growth and maturation, the various phases of the farming procedures, the patient cultivation, the harvest, the crushing to extract the juice, the fermentation and the bottling. The first installation of the exhibition, a prelude of what is to follow, is called ‘Il bar delle divinità’ (The bar of the divinities): images of the divinities associated with wine overlook the long counter. Dionisio and Bacchus have been joined by Egyptian and Far Eastern figures. Visitors then cross the dark gateway of ‘Nella notte dei tempi’(In the darkness of time), a pathway illuminated with tiny blue lights that symbolize the beginnings, an archetypical and primordial dimension decorated with curious winged metronomes. Then ‘La luna in sintonia con noi’ (The moon in harmony with us) presents magnetic, delicate and powerful moonlight, exalting its regular cyclical
phases; it underlines the sowing and harvest activities dictated by the phases of the moon; above the visitors’ heads a large sphere rotates and symbolizes our satellite and its neverending movement. The next ambience is dedicated to the sun and its extraordinary energy, emphasizing its essential role in the maturation process of the grapes. ‘La nostra casa nell’universo’ (Our home as part of the universe) can be described as a kaleidoscopic overview that interprets the geography of the territory and exalts the landscape with its hills textured by the rows of vines. ‘La geometria della vita’ (The shape of life) presents the materials in another variation of scale, from the infinitely large and distant, to the microscopic, to the complex molecular structure of DNA. Among the images projected we find Adam and Eve in the hyper-realist setting of the lush Garden of Eden populated with friendly animals, in a nostalgic dimension of total fusion between Man and nature. For the section ‘Le radici della vita’ (The roots of life), architect Confino operated between the extreme physical qualities of the land, arranged in geometric shapes as though unexpectedly underground, and the immaterial qualities of the video which suggest the sky. The ‘Carosello delle stagioni’ (The cycle of the changing seasons) offers visitors the possibility of jumping onto a merry-go-round and travel through the various seasons of the year. There are the splendid 15th century miniatures of the Duke of Berry, in ‘Dire fare lavorare’ (Say, do, work), wonderful images dedicated to Man’s extraordinary manual skills, enchanted by the darkness of the surfaces, accompanied by the magical sound of a piano with no pianist. The second section of the museum is dedicated to wine depicted through the history of art; down through the centuries, wine has been a source of inspiration that influenced figurative art, music, literature,
interesting and suggestive of the entire pathway. The first contains the paintbrushes, the colors, the artist’s tools, the blank canvas, the rarefied atmosphere and the charm of the interiors crammed with art-related items, all waiting to be discovered, the drawings, the sketches, the rolled-up paper, a piano, while images of famous paintings from all periods flit across the walls: Arcimboldo, Caravaggio, Degas, Matisse who were all inspired by wine. The second ambience is the reconstruction of a large fully-equipped kitchen, full of ingredients and curious utensils – for making pasta, opening bottles, and even a machine that caresses chickens with a mechanical hand and encourages them to lay eggs. At the two ends of the hall, two projected human figures are talking in an enjoyable question and answer session; one is a reassuring, friendly cook specialized in the traditional Piemontese cuisine; the other is a young chef. They talk about recipes, exchanging culinary tips, referring to dialectic terms in a debate that oscillates continually between tradition and renewal. This section of the museum ends with a hall where sayings, quotations and literary excerpts flow along the walls; the common denominator is wine; then there is music and cinema with a small theater where visitors can listen to music and a miniature cinema with posters on the walls, showing a sequence of specially-chosen scenes. In the itinerary designed by François Confino, the original Castle’s noble floor has been preserved. It contains the castle’s 19th century history and shows outlines of the people who were responsible for the birth of Barolo and who contributed to the consolidation of its fame. There is the bedroom used by Silvio Pellico and his desk that faces the window, Juliette Colbert’s bedroom with her white bed transformed into a screen for the projection of images relative to her life and stories about the women and
theater, cinema. The history of wine is examined at the start of this second half of the museum layout. It takes a look at humanity from its very beginnings: from Turkey, Mesopotamia, Ancient Egypt and Greece, the Roman Empire, the Christian era, the Medieval times to the 19th century. The visitors can observe interactive installations that tell the story of myths and inocographic issues from the past; the collection includes one of the first photographic cameras which presents 365 photographs, one for each day of the year, of the hills of the Langhe and its ever-changing landscape. This is followed by the clever comparison staged through the large windows that separate the two adjoining rooms between the ‘L’atelier del pittore’ (The painter’s studio) and the installation ‘Artisti in cucina’(Artists in the kitchen) undeniably some of the most
children she campaigned for. Close to the library, a vast collection of historical documents on the local wine production, and the installation called ‘325 carrà’, remembers the moment that Barolo became the ‘Wine of the Kings’. This occured when King Carlo Alberto asked the Marquess could he taste the wine. She sent him 325 bottles (called carrà in Piedmont dialect) of Barolo, one for each day of the year, excluding the 40 days’ abstinence of Lent. The wine was pulled by oxen across the center of Turin and caused quite a stir among the onlookers. In the Hall of the Four Seasons, life-size outlines of people from Barolo’s past extracted from old photographs, overlap the portrait paintings hanging on the walls, with an intriguing effect of expressions; there are small interactive screens installed in correspondence to the mouths of some of the people, and these break unexpectedly into a smile or start speaking. The ‘Il banchetto dell’armonia’(The banquet of harmony) – a long, beautifully set table is repeated in the film projected. As though in an animated picture, the images show fictional scenes of the banquet where the personalities of the Castle’s history are enjoying a deliciously rich meal. However, something strange happens. When the food is being served at table, the actions are synchronized with the film clip, with virtual presentation of the dishes. The final installation has been created in the basement – the ‘Classe 1 C Collegio Barolo’, a faithful reconstruction of a classroom where a ‘virtual teacher’ gives a lesson on the secrets of wine, then questions the museum’s visitors, before saying goodbye.
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Per la sala Giants of the Seas è stato scelto il sistema Imagine Router che prevede anche una porta DMX (input e output). Attraverso di essa è infatti possibile controllare proiettori di tipo teatrale, fari motorizzati, effetti cambia colore per LED. Per integrarsi con il sistema generale l’infrastruttura di questa sala è stata implementata con protocollo DALI. L’allestimento è un progetto di Atelier Lohrer (Stoccarda) e Fassbender & Heppert (Stralsund). For the Giants of the Seas hall, the architects selected the Imagine Router system which is also fitted with DMX input and output ports. These can be used to control the theater-like projectors, motorized spots and the LED changingcolor effect. In order to integrate with the general system, the infrastructure of this hall uses the DALI protocol. The layout was designed by Atelier Lohrer (Stuttgart) and Fassbender & Heppert (Stralsund).
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OZEANEUM La vita segreta dei mari si svela negli acquari del nuovo museo oceanografico sul Mar Baltico. Un’architettura dove la conoscenza della natura sommersa avviene attraverso affascinanti scenografie luminose Sentirsi parte di un habitat acquatico fino a voler quasi comunicare con le varie specie che si avvicinano alle pareti delle vasche. È l’effetto immersione’ che si verifica quando si entra in quell’ambiente unico e misterioso che è l’acquario ed è un fenomeno che si ripete anche all’Ozeanum di Stralsund, il museo oceanografico che sorge sul lungomare dell’antica città anseatica tedesca. Lo studio Behnisch Architekten di Stoccarda ha concepito una struttura dalle forme fluide, che costituiscono una novità per l’immagine della cittadina, conosciuta per i suoi edifici nello stile conosciuto come gotico baltico. Il foyer, su cui si affacciano le quattro strutture principali dell’acquario, accoglie i visitatori in un bagno di luce che entra dalle vetrate completamente trasparenti. È concepito come area pubblica aperta anche ai non visitatori e in cui sono collocati il bar e il bookshop; al fine di non creare confusione tra i flussi di visita e il semplice passaggio nel foyer, tutte le parti espositive sono dunque disposte ai piani superiori, ai quali si accede attraverso la spettacolare scala mobile a vista. E qui inizia il viaggio, attraverso i grandi acquari e le ampie sale espositive sugli habitat propri del Mar Baltico, dei Mari del Nord e degli oceani del mondo, oltre a spazi dedicati alla ricerca e a una sala speciale dedicata ai giganti del mare. Le singolari atmosfere luminose che riproducono fedelmente la vita degli abissi rendono unico questo progetto. Diversamente dalle acque cristalline dei Mari del Sud, i fondali dei Mari del Nord sono vasti e profondi. Per riprodurre questi ambienti è stato studiato un sofisticato
txt: Marta Bernasconi ph: Johannes-Maria Schlorke
progetto: Behnisch Architekten lighting design: Ingenieurbüro Walter Bamberger, Pfünz bei Eichstätt Light management systems: Helvar
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sistema di illuminazione che mixa fonti di luce diverse variandone continuamente l’intensità. A seconda del tema principale dell’acquario, è stata utilizzata una luce a fascio largo prodotta da lampade fluorescenti con tonalità da fredde (4000 K) a molto fredde (8000 K) fino ad arrivare alla luce blu. Per creare l’effetto della luce solare o comunque l’illusione della luce diretta, sono state invece usate lampade ad alogenuri metallici con temperatura di colore tra i 4000 e i 6500 K. Per ogni ambiente è stata poi elaborata una scenografia luminosa diversa. Nell’enorme vasca dove si trovano i pesci in banco, questi escono letteralmente dall’oscurità e nuotano verso la vetrata e la luce, producendo un effetto iperrealistico. Nel tunnel invece il visitatore si trova completamente immerso nelle profondità marine, circondato dai pesci (in generale, per assicurare il benessere dei pesci, è stata prevista un’alternanza tra aree illuminate e zone buie, che servono loro come rifugio). Nella sala Giants of the Seas, dedicata ai mammiferi più grandi al mondo dove modelli a grandezza naturale sono appesi a venti metri di altezza, dodici proiettori ricreano sul soffitto l’immagine della superficie dell’acqua e le sue correnti così come vengono percepite dai sommozzatori in una giornata di sole. Quest’area, progettata grazie alla consulenza e al supporto di Greenpeace, è stata anche pensata quale set di eventi e dunque dotata di un apposito sistema di controllo che permette di mixare nello stesso ambiente gli effetti di luce architetturali con quelli tipici della luce per lo spettacolo e l’entertainment. Se la configurazione dei singoli spazi all’interno del museo è ispirata all’immagine di rocce immerse nell’acqua, gli esterni evocano vele nella brezza dell’oceano, rappresentate per mezzo di larghi e leggeri fogli di acciaio pre-formato, dipinti di bianco con vernici speciali anti corrosione salina. Costruiti grazie al know-how dei cantieri navali locali, anch’essi diventano protagonisti nel gioco di luci notturno: faretti speciali installati a terra lungo le strutture, sia all’interno sia all’esterno, illuminano le superfici in metallo rendendole ancor più dinamiche. Ideatore e regista di questi ‘effetti speciali’ è il lighting designer Walter Bamberger, che per gestire e monitorare l’intero sistema di illuminazione ha utilizzato Imagine Router di Helvar. In questo modo il personale del museo può gestire l’illuminazione delle diverse aree tramite il TouchPanel da 17 pollici posto nel foyer di ingresso, su cui è rappresentato l’intero sistema. Ulteriori 12 unità di controllo secondarie con TouchPanel da 8 pollici permettono il controllo anche a livello locale.
Per riprodurre in modo realistico il mondo oceanico, simulare le diverse profondità dell’acqua e le sue tonalità intense, è stato studiato un sofisticato sistema di illuminazione che mixa fonti di luce diverse e ne varia continuamente l’intensità.
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In order to realistically reproduce the oceans, simulate the different depths of the water and its intense colors, a sophisticated lighting system was developed that mixes different light sources and continually varies the intensity.
The secret life under the waves is revealed in the aquariums in the new oceanographic museum on the Baltic Sea. The architecture has been designed to provide detailed information of the submerged nature with the help of fascinating luminous scenography People feel so much part of this aquatic habitat that they wish to come into close contact with the various species that swim close to the walls of the tanks. It is the ‘immersion effect’ which takes over when people enter the unique and highly mysterious environment of the aquarium and this phenomenon is repeated in Ozeanum of Stralsund, the oceanographic museum which has been built on the seafront of the ancient German Hanseatic city. Studio Behnisch Architekten of Stuttgart designed a structure with flowing shapes which was something new for the inhabitants, well-known for its buildings in a style known as Baltic Gothic. The foyer, overlooked by the four main structures of the aquarium, welcomes the visitors in a lovely luminous area with light pouring in from the clear glass panels. It has been conceived as a public area open to non-visitors which contains the bar and the bookshop; to avoid creating confusion between the visitors and the people who are simply walking through the foyer, all of the exhibition spaces have been created in the upper floors, which are accessed through the spectacular escalator. And it is here that the trip begins through the large aquariums and the spacious exhibition halls that illustrate the habitats of the Baltic Sea, the North Sea and the oceans around the world, in addition to the facilities dedicated to research and a special hall dedicated to the giants of the sea. The unique luminous atmospheres that faithfully reproduce life in the deep are the exclusive features of this project. If compared to the crystalline waters of the Southern Seas, the Northern Seas are extensive and deep. In order to reproduce
these environments, a sophisticated illumination system has been installed which mixes different light sources with continuous changes in intensity. According to the main theme of the aquarium, a broad beam is emitted from fluorescent lamps with shades that range from cold (4000 K) to extremely cold (8000 K) to blue light. In order to create the effect of solar light or the illusion of direct light, metal halogen lamps were used with a color temperature of between 4000 and
6500 K. A different luminous scenography was created for each ambience. The shoals of fish contained in the enormous tank are illuminated from the darkness and swim towards the glass and the light sources, producing a hyper-realistic effect. Inside the tunnel, the visitor will be completely submerged in the depths of the sea, surrounded by fish (generallyspeaking, to guarantee good health for the fish, alternate areas of illuminated areas and areas of shade which provide
them with protection). The hall called ‘Giants of the Seas’ is dedicated to the world’s largest mammals where life-sze models have been suspended at a height of 20 meters; there are twelve projectors which recreate the image of the surface and currents of the sea on the ceiling, just as they would be perceived by divers underwater on a sunny day. This area, designed under the guidance and support of Greenpeace, was also devised as a set for events and is equipped with a special
control system which allows architectural lighting to be mixed with the typical illumination for shows and entertainment. If the arrangement of the individual spaces inside the museum has been inspired by images of underwater rocks, the exteriors appear to have been inspired by sails in the Ocean breeze. These are represented by wide light sheets of preformed steel, that have been painted with white special salt-corrosion-proof paint. They were constructed according to knowhow borrowed from local shipyards and also become protagonists of the nocturnal lighting effects: special spotlights recessed in the ground along the sides of the structure, on both the inside and the outside, illuminate the metal surfaces, transforming them into something much more dynamic. The creator of these ‘special effects’ is the lighting designer Walter Bamberger. In order to manage and monitor the entire illumination system, an Imagine Router by Helvar was used. This allows the museum staff to manage the illuminaton in the various departments with a 17-inch TouchPanel installed in the entrance foyer which controls the entire system. An additional 12 control units complete with 8-inch TouchPanels permit the control at a more local level.
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Area espositiva e sala riunioni: qui, la luce è il principale materiale da costruzione. A soffitto, grandi bolle rotonde da bianche prendono colore in modo multiforme; utilizzano luce fluorescente e riproducono i cambiamenti della luce solare nel corso della giornata.
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Exhibition area and meeting room: in these facilities, light is the main construction feature. On the ceiling, large round balloons change from white to multicolor; fluorescent light is used and the daily cycle of changes in sunlight is reproduced.
200 mq DI LUCE COSTRUITA
txt: Alba Ferulli
200 SQ.M. OF CONSTRUCTED LIGHT Ha vinto il premio Interior Awards 2010 il Light Studio di Osram realizzato all’interno dello stabilimento di Treviso, centro di eccellenza per le attività di Ricerca e Sviluppo in ambito led e sistemi di gestione dell’illuminazione, ovvero LMS – Light Management Systems. Progettato dallo Studio Cerquiglini & Rossi Architecture, l’avveniristico showroom è pensato per mostrare a progettisti, architetti e clienti tutte le potenzialità dei prodotti LMS e delle diverse tecnologie delle sorgenti luminose. Si tratta, infatti, del centro espositivo più avanzato d’Europa per l’elettronica e l’optoelettronica applicate all’illuminazione. Già da alcuni anni, l’azienda è convinta che i sistemi di gestione della luce siano il futuro del mercato dell’illuminazione e da tempo è all’opera un team dedicato alla progettazione e implementazione di questi sistemi, con particolare attenzione al design e alla miniaturizzazione di prodotti e componenti. L’area espositiva, 200 metri quadri che catturano l’attenzione, esprime bene due fondamentali concetti: innovazione e tecnologia. Qui, luce e architettura diventano un’unica cosa, integrati in assoluta osmosi. Tutto è rigorosamente bianco, sia lo showroom sia l’area bistrot destinata al relax e la sala riunioni, con forme e volumi da colorare dinamicamente con la luce. Le diverse aree sono vuoti contenitori caratterizzati unicamente da sistemi diversi d’illuminazione. Così, i tubi che rivestono le pareti del bistrot lasciano parlare una bianca luce rilassante, oppure trasmettono energia e dinamismo attraverso un gioco di mutevoli cromatismi. I tubi in policarbonato opalino installati sono 50, tutti gestibili singolarmente e dinamicamente. Suddivisi in moduli, alcuni ospitano una striscia di led bianchi lineari, rivolti verso la parete per ottenere solo luce riflessa, mentre altri a luce fluorescente lineare sono parzialmente aperti da asole longitudinali, sempre rivolte verso la parete bianca. Le forme delle bolle sono invece il linguaggio scelto per raccontare la luce nella sala riunioni. La bolla centrale, più grande, riproduce i mutamenti della luce solare, mentre le bolle circostanti a tecnologia led paiono quasi staccarsi dal soffitto. A vederle da vicino, sembra di toccare una superficie piana, diffondente, invece la bolla è vuota, cava, immateriale. Oggetti solidi eppure evanescenti, paesaggi di natura costruita rendono questo showroom un luogo che profuma di magia.
progetto: Studio Cerquiglini & Rossi Architecture
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The Light Studio by Osram won the Interior Awards 2010. The project involved the interiors of a factory in Treviso, an excellence center for Research and Development into Led lighting and LMS - Light Management Systems. Designed by Studio Cerquiglini & Rossi Architecture, the futuristic showroom was designed to show designers, architects and clients the potential of the LMS products and the different technology of the light sources. This is unquestionably the most advanced exhibition center in Europe for electronics and optoelectronics applied to illumination. For a number of years, the company has been convinced that Light Management Systems are the future of the illumination market and it has had a team dedicated to the design and
application of these systems with special attention paid to design and the miniaturization of products and components. The showroom measures 200 sq.m., it attracts attention and expresses two fundamental concepts: innovation and technology. In this venue, light and architecture become one, integrated in absolute osmosis. Everything in the showroom is white; the same applies to the bistrot area dedicated to relaxation and to the meeting room which has been designed with shapes and volumes that can be dynamically colored with light. The different areas are empty containers differentiated solely by different illumination systems. As a result, the strip-lighting along the walls of the bistrot emit a relaxing white light, or
Superfici di morbide curve, su cui la luce scorre e sfuma, caratterizzano la sala riunioni. Gli espositori con i pannelli prodotto hanno una struttura modulare, in modo da poter estrarre i pannelli per mostrare da vicino i prodotti installati e il cablaggio, e per rinnovare facilmente l’esposizione. Sopra, schizzo di progetto del Light Studio Osram.
The meeting room is characterized by gently curved surfaces that reflect and soften the light. The display units with the product panels have a modular structure; the panels can be removed to provide a close-up of the products installed and the cabling. This system also consents problemfree modification of the display. Above, a project sketch from Light Studio Osram.
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transmit energy through a subtle chromatic effect. Fifty translucent polycarbonate tubes have been installed, all of which can be managed individually and dynamically. They are split into modules and some house linear strips of white led lighting; they face the wall to create a single reflection. Other linear fluorescent lights are partially open by longitudinal slits, and again face the white wall. A balloon shape was selected for the lighting in the meeting room. The largest central balloon reproduces the changes in sunlight, while the surrounding Led balloons look as though they are detached from the ceiling. On closer inspection, they look as though the surface is flat, spread-out – yet the ballon is empty, immaterial and hollow. The articles are solid yet evanecsent, they are natural features that create a magical landscape. Sopra, una prima corona perimetrale di led sembra staccare le piccole bolle dal soffitto; una seconda corona led nascosta crea l’effetto piatto, mentre la superficie inferiore delle bolle è a cupola. Above, a first garland of Led lights appears to detach the small balloons from the ceiling; a second garland of recessed Led lighting creates a flat effect, while the lower surface of the balloon is dome-shaped.
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L’area bistrot e relax: una selva di tubi in policarbonato riveste le pareti creando scenari cromatici di luce dinamica. Il cuore luminoso è una striscia led, divisa in tre moduli gestibili singolarmente.
The relaxation and bistrot area: polycarbonate tubes cover the walls and create chromatic scenarios of dynamic lighting. The luminous core is a strip of Led lighting, split into three, individually-managed modules.
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TECHNOLOGY
CIVISMATICA, LA DOMOTICA PER LA CITTÀ
txt: Claudio Moltani
CITYMATICS, DOMOTICS FOR THE CITY Soluzioni e tecnologie intelligenti per qualificare lo spazio urbano nel rispetto dell’ambiente, dell’identità della città e del suo rapporto con chi vi abita Umpi Elettronica, fondata nel 1982, è un’azienda specializzata nella progettazione e realizzazione di sistemi intelligenti, basati sulla trasmissione di dati su una normale linea elettrica (onde convogliate), mirati alla telegestione degli impianti di illuminazione esterna e al controllo di edifici pubblici e privati. Alberto Grossi è il responsabile tecnico di Umpi R&D, la parte dell’azienda che svolge attività di ricerca e sviluppo di prodotti e soluzioni tecnologiche nel campo dell’elettronica, informatica, energia, ambiente, automazione e telecomunicazioni. Lo abbiamo sentito a proposito delle novità e degli obiettivi aziendali. Ad Alberto Grossi abbiamo subito chiesto di spiegarci il concetto di ‘civismatica’, in pratica il filo conduttore della mission aziendale: “il termine – ci dice Grossi – è stato coniato per definire quell’insieme di soluzioni e tecnologie intelligenti che pone l’obiettivo di qualificare lo spazio urbano utilizzando gli strumenti più adatti per valorizzare l’esistente nel rispetto dell’ambiente, dell’identità della città e del suo rapporto con chi vi abita, risparmiando, al contempo, sui costi dell’energia”. Da qui muove dunque il progetto aziendale che, in particolar modo dal 2006, ha contribuito a sviluppare anche in Italia il concetto di ‘citymatics’ o, nella versione italiana, di ‘civismatica’, “ovvero – ci dice ancora Grossi – la domotica per la città”. In particolare, “Noi non stravolgiamo, ma utilizziamo al meglio le tecnologie e le infrastrutture già esistenti, applicando le nuove tecnologie oggi a disposizione per rendere maggiormente fruibile la situazione esistente. Ci siamo resi conto, infatti, che in Italia esiste qualcosa che è chiamata illuminazione pubblica, una rete diffusa capillarmente, con elevati costi di gestione e spesso sottoutilizzata, quando non letteralmente dimenticata a se stessa. Eppure – è il ragionamento di Alberto Grossi – la luce non solo illumina ma contribuisce o dovrebbe contribuire al decoro della città. Basti però pensare che, oggi, l’illuminazione pubblica è come dotata di un interruttore che alla sera accende e al mattino spegne tutto. Senza cioè tenere conto della notte, delle giornate festive, degli orari, delle zone; per non parlare della situazione degradata della manutenzione degli impianti. Bene, qui interveniamo noi, nello specifico con la nostra tecnologia Minos, che ci permette di sfruttare la rete elettrica e le sue strutture presenti sul territorio (in pratica, i pali dell’illuminazione) per aggiungere il nostro valore aggiunto”. Ovvero? “I nostri servizi, che spaziano dalla possibilità di accendere/spegnere l’illuminazione in base alle reali esigenze del territorio, di segnalare
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Intelligent solutions and technology to define the urban space with respect for the environment, the identity of the city and the relationship with the inhabitants Umpi Elettronica was founded in 1982. The company is specialized in the design and installation of intelligent systems, based on data transmission along a standard electricity line (power line communication or PLC). It consents remote management of outdoor illumination plant and the control of the illumination for public and private buildings. Alberto Grossi is the Technical Director of Umpi R&D, the company’s division dedicated to the research and development of products and technological solutions in the field of electronics, computers, energy,
or domotics for the city. “We don’t make major changes but we try to exploit and maximize the existing technology and infrastructures, applying the new technology that is available today to exalt the existing conditions. We became aware that in Italy the public illumination, an extremely capillary network, has high management costs and is often underused, when not literally left to its own devices. Yet, light fittings or systems do not just provide illumunation, they make a major contribution to the appearance and attractiveness of the city. At the moment, public illumination would appear to be fitted with a switch for switching-on in the evening and switching-off in the morning. There is no consideration given to nightfall, holidays, timings and zones; not to mention the pitiful state of the plant. This is where we come into play, specifically with our technological system Minos. It allows us to exploit the electricity network and its structures present on the territory (basically, the street lamps) to inject our added value”. In other words? “Our services range from the possibility of switching the illumination on or off according to the real requirements of the territory, to report faults and malfunctions directly to the City Council’s technical office, to control any electrical device – traffic lights, video-camera, Wi-Fi, advertising billboards.... even when the lights are switched-off, because with our technology, the electricity line is always live”. In this way, we can control the plant in real time, we can reduce the atmospheric and luminous pollution and
the environment, automation and telecommunications. We spoke to him about the latest developments and the company’s objectives. First of all we asked Alberto Grossi to explain to us the concept of ‘citymatics’, which is the core theme in the company’s mission. Grossi explained: “The word was invented to descrive a group of intelligent solutions and technology that have the objective to qualify the urban space; it means using the most appropriate instruments to enhance the existing structures in full respect of the environment, the identity of the city and its relationship with the inhabitants, while saving on the energy costs”. This was the starting point for the corporate mission which since 2006 has made a major contribution in Italy to promoting the concept of ‘citymatics’,
guasti e malfunzionamenti direttamente all’ufficio tecnico del Comune, di far funzionare qualsiasi dispositivo quali sensori per il traffico, videocamere, wi-fi, pannelli pubblicitari…. Ed anche quando la luce è spenta, perché con la nostra tecnologia la linea è sempre alimentata”. In questo modo, non solo è possibile controllare gli impianti in tempo reale, ma si riduce anche l’inquinamento atmosferico e luminoso, oltre che i costi energetici e di manutenzione… “Esattamente, abbiamo calcolato che grazie a Minos i risparmi siano nell’ordine di almeno il 30%. Vorrei anche sottolineare – conclude Grossi – che Minos è, ad oggi, il sistema più avanzato al mondo in fatto di telegestione dell’illuminazione, sia pubblica sia esterna; anche grazie alla sua grande flessibilità, che permette al tecnico di decidere dove e quando accendere, dove spegnere o solo ridurre l’illuminazione. Inoltre, Minos è compatibile con qualsiasi impianto esistente, e dunque non è necessario eseguire nuovi cablaggi”.
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Immagini di applicazioni di Minos, sistema avanzato di telegestione dell’illuminazione pubblica ed esterna. Sopra, il modulo di comando/controllo quadro Andros CSM. Images showing applications of Minos, an advanced system of remote control for public and outdoor illumination. Above, the command/control unit Andros CSM.
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contain the maintenance costs and energy consumption. We have calculated that with Minos, there is a saving of at least 30%”. Grossi continued: “I would also like to point out that at the time of writing, Minos is the world’s most advanced system for the remote management of public and outdoor illumination; this is
also due to its versatility which gives the technicians the option of deciding when and where the lighting should be switched-on, switched-off or reduced. Minos is compatible with any existing plant and therefore does not require new cabling”.
Syra 3: modulo di diagnostica, comando ON/OFF e commutazione reattore biregime del punto luce per lampada di potenza 20-250W; e Kea, rilevatore di guasti attraverso monitoraggio del consumo energetico. Syra 3: a unit for diagnostics, ON/OFF command and dual-regime commutation reactor of the light fitting for lamps of between 20-250W; and Kea, a detector that identifies breakdowns by monitoring the energy consumption.
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info LED IN THE CITY Un progetto utile e interessante, quello proposto da Luciano Pagani e Angelo Perversi in stretta collaborazione con Alessio Ammirata. In uno spazio, ridotto ma sorprendentemente composito, si
The architects describe the need to ‘express the atmospheres’ that light can create rather than display the fittings. ‘Light cannot be described; it is more closely linked to smell than to touch’. Pagani and Perversi explained how ‘Every single corner or part of the surface is a small tale of light, suggesting to designers how they can achieve a particular effect and how to transfer this to a specific project’. As a result, the showroom can be considered as a meeting point for technical information ideal for every designer who wishes to interpret the space with a new scenography of layers, surfaces, light and color. The added value of the proposal is the privileged context of Guido Ammirata, a company which has been trading since 1949 in the distribution of special lamps and light sources. Over the years, it has become a European reference point for special light fittings, to be used in the fields of technology, science, sviluppano idee e soluzioni per suggerire a curiosi e progettisti sempre maggiori spunti per invenzioni scenografiche ed ambientali attraverso sorgenti LED guidate da un sistema computerizzato di comando. Gli architetti raccontano della consapevole necessità di “raccontare le atmosfere” che la luce può dare piuttosto che mostrare gli apparecchi. “La luce non è descrivibile, infatti, ha un forte valore di percezione più simile al profumo che al tatto”. Pagani e Perversi spiegano come “Ogni singolo angolo o parte di superficie è un piccolo racconto di luce per suggerire ai progettisti in che modo ottenere quell’effetto specifico e come poterlo trasportare in un proprio progetto”. Quindi, lo showroom si pone come punto d’incontro e di approfondimento tecnico per ogni progettista che abbia cura di interpretare lo spazio in una nuova
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scenografia fatta di piani, superfici, luci e colori. Il valore aggiunto di questa proposta è di collocarsi all’interno del contesto privilegiato della Guido Ammirata, attiva fin dal 1949 nella distribuzione di lampade speciali e fonti di luce e diventata negli anni punto di riferimento europeo per l’acquisizione di qualsiasi lampadina speciale, utilizzata in campo tecnico, scientifico, di spettacolo e di ripresa sia televisiva sia cinematografica. www.paganiperversi.it; www.ammirata.it (L. C.)
A useful and extremely interesting project has been presented by Luciano Pagani and Angelo Perversi in close collaboration with Alessio Ammirata. In a surprisingly compact but functional
space, they develop ideas and solutions for designers and the inquisitive looking for scenographic and environmental inventions. They exploit LED light sources guided by a computerized system.
entertainment, television and cinema shoots. www.paganiperversi.it; www.ammirata.it (L. C.)
LA MURRINA USA È sul territorio americano che si è recentemente concentrata l’attenzione del marchio. In controtendenza rispetto alla sfavorevole congiuntura economica, La Murrina ha concluso un importante investimento negli Stati Uniti, modificando l’assetto distributivo e inaugurando nuovi showroom. Dopo aver ristrutturato il punto vendita di Los Angeles, struttura già esistente e molto ben avviata, l’attività di La Murrina Usa si è concentrata nell’apertura del nuovo showroom di 100 metri quadri a New York. Diversa anche la tipologia dei prodotti selezionati per le due città, pezzi importanti, dimensionati e colorati per Los Angeles, perché la California li richiede; modelli più rigorosi e contenuti per New York. I due progetti rientrano in una più vasta “operazione Usa”, che punta a modificare la politica distributiva di La Murrina, estendendola ad altre città San Francisco, Chicago, Miami, Dallas e Boston. L’azienda conferma, attraverso queste operazioni, l’importanza del mercato americano dove La Murrina, in effetti, ha sempre lavorato bene, partecipando a numerosi progetti, tra abitazioni private e hotel, ristoranti e club. www.lamurrina.com (L. C.)
The famous Italian brand has recently started focusing its attention on the North American market. Despite the unfavorable economic climate, La Murrina has made important investments in USA, modifying the distribution network and inaugurating new showrooms. Following the refurbishment of the showroom in Los Angeles, a highly consolidated reality on the USA market, the attention of La Murrina switched to a new showroom of 100 sq.m. which opened in New York. A different selection of products was selected for the two cities, important pieces in terms of size and color for the Los Angeles venue because that is what the Californian market demands; more understated, cutting edge items for New York. The two projects are part of a larger “Operation USA’ which aims to overhaul the company’s entire distribution policy, extending it to include other cities such as San Francisco, Chicago, Miami, Dallas and Boston. Through these operations, La Murrina underlines the importance of the North American reality, which has always proved successful with the challenges. Over the years, the company has taken part in numerous projects, involving private homes, hotels, restaurants and clubs. www.lamurrina.com (L. C.)
ABC DEL DESIGN I francesi di Character ‘salvano’ le lettere delle vecchie insegne commerciali dismesse, trasformandole in lampade. Il gruppo d’oltralpe sceglie le lettere singolarmente, trasformandole in pezzi di design unici. I vecchi tubi al neon sono sostituiti dai LED, viene aggiunto un trasformatore e le insegne entrano così in un nuovo e diverso ciclo di vita. Le lampade di Character possono essere acquistate direttamente al sito www.character.fi, dove si può scegliere non solo il simbolo che si desidera, ma anche colore e dimensione. (S. F.)
THE ABC OF DESIGN The French designers of Character ‘save’ the letters of the old and abandoned commercial signs, and transform them into lamps. The architects have chosen the letters individually, transforming them into one-off pieces of design. The old neon tubes have been replaced by LEDs; a transformer is added and the ‘waste’ signs are given a new lease of life. The lamps by Character can be purchased directly on-line at www.character.fi, where customers can choose the symbol they want and even its size and color. (S. F.)
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info CAPPELLA DI ELEONORA DI TOLEDO Un intervento destinato a rendere fruibile sotto una nuova luce uno dei luoghi più preziosi della città, Cappella di Eleonora a Palazzo Vecchio. È quello messo a punto
THE CHAPEL DEDICATED TO ELEANOR OF TOLEDO
da Targetti, in collaborazione con il Comune di Firenze e i curatori del Museo di Palazzo Vecchio. Il nuovo allestimento illuminotecnico mira a rendere percepibile in una pienezza finora impensabile la straordinaria ricchezza cromatica di uno dei capolavori indiscussi dell’arte cinquecentesca: gli affreschi di Agnolo Bronzino che rivestono interamente la Cappella fatta costruire da Cosimo I de’ Medici per la moglie Eleonora di Toledo. La sorprendente efficacia del risultato si deve all’impiego del sistema di luce modulata Optagon, una sofisticata tecnologia recentemente messa a punto dal Dipartimento Ricerca e Sviluppo di
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Targetti che, grazie all’impiego combinato di LED di ultima generazione, di ottiche dall’innovativa conformazione ottagonale e di un complesso dispositivo di gestione digitalizzata del flusso luminoso, assicura e certifica una resa del colore delle superfici illuminate che non ha uguali. Concentrata solo nello spettro del visibile, la luce emessa da Optagon elimina i raggi ultravioletti (UV) e gli infrarossi (IR),
entrambi estremamente dannosi perché molto energetici gli uni e conduttori di calore gli altri, preservando così il microclima dell’ambiente illuminato. Oltre che a livello percettivo, la nuova regia illuminotecnica della Cappella comporta dei significativi vantaggi anche in termini di gestione e riduce drasticamente la manutenzione sugli apparecchi. www.targetti.com (L. C.)
This project was designed to revitalize one of the most valuable locations of the city, the chapel dedicated to Eleanor of Toledo. The lighting was designed by Targetti in collaboration with the City Council of Florence and the curators of the Museum of Palazzo Vecchio. The new layout of illumination technology exalts one of the indisputable masterpieces of 16th-century art: the frescos by Agnolo Bronzino which completely cover the chapel that Cosimo I de’ Medici had built for his wife, Eleanor of Toledo. The astonishing effect of the results were achieved using a system of modulated light Optagon, the sophisticated technology recently perfected by the Targetti Research and Development Center. Thanks to the use of the latest generation of Led lights, optics with an innovative octagonal shape and a complex device for digitalized management of the light beams, it guarantees and certifies an unparalleled color yield of the surfaces illuminated. Concentrated exclusively within the visible spectrum, the light emitted by Optagon eliminates the UV and IR radiation, both of which damaging because highly energetic the former and heat carriers the latter. This maintains a constant microclimate of the illuminated ambience. Apart from the quality of the perception, the new illumination technology system used in the chapel is easy to manage and drastically reduces the maintenance required. www.targetti.com (L. C.)
DANCING WITH NATURE Piloni per la corrente simili ad alberi, che si appoggiano armonicamente sul terreno, si propongono come alternativa ai tralicci in acciaio che siamo abituati a vedere. Non si tratta di un sogno, ma del progetto vincitore del concorso ideato dalla Terna SPA, una delle maggiori società che si occupa del trasporto di energia elettrica in Italia. La competizione Tralicci del futuro ha premiato il miglior progetto di pilone elettrico per innovazione, design, tecnologia e cultura dell’ambiente. Lo studio di architettura HDA | Hugh Dutton Associés ha trionfato con la proposta di Dancing with nature, pali che ricordano il profilo di una pianta, realizzati in lamiera d’acciaio tagliata al laser e piegata a freddo. “Il nostro supporto per l’elettricità può essere associato, per la sua unicità, non più a un elemento morto, sordo e impermeabile a tutto ciò che lo circonda – ha dichiarato l’architetto Hug Dutton – ma a qualsiasi essere vegetale che piegandosi per cercare la luce, aprendo le sue foglie, crescendo, si adatta al paesaggio che lo accoglie.” www.hdaparis.com (F. T.)
This is an innovative electricity pylon which rests harmoniously on the ground, an interesting alternative to the traditional steel structures. It is not a utopian dream; it has materialized in the winning project of the competition, a design invented by Terna SPA, one of the major companies responsible for the distribution of electrical energy in Italy. The competition ‘Pylons of the future’ awarded the prize to the best design for an electrical pylon in terms of innovation, design, technology and respect for the environment. The architecture studio HDA | Hugh Dutton Associés triumphed with the proposal ‘Dancing with nature’, inspired by plant-life. It has been created using laser-cut, cold-shaped steel sheeting. “Thanks to its unique design, our support structure for electricity supply will disassociate from the idea of a lifeless, deaf and impermeable element, blind to everything around it – explianed architect Hugh Dutton – Our creation can be compared to a plant that bends as it looks for light, spreading its foliage, growing and adapting to the surrounding landscape.” www.hdaparis.com (F. T.)
FILM Dalla lampadina fino alla ricerca di una luce senza fonte, le protagoniste della produzione, colta e raffinata, targata Davide Groppi sono “lampade pensate per dare profondità allo spazio in cui viviamo o semplicemente per fare luce. Sempre alla ricerca del limite tra luce e buio”. Lampade da associare idealmente a “un alfabeto con cui scrivere storie. Storie fatte di percorsi, incontri, emozioni”. Film è una nuova lettera di questo alfabeto immaginifico. Disegnato da Alessandra Dallagiovanna e Davide Groppi, Film è la lampada da parete con cui raccontare, attraverso la luce, il ‘film’ della nostra vita. La vecchia diapositiva nel tipico formato 24x36 ha riacquistato nuova vita per comunicare un ricordo, una frase, un’immagine, un progetto. Il messaggio luminoso ritmato attraverso la diversa intermittenza dei led, permette una lettura in movimento. La luce infatti appare pulsata in modo causale. Da posizionare a parete (in verticale o orizzontale), la lampada Film è modulabile e quindi di lunghezze infinite dentro al quale abbinare i fotogrammi in una sequenza di immagini o di parole a piacere. www.davidegroppi.com (L. C.)
From the lamp to research into light with no source – the protagonists of the elegant stylish of the Davide Groppi brand are “lamps devised to give depth to the space we live in or more simply, to make light. Always part of the search of the boundary between darkness and light”. The lamps should be associated with “an alphabet used to write stories, tales of pathways, meetings and emotions”.
Film is a new letter in this wonderful alphabet. Designed by Alessandra Dallagiovanna and Davide Groppi, Film is a wall-light which uses light to project the ‘film’ of our lives. The old slide in its typical 24x36 format has been given new life, enabling it to communicate a memory, a phrase, an image, a project. The luminous message cuts through the different intermittence
of the Leds, and creates a moving image. The light appears to pulse in a random manner. The fitting ‘Film’ can be applied to walls (vertically or horizontally); units can be combined to create pieces of infinite length which can be decorated with photograms to form a sequence of images or words, and express a message. (L. C.) www.davidegroppi.com
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info
ECONOMICS AND RESPECT FOR THE ENVIRONMENT The high tech fittings prpduced by Ruud Lighting were selected for the external illumination plant for the new IKEA by San Giuliano Milanese. Energy-saving and environmental sustainability are the primary objectives of IKEA’s philosophy. The new outlet was recently inaugurated in San Giuliano Milanese and was fitted with the very latest lighting technology: by the end of 2010, a geothermal exchange plant, tri-generation plant and photovoltaic systems will provide 70% of the energy requirements (80% in the Summer). However, eco-sustainability is also a question of reducing and limiting consumption. Following a long series of tests, IKEA opted for Led fittings for the external illumination. The articles produced by Ruud Lighting can be described as 100% eco-sustainable. They do not contain any mercury or other heavy metals and have a life expectancy in excess of 100,000 (more than 20 years) with no need for maintenance, The lower level of heat which develops when they are operating results in a reduced amount of dust settling on the optic of the fitting compared to the situation with traditional light sources. The Ruud Lighting sources result in energy saving of approximately 65% for the plant in San Giuliano Milanese (a reduction of 100,000 kwh per year), thanks to the reduced absorption of the fittings used and their intelligent use. The electronic management of the LED fittings allows the adjustment of the luminous flow to adapt the light intensity to real necessities. The articles produced by Ruud Lighting also reduce the light pollution through the use of nano-optics (optical refractors applied directly to every luminous LED source); these have been designed to provide 100% control of the light beam which is oriented only where necessary with no upward dispersion. For its commitment in this field, Ruud Lighting has been approved by the IDA – International Dark-Sky Association. www.ruudlighting.net (P. R.)
ECONOMIA E RISPETTO PER L’AMBIENTE Apparecchi ad alto contenuto tecnologico di Ruud Lighting sono stati utilizzati per l’impianto di illuminazione esterno del nuovo negozio IKEA di San Giuliano Milanese. Risparmio energetico e sostenibilità ambientale sono un obiettivo primario su cui IKEA investe fortemente. In quest’ottica il nuovo punto vendita inaugurato a San Giuliano Milanese è stato costruito con le migliori tecnologie: impianti di geoscambio, di trigenerazione e fotovoltaici produrranno, entro la fine dell’anno, il 70% (80% in estate) del fabbisogno energetico. Ma l’ecosostenibilità è anche risparmio e riduzione di consumi. Dopo una lunga e approfondita serie di test, IKEA ha scelto per la prima volta apparecchi a LED per l’illuminazione delle aree esterne. I prodotti di Ruud Lighting utilizzati si possono definire ecosostenibili al 100%. Non contengono mercurio o altri metalli pesanti e hanno una vita attesa superiore alle 100.000 ore (più di 20 anni), senza alcun intervento di manutenzione. Il minor calore sviluppato in esercizio permette un minor accumulo di polveri sulle lenti dell’apparecchio, rispetto a quanto avviene con le sorgenti tradizionali. I prodotti Ruud Lighting garantiscono per l’impianto di San Giuliano un risparmio del 65% (riduzione di 100.000 chilowattora annui) grazie non solo al minor assorbimento degli apparecchi utilizzati, ma anche a una gestione “intelligente” degli stessi. La gestione elettronica degli apparecchi a LED permette infatti la
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regolazione del flusso luminoso per adattare il livello di illuminamento alle reali necessità, I prodotti Ruud Lighting inoltre riducono l’inquinamento luminoso attraverso l’utilizzo di nano-ottiche (rifrattori ottici applicati direttamente su ogni sorgente luminosa a LED) studiate e
modellate per poter controllare al 100% il flusso luminoso che viene indirizzato solo dove necessario senza alcuna dispersione verso l’alto. Per questo impegno, Ruud Lighting ha ottenuto l’approvazione da parte di IDA – International Dark-Sky Association. www.ruudlighting.net (P. R.)
MAGICA SILHOUETTE Aunty riprende la forma archetipica della lampada da tavolo: una base arrotondata e un paralume di stoffa lavorata. La differenza è che si tratta solamente di un disegno bidimensionale, una silhouette che compare quando la lampada è accesa. Un’idea del collettivo Destilat, Aunty si presenta come un semplice cubo specchiato di vetro nero. Quando si accende l’interruttore antico e moderno convivono nello stesso oggetto, e compare il profilo della lampada “da nonna” sul supporto scuro, minimale e contemporaneo. www.destilat.at (F. T.)
MAGIC SILHOUETTE Aunty reflects the shape of the traditional table lamp. It has a rounded base and a lampshade in decorated fabric. The difference is that it is simply a twodimensional design, a silhouette that appears when the lamp is been switched on. Aunty was an idea from the Destilat group and is a simple mirrored cube in black glass. When the switch is flicked on, old and new live together in the same article; the outline of ‘Grandma’s lamp’ appears on a minimal and contemporary dark support. www.destilat.at (F. T.)
MOON RIVER L’installazione di Enzo Catellani presentata ad Abitare il Tempo (XXV edizione – Verona 2010) e intitolata ‘Luce dell’anim’a resta una delle più interessanti della rassegna; come è consuetudine dell’artista-designerimprenditore il progetto oltre a creare un forte impatto sull’osservatore, vuole essere una poetica riflessione sul potenziale evocativo della luce e sulle sue illimitate suggestioni. Il pubblico qui viene sollecitato anche in termini percettivi; si tratta simultaneamente di carpire il gioco dell’illusione e mettere in atto la propria emotività insieme a una curiosa attenzione. Moon River è un fiume di luce calda, liquida e fluente, amplificata come in altre realizzazioni di Catellani dal metallo, dalle sue potenzialità materiche nell’artificio degli infiniti riflessi. Se Moon River lascia scorrere insieme acqua e luce nella fredda e lucida lamiera tagliata per approdare infine al punto del salto, del rimbalzo nel contenitore rivolto verso l’alto, per contro e in modo complementare, la cupola sospesa emana il vibrante riverbero dell’oro, qui l’opaca superficie sfaccettata assorbe e restituisce la luce dorata. Il metallo viene plasmato per ricevere e moltiplicare, per modulare in differenti gradienti il contrapporsi morbido o più diretto delle luci, luci che vivono del loro mutevole espandersi, nella forma ma anche oltre. www.catellanismith.com (C. F.)
The installation by Enzo Catellani presented at Abitare il Tempo (XXV edition – Verona 2010), entitled ‘Luce dell’anima’ (Light of the soul), is one of the most interesting in the exhibition; as is typical for this artist-designer-entrepreneur, in addition to the powerful impact on the observer, this installation wishes to be the poetic reflection the evocative potential of light and its infinite suggestions. The viewers are also stimulated in perceptive terms; there is the simultaneous interception of illusions, an expression of emotions and curious attention. Moon River consists of warm, liquid and flowing light, again amplified by Catellani through metal and the material potential of the infinite reflections of this creation. Moon River combines water and light in the cold glimmer of the cut metal and reaches a launch-point where the container stretches upwards, complementing the hanging dome that emanates the shimmer of gold; at this point, the beveled opaque surface absorbs and restores the golden beams. The metal is shaped to receive and multiply, to modulate into different gradients the soft or more direct component of light, light that exists through a mutual expansion in terms of shape and far beyond. www.catellanismith.com (C. F.)
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info
TIN CAN LAMP What a brilliant idea for re-using tin cans. Instead of recycling them in the differentiated waste collection, David Kieller, and his friend Adi Kaffran, decided to transform them into something
completely different. The German duo have produced 500 pieces of Tin Can Lamp, a small table lamp which has been produced using an empty can painted in pastel shades, with the simple addition of a bulb
inside. The effect of Radical Chic is guaranteed. www.david-keller.com (S. F.)
LUCE IN SCATOLA Un’idea brillante, per riutilizzare le latte delle verdure. Invece di tenerle separate, per poi gettarle nell’apposito bidone della raccolta differenziata, David Kieller e l’amico Adi Zaffran hanno pensato di trasformarle in qualcosa di diverso. Il duo tedesco ha auto-prodotto 500 pezzi della Tin Con Lamp, una piccola lampada da tavola realizzata con una lattina vuota dipinta in colori pastello, con un semplice bulbo all’interno. L’effetto radical chic è assicurato. www.david-keller.com (S. F.)
COLIBRÌ MULTIMEDIALE La nota agenzia pubblicitaria Jack Morton World Wide ha recentemente presentato l’installazione Colibrì per Samsung Electronics Australia. Il progetto è stato realizzato per promuovere l’ultima generazione di LED Live tv ed in particolare evidenziare la qualità dell’immagine dell’omonimo schermo-ultra sottile prodotto dall’azienda. Colibrì si compone di 26 schermi video di varie dimensioni, orientati in modo da mostrare diverse inquadrature, sostenuti da una struttura in acciaio inox di oltre sei metri concepita da Concept Craft. L’idea è quella di creare un gigantesco volatile che appaia in alcuni luoghi ‘topici’ del paese per offrire nei cieli australiani una forma di contemporanea pubblicità digitale spettacolare e per mettere in atto, nel contesto urbano, anche un confronto tra la sperimentazione creativa della videoarte e la segnaletica della stessa città. Rende particolarmente suggestiva l’installazione la continua scomposizione e ricomposizione delle figure e, nello stesso tempo, la possibilità di sincronizzare la stessa immagine moltiplicata da differenti angolazioni, quasi si trattasse di un ipnotico, tridimensionale, collage multimediale. Se la riproduzione dei video sugli schermi è stata affidata a Interactive Controls Ptv Ltd per mappare le immagini
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MULTIMEDIA COLIBRÌ si è scelta la tecnologia Dataton WATCHOUT, come sottolinea Dean Stevenson, tra gli autori del progetto: “Oltre a mantenere inalterata la qualità dell’immagine, WATCHOUT ci offriva la possibilità di ruotare le immagini così che potessero incontrare gli schermi angolari del colibrì e la flessibilità necessaria anche ad adattare l’immagine a diverse risoluzioni e densità di pixel”. (C. F.)
The well-known advertising agency ‘Jack Morton World Wide’ recently presented the installation Colibrì (Humming Bird) for Samsung Electronics Australia. The project aimed to promote the latest generation of LED Live TV and enhance the image quality of the company’s ultrathin screens. ‘Colibrì’ consists of 26 videoscreens in a variety of dimensions, oriented to project a number of different shots.
They are supported by a steel structure measuring more than 6 meters, conceived by Concept Craft. The idea was to create a huge bird which can be seen in some of the wild locations in Australia. The installation was designed as a spectacular modern digital billboard to create a bridge between the creative experimentation of video-art and the city’s advertising media. The installation is unusually suggestive because of the continual decomposition and re-composition of the figures and the possibility of synchronizing the same image which has been multiplied and shown from different angles, almost like a hypnotic, three-dimensional multimedia collage. Interactive Controls Ptv Ltd was responsible for the production of the videos and the images were mapped using Dataton WATCHOUT technology, as explained by Dean Stevenson, one of the project designers: “In addition to maintaining the quality of the image unchanged, WATCHOUT allowed us to rotate the images so that they would suit to angular screens of ‘Colibrì’ and satisfy the versatility necessary to adapt the image to different resolutions and pixel density”. (C. F.)
GEMELLI SIAMESI Il giovane Tedesco Oliver Schic ha riflettuto a lungo riguardo a quello che significa attualmente “fare design”. La nuova linea progettuale vuole che ogni oggetto sia sempre più simile a una vera e propria opera d’arte, nonostante alla fine si tratti sempre di un elemento d’arredo, dunque destinato alla produzione in serie. Inoltre non deve mai essere sottovalutata la facilità di utilizzo e l’utilità pratica di un prodotto. Ogni progettista, inoltre, tenta di creare uno stile personale fortemente caratterizzato, in modo che i suoi prodotti siano facilmente riconoscibili. Oliver ha deciso di andare contro tutto e tutti, provando a proporre qualcosa di diverso, qualcosa che risulti bello da vedere anche se inutile da un punto di vista pratico. Ispirandosi ai celebri ready-made dadaisti, ha deciso re-interpretare in maniera assolutamente personale alcuni complementi per la casa. Un esempio? La sua Self-Reflecting Lamp, una lampada da tavolo ‘inutile’, ma che può essere un favoloso soprammobile per librerie o scrivanie. Si tratta di due abat-jour di forma comune fuse insieme, come si trattasse di due gemelli siamesi. La luce
passa, in quantità ridotta, attraverso alcuni fori nella parte posteriore dei diffusori, proiettando la forma di un fiore sulle pareti vicine. Una provocazione davvero riuscita. www.oliver-schick.com (S. F.)
lamp which can be enjoyed as an eyecatching ornament to decorate a bookcase or a desk. It is actually created from the fusion of two night-lights, joined like Siamese twins. A reduced quantity of
light passes through holes cut in the rear portion of the diffusers, projecting a flower shape on the nearby walls. A highly successful provocation. www.oliver-schick.com (S. F.)
SIAMESE TWINS The young German creative, Oliver Schick, has taken a long hard look at what ‘design’ actually means. The new design orientation dictates that every objected created must closely resemble a true work of art, despite the fact that in the final analysis, it is simply an item used to furnish a room and destined to serial production. And the ease-of-use and convenience of a product should never be underestimated. Every designer attempts to create his own personal style, so that his products are immediately recognizable. Oliver Schick decided to go against the grain and tried something different, something that was truly beautiful to look at even though it was of little practical use. He was inspired by the famous Dadaists of the ready-made school of thought. He decided to reinterpret some household accessories in a totally personal manner. One example? His Self-Reflecting Lamp, a ‘useless’ table
SHINING WATER Underwriters Laboratories (UL), organizzazione leader nel mondo in materia di sicurezza e certificazione di prodotto, ha assegnato il premio UL al progetto più sostenibile in termini di sicurezza, all’interno del concorso LED, Lighting Exhibition Design, promosso dal Comune di Milano. Il vincitore è Shining water di Stefano Veglia, progetto di illuminazione della fontana di piazza Castello. Il concept principale del designer è stato quello di illuminare il contenuto, l’acqua, piuttosto che il contenitore, dando risalto alla forma estetica dell’elemento. Luce, dunque elettricità, che si sposa con l’acqua in un accostamento per cui i requisiti di sicurezza diventano un elemento imprescindibile. Il connubio ben riuscito ha fatto sì che il premio UL venisse assegnato proprio a questo progetto. Un’ulteriore conferma che la creatività deve viaggiare di pari passo con la sicurezza. Underwriters Laboratories è un ente indipendente che si occupa di certificazione di prodotto effettuando prove e scrivendo norme di sicurezza da oltre un secolo. UL valuta la sicurezza di oltre 19000 tipologie di prodotto, componenti, materie prime, sistemi aziendali. www.ul.com (L. C.)
Underwriters Laboratories (UL), a worldleader in safety and product certification, awarded the UL prize to the most sustainable ‘safe’ project. The award was presented as part of the competition LED, Lighting Exhibition Design, promoted by the Milan City Council. The winner was Shining Water by Stefano Veglia, an illumination project for the fountain in Piazza Castello, Milan. The designer’s core concept was to illuminate the content, water, as opposed to the container, exalting the esthetic shape of the element. Light, as electricity, combined with water creates a a powerful mixture that necessitates high standard safety norms. The project was successful and won the UL prize , further confirmation that creativity can walk hand-in-hand with safety. Underwriters Laboratories is an independent body specialized in product test certification; it has been defining safety norms for more than a century. UL examines the safety standards of more than 19000 product types, components, raw materials and corporate systems. www.ul.com (L. C.)
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info
FIAT LUX “Da diversi anni mi interrogo sulle nozioni del vissuto – racconta il designer Yann Kersalé – nozioni che, ispirate a un’esistenza, a una pulsazione, a una poesia, sono destinate a mutare di continuo”. Lungo il suo percorso progettuale e spirituale, Yann Kersalé è arrivato così a firmare Jallum, una creazione luminosa in esclusiva per Baccarat: un flacone che nasce dall’unione tra il cristallo e i diodi elettroluminescenti, tra artigianato e alta tecnologia, un oggetto ibrido, nomade, destinato a “passare” dall’interno all’esterno e viceversa, grazie alla sua accessibile immediatezza. Baccarat nel 2010 opta quindi per la transizione verso un nuovo utilizzo della luce, entra in una nuova fase con questo flacone luminoso che dall’interno all’esterno distilla l’ombra e l’incandescenza della sua poesia. Modulabile, ricaricabile (ha un’autonomia di 8 ore), il cilindro è composto da una parte superiore in cristallo tagliato satinato e da una parte inferiore in alluminio anodizzato, incastonato in una base che funziona da caricatore in rifinitura soft touch. Il bastone di luce funziona da solo o in gruppo, faro o foresta, da quattro a un numero infinito. Yann Kersalé utilizza da sempre la luce come altri utilizzano elementi diversi, scegliendo l’ombra e la notte come luogo di elezione della sensibilità, con progetti luminosi che sono opere concettuali anziché azioni di illuminazione, in unione con i maggiori architetti. www.baccarat.com (P. R.)
DON’T TOUCH THE SWITCH! Su un tema importante come il risparmio energetico non si scherza. Ma, a volte, è un argomento che si può trattare con leggerezza. Come ha fatto Josselin Zaïgouche, con un dispositivo per ridurre la voglia di accendere la luce e, di conseguenza, il consumo di energia. Si tratta di una molla simile a una trappola per topi, da posizionare sopra l’interruttore. Per avere salve le dita basta rinunciare a schiacciare il bottone! “Switch me! – racconta la designer – fa pensare due volte prima di accendere la luce. È un simbolo riconoscibile, che credo aiuti a essere più sensibili verso il destino del nostro pianeta e ad adottare uno stile di vita più verde”. www.josselinz.com (F. T.)
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The topic of energy saving is not a joke. However, sometimes it can be taken lightly. And this is exactly what Josselin Zaïgouche did by designing a device that would deter people from switching a light on and this would lead to a reduction in energy consumption. It consists of a spring which closely resembles that of a mousetrap. This contraption is placed above the light switch and is activated when the switch is flicked. So people will think twice before turning on a light to avoid nipping their fingers. According to the designer: “The shape is instantly recognizable and it should help us be more aware about the future of our planet and drive us to adopting a greener, more environment-friendly lifestyle”. www.josselinz.com (F. T.)
“I have been questioning the ideas of life experiences for several years – explained the designer Yann Kersalé – notions that – inspired by an existence, pulsation, poetry, are destined to change in continuation”. Yann Kersalé has an interesting design and spiritual background and one of his creations is Jallum, a luminous wonder created exclusively for Baccarat. It is a flask that emerges from the union of glass and electroluminescent diodes, a mixture of craftwork and high technology, a hybrid object, something that is nomadic and will spend its time moving from indoors to outdoors and back again, thanks to its accessible immediacy. In 2010, Baccarat opted for the transition towards a new use of light, it enters a new phase of its existence with this luminous flask; it distills light and shadow between the inside and the outside of its poetry. It is modular, rechargeable (with 8-hour autonomy), the superior part of the cylinder is brushed, cut glass and the lower part is anodized aluminum, set into a base which acts as a recharger with a soft touch finish. The light rod functions on its own or in groups, a lighthouse or a forest, from four components to an infinite number of pieces. Yann Kersalé has always exploited light in the same way other designers use different elements, choosing shadows and the night as the elective location of sensitivity; his lighting designs are conceptual creations as opposed to actions of illumination, and many have been created in partnership with the more important architects. www.baccarat.com (P. R.)
TECNOLOGIA+ CALLIGRAFIA Dieci anni di esperienza nel design e la volontà di plasmare con rispetto le materie prime naturali, hanno dato vita a una nuova azienda, Il Pezzo Mancante. Così si raccontano Cosimo Terzani e Barbara Bertocci: “Sintesi di memoria, materia, tatto, esaltazione dei sensi e ricerca della perfezione, le nostre creazioni rappresentano l’essenza della tradizione artigiana toscana: legno massello, fusione di ottone con colata in sabbia, cristallo soffiato a bocca, marmo dalle cave di Carrara, ottone forgiato e saldato a mano… ci fanno rivivere la storia e la sensibilità della nostra terra proiettandoci verso una originale visione della contemporaneità”. Gli oggetti de Il Pezzo Mancante sono pensati per inserirsi in armonia negli spazi abitati e per mantenere nel tempo il loro valore inalterato: un piccolo cilindro in metallo inserito in ogni prodotto, che riporta numero di serie e data di fabbricazione, ne garantisce autenticità e qualità e ne sigilla l’unicità. Dall’ispirazione dell’arte calligrafica araba e dall’icona del candelabro classico nasce Il pezzo 3, una collezione di lampade (lampadario, da terra e applique) con struttura in ottone forgiato a mano ed eleganti “candele” in cristallo soffiato; le candele, illuminate dall’interno da LED di ultima generazione, brillano creando una luce sofisticata e romantica. Il Pezzo 3 è l’esempio in cui la più avanzata tecnologia LED si sposa con il senso estetico ed emozionale della lampada. www.ilpezzomancante.com (P. R.)
TECHNOLOGY AND HANDWRITING Ten years of experience in design and the desire to process raw materials gave rise to a new company ‘Il Pezzo Mancante’. According to Cosimo Terzani and Barbara Bertocci: “A combination of memory, material, touch, enhancement of the senses and the quest for perfection means that our creations are the very essence of
Tuscan artisan tradition: heartwood, brass that has been fused, forged and welded, mouth-blown glass, Carrara marble... these allow us to relive history and the sensitivity of our land while transporting us to an original vision of modern living”, The articles produced by ‘Il Pezzo Mancante’ have been designed to slide harmoniously into the living spaces and to maintain their value unchanged over time: a small metal cylinder inserted in each product carries the serial number and the manufacturing date, guaranteeing the authenticity, the quality and the
inspired by the Baroque style. The pieces have been created by fixing to the walls the wires that run from the socket to the
lamp. It’s an idea worth copying to brighten up bare uninteresting walls. . www.maisiebroadhead.com (F. T.)
uniqueness of the piece. ‘Il Pezzo 3’ was inspired by Arabic writing and the iconic shape of the classical candelabra. This collection of lamps (suspension, standard and applique) has a structure in handforged brass and elegant ‘candles’ in mouth-blown glass; the candles, illuminated from the inside by the latest generation of LED fittings, create a sophisticated and highly-romantic lighting effect. ‘Il Pezzo 3’ is a combination of the most advanced LED technology combined with the esthetics and emotions of a lamp. www.ilpezzomancante.com (P. R.)
FILI DECÒ Può qualcosa che generalmente nascondiamo trasformarsi in un oggetto decorativo? Maisie Maud Broadhead, designer e fotografa francese, sostiene che – nel caso dei cavi elettrici – la risposta è affermativa. E lo dimostra col suo divertente progetto Cable Drawings, una serie di cornici e disegni, ispirati allo stile barocco, realizzati fissando al muro i fili che dalla presa corrono fino alla lampada. Un’idea da copiare, per rendere allegri i muri più spogli. www.maisiebroadhead.com (F. T.)
DECORATIVE WIRES Can something that we generally hide away be transformed into a decorative object? Maisie Maud Broadhead, a French designer and photographer, believes that – where electrical cables are concerned – the answer is yes. And she proves her point through the wonderful project Cable Drawings, a series of frames and designs,
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info LAMPADA IMPICCATA Una lampada a sospensione minimale e originale, composta da un bulbo e un semplice filo di cotone arrotolato attorno al cavo elettrico, in modo da farlo sembrare una corda. Ana Maria Design ha così creato un vero e proprio cappio luminoso, che ha deciso di chiamare Rope Light. La lampada è nata durante un workshop con Philippe Starck: “Sono stata una delle dodici persone selezionate da Starck – racconta AnaMaria – per andare con lui a Parigi e partecipare alla realizzazione di un documentario, intitolato ‘Design for Life’, che raccontasse la genesi di alcuni oggetti di design. Per essere scelti si doveva progettare qualcosa che non avesse confini, che non fosse perfettamente definito in una forma precisa. Ed è così che ho concepito Rope Light, una lampada che può assumere
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infinite configurazioni. Starck mi disse che Rope Light può simboleggiare la vita e la morte, e dipende dalla relazione che si crea tra l’individuo e il prodotto, dunque dalla forma finale della lampada, se queste si susseguono in un semplice cerchio o sono collegate da una serie di intricati nodi”. La Rope Light può essere acquistata on-line sul sito www.mintshop.co.uk. www.anamariadesign.co.uk (S. F.)
HANGING LAMP This is a minimal and highly-original suspension lamp, consisting of a bulb and cotton thread wound around an electric cable, creating something that looks like rope. No coincidence therefore that Ana Maria Design, the studio which created this luminous invention, called it ‘Rope Light’. The lamp was developed during a workshop with Philippe Starck: “I was one of the designers selected by Starck – explained Ana-Maria – I traveled to Paris to work with him. We recorded a documentary called ‘Design for Life’, which told the story of how some design articles were created. To be included in the selection, the designers were expected to create something that had no boundaries, that was not perfectly molded with a precise shape. That’s when I envisaged Rope Light, a lamp that can be transformed in a thousand ways. Starck told me that Rope Light could symbolize both life and death, and its meaning would depend on the relationship created between the individual and the product, in other words, on the final shape of the lamp which can be a simple circle or a series of intricate knots”. Rope Light can be purchased on-line by logging onto the website www.mintshop.co.uk. www.anamariadesign.co.uk (S. F.)
VIDEOPAINTING Dalla collaborazione tra Bruno Levy, videomaker, e Blake Shaw, giovane musicista, sono nate le straordinarie performance multimediali del collettivo Sweatshoppe. Il duo creativo lavora mescolando l’arte alla musica e alla tecnologia avanzata. Gli Sweatshoppe realizzano installazioni interattive, visual di ogni tipo e azioni di guerriglia tecnologica in spazi pubblici come strade urbane e piazze. In particolare, utilizzando la tecnica del video-mapping, i ragazzi riescono letteralmente a dipingere proiezioni colorate sui muri; utilizzando un comune rullo da imbianchino in cui sono installati dei LED collegati a una videocamera, Bruno e Bake riescono a far apparire immagini di ogni tipo al passaggio dell’apparentemente comune attrezzo. I graffiti e gli stencil sono già passati di moda… www.sweatshoppe.org (F. T.)
Video-maker Bruno Levy and Blake Shaw, a young musician, joined forces to produce the extraordinary multimedia performances of the collective Sweatshoppe. The creative duo have mixed art with music and advanced technology. Sweatshoppe produces interactive installations, a wide range of visual art and actions of technological impact for public spaces such as urban streets and squares. In particular, using the technique of video-mapping, people can literally paint colored projections onto the walls; they use a common roller brush fitted with LEDs connected to a videocamera. In this way Bruno and Blake can produce amazing images using the strokes of this common tool. Graffiti and stencils are already old news… www.sweatshoppe.org (F. T.)
LLOTLLOV “Grazie al nostro amore per le cose vecchie, la nostra passione per gli oggetti ordinari e la gioia che proviamo nel trovare nuove soluzioni, tutti i nostri prodotti portano la speciale firma di Llotllov”. I quattro ragazzi di Llotllov – Ania, Jacob, Lena e Ramon – parlano così del loro lavoro. Lo stile dello studio è riconoscibile anche nelle lampade che hanno disegnato. La passione per i ferri e i lavori a maglia è dimostrata pienamente dal lampadario Ray e da Matt, entrambi ricoperti da un colorato ‘maglioncino’ di lana realizzato su misura che corre lungo tutto il filo arrivando fino alla lampadina. Ray e Matt sono adatti a ogni ambiente e il filo può essere facilmente annodato e fissato in diverse posizioni per fissare le lampade all’altezza desiderata. Il lampadario Roset è invece una sottile lastra di metallo intagliato, che imita una decorazione a stucco. Nonostante l’importanza dei disegni, Roset rimane semplice, fedele allo Llotllov style. Diversi prodotti di Llotllov sono stati utilizzati per arredare Ruby Store, un negozio in cui i vestiti si stagliano sui pannelli e le pareti grigie. www.llotllov.de (F. T.)
“Thanks for our love of old items, our passion for ordinary objects and the joy that we experience when we identify new solutions, all of our products carry the special Llotllov signature”. This is how the four young designers of Llotllov – Ania, Jacob, Lena and Ramon – describe their work. The studio’s style is recognizable in the lamps they design. Their passion for knitting-needles and knitwear is evident in the chandelier Ray and in Matt, both covered by a brightly-colored woollen ‘sweater’ which has been made-tomeasure and runs along the cable as far as the light-bulb. Ray and Matt are the perfect addition to every ambience and the cable can be knotted allowing the fittings to be positioned at any height and with any orientation. The lampshade Roset, on the other hand, is made from a thin sheet of metal which imitates stucco decoration. Despite the great impact of the design, Roset is simple and remains faithful to the Llotllov style. Several Llotllov products have been used to decorate the Ruby Store; the garments hang from panels and the boutique’s gray walls. www.llotllov.de (F. T.)
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ARCHITETTURA
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IL PROGETTO DEI DUE SASSI THE ‘DOUBLE PEBBLES’ PROJECT txt: Alba Ferulli ph: Guangzhou Huguang Lighting co., Ltd progetto: Zaha Hadid Architects lighting design: Beijing Light & View Una costruzione imponente, l'Opera House di Guangzhou. Firmato dalla progettista angloirachena Zaha Hadid, l’intervento si colloca all'interno delle opere di sviluppo urbano promosse in vista dei Giochi Asiatici recentemente ospitati da Guangzhou. Ribattezzata “il progetto dei due sassi”, l’Opera House si sviluppa su 70.000 mq complessivi, distribuiti su due aree differenti racchiuse in due corrispondenti edifici la cui irregolare geometria ricorda quella dei sassi di fiume. La prima area accoglie il Gran Teatro, con una capienza di 1.800 posti, la seconda ospita una sala multifunzionale, in grado di accogliere fino a 400 persone, completa di caffé, bar e diversi spazi ricreativi. Di forte impatto scenografico le soluzioni luminose adottate, realizzate con apparecchi di Reggiani Illuminazione. L’architettura esterna è interamente plasmata dalla luce: proiettori United, Rios, Cyl Light e Metamorphosi, questi ultimi da incasso a terra per illuminare i percorsi, tutti equipaggiati con lampade ad alogenuri metallici. All’interno, centinaia di metri di binario elettrificato sostengono ed alimentano i proiettori Indios e Sunlos, che dall’imponente altezza della struttura indirizzano i loro fasci di luce nell’ambiente sottostante. I due edifici, tutti pietra, acciaio e vetro, a detta della stessa Hadid si caratterizzano per la forma “a due massi, che valorizza la funzione urbana della struttura con il suo libero accesso al lungofiume, dialogando allo stesso tempo con la nuova città in sviluppo”. Infatti, l’ampio intervento prevede la realizzazione della Zhujiang New Town, una nuova città nella città, destinata a sorgere sulle rive del fiume. Qui troveranno spazio, accanto all’Opera House, le torri gemelle disegnate da Wilkinson Eyre Architects e Arup, il Childen’s Activity Center, il Guangdong Museum di Rocco Yim e la Guangdong Library.
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Dall’alto, in senso orario, gli apparecchi di Reggiani Illuminazione utilizzati nel progetto di Zaha Hadid: Rios, Cyl light, Metamorphosi, United.
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From top, clockwise, Rios, Cyl light, Metamorphosi, United. These light fittings by Reggiani Illumination are used in the project by Zaha Hadid.
The Opera House in Guangzhou is an impressive structure. It was designed by the Anglo-Iraqi designer Zaha Hadid and is part of the urban development program associated with the Asian Games hosted recently in Guangzhou. Renamed ’The double pebbles project’, the Opera House covers a total of 70,000 sq.m., split over two different areas enclosd in two buildings shaped like river rocks. The first area contains the Grand Theater, which can accommodate 1800 people; the second contains a multifunctional hall which can accommodate 400 people, a coffee shop, a bar
and a variety of recreational spaces. The illumination has been designed to create a powerful scenographic impact. Light fittings by Reggiani Illumination were used. The external architecture has been completely molded by light: projectors by United, Rios, Cyl Light and Metamorphosi, the latter recessed in the ground to illuminate the pathways, all fitted with metal halogen lamps. Inside, hundreds of meters of electrified tracks support and supply the Indios and Sunlos projectors. They shine their light into the rooms below from their ceiling installations. According to Hadid
herself: “The two buildings – in stone, steel and glass – are characterized by the pebble shape that exalts the urban function of the structure with free access to the river banks, while interfacing with the new city that is developing”. In actual fact, the urban development program includes plans for the Zhujiang New Town, which will be created on the river banks. Alongside the Opera House, the Twin Towers designed by Wilkinson Eyre Architects and Arup, the Childen’s Activity Center, the Guangdong Museum by Rocco Yim and the Guangdong Library.
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INTERIOR
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GRAANMARKT 13, THE HOME WHERE EVERYTHING IS FOR SALE Nel centro di Anversa è stato recentemente inaugurato un particolare retail store concepito come una casa, dove si può acquistare di tutto – da pezzi d’arredo o d’arte ad oggettistica e abiti firmati – oltre che pranzare in un ottimo ristorante Situato in un edificio residenziale nei pressi della via della moda Leopoldstreet, Graanmarkt 13 è uno spazio multifunzionale che si articola su tre livelli ed ospita una boutique, un ristorante e una galleria. Il noto architetto belga Vincent Van Duysen, autore del progetto di ristrutturazione, non ha voluto creare un’architettura spettacolare, optando per un open space lineare e pulito, in grado di trasmettere il senso di accoglienza e familiarità tipico degli ambienti domestici. “Questo edificio, che accoglie anche l’abitazione dei proprietari al piano superiore, è una casa privata che assolve una serie di funzioni pubbliche che convivono armoniosamente in spazi definiti e fluidi” spiega Van Duysen. Il progetto illuminotecnico è stato ideato dal gruppo libanese PSLAB – che dal 2004 si occupa di luce in termini di progettazione e produzione – partendo dal presupposto di creare una forte integrazione tra architettura dello spazio e sistema di illuminazione. L’ingresso della boutique al piano terra è caratterizzato dall’impiego di una collezione di vecchi fari d’auto di diverse forme e dimensioni, dotate di lampade a incandescenza e di un sistema di fissaggio a parete studiato ad hoc. I numerosi fari sono collegati fra loro da un cavo elettrico di colore rosso, fissato a vista alle pareti, che crea un network di luci per illuminare i gradini d’ingresso e poi salire sul soffitto a dar luce in modo diffuso a tutto l’ambiente. Lo stesso sistema di fari è stato impiegato per le scale che portano al ristorante, divenendo un elemento che connota fortemente lo spazio. Per illuminare la boutique al piano terra – che vende abiti e accessori di prestigiose case di moda quali Maison Martin Margiela, Hermès, Cartier, Gentucca Bini, Viktor & Rolf… – i PSLAB hanno ideato un corpo illuminante a forma cilindrica fissato a un tubolare a L, montato in gruppo di due o tre, e ancorato a un piatto che consente la rotazione dei singoli elementi così da poter orientare la luce. In prossimità della grande vetrata che si affaccia su una piccola terrazza – separabile visivamente attraverso delle tende a tutta altezza – sono stati fissati dei tubolari a U che sorreggono due lampade ad incandescenza orientabili di 90 gradi sull’asse verticale e dotate di veletta per direzionare la luce. Inoltre, a soffitto sono stati utilizzati dei proiettori e tre grandi lampade di forma circolare, che, in uno spazio così lineare e semplice, hanno una forte valenza decorativa. L’area ristorante è dominata da due grandi colonne, intorno alle quali si distribuiscono i tavoli, usate dai PSLAB come centro attorno al quale distribuire un insieme di tubolari a L di lunghezze diverse, sui quali sono fissati i corpi illuminanti. In questo modo l’illuminazione si compenetra con lo spazio architettonico e lo valorizza
txt: Ester Pirotta progetto: Vincent Van Duysen lighting design: PSLAB
L’ingresso di Graanmarkt 13 ad Anversa. Sulla parete che delimita le scale è allestita una collezione di vecchi fari d’auto di diverse forme e dimensioni, collegati fra loro da un cavo elettrico di colore rosso. In prossimità dell’ingresso, l’installazione di vecchi fari d’auto passa dalle pareti al soffitto, creando un network di luci con forte valenza decorativa, oltre che funzionale. The entrance to Graanmarkt 13 in Antwerp. On the wall around the stairwell, the architects installed a collection of old car headlights in a variety of shapes and sizes, connected to each other by a red electrical cable. Close to the entrance, the installation of the old car headlights continues from the walls to the ceiling, creating a highly-decorative and extremely functional network of lights.
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diventandone parte integrante. Infine, la galleria al primo piano è costituita da un open space espositivo e da un piccolo ufficio, delimitato da una vetrata a tutta altezza. Questa separazione è sottolineata dall’andamento di un sistema di binari, paralleli alla vetrata stessa, sui quali sono fissati i proiettori che illuminano il grande spazio della galleria e puntualizzano il desk dell’ufficio. L’intervento architettonico garbato ed elegante di Van Duysen e il raffinato progetto illuminotecnico dei PSLAB hanno dato vita a uno spazio che mette a proprio agio invitando il pubblico ad entrare e soffermarsi, per lo shopping, un lunch o anche solo per godere di un ambiente ricco di stimoli.
An unusual retail store was recently inaugurated in the center of Antwerp. It has been conceived as a home where everything is on sale – pieces of furniture, works of art, ornaments and designer clothing. Catering is also available in the excellent restaurant Created in a residential building close to the famous fashion precinct of Leopoldstreet, Graanmarkt 13 is a multifunctional space on three levels; it houses a boutique, a restaurant and a gallery. The well-known Belgian architect Vincent Van Duysen, who was responsible for the restructuring project, did not wish to create a spectacular piece of architecture; he decided to create an open linear space, that can project a sense of welcome and familiarity typical of the domestic environment. He explained: “This building, which also contains the proprietor’s private quarters
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on the top floor, is a home that also performs a series of public functions that live harmoniously together in well-defined flowing spaces”. The illumination technology project was designed by the Lebanese group PSLAB; since 2004, the group has specialized in the design and production of light – starting from the idea of forging maximum integration between the architecture and the illumination system. The entrance doorway of the boutique on the ground floor is characterized by a collection of old motorcar headlamps in a variety of shapes and sizes. These are fitted with incandescent lamps and an ad hoc system of wall brackets. The numerous lamps are connected to each other by a red electric cable, fixed to the walls and clearly visible to visitors. This network shines light on the steps at the entrance, then rises-up to reach the ceiling and provide general lighting throughout the room. The same system of spotlights was used along
the stairwells that lead to the restaurant, a signature element of the space. For the illumination of the boutique on the ground floor – selling clothing and accessories by prestigious fashions houses such as Maison Martin Margiela, Hermès, Cartier, Gentucca Bini, Viktor & Rolf… – the PSLAB group invented cylindrical fittings attached to an L-shaped pipe, assembled in groups of 2 or 3 and anchored to a plate that permits the rotation of the individual elements to orient the light beam. Close to the large window that overlooks a small patio – which can be visually separated by floor-toceiling drapes – the architects have installed U-shaped pipes that support two incandescent lamps that can be oriented 90° on the vertical axis; these are equipped with screens to direct the light. Moreover, projectors and three large circular bulbs have been fitted to the ceiling. In this simple linear space, they add a wonderful decorative touch. The restaurant is dominated by two
Tre immagini della boutique al piano terra, illuminata con apparecchi dalle forme semplici ed eleganti, di colore nero. Accanto, due viste della zona in prossimità delle scale e dell’ingresso, con la parete ‘decorata’ dai fari d’auto, elemento caratterizzante dell’intervento illuminotecnico dei PSLAB al Graanmarkt 13. Three shots of the boutique on the ground floor, illuminated with simple elegant black light-fittings. To the side, two views of the area close to the stairwell and the entrance, with a wall ‘decorated’ with car headlights, a distinguishing feature of the illumination technology design by PSLAB in Graanmarkt 13.
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large columns; the tables are positioned around these columns which PSLAB has used as pivot points for the installation of L-shaped pipes of varying length as supports for the light fittings. In this way, the illumination entwines with the architectonic space, enhancing and integrating with it. Last but not least, the gallery on the first floor consists of an open
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exhibition space and a small office, and is outlined by floor-to-ceiling glass panels. This partition is emphasized by a track system which runs parallel to the glass. The tracks have been fitted with projectors that illuminate the large gallery and exalt the office desk. This wonderfully elegant architectonic project by Van Duysen and the stylish illumination technology
project of PSLAB combine to produce a space that is easy and invites passers-by to come inside and browse, to shop, lunch or simply to enjoy this unusual ambience rich with stimuli.
Dettaglio dei proiettori cilindrici fissati a binario nella galleria. Il ristorante è caratterizzato da un’illuminazione fortemente integrata con l’architettura e definita da corpi illuminanti disposti a raggiera intorno alle due grande colonne che dominano lo spazio (visibili anche nei disegni tecnici della pagina a lato). Accanto, una vista della galleria al primo piano, dove l’illuminazione tecnica è disposta lungo binari fissati a soffitto e costituita da piccoli proiettori di colore bianco.
A close-up of the cylindrical projectors fixed to a track in the gallery. The restaurant is define from the illumination: it is integrated with the architecture; the light fittings radiate from two large pillars that dominate the space (these are also visible in the technical drawings on the opposite page). To the side, a view of the gallery on the first floor, where the technical illumination – a series of small white projectors – is fixed to the ceiling.
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DESIGN
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EMOZIONI LEGGERE
txt: Sara Schifano
LIGHTWEIGHT EMOTIONS
“Ci piace quando i nostri lavori parlano di noi, quando si percepisce che dietro i nostri oggetti c’è una presenza umana fatta di persone normali, e che l’oggetto in questione deriva da un pensiero o da un’intuizione legata alla quotidianità” Così Marco Maturo e Alessio Roscini, i due giovani designer fondatori di Studio Klass, raccontano l’approccio che distingue la progettazione dei loro oggetti. Una visione romantica, frutto di una passione forte sbocciata durante gli studi all’Istituto Europeo di Design a Milano, città che è poi diventata quartier generale del duo. Cinquant’anni in due, un obiettivo comune, tanta fiducia e anche un pizzico di temerarietà distinguono l’attività di Studio Klass, perché è certo che la poesia non basta quando è necessario incontrare ogni giorno le esigenze delle aziende e del mercato. Dopo l’esperienza in due diversi studi di design di Milano, utili per comprendere i meccanismi di gestione di uno studio – dal rapporto con i clienti alle fasi di produzione – i due, poco più che ventenni decidono di mettersi in proprio. Un salto nel vuoto per una professione che garantisce poche sicurezze, non ha orari fissi e tantomeno una busta paga a fine mese, senza contare la concorrenza che, solo a Milano, è sterminata: ogni anno le scuole di design e le università mandano centinaia di designer allo sbaraglio in un mercato creativo che è al limite della saturazione. I vantaggi di essere proprio a Milano, però, esistono: la città è il cuore pulsante del design Made in Italy e non è difficile venire a contatto con personaggi e realtà che muovono il sistema design. Inoltre, la prossimità ai terzisti di Brianza, bresciano e bergamasco, rende la zona una vera e propria mecca per ogni designer, fattore da non sottovalutare. La specificità dei prodotti, l’esperienza e la professionalità delle aziende della zona è un privilegio che non tutti i designer in Europa hanno a disposizione e che rende possibile la realizzazione di qualsiasi idea. Come inserirsi, però, in una realtà così sviluppata e solida come quella milanese? L’ispirazione è venuta da un’attrazione per l’approccio progettuale scandinavo e olandese, dalla semplicità intelligente e ironica di quel tipo di produzione. Un filone apprezzato in Italia ma ancora poco battuto da designer e aziende nostrane. Testimone di questo spirito è il progetto Sleepy Lamp, una lampada nata circa un anno fa e che a gennaio 2011 verrà presentata al Nhow del Maison et Objet di Parigi dal produttore Busso. Il progetto nasce dal fascino dell’immagine di una semplice scala a pioli posata su una parete: un oggetto dalla funzione specifica ma che spesso dopo il suo utilizzo viene ‘abbandonato’ sul muro. Dotando la scala di un lungo filo elettrico e di un paralume tagliato che non corrompe la ‘provvisorietà’ caratteristica dell’appoggio, nasce una lampada inaspettata che il tempo e la quotidianità trasformano in un sistema di appoggio per libri o abiti grazie alla natura flessibile dell’oggetto. Un progetto che definisce la natura leggera con cui i due designer si rapportano alla progettazione della luce, distante dagli aspetti tecnico-prestazionali, e con una maggiore attenzione per il dato emotivo che la luce porta con sé. Una trasversalità, quella di Studio Klass, che non pone confini o barriere di fronte ai progetti più diversi, basti pensare all’installazione Panta Rei realizzata per un evento del Fuorisalone 2010 a Milano per un’azienda che lavora il fil di ferro destinato a componenti interne di cucine. A partire da un elemento estremamente tecnico si è sviluppata una storia dal linguaggio semplice e accessibile a qualunque osservatore. La stessa abilità e curiosità ha portato Studio Klass a curare l’installazione Where Ideas Come From per I love Tourism, il bookshop della Fondazione Bevilacqua la Masa di Venezia (20 ottobre-20 dicembre 2010).
Sopra, da sinistra, Sleepy Lamp in versione diurna e Just Married, lampade in feltro e ceramica. Nella pagina accanto, Sleepy Lamp prodotta da Busso (ph: Alberto Cibin). Above, from left, Sleepy Lamp in its daytime appearance and Just Married, lamps in felt and ceramic. On the opposite page, Sleepy Lamp produced by Busso (ph: Alberto Cibin).
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“It’s delightful when our projects speak for us, when it is clear that there are normal human beings working behind the scenes,and that the article in question results from a thought or intuition associated with everyday life” This is how the two young designers, Marco Maturo and Alessio Roscini, founders of Studio Klass, described the approach that marks the design of their projects. A romantic vision, the fruit of strong passion which matured while they were studying at the European Design Studio in Milan. Subsequently, this city became the duo’s general headquarters. They are very young – their joint age totals just 50 years – yet these architects have a common objective, a lot of trust and a pinch of audacity. They are well-aware that poetry is not enough to satisfy the needs of the companies and the demands of the market. Their experience in two different studios in Milan gave them much better understanding of the management mechanisms of a studio – from the relationship with the clients to the production phases; consequently, when they were not much over 20 years of age, they decided to open their own studio. It was a leap into the darkness of a
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profession that provides little security; there is no fixed timetable and a paycheck at the end of the month is rarely guaranteed. Add to that the cut-throat competition in Milan, and the situation could appear tragic. Every year the city’s design academies and universities release hundreds of designers into the creative market, an area which is already at saturation point. However, there are great advantages associated with being based in Milan.The city is the dynamic hub of Made in Italy design and there are few problems meeting the personalities and the industrial and commercial realities that drive the design system. Moreover, the easy access to the contract companies in Brianza, Brescia and Bergamo means that the whole area of northern Italy is a true Mecca for every designer and this fact alone should not be underestimated. The specificity of the designs, the experience and the professionality of the local companies is a privilege not available to all designers in Europe. The variety of choice means that any idea can be transformed into something tangible. So how is it possibile to penetrate such a well-developed and highly-consolidated reality as Milan? Inspiration appeared with the attraction for the Scandinavian and Dutch design approach, from the
intelligent and ironic simplicity of that particular type of production. The idea is appreciated in Italy but has yet to be adopted by the ‘domestic’ designers and companies. A wonderful example of this innovative spirit is the design for Sleepy Lamp, a light that was developed approximately a year ago and which in January 2011 will be presented by the manufacturer Busso at Nhow of Maison et Objet in Paris, France. The design emerged from the fascination with the image of a wooden ladder resting against a wall: an article with a specific function yet frequently abandoned against a wall when not in use. By fitting the ladders with a long piece of electrical wire and a cut lampshade which does not corrupt the ‘temporary’ resting characteristics, an unexpected lamp is born; with usage over time and under the pressures of everyday space requirements, it is transformed into a shelf system for books or for garments, thanks to the flexible nature of the article. This article defines the weightless nature the two creatives use in lighting design; they distance themselves from the purely technicalperformance aspects, and pay greater attention to the emotional content associated with light. The transversal design orientation of Studio Klass does
not place restrictions or barriers on a wide range of different projects: for example, the installation Panta Rei created for a Beyond the Salon event in Milan in 2010 for a company that processes iron wire destined to interior components of kitchens. Starting from an extremely technical element, a story unfolded in a language that was simple and accessible to any observer. The same ability and curiosity drove Studio Klass to take care of the installation ‘Where Ideas Come From’ for ‘I love Tourism’, the bookshop of the ‘Bevilacqua la Masa Foundation’ in Venice (from October 20th to December 20th 2010).
L’installazione Panta Rei per Compagnucci SPA (ph: Marco Coppola). The installation Panta Rei for Compagnucci SPA (ph: Marco Coppola).
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txt: Chiara Fagone ph: courtesy Alberto Bettinetti FRAGILE di/by Alberto Bettinetti assistente alla regia/assistant director: Riccardo Alzati montaggio/editing: Quattroterzi srl Samples&Sounds: by Sascha Ring a.k.a. Apparat eccetto/except: Catene (:W2) Music by Gianna Nannini
FRAGILE Le suggestive immagini realizzate da Alberto Bettinetti per Fragile, apparse per la prima volta nella limited edition dell’album ‘Grazie’ di Gianna Nannini, consistono, come una partitura, di sei movimenti, autonomi ma nello stesso tempo indissolubilmente legati
The suggestive images by Alberto Bettinetti for the video Fragile, appeared for the first time in the limited edition of ‘Grazie’, a song by Italian rock star, Gianna Nannini; like a musical score, it consists of six movements that are independent yet inextricably linked
Frame tratti dai video che compongono Fragile di Alberto Bettinetti (ph © Alberto Bettinetti).
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Frames extracted from the video of Fragile by Alberto Bettinetti (ph © Alberto Bettinetti).
VISION
L’occhio che li osserva e li registra si pone sensibile a costruire ogni scarto percettivo, ora lucido ed attento, ora fuggevole e propenso alla divagazione. Dettagli, particolari di oggetti indecifrabili, mobili e ipnotici nel loro vivere sospeso, piani che scorrono, appaiono inseguirsi, si ribaltano nell’incessante movimento di una meccanica liquida; i fotogrammi dei video di Alberto Bettinetti disegnano un tempo fluido ed enigmatico. I passaggi, le conseguenze di gesti che non vediamo ma possiamo solo intuire si raccontano attraverso indizi; oscillazioni che dilatano il campo della visione fino a sgranare l’immagine, a dissolverne la sua eterea consistenza nella progressione sonora. Come in una rinnovata curiosità macroscopica, che sente la suggestione di un tempo pioneristico, si compie il rituale dell’esperimento. Nella sospensione della sequenza l’attesa dell’azione induce un senso di straniamento e quegli oggetti che pensiamo di riconoscere, o meglio quei frammenti, diventano altro, trasmutano, si ridisegnano in un nuovo contorno. Il senso di un dinamismo elastico e plasmabile viene amplificato e paradossalmente interdetto dall’espandersi e ridimensionarsi della superficie, dallo scomporsi e ricomporsi della vibrazione visiva. Olio e acqua, luce e metallo, se il liquido trasparente attraversato da bolle che percorrono il cilindro di vetro o i fluidi diversamente densi che vediamo confermano la predilezione
dell’immagine video per l’immateriale tanto amata e congeniale materia fluente che è l’acqua, il metallo ribadisce una presenza meccanica che poi è anche nell’ingranaggio, nella ripetizione inceppata come nella luce fredda del neon, nel roteare dei riflessi. La natura dell’immagine qui richiama la cinematografia sperimentale e creativa delle origini, quella di Man Ray e Duchamp o, ancora di Lèger, quel procedere spezzato e insieme magnetico che attribuisce alle immagini il ritmo della visione ma soprattutto la ricerca di un universo da indagare prossimo eppure apparentemente sconosciuto, l’attenzione ad individuare tra gli oggetti del quotidiano oscuri punti di vista e inedite ridefinizioni in una poetica dell’objet trouvè che viene traslata anche attraverso il mezzo cinematografico. Dall’esperienza dell’arte cinetica invece Bettinetti sembra recuperare il rimbalzarsi di causa/effetto, la dinamica di un evento forse anche prevedibile che si compie, la sua meccanica messa a nudo, il suo progressivo svelarsi mentre l’immagine invece si disgrega nella materia immateriale/incorporea dei pixel. Il gioco della persistenza luminosa sulla retina, il pulsare ritmato della luce e del suono riconfigurano un universo artificioso tanto quanto accattivante e aperto, è il divenire dell’esperimento che è anche connaturato alla costruzione della bellezza, ingegnosa sperimentazione della mano e della mente, memoria e insieme proiezione in divenire.
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The eye that observes them and records them is sensitive enough to captivate every perceptive stimulous, sometimes bright and attentive, or distracted and prone to wandering. Fine details, close-ups of coded articles that are mobile and hypnotic in their suspended state, surfaces that pass-by, that look as though they are following, they flip over in the incessant movement of liquid mechanics; the frames for the video by Alberto Bettinetti immortalize time that is flowing and enigmatic. We cannot see these transitions, the consequences of the gestures but we can sense them through the clues; oscillations that dilatate the field of vision until the image becomes blurred, dissolving its already ethereal consistency in the progression of sound. The ritual of experimentation is completed as though part of renewed macroscopic curiosity, which is affected by groundbreaking time. In the suspension of the sequence, the anticipation for the action induces a feeling of estrangement and those objects that we feel we know, or better still, the fragments, are transformed into something else and are redesigned within a new framework. The sense of dynamic energy, elastic and moldable, is amplified and paradoxically restricted in its expansion and the redimensioning of the surfaces, from the arrangement and re-arrangement of the visual vibration. Oil and water, light and metal – the transparent light is interrupted by bubbles that bounce through
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Due fotogrammi del video ‘Rotofluid’ tratto da Fragile di Alberto Bettinetti. Nella pagina a fianco, ancora immagini di Fragile; in alto dal video ‘ICS’ e sotto da ‘VOLz’ (ph © Alberto Bettinetti).
Two frames from the video ‘Rotofluid’, Fragile by Alberto Bettinetti. On the opposite page, additional shots of Fragile; top, from the video ICS and below, ‘VOLz’ (ph © Alberto Bettinetti).
the glass cylinder or fluids of different density confirm the videos preferred orientation to the well-loved immaterial flow of water; however, the presence of metal reiterates the mechanics which can be seen in the gears and cogs, in the stumbling repetition, in the cold neon lighting, in the swirling reflections. The nature of the image refers to the original experimental, highly-creative cinema – by Man Ray, Marcel Duchamp and Fernand Lèger – the disjointed yet magnetic progression that gives the images the register of vision. It focuses particularly on the research into a familiar yet unknown universe that deserves to be investigated; attention is paid to identifying the dark side of everyday articles, original redefinitions in a poetic objet trouvè that is also translated through the big screen. From his experience in cinema, Bettinetti appears to have identified the boomerang effect of cause/effect, the dynanics of an event that was possibly predictable, with its mechanics presented to the world through a progressive unveiling procedure, while the image is reduced to the immaterial/bodiless form of the pixels. The persistance of luminosity on the retina, the throbbing beat of light and sound rebuild an artificial universe which is attractive and open; it is the future of the experiment which also lies in harmony with the creation of beauty, ingenious experimentation of hands and minds, memory and protection joined together for the future.
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