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Trimestrale di architettura e design '2 € 0 € % € ! € & € 16,00 )TALY ONLY € 7,00
INTERNATIONAL MAGAZINE OF ARCHITECTURE AND DESIGN
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NEWSDESIGN
ADHARA Adhara è il nome arabo di una stella molto luminosa nella costellazione del Cane Maggiore. Franco Raggi, il progettista, ha scelto questo nome per la sua linea di lampade lineari ed essenziali, basate sull’uso dell’alluminio anodizzato ANOFOL laminato in foglio lucido e in differenti colori, abbinando tecnica e decorazione estetica. La particolarità di queste lampade è che vengono create per semplice piegatura e curvatura di un foglio unico di alluminio da 1mm, e senza alcun riflettore interno; la luce viene quindi riflessa dallo stesso corpo colorato della lampada, creando atmosfere diverse. La forma è quella di un solido a sezione parabolica all’esterno che ne contiene un’altro all’interno. Grazie all’uso del colore Adhara può essere proposta per spazi privati e domestici con toni vivaci e per spazi lavorativi, con toni più soft. La luce diventa quindi parte integrante e complemento dell’arredamento. (A.M)
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Adhara is the Arabic name of an extremely bright star in the Canis Majoris constellation. The designer Franco Raggi chose this name for his collection of linear, simple lamps based on the use of ANOFOL, anodized aluminium rolled into polished foils, available in several different colours, technology harmonizing with aesthetic decoration.
These lamps are peculiar in that they are made by simply folding and curving one 1-mm-thick aluminium foil, with no interior spotlight; hence light is reflected by the same coloured body of the lamp, thereby resulting in a variety of atmospheres. Adhara is shaped like a solid which has a parabolic section outside and accommodates another one inside.
Based on the use of colour, Adhara is suited to private, home spaces in vivid shades, as to workplaces in softer hues. Since aluminium foils are used for both the reflective surface and the structural part of the entire lighting body, light becomes an integral part of, and a complement to, the furniture. On October 7, 2011, the JANNONE Art Gallery, in
Corso Garibaldi, Milan, hosted an exhibition of the prototypes of ADHARA, in a shining setting enhanced by metallic colours and background music by the internationally famed harpist, Lurana Lubello. (A.M.)
Dopo Torino nel 2008 e Seul nel 2010, Helsinki sarà nel 2012 la World Design Capital, la capitale mondiale del design. La capitale finlandese sarà sotto i riflettori della scena globale ospitando un ricco calendario di eventi, performance, dibattiti e mostre che si svolgeranno per tutto l’anno non solo in Finlandia ma anche in città come Milano, Berlino, Londra, Taipei, Tokyo e New York. Oltre ad Helsinki saranno coinvolte le città di Espoo, Vantaa, Kauniainen e Lahti per realizzare così tutte insieme un distretto del design nella regione meridionale della Finlandia. Proprio come accade per il design, WDCH 2012 si troverà ovunque: per strada, nei negozi e nelle gallerie, poichè per i finlandesi il design è anche un sentimento, uno stato della mente e un’attitudine. Per dirla in una parola, il design crea la felicità. L’inaugurazione ufficiale avrà luogo la notte del 31 dicembre nella piazza del Senato, durante la quale Helsinki celebrerà con il suo status di città aperta e internazionale non solo il design ma anche la gente. Sempre per la gente verrà inaugurato, nella primavera del 2012, il luogo di incontro per l’intero World Design Capital: un originale padiglione temporaneo in legno costruito nel centro di Helsinki, tra il museo di architettura finlandese e il museo del design, pensato per ospitare workshop, dibattiti, performance di danza, proiezioni cinematografiche, mercatini del design. WDCH 2012 vuole così proporre un concetto di design che va al di là della presentazione dei beni di consumo ma si estende ai servizi e ai sistemi. Il tutto finalizzato a trovare soluzioni mirate per soddisfare i bisogni delle persone attraverso un design innovativo e sostenibile, secondo la prospettiva del fruitore. “Per fare un esempio - spiega Pekka Timonen, project manager di WDC Helsinki 2012 - lo sviluppo dei servizi pubblici dovrebbe prestare molta più attenzione ai consumatori, alle esperienze degli utenti e alle loro esigenze. Proprio per questo abbiamo bisogno del design e delle sue concezioni. L’auspicio è che l’anno del WDC possa sensibilizzare e stimolare questo genere di attività”. Il tema lanciato dalla capitale finlandese, dunque, è quello di garantire uno sviluppo sostenibile e di istituire una filosofia del design pensato come mezzo per migliorare la qualità della vita grazie alla collaborazione tra fruitori, aziende e istituzioni. “Il nostro obiettivo – aggiunge Timonen - è di realizzare città migliori e per questo stimoleremo le persone attraverso eventi, happening e progetti. Il nostro obiettivo non è quello di essere per 365 giorni uno show di fuochi di artificio per poi alla fine dell’anno dire arrivederci a tutti. Il nostro intento è di aprire un dialogo su quello che possiamo ottenere usando il design con questo obiettivo primario ed esser certi che questi effetti dureranno a lungo. Noi vogliamo progettare per la vita”. Partendo da questo presupposto, World Design Capital intende sensibilizzare i cittadini su come
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ognuno possegga la capacità di influenzare lo sviluppo del proprio ambiente di vita, dai trasporti pubblici al paesaggio, dal quartiere all’assistenza sanitaria, dai negozi all’architettura. Disegnando una vita migliore, per tutti. (A.C.)
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WORLD DESIGN CAPITAL HELSINKI 2012
hall made of wood, built in the heart of Helsinki, between the Museum of Finnish Architecture and the Museum of Design, to host workshops, debates, dancing performances, film shows and design street markets. Hence WDCH 2012 is the name for a concept of design beyond the presentation of consumer goods, extended to cover both services and systems, with a view
After Turin in 2008 and Seoul in 2010, Helsinki will be the World Design Capital of the year 2012. The Finnish capital will be in the global spotlight, with a rich programme of events, performances, debates and exhibitions held throughout the year, in Finland as in cities like Milan, Berlin, London, Taipei, Tokyo and New York. As well as Helsinki, the cities of Espoo, Vantaa, Kauniainen and Lahti will also be involved, to accommodate – all together – a design district in Finland’s southern region. Just as is the case with design, WDCH 2012 will be found everywhere: in streets, shops and galleries, because, according to the Finns, design also means a feeling, a state of mind, an attitude; in short, design creates happiness. The official opening will take place in Senate Square, on the night of December 31; Helsinki will be relying on its status as an open, international city to celebrate both design and people. As far as people are concerned, in spring 2012, the meeting place for the entire World Design Capital will also be opened: an original temporary
ments. This is the reason why we need design and its concepts. Hopefully, the year of the WDC can awaken public opinion to, and encourage, such activities”. Therefore, the theme launched by the Finnish capital consists in providing sustainable development solutions and implementing a philosophy of design understood as a medium for enhancing the quality of life through collaboration between users, companies and institutions. “We have a mission to fulfil – said Pekka Timonen – in creating better cities; hence we are going to stimulate people through events, happenings and projects. Our goal is not to be a firework display for 365 days, and say goodbye to everybody at the end of the year. We are going to open up a dialogue on the results we can achieve by using design to pursue this primary objective, and make sure that long-lasting effects will be produced. We want to design for life”. Based on this assumption, World Design Capital is going to make citizens aware that everybody is capable of influencing the development of their living environment, from public transport to the
7 to finding targeted solutions to satisfy people’s requirements through innovative, sustainable design, from users’ point of view. “To give you an example – said Pekka Timonen, project manager of WDC Helsinki 2012 –, public utilities should be primarily focused on consumers, users’ experiences and require-
landscape, from neighbourhoods to health care, from shops to architecture, thereby designing a better life, for everybody. (A.C.)
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NEWSDESIGN
SVICOLANDO Un museo a cielo aperto, a Milano, con 14 architetture e 6 showroom aziendali allestiti con un paravento che racconta il legame di Vico Magistretti con Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Schiffini e con O luce. Nel mese di ottobre si è svolto l’evento ‘Svicolando’ con un allestimento, curato da Simona Romano e realizzato da Luca Poncellini, con grafiche di Davide Fornari. I materiali d’archivio, gli schizzi, i commenti, gli appunti di Magistretti sono stati selezionati e stampati sui cartoni che compongono l’artefatto e documentano la collaborazione tra il Vico designer e le aziende fondatrici dello studio museo a lui dedicato. Renato Schiffini, Ernesto Gismondi, Luca De Padova, Manuela Messina hanno raccontato con passione, e con un pizzico di nostalgia, il metodo di lavoro di Magistretti, la nascita dei suoi progetti magari attraverso una semplice chiacchierata con un foglio bianco davanti dove appariva, tra una parola e l’altra, l’idea di progetto. In Fondazione, dove si respira ancora l’aria di creatività che ha sempre circondato Magistretti, vengono esposti a rotazione i suoi progetti e i suoi schizzi. (P.M.)
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the project was jotted down on a piece of paper in front of him. Inside the Foundation, the creativity that always surrounded Magistretti still hangs heavy on the air and his projects and sketches are presented in rotation. (P.M.)
An open-air home-museum, in Milan, with 14 architectures and 6 corporate showrooms organized to tell the story of the bond between Vico Magistretti and companies he worked with - Artemide, Cassina, De Padova, Flou, Schiffini and O luce. The exhibition ‘Svicolando’ was held during the month of October with a layout arranged by Simona Romano and created by Luca Poncellini, with graphics by Davide Fornari. The material from the archives, the sketches, the comments, the notes have been selected and printed on cards that document the collaboration between Vico Magistretti designer and the companies that founded the museum dedicated to this great creative. Renato Schiffini, Ernesto Gismondi, Luca De Padova, Manuela Messina described the events with passion and a touch of nostalgia. They spoke of Magistretti’s operative method, how his projects developed from a chat with a colleague; between one word and another, the outline of
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NEWSARTE/ART
CÉZANNE. LES ATELIERS DU MIDI Considerato fra i padri della pittura moderna, l’artista che con il classicismo delle costruzioni e la forza dei colori ha saputo influenzare le avanguardie del Novecento, Paul Cézanne (1839-1906) era dotato di un talento, di un’intelligenza visiva, di una disciplina e di un metodo incomparabili. “Più che un pittore, Cézanne era la pittura stessa divenuta vita. Non c’era un istante in cui egli vivesse al di fuori di essa: era come se, tra le dita, egli tenesse sempre il suo pennello”, ebbe a dire di lui l’allievo e amico Émile Bernard, che ne conservò i preziosi suggerimenti. “In natura, tutto è modellato secondo tre modalità fondamentali: la sfera, il cono e il cilindro. Bisogna imparare a dipingere queste semplicissime figure, poi si potrà fare tutto ciò che si vuole”, raccomandava il maestro. Oppure: “Il disegno e il colore non sono affatto distinti tra loro: via via che si dipinge, si disegna; e più il colore raggiunge la sua armonia, più si precisa il disegno. Ricchezza del colore e pienezza della forma sono complementari, sono anzi una cosa sola. I contrasti e i rapporti tonali, ecco il segreto del disegno o del modello”. E ancora: “Bisogna essere degli artigiani nella propria arte. Sapere a tempo qual è il proprio metodo. Essere pittori, insomma, con le qualità della pittura stessa, e servirsi di un materiale rozzo, il più naturale possibile”. A questo grande precursore e alla sua inconfondibile maniera pittorica è dedicata la mostra ‘Cézanne. Les ateliers du Midi’, in corso a Palazzo Reale di Milano. L’esposizione, prodotta dal Comune di Milano e Skira, curata da Rudy Chiappini con la collaborazione di Denis Coutagne, presenta circa quaranta opere, provenienti da grandi musei internazionali, ed è particolarmente centrata sull’attività di Cézanne in Provenza, con fulcro ad Aix, la sua città natale, e nei celebri atelier, a Jas de Bouffan e a Lauves, ma anche nelle località da lui predilette, l’Estaque, Gardanne, Bellevue, Château Noir, Bibémus, in cui egli realizzò molte delle sue opere. Il percorso della mostra ne illustra l’evoluzione artistica, mettendone in risalto i temi distintivi: dalle prime opere realizzate attorno al 1860, più rispettose della tradizione dell’epoca, ai ritratti e ai paesaggi, in cui meglio si evidenzia il superamento dell’esperienza impressionista, alle nature morte, dove 10 la compiuta sintesi tra colore e volume si sposa a una paradigmatica essenzialità, fino agli ultimi, memorabili dipinti degli inizi del Novecento. L’allestimento consente al visitatore di immergersi nel mondo di Cézanne, invitandolo a seguirne le escursioni nella campagna provenzale, alla scoperta dei luoghi e delle persone che ne ispirarono le creazioni. In occasione della mostra, Skira pubblica, oltre al catalogo, quattro volumi:
‘Mi ricordo Cézanne’ di Émile Bernard, ‘L’architettura di Cézanne’ di Vittorio Gregotti, che ne analizza l’opera dal punto di vista della costruzione architettonica, ‘Le modelle di Paul’ di Cristina Cappa Legora, in cui l’artista è raccontato ai bambini, e l’art-book tascabile ‘Cézanne’. (F.M.)
Considered to be one of the fathers of modern painting, an artist who exploited the classic features of the constructions and the power of color to influence the avant-garde minds of the 20th century, Paul Cézanne (1839-1906) had talent, visible intelligence, expertise in a discipline and a unique method. ‘More than a painter, Cézanne was a painting that had come to life. There was never a moment when he left it: it was as though he was always holding a paintbrush between his fingers”, according to his student and friend Émile Bernard, who remembered him fondly. The Maestro himself explained ‘In nature, everything is based on three fundamental shapes: the sphere, the cone and the cylinder. When artists learn to paint these simple shapes –they will be able to do anything they want’. On another occasion: ‘Drawing and color are not poles apart: when an artist paints, he is designing; and the greater the harmony with color, the more accurate the design. Wealth of color and fullness of the shape are complementary factors, they are one. Contrasts and shading –
these are the secret ingredients of the drawing and the model’. He continued: ‘Each artist must be a craftsman of his own art. Knowing one’s art is essential – being a painter and recognizing the qualities of the painting itself and using a raw material which is as natural as possible’. This important precursor and his unique painting style are the core themes of the exhibition ‘Cézanne. Les ateliers du Midi’, in Milan’s Palazzo Reale. The exhibition, produced by the Milan City Council and Skira, was organized by Rudy Chiappini assisted by Denis Coutagne, presents some forty works of art, originating from major international museums. The focus is on Cézanne’s work in Provençe, and in Aix-en-Provençe, his hometown, and on the famous ateliers in Jas de Bouffan and in Lauves; it also touches on areas that he loved - Estaque, Gardanne, Bellevue, Château Noir, Bibémus, which are immortalized in many of his ideas. The exhibition pathway illustrates his artistic evolution and exalts many of the distinctive themes: from the initial works he created in the 1860s which were more closely aligned with the period’s traditions, to the portraits and the landscapes through which he demonstrated his shift away from the impressionist experience, still lifes and where the complete synthesis between color and volume is bound to paradigmatic simplicity, right down to the final
memorable paintings at the beginning of the 20th century. The arrangement of the exhibition allows visitors to become part of Cézanne’s world; it invites them to follow the excursions into the Provençal countryside to discover the places and the people who inspired his creations. In parallel with the exhibition and in addition to the catalogue, Skira has published four books: ‘Mi ricordo Cézanne’ (I remember Cézanne) by Émile Bernard, ‘L’architettura di Cézanne’ (Cézanne’s architecture) by Vittorio Gregotti, which analyzes the piece of architecture in terms of the architectonic construction, ‘Le modelle di Paul’ (Paul’s models) by Cristina Cappa Legora, in which the artist is described to children, and the pocket art-book ‘Cézanne’. (F.M.) Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 12. Fino al 26 febbraio/Until 26 February.
Paul Cézanne, Grande pino e terre rosse, (1890-1895), © Foto Scala, Firenze.
Nell’autunno del 1967, alla galleria La Bertesca di Genova, si svolse una mostra dal titolo ‘Arte Povera - IM Spazio’ che presentava, tra le altre, opere di Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali, Emilio Prini. Curatore di questa mostra era un agguerrito e promettente critico d’arte, Germano Celant, all’epoca non ancora trentenne. L’importanza di questo evento è data dal fatto che, per la prima volta, si parlava di ‘Arte Povera’, intesa da Celant come espressione di una libertà progettuale alternativa ai linguaggi codificati e artificiali indotti dal sistema. Nel suo vibrante manifesto ‘Appunti per una guerriglia’, pubblicato dalla rivista ‘Flash Art’ nel novembre dello stesso anno, egli affermava infatti che la produzione in serie costringe l’artista “a produrre un unico oggetto che soddisfi, sino all’assuefazione, il mercato. Non gli è permesso creare e abbandonare l’oggetto al suo cammino; deve seguirlo, giustificarlo, immetterlo nei canali, l’artista si sostituisce così alla catena di montaggio. Da stimolo propulsore, da tecnico e specialista della scoperta diventa ingranaggio del meccanismo”. Per uscire da questo impasse, non restava che abbandonare
la strada di una creatività ‘ricca’, colta e raffinata, e imboccare quella della ‘povertà’, intesa come affrancamento da categorie, etichette, simboli, vincoli formali e compositivi, come riconquista di un’essenzialità spontanea e imprevedibile, superando le classiche dicotomie tra io e mondo, tra arte e vita. Nasceva così il movimento dell’Arte Povera, celebrato oggi da un’iniziativa, ‘Arte Povera 2011’, promossa dal Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea assieme alla Triennale di Milano e curata dallo stesso Germano Celant. L‘operazione, che coinvolge importanti musei ed enti culturali delle città di Bari (Teatro Margherita), Bergamo (GaMeC), Bologna (MAMbo), Milano (La Triennale), Napoli (MADRE), Roma (MAXXI) e Torino (Castello di Rivoli), è concepita come un arcipelago di mostre che, presentando una ricca selezione di opere storiche e recenti, invita a
The La Bertesca Gallery in Genoa, Liguria, hosted an exhibition entitled ‘Arte Povera – IM Spazio’ in the Fall of 1967. Works by Alighiero Boetti, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Giulio Paolini, Pino Pascali, Emilio Prini and others were on display. The organization of the exhibition was supervised by a fierce, highly promising art critic, Germano Celant, who was in his Twenties at the time. The importance of this event was that for the first time, people were talking about ‘Arte Povera’ – a modern and radical art form. Celant interpreted this as the expression of design freedom which contrasted with the coded, artificial languages induced by the system. In his eye-catching manifesto ‘Appunti per una guerriglia’ (Notes for guerrilla warfare), published in the magazine ‘Flash Art’ in November of that year, he stated that serial production obliged the artist to ‘produce a single item that would saturate the market. The artist would not be able to create and abandon an
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un viaggio nel tempo, attraverso diverse situazioni architettoniche e ambientali, relativo agli avvenimenti nazionali e internazionali che hanno avuto come protagonisti gli esponenti dell’Arte Povera. Tra le mostre in programma, assume particolare rilevanza quella in svolgimento alla Triennale di Milano, trattandosi della prima grande antologica organizzata nel capoluogo lombardo in omaggio a questo movimento. L’esposizione ‘Arte Povera 1967-2011’ annovera, in uno spazio complessivo di 3000 mq, oltre 60 opere, suddivise in due parti: la prima, allestita nella Galleria dell’Architettura progettata al piano terra da Gae Aulenti, riservata alle opere realizzate dal 1967 al 1975; la seconda, ospite del primo piano del Palazzo della Triennale, dedicata agli sviluppi del movimento dal 1975 ad oggi. Seguendo il sobrio percorso espositivo, graficamente ‘vestito’ dallo Studio Cerri & Associati, il visitatore è messo in grado di apprezzare l’evoluzione della ricerca condotta nell’ambito di questo movimento: dall’espressività materica affidata ad entità segniche elementari e primitive, come il fuoco e la pietra, l’acqua e la tela, la sabbia e le foglie, il legno e la creta, il carbone e il ghiaccio, il piombo e il gesso, piuttosto che cartone, stoffa, nylon, vetro e tubi fluorescenti, fino alla costruzione di articolazioni avvolgenti e in grande scala, installazioni capaci di mettere in relazione corpo e oggetto, spazio architettonico e percezione. Tra gli autori che si incontrano lungo il cammino: Jannis Kounellis, Mario Merz, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, PierPaolo Calzolari, Marisa Merz, Pino Pascali, Alighiero Boetti, Emilio Prini, Giovanni Anselmo, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio, tutti impegnati a esplorare e sperimentare un territorio aperto, abitato da creazioni archetipe, illustrato in narrazioni plastiche, alimentato da magie e miti remoti, connotato da un’utopica riconciliazione con la natura. Il voluminoso catalogo di ‘Arte Povera 2011’, circa 700 pagine, edito da Electa e curato da Germano Celant, contiene 33 saggi critici inediti. (F.M.)
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ARTE POVERA, 1967-2011
In alto/Top: Pino Pascali, 32 mq di mare circa, 1967, Galleria nazionale d’arte moderna, Roma. Qui a fianco/Here: Gilberto Zorio, Canoa che ruota, 2009, Collezione dell’artista. A sinistra/Left: Michelangelo Pistoletto, Il fascio della tela, 1980. Ph: A. Lacirasella.
article along the way; he will have to follow it, justify its existence, direct it to the right commercial channels; in other words, the artist replaced the factory assembly line. His role shifts from the driving force as technical expert and design specialist to being just one cog in the wheel’. To exit from this form of stalemate, the artists had to leave the main road of deep, stylish and elegant creativity and move towards something poorer, intended as a mixture of categories, labels, symbols, formal restrictions and arrangement limitations, as though re-acquiring the very basic spontaneous and predictable features, overcoming the classical dichotomies between ‘me and the world’ and ‘art and life’. This is how the Arte Povera movement came about, celebrated through the initiative ‘Arte Povera 2011’, promoted by Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea in conjunction with the Milan Triennale, and once again organized by Germano Celant. The operation includes important museums and cultural bodies from the cities of Bari (Teatro Margherita), Bergamo (GaMeC), Bologna (MAMbo), Milan (La Triennale), Naples (MADRE), Rome (MAXXI) and Turin (Castello di Rivoli); it has been conceived as a archipelagos of exhibitions and through a rich selection of past and recent creations, invites visitors on a journey through time, across different architectonic and environmental situations, relative to the national and international events that saw the protagonists of Arte Povera take center stage. One of the most important exhi-
bitions will be held in Milan’s Triennial; it will be the largest anthological exhibition focusing on this movement ever organized in the capital of Lombardy. The exhibition ‘Arte Povera 1967-2011’ will present more than 60 pieces in 3000 sq.m. The event has been split into two parts: the first, in the Gallery of Architecture designed on the ground floor by Gae Aulenti, is reserved for the works of art created between 1967 and 1975; the second part, on the first floor of the Palazzo della Triennale, is dedicated to the development of this movement from 1975 to the present day. Following the exhibition pathway designed by Studio Cerri & Associati, the visitor will be allowed to appreciate the evolution of the research performed within the realms of this movement: from the tactile expressiveness of the elementary and primitive elements such as fire and stone, water and canvas, sand and leaves, wood and clay, coal and ice, lead and plaster, cardboard, fabric, nylon, glass and fluorescent tubes, to the construction of special, large-scale installations which bring together the body and the article, architectonic space and perception. The artists included in the itinerary are Jannis Kounellis, Mario Merz, Luciano Fabro, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Pier Paolo Calzolari, Marisa Merz, Pino Pascali, Alighiero Boetti, Emilio Prini, Giovanni Anselmo, Giuseppe Penone, Gilberto Zorio – all committed to the exploration and experimentation of the open territory, inhabited by archetypical creations and illustrated through models, fuelled by far-off magic and myths, flavored with a utopic reconciliation 11 with nature. The large catalogue for the ‘Arte Povera 2011’ exhibition contains approximately 700 pages. Published by Electa and edited by Germano Celant, it also contains 33 previously unpublished critiques. (F.M.) Milano, Palazzo della Triennale, viale Alemagna 6. Fino al 29 gennaio/Until January 29 2012.
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NEWSARTE/ART
DA BACON AI BEATLES Dai primi studi di Alberto Giacometti, passando per Francis Bacon, Jean Dubuffet, Karel Appel, César, fino a David Hockney, Richard Hamilton, Mario Schifano, e oltre, si possono ripercorrere le tracce di una ricerca figurativa che, soprattutto nella seconda metà del XX secolo - come ebbe a testimoniare la grande mostra ‘New Images of Man’ allestita al MoMA di New York nel 1959 -, si distacca dai modi canonici di certo realismo d’impronta sociale, approdando ad esiti in cui si mescolano liberamente e in varia misura suggestioni di matrice espressionista, informale e pop. Questa ricerca, complessa e stratificata, riflette e definisce una nuova condizione esistenziale dell’uomo moderno che l’arte puntualmente ha registrato e rappresentato in un inquieto sommarsi, sovrapporsi e accavallarsi simultaneo di memorie, visioni, luoghi, oggetti e corpi. Organizzata dalla Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, con la cura di Chiara Gatti e Michele Tavola, la mostra ‘Da Bacon ai Beatles. Nuove Immagini in Europa negli anni del rock’ rende omaggio alla fervida e variopinta creatività di quegli anni memorabili, raccontandoli attraverso una ampia selezione di 70 opere, tra sculture e dipinti, che include, oltre ai già citati maestri, artisti quali Valerio Adami, Eduardo Arroyo, Enrico Baj, Peter Blake, Samuel Buri, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Errò, Sebastian Matta, Mimmo Rotella, Emilio Tadini, Aat Verhoog. Tra i lavori esposti figurano anche l’immagine di copertina del mitico album ‘Sgt. Pepper’s’ dei Beatles, firmata da Peter Blake, e un esemplare della serie di stampe ‘Swinging London’ di Richard Hamilton, autore anche della copertina del ‘White Album’ dei Fab Four. Un esemplare intreccio fra arte e musica che trova riscontro nella colonna sonora della mostra, fruibile mediante un’apposita audioguida, in cui le suggestioni musicali - dagli esordi di Elvis Presley a ‘Let It Be’, ultimo album dei Beatles - si mescolano a commenti sulle opere esposte. Il catalogo della mostra è edito da Skira. (F.M.)
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In alto, a destra/Top, right: The Beatles Sergeant Pepper, Serigrafia numerata di proprietà della Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Photocredit: Paolo Vandrasch. Images: Blake Peter.
Starting from the initial studies of Alberto Giacometti, continuing through Francis Bacon, Jean Dubuffet, Karel Appel, César, to David Hockney, Richard Hamilton, Mario Schifano, and beyond, it is possible to trace a figurative research that, particularly in the second half of the 20th century – confirmed by the major exhibition ‘New Images of Man’ which was held in NewYork’s MoMA in 1959 – moved away from the traditional traits of realism inspired by the social conditions, extending to results which emerge from a free and varied mixture of expressionism, informal and pop art. This complex, stratified research reflects and defines a new existential condition of modern man recorded and represented by art as a disturbing overlapping simultaneous accumulation of memories, visions, locations, objects and bodies. The exhibition ‘Da Bacon ai Beatles. Nuove Immagini in Europa negli anni del rock’ (From Bacon to The Beatles. New Images across Europe during the years of Rock) has been organized by the Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano (Society of Fine Art and Milan’s Permanent Exhibition). Chiara Gatti and Michele Tavola, the organizers, wished to pay tribute to the explosive creativity of those memorable years. They selected a broad selection of 70 works, a mixture of sculptures and painting by the artists mentioned above and by Valerio Adami, Eduardo Arroyo, Enrico Baj, Peter Blake, Samuel Buri, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Errò, Sebastian Matta, Mimmo Rotella, Emilio Tadini, Aat Verhoog. Among
the works on display, the unique sleeve of the Beatle’s ‘Sgt. Pepper’s’ album, designed by Peter Blake, and one example of the series of prints ‘Swinging London’ by Richard Hamilton, who also designed the sleeve for the Fab Four’s ‘White Album’. The exhibition is an exemplary mixture of art and music, underlined by the exhibition’s sound track. Visitors can listen to the specially-produced audio-guide where the musical suggestions – from the early days of Elvis Presley to ‘Let It Be’, the final album released by the Beatles in 1970 – are mixed with commentary on the works displayed. The exhibition catalogue is published by Skira. (F.M.)
Milano, Museo della Permanente, via Turati 34. Fino al 12 febbraio/Until February 12th 2012.
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NEWSMOSTRE/EXHIBITION RE – CYCLE. STRATEGIE PER L’ARCHITETTURA, LA CITTÀ E IL PIANETA Il riciclo può essere utilizzato con creatività per progettare architetture, città e paesaggi contemporanei innovativi e originali? La risposta a questa domanda si può trovare visitando, dal 1 dicembre 2011 fino al 26 aprile 2012, la mostra ‘Re– Cycle, strategie per l’architettura, la città e il pianeta’ curata da Pippo Corra, Senior Curator del MAXXI Architettura e allestita in quattro gallerie del MAXXI (Museo nazionale delle arti del XXI secolo a Roma). L’esposizione presenta, attraverso una selezione di progetti esemplari di riciclo di architetture, città e paesaggi insieme a opere di artisti, fotografi e media producer, il risultato di una vasta ricerca intrapresa dal MAXXI Architettura, che non vuole ricordare che riciclare è bello, economicamente conveniente ed ecologicamente giusto vuole dimostrare come il riciclo possa essere un generatore di creatività. Solo per citarne alcuni, in mostra troviamo la proposta di Superstudio per la soprelevazione del Colosseo; il progetto di Lacaton & Vassal per la trasformazione del Palais de Tokyo a Parigi e i progetti di rinaturalizzazione selezionati insieme alla Harvard University per le shrinking cities in America e in Europa. Una grande mostra, dunque, che attraverso disegni, modelli, video, fotografie, testimonianze e altri materiali presenta al pubblico una mappa contemporanea del riciclo. (A.C.)
RE – CYCLE. STRATEGIES FOR ARCHITECTURE, CITY AND PLANET Can recycling be creatively used to design innovative, original contemporary buildings, cities and landscapes? The answer to this question can be found by visiting (1 December 2011 – 26 April 2012) the exhibition ‘Re – Cycle, Strategies for Architecture, City and Planet’, staged by Pippo Corra, Senior Curator of MAXXI Architettura in four galleries of the National Museum of 21st Century Arts, MAXXI, in Rome. The exhibition relies on both a selection of exemplary recycling projects for buildings, cities and landscapes and works by artists, photographers and media producers, to present the results of a large-scale survey conducted by MAXXI Architettura. The goal is not to remind you that recycling is good, cost-effective and environmentally correct; it is to prove that recycling can produce creativity.
The projects on show include Superstudio’s plan for raising the Colosseum, Lacaton & Vassal’s plan for transforming the Palais de Tokyo in Paris, and the renaturalization plans for ‘shrinking cities’ in America and Europe, selected together with Harvard University. A great exhibition which, through drawings, mo-
ABITAZIONI TEMPORANEE Una doppia installazione dal titolo ‘Abitazioni temporanee’, che coinvolge gli architetti Guidotti e l’artista Luca Mengoni e che parla di atmosfere, intimità e identità dell’architettura. L’istituto internazionale i2a di architettura di Vico Morcote, vicino a Lugano, propone questo evento che rientra nel filone ‘Positions in space’, che nel 2010 ha valso all’istituto il premio come miglior spazio d’arte dell’Ufficio federale della cultura per l’originalità e il carattere interdisciplinare. Il titolo dell’installazione proposta a Vico Morcote prende spunto dal verso di un componimento poetico di Jim Morrison: ‘Abitazioni temporanee’ – una contraddizione quando si pensa alle architetture massicce, spesso in cemento armato, di Giacomo e Riccarda Guidotti. Gli architetti intendono mettere in luce il processo di avvicinamento e poi di abbandono rispetto all’opera architettonica perché, in un certo senso, il progettista abita la propria architettura e poi deve separarsene per consegnarla al committente. (P.M.)
TEMPORARY ACCOMMODATION A double installation entitled ‘Abitazioni temporanee’ (Temporary Accommodation) saw the involvement of architects Giacomo and Riccarda Guidotti and the
dels, videos, photographs, evidence and other materials shows the general public a contemporary map of recycling. (A.C.) MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma. Dall’1 dicembre 2011 al 26 aprile 2012/From 1st December 2011 to 26 April 2012.
artist Luca Mengoni; it expresses atmospheres, intimacy and the identity of architecture. The international event ‘i2a’ of architecture by Vico Morcote, was organized close to Lugano, in Switzerland. It is part of the thought-train positions in space which in 2010 won the institute the prize as the best art gallery of the Federal Office for Culture due to the originality and its interdisciplinary character. The title of the installation proposed to Vico Morcote was inspired by a verse of a poem by Jim Morrison: Abitazioni temporanee (Temporary Accommodation) by Giacomo and Riccarda Guidotti – a contradiction in terms when we think about solid robust buildings often constructed in reinforced concrete. The architects wished to highlight the idea of using and then abandoning an architectonic structure; it reflects the design process because, in actual fact, the designer lives through his architecture and then has to detach himself from it and hand over the keys to the client. (P.M.) 13 i2a, istituto internazionale di architettura, Portich da Sura 18, Vico Morcote, Svizzera. Dall’1 dicembre 2011 al 8 gennaio 2012/From December 1st 2011 until January 18th 2012.
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NEWSMOSTRE/EXHIBITION
‘RUDOLF STEINER - L’ALCHIMIA DEL QUOTIDIANO’ AL VITRA DESIGN MUSEUM Vitra Design Museum presenta la prima grande retrospettiva sull’operato di Rudolf Steiner, uno dei più influenti riformatori del ventesimo secolo, ma anche dei più contestati; conosciuto maggiormente come pedagogista e filosofo, e per aver fondato la scuola steineriana, che ha ispirato artisti quali Piet Mondrian, Wassily Kandinsky o Joseph Beuys, noché il principale ideatore dell’architettura organica. In occasione del 150° anniversario dalla sua nascita, l’esposizione dal titolo ‘Rudolf Steiner - L’alchimia del quotidiano’, – dal 15 ottobre 2011 al 1 maggio 2012 – è parte di un programma di iniziative dedicato all‘influenza globale di Steiner nel design, nell’arte e nella società. La mostra prevede anche un approfondimento circa il suo operato nella regione di Basilea, dove si trova il centro ancor oggi più importante al mondo del movimento antroposofico promosso da Steiner: il Goetheanum, costruito tra il 1924 e il 1928. La retrospettiva espone differenti pezzi tra i quali si possono ammirare mobili, modelli, sculture e numerosi disegni e progetti, ma anche altri documenti, come manifesti e lettere di Franz Kafka o Piet Mondrian, film e lavori di Kandinsky, Lyonel Feininger o Frank Lloyd Wright che dimostrano l’intensa interazione tra Steiner e i suoi contemporanei. Viene documentato anche il legame tra Steiner e i creativi moderni, per esempio Olafur Eliasson, Konstantin Grcic o di Ronan & Erwan Bouroullec. (A.M.)
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the anthroposophy movement promoted by Steiner – the Goetheanum, constructed between 1924 and 1928 – still has its headquarters there. The retrospective exhibition presents a range of pieces that visitors can admire: furniture, models, sculptures and a large number of plans and projects; the exhibition also contains other documents such as manifestos and letters by Franz Kafka and Piet Mondrian, films and works by Kandinsky, Lyonel Feininger and Frank Lloyd Wright which demonstrate the intense interaction between Steiner and his peers. The relationship between Steiner and the modern creatives is also documented - Olafur Eliasson, Konstantin Grcic o di Ronan & Erwan Bouroullec. (A.M.)
‘RUDOLF STEINER - THE CHEMISTRY OF EVERYDAY LIVING’ AT THE VITRA DESIGN MUSEUM Vitra Design Museum presents the first major retrospective event on the works of Rudolf Steiner, one of the most influential reformers of the 20th-century, and one of the most contested designers. He is best known as a pedagogist and a philosopher and for having founded the Steiner school which inspired artists such as Piet Mondrian, Wassily Kandinsky and Joseph Beuys. His contribution as the main inventor of organic architecture was another string to his bow and should not be forgotten. To commemorate the 150th anniversary since his birth, the exhibition entitled ‘Rudolf Steiner - L’alchimia del quotidiano’ (Rudolf Steiner – the chemistry of everyday living), – open from October 15th 2011 to May 1st 2012 – has been organized and is part of a program of initiatives dedicated to Steiner’s general
influence in design, art and society. The exhibition has a section which takes a closer look at his work in the area around Basle in Switzerland; at the time of writing, the world’s most important center for
Vitra Design Museum, Charles-EamesStr. 1, Weil am Rhein, Germania. Dal 15 ottobre 2011 all’1 maggio 2012/To May 1st 2012.
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GLENN MURCUTT. ARCHITECTURE FOR PLACE I suoi progetti non si possono certo definire convenzionali ed è propro questa la caratteristica che ha permesso a Glenn Murcutt di vincere il prestigioso premio Pritzker nel 2002. Architetto di fama internazionale in Australia, durante gli ultimi 40 anni ha costruito più di 500 edifici, esclusivamente abitazioni, tutti in Australia, sempre disegnando, progettando e supervisionando in prima persona. La mostra a lui dedicata che si svolge a Vienna presenta una selezione di questi progetti e illustra il metodo di lavoro di Marcutt attraverso i suoi disegni che rappresentano un indispensabile strumento di scoperta. “L’Architettura è un’espressione meravigliosa nel processo delle scoperte… è come essere uno scienziato che non conosce la risposta ma ha già identificata la strada da intraprendere per arrivare alla risposta… Lo faccio per questo motivo, per la gioia della strada e della scoperta.” La fotografia di Anthony Browell testimonia l’armonia tra gli edifici e l’ambiente naturale mettendo in rilievo i materiali semplici usati da Murcutt che definisce questo suo metodo di progetto funzionalismo ecologico. Progetti su larga scala, schizzi, disegni di dettagli insieme a video rappresentano l’intero materiale della mostra curata da Lindsay Johnston, Architecture Foundation Australia. (P.M.)
His projects cannot be described as conventional and this characteristic allowed Glenn Murcutt to win the prestigious Pritzker in 2002. Over the last 40 years, this internationallyrenowned architect has constructions more than 500 residential buildings in Australia. He designed, planned and supervised the projects himself. The exhibition dedicated to his work has been organized in Vienna and presents a selection of these projects, illustrating Marcutt’s operative method through his plans that represent an indispensable instrument of discovery. “Architecture is a marvelous expression of the process of discovery, ...It’s like being a scientist who doesn’t know the answer, but knows the path to it... That is what I’m in it for, the joy of the path, the discovery.” The photographs by Anthony Browell illustrate the harmonious symbiosis between the buildings and the natural environment, highlighting the simple materials used by Murcutt to define his ecological functional deign method. Large-scale projects, sketches, detailed designs and a video presents all of the material on display in the exhibition organized by Lindsay Johnston, Architecture Foundation Australia. Architekturzentrum Wien - Old hall. Dal 10 novembre 2011 al 13 febbraio 2012/ From November 10th 2011 until February 13th 2012.
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NEWSLIBRI/BOOKS
GIORGIO BELLAVITIS ARCHITETTO. RICERCHE, SCOPERTE E RIFLESSIONI CIVILI Giorgio Bellavitis (1926-2009), celebre architetto veneziano scomparso due anni fa, fu attivo nel campo del restauro a Venezia e altrove, per esempio con gli interventi conservativi di Ca’ Foscari, Ca’ Rezzonico e Palazzo Leoni Montanari. Interamente a lui, amico e apprezzato professionista, e alla sua opera, la Fondazione dei Musei Civici Veneziani dedica l’edizione speciale 2011 dei sui Bollettini. Un architetto e un intellettuale, anche illustratore di libri e fumettista, presentato nell’introduzione da Giandomenico Romanelli. Il volume si articola in due sezioni, Urbanistica Veneziana e Restauro a Venezia, e raccoglie molti scritti di Giorgio Bellavitis, che vanno dal 1969 al 2000, oggi per lo più introvabili. Si tratta di una selezione mirata di contributi, organizzata per materia o tipologia di problematica, oggi difficili da reperire o presentati in pubblicazioni di cui non è più possibile avere copia. Ogni scritto è un’analisi approfondita su un tema specifico, da quelli storici come l’evoluzione della struttura urbanistica e ‘i primi documenti cartografici di Venezia’ o ‘i progetti
ago. His professional activities included architectural restoration in Venice and elsewhere, for example the conservative interventions of Ca’ Foscari, Ca’ Rezzonico and the Palazzo Leoni Montanari; the 2011 special edition of the newsletter issued by the Fondazione dei Musei Civici Veneziani has been dedicated to this extraordinary creative and his works. He was an architect and an intellectual, a book illustrator and a cartoonist. The introduction was written by Giandomenico Romanelli; the book has been split into two sections – Venetian City-planning and Restoration in Venice. It contains numerous articles written by Giorgio Bellavitis, between 1969 and 2000, and almost impossible to find today. The book contains a selection of contributions, organized on the basis of the subject or the type of problem; the information is difficult to source at present or has been presented in publications that are currently impossible to find; each article is a depth analysis of a specific theme, from the historical issues such as the evolution of the city and the ‘very first maps of Venice’ or ‘Palladium’s plans for two buildings in Venice’ to more contemporary subjects such as the depopulation of the historical center of Venice. The second section of the book contains a series of articles that focus on the historical buildings of Venice such as the Palazzo Giustinian Pesaro and the Palazzo Corner della Regina, Ca’ Rezzonico, the church and convent complex of San Salvador and a pospectic analysis on the Pala di Castelfranco del Giorgione. The bibliography was supervised by Anna Bellavitis; the book was edited by Camillo Tonini and Cristina Crisafulli and the Catalogue center and Multimedia Production Fondazione Musei Civici di Venezia. 127 pages, and a further seventy containing plans, prospects, maps and illustrations. (C.M.) Bollettino dei Musei Civici Veneziani, Skirà-Marsilio Editore.
di Palladio per due palazzi a Venezia’, fino a temi più attuali come lo spopolamento del centro storico di Venezia. Nella seconda sezione del volume invece sono raccolti vari scritti su palazzi storici veneziani come Palazzo Giustinian Pesaro e Palazzo Corner della Regina, Ca’ Rezzonico, il complesso chiesa e convento di San Salvador e un’analisi prospettica sulla Pala di Castelfranco 16 del Giorgione. Bibliografia completa a cura di Anna Bellavitis; redazione Camillo Tonini con Cristina Crisafulli e il Centro di Catalogazione e di Produzione Multimediale della Fondazione Musei Civici di Venezia. 127 pagine, con una settantina tra piante, prospetti, mappe e illustrazioni. (C.M.)
Giorgio Bellavitis (1926-2009), the famous Venetian architect died two years
BOUNDARIES ‘’Oggi la rete globale ci permette di comunicare indifferentemente con tutti e nascono paradossalmente attorno a noi nuovi, a volte inquietanti, confini: tra culture, religioni e politiche. L’invito è superarli, spostarli, cancellarli o riscriverli, e rendere il confine una terra di incontro, un crocevia di culture, lingue e discipline, humus fertile per idee nuove.’’ Così nella prime righe dell’editoriale di apertura della nuova rivista in cui Luca Sampò fa esplicito riferimento al nome scelto per questa pubblicazione dedicata interamente, nel suo primo numero, all’architettura contemporanea in Africa. Guardando al dialogo tra culture, contesti e tradizioni differenti, impiegando l’architettura come motore e soluzione dei
problemi, Boundaries affronterà in ogni numero un tema monografico, sviluppato in diverse aree tematiche, come l’architettura, il recupero, il paesaggio e altre. Un approccio in parte controcorrente, lontano dalle logiche del marketing e dell’architettura globale delle archi-star: un’architettura fatta ancora di invenzione e di scoperta, di ‘mestiere’ inteso in senso antico, di valori per una vita realmente migliore; una rivista senza pubblicità, che dedica alcune pagine solo all’attività di associazioni con scopo umanitario. La rivista è un trimestrale, due numeri in questo 2011, 4 numeri negli anni a venire; diretta da Luca Sampò, architetto e Docen-
te di Storia dell’Architettura Contemporanea alla Sapienza di Roma, con dottorato in Storia e Restauro dell’architettura presso la stessa Facoltà. In questo primo numero, nuove esperienze di architettura nel contesto così particolare di questo continente, fatto soprattutto di guerra e povertà, e mercato ancora inesplorato: scuole per i bambini, tra cui il centro pensato nel laboratorio di Dustin Tusnovics, docente all’Università di Salisburgo, e poi costruito dagli stessi studenti; un centro pediatrico, alcune strutture di carattere culturale; il Freedom Park a Pretoria, per la sezione paesaggio, come l’aveva voluto Nelson Mandela; ma anche un’operazione di recupero di una vecchia centrale elettrica-termica, trasformata in Boutique Hotel e spa; un hotel di Matali Crasset in Tunisia, un lodge nel famoso Kruger National Park, e alcune ville in sud Africa, affacciate sul mare. Architetture accompagnate da altre rubriche tra cui ‘’era il…’’ seguito dal numero dell’anno in corso - ‘that was the year…’ – di cui ricordare un avvenimento particolare che, in qualche modo, ha caratterizzato la storia del ventesimo secolo. Buona fortuna a Boundaries, all’architettura, alla ricerca e ai giovani. (C.M.)
‘’In today’s world, the global network allows us to communicate with everyone anywhere; and around us sometimes disturbing boundaries are appearing:
between cultures, religions and political factions. The invitation is to break them down them, shift, eliminate and re-design them, transforming the boundary into a meeting ground, a crossroads of cultures, languages and discipiplines, creating fertile terrain for new ideas.” In these first few lines of the opening editorial of the new journal, Luca Sampò makes a clear reference to the title chosen for this publication; the first edition has been wholly dedicated to contemporary architecture in Africa. The magazine examines the dialogue between the different cultures, contexts and traditions, using architecture as the driver of and the solution to the problems. ‘Boundaries’ will analyze a core theme in each issue, developing it in different ways – through architecture, redevelopment, the landscape etc. In many ways, this approach goes against the grain and is distant from the logics of marketing and global architecture of the superstar designers: this is architecture based on invention and discovery, a ‘trade’ interepreted in its oldest, most traditional meaning, of values for a standard of living destined to improve. The magazine contains no advertising, it simply allocates a few pages to the activities of humanitarian associations. The magazine will be issued quarterly: two issues were distributed in 2011 with 4 issues scheduled every year in the future; it is edited by Luca Sampò, architect and Lecturer in the History of Contemporary Architecture at the La Sapienza University in Rome, with a doctorate in History and Restoration of Architecture from the same Faculty. The first edition examines the new experiences of architecture in the unusual context of the continent of Africa, against a backdrop of war and poverty and a largely unexplored market: schools for the children, including the center designed in the workshops of Dustin Tusnovics, a lecturer at the University of Salzburg subsequently constructed by the students; a pediatric center, some cultural facilities; the Freedom Park in Pretoria for the landscape section – a project encouraged by Nelson Mandela; other projects include a recovery operation which transformed a former electricity power station into a Boutique Hotel and Spa; a hotel by Matali Crasset in Tunisia, a lodge in the famous Kruger National Park, and some villas in South Africa, overlooking the sea. Architecture is joined by features including ‘that was the year…’ (indicating the date) with references to a special event which characterized that period of the history of the Twentieth century. The very best of luck to Boundaries, architecture, research and young designers. (C.M.) Luca Sampò (editor), Boundaries, International Architectural Magazine, n.1.
Leroy Gouran was the first to identify the strong bond between the idea in Man’s mind and technique, which he described in the famous ‘The Gesture and the Word’. The range of acts organized and shared by the community satisfy an objective and are stratified over time; the gestures are repeated,
Stefano Boeri, Biomilano, cura di/Edited by Michele Brunello e Sara Pellegrini, Corraini Edizioni.
ARCHITETTURE PER UN TERRITORIO SOSTENIBILE Il volume ‘Architetture per un territorio sostenibile’, edito da Skira, nasce dagli spunti offerti dalle opere partecipanti al Premio Internazionale Architettura Sostenibile, promosso dalla Facoltà di Architettura dell’Università di Ferrara e dall’azienda Fassa Bortolo: una riflessione articolata attraverso cui riscoprire l’architettura del territorio contemporaneo. Gli autori Marcello Balzani e Nicola Marzot sono convinti che “al volgere del secondo millennio, la necessità del progetto sostenibile si è progressivamente trasformata in consapevolezza diffusa, generando, se non un canone, un articolato corpus di principi e regole”. Città e paesaggio sono divenute polarità collaboranti nella trasformazione continua delle relazioni economiche, sociali, culturali e ambientali, che definiscono i modelli di sviluppo attuali. Una politica responsabile di trasformazione sostenibile del territorio non può prescindere dall’analisi di tali tematiche. Reinterpretare la tradizione e architettura come
paesaggio sono le grandi linee portanti di un puntiglioso e dotto esame di progetti e strutture in Italia e nel mondo. L’analisi dei temi trattati è approfondita attraverso saggi di Marcello Balzani, Nicola Marzot e Gianluca MInguzzi, integrati da scritti di autorevoli professionisti del settore che in questi anni hanno collaborato con la Facoltà, quali Thomas Herzog, Michael Hopkins, Francoise Helène Jourda, Juhani Paliasmaa e Alexandros Tombazis. In appendice sono documentati tutti i progetti partecipanti al Premio Internazionale Architettura Sostenibile. (P.R.)
HISTORIC HOUSES IN THE ENGADIN. ARCHITECTURAL INTERVENTIONS
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Leroy Gouran affermò per primo, nell’ormai celebre ‘il Gesto e la Parola’, il legame profondo tra l’idea che alberga nella mente dell’uomo e la tecnica. Il corredo di atti, organizzati e condivisi da una comunità, che risponde a un obbiettivo e si stratifica nel tempo, limandosi sul ripetersi dei gesti, consolidandosi nel confronto con il linguaggio della cultura dominante. Prendendo forse spunto da questo assunto, leggendo l’assenza nell’arco dei valori contemporanei condivisi di quelli che si riferiscono alla tutela dell’ambiente, Stefano Boeri decide di comporli in un glossario. Costruire un glossario è un’operazione molto faticosa e, d’altro canto, molto gratificante. Si tratta di compiere la sintesi di una cultura sublimandone efficacemente i significati in un gruppo di parole o di idiomi. Operazione faticosissima, che non può essere compiuta facendo affidamento alla semplice conoscenza enciclopedica di termini. Le parole e gli idiomi che comporranno il glossario faticano a coagularsi attorno al linguaggio. La loro forma è labile, plastica. Inoltre, essendo assenti dalla cultura dominante del momento, possiedono un carattere anfibio che partecipa – spesso – a culture minori di differente radice. Superata la fatica il lavoro dà vita, generalmente gratificando l’autore, a un nuovo insieme di significati che per la prima volta fanno ‘gruppo’ e acquistano sufficiente visibilità. Se l’operazione è efficace, la nascita del glossario si tira dietro una serie di altre creazioni. Nascono, davanti ai nostri occhi distratti, i progetti e gli atti che, prodotti da una cultura sino a quel momento frammentata, risultavano privi di appeal. Nuove idee come biodiversità, indicatori ecologici, comunità del cibo, appaiono improvvisamente. Il progetto Expo 2015, descritto appena dopo il glossario, appare così maggiormente comprensibile e radicato nei reali bisogni del nostro territorio. (M.G.)
consolidated in view of the language of the dominant culture. Possibly this assumption interprets the absence of shared contemporary values compared to those that refer to safeguarding the ambience. Stefano Boeri decided to create a glossary – it was a laborious yet extremely gratifying procedure. It involved summarizing an entire culture and efficaciously sublimating the meanings of group of words or idioms. It was a difficult task that cannot be performed by relying on the straightforward encyclopedic meaning of the words. It was not easy to coagulate the words and the idioms in the glossary and position them around the language; they are labile and plastic. Moreover, as they are absent from the dominant culture of the moment, they possess an amphibian personality which frequently penetrates the minor cultures with a different root. When the glossary has been completed, it comes to life and generally gratifies the author; it provides a new collection of meanings which form a ‘group’ and acquire sufficient visibility for the first time. If the operation is efficacious, the development of the glossary will lead to other creations. And so, in front of our distracted eyes, the projects and acts develop – they are products of a culture that had been fragmented and lacked appeal until that time. New ideas such as biodiversity, ecological indicators, the catering community, appear unexpectedly. Expo 2015 is described immediately after the glossary; it is increasingly comprehensible and rooted in the real requirements of our territory. (M.G.)
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BIOMILANO
Scorrono davanti agli occhi come quadri le pagine del libro fotografico ‘Historic Houses in the Engadin. Architectural Interventions’. In ciascuna di esse i protagonisti che si alternano sono le luci, le ombre, i materiali, le forme, gli spazi. Mentre si sfoglia il volume sembra quasi di sentire il profumo delle varie essenze di legno, che fa da padrone in queste abitazioni. Un occhio attento e sensibile, innamorato delle architetture che ha di fronte, quello del fotografo Filippo Simonetti, con il quale l’architetto svizzero Hans-Jorg Ruch, ha instaurato un’intesa che non ha bisogno di parole. Le foto di Simonetti illustrano i numerosi interventi dell’architetto Ruch che deve la sua fama internazionale ai progetti di riconversione di fattorie e case storiche in Engadina. Dieci progetti, silenziosi e rispettosi delle preesistenze, e oltre 200 fotografie con piante, prospetti e sezioni che illustrano la magia dello spazio e gli interventi effettuati con una spiegazione della storia e della tipologia di ciascuna casa. (P.M.)
The book ‘Architetture per un Territorio Sostenibile’, (Architecture for sustainable territory), published by Skira, resulted from features of the projects competing in the International Prize for Sustainable Architecture, promoted by the Faculty of Architecture of the University of Ferrara and the company, Fassa Bortolo: it is a detailed examination which rediscovers architecture belonging to the contemporary territory. The authors - Marcello Balzani and Nicola Marzot – are convinced that ‘during the second millennium, the necessity for sustainable design progressively changed into widespread awareness, and this generated an interesting collection of rules and regulations’. The city and the territorial landscape have become mutually collaborative poles in the continual transformation of the economic, social, cultural and environmental relationships which define the current development models. A policy that is responsible for the sustainable transformation of the territory cannot ignore the analysis of these issues. Reinterpreting tradition and architecture as a landscape are the major orientations in a precise, careful examination of all projects and structures in Italy and across the world. The analysis of the themes is examined more profoundly through the writings of Marcello Balzani, Nicola Marzot and Gianluca Minguzzi, integrated by articles written by expert professionals who over this year have worked with the Faculty - Thomas Herzog, Michael Hopkins, Francoise Helène Jourda, Juhani Paliasmaa and Alexandros Tombazis. The appendix documents all of the projects submitted to the International Prize for Sustainable Architecture. (P.R.)
The pages of the photographic book ‘Historic Houses in the Engadin. Architectural Interventions’, flick in front of our eyes like paintings. Each individual sheet is a protagonist thanks to its combination of lights, shadows, materials, shapes and spaces. Glancing through the book one can almost smell the scent of the various wood types, a key feature In these homes. The photographer - Filippo Simonetti - is attentive and sensitive and expresses his creativity in the shots of the architecture he observes. The Swiss architect Hans-Jorg Ruch and Simonetti have created a relationship with no needs for words. The photographs immortalized by Simonetti present the numerous projects completed by architect Ruch, who owes his international fame to projects of barn conversions and the historical homes in Engadin. A total of ten projects that are silent and respectful of the constructions that existed before; and more than 200 17 photographs with plans, prospects and sections to illustrate the magical quality of space. The projects are described with an explanation of the history behind each type of house. (P.M.)
Marcello Balzani e/and Nicola Marzot, Architetture per un territorio sostenibile, Skira Editore.
Hans-Jorg Ruch, Historic Houses in the Engadin. Architectural Interventions, STEIDL.
ARCH OF
NEWSDALLEAZIENDE/FROMTHECOMPANIES
ABITARE GREEN Anche nel campo dell’edilizia residenziale si nota, negli ultimi anni, una sempre maggiore attenzione verso le tematiche del risparmio energetico. Questo sia per ridurre i costi delle bollette per le diverse forniture, sia per promuovere uno stile di vita più green e salvaguardare l’ambiente. Esempio virtuoso in questo campo è il nuovo complesso di abitazioni di Milanofiori Nord ad Assago, un comune vicino a Milano. Si tratta di un complesso composto da 107 unità immobiliari, distribuite su cinque piani e con un livello seminterrato in cui si trovano posti auto, box, cantine e locali comuni. L’edificio, dotato di un impianto fotovoltaico per la produzione di elettricità, è stato progettato in modo da sfruttare al meglio la luce solare e ridurre l’utilizzo di quella artificiale. Inoltre Aldes – Azienda specializzata nella produzione e commercializzazione di sistemi di Ventilazione Meccanica Controllata, aspirazione polveri centralizzata e protezione antincendio – è stata contattata per installare il suo speciale sistema di pulizia e riciclo dell’aria 87 Dee Fly®. Questo sistema prevede che l’aria viziata venga estratta, tramite apposite canalizzazioni e filtrata, prima della sua espulsione, in un recuperatore di calore che trattiene fino al 90% dell’energia, consentendo così un notevole risparmio energetico. Questo calore viene successivamente utilizzato per riscaldare l’aria nuova, prima che venga immessa nell’ambiente. Inoltre, l’aria viene deumidificata con apposite batterie ad acqua, che s’interfacciano al sistema di climatizzazione estiva radiante a soffitto. Una scelta importante che Claudio Buttà, il Direttore Promozione di Aldes, commenta in questo modo: “Siamo molto orgogliosi di aver preso parte alla realizzazione di questo importante progetto. Il nuovo approccio alla realizzazione di edifici sempre più isolati ed energeticamente efficienti è anche il risultato di una scelta più consapevole basata sull’informazione. La conoscenza è sempre alla base del progresso; è per questo motivo che Aldes punta a promuovere, con una serie di iniziative, una maggiore consapevolezza dei benefici della Ventilazione Meccanica Controllata”. (F.T.)
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to the making of increasingly insulated and energy-efficient buildings is the result, for example, of a more conscious choice based on information. Knowledge was, and still is, the foundation of progress; therefore, we at Aldes aim to promote, through several projects, increased awareness of the benefits of Controlled Mechanical Ventilation”. (F.T.)
GREEN LIVING Over the last few years, in the residential building industry as elsewhere, energy saving issues have received increased emphasis, with a view to both reducing bill costs and promoting a greener lifestyle and protecting the environment. The new residential complex in Milanofiori Nord, Assago, near Milan, offers a virtuous example in this respect. It is composed of 107 building units, on five floors, complete with a basement which accommodates parking spaces, garages, cellars and shared rooms. The building, which is fitted with a photovoltaic system for producing electricity, has been designed to make the most of sunlight and reduce the use of artificial light. In addition, Aldes – which specializes in the production and marketing of Controlled Mechanical Ventilation, centralized dust suction and fire protection systems – was contacted to install its special cleaning and air recycling system, 87 Dee Fly®: stale air is extracted, through ducts, and filtered, before it is discharged, in a heat regenerator which retains up to 90% of the energy, thereby resulting in remarkable energy savings. Such heat is later used to heat new air, before it is released into the environment. Furthermore, air is dehumidified by means of special water batteries, which interface with the summer radiant ceiling air-conditioning system. Claudio Buttà, Promotion Director of Aldes, expressed his opinion on this major choice: “We are very proud to have taken an active part in carrying out this important project. The new approach
entra a pieno titolo a far parte di OSRAM Art Light Lab, il laboratorio espressamente dedicato allo sviluppo e all’applicazione delle nuove tecnologie per l’illuminazione dell’arte. (M.P.)
OSRAM: ART FOCUSED LIGHTING
Il progetto della Fondazione Gaiani per l’intervento di restauro delle pitture murali della Cappella di Teodolinda del Duomo di Monza ha richiesto la professionalità di OSRAM Lighting Services e dei progettisti Francesco Iannone e Serena Tellini di Consuline, per la messa a punto di una specifica soluzione illuminotecnica altamente innovativa. Risalente alla metà del XV secolo e realizzata dagli Zavattari, la decorazione pittorica della Cappella è dedicata a Le Storie di Teodolinda e distribuita in 45 scene su cinque registri sovrapposti. Per riportare all’originale splendore il ciclo pittorico si è dimostrato un fattore determinante il tipo
The project carried out by Fondazione Gaiani for the renovation of the wall paintings at the Theodelinda Chapel, Duomo di Monza, required the professional competence of OSRAM Lighting Services and the designers, Francesco Iannone and Serena Tellini of Consuline, to develop a purpose-designed, highly innovative technical lighting solution. Made by the Zavattari family in the mid15th century, the pictorial decoration of the Chapel deals with the Stories of Theodelinda and is divided into 45 scenes on five registers put on top of each other. For the cycle of paintings to be restored to its original splendour, lighting proved a key factor, involving choosing the type that was most suited to, and effective in, skilfully carrying out the renovation jobs. They chose a sophisticated LED solution (LED Osram Golden Dragon oval Plus + power suppliers Osram Optotronic
di illuminazione più adatta ed efficace per consentire di svolgere con perizia gli interventi di restauro. È stata individuata una sofisticata soluzione LED (LED Osram Golden Dragon oval Plus + alimentatori Osram Optotronic OT 75 e Optotronic OT DIM) più efficace e flessibile rispetto ai sistemi basati sulle sorgenti fluorescenti. Assenza di ultravioletti e di infrarossi, elevata efficienza termica, completa saturazione dei colori dello spettro luminoso, composizione cromatica selezionabile sono le caratteristiche dei componenti LED Osram che, associate ad un adeguato sistema di controllo, consentono una precisa percezione delle cromìe dei dipinti e della tridimensionalità dovuta alla stratificazione della pittura. Il cantiere della Cappella di Teodolinda è diventato così un punto di riferimento sull’innovazione tecnologica della luce, a cui guardare per altri progetti di restauro, in ambiti museali e ovunque sia indispensabile la tutela e la valorizzazione dell’opera d’arte. Il contributo tecnico di Osram per Le Storie di Teodolinda
OT 75 and Optotronic OT DIM), which was more effective and flexible than the systems based on fluorescent sources. No ultraviolet or infrared rays, high thermal efficiency, fully saturated colours of the luminous spectrum, selectable chromatic composition: these are the hallmarks of the Osram LED components, which, combined with a suitable control system, result in precise perception of both the shades of colour of the paintings and three-dimensionality, as resulting from stratified painting. Hence the building site of the Theodelinda Chapel has become a benchmark for the technological innovation of light, which should be relied on for other renovation projects, in museums as wherever any works of art need to be preserved and enhanced. Osram’s technical support for the Stories of Theodelinda is rightly part of the OSRAM Art Light Lab, specifically designed to develop and apply new technologies for art lighting. (M.P.)
OSRAM: ILLUMINAZIONE AL SERVIZIO DELL’ARTE
Come ogni anno, anche nel 2011 un importante architetto è stato chiamato a disegnare la Serpentine Gallery Pavillon di Londra, un edificio temporaneo dedicato ad attività culturali visitabile, da luglio a settembre, all’interno del rigoglioso Kensington Garden. L’ultima edizione ha visto protagonista la struttura di Peter Zumthor. Il professionista svizzero, vincitore del prestigioso Pritzer Prize nel 2009, ha realizzato il padiglione ispirandosi al concetto di hortus conclusus, il giardino segreto tipico dei monasteri in epoca medioevale, un luogo di pace e serenità, dove potersi fermare a meditare lontano dal traffico e dalla frenesia della metropoli. Dall’esterno la Serpentine 2011 sembrava un parallelepipedo chiuso, senza aperture; ma entrando si scopriva, con grande stupore, un percorso stretto e silenzioso che conduceva al ‘giardino segreto’, la corte interna fiorita
firmata dal paesaggista Piet Oudoulf. Legno, ferro, zinco e iuta: questi i materiali scelti da Zumthor per l’edificio, tutti naturali e lasciati ‘al grezzo’. Particolare attenzione è stata prestata al progetto illuminotecnico che ha enfatizzato le caratteristiche dell’architettura. Zumthor ha scelto l’azienda italiana Viabizzuno, affidandosi all’esperienza di Mario Nanni per trovare la luce giusta, che non fosse decorativa o estetica ma puramente funzionale. L’ingresso della Serpentine, l’inizio del percorso sensoriale, è stato segnato con un netto controluce,in modo che il visitatore dovesse necessariamente andare oltre per scoprire cosa ci fosse oltre la soglia. Il giardino, vero e proprio perno attorno a cui ruotava
VIABIZZUNO FOR THE SERPENTINE GALLERY PAVILION In 2011, as every year, a major architect was asked to design London’s Serpentine Gallery Pavilion – a temporary building devoted to cultural activities –, which can be visited in luxuriant Kensington Gardens from July to September. The latest edition featured the structure by Peter Zumthor. For the pavilion, the Swiss professional, winner of the prestigious Pritzer Prize in 2009, derived inspiration from the concept of hortus conclusus, the secret garden typical of medieval monasteries, a
peaceful place, where you could stop to meditate, far away from the traffic and frenzy of the metropolis. From the outside, Serpentine 2011 looked like a closed parallelepiped, with no openings; yet as you entered it, you surprisingly found a narrow, noiseless path leading to the ‘secret garden’, the inner courtyard full of flowers designed by the landscapist, Piet Oudoulf. Wood, iron, zinc and jute were the materials chosen by Peter Zumthor for the building, all natural and left ‘in the rough’. Much emphasis was placed on the technical lighting project, which allowed the characteristics of the building to be enhanced. Peter Zumthor chose the Italian-based manufacturer, Viabizzuno, relying on Mario Nanni’s expertise to find the right light, which should be merely functional, and was not meant to be decorative or aesthetically appealing. The hall of the Serpentine Gallery Pavilion, which meant the start of the sensory path, was based on marked backlighting, which urged the visitor to cross the threshold to discover what was there. The garden, a real pivot for the entire building, was generously lit by natural light; Mario Nanni chose to place just a few light spots along the perimeter and on the white coffee tables available to the visitors. The idea of enriching the façade with a dynamic arrangement of old incandescent lamps with E27 bases – the most common – was the only concession to ‘decoration’; this resulted in a light design, without affecting
architectural purity. Light and materials fused, creating a building/sculpture of rare beauty: a really successful design exercise. (F.T.)
CONFINDUSTRIA CERAMICA E AMBROSETTI PER L’ALTA FORMAZIONE MANAGERIALE E IMPRENDITORIALE
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tutto l’edificio, era abbondantemente illuminato dalla luce naturale; Nanni ha scelto di mettere solo alcuni punti luce lungo il perimetro e sui tavolini bianchi a disposizione dei visitatori. Unica concessione al ‘decorativo’ la scelta di arricchire la facciata con una composizione mossa di vecchie lampadine a incandescenza con attacco E27, il più comune; un elemento che creava un disegno leggero, che non intaccava la purezza delle linee architettoniche. Luce e materia si sono fuse, creando un edificio scultura di rara bellezza: un esercizio progettuale davvero riuscito. (F.T.)
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VIABIZZUNO PER IL SERPENTINE GALLERY PAVILLON
Si è tenuto lo scorso 14 novembre, presso la sala conferenze di Confindustria Ceramica, il primo incontro del percorso di formazione ‘Competere oggi’, organizzato da Confindustria Ceramica e The European House Ambrosetti. La prima lezione, tenuta da Marco Graziali, docente all’Università del Sacro Cuore di Milano, è stata dedicata alla gestione delle risorse umane, al fine di creare situazioni lavorative ideali ad affrontare l’attuale crisi economica. Altre quattro lezioni affronteranno importanti temi durante il 2012. Si partirà il 25 gennaio con l’incontro ‘Business e Globalizzazione: scelte di business e scelte manageriali’; si proseguirà il 28 marzo con ‘Pianificare e gestire la crescita dimensionale dell’azienda’; il 29 maggio con ‘Risorse energetiche e sviluppo tecnologico’ per finire il 27 giugno con ‘Famiglia – Impresa: gestire il passaggio generazionale’. Un ciclo di incontri aperto a tutti gli interessati, per affrontare argomenti spesso complessi e proporre soluzioni immediate ai problemi pratici della gestione aziendale. (F.T.)
CONFINDUSTRIA CERAMICA AND AMBROSETTI JOIN FORCES FOR HIGH MANAGEMENT AND ENTREPRENEURSHIP TRAINING On November 14, 2011, Confindustria Ceramica’s conference hall hosted the first meeting of the training course ‘Competere oggi’ (competing today), organized by Confindustria Ceramica and The European House Ambrosetti. The first lecture, held by Marco Graziali, who teaches at Università del Sacro Cuore in Milan, was centred on the management of human resources, with a view to creating ideal working situations for dealing with the current slump. Four more lectures will cover major themes during 2012: on January 25, “‘Business and Globalization: business choices and managements choices’; on March 28, ‘Planning and managing the company’s size growth’; on May 29, ‘Energy resources and technological development’; finally, on June 27, ‘Family – Business: managing changes in generations’. A series of meetings open to anybody who is interested, 19 to approach issues which are often complex and suggest prompt solutions for practical problems arising from company management. (F.T.)
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NEWSARCHITETTURA/ARCHITECTURE
PARCO ACQUATICO E BENESSERE: IL MARE ANCHE DOVE NON C’E’... Txt: Cristina Molteni Ph: Federico Brunetti
Project: Federico Pella Strutture: Sering srl
Una struttura portante a campata unica definisce la forma organica del parco acquatico, situato in un edificio polifunzionale con area benessere e centro congressi
come i ‘lettini’ idromassaggio, le stanze a vapore e una bellissima vasca esterna con acqua di sale e giro di corrente. L’edificio polifunzionale di ingresso si pone a chiusura del lotto ad angolo tra l’arteria di traffico principale e la strada secondaria. Trovandosi in un paesaggio urbano di non particolare qualità, a poca distanza da grandi via di traffico tra cui anche l’autostrada A4 Milano Venezia e la Tangenziale est di Milano direzione Vimercate, il progetto ha prestato particolare attenzione all’impatto verso l’ambiente circostante, e viceversa: la quota del piano vasche è stata posizionata a -3,5 metri rispetto alla quota 0 delle strada, scelta anche dettata dalla ricerca di una maggiore privacy per gli utenti, e parte della copertura si presenta come una ‘collina verde’, rivestita con un manto d’erba. Una struttura di questo genere richiede un attento e intelligente progetto strutturale, uno studio specifico per gli impianti speciali e tecnologici, e una ricerca generale verso l’eco-sostenibilità e il risparmio energetico, considerati d’altro canto anche gli alti costi di gestione
Il nuovo complesso costruito alle porte di Monza (Concorezzo) è un parco acquatico e polifunzionale, che ospita le funzioni legate all’acqua e un centro congressi, con annessi tutti i servizi necessari. La planimetria si sviluppa tra esterno e interno, in una parte coperta definita da una forma organica e una parte esterna che completa l’offerta con vasche e giochi d’acqua. L’attrattiva principale è rappresentata dall’area Acquaworld vera e propria, situata in un ambiente con copertura 22 a campata unica, che contiene le piscine e la zona dei grandi scivoli, sei, con percorso e differenti gradi di difficoltà, occasione di grande divertimento non solo per i bambini; la piscina principale è stata progettata con accesso degradante come la sabbia del mare e produce a cicli continui delle inaspettate onde! A questa area si affianca l’area Relax, dedicata agli adulti, con zone benessere
dell’impianto stesso. Dopo la hall di ingresso si trovano l’area food e le zone di accesso alle piscine, e, al primo piano, gli uffici amministrativi e la sala convegni. Qui le linee dei volumi sono semplici e lineari, con rivestimenti in pannelli di calcestruzzo e facciata ventilata in fibrocemento con texture a disegno; gli elementi di ingresso invece sono rivestiti in lastre di laminato corten. Procedendo verso gli spogliatoi si accede poi all’area delle vasche che si presenta formalmente diversa, grazie alle grandi travi lamellari ‘trilobate’ che definiscono la struttura principale. In pianta la forma si ispira a quella di tre grandi gocce d’acqua, rese realmente traspa-
renti dall’utilizzo di un particolare rivestimento esterno, già utilizzato in grandi e famose strutture come sono lo stadio Allianz Arena di Monaco o il Water Cube di Pechino. Questo materiale si chiama ETFE (ethilene tetrafluoroethilene) ed è un polimero artificiale derivato dal fluoro che genera una pellicola di altissime prestazioni tecnico-fisiche; i pannelli in ETFE sono mantenuti in pressione con un sistema brevettato, che ne mantiene la tensione superficiale e impedisce la formazione di condense. Inoltre la loro superficie interna è pigmentata al 60% per ridurre la trasparenza e creare zone di ombra, pur lasciando accedere i raggi UV del sole
A single weight-bearing structure defines the organic shape of this waterpark, situated in a polyfunctional building complete with wellness area and a conference center The new complex has been constructed in Concorezza, a city just outside Monza and not far from Milan, in the north of Italy. It houses a number of water-based activities and a conference center, complete with all of the accessory services. The building develops from the interface between the outside and the inside: the inside being a roofed portion that is defined by an organic shape and an external part with pools and water-based activities to complete the services on offer. The main attraction is the Acquaworld waterpark facility. It has been created under a huge roof and contains the swimming pools and six large slides with planned itineraries and differing degrees of difficulty, to maximize enjoyment for adults and children alike. The main swimming pool has been designed with a sloping floor to imitate the seashore; unexpected waves also appear to delight bathers. This area is joined by the relaxation zone for the adults, with wellness facilities such as the hydromassage beds, steam rooms and a beautiful external tub filled with salt water driven by water currents. The
structure. The shape would appear to have been inspired by three large drops of water, which are really transparent thanks to the use of a special external coating, already used in large well-known structures such as the Allianz Arena in Munich or the Water Cube in Beijing. The material is called ETFE (ethylene tetrafluoroethylene) and it is an artificial polymer that derives from fluorine. The film produced has an extremely high technical-physical performance; the EFTE panels are kept under pressure by means of a patented system, which maintains the surface tension and prevents the formation of condensation. To reduce the transparency and create shade, 60% of the internal surface is pigmented yet allows the sun’s UV rays to penetrate. Consequently, inside the roofed acclimatized structure, it is still possible to get a suntan. It stands to reason that this coating also forms a perfect barrier against the external atmospheric agents and can maintain constant the temperatures generated inside with no heat bridges created. The weight-bearing structure of Acquaworld also covers the two domes of FunWorld and Relax World and the relative mezzanine floor, reaching a maximum height of of 12 meters: the first dome – which can be better understood by observing the drawings on the pages of this article, is a spheroid-shape with a radius of 25 meters. The main joists have been produced in steel meshwork and lamellar wood; these structures are easily identifiable by their white coating; the
secondary joists are in natural woodcolored lamellar timber, 53 for the first zone and 31 for the second. The weigthtbearing properties of the structure satisfy legal requirements, in addition to the approximately 200 kg/sq.m. pressure exerted by the green mantle, where appropriate. The design team was asked to produce detailed plans for more than 500 structural joints, each different to the next. The plant was developed in parallel with the architeconic structure and both entities focused on functions associated with water. To heat the water in the pools and the ambience, heat pump technology was used; it exploits heat recovery contained in the surface water basins; it should be pointed out once used by the heat pump, the water is returned to the basin leaving the level of the reserves unchanged. The heat recovery systems also operate in conjunction with the filters being washed prior to the liquid being discharged into the sewer systems and with the refrigerating cycle for summer dehumidifying plant. For the acclimatization, an external air-based system is used and operates as a function of the numbers of people inside the facility; the greenhouse effect of the transparent routes exploits passive solar energy. The eco-sustainable technology also focuses on saving the amounts of drinking water extracted from the mains supply. This quality of water is only used where drinking water is essential with supplies integrated by a private well.
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entrance to the complex is on a corner between a main traffic artery and a secondary road. As the surroundings are non-descript to say the least, lacking any great quality, just a stone’s throw from a number of important highways including the Motorway A4 that connects Milan with Venice and Milan’s East Ring Road in the direction of Vimercate, the architects paid particular attention to the impact the building could have on the environment, and viceversa. The floor that houses the pools was created 3.5 meters below street level, a decision dictated by the need to guarantee privacy for the visitors; part of the roof looks like a green hill thanks to its lush layer of grass. A structure of this type necessitates attentive and intelligent structural planning, specific studies for the special and technological plant, and the general research into eco-sustainability and energy-saving, also important in consideration of the high running costs of such a complex. The entrance hall leads to the refreshment areas and the swimming pools; the first floor houses the administrative offices and the conference halls. The volumes have simple lines; the walls are lined with concrete panels and the ventilated façade in cement fiber has a textured pattern; the entrance elements have been created using sheets of corten steel. Proceeding towards the changing rooms, visitors have access to the pools which are different in formal terms, thanks to the large ‘trilobed’ lamellar joists that define the main
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A WATER PARK AND WELLNESS: THE SEA FAR FROM THE SHORES…
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NEWSARCHITETTURA/ARCHITECTURE
ROCA GALLERY Txt: Paolo Rinaldi Project: Zaha Hadid Architects Zaha Hadid, due volte vincitore del premio Stirling, celebra il suo terzo progetto londinese, la Roca Gallery La proposta progettuale dallo studio Zaha Hadid Architects trasforma un interno banale in uno spazio spettacolare. Il progetto del nuovo spazio di punta del marchio, la Roca Gallery presso l’Imperial Wharf vicino al Chelsea Harbour, trae ispirazione dalla forza dell’acqua come elemento vitale di trasformazione. Zaha Hadid e il suo team hanno creato un design che non è puramente visivo, ma utilizza anche elementi di precisione e controllo dell’acqua, utili a capire la relazione tra l’architettura dello spazio e il design di prodotti per bagno Roca. Miguel Angel Munar, Senior Managing Director, Divisione Prodotti da bagno Roca, ha commentato: “Per Roca è fondamentale avere una presenza in una città come Londra, che è un punto di riferimento per il design e l’innovazione a livello globale. Londra è anche di importanza strategica per il nostro futuro sviluppo del business in quanto ci permette di essere vicini ai nostri distributori e clienti internazionali. Zaha Hadid ha interpretato alla perfezione i valori del marchio e la nostra filosofia aziendale, con un risultato tangibile ed emozionante“. Da parte sua, Zaha Hadid ha così illustrato, a grandi linee, il progetto: “Il nostro lavoro impregna l’architettura con la complessità e la bellezza delle forme naturali, utilizzando un linguaggio formale derivato dal movimento dell’acqua. Le superfici, erose e lucidate, hanno generato una sequenza di spazi dinamici come fossero scolpiti in un suggestivo gioco tra architettura e natura“. La Roca Gallery si estende su un migliaio di metri quadrati su un piano unico. In facciata, tre portali sembrano anch’essi essere stati modellati dall’erosione dell’acqua. Nell’interno, funzionale e
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flessibile, la luce collega le diverse aree con l’ausilio di attrezzature all’avanguardia. Gli audiovisivi forniscono l’interazione con il brand e l’opportunità di scoprire la storia dell’azienda, le sue conquiste e i valori su cui si basa oggi il lavoro di ricerca e l’impegno per la sostenibilità e in particolare per innovazione, design, benessere e risparmio idrico. La Roca Gallery londinese è destinata a essere molto più di un semplice spazio espositivo: disponibile a un pubblico ampio che include tutti, ospiterà attività diverse quali mostre di prodotti, incontri, presentazioni, seminari e dibattiti. (P.R.)
Zaha Hadid, two times winner of the Sterling prize, celebrates her third project in London, the Roca Gallery The plans for this project submitted by studio Zaha Hadid Architects transform banal interiors into somewhere truly spectacular. The design for the new flagship store of the brand Roca Gallery, located on the Imperial Wharf close to Chelsea Harbour, draws its inspiration from the power of water as a vital element of transformation. Zaha Hadid and her team created a design that is not purely a visual extravaganza but which also exploits elements of precision and control of water, useful for the comprehension of the spatial architecture and the design of the Roca bathroom products. Miguel Angel Munar, Senior Managing Director, Division of Roca bathroom products, commented: “Everyone at Roca believes that it is essential to have a strong presence in an important city such as London, a global reference point for design and innovation. The geographical position of London has strategic importance for our future business development as it allows us to be close to our distributors and international clients. Zaha Hadid perfectly interpreted the value of the
brand and our corporate philosophy, with a tangibly emotional outcome”. Zaha Hadid also described the project: “Our work steeps the architecture in the complexity and beauty of the natural shapes, using a formal language that derives from the movement of water. The eroded polished surfaces have generated a sequence of dynamic spaces that appear to have been carved to form a suggestive interface between architecture and nature”. The Roca Gallery extends over one floor for approximately 1000 sq.m. Three gateways in the façade also appear to have been eroded by water. Inside, the functional and versatile illumination system and the avant-garde devices installed connect the different areas. Audiovisual components allow interaction with the brand and the opportunity to discover the history of the company, its successes and the values behind the research programs and commitment to sustainability with considerable attention paid to innovation, design, wellness and containment of water consumption. London’s Roca Gallery will be so much
more than a showroom: it will be open to the general public, host exhibitions for the products, meetings, presentations, seminars and debates. (P.R.)
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FORME IN MOVIMENTO NELLA MULTIMEDIALITÀ URBANA Txt: Elviro Di Meo Ph: Peppe Avallone Un’esplosione di colore, materiali brillanti, forme in costante movimento: sono questi gli elementi che contraddistinguono la Stazione Università; la prima delle cinque della tratta Dante - Garibaldi della Linea 1 della Metropolitana di Napoli Il restyling di Piazza Bovio, affidato allo Studio Mendini, che ha anche curato la progettazione esecutiva della stazione, restituisce dignità e bellezza alla piazza del Rettifilo napoletano. La statua di Vittorio Emanuele, posta in posizione decentrata, ritrova nuova visibilità in uno slargo urbano dominato da ampi spazi pedonali, corredati da aiuole e sinuose panchine in pietra grigia. Ma è l’eclettico Karim Rashid a firmare l’opera, ideando un ambiente denso di colore e di immagini, nel quale il concetto della globalizzazione creato dall’era multimediale diventa strumento essenziale di comunicazione. L’architetto di origini egiziania si serve di simboli, di parole, di idee per conferire al luogo un carattere universale nel quale far colloquiare la cultura italiana, rappresentata dai volti di Dante e di Beatrice, e le culture del mondo. Una stazione per un polo culturale, turistico e commerciale estremamente vario e variegato, in cui il percorso del viaggiatore è concepito come un viaggio che spazia dai fatti alla conoscenza, dall’informazione all’esperienza, dal cervello alla mente, fino a coinvolgere la sfera sensoriale. Iniziando dalla piazza e sprofondando nella terra, sette piani al di sotto, il racconto si sviluppa attraverso sculture e arte, attraverso storia e linguaggio per una interpretazione casuale o letterale. La Stazione Università rientra nel circuito delle stazioni dell’arte realizzate dalla M.N. Metropolitana di Napoli, con il coordinamento artistico di Achille Bonito Oliva.
of the world. This is a station for an educational campus, and a wide range of tourist and commercial attractions, where the traveler’s journey has been conceived as a trip that ranges from the facts to knowledge, from information to experience, from the brain to the mind, and involving the entire sensory sphere. Commencing in the square and descending seven floors underground, the story develops through sculpture and art, through history and language to produce a casual or literal interpretation. The Stazione Università is one
MOVING SHAPES IN THE URBAN MULTIMEDIA DIMENSION An explosion of color, brilliant materials, shapes in constant movement: these are the distinguishing features of the Stazione Università - University Station, the first of the five on the DanteGaribaldi stretch of Line 1 of the Naples Subway The restyling of Piazza Bovio was contracted to Studio Mendini, that was also responsible for the executive project of the station. Dignity and beauty have been restored to Naples’ Piazza del Rettifilo. The decentered statue of Vittorio Emanuele has rediscovered new visibility on a square dominated by extensive pedestrian zones, embellished by flower beds and sinuous benches in grey stone. The eclectic architect Karim Rashid designed the project, and created an ambience that is dense with color,
with images in which the concept of globalization formed by the multimedia era becomes an essential tool of communication. The Egytian-born architect exploits symbols, words and ideas to give the location universal appeal that interfaces with Italian culture, expressed through the faces of Dante and Beatrice, and the culture
of a series of art stations created by the subway company M.N. Metropolitana of Naples. Achille Bonito Oliva was responsible for the artistic coordination.
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WORK IN PROGRESS
NUOVA RESIDENZA PER STUDENTI A MILANO Txt: Monica Pietrasanta Il progetto vincitore del concorso promosso dalla Fondazione Collegio delle Università Milanesi prevede un edificio fortemente connotato dallo studio delle facciate e dalla forte presenza della luce naturale all’interno Il progetto di una struttura residenziale per studenti è stato il tema del concorso ad inviti promosso dalla Fondazione Collegio delle Università Milanesi e vinto dallo studio Piuarch (team composto da Michele Megna e Yusuke Aizawa, Momoko Asano, Maiko Chiriki, Niccolò Genesio, Hirotaka Oishi, Sabrina Pesendorfer, Salvatore Seggio) con la collaborazione per il progetto strutturale di FV Progetti S.n.c e per il progetto impiantistico di Flu.project Studio Associato. Fortemente rispettoso dell’edificio esistente, disegnato da Marco Zanuso negli 28 anni settanta, per le altezze, i colori e la forma ramificata, il progetto si distingue per la flessibilità dello spazio interno e lo sfruttamento della luce naturale. Le 50 unità abitative del nuovo edificio sono disposte in due blocchi continui rivolti uno a Sudovest e l’altro a Sudest, con affacci privilegiati e mai contrapposti a quelli esistenti. Ciascun alloggio gode dell’affaccio esterno tramite una grande
Project: Piuarch (team composto da Michele Megna e Yusuke Aizawa, Momoko Asano, Maiko Chiriki, Niccolò Genesio, Hirotaka Oishi, Sabrina Pesendorfer, Salvatore Seggio) vetrata, in parte fissa, che arretra rispetto al profilo della facciata creando un terrazzo di pertinenza. Se la luce riveste un ruolo fondamentale per gli spazi interni, le aperture di diverse dimensioni ritmano e alleggeriscono l’impatto architettonico delle lunghe facciate continue. In particolare, le vetrate degli spazi abitativi sono le più ampie, mentre diventano sempre più piccole negli spazi di ritrovo e di circolazione creando scenografici ‘buchi’ di luce all’interno. Elemento caratterizzante del progetto è sicuramente il concept distributivo interno che, rifiutando lo schema tradizionale corridoio-stanza, punta su spazi di passaggio flessibili e modificabili nel tempo, utilizzabili anche come punti di incontro e zone di ritrovo arredate con confortevoli imbottiti. Sotto il profilo volumetrico, il progetto, immerso nel verde, si distingue per l’incastro sul volume principale dell’auditorium, connotato da forme sinuose e mosse e completamente traslucido, in netto contrasto con il materiale opaco che personalizza il volume degli alloggi. L’accesso al foyer dell’auditorium avviene direttamente dall’esterno ma è collegato all’interno anche con l’edificio esistente.
NEW STUDENT ACCOMMODATION IN MILAN The winning project of the competition promoted by the College Foundation of the Milanese Universities presented plans for a building with a carefully designed façade and the streaming power of natural light Student accommodation was the core theme for an invitation-only design competition run by the College Foundation of the Milanese Universities. It was won by studio Piuarch ( a team consisting of Michele Megna and Yusuke Aizawa, Momoko Asano, Maiko Chiriki, Niccolò Genesio, Hirotaka Oishi, Sabrina Pesendorfer, Salvatore Seggio) in collaboration with FV Progetti S.n.c. for the structural issues and Flu.project Studio Associato for the plant systems. With maximum respect for the existing building, designed by Marco Zanuso in the Seventies, in terms of height, colors and branched shape, the project is noticeable for the flexibility of the interiors and the exploitation of natural light. The 50 living units of the new building are arranged in two continuous blocks, one facing south-west and the other to the south-east, with interesting views that do
not interfere with the existing ones. Each living unit enjoys views on the outside through a large window, part of which can open; the window is set back from the façade to produce a personal terrazzo. Light plays an essential role in the interiors; the windows are in different measurements and they interrupt and embellish the uniform impact of the long facades. More specifically, the windows are larger in the apartments and are smaller in the meeting places and along the corridors, creating scenographic portholes of light on the inside. One of the most interesting elements of the project is unquestionably the interior distribution concept; as it side-steps the traditional corridor-apartment layout, it focuses on versatile corridors that can be modified when required. The corridors can also be used as meeting places for social gatherings where the students can relax on comfortable sofas. In terms of volume, the project – surrounded by vegetation – has an interesting appearance thanks to the position of the main block containing the auditorium. The shape is sinuous and the building is completely translucent, in clear contrast with the opaque materials customizing the accommodation blocks. The foyer of the auditorium is accessed directly from the outside and is also connected inside with the existing building.
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the Trustees of the Tate Modern to extend the museum. The project was once again commissioned to the Swiss duo, Herzog & de Meuron; they envisaged a tall building that would stretch up behind the mythical power-station. This building, a sort of pyramid rotated on itself, ‘a pile of stacked boxes’ according to Jacques Herzog, will be split into 11 floors and will house new exhibition areas (an increase of 23,000 sq.m. or 60% more floor space). There will be a rooftop terrace providing breathtaking views over this magnificent historical city. Close to the extension, the architects have created two new squares which will be planted with 1000 trees. The new building will provide an access point to the Tate Modern from the south of the city, increasing the appeal of Southwark, a district which is being redeveloped after years of ill repute. The extension will also make an important contribution to the London’s Cultural Quarter, which covers twenty cultural organizations (including the Design Museum). These work together to attract the attention of the inhabitants and
TRANSFORMING TATE MODERN Txt: Francesca Tagliabue
Project: Herzog & de Meuron
Un’architettura alta che sorgerà alle spalle dell’ormai mitica power station. L’ampliamento della Tate Modern è affidato a Herzog & de Meuron
23.000 metri quadrati in più, ampliando di circa il 60% la superficie attuale del museo) e una terrazza al top, dalla quale godere di una vista mozzafiato. Negli immediati intorni saranno costruite due nuove piazze pubbliche e verranno piantati più di mille nuovi alberi. La nuova struttura garantirà un accesso da sud alla Tate Modern, aggiungendo appeal a Southwark, una zona un tempo malfamata oggi in fase di rinascita. A livello urbanistico l’ampliamento della Tate Modern contribuirà alla crescita del nuovo London’s Cultural Quartier, che comprende ben venti organizzazioni culturali (tra le quali anche il Design Museum) che collaborano per attrarre l’attenzione non solo dei cittadini ma anche delle industrie per avere finanziamenti. La conclusione dei lavori è prevista per il 2012, anno in cui si terranno i Giochi Olimpici a Londra. Una sfida che si prepara ad essere vinta.
Dal 2000 la Tate Modern è uno dei musei più importanti di Londra. Progettata dagli architetti svizzeri Herzog & de Meuron, la Tate Modern ha sede nella vecchia centrale termoelettrica di Bankside, un edificio industriale in mattoni rossi costruito negli anni ’50 sulla riva sud del Tamigi, proprio di fronte al quartiere finanziario della City. Divenuta in pochi anni uno dei simboli del rinnovamento della capitale (insieme alla ruota panoramica London Eye e al Millenium pedestrian Bridge che la collega direttamente con l’altra sponda del fiume), l’istituzione raccoglie al suo interno un’importantissima collezione di arte contemporanea e ospita regolarmente monumentali installazioni site-specific nell’ampio spazio della Turbine Hall, la vecchia sala delle turbine. Ogni anno 4 milioni di visitatori animano le sale e gli spazi di questo museo, che offre al grande pubblico capolavori di enorme pregio; da un lato la necessità di accogliere il flusso di persone sempre crescente, dall’altro la volontà di esporre altre opere hanno spinto la Tate’s Trustees a prendere la decisione di ampliare gli spazi della Modern. Il progetto è stato affidato nuovamente al duo Herzog & de Meuron, che hanno pensato a un’architettura alta che sorgerà alle spalle dell’ormai mitica power station. Questo spazio, una sorta di piramide ruotata su sé stessa, “un mucchio di scatole sovrapposte” dice Jacques Herzog, sarà alto 11 piani e ospiterà nuove aree espositive (ben
The plans for the extension to London’s Tate Modern have been commissioned to Herzog & de Meuron. The tall building will stretch up behind city’s mythical power station on the banks of the River Thames. Since its inauguration in 2000, the Tate Modern is now considered to be one of London’s most important museums. It was designed by the Swiss architects, Herzog & de Meuron, and is located in the former Bankside power station, an industrial red-brick building constructed in the Fifties on the South bank of the River Thames, directly across the water
from the financial district, The City. In just a few years, it has become the symbol of the British capital’s renewal (alongside major projects such as the London Eye panoramic wheel and the Millennium pedestrian bridge which connects the two sides of the river). This museum contains an extremely important contemporary art collection and regularly hosts monumental sitespecific installations in its enormous Turbine Hall, a relic of its power-station days. Every year, the museum welcomes 4 million visitors to appreciate its highly prestigious masterpieces; the crowds of people visiting and the desire to exhibit an even greater number of works drove
also to raise awareness with the major industries in the hopes of securing funding. Work is expected to be completed by 2012, for the London Olympic Games – going for gold yet again!
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WORKIN PROGRESS
CREATURA MARINA Txt: Elviro Di Meo A Marsiglia, sulle banchine del porto storico, nasce la Villa. Un edificio polivalente di settemila metri quadrati, che, come un possente blocco scultoreo, sembra uscire dall’acqua per ergersi verso l’alto, segnando lo skyline urbano. All’interno è destinato a ospitare attività di ricerca e spazi di documentazione sul bacino del Mediterraneo Coniuga design e architettura, funzionalità e dinamismo, forma e contenuto che si sviluppano in una rigorosa articolazione spaziale, in cui è la matrice progettuale individuata a segnare la sintassi composittiva: a partire dall’involucro esterno; che, con una forza dirompente, tale da drammatizzare la scena, sembra emergere dall’acqua - alla pari di una creatura marina contemporanea – per ergersi, iconico, verso l’alto, contribuendo a definire lo skyline del luogo. La Villa a Marsiglia – incarico affidato allo Studio Boeri, a seguito della designazione quale progetto vincitore del concorso internazionale – prevede, entro il 2013, la costruzione sulle banchine del porto storico di una nuova Casa del Mediterraneo. La Villa, di cui sono già in corso i primi lavori, si configura come un edificio polivalente di settemila metri 30 quadrati destinato a ospitare attività di ricerca e spazi di documentazione inerenti al bacino del Mediterraneo. Con una superficie complessiva di 8.800 mq e un volume totale pari a 76.000 metri cubi, la struttura, secondo lo schema funzionale disegnato da Stefano Boeri, sarà in grado di contenere una grande sala congressi, un centro espositivo, una mediateca, oltre a servizi ricettivi, come
Project: BOERISTUDIO (Stefano Boeri, Gianandrea Barreca, Giovanni La Varra)
residenze e foresterie per i ricercatori e gli artisti. Ma non solo. Le finalità vanno ben oltre. Immaginato come un modello a forma di C, vista la sua configurazione volumetrica, il complesso ospiterà al suo interno il mare. L’acqua del Golfo di Marsiglia penetrerà, infatti, tra i due piani orizzontali dell’edificio, quello dell’area meeting e, l’altro, il livello dove è collocato l’ambiente espositivo. Si crea, in questo modo, una vera e propria piazza
d’acqua. Una piazza che servirà per usi differenti: per dare spazio ai pescherecci, alle barche a vela, per consentire allestimenti e performance temporanee o, più semplicemente, per essere utilizzata come una semplice piscina. A esaltare l’immagine architettonica sarà il progetto di lighting design di Filippo Cannata: incarico commissionato dallo stesso Boeri. Un intervento nato nell’ottica di
integrazione e, dunque, di valorizzazione degli elementi essenziali che segnano l’edificio dai prospetti vetrati. Prospetti che, volutamente, lasciano intravedere l’intera maglia strutturale. Il complesso sarà percepito come un enorme blocco illuminato e riflesso nell’acqua: elemento cardine che gli appartiene per identità e sviluppo; che lo circonda e lo pervade più di quanto si possa immaginare. Da qui lo studio verso un’impostazione luminosa capace di riprodurre i colori e le sfumature del Mediterraneo. Le caratteristiche finestre dalla forma allungata – tagli che lacerano la parete nuda -, così come gli spazi interni, saranno irradiati da strisce lineari di led che emettono una luce ambrata ad effetto graduale. Un apposito sistema di gestione consentirà la regolazione dell’intensità, nonché la creazione di scenari diversi, adatti alle più svariate occasioni e alle rappresentazioni che si svolgeranno nella ‘Grande Villa’.
In alto: vista notturna dell’edificio Villa. Sotto: vista planimetrica dall’alto dell’intero complesso.
Top: night-time view of the Villa in Marseilles. Below: aerial layout plans of the entire complex.
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A CREATURE FROM THE DEEP The Villa has been constructed on the moorings of the old port in Marseilles, France. This is a polyvalent building with 7000 sq.m of floorspace, and like a powerful sculptural block it appears to emerge from the water and stretch upwards marking the urban skyline. It will be used to research and collect documentation on the area around the Mediterranean Sea This impressive building is a delightful combination of design and architecture, function and dynamic energy, shape and content which develop in a wonderful spatial arrangement. The design matrix marks the syntax of the ensemble: starting with the external shell with its powerful construction that adds a touch of drama to the scene as it rises from the water like a contemporary creature of the deep to stretch upwards and define the city’s skyline. The Villa in Marseilles was designed by Studio Boeri
design project by Filippo Cannata who was contracted by Boeri himself. The entire operation was developed along the idea of integration and consequently the enhancement of the essential elements that mark this glass-paned building. Thanks to this arrangement, the interior structure of the building can be observed from the outside. It will be perceived as an enormous illuminated block that is reflected in the water – the element that confers its identity and development, surrounding and penetrating it more than one can actually imagine. The illumination technology project has been specifically designed to reproduce the colors and shades of the Mediterranean. The characteristic elongated slit windows which slice through the bare walls and the interior spaces will be embellished with strips of Leds which emit graduated amber light. A special management system consents regulation of the intensity and the creation of different scenarios, suitable for an infinite number of occasions and events hosted in the ‘Grande Villa’.
following selection through an international design competition. Building of this new Home of the Mediterranean on the docks of the old port is expected to be completed by 2013. Work on the Villa has already commenced and will result in a polyvalent building of 7000 sq.m. which will be used for research and documentation collection on the entire Mediterranean area. The site measures 8800 sq.m and the building has
an overall volume of 76000 cu.m.; its functional layout designed by Stefano Boeri will contain a large conference center, an exhibition facility, a media library and hospitality services, such as permanent and temporary residential accommodation for the researchers and the artists. But that’s not all. It has been designed with much more in mind. The building is a C-shape and will be constructed around the sea. The waters
from the Gulf of Marseilles will penetrate the two horizontal floors of the building – one used for meetings and the other used as the exhibition quarters. The building embraces a seawater square which will provide moorings for the fishing boats, yachts and dinghies and will also be used for temporary events and performances or more simply as a swimming pool. The architectonic image will be exalted by the lighting
Sopra: elementi costruttivi del progetto. Sotto, a sinistra: vista dell’edificio polivalente dalla caratteristica forma a C. Above: construction elements of the project. Below, left: a view of the polyvalent building with its characteristic C-shape.
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Cooperativa OperaiCavatori del Botticino con il progetto di studio Associati Associati Arch. Ivan Tognazzi, Franchi Umberto Marmi con studio tecnico dell’azienda e con la collaborazione dell’arch. Michele Cazzani, Henraux con il progetto di Craig Copeland, Lithos Design con il progetto di Raffaello Galiotto. Menzioni d’onore sono state inoltre consegnate all’azienda Budri con Patricia Urquiola e l’azienda Pibamarmi con Snohetta, Fuori Concorso già vincitori del premio nel 2010, e la Mostra Luce & Materia azienda Solubema con Raffaello Galiotto. Per ragioni diverse questi tre interventi rappresentano un’eccellenza della ricerca e del progetto. Fantasia e rigore, ricerca e storia, innovazione e tradizione: tre percorsi densi di suggestioni e spunti di riflessione sulle potenzialità della materia.
Mutant and mutable, this is an apt description of marble at Marmomacc, the world’s most important exhibition for the commerce and promotion of the culture of stone More than 1500 exhibitors took part in the recent event; the number of foreign operators was up 8% with a considera-
ble increase in the delegations from the Arab countries, India, Cina, Iran, Francia with USA and Germany consolidating their position. Walking from stand-tostand, the enthusiasm is tangible, thanks to the increasing importance of the cultural projects Marmomacc Meets Design and Best Communicator Award. Marmomacc Meets Design is a project that developed in 2007 from an idea
submitted by Mauro Albano and Evelina Bazzo to revisit and update stone and to open new experimental and commercial prospects. The core theme of the 2011 edition was ‘Mutable Spirit’. Marble is a highly-resistant, stable and natural substance which has historically been associated with durability and prestige. Down through the centuries, it has been considered to be the elective
material used in architecture and sculp- 33 ture, in the search for immortality. At the time of writing, advanced technology (and digital technology is included in this) rediscovers the stone’s intimately and unfailing adaptability. Marble has changed again; it has mutated at a perceptive level, and adapts to the versatility of the world of design that never stops evolving.
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Modules, accessories, surfaces are reinterpreted by the sensitivity of the designers to satisfy the increasingly attentive to issues of sustainability. If, on the one hand, the personality of marble continues to be strong, with its features mixed with profound and specific knowledge, on the other, it proposes countless variables in terms of color, consistency and impact and these allow an infinite number of declensions. At this point the potential of experimentation and innovation offered by design comes into play. These characteristics led to the challenge this year’s Marmomacc Meets Design extended to designers and companies, called “Mutable Spirit”: to be flexible enough to exalt marble as a mutant and changing material, and processing it to become a ‘mutable’ substance.
The project saw the participation of Flavio Albanese for Margraf, Riccardo Blumer and Donata Tomasina for Trentino Pietra, Giuseppe Fallacara with the Polytech of Bari and the University of Budapest for Reneszánsz Köfaragò Ztr Urom-Hu, Raffaello Galiotto for Lithos Design, Setsu & Shinobu Ito for Grassi Pietre, Pietro Ferruccio Laviani for Citco, Michele De Lucchi, Angelo Micheli and Laura Cunico for Stone Italiana, Philippe Nigro for Testi Fratelli, Marco Piva for the Appulia Region (Petra Design, Pimar, Stonemotion, In.Spo Marmi), Snøhetta and Kjetil Thorsen for Pibamarmi, Patricia Urquiola for Budri. The Best Communicator Award was run in parallel with Marmomacc Meets Design and confirmed its position as the most desirable prize for the companies taking part at Marmomacc: since it was founded, the prize has recognized the stands that best enhance and promote 34 the potential and prospects for stone. The prize focuses attention on specific aspects of the stand industry, coherently examining the unusual features of the material, sustainability, usability, innovation associated with technological aspects and the economic and expressive impact. The members of the 2011 jury were Livio Salvadori, President, journalist with Casa-
bella; Mauro Albano, Brand manager of Marmomacc; Luisa Bocchietto architect, President of ADI; Aurelio Magistà, lecturer at the La Sapienza University in Rome, journalist of the La Repubblica newspaper; Enrico Morteo, design historian and critic and curator of the Historical Collection of the Compasso d’Oro; they presented the awards to five companies and present three highcommended certificates: Citco with the project by Ferruccio Laviani, Cooperativa OperaiCavatori del Botticino with the project by the Associati Associati Arch. Ivan Tognazzi, Franchi Umberto Marmi with the company’s technical office and the collaboration of Arch. Michele Cazzani, Henraux with the project by Craig Copeland, Lithos Design with the project by Raffaello Galiotto. The following companies were highly-
commended - Budri with Patricia Urquiola and Pibamarmi with Snohetta, Non-competing and prize-winner in
In alto: ‘Il mito di Apollo e Dafne’, metamorfosi e metafora, design Flavio Albanese per Margraf. A sinistra: libreria modulare Niche, design Philippe Nigro per Testi Fratelli. In basso, a sinistra: elementi lapidei modulari per nuove architetture, design Raffaello Galiotto per Lithos Design. A destra: Mock up di una porzione di facciata lapidea, design Giuseppe Fallacara con Politecnico di Bari e Università di Scienze Tecniche e Economiche di Budapest per Reneszansz ZTR Urom – HU.
Top: ‘The myth of Apollo and Daphne’, metamorphosis and metaphor, design Flavio Albanese for Margraf. Left: modular bookcase Niche, design Philippe Nigro for Testi Fratelli. Bottom, left: modular stone elements for new architecture, design Raffaello Galiotto for Lithos Design. Right: Mock-up of a portion of the stone facade, design by Giuseppe Fallacara in collaboration with the Polytech of Bari and the University of Technical and Economic Sciences in Budapest for Reneszansz ZTR Urom – HU.
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2010, and the Light and Material Exhibition – Solubema with Raffaello Galiotto. For different reasons, these three projects represented excellence in research and design. Imagination and barriers, research and history, innovation and tradition: three pathways dense with suggestion and thoughts on the potential of the material.
In alto, a sinistra: legno grezzo e tessuto per la nuova piccola architettura che ospita i materiali della Stone Italiana, design Michele de Lucchi e Angelo Micheli. A destra: Galleria dinamica per una comprensione dell’anima della materia, design Marco Piva per Regione Puglia. In basso, a sinistra: NAT(F)USE, intarsi con miscele di vetro, legno e pietra, design Patricia Urquiola per Budri. A destra: Pietre, ottone, plexiglass e luce, il nuovo concept di Ferruccio Laviani per Citco.
Top, left: unpolished wood and fabric for the new architectural structure that contains the materials of Stone Italiana, design Michele de Lucchi and Angelo Micheli. Right: a dynamic gallery to facilitate the comprehension of the material’s soul, design Marco Piva for the Apulia Region. Bottom, left: NAT(F)USE, inlay in a mixture of glass, wood and stone, design Patricia Urquiola for Budri. Right: Stone, brass, Plexiglas and light, the new concept designed by Ferruccio Laviani for Citco.
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PRODOTTI PRODUCTS
COMPONENTI EDILIZI BUILDING COMPONENTS
Txt: Monica Pietrasanta
ANTONIO LUPI Ispirata all’arte dell’origami, Origà è una panca caratterizzata dalle piegature impresse su una lastra di ferro grezzo che agiscono come nervature generando una scatola rigida e sfaccettata. Ideale per spazi esterni e interni come musei e halls di alberghi, può affiancare una sequenza di moduli speculari lunghi due metri. Design di Pierluigi Piu.
Inspired by origami art, the Origà bench relies on folds stamped on a sheet of coarse iron functioning as ribs, thereby resulting in a hard, faceted box. Ideal for use outdoors and indoors, in museums as in hotel halls, it matches a series of mirror-like modules two metres in length. Designed by Pierluigi Piu. www.antoniolupi.it
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CERSAIE 2011: ARCHITETTURA, DESIGN E BENESSERE CERSAIE 2011: ARCHITECTURE, DESIGN AND WELLNESS Funzionalità, estetica, benessere e sostenibilità: è a questi principi ispiratori che si riferiscono tutti i nuovi prodotti in ceramica per l’architettura e l’arredobagno che alla recente edizione del Cersaie, il salone più importante a livello internazionale che si tiene a Bologna, sono stati i protagonisti incontrastati di un palcoscenico di grande appeal. Bologna intera si è trasformata per l’occasione in una mostra di design a cielo aperto con ‘Cersaie Downtown’. Localizzata in tre piazze della città, la mostra ha portato a diretto contatto del pubblico gli elementi in ceramica e di arredobagno più rappresentativi delle nuove tendenze dell’abitare contemporaneo. Particolare rilevanza ha avuto anche il percorso ‘fuori fiera’ ideato da Mosca&Partners che ha aperto gli show room, i negozi di design ma anche i luoghi d’acqua della città, gli spazi pubblici e privati trasformandoli in scenografiche installazioni sul tema. Nell’ambito della Fiera (965 espositori da 31 paesi, 265 quelli esteri) i visitatori sono stati 113.165, in crescita del +0,8% rispetto ai 112.292 della scorsa edizione. Ricco è stato il programma delle iniziative culturali con mostre, convegni, seminari e dibattiti. Particolarmente affollati da architetti, progettisti e studenti sono stati i convegni e i simposi di Costruire Abitare Pensare, il programma culturale di Cersaie che ha visto quest’anno la partecipazione di grandi personalità dell’architettura e del design internazionale quali Kazuyo Sejima, Alessandro Mendini, Giorgio Bianchi dello studio Renzo Piano Building Workshop, Cameron Sinclair, Kengo Kuma e Patricia Urquiola. L’affascinante tema della metamorfosi in campo ceramico è stato invece il fulcro della mostra ‘Ceramics of Italy’. Metamorfosi posta nell’area esterna 48, che ha visto protagoniste otto installazioni realizzate da otto aziende insieme ad altrettanti progettisti. Flessibilità, elevata personalizzazione, soluzioni altamente performanti ma anche di estrema pulizia formale sono stati i comuni denominatori delle collezioni di rivestimenti, arredobagno e sanitari firmate dalle più importanti aziende del Made in Italy, e realizzate nel massimo rispetto dell’ecocompatibilità per gli ambienti residenziali e del contract. Il prossimo appuntamento per il Cersaie è sempre a Bologna, dal 25 al 29 settembre 2012.
Functionality, aesthetic appeal, wellness and sustainability: these inspiring principles are shared by all the new ceramic products for architecture and bathroom furnishings that undisputedly stood out at the latest edition of the International Exhibition of Ceramic Tile and Bathroom Furnishings, CERSAIE, the main international exhibition for these sectors, on an extremely charming stage. In conjunction with the event, the entire city of Bologna was transformed into an outdoor design exhibition with ‘Cersaie Downtown’. Mounted in three squares of the city, the show allowed the general public to come into contact with the most representative ceramic products and bathroom furnishings of new contemporary living trends. Stress should also be laid on the offsite events – organized by Mosca & Partners – which made it possible to open design showrooms and stores as well as the city’s water places, public and private spaces, converting them into spectacular thematic installations. The Fair (965 exhibitors from 31 countries, including 265 from abroad) drew 113,165 visitors, which meant a 0.8% increase over the previous edition, which was attended by 112,292 people. Many cultural projects were carried out, including exhibitions, meetings, conferences and debates. The meetings and symposia of ‘Building, Dwelling, Thinking’, the cultural programme of CERSAIE, were crowded with architects, designers and students. This year it was attended by big names in international architecture and design, such as Kazuyo Sejima, Alessandro Mendini, Giorgio Bianchi of Renzo Piano Building Workshop, Cameron Sinclair, Kengo Kuma and Patricia Urquiola. Whereas the fascinating theme of metamorphosis in the ceramic field was the chief focus of attention at the exhibition ‘Ceramics of Italy’. Metamorphosis was the number one player in outdoor area 48, which was centred on eight installations mounted by eight companies in collaboration with as many designers. Flexibility, a high degree of customization and highly performing yet formally elegant solutions meant the common thread throughout the collections of tiles, bathroom furnishings and sanitary installations developed by leading Italian manufacturers and produced in full compliance with eco-compatibility standards concerning residential environments and the contract market. The next edition of CERSAIE is scheduled for September 25-29, 2012, again in Bologna.
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interni che in esterni, ha un assorbimento all’acqua pari a -1%. È fornito su rete in moduli da 30 x 30 cm. Ogni modulo è composto da 36 tessere da 4,7 X 4,7 cm, lisce o con bordo, rispettivamente con spessori da 1 o 1,8 cm, abbinabili tra loro a creare il caratteristico motivo dentato. Le tessere con bordo sono disponibili nella versione semplice o con vetrino nei colori giallo, rosa, rosso, blu, azzurro e verde. La versione semplice può essere personalizzata con inserti in legno, metallo o altro. Dent Cube è disponibile nei colori sabbia e antracite.
LEA CERAMICHE Lea Slimtech è una lastra ultra sottile in grès laminato di soli 3 mm di spessore e dai formati oversize (1x3 m) proposta con un’ampia palette cromatica (29 colori suddivisi in 8 declinazioni di prodotto). Frutto di una tecnologia di compattazione innovativa del grès porcellanato, è prodotta in lastre intere di 3x1 m senza l’impiego di stampi. In caso di ristrutturazione, la lastra può essere sovrapposta alla vecchia superficie. Ideale in esterno, facciate ventilate e rivestimenti di interi edifici, per la pavimentazione di portici e terrazze, è disponibile in 3 versioni: Slimtech 3mm solo per rivestimenti; Slimtech Plus 3,5mm rinforzata con stuoia in fibra di vetro per pavimenti e rivestimenti; Slimtech Twin 7mm a doppio strato con stuoia, per spazi che richiedono un’alta resistenza.
Lea Slimtech is an ultrathin laminated stoneware slab, no more than 3 mm in thickness, in oversized formats (1x3 m), available in a wide colour palette (29 colours with 8 product types). The fruit of a groundbreaking compacting technology for porcelain stoneware, it is produced in whole slabs 3x1 m, without using any moulds. If the slab needs renovating, it can be placed on the old surface. Ideal for outdoor use, ventilated façades, cladding whole buildings, paving porticoes and terraces, it is available in 3 different versions: Slimtech 3 mm for cladding only; Slimtech Plus 3.5 mm, reinforced with fibreglass matting, for floors and cladding; dual layer Slimtech Twin 7 mm, with matting, for spaces requiring remarkable resistance. www.ceramichelea.com
INAX Dent Cube è un rivestimento tridimensionale per pareti in grès porcellanato, inserito nel concept di Nagomi, realizzato con l’architetto Teruo Yasuda. Ingelivo, adatto sia in
The three-dimensional porcelain stoneware cladding, Dent Cube, is part of the Nagomi concept, conceived in collaboration with architect Teruo Yasuda. Ingelivo, which can be used to create interior or exterior walls, can boast a water absorption of -1%. It is supplied on a mesh backing in modules of 30 x 30 cm. Each module is composed of 36 tiles (4.7 x 4.7 cm) which come in two types – 1 cm thick and smooth or 1.8 cm thick with a border, which can be matched with each other to create the typical toothed pattern. The tiles with borders can be left empty or be inserted with glass tiles in the following colours: yellow, pink, red, blue, light blue and green. The plain version can be customized with wood, metal or other inserts. Dent Cube is available in the sand and anthracite grey colours. www.global.inax.co.jp
TAGINA Compact 20 mm è adatto a essere impiegato in ogni condizione sia all’interno che all’esterno. Si tratta di un materiale ad alto spessore lavorato per ottenere compattezza e robustezza che ne consentono impieghi innovativi. Grazie alla tecnologia Compact 20, le nuove collezioni Tagina sono adatte a essere posate in modo tradizionale, flottante, su sabbia, ghiaia e direttamente su prato. L’eccezionale densità della materia ceramica associata a un alto spessore ne garantiscono la massima durata nel tempo. Ogni collezione viene presentata in un’ampia gamma di colori. Tra i formati, emergono i particolari 5x90, 10x90, 15x90, 20x90 e i formati 82x82 e 30.5x92 in pasta bianca.
Compact 20mm is suitable for use in any condition, both indoors and outdoors. This remarkably thick material is so worked as to become compact and sturdy enough for innovative applications. Based on Compact 20 technology, the new Tagina collections can be laid in traditional, floating ways, on sand, gravel and directly on grass. The unique density of the ceramic material, combined with the significant thickness, translate into matchless durability. Each collection is available in a wide range of colours. The
formats include the peculiar ones, 5x90 cm, 10x90 cm, 15x90 cm, 20x90 cm, and the formats 82x82 cm and 30.5x92 cm in white body. www.tagina.it
TEUCO Firmata da Giovanna Talocci Design, Hydrospa Seaside 641 propone nuove pannellature con inserti in alluminio in cipria e moka e pannellature a doghe verticali nei colori noce, grigio e mogano. Sempre piena e pronta all’uso grazie all’efficace sistema di filtraggio e riscaldamento, la vasca è dotata di Hydrosilence, idromassaggio silenzioso, e offre la possibilità di ascoltare la musica anche sott’acqua grazie agli Acoustic Panel Oyster®, altoparlanti invisibili inseriti nella struttura che diffondono il suono attraverso le pareti. Prevede inoltre la funzione cromo-experience e l’illuminazione perimetrale d’ambiente moonlight. Misura 200 x 220 cm.
Designed by Giovanna Talocci, Hydrospa Seaside 641 comes with new panelling systems with powder and coffee coloured aluminium inserts and slatted panels in walnut, grey and mahogany colours. The bath, which is always full and ready for use because of the effective filtering and heating system it is fitted with, can boast the Hydrosilence system, for a noiseless whirlpool experience, and allows you to listen to music underwater, through the invisible, built-in loudspeakers, Acoustic Panel Oyster®, which diffuse sound through the walls. It also features the cromoexperience function and atmospheric perimeter lighting (moonlight). Dimensions: 200 x 220 cm. www.teuco.it
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BOXART Una forma estremamente pulita e la naturalezza piena di fascino del travertino bianco di Rapolano caratterizzano questo nuovo lavabo in pietra di Boxart. Pensato per piccoli spazi, ha dimensioni contenute e una profondità tale da permettere un utilizzo assolutamente agevole. Il blocco di pietra, lavorato in un unico pezzo, è stato sagomato in modo tale da ricavare lateralmente una mensola porta oggetti pratica e funzionale. Dimensioni: 65x34xh14 cm.
Hansgrohe has optimally customized its range of washbasin mixers, creating a “ComfortZone” for the PuraVida taps. Based on the groundbreaking ceramic cartridge, water temperature can be accurately regulated and pre-set for enhanced energy savings. All of the Hansgrohe mixers rely on EcoSmart technology, which reduces the water flow to 5 l/min vs. 9-11 l/min in conventional taps. A special aerator/flow limiting device built into the mixing inlet reduces the flow rate, while enriching it with air, for improved water jet. www.hansgrohe.it
MAMOLI H2VIP, nuova proposta della gamma Project di Mamoli nata dalla collaborazione con lo Studio di Fabrizio Batoni, si caratterizza per le linee pure. Offre inoltre la possibilità di limitare la portata d’acqua oltre il 50% della massima (12 l/min), anche grazie all’impiego di aeratori ad hoc. Nelle finiture bianco, nero e cromo, è realizzato esclusivamente con materiali compatibili al 100% con acqua potabile, certificati ACS.
The new stone washbasin by Boxart stands out because of its extremely neat shape and naturally charming white Rapolano travertine. Designed for small-size bathrooms, it is compact and its depth is such as to allow for unique ease of use. The travertine block, worked as one piece, has been so shaped as to obtain a practical, functional side shelf to accommodate objects. Dimensions: 65x34xh14 cm. www.boxart.org
all’inserimento dei nuovi laminati e dell’essenza ebano e con l’aggiunta sia di nuovi elementi componibili nelle basi e nei pensili, sia di nuove modularità (altezze e profondità), è estremamente adattabile a tutte le esigenze. I più recenti top integrati in Mineralmarmo e in Mill-tek, dalle forme pulite ed essenziali, garantiscono la praticità nell’utilizzo.
The Fly collection is enhanced by raised tops (receding top bases on 3 sides + tops). Following the introduction of new laminates and ebony, and the addition of both new sectional parts in the bases and wall-mounted cabinets and new modules (heights and depths), it can be tailored to meet all requirements. The latest built-in, elegantly and simply shaped tops in mineral marble and mill teak result in practical use. www.milldue.com
ABOUT WATER Nato dall’alleanza di Boffi e Fantini il marchio Aboutwater propone la collezione AF/21 firmata da Naoto Fukasawa. Realizzata in ottone cromato lucido e cromato satinato, si contraddistingue per il lavoro di semplificazione della forma, pensata in termini di massima chiarezza. Ridotta la linea quasi a pura icona, è la qualità estetica della materia a venire esaltata. Rubinetti e miscelatori diventano dischi e cilindri. I primi ricordano le manopole di uno stereo; i secondi, l’eleganza di un’immagine alfabetica.
H2VIP means the new product of the Project range by Mamoli, developed in collaboration with Fabrizio Batoni’s studio. Based on a neat shape, it allows the water flow to be reduced by over 50% of the maximum (12 l/min), through the use, for example, of bespoke aerators. Available in three different finishes – white, black and chrome –, it is made entirely of materials which are 100% compatible with drinking water, and is ACS certified. www.mamoli.it
MILLDUE Il top rialzato (sottotop rientrante su 3 lati + top) caratterizza l’immagine della collezione Fly. Grazie
HANSGROHE Hansgrohe personalizza al massimo l’offerta di miscelatori per lavabo creando una ‘ComfortZone’ per la rubinetteria PuraVida. Grazie all’innovativa cartuccia ceramica la temperatura dell’acqua può essere regolata con grande precisione e pre-impostata per il risparmio energetico. Tutti i miscelatori Hansgrohe dispongono di 38 tecnologia EcoSmart che limita la portata a 5 l/min contro i 9-11 l/min delle tradizionali rubinetterie. Uno speciale aeratore/limitatore di portata integrato alla bocca di miscelazione, pur riducendo il flusso, lo arricchisce d’aria contribuendo a dare corpo al getto.
The fruit of a partnership between Boffi and Fantini, the brand Aboutwater has launched the AF/21 collection, designed by Naoto Fukasawa. Made of bright chromeplated and matt chrome-plated brass, it is the name for simplified shapes, synonymous with the utmost clarity. The line has almost been reduced to a mere icon; hence the emphasis is on the aesthetic quality of the material. Taps and mixers function as discs and cylinders, reminiscent of the knobs of a stereo system and the elegance of an alphabet image respectively. www.aboutwater.it
Caratterizzata da una linea geometrica romboidale, la serie Losanga è declinata in diverse soluzioni: 19 lavabi sospesi o d’appoggio o semincasso, 3 coppie di wc e bidet, 1 wc monoblocco e 7 piatti doccia a spessore ridotto, installabili anche a filo pavimento. Particolarmente innovativi sono i lavabi free standing da pavimento o da appoggio, proposti in due diverse altezze con piano per la rubinetteria e spessore costante in tutto il bordo.
Based on a geometric, rhomboid shape, the Losanga range is the name for several different solutions: 19 wall-mounted, leaning or semirecessed washbasins, 3 pairs of WCs and bidets, 1 fitted WC and 7 thin shower trays, which can also be installed flush with the floor. The free-standing floor or leaning washbasins stand out as groundbreaking; they are available in two different heights, with tap top and constant thickness along the entire edge. www.gsiceramica.it
NOVABELL
Quilt, a new concept of user focused radiators, stands out for its minimalist shape and aesthetic appeal, while providing unparalleled wellness. Designed by Peter Jamieson, it is understood as an art plate which – despite its linear, rigorous profile – is enhanced by a surface finish with a quilted effect, relying on its shape to suggest warmth. In the polished stainless steel and polished black stainless steel versions, it can be supplemented with an easy-to-mount towel rail made of polished or brushed steel. Good thermal yield is guaranteed. www.deltacalor.com
Formats: 15x90 cm, 22.5x90 cm, wall 30x45 cm, mixed flower decoration 15x90 cm, watercolour flower decoration 15x90 cm, hexagon decoration 15x90 cm. www.novabell.it
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GSI
Una forma minimalista contraddistingue Quilt, un nuovo concetto di termoarredo al servizio dell’utente dalla forte connotazione estetica e capace di assicurare il massimo benessere. Disegnato da Peter Jamieson, è concepito come una piastra artistica che nonostante il profilo lineare e rigoroso presenta una finitura superficiale a effetto trapuntato, comunicando calore già dalla forma. Nelle versioni acciaio inox lucidato e inox nero lucido, può essere completato da un portasalviette in acciaio lucido o spazzolato di facile montaggio. Garantisce una buona resa termica.
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DELTACALOR
GATTONI Il soffione doccia Labyrinth si presenta con 206 ugelli, tutti dotati di terminale in silicone per la facile rimozione del calcare che punteggiano una lastra d’acciaio inossidabile sagomata come un labirinto geometrico di mm 7,5 di spessore. Installabile a parete, ha un ingombro di cm 56 x 50,20. Il suo generoso getto a cascata non necessita di grandi quantitativi d’acqua: sono sufficienti 12-15 litri/minuto e 3 bar di pressione per un ottimo funzionamento.
The Labyrinth shower head has 206 nozzles – each with a silicone terminal, for easy removal of scale – which dot a stainless steel plate shaped like a geometric labyrinth 7.5 mm in thickness. Wall-mounted; dimensions: 56 x 50.20 cm. Its generous cascade jet does not require large amounts of water: 12-15 litres/ minute and 3 bar of pressure are enough for outstanding operation. www.gattoni.it
EcoDream, collezione di pavimenti in grès porcellanato che, applicando la tecnologia digitale HD, porta il calore del legno in tutti gli ambienti della casa. Grazie all’estrema stonalizzazione, il risultato è naturale, i colori e le venature veritieri. Le tonalità dei legni di rovere grigio, frassino, miele, castagno e quercia sono declinate in diversi formati e arricchite con decori d’effetto. EcoDream appartiene al programma ‘NovaBell ecosystem’. Formati: 15x90, 22,5x90, muretto 30x45, decoro fiori mix 15x90, decoro fiore acquarello 15x90, decoro esagono 15x90.
39 EcoDream: a collection of porcelain stoneware floors which take the warmth of wood into all the rooms of your home on the basis of digital HD technology. The focus is on stonalization, which translates into natural results, colours and grains. The shades of grey oak, ash, honey, chestnut and brown oak have been developed in several formats and enhanced by effective decorations. EcoDream belongs to the “NovaBell ecosystem”.
ARCH OF
FIMA CARLO FRATTINI Zeta, design Meneghello-Paolelli Associati è una linea di miscelatori monocomando e termostatici che propone versioni per lavabo (anche con corpo alto per lavabi a bacinella e a muro, con possibilità di installazione sia orizzontale sia verticale), bidet, vasca e doccia. Le cartucce molto piccole, 25 mm per il lavabo e 31 mm per la doccia, assicurano la massima resa estetica senza compromettere comfort e funzionalità. Nella foto, miscelatore monocomando free-standing cromato per vasca, dotato di manopola doccia. Si caratterizza per la scelta di montare una cartuccia molto piccola da 31 mm che assicura grande leggerezza formale.
Zeta, designed by Meneghello-Paolelli Associati, is a range of single-control, thermostatic mixers which comprise versions for washbasins (for example, with high bodies for bowl and wall-mounted washbasins, for both horizontal and vertical installation), bidets, baths and showers. The small-size cartridges (25 mm for the washbasin and 31 mm for the shower respectively) result in unique aesthetic appeal, without affecting comfort and functionality. Photo, chrome-plated free-standing, single-control bath mixer, complete with shower knob. It stands out because of the choice to mount an extremely small cartridge (31 mm), which is the name for remarkable formal lightness. www.fimacf.com IRIS - FMG Un’allure metropolitana caratterizza la nuova collezione Pure di FMG Industrial Slabs, marchio di FMG Fabbrica Marmi e Graniti. Reinterpretando il cemento attraverso nuove gradazioni di grigio ispirate alla tabella RAL Design, Pure prevede sette tonalità urban-minimal: Oyster, Silver Grey, Silk Grey, White, Light Ivory, Dust Grey e Cement Grey. Le lastre sono disponibili con finitura matt R9 o naturale, caratterizzata da una spatolatura leggera che ricorda quella del ‘frattazzo’ e con finitura Rough R11, a rilievo. I nuovi formati 90x90 e 90x45 si aggiungono a quelli da 120x60, 60x60, 60x30, battiscopa gradino, stick, beat e mosaico con uno spessore di 11 mm.
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The new Pure collection by FMG Industrial Slabs, a brand owned by FMG Fabbrica Marmi e Graniti, can boast an urban allure. Reinterpreting concrete through new shades of grey inspired by the RAL Design colour chart, Pure comes in seven urban/minimal colours: Oyster, Silver Grey, Silk Grey, White, Light Ivory, Dust Grey and Cement Grey. The slabs are available
with matt R9 or natural finish, slightly spatulated, with a float-like effect, and with relief Rough11 finish. The new formats, 90x90 cm and 90x45 cm, have joined the older ones, 120x60 cm, 60x60 cm and 60x30 cm, step skirting board, stick, beat and mosaic, 11 mm in thickness. www.irisfmg.com
PONSI
GRANITI FIANDRE
Disegnata da Marco Zito, la linea di rubinetterie Rod si rifà all’idea della bacchetta in legno utilizzata dal rabdomante per cercare l’acqua nel sottosuolo. Riprendendo il nodo tronco-ramo della bacchetta, Rod presenta superfici raccordate con molta cura che facilitano le operazioni di manutenzione e pulizia dei rubinetti. Tutta la linea è studiata per limitare il consumo di acqua, assicurando al contempo elevate prestazioni di getto. La collezione comprende lavabo monoforo, lavabo monoforo prolungato, lavabo a parete, bidet monoforo, gruppo Vasca esterno con doccetta e flessibile, miscelatore incasso doccia, incasso doccia termostatico, incasso doccia con deviatore.
Travertini Extreme, un grès porcellanato a tutta massa tecnologicamente evoluto e senza tempo, evoca la maestosità del marmo classico grazie alle tonalità ricercate e alle sfumature cromatiche che permettono di dare risalto alle superfici. Alla tradizionale finitura semilucidata si affianca Glow, un’innovativa lappatura che dona alle lastre nuovi riflessi, ammorbidendone la superficie. Nei colori Aurora, Tramonto, Notte. Nei formati 150x75 cm, 75x75 cm, 75x37,5 cm.
Designed by Marco Zito, the range of bathroom fittings, Rod, is inspired by the idea of the wooden stick used by the dowser to find water underground. Taking up the node tree-branch of the stick, Rod is fitted with carefully assembled surfaces for easier maintenance and cleaning of the taps. The entire range has been designed to reduce water consumption, while guaranteeing high washing performance. The collection comprises the following: single-hole washbasin mixer, extended single-hole washbasin mixer, wall-mounted washbasin mixer, single-hole bidet mixer, wall-mounted bath-shower mixer with hose and handshower, concealed shower mixer, concealed thermostatic shower mixer and concealed shower mixer with diverter. www.ponsi.it
The hi-tech, timeless, full-mass porcelain stoneware, Travertini Extreme, is reminiscent of magnificent classic marble, through the refined shades which enhance the surfaces. The traditional semigloss finish has been joined by Glow, an innovative lapping technique which provides the slabs with new reflections, thereby softening their surfaces. Available in the colours Dawn, Sunset and Night, and in the formats 150x75 cm, 75x75 cm, 75x37.5 cm. www.granitifiandre.com
Tulip è un sistema di arredo bagno completo di vasca, lavabi, consolle e specchiere. La vasca è realizzata in Tecnoblu, ha una forma rettangolare ed è disponibile sia accostata al muro che in modalità free-standing. Alla base ha una forma arrotondata e una particolare lavorazione sul fondo la fa sembrare sospesa; una mensola a sbalzo percorre tutto il fianco. I due lati lunghi hanno altezze diverse, in modo da facilitare l’accesso alla vasca. I lavabi, da appoggio e monolite, sono disponibili in Tecnoblu lucido, opaco o a richiesta in tutti i colori della scala RAL. Il lavabo da appoggio (54x44 cm/60x50 cm) è posizionato su una consolle. Il lavabo monolite misura 54x44 cm e ha un altezza di 90 cm.
The Nova project by Giugiaro Design is available in 4 layouts, obtained from the arrangement of the tiles on the slab according to different geometric patterns. Three-dimensionality and movement are key ingredients in each arrangement. The sintered glass mosaic is composed of tiles 3.5-7 mm in thickness, in the format 38x38 mm, mounted on paper, to form slabs 312x312 mm in size. The tiles of the mosaic lie at a distance of approximately 3 mm from each other. Sintered glass is a highly durable material, obtained by milling and compressing recycled glass, through a production system with a low environmental impact. www.mosaicopiù.it
minium results in excellent thermal yield and a very small water content. www.antrax.it
PROVEX I maniglioni della nuova Serie 250 di Provex sono realizzati in alluminio a struttura liscia, rivestito a polvere con copertura delle rosette resistenti UV, con una vasta scelta di colorazioni RAL. Sono disponibili nelle versioni verticale in diverse misure, a 90° e 145° d’angolazione, con maniglione ribaltabile e di sostegno, con e senza supporto per il rotolo di carta. In tutte le soluzioni offrono una presa sicura e confortevole. Questo programma può essere utilizzato sia nel settore privato che nel pubblico.
ANTRAX Il termosifone della serie ‘T’, design Matteo Thun e Antonio Rodriguez, rappresenta il progetto di un vero e proprio elemento d’arredo. Con un solo profilo di alluminio si possono creare ‘calde’ configurazioni quali mensole, scaffali, portaoggetti, porta salviette per tutti gli ambienti interni. Realizzato in alluminio estruso dalla sezione a forma di T, è disponibile in diverse configurazioni sia nella versione verticale sia in quella orizzontale. Oltre alle misure standard di 150 cm e 200 cm, l’elemento può essere richiesto nella lunghezza più utile al cliente con un minimo di 100 cm e un massimo di 250 cm con step di 1 centimetro. Il profilato di alluminio inoltre consente un’ottima resa termica e un ridottissimo contenuto d’acqua.
The radiator of the ‘T’ range, designed by Matteo Thun and Antonio Rodriguez, means the project for a real furnishing element. With one aluminium profile, you can create ‘warm’ arrangements, including shelves, bookshelves, trays, towel racks for all interior rooms. Made of extruded aluminium, with a T-shaped section, it is available in several configurations, in the vertical as in the horizontal versions. As well as the standard sizes – 150 cm and 200 cm –, the radiator can be supplied in any length –from 100 cm to 250 cm – required by the customer, with a 1-cm step. In addition, the use of structural alu-
ARCH
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Il progetto Nova, Giugiaro Design, è proposto in 4 layout, realizzati tramite la disposizione delle tessere sul foglio secondo pattern geometrici differenti. La tridimensionalità e il movimento connotano ogni composizione. Il mosaico in vetro sinterizzato è composto da tessere di spessore 3,5/7 mm nel formato 38x38 mm, montate su carta a formare fogli di 312x312 mm. Le tessere sono distanziate di circa 3 mm. Il vetro sinterizzato è una materia ad altissima resistenza, ottenuto con la macinazione e la compressione di vetro riciclato, attraverso un sistema produttivo a basso impatto ambientale.
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MOSAICO +
The handles of new Serie 250 by Provex are made from smooth, powder-coated aluminium, with UV resistant rosette covers and a wide variety of RAL colours. They are available in vertical versions varying in size, with 90 and 145 degree angles, folding and support handle, with/without paper holder. All the solutions are the name for a firm, comfortable hold. This system can be used in private as well as in public sanitary areas. www.provex.eu
Tulip is a bathroom furniture system complete with bath, washbasins, console and mirrors. The bath, made of Tecnoblu, has a rectangular shape and is available in both by wall and free-standing versions. The base has a rounded shape, and a special working technique used for the bottom makes it look as if it is suspended; a cantilever shelf runs along the side. The two long sides differ in height, for easier access to the bath. The washbasins – leaning and monolith – are available in bright, matt or all the colours of the RAL palette by Tecnoblu. The leaning washbasin (54x44 cm/60x50 cm) stands on a console. The monolith washbasin is 54x44 cm in size and 90 cm in height. www.arblu.it
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DURAVIT
tion, where the texture of the map of a city allows new visual and tactile experiences. The extremely bright collection is available in four colour variants co-ordinating each other. Resistant to scratches and abrasion, frost, fire and high temperatures, it prevents the formation of mildew, bacteria and fungi. Metropolis is a totally natural product which can be fully recycled into other manufacturing processes. Available in the following colours: Smoke, Snow, Black, Dark Brown. www.laminam.it
Nella serie ‘Onto’ di Matteo Thun sono i lavabi, squadrati o tondi, a fungere da sostegno per le consolle, la cui parte anteriore si piega arrotondandosi verso il basso e creando un arco che riveste la ceramica. Le consolle, le ante e i cassetti di colonne, basi sospese e basi sottolavabo sono in multistrato di legno. Le consolle di dimensioni variabili possono essere dotate di tagli portasciugamani. La gamma di vasche offre diverse soluzioni. Il modello ‘flat’ indica una vasca molto bassa che grazie alla profondità interna di soli 34 cm, agevola l’entrata di bambini e persone con mobilità ridotta e, allo stesso tempo, può fungere da piatto doccia. Il modello ‘compact’ ha una dimensione di soli 140x80 cm con una profondità di 56 cm. Nonostante le dimensioni compatte, la vasca permette di immergersi completamente nell’acqua calda, secondo il modello della vasche giapponesi.
In the Onto range, designed by Matteo Thun, the square or round washbasins support the consoles, whose fronts are bent and rounded downwards, creating a ceramic covering arch. The consoles, the doors and the drawers of the towers, hanging bases and washbasin bases are made of multi-ply wood. The differently sized consoles can be supplied with cuts to accommodate towels. The range of baths provides several different solutions. The “flat” model means a very low bath which – based on an inner depth of no more than 34 cm – allows easier access for kids and people with reduced mobility, while functioning as a shower tray. The “compact” model is no more than 140x80 cm in size, and 56 cm in depth. Despite its small dimensions, the bath allows you to immerse yourself in hot water, according to the model of Japanese baths. www.duravit.it
VISMARAVETRO Parete Radiante - concept di Ivo Pellegri e sviluppo Centro Progetti Vismara - è una parete fissa in grado di emettere calore. Accoppiata a diversi tipi di porta può formare una cabina doccia ‘riscaldante’. Parete Radiante, oltre a consentire il massimo comfort all’utilizzatore della doccia, permette di riscaldare l’ambiente bagno, in aggiunta e talvolta anche in sostituzione al classico termoarredo o ai tradizionali sistemi di riscaldamento. Realizzabile su misura da cm 70 a cm 90, può essere utilizzata nei modelli in-out, slide, replay, linea, sintesi, tiquadro.
Black. Font decoration. Format 15x120 cm. Available in White, Beige, Mud, Gray and Black. Metal strip. Format: 0.5x60 cm. For use in combination with all the colours. www.marazzi.it
LAMINAM La rivoluzionaria lastra ceramica Laminam dalle dimensioni di 3 metri per 1 metro per appena 3 mm di spessore e dal peso di soli 7 kg/mq, è ora proposta nella collezione Metropolis dove la texture della cartina topografica di una città permette nuove esperienze visive e tattili. La collezione è proposta in quattro varianti cromatiche coordinate tra loro ed è caratterizzata da una forte lucentezza. Resistente ai graffi e all’abrasione, al gelo, al fuoco e alle alte temperature, non consente l’insorgenza di muffe, batteri e funghi. Metropolis è un prodotto totalmente naturale, interamente riciclabile in altri processi produttivi. Nei colori Fumo, Neve, Nero, Moro.
GRUPPO MARAZZI Treverk Sign Marazzi è un grès fine porcellanato ‘doppio caricamento’ con superficie satinata e spessore 11 mm, ideale per l’utilizzo a pavimento e come rivestimento in ambienti sia residenziali sia commerciali, come ristoranti, negozi, uffici anche caratterizzati da elevate sollecitazioni d’uso. Proposto nei formati 30x120 cm rettificato, 20x120 cm rettificato, 15x120 cm rettificato, è disponibile nei colori White, Beige, Sand, Mud, Gray, Smoke, Black. Decoro Font. Formato 15x120 cm. Disponibile in White, Beige, Mud, Gray e Black. Listello Metallo. Formato 0,5x60 cm. Utilizzabi42 le in abbinamento a tutti i colori.
Treverk Sign Marazzi is a type of fine porcelain stoneware with double loading, matt surface and 11-mm thickness, ideal for floor and cladding use in both home rooms and commercial facilities, including restaurants, shops and offices, subjected, for example, to major stresses. Formats: 30x120 cm, rectified; 20x120 cm, rectified; 15x120 cm, rectified; colours: White, Beige, Sand, Mud, Gray, Smoke and
Parete Radiante – conceived by Ivo Pellegri and developed by Centro Progetti Vismara – is a fixed wall that emits heat. Paired with various types of doors, it creates a “heating” shower enclosure. In addition to providing the utmost comfort inside the shower, the radiating wall also heats the bathroom, intensifying and at times replacing the classic radiator or traditional heating systems. It can be custom-made, ranging from 70 cm to 90 cm in size, for use in the In-Out, Slide, Replay, Linea, Sintesi and Tiquadro models. www.vismaravetro.it
Laminam’s revolutionary ceramic slab 3x1 m in size, no more than 3 mm in thickness and 7 kg/sq. m. in weight has translated into the Metropolis collec-
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FLOOR GRES
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Floor Gres interpreta in grès porcellanato l’estetica della quarzite creando un materiale che unisce la matericità dell’effetto a spacco con diverse grafiche, colori e strutture. Le prestazioni fisico-meccaniche elevate di Walks/1.0, realizzata a tutta massa, la rendono adatta a pavimenti, rivestimenti e realizzazione di facciate. Nella progettazione di piscine e ambienti wellness, la resistenza allo scivolamento rende questo prodotto ideale per l’utilizzo a bordo vasca. Nei colori bianco, nero, beige e grigio, nei formati da 40x80, 40x40, 20x40, 60x60, 30x60 cm.
MODULNOVA Estremamente compatta e resistente, la resina di cemento in differenti finiture è la protagonista della nuova collezione Twenty Bagno 2011, garantendo altissimi valori di resistenza meccanica e chimica a impatto e abrasioni. Grazie all’ottima resistenza sia alle basse che alle alte temperature, è particolarmente adatta a luoghi dove è necessaria un’igiene rigorosa. Design di Andrea Bassanello.
Highly compact and sturdy, the differently finished concrete resin is the key ingredient of the new collection, Twenty Bagno 2011. It provides unique mechanical and chemical resistance to impacts and abrasions. Based on remarkable resistance to both low and high temperatures, it is ideal for use where rigorous hygiene standards are supposed to be met. Designed by Andrea Bassanello. www.modulnova.it
Floor Gres interprets the aesthetic of quartzite in porcelain stoneware, creating a material which combines the split effect with a variety of graphic designs, colours and structures. Based on its remarkable physical and mechanical properties, full-mass Walks/1.0 is suited to flooring, cladding and façades as well. In swimming pools and wellness centres, slip resistance makes this product ideal for use at pool border. Available in white, black, beige and grey, in the following sizes: 40x80, 40x40, 20x40, 60x60, 30x60 cm. www.floorgres.it
JACUZZZI Nuovi elementi in Corian® arricchiscono il centro wellness Jacuzzi® creato dall’architetto Apostoli. Sasha 2.0, nei moduli sauna, hammam e doccia emozionale, prevede una nuova cornice esterna in Corian® mentre una nuova versione delle pareti è disponibile con cristalli temperati trasparenti o serigrafati. Restano invariate le forme e l’utilizzo di materiali quali legno, cromo, cristallo. Il controllo remoto optional consente di poter attivare tutte le funzioni direttamente dal PC. Ciascun modulo è dotato di un controllo touch screen intuitivo e user friendly che consente di scegliere tra tre programmi elaborati per ottenere il massimo beneficio terapeutico. Aromi, musica, colori contribuiscono a rendere Sasha 2.0 uno spazio esclusivo.
The Jacuzzi® wellness centre designed by architect Apostoli has been enhanced by new Corian® parts. Sasha 2.0 – in the sauna, hammam and emotional shower modules – is fitted with a new outer frame made of Corian®; whereas a new wall version is available with clear or printed tempered glass. The shapes and use of such materials as wood, chrome and crystal have remained unchanged. The optional remote control system allows you to enable all the functions directly from your PC. Each module is fitted with a user-friendly touch screen control which makes it possible to choose from three elaborate programmes, for unparalleled therapeutic benefits. Fragrances, music and colours help make Sasha 2 into a sophisticated space. www. jacuzzi.it
LAUFEN Living Square, design di Andreas Dimitriadis, presenta una serie di lavabi di dimensioni importanti caratterizzati da superfici piane, angoli ben definiti e uno spessore sottile di soli 35 mm per il settore alberghiero. I lavabi, ultraleggeri, sono enfatizzati da sottolavabi in metallo asciutti e contemporanei.
Living Square, designed by Andreas Dimitriadis, comprises a range of generously sized washbasins with flat surfaces, marked corners and a small thickness (no more than 35 mm) developed for the hotel industry. The ultralight washbasins are emphasized by linearly designed, contemporary metal vanity units.x www.laufen.com
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PRODOTTI PRODUCTS
COMPONENTI EDILIZI BUILDING COMPONENTS
Txt: Monica Pietrasanta
CITTERIO Sistema di rivestimento murale con pannelli di facciata verticali e orizzontali, Face può essere applicato a muro o usato come parete divisoria lineare o curvilinea. Progettato da Pinuccio Borgonovo, il sistema integra numerosi elementi di arredo come porte divisorie a battente o scorrevoli e contenitori modulari a giorno o chiusi con ante a battente, a ribalta o da cassetti. Face può essere definita una parete particolarmente performante per qualità estetiche e tecniche di facile applicazione.
A wall cladding system with vertical and horizontal front panels, Face can be either applied to the wall or used as a linear or curvilinear partition. Designed by Pinuccio Borgonovo, the system comes with many furnishing elements, including dividing leafed or sliding doors and modular cabinets – either open or closed with leafed or flap doors or drawers. Face can be defined as a high-performance panel, because of its aesthetic qualities and easy-to-apply techniques. 44 www.citteriospa.net
MADE EXPO: COSTRUIRE IL FUTURO BUILDING THE FUTURE Confermandosi punto di riferimento internazionale per il settore delle costruzioni, Made Expo - Milano Architettura, Design, Edilizia - la rassegna completa dei prodotti e delle tecnologie per costruire, ristrutturare e recuperare, ha registrato nell’ultima edizione svoltasi dal 5 all’8 ottobre in Fiera Milano Rho, un totale di 1.950 espositori su una superficie di oltre 96.000 mq, 253.533 visitatori (+4,7%), di cui 31.905 stranieri con un incremento del 34% soprattutto dai paesi extra UE, dalle Americhe, dall’Asia e dall’Africa. Realizzato su iniziativa di Made Eventi Srl e Federlegno Arredo Srl e promosso da FederlegnoArredo e UNCSAAL, Made Expo deve il suo successo a una formula che supporta efficacemente la promozione della filiera produttiva e favorisce l’incontro tra produzione, ricerca e utente finale. Sotto il profilo merceologico, nell’ambito di un panorama completo delle nuove tendenze del costruire, l’esposizione ha visto prevalere prodotti connotati da innovazione tecnologica, design e nuove performances, proposte sostenibili e rispettosi dell’ambiente e dell’uomo. Accanto all’esposizione la manifestazione ha offerto come nelle passate edizioni diversi spazi di dibattito e confronto e interessanti iniziative culturali. In particolare, molte sono state le iniziative volte a presentare le opportunità offerte dal social housing, tema di grande attualità e in forte sviluppo, per rilanciare il settore e migliorare la qualità dell’edilizia residenziale. ‘Social Home Design: Abitare il Futuro’, la mostra allestita in collaborazione con My Exhibition, è nata proprio per far conoscere ai visitatori le prospettive offerte da questa nuova modalità di concepire l’edilizia residenziale. In un’area di oltre 1.000 mq sono state accolte diverse installazioni espositive tra cui i progetti di abitazioni prefabbricate proposte dallo Studio Scacchetti e lo Studio Marco Piva. In mostra anche i lavori dei giovani architetti e progettisti internazionali che hanno partecipato alla terza edizione del concorso InstantHouse, promosso da FederlegnoArredo in collaborazione con il Politecnico di Milano e dedicato al tema ‘Social Club’, sulla progettazione di spazi sociali sulle vie d’acqua di Expo 2015 (vincitore, Fabrizio Fiscaletti). Nell’ambito della manifestazione sono stati poi resi noti i risultati del bando Housing Contest, organizzato da FederlegnoArredo in partnership con il Comune di Milano, l’Ordine degli Architetti della Provincia di Milano, Assimpredil ANCE e IN/ARCH Sezione Lombarda: oltre 100 i progetti presentati per case pronte da costruire, chiavi in mano, esposti con successo presso La Triennale di Milano. Interessante anche lo spazio dedicato a Edoardo Gellner, con la sua visione dello spazio architettonico che unisce social housing e housing contract in un’unica filosofia progettuale. Ormai parte integrante del Made, si è ripresentato con successo il Decor & Color Show, l’evento specializzato sulla decorazione, il colore e la tecnologia, quest’anno dedicato in particolare al settore delle finiture utilizzate per migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Grande successo ha registrato infine la quarta edizione della mostra ‘Laboratorio di Architettura’ realizzata a cura della rivista OFARCH sul tema della Riqualificazione e Sviluppo della città. MADE expo ha siglato un importante accordo di collaborazione con ASSOBETON, Associazione Nazionale Industrie Manufatti Cementizi aderente a Confindustria. ASSOBETON si impegna infatti a concedere a MADE expo in via esclusiva la qualifica di sponsor ufficiale di tutti gli eventi organizzati sia in Italia sia all’estero e a riconoscere il patrocinio di Associazione alle iniziative organizzate da MADE expo. La prossima edizione, prevista dal 17 al 20 ottobre 2012, vedrà come impegno prioritario del Made l’accompagnamento delle aziende verso la grande sfida di Expo 2015, che ha scelto la manifestazione come punto di riferimento per il sistema costruzioni.
L’INVISIBILE BY PORTARREDO Il Bilico Filo10 rappresenta l’evoluzione della porta a Bilico Verticale con cui condivide il sistema di perni a scomparsa che permettono, a seconda del posizionamento, che la porta si apra girando su se stessa con differenti gradi di apertura. Grazie a un pannello dello spessore di 10 cm (pari a quello del muro) è la prima porta planare su entrambi i lati. Bilico Filo10 è com-
posto da un ‘nucleo’ telaio in alluminio estruso passivato e da un pannello tamburato di spessore 102 mm composto da legno massello perimetrale e facce in MDF levigato, con guarnizioni in gomma. Realizzabile su misura, è perfetto sia in ambito residenziale che contract, per porte interne, cabine armadio, maxi pannelli, pareti attrezzate, porte di grandi dimensioni
L’INVISIBILE Vertical Pivot System Filo 10 means an upgrade of the Vertical Pivot System, with which it shares a system of concealed pivots; hence the door can rotate on itself to different degrees of opening, according to its position. Made with a 10 cm thick panel – as thick as the wall –, L’INVISIBILE Vertical Pivot System Filo 10 is the first door totally flush with the wall on both sides. It consists of a nucleus-frame in passivated extruded aluminium and a panel with a hollow-core structure, 102 mm thick, made with a perimeter frame in solid wood, finished with 2 MDF sheets, with rubber seals. Since it can be made to measure, L’INVISIBLE Vertical Pivot System Filo 10 is perfectly suited to both residential and contract installations, internal doors, wardrobe booths, large-size panels, fitted panels and large doors. www.linvisibile.it
RUBNER Antieffrazione, le porte d’ingresso in legno e sughero ECO100® di Rubner Porte per CasaClima grazie all’abbinamento di questi due materiali naturali garantiscono ottime prestazioni in termini di sostenibilità e risparmio energetico. Il sughero, in particolare, è un isolante dotato di ottime caratteristiche (ignifugo, robusto e indeformabile, traspirante, antistatico, insonorizzante, riciclabile). Le porte inoltre, non hanno il problema della formazione della condensa e vengono realizzate ‘su misura’ per il cliente.
RES Miss, design Cavana-Santambrogio, è una porta in tamburato realizzata nelle versioni battente, a scomparsa e scorrevole. È completa di tutti i meccanismi di chiusura Res e disponibile nelle finiture laccato opaco, laccato lucido, rivestito in legno, rivestito in Pitone o Pitone Nero, rivestito in Foglia Oro o in Foglia Argento. Nell’immagine, porta laccata in Nero Lucido con maniglia color cromo.
ARCH
the third edition of the competition, InstantHouse, promoted by FederlegnoArredo in collaboration with Milan’s Polytechnic, and centred on the theme “Social Club”, concerning the design of social spaces on the waterways of Expo 2015 (the first prize went to Fabrizio Fiscaletti). Within the event, they also revealed the results of the announcement of the Housing Contest, organized by FederlegnoArredo in partnership with the Municipality of Milan, the Architects’ Association of the Milan Province, Assimpredil ANCE and IN/ ARCH Lombard Division: over 100 turnkey projects for ready-to-build homes were successfully displayed at the Milan Triennale. The emphasis should also be on the area devoted to Edoardo Gellner, with his vision of architectural space, where social housing and housing contract are joined together under one design philosophy. An integral part of MADE expo, the Decor & Color Show proved successful again. An exhibition of decoration, colour and technology, this year it mainly dealt with finishes used to improve energy efficiency in buildings. Finally, the fourth edition of the exhibition “Laboratorio di Architettura” (architecture workshop), organized by OF ARCH magazine on the theme Rehabilitation and Development of the City, proved a tremendous success. MADE expo has entered into a major co-operation agreement with ASSOBETON (Italian Association of Cement Goods Manufacturers), which is a member of Confindustria (Confederation of Italian Industry). ASSOBETON has appointed MADE expo as “official sponsor” of all the events organized both in Italy and abroad and acknowledged the support of the projects carried out by MADE expo as Association. The next edition, scheduled for October 17-20, 2012, will mainly accompany the manufacturers towards the great challenge of Expo 2015, the exhibition standing out as the benchmark for the building system.
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As a comprehensive exhibition of building, renovation and recycling products and technologies, MADE expo – Milano Architettura, Design, Edilizia – further proved to be an international benchmark for the building industry. The latest edition, held at the Milan Fairgrounds – Rho from October 5 to October 8, drew a total of 1,950 exhibitors over an area exceeding 96,000 square metres, 253,533 visitors (+4.7%), including 31,905 foreigners, with a 34% increase, mainly from the non-EU countries, notably America, Asia and Africa. Organized on the initiative of Made Eventi Srl and Federlegno Arredo Srl, and promoted by FederlegnoArredo and UNCSAAL, MADE expo owes its success to a formula which effectively supports the promotion of the manufacturing chain and encourages interaction between production, research and end users. As far as products are concerned, within a comprehensive overview of new building trends, the exhibition was the name for technological innovation, design and new performance, sustainable proposals and environmentally and man friendly approaches. This year, as in the previous years, as well as the exhibition, the event also included debates, exchanges and challenging cultural initiatives. In particular, many projects were aimed at showing the opportunities provided by social housing, a highly topical, fast-growing theme, with a view to reviving the sector and enhancing the quality of residential housing. The exhibition “Social Home Design: Abitare il Futuro” (living the future) staged in partnership with My Exhibition, was organized to make the visitors familiar with the prospects offered by this new way of understanding residential housing. An area exceeding 1,000 square metres accommodated several display installations, including projects for prefabricated homes, drawn up by Studio Scacchetti and Studio Marco Piva. On show were also the works by the young international architects and designers who entered
Miss, designed by Cavana-Santambrogio, is a veneered door available in leafed, slide-away and sliding versions. It comes complete with all of Res’s closing mechanisms, in a variety of finishes – matt lacquered, glossy lacquered, covered in wood, covered in python skin or black python skin, covered in gold foil or in silver foil. Photo, glossy black lacquered door with chrome-coloured handle. www.resitalia.it
The burglar-proof main entry doors, ECO100®, by Rubner for CasaClima, are made of wood and cork. The combination of these two natural materials results in remarkable performance in terms of both sustainability and energy savings. Cork in particular is an insulating material with excellent properties (fireproof, sturdy and non-deformable, breathable, antistatic, soundproofing, recyclable). In addition, the doors are condensationfree and are made to measure according to customers’ specifications. www.rubner.com
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RIMADESIO Porta scorrevole di disegno geometrico firmata da Giuseppe Bavuso, Velaria utilizza pannelli sempre su misura, con dimensioni massime in altezza di cm 292 e cm 150 in larghezza. Il profilo strutturale in alluminio di minimo spessore valorizza le qualità estetiche del vetro Rimadesio. Il binario di scorrimento prevede l’installazione a parete, a soffitto o a incasso totale, assicurando movimenti calibrati anche nelle composizioni di grandi dimensioni. La struttura è disponibile oltre che in alluminio, nero, bianco, brown, titanio e nei 30 colori opachi del campionario Ecolorsystem, nella finitura piombo spazzolato: una nuova interpretazione dell’alluminio, ottenuta con un processo di ossidazione e stracciatura effettuata a mano.
TRE-P&TRE-PIU’ A geometric sliding door designed by Giuseppe Bavuso, Velaria is always supplied with customized panels, up to 292 cm in height and 150 cm in width respectively. The extremely thin structural profile made of aluminium enhances the aesthetic qualities of Rimadesio’s glass. The track has been designed for wall, ceiling or totally built-in installation, which allows for balanced movements, even in large-size arrangements. The frame is available in both aluminium – black, white, brown, titanium and the 30 matt colours of the Ecolorsystem samples book – and brushed lead finish: a new interpretation of aluminium, based on an oxidation and hand fraying process. www.rimadesio.it
REFIN La collezione di piastrelle in grès porcellanato Cromie si articola in quattro famiglie (Polvere, Terra, Fango, Tendenze) ciascuna con una sua identità cromatica. Nella versione Polvere sono declinati dal chiaro allo scuro i grigi neutri e i grigi cromatici, freddi. Nelle versioni Terra e Fango, le tinte dal giallo vanno assumendo una connotazione via via sempre più rossa. I colori Fango si caratterizzano per i bassi livelli di saturazione, i colori Terra si fanno più pieni e lasciano emergere una dominante nell’area del giallo. Tendenze, infine, suggerisce nuove possibilità cromatiche nell’ambito del prodotto ceramico e, più in generale, del progetto di interni, anche attraverso diverse proposte di relazioni tra i vari colori.
features the neutral grey shades as well as the cold, chromatic grey hues, from light to dark. In the Terra and Fango versions, the yellow hues gradually become red. The Fango colours maintain low saturation levels. Whereas the Terra colours are more saturated and full; therefore, the yellow tint comes through in a more dominant way. Finally, Tendenze, suggests new chromatic solutions for ceramics and, generally speaking, for interior design projects, through, for example, several different relations between colours. www.refin.it
ISAM Isam Finestre Esclusive ha realizzato in collaborazione con il designer Ferruccio Laviani il rivestimento in rovere naturale intrecciato a profili in bronzo con frangisole integrato. Il sistema è motorizzato e a controllo domotico e permette la corretta gestione degli apporti luminosi all’interno degli ambienti, garantendo la necessaria protezione dai raggi solari nel periodo estivo. Il meccanismo è realizzato con trasmissione ad albero e contrappesi ed è progettato per aperture fino a grandi dimensioni. Il rivestimento è realizzabile anche in essenze di larice e teak con disegno su richiesta.
The collection of porcelain stoneware, Cromie, comprises four product families (Polvere, Terra, Fango, Tendenze), each with its own colour identity. The Polvere version
Isam Finestre Esclusive made the natural oak cladding woven with bronze profiles, complete with built-in sunshade, in collaboration with designer Ferruccio Laviani. The motorized, domotically controlled system allows lighting aids to be properly managed in the rooms, thereby providing protection from sunrays in summertime. It is fitted with a shaft drive and balance weight mechanism, and it is meant for large-size openings. The cladding is also available in larch and teak, with customized designs. www.isamser.it
TRE-D by TRE-D Lab è una collezione di porte dal concept innovativo e funzionale, caratterizzate da una forte personalità. Il design esclusivo permette la reversibilità della porta e una notevole facilità di posa. Le finiture rappresentano le tendenze e le inclinazioni in grado di soddisfare un mercato esigente. Nelle versioni a battente, piene o con inserto in cristallo acidato e scorrevoli interno muro. Nell’immagine, porta Scorrevole Interno Muro Finitura Bianco 3D.
TRE-D by TRE-D Lab is a collection of doors with character based on an innovative, functional concept. The unique design is the name for reversible doors and great ease of installation. The finishes epitomize the trends and inclinations, to satisfy a challenging market. In leafed, full versions, or with acid-etched glass inserts and in-wall sliding. Photo, white finished in-wall sliding 3D door. www.trep-trepiu.com
weather event, it is disposed of at a steady flow rate in the receiver. All of the structures that make up Pircher’s rolling systems are watertight and fitted with
automatic systems which get them ready to manage flood phenomena. www.pircher-edilizia.com
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Mape-Antique Intonaco NHL è una malta premiscelata in polvere per intonaci, composta da calce idraulica naturale (NHL) ed Eco-Pozzolana, sabbie naturali, speciali additivi e microfibre. È indicata sia per l’intonacatura di murature esistenti, anche di pregio storico, che di nuova costruzione, prima dell’applicazione di pitture o rivestimenti colorati a basso spessore, sia per la ricostruzione di vecchi intonaci a base calce, degradati dagli agenti atmosferici o di antica data. In base alla norma EN 9981, il prodotto è classificabile come GP: ‘Malta per scopi generali per intonaci interni/esterni’, di categoria CS II.
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MAPEI
FASSA BORTOLO Concepito per l’isolamento delle pareti verticali, il Sistema Cappotto permette di superare i parametri di efficienza energetica stabiliti dall’attuale normativa. Il Sistema mette a disposizione diverse tipologie di lastre: EPS, sughero, lana di roccia apprettata, e la lastra termoisolante Colorex. Quest’ultima abbassa il contributo dell’irraggiamento alla trasmissione del calore, con conseguente miglioramento della conducibilità termica rispetto al polistirene espanso, e semplifica i processi di posa, perché non necessita di schermatura con teli oscuranti. È disponibile anche nella versione zigrinata, che permette di incrementare l’area di incollaggio del 60% rispetto a una lastra tradizionale. Una vasta gamma di accessori, reti, profili e di tasselli diversi a seconda del supporto e del pannello isolante, completa l’offerta Fassa Bortolo per l’isolamento termico.
Designed to insulate vertical walls, Sistema Cappotto allows the energy efficiency parameters under current regulations to be exceeded. The System makes a wide variety of sheets available: EPS, cork, sized rock wool, and the heat-insulating sheet, Colorex, which reduces the contribution of irradiation to heat transmission, which results in enhanced heat conductivity compared to polystyrene foam, and simplified laying processes, because it does not require screening with darkening material. It is also available in a knurled version, which allows the gluing area to be increased by 60% compared to a conventional sheet. Fassa Bortolo’s heat insulation collection also includes a wide range of accessories, meshes, profiles and plugs varying according to the support and insulating panel. www.fassabortolo.com
Mape-Antique Intonaco NHL is a pre-blended mortar in powder form used to make render, made from natural hydraulic lime (NHL) and Eco-Pozzolan, natural sand, special additives and microfibres. It is recommended for application on old masonry work, including historical buildings, and on new buildings, before applying thin coats of paint or coloured coating products, or for repairing old lime-based render deteriorated by aggressive atmospheric agents and inclement environmental conditions, or simply due to ageing. Under EN 998-1 Standards, this product is classified as GP: ‘General purpose mortar for internal/external render’, category CS II. www.mapei.it
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OIKOS SRL
BOSCA
Gli impianti di laminazione Pircher si distinguono come sistemi all’avanguardia per prevenire le esondazioni. Realizzati con vasche in calcestruzzo, garantiscono un preaccumulo delle acque e la loro reimmissione nei recettori finali, come richiesto dagli Enti. Questi sistemi permettono di calibrare una portata standard di acqua allo scarico e di inviarne l’eccedenza, tramite un ripartitore di portata, nelle vasche Pircher dove viene stoccata e, al termine dell’evento atmosferico di punta, smaltita a portata costante nel recettore. Tutte le strutture che compongono gli impianti di laminazione Pircher sono a tenuta e fornite di sistemi automatici che le predispongono alla gestione dei fenomeni di piena.
Antico Ferro è un prodotto per la decorazione d’interni, capace di connotare le superfici di suggestioni straordinarie, dal ferro battuto, alle ruggini, alle ossidazioni. Intenso, forte, versatile, a basso impatto ambientale, Antico Ferro lascia libera interpretazione a progettisti e decoratori per creare ambienti unici, con risultati decorativi ogni volta diversi, finiture e texture preziose, senza mai venire meno alle caratteristiche di resistenza all’abrasione, lavabilità, traspirazione, atossicità.
Only Frame è una nuova linea di porte, concepita da Nicola De Ponti (AstoriDePontiAssociati) che gioca su un armonioso contrasto tra calore del materiale di finitura e rigorosità della forma. Disponibile in numerosi colori ed essenze, affronta il tema della porta da interni intesa come sistema componibile ed integrabile. L’innovazione tipologica punta sull’eliminazione del coprifilo come elemento indispensabile di completamento estetico e funzionale del prodotto.
Antico Ferro is an interior decoration product which results in amazingly charming surface effects, from wrought iron to rust and oxidation. Intense, strong, versatile and environmentally friendly, Antico Ferro allows designers and decorators to give free interpretations to create unique settings, with different decorative results from time to time, fine finishes and textures, while placing emphasis on such properties as abrasion resistance, washability, breathability and nontoxicity. oikos-paint.com
Only Frame is a new range of doors. Designed by Nicola De Ponti (AstoriDePontiAssociati), it relies on a harmonious contrast between the warm finishing material and the rigorous shape. Available in a number of colours and types of woods, it approaches the theme of the internal door understood as a sectional system. Type innovation is focused on removing the staff bead as a crucial part for aesthetically and functionally completing the product. www.boscaarredi.it
47 Pircher is the name for state-of-the-art rolling systems designed to prevent overflows. Made with concrete tanks, they allow water to be preliminarily stored and let into the end receivers, as requested by authorities. These systems make it possible to set a standard water flow to the outlet and carry excess water – through a flow distributor – into the Pircher tanks, where it is stored and, at the end of the peak
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LABORATORIO DI ARCHITETTURA
Txt: Paola Molteni Ph: Alessandro Cavallo
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MADE EXPO 2011. LABORATORIO DI ARCHITETTURA WORKSHOP OF ARCHITECTURE In un clima vivace e stimolante, tra architetti, professori, studenti e addetti ai lavori si è tenuto il Laboratorio di Architettura con il tema ‘Riqualificazione e sviluppo della città’, curato dalla rivista OFARCH
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Si è svolto tutto in pochi giorni, dal 5 all’8 ottobre 2011, a Milano, durante la fiera del Made Expo, ma i progetti analizzati, gli argomenti trattati, gli interventi che si sono susseguiti sono stati così numerosi che il Laboratorio sembra essere durato molto più a lungo. Obbiettivo dell’iniziativa era quello di approfondire il tema della riqualificazione: uno studio e un’analisi delle attività progettuali svolte da gruppi di lavoro eterogenei, rivolte al recupero di aree urbane degradate o abbandonate con l’intento di riformulare le funzioni di interi quartieri delle città. L’idea era quella di approfondire il tema, sviscerandolo da ogni angolazione e ascoltando il parere fresco di giovani studenti pronti ad affacciarsi al mondo del lavoro, seguendo le conferenze tenute dai professori universitari e da numerosi architetti e affrontando anche il lato più pratico grazie all’intervento delle aziende coinvolte. L’edizione 2011, la quarta del Laboratorio, ha ospitato l’Accademia di architettura di Mendrisio, Università della Svizzera italiana, con due significative proposte di riqualificazione urbana ideate rispettivamente per la città di Varese e per la metropoli londinese. Un allestimento di oltre 660 mq, curato dal direttore della rivista Franco Mirenzi e realizzato da Barberini Allestimenti, dove lo spazio era organizzato in maniera armonica e funzionale per le varie attività della mostra. Il cuore dello stand era occupato dall’area per dibattiti e conferenze munita di schermi per le proiezioni, davanti a quest’aria un enorme piano di lavoro tutto dedicato agli studenti dell’Accademia di architettuira di Mendrisio che lavoravano alla preparazione del plastico della loro sede universitaria. Maquette realizzate con una precisione, inutile dire ‘svizzera’, che stimolavano la curiosità dei passanti. Gli studenti ben organizzati, si suddividevano i compiti in un grande clima collaborativo, guidati da Andrea Ciotti, caposquadra che dirigeva i lavori. A sinistra di questa zona centrale erano esposti progetti con disegni, schemi e plastici prodotti durante i Diplomi 2011. Il tema trattato quest’anno era la città di Varese. Dalla parte opposta i Diplomi 2010, con l’analisi della città di Londra. Sul retro, uno spazio dedicato al relax con un minibar e a destra la recepiton dello stand. Unitamente ai progetti architettonici, trovava spazio sulle varie pareti divisorie, materiale espositivo inerente al tema trattato con aziende e imprese di costruzioni che davano il loro contributo all’approfondimento dell’argomento. Motto dell’Accademia di Mendrisio è ‘Architetti si diventa’. E gli studenti ne hanno dato prova proprio durante i giorni
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In alto e nella pagina a fianco: lo spazio dove gli studenti lavoravano durante i giorni del Made. Nella foto a sinistra, da sinistra a destra: Andrea Ciotti, Franco Mirenzi e Carlo Ludovico Russo. In basso: il divisorio su cui venivano proiettati i progetti del diploma 2010 riguardanti la città di Varese.
Top and opposite: the workshop where the students work during the exhibition Made. In the photos on the left, from left to right: Andrea Ciotti, Franco Mirenzi and Carlo Ludovico Russo. Bottom: the partition used for the presentation of the 2010 diploma projects, for the city of Varese.
The Workshop of Architecture was held in a lively, stimulating atmosphere fired by the dynamic energy of numerous architects, professors, students and trade operators who examined ‘Requalification and development of the city’ in an event organized by the magazine OFARCH
entire districts of the city. When a specific topic was examined, it was scrutinized from every angle with comments from the fresh young students getting ready to dive into the work place, the conferences given by university professors and numerous architects and through the more practical aspects of design presented by the companies involved. The 2011 edition was the fourth Workshop and was housed in the Academy of Architecture in Mendrisio, the University of Italian Switzerland, with two important proposals of urban requalification designed for the cities of Varese in northern Italy and for 49 the British capital, London. The event covered more than 660 sq.m. of floorspace. It was organized by magazine OFARCH’s director, Franco Mirenzi and made Barberini Allestimenti; the space was harmonious and functional to suit the various activities of the exhibition. At the heart of the stand, an area for debates and conferences, complete with
It all took place over just a few days, between October 5th and 8th, in Milan during the Made Expo event. However, with such a large number of projects analyzed, topics examined and initiatives scheduled, the exhibition seemed to have lasted much longer. The objective of the Workshop was to take a closer look at the issue of requalification; it involved the study and analysis of design activities performed by heterogeneous work groups, with the objective of redeveloping run-down or abandoned urban areas in order to reformulate the functional aspects of
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screens for projecting the creations and an enormous work top for the students attending the Academy of Mendrisio who are working on the model of their university. The models are prepared with clockwork precision (it is Switzerland after all), which stimulated the curiosity of passers-by. The students were wellorganized and shared the tasks in a tangibly energetic climate of teamwork, under the guidance of Andrea Ciotti, who spearheaded the activities.
The projects were displayed to the left of this central area, with the plans, projects and models produced during the 2011 Diploma course. The core theme this year was the city of Varese, in Northern Italy. On the opposite side, taking a step back to the previous year and the 2010 Diploma, the analysis focused on the the city of London. To the rear, there is an area for relaxation with a mini bar for refreshments and the reception to the right. Alongside the architectonic projects, partition walls support all of the exhibition material associated to the theme, with contributions from the companies and the building construction firms. The Academy of Mendrisio has a motto – “Architetti si diventa” (You can become an architect). And the students proved that point for the duration of the Workshop; illustrious lecturers from the Academy - Riccardo Blumer, Roberto Briccola, Enrico Sassi – and a large group of architects held conferences and debates on the theme of the exhibition and design, leaving ample space for the companies and the manufacturers of components for architecture who gave 50 more technical insight to the topic. Participants in the Laboratorio di Architettura during MADEexpo in Milan: FederlegnoArredo, MADEexpo, Accademia di architettura di Mendrisio, ALA Assoarchitetti, Design for All Italia (partner);. Fassa Bortolo, Anntrax. Altek Italia, Citterio, Oikos, Petra Antiqua, Barberini, In-Presa, Pastè, Chicco d’oro. (sponsor)
del Laboratorio, mentre illustri docenti dell’Accademia come Riccardo Blumer, Roberto Briccola, Enrico Sassi e numerosi architetti tenevano conferenze e dibattiti sul tema della mostra e sulla progettazione, lasciando spazio anche a imprese e produttori di componenti per l’architettura che hanno trattato argomenti di natura più tecnica. Hanno collaborato al Laboratorio di Architettura durante il MADEexpo di Milano: FederlegnoArredo, MADEexpo, Accademia di architettura di Mendrisio, ALA Assoarchitetti, Design for All Italia (partner); Fassa Bortolo, Antrax, Altek Italia, Citterio, Oikos, Petra Antiqua, Barberini, In-Presa, Pastè, Chicco d’oro (sponsor).
In alto, da sinistra a destra: i plastici appesi e di fianco la zona dei progetti di Londra, Diploma 2011. In basso: vista dall’alto dell’area di circa 660 mq occupata dal Laboratorio di Architettura. Nella pagina a fianco: i dettagliati plastici degli studenti esposti su cavalletti di legno.
Top, from left to right: the floating models and to the side, the area containing the projects for London, part of the 2011 Diploma. Bottom: aerial view of the area of approximately 660 sq.m. occupied by the Workshop of Architecture. On the opposite page: the detailed models produced by the students presented on wooden easels.
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Roberto Briccola
Claudio Balestri
Federico Tedeschi
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Franco Tagliabue Volontè
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Vittorio Veggetti
Fabio Rotella
Stefano Lucato
Francesco Lucchese
Hembert Penaranda
Luca Scacchetti
Bruno Gabbiani
Giulia Urciuoli, Umberto Zandrini, Andrea Pezzoli
Alessandro Mason
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In alto, a sinistra: il pubblico segue una delle varie conferenze che si sono susseguite durante i giorni della fiera. A destra: lo spazio bar dove hanno lavorato i ragazzi del Centro In-Presa di Carate Brianza, Cooperativa Sociale che prepara i giovani alla vita e al lavoro. Nella pagina a fianco, in basso: la parete Antrax.
Riccardo Blumer
Top, left: the public attends one of the conferences scheduled during the exhibition. Right: the bar space where the young people of the In-Presa Centre in Carate Brianza – a social cooperative which prepares young people for life and work – worked.. Opposite page, bottom: the wall Antrax.
Ivano Verra
Caterina Testa, Stefania Toso
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Enrico Frigerio
Roberto Lugaresi, Paolo Barbato
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Marco Jadicicco Spignese
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Da sinistra a destra: l’intera ‘squadra’ degli studenti dell’Accademia di architettura di Mendrisio capitanata da Andrea Ciotti, Francesca e Paolo Russo (Design Diffusion World). Sotto: zoom sul tavolo di lavoro tra taglierini, cartone e colla. Nella pagina a fianco, a sinistra: la parete di Petra Antiqua. A destra: la parete Oikos e Fassa Bortolo. Sotto: un plastico in legno e una studentessa durante un’intervista. From left to right: the whole team of students attending the Academy of Architecture in Mendrisio, guided by Andrea Ciotti, Francesca and Paolo Russo (Design Diffusion World). Below: a zoom shot of the work bench with cutters, cardboard and glue. Opposite page, left: the wall by Petra Antiqua. Right: the wall Oikos and Fassa Bortolo. Below: a wooden model and a student being interviewed.
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3#5/,% s SCHOOLS Nel cosiddetto mondo evoluto nascono nuovi mestieri e soprattutto nuove professioni, che emergono sotto la spinta di esigenze dettate dalla estremizzazione delle specializzazioni. Da qui la necessità di sedi didattiche opportunamente concepite e attrezzate per lo studio e la preparazione degli studenti: queste rappresentano, in alcuni casi, ottimi esempi di architettura innovativa che, oltre a rispondere alle logiche dettate dalle funzioni, esercitano sugli studenti sensazioni di benessere e migliorano l’attenzione indispensabile per l’apprendimento. In macroscopica contrapposizione a questo appare la situazione dei paesi poveri, soprattutto nel sud del mondo: numerosissimi paesi non dispongono di risorse economiche sufficienti per affrontare il problema dell’istruzione in modo sistematico, costruendo scuole diffuse capillarmente su territori molto vasti. Proprio all’interno di questi ambiti così privi di possibilità, quasi per contrappasso, sono visibili alcuni esempi estremamente interessanti per la qualità architettonica ottenuta con l’uso di materiali molto comuni e facilmente reperibili: eccellente dimostrazione di come la creatività progettuale di un edificio possa diventare l’inizio della formazione educativa degli studenti. Non va ignorato l’effetto emozionale che l’ambiente di studio o di lavoro suscita sugli individui che lo abitano in qualsiasi zona geografica e in qualsiasi società, pertanto si deve riconoscere la qualità progettuale di chi ne tiene conto. Franco Mirenzi
56 In alto: l’asilo ‘Ring around a tree’ a Tokyo dei Tezuka architects (foto: Alessio Guarino). Nella pagina a fianco, in alto: la scuola di Abu Hindi, in Cisgiordania degli ARCò – Architettura e Cooperazione. In basso: un rendering del Columbia College of Hollywood (CCH) progettato da Deegan Day Design llc.
Top: the ‘Ring around a tree’ nursery school in Tokyo, designed by Tezuka Architects (photo: Alessio Guarino). Opposite, top: the school in Abu Hindi, in the West Bank, designed by ARCò – Architettura e Cooperazione. Bottom: rendering of the Columbia College of Hollywood (CCH), designed by Deegan Day Design llc.
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In the so-called evolved world, new jobs and new professions are always appearing. They develop to satisfy new demands dictated by improved specializations. This , in turn, leads to the need for teaching structures that have been carefully designed and equipped for study and the education
of students . In some cases these are excellent examples of innovative architecture to satisfy the functional requirements and to give the students a tangible sensation of wellness that is essential for learning. Poorer developing countries are in macroscopic contrast with this, par-
ticularly in the southern hemisphere. Many poor counties lack sufďŹ cient economic resources to tackle the problem of education systematically, and their meagre offerings are schools dotted over vast areas. Nevertheless within this matrix that severely lacks valid opportunities there
are some extremely interesting examples of architecture created using common, easily sourced materials that provide a ďŹ rst-class demonstration of how the design creativity of a building can be the starting point of the students’ educational pathway. Attention has been given to the emotional component of the educational structure and how the working environment affects individuals in any geographical zone and in any society. Consequently planning quality structures must take all of these factors into account. Franco Mirenzi
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SCUOLE COME LUOGHI DI ATTIVITÀ. A COLLOQUIO CON PAOLO INGHILLERI SCHOOLS AS ACTIVITY-BASED. A CHAT WITH PAOLO INGHILLERI A cura di/edited by: Paolo Rinaldi
Abbiamo incontrato Paolo Inghilleri, Professore Ordinario di Psicologia Sociale M.D. e Direttore del Dipartimento di Geografia e Scienze Umane dell’Ambiente presso l’Università degli Studi di Milano. Ricevuti in uno studio al primo piano di un cortile laterale della Ca’ Granda, nel corso di una piacevole conversazione, abbiamo potuto registrare la sua opinione, legata in generale all’argomento delle strutture architettoniche per la scuola, ma soprattutto ai problemi ambientali di docenti e studenti.
Ritorniamo al primo punto degli insegnanti… L’argomento di cui si parla molto oggi è la frattura fra lo spazio di lavoro e quello domestico. Questa distinzione per molti di noi, come tipologia degli spazi, scompare. Nella scuola, invece, chi insegna esce di casa e fa lezione altrove. Potersi riappropriare da parte degli insegnanti dei luoghi di lavoro in un modo più personalizzato e quindi più domestico, è importante. Le aule vengono spesso riempite dalla creatività dei ragazzi, ma non dal corpo degli insegnanti. Che anche a loro sia permesso di portarsi oggetti, luci, colori cui sono abituati nella loro vita domestica…
Conosciamo la situazione dell’istruzione in Italia, insufficiente se non degradata in alcuni settori, anche dal punto di vista delle architetture, luoghi dove si insegna e si impara… Ma il problema non è solo italiano. E mi viene in mente una vecchia questione: perché l’insegnamento funzioni bene bisogna pensare alla motivazione degli insegnanti. Nelle immagini che voi pubblicate in questo numero di OFARCH, non compaiono mai gli insegnanti (vedo invece gli alunni). Non è cosa di poco conto. Gli insegnanti devono essere messi in grado di appassionarsi al loro lavoro ed essere motivati a farlo bene. Se si raggiunge questo fine, nel campo della pedagogia e della psicologia della trasmissione dei valori, aldilà del contenuto della tecnica dell’insegnamento, si è fatto gran parte dell’opera. La motivazione è il motore dell’esserci a insegnare in una scuola. Gli istituti scolastici possono certo riferirsi al benessere del bambino, ma dobbiamo partire dal presupposto di far star bene l’insegnante, il cui lavoro diventa parte centrale della sua esistenza. In questo senso, come sono organizzati i luoghi diventa importante. A mio parere questo aspetto viene trascurato.
Possiamo ora esaminare alcune proposte pubblicate in questo fascicolo di OFARCH? Questo in Cisgiordania (Imparare in mezzo al deserto, pag. 60) mi sembra un buon progetto con materiali locali legati al clima, un tema importante quando si costruisce, meno legato al valore simbolico che le strutture acquistano nei luoghi di conflitto. Essendo una scuola primaria è anche giusto. Piuttosto, che una scuola ci sia in questi luoghi diventa simbolicamente importante. L’esempio della scuola in Giappone (La natura in classe, pag. 74) conferma la certezza che il luogo del sapere debba essere un luogo pubblico. Il vetro, con la sua trasparenza, ben rappresenta l’idea che il sapere debba essere trasparente. Qui, con la scuola canadese (Professione acrobata, pag. 90), entriamo nel campo delle scuole più specialistiche. Uno dei temi di chi si occupa di scuola è quello della vicinanza agli altri momenti, quelli privati e domestici, i momenti più piacevoli della vita. Più ci si avvicina, più si è raggiunto un buon obiettivo. Se provo lo stesso piacere mentre imparo e quando invece mi occupo altrimenti nel tempo libero, allora si dice che l’insegnamento funziona. Funziona quando il ragazzo coglie la continuità fra i momenti piacevoli della sua vita e quelli della scuola. L’architettura delle scuole tecniche potrebbe darci insegnamenti in questo senso: nelle scuole americane ci sono sempre spazi dedicati al tempo libero e dell’aggregazione come le caffetterie: accanto alle aule stesse, permettono il senso di appartenenza e l’eliminazione di fratture nette tra scuola e vita. Il progetto in Cile (Un sapiente gioco di volumi, pag. 68) ci porta a riflettere sul tema della ricostruzione, come nel caso della città dell’Aquila. Ci sono due poli di interventi, calato dall’alto e partecipativo dal basso. Quali scelte fare usando il capitale sociale? Lo si potrebbe fare sempre, anche aldilà delle catastrofi, coinvolgendo le famiglie a partecipare alla gestazione delle opere degli architetti: partire da meccanismi partecipativi per capire veramente che tipo di edificio scolastico famiglie e insegnanti vorrebbero. Questo secondo progetto giapponese (Crescere a mezz’aria, pag. 78) ricalca un po’ l’idea della trasparenza. La vera difficoltà sono comunque le scuole per i ragazzi più grandi, sul gioco del bambino e certe scuole primarie sappiamo molto. Nelle scuole superiori ci sono maggiori esigenze, problemi affettivi, sviluppo della personalità…
Vuole farmi un esempio di un episodio positivo? Mi ricordo di un episodio riferito a un asilo di Reggio Emilia, un fiore all’occhiello del sistema educativo, studiato e riprodotto in tutto il mondo. I grandi insegnamenti sono piccole cose che hanno fatto grandi risultati. Mi aveva colpito l’uso fatto dai bambini che scoprono quelle lavagne luminose ormai rare, le lavagne per i lucidi, e cominciano a usarle mettendoci sopra il loro corpo. L’educatore ha lasciato libera la sperimentazione da parte del bambino in un gioco libero che è un tema centrale dell’educazione. Va bene l’ambiente ma bastano cose piccole come in questo caso giocare con qualcosa alle ombre cinesi, per cui tutto il resto, l’ambiente, scompare. Gli spazi devono poter scomparire per mettere in luce ciò che sta avvenendo dentro. Questo vale naturalmente per le scuole primarie. Dopo cambia e in parte deve cambiare. E per quanto riguarda gli alunni? È questo il secondo punto che volevo trattare: l’episodio si riferisce a una mia esperienza di alcuni anni fa, presso una popolazione di nativi Navajos, nel Sud Ovest degli Stati Uniti, nel corso di una ricerca sugli esiti extrascolastici. Gli studenti di quelle scuole secondarie avevano voti pessimi. Al di là del fatto che i loro programmi sono gli stessi che vengono fatti nella città di New York, comunque li vedevo nella sera a casa nei loro insediamenti a eseguire compiti straordinari dal punto di vista cognitivo e responsabile. Sapevano leggere le stelle nel cielo, per esempio. Dobbiamo dedurne che ci sono grandi competenze cognitive nei ragazzi che la scuola non riesce a organizzare nel suo interno e non permette di esprimere. La capacità di sperimentare con attività extrascolastiche dentro la scuola stessa, oggi in parte prevista dall’insegnamento sco58 lastico, deve essere attuata per dare una valutazione complessiva della maturità stessa dello studente. La scuola deve permettere attività non strettamente d’aula per far fare ai ragazzi cose più vicine alle loro competenze e alle loro motivazioni. Scuole non come aule ma come luoghi di attività. Non solo la palestra e il cortile ma luoghi dove sviluppare attività collettive di conoscenza.
Le chiedo ancora un parere sulle architetture… L’architettura non deve interferire nei processi di insegnamento. Ma parlando di cose più specifiche ecco il problema di come deve essere l’aula: meglio nascondere o lasciare coperti, per esempio, gli attaccapanni dove uno può appendere il casco del motorino, diventando quindi oggetto di distrazione? Per cui si fanno paratie o spogliatoi. Attenzione agli effetti luminosi e ai colori per i quali non esiste una grande tradizione come per gli spazi ospedalieri. Gli studi di psicologia ambientale considerano gli elementi attesi nelle scuole, compatibili e non. La lavagna fa parte dello schema ambientale, ma oggi si tratta di aprirlo maggiormente a una serie di suggestioni che provengono dall’esterno, dalla casa e dalla vita di relazioni.
We met Paolo Inghilleri, Professor of Social Psychology M.D. and Director of the Department of Geography and Human Sciences of the Environment at the University of Milan. He received us in a studio on the first floor of a side court yard of Milan’s Ca’ Granda. During an extremely enjoyable conversation, we recorded his general opinions on the architectonic structures for schools, with special focus on the problems for teaching staff and students linked to the surroundings
It is no secret to anyone that the educational system in Italy is in a pitiful state; there are severe insufficiencies and many facilities for teaching and learning are badly run-down, from the point of view of the architecture …. The problem is not specific to Italy. The age-old dilemma is basically that for teaching to be efficacious, the motivation of the teachers must be considered and stimulated. In the pictures that you are publishing in this issue of OFARCH, there are no teachers (just the pupils or students). This is an important factor. Teachers and lecturers must be able to express their passion for their work into concrete actions and be motivated to perform well. If we reach this objective in the field of pedagogy and psychology of transmission of values, over and above the teaching techniques, most of the work will have been done. Motivation is the driver to teaching in the schools. The educational institutes must concentrate
on the wellness of the children; however, we need to ensure that the teacher is comfortable, with his/her work being the central part of his/her existence. And this is one of the reasons why the educational structures are organized assumes considerable importance. In my opinion, this aspect is frequently ignored by the architects. Could you give me a positive example of this? Certainly. I remember an episode that involved a childcare center in Reggio Emilia, Italy. It was the pride of the education system, studied and reproduced across the world. The important
lessons emerged from the little things that led to great results. I was surprised to observe how the children used the obsolete overhead projector slides; they used them as dress-up garments. The teacher allowed the children to experiment and play freely with the slides; and as we all know - play is a core theme of education. The surroundings are important but it is the small things, as in the case when they were allowed to play at Chinese shadows, where everything else fades into obscurity. The surroundings must be able to disappear to exalt what is happening inside. Of course, this only applies to the primary schools. In the later stages of schooling, things change and they must change. What about the pupils? This is the second topic I wanted to talk about: I will tell you about one of my personal experiences from a few years ago. I was visiting a tribe of Navajo Indians in the South West of the United
States of America. I was researching extra-scholastic results. The students in the secondary schools had very bad exam results, despite the fact that their study programs were the same as those taught to students in New York. I observed them at home in the evenings on their reserves doing their homework; they had extraordinary cognitive activities and responsibilities. They could read the stars in the sky, for example. These children had incredible cognitive competence that the school system cannot includee in their programs and consequently, the students are unable to express this incredible knowledge and aptitude. Experimenting with extra-scholastic activities inside the school structure itself, is now a part of the educational teaching, and must be employed to evaluate the overall maturity of the student. The school must include subjects that are not part of the traditional curriculums to permit the pupils to become involved in activities that reflect their competences and their motivations. The schools must be activity-based venues and not simply be traditional classrooms. Not just the gym and the playground but places where they can develop collective know-how activities. Let’s go back for a moment to the teachers… The topic of conversation that is very much in vogue at present is the diversity between the design of the workplace and the domestic environment. For many of us, this distinction disappears in the adult world. In the school, however, a teacher leaves his/her home and does the job somewhere else. It is important therefore that the teachers re-appropriate the work place and add more personal domestic touches to the classroom. The classrooms are often decorated with the children’s artwork but there is little evidence of the teachers’ creativity. They should also be allowed to decorate their workplace with lighting, splashes of color, ornaments that they enjoy in the domestic environment…. Would you mind if we examine some of the projects proposed in this edition of Of Arch? The project in Transjordan (Lessons in the heart of the desert, pag. 60) seems to be a good project; it uses local materials rooted in the surroundings; this is important factor in building construction and less bonded with the symbolic value that buildings acquire in places of conflict such as the Gaza Strip. This is a valid point because we are dealing with a primary school. More importantly, the fact that there is a school in this location is of enormous symbolic significance. The example of the school in Japan (Nature in the classroom, pag 74) confirms the certainty that a place of learning has to be a public amenity. The transparency of glass expresses the idea that learning should be transparent.
With the school in Canada (Profession Acrobat, pag. 90), we enter the field of the more specialized schools. One of the themes of this school is the balance between private and public living, the most enjoyable moments of life. The closer these two entities are, the better the results of the design. If I enjoy teaching as much as I enjoy my free time, then I can quite safely say that the teaching profession is the right one. It functions ideally when the children perceive continuity between the pleasurable moments in everyday living and his time at the school. The architecture of the technical colleges could teach us something: in schools in America, there are facilities for free time and for social aggregation, such as the coffee bars. Alongside the classrooms, these create a sense of belonging and they eliminate the barriers between the school life and the private life. The project in Chile (A skilful effect of volume, pag 68) allows us to reflect on the issue of reconstruction, applicable for example in the city in Aquila after the earthquake. There are two poles of intervention, from the top downwards and from bottom upwards. What choices should be used for the social resources? These can always be a part of the projects, catastrophes apart; the families could be involved in the architect’s work: starting from the mechanisms used to understand the school building the families and teachers would like to see. Then the second Japanese project (Growing in midair pag. 78) repeats the idea of transparency. The real problem emerges with the schools for older pupils. We know so much about children’s play and the organization of certain primary schools. In the Superior schools, there are greater demands, emotional problems, issues with personality development… I would like to ask your opinion on architecture again… The architecture must not interfere with the teaching processes. However we need to speak specifically about how the classroom should be arranged:, for example, the hooks where the teenagers can hang their motorbike helmets? Would it be better to hide them or leave them visible? Would this become a distraction? Screens or cloakrooms can be created. Attention must be paid to the luminous effects and the colors which are often ignored in schools yet have a long-standing interesting tradition in hospitals. Studies of environmental psychology consider the elements expected in the schools, compatible and not. The blackboard is part of the learning decor but now it must open its arms to a series of influences from the outside world, from the home and from friendships.
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IMPARARE IN MEZZO AL DESERTO LESSONS IN THE HEART OF THE DESERT Txt: Michele Alberti Ph: courtesy Arcò – Architettura e Cooperazione
Project: Arcò – Architettura e Cooperazione La scuola di Abu Hindi, in Cisgiordania. Interessante esempio di architettura ‘dal basso’ in cui le istanze del progetto si legano indissolubilmente con le istanze e le specificità dei luoghi e di chi li abita Nel villaggio beduino di Jahalin, in una zona desertica della Cisgiordania (Territori Occupati Palestinesi) a Sud-Est di Gerusalemme, si trova una piccola scuola elementare recentemente ricostruita da un gruppo di giovani architetti e ingegneri italiani, per conto dell’associazione milanese Vento di Terra, che da anni gestisce progetti di cooperazione internazionale in Palestina. Le vicende politiche, umane e sociali che circondano questo piccolo edificio sono talmente impegnative, cariche di conflittualità e di durezza quotidiana, da rendere un po’ strano e straniante parlare di questa scuola in termini progettuali o di linguaggio architettonico. Allo stesso tempo però ci piace cogliere l’occasione di questo bell’esempio di architettura, non solo per raccontarne le ingegnose soluzioni costruttive e tecniche, ma anche per fare qualche considerazione sulle tematiche progettuali di un tipo di architettura spesso difficile da collocare nel panorama contemporaneo. Architettura dell’autocostruzione, architettura ‘dal basso’, architettura della cooperazione allo sviluppo, sono temi diversi di uno stesso ambito di ricerca; un ambito in cui le istanze del progetto e della sua realizzazione si riannodano più o meno indissolubilmente con le istanze e le specificità dei luoghi e delle comunità umane che abiteranno e useranno un edificio. Il diffondersi negli ultimi decenni di esempi ed esperienze significativi in questi ambiti, nonché un rinnovato interesse da parte dell’attuale dibattito architettonico, ha prodotto da un lato un’attenzione a forme ed esiti architettonici meno convenzionali; allo stesso tempo queste attenzioni si sono accompagnate alla nascita di alcune deformazioni ottiche nei modi in cui vengono considerate e valutate queste esperienze, spesso trasformate da tematiche progettuali innovative a forme architettoniche che vivono di propri e autonomi principi creativi. L’adeguamento del processo progettuale e dei suoi modelli culturali di riferimento alle necessità tecniche e funzionali dell’autocostruzione, dello sviluppo di comunità, del progetto partecipato, come anche della sostenibilità energetica, hanno prodotto delle sorta di ‘estetiche’ di nicchia, che rispondono a logiche spesso assai accademiche e autoriferite: l’estetica dell’emergenza, l’estetica dell’autocostruzione, l’estetica della sostenibilità - quest’ultima ancora più surreale e fuorviante delle precedenti, dal momento che lega aspetti qualitativi del progetto ad aspetti energetici, che poco o nulla hanno a che fare con il linguaggio architettonico, bensì con principi quantitativi della fisica edile e della termodinamica. Queste categorizzazioni, spesso ideologiche o soggette a più banali fini di marketing dell’architettura, pretendono di ribaltare il rapporto tra progetto, linguaggio di architettura e vincoli tecnici e costruttivi, affidando ai primi la capacità di declinare gli ultimi, dimenticandosi come l’architettura nasca e viva nel rapporto dialettico che istaura con i limiti della tecnica e della cultura del mondo in cui opera. In quest’ottica e in questo panorama ci sembra che il progetto di recupero della scuola elementare di Jahalin, pensato e coordinato dal gruppo Arcò - Architettura e cooperazione, mostri come il progetto di architettura possa svilupparsi, trovare il suo spazio e costruire delle risposte di pregio, a partire da vincoli tecnici, limiti normativi e ristrettezze economiche di fortissima influenza. Proprio lavorando in contrapposizione a questi vincoli o negli interstizi tra di essi, il progetto architettonico riesce a tenere traccia e controllo della visione d’insieme, dando forma all’estrema schiettezza tecnica e alla disarmante semplicità realizzativa, caratteristiche chiave dell’intera operazione. L’intervento e le sue modalità costruttive nascono dallo scontro tra la volontà di costruire una nuova scuola elementare - con prestazioni architettoniche e ambientali adeguate allo svolgimento delle lezioni e all’accoglienza di bambini e 60 insegnanti – e le regole dei Territori Occupati Palestinesi che impongono, in quell’area, il divieto di nuove costruzioni, permettendo esclusivamente la manutenzione di strutture esistenti. Aggiungendo a questo primo vincolo determinante la necessità di comprimere i lavori durante i due mesi di pausa scolastica estiva, l’estremo contenimento dei costi e le scarse capacità tecniche della manodopera locale, costituita dagli stessi abitanti del villaggio, si comprendono le motivazioni delle scelte architettoniche, e ancor prima tecnologiche, alla base della nuova scuola, realizzata recuperando l’involucro strutturale che definiva gli spazi della scuola esistente. Il perimetro esistente in lamiera grecata di circa 320mq, viene utilizzato come elemento portante di un nuovo involucro murario, capace di prestazioni termiche adeguate alle temperature estive della regione. Uno strato di ventilazione in telai di bambù viene fissato all’esterno dei pannelli di lamiera, che allo stesso tempo diventano casseri a perdere
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The school in Abu Hindi, Transjordan (West Bank), is an interesting example of primary architecture where the projects are inextricably associated with the characteristics and specific features of the locations and the people who live there
Vista della scuola di Abu Hindi dopo le opere di riqualificazione e vista del basso profilo dell’edificio.
In the Bedouin village of Jahalin, in a desert region of Transjordan (Palestinian Occupied Territories) to the South-East of Jerusalem, a small primary school was recently restructured by a group of young Italian architects and engineers. The enterprise was commissioned by the Milanese association, Vento di Terra (Wind of the earth) which has been managing projects of international cooperation in Palestine for many years. The political, human and social events that have surrounded this tiny building
are complicated, heavy with conflict and scarred by the cruel reality of everyday life. So much so, it is odd to be speaking of this school in terms of the design 61 or the architectonic language. At the same time, however, we are delighted to have the opportunity to examine this wonderful piece of architecture, not only to describe the ingenious construction and technical solutions but also to reflect on the design issues involved in a type of architecture that is difficult to classify on the contemporary panorama. Self-built
The school in Abu Hindi after the requalification procedures and an image showing the low-rise outline of the building.
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architecture, architecture from the basics, architecture from development cooperation, are the different topics examined in the same research environment. Here the constraints of the project and its construction are inextricably entwined with the characteristics and the specific features of the location and the human communities that frequent and use the building. In recent decades, numerous important examples in this area of building design have appeared; this combined with a revitalized interest in the sector has resulted in attention paid to less conventional shapes and products; at the same time, this attention is joined by radical changes of direction with which these experiences are considered and evaluated. Frequently, there is a transition from innovative designs to architectonic shapes that survive thanks to their intrinsic and autonomous creative principles. The adaptation of the design process and its cultural reference models to the technical and functional necessities of self-building, community development, team planning and energetic sustainability produced a sort of ‘niche’ esthetic orientation that satisfy the frequently academic and self-referencing logic: the esthetics of the emergency shelter, the esthetics of self-construction, the esthetics of sustainability. The esthetics of sustainability is even more surreal and unconventional than the former, as it binds the qualitative aspects of the project to the energy issues. This has little or nothing to do with any architectonic language, but is associated with the quantitative principles of construction engineering and heat dynamics. These classifications are often ideological or subjected to the most banal objectives of construction marketing. These aim to overturn the relationship between the plans, the language of architecture and the technical and construction constraints; the former actually defines the latter and describes the reasons why architecture develops and thrives in the dialectic relationship formed by the limitations of construction techniques and culture extracted from the world around it. With this in mind, it is apparent that the project to refurbish the primary school in Jahalin – designed and coordinated by the Arcò – Architecture and Cooperation group – illustrates how an architecture project can develop, find its own level and supply valid answers. It examines the technical constraints, the regulatory limitations and the all-important budgetary barriers. In contraposition to these limitations or the interstitial spaces between them, the architectonic project can outline and control the overall masterplan, giving rise to the technical plans 62 and the disarmingly simple constructions, the key feature of the entire operation. The project and its construction techniques emerge from the desire to build a new primary school – with an architectonic and environmental performance suitable for the lessons, to welcome the children and the teachers. Then there are the regulations governing the Palestinian Occupied Territories (West Bank) which prohibit new constructions in that
per un tamponamento interno in terra-paglia compattata, a sua volta finito verso l’interno con altri pannelli di bambù intonacati. La massa e l’inerzia termica della terra-paglia assicurano un buon isolamento termico nelle stagioni calde, mentre lo strato di ventilazione attenua gli effetti dell’insolazione diretta sulle facciate. Nuove partizioni interne in mattoni di argilla cruda dividono le aule, permettendo un buon isolamento acustico tra gli spazi didattici, mentre una nuova struttura in tubolari di acciaio di sezione standard sorregge una nuova copertura. Quest’ultima, in panelli di lamiera coibentata, viene posata ben distanziata dal bordo superiore delle pareti perimetrali in modo da inserire una fascia (variabile tra 30 e 60 cm) completamente tamponata da pannelli apribili in plexiglas, che permettono un’ampia ventilazione sottocopertura e un buon controllo climatico degli ambienti interni. L’intero recupero architettonico si sviluppa attorno a questi pochissimi elementi tecnici, che malgrado la semplicità e la relativamente bassa qualità dei dettagli, hanno la capacità e la forza di caratterizzare aspetto e qualità delle nuove aule. La scansione dei rivestimenti in bambù disegna con chiarezza le facciate, ritmando con misura le diverse aperture, costituite da piccole finestre, porte delle aule, e sopraluce vetrati. L’ampio sporto della copertura e la fascia perimetrale trasparente immediatamente sottostante donano volume, peso tettonico e chiarezza compositiva a una struttura altrimenti assai povera e scatolare, mentre le modalità costruttive delle pareti interne diventano l’occasione di decorazioni semplici, ma espressive, giocate rasando o lasciando a nudo i cannuciati portaintonaco in bambù. Tutti dettagli e attenzioni leggere, fatte di pochi gesti, ma che dimostrano il forte impegno nel marcare la presenza di un controllo architettonico e progettuale d’insieme; il desiderio di non voler abbandonare l’edificio alle semplicificazioni estreme dettate dalle tecniche costruttive e dai pesanti vincoli specifici imposti dall’esterno, come purtroppo spesso accade in contesti di grande difficoltà operativa come quelli della cooperazione internazionale.
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In alto: schemi tridimensionali delle varie fasi di realizzazione dell’intervento; in basso, un’immagine del villaggio di Abu Hindi dove si trova la nuova scuola. Nella pagina precedente: tavole del manuale di progetto che racconta le modalità esecutive e costruttive degli interventi previsti, dalla realizzazione del nuovo involucro in terrapaglia, ai telai di facciata in bambù. Top: three-dimensional images of the various stages of the project; bottom, a shot of Abu Hindi, the village where the school is located. On the previous page: sketches from the project handbook illustrating the executive and construction phases programmed for the project, from the creation of a new shell in earth and straw to the facades in bamboo.
area; only maintenance of the existing structures is permitted and all work must be completed during the two months of the children’s summer holidays. Added worries were the severe cost-containment measures and the poor technical skills of the local workers, sourced in the village itself. This explains the architectonic and technological choices applied
in the new school. The structural shell that defined the existing school was completely restructured. The existing perimeter consisted of approximately 320 sq.m. of corrugated metal sheeting and this was used as a weight-bearing structure for the new walls, with thermal exchange properties suitable to balance the temperature of the blistering summer
temperatures in the region. A ventilation layer of bamboo frames has been fixed to the outside of the metal panels. In turn, these contain compressed clay and straw and are finished on the inside with additional painted bamboo panels. The mass and the thermal inertia of the strawclay/bamboo mixture guarantee excellent heat insulation, while the ventilation layer
attenuates the effects of direct sunlight on the façade. New partition walls in rough clay bricks separate the classrooms and provide excellent soundproofing. A new structure in steel piping supports the new roof in insulated metal sheeting. These are positioned at a specific distance from the upper edge of the perimeter walls to allow the insertion of a variable
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strip (between 30 and 60 cm) of Plexiglas windows that can be opened to allow the circulation of air and optimal climate control inside the building. The entire architectonic recovery project revolves around this handful of technical elements. Despite the apparent simplicity and relative low-quality finish details, the elements are incisive enough to cha-
racterize the appearance and the quality of the new classrooms. The bamboo panels decorate decorates the facades with openings created for small windows, classroom doors and the windows above the doors. The large overhang of the roof and the strip of windows immediately below it increase the volume, inject architectonic importance and create
Planimetria generale del villaggio di Abu Hindi con evidenziate le strutture scolastiche oggetto dell’intervento/General layout of the village of Abu Hindi illustrating the school buildings involved in the project.
design clarity in an otherwise non-descript, box-like structure. The construction of the interior walls provides a platform for simple yet expressive decorations, created by smoothing or leaving in the raw state the bamboo canes. All of the smaller details and additions can be described as a handful of gestures which demonstrate the architects’ dedication
to highlighting the architectonic and design control. They wished to avoid excessive design simplification dictated by the limited construction techniques and the severe budgetary and regulatory constraints, often observed in contexts of great operative difficulties as is frequently the case with projects of international cooperation.
Pianta d’insieme del compound che raccoglie le strutture scolastiche. Project plans showing the arrangement of the scholastic compound.
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Profilo territoriale della vallata desertica di Abu Hindi con evidenziata la posizione delle strutture scolastiche The territorial contours of the desert valley in Abu Hindi indicating the position of the school buildings
Pianta e sezione dell’edificio a stecca/Layout plans and cross section of the building
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Sotto: vista del fronte della scuola su cui si aprono le porte che danno accesso alle singole aule. Nella pagina precedente: in alto a sinistra, una tavola del manuale di progetto con evidenziato lo schema costruttivo del nuovo involucro coibente da costruire a ridosso della parete esistente in lamiera grecata; a destra, vista dell’involucro esterno in bambù, una volta completato. Below: the facade of the school with doors that provide access to the individual classrooms. On the previous page: top left, a sketch from the project manual illustrating how the new shell will be constructed; it will be added to the existing corrugated metal wall; right, view of how the external shell in bamboo will appear once completed.
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Disegni di progetto dei nuovi fronti di facciata/Project designs of the new facades
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Nella pagina precedente: vista del fronte principale della nuova scuola. Le porte di ogni aula aprono direttamente all’esterno, dove l’ombra e la frescura estiva vengono portate sia dal profondo sporto di gronda, sia dal nuovo filare alberato, piantato a ridosso della facciata. On the opposite page: a view of the main façade of the new school. The door of each classroom provides direct access to the outside, where the shade and the fresh air in summer are transported to the inside by the large overhang and by the new line of trees planted close to the façade.
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Immagini di vita quotidiana di studenti e insegnanti, una volta riaperta la struttura scolastica. Images showing the routine activities of the pupils and teachers, once the school re-opened.
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Txt: Maurizio Giordano Ph: Sergio Pirrone
LEARNING Project: LAND arquitectos Collaborators: Javier Lorenzo, Gonzalo Areche
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UN SAPIENTE GIOCO DI VOLUMI A SKILLFUL COMBINATION OF VOLUMES La scuola di Santa Matilda a Tiltil: mecenatismo e ricerca architettonica per i terremotati del Cile
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Il terremoto del febbraio dello scorso anno ha lasciato profonde ferite nel tessuto sociale ed edilizio del Cile. Cesure ancora più profonde e difficili da colmare nelle componenti pubbliche dell’abitato che rischiano di produrre un forte rallentamento nel progresso culturale di un’intera generazione. Si inserisce in questo panorama complesso l’azione del committente, l’azienda Holcim del Gruppo Polpaico. La multinazionale del cemento incarica i Land Arquitectos di studiare un modulo architettonico per l’esercizio della didattica che possa configurarsi come un nuovo standard da proporre in tutto il paese, a prescindere dalle condizioni del sito. Tipica commessa ‘scomoda’ in grado di intrigare intellettuali curiosi più che ambiziosi businessmen. Gli obbiettivi sono molteplici e di non facile raggiungimento, vista anche la conformazione del Cile, che corre lungo e stretto lungo i paralleli dell’emisfero australe giungendo a triplicare la distanza dall’equatore dal suo apice settentrionale giù fino all’appendice più meridionale della Terra del Fuoco. Come accennavamo, il modulo dovrà essere facilmente replicabile a prescindere dalla conformazione del sito e dal variare delle condizioni climatiche. Il suo costo sarà così contenuto da diventare uno dei suoi principali elementi di promozione. Dovrà adoperare tecnologie costruttive a basso impatto ambientale, in grado di dar vita a un manufatto molto durevole che, una volta demolito (o meglio smontato), produrrà un notevole numero di elementi riutilizzabili con minimi adattamenti. Infine l’immagine del manufatto edilizio dovrà connotare fortemente il tessuto edilizio urbano spesso caratterizzato da logiche insediative difficilmente comprensibili. La scuola, in altre parole, dovrà configurarsi come un vero e proprio landmark della maglia urbana. Facile da raggiungere e difficile da dimenticare. Il carattere del committente che dona il primo insediamento sperimentale ai terremotati di Tiltil, da un lato, e la grande variabilità climatica del Cile sembrano orientare il progetto nella direzione dell’ingegneria dei materiali allontanandolo dell’arte del linguaggio e dell’architettura. Il progetto assume infatti, si dalle prime fasi, i dictat di tipo tecnico facendo scelte che lo situano a metà strada tra l’architettura industriale e il design di prodotto. La lamiera ondulata microforata ricopre il lato esterno dei pannelli isolanti di grande spessore che costituiscono i muri perimetrali. Il cappotto ventilato, composto da questi due elementi, raffresca gli ambienti interni nella stagione calda delle regioni del Cile settentrionale e contribuisce a migliorare l’isolamento del corpo edilizio nelle stagioni invernali delle regioni del sud. Le finestre in PVC sui lati opposti di ciascun corpo di fabbrica, protette da scuri in lamiera che aperti aggettano dall’involucro colorato, producono correnti d’aria che raffrescano il volume in modo naturale. Le loro dimensioni possono essere limitate grazie all’utilizzo di lucernari in copertura che favoriscono i moti convettivi d’aria calda dal basso verso l’alto del volume, contribuendo all’illuminazione naturale degli spazi interni. La luce si diffonde nel nitore dei volumi sghembi che danno vita a ogni modulo funzionale. La classe si trova immersa in un volume luminosissimo nel quale le geometrie sono attutite dalla luce diffusa che stempera ogni ombra. La quasi totale assenza di elementi che tracciano i confini dello spazio interno, nel quale il bianco diventa il colore di tutto, compresi i pavimenti, fa da contraltare ai contorni grigio scuro che contraddicono le mille righe della lamiera grecata segnando generosamente la geometria delle bucatura del solido per trasformarlo in una specie di fumettone che sorride al bimbo che sta per entrare in aula. Questi nastri scuri che cingono porte e finestre di ogni blocco falsano la lettura prospettica gettando in secondo piano le linee che circoscrivono i volumi e ne permettono la lettura. Domina quindi una sintassi volumetrica legata alle attitudini percettive personali. La tracce che riconducono all’esperienza pregressa sono minime, difficili tra ritrovare... meglio, forse, comporre il proprio personale quadro formale che si alimenta di volta in volta con elementi diversi del contesto. Nel clima freddo invernale i colori freddi di alcuni blocchi brillano ancor più e quelli caldi, dei blocchi a fianco, esaltano il timbro diventando segnaletici... nel caldo delle stagioni estive, in assenza delle neve, le ombre si appesantiscono e rendono più reali i corpi di fabbrica, come fossero più prossimi agli occhi dell’osservatore. Giocosi container al servizio dei più piccoli In apertura: dettaglio della facciata di uno dei blocchi della scuola. Qui sopra: schema esemplificativo del sistema di controllo climatico degli spazi interni. Nella pagina a fianco, in alto: vista dall’alto di uno dei blocchi che compongono la scuola di Santa Matilda. In basso: prospetti e sezioni dei blocchi didatti del complesso.
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Opening shot: close-up of the facade of one wing of the school. Above: simplified plans showing the climate control system of the interiors. On the opposite page, top: view from above of one of the wings of the School of St. Matilda. Bottom: images and sections of the compound’s teaching wings.
The School of St. Matilda in Tiltil: patronage and architectonic research for the population of Chile following the earthquake
fra noi, i blocchi della scuola di Santa Matilda, minuti e colorati, ci parlano di una necessità civile, quella legata all’età dell’apprendimento, e allo stesso tempo mostrano quanto la cultura, il processo della conoscenza, sia legato al gioco. Completamente estranei alla logica dell’eleganza fine a se stessa, i moduli della scuola di Tiltil vogliono attirare l’interesse del bimbo come farebbe un enorme giocattolone di plastica. Smesso l’abito di ‘esperimento tecnico’. Il sorriso diventa, quindi, lo strumento di appropriazione emotiva di uno spazio, una forma e un colore che un attimo prima poteva apparirci estraneo.
The earthquake that hit Chile in February of last year left deep wounds in the social and structural fabric of the country. These fractures are even deeper and more difficult to overcome compared to the more public components of the home and they run the risk of producing a severe slowing down in the cultural progress of an entire generation. The complex action by the company 71 Holcim of the Polpaico Group is part of a regeneration program. The Multinational cement-producing company has commissioned Land Arquitectos to develop an architectonic model which could be used as a new standard for the country as a whole, irrespective of the conditions of the surroundings. It can be described as an uncomfortable choice that will intrigue the more curious
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intellectuals rather than attract the interest of the ambitious businessmen. It may be difficult to satisfy the numerous objectives, given the geographical conformation of Chile, a long narrow country that runs along the parallels of the southern hemisphere, extending an enormous distance from the equator at its northernmost tip to the southernmost Terra del Fuego, in Patagonia. As mentioned before, the architectural model was designed to be easily repeated irrespective of the conformation of the land and the variations in the climate. The cost had to be contained and used as one of the most important promotional levers. The building construction technology employed had to have a low environmental impact, and result in something long-lasting. In the event it would be demolished (or dismantled), a large number of the components could be reused with minimal adjustments. Finally, the external image of the building was required to add a special touch to the general urban arrangement, currently often characterized by construction logic that are difficult to understand.
In other words, this school was to be designed as a landmark in its surroundings, easy to reach and almost impossible to forget. The drivers were the personality of the client, donor of the first experimental village for those in Tiltil left homeless by the earthquake, on the one hand, and the enormous variations in the weather across Chile; these factors appear to orient the project towards the engineering of materials while moving away from the arts of language and architecture. From the outset, the project appeared to follow a technical diktat making choices that position it between industrial architecture and product design. The micropunched corrugated metal sheeting covers the outside of the thick insulating panels used in 72 the external walls. The ventilated mantle, consisting of these two elements, cools the interiors in the hot summer months of Northern Chile and makes an important contribution to improving the insulation of the building in the cold of the winter in the south of the country. The PVC window frames have been installed on the opposite sides of each building; they are protected by metal
Sotto: due viste del complesso di Santa Matilda. A piè pagina: piante e, sotto, prospetti di questi blocchi didattici. Nella pagina a fianco, in alto: vista del campo giochi. In basso: vista degli interni della scuola.
Bottom: two views of the School of St. Matilda. At the bottom of the page: layout plans and below, views of the teaching wings. On the opposite page, top: view of the playing fields. Bottom: view inside the school.
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ces are minimal, difficult to find... it might be better to envisage a personal formal picture that is gradually nourished with different elements from the surrounding context. In the cold of the winter, the cool shades of some of the blocks shine brighter than the warmer colors in the adjacent blocks; they exalt the marks which are transformed into indicators... in the warmth of the summer months, when there is no snow, the shadows are heavier and the wings of the building appear to be more believable, as though they were much closer to the eyes of the observer. Joyful containers at the service of the younger members of the community, the buildings of the school of St. Matilda are small and colorful; people speak of a civil necessity, linked to the early years of development and demonstrate just how closely education and the learning processes are connected to play. Light years from the logic of pure elegance, the units included in the school built in Tiltil wish to attract the children like an enormous plastic toy. The guise of the technical experiment has been discarded. The smile is the instrument which leads to the emotional appropriation of a space, a shape and a color that just a second previously would have been considered foreign.
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blinds that protrude from the colored shell when open and create air currents that provide natural ventilation. Their size can be reduced because of the skylights that encourage the convention currents of warm air to the upper parts of the building and maximize natural illumination inside the building. The light is diffused throughout these oblique volumes that form the functional units. The pupils will find themselves in a bright airy volume in which the shapes are defined by the light that expels every shadow. There is an almost total absence of elements that define the boundaries of the interiors, where white is the constant in every feature including the floorings, contrasting with the dark gray boundaries that contradict the grooves of the geometric metal sheeting, generously marking the shapes of the interruptions of the solid components to transform them into a sort of gigantic comic strip smiling at the children going to class. These darker strips that surround the doors and windows of each block give a false impression of the ensemble; the lines that define the buildings are relegated to secondary importance. What dominates is volumetric syntax associated with personal perception. Traces that refer to previous experien-
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Txt: Francesca Tagliabue Ph: Masao Nishikawa + Alessio Guarino
LA NATURA IN CLASSE NATURE IN THE CLASSROOM
Project: Takeshi Hosaka
Quando non incontra ostacoli, la foresta entra all’interno. Accade in Giappone, dove un architetto under quaranta realizza sogni che sembravano impossibili Giovane promessa dell’architettura giapponese, il giovane Takeshi Hosaka nasce in Giappone nel 1975 e - a soli 29 anni - apre il proprio studio di architettura. Amante dei materiali naturali e delle linee pulite, firma progetti leggeri e di grande purezza formale; utilizzando i materiali tipici delle costruzioni tradizionali giapponesi sa innovarne il linguaggio, creando ambienti semplici e candidi. Takeshi realizza abitazioni private, pensate su misura per esaudire le richieste dei committenti, e collabora con istituzioni pubbliche diverse. È questo il caso della scuola e della nursery progettate per la Hongodai Christ Church. Siamo a Yokohama, una città distante solo 40 minuti di treno da Tokyo; la chiesa protestante che ha ‘ingaggiato’ Takeshi sorge in una zona verde, circondata da colline e prati. Il professionista ha saputo trarre ispirazione dall’intorno, lavorando a un’architettura che fosse il più possibile aperta verso l’esterno. La scuola è una semplice struttura a due livelli in ferro verniciato di bianco e vetro, assolutamente antisismica, caratterizzata da grandi finestre scorrevoli che uniscono direttamente le aule al parco circostante. In un processo di compenetrazione interno ed esterno si fondono, in modo che i bambini possano avere sempre la sensazione di trovarsi all’aria aperta. “Stare all’interno dell’edificio è come stare nelle foresta!” commenta con fierezza l’architetto. Le lezioni della mattina si tengono al piano rialzato, mentre l’asilo nido ha i suoi spazi al piano terra. “Questa scuola rappresenta la nuova frontiera di come si dovrebbe costruire nelle zone di campagna - continua Takeshi - perché non ha quasi nulla di artificiale; spero che possa essere il luogo adatto ai bambini, e che questi possano sentirsi assolutamente liberi.”
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When there are no barriers in its way the forest will progressively penetrate inside buildings. It has happened in Japan, where an Under-40 architect has made impossible dreams come true A new talent has emerged on the Japanese architecture horizon - the young designer Takeshi Hosaka was born in 1975 and at just 29 years of age, opened his own studio of architecture. He is passionate about natural materials and clean lines, and he designs interesting
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projects of enormous formal purity. Using the materials typical of traditional Japanese buildings, he skilfully innovates the design language, creating simple, bright ambiences. Takeshi designs and builds private homes, designed ad hoc to satisfy the client brief; he also works with a number of public institutions. One of his clients is the school and the nursery designed for the Hongoday Christ Church. The city of Yokohama is just a 40-minute train journey from Tokyo; the Protestant Church commissioned Takeshi to design the building in
a wonderful green area, surrounded by hills and fields. The design professional was inspired by the surroundings and develop an architectonic idea that was projected towards the outside. The school is a simple two-floor structure in white-coated iron and glass; it has been designed according to anti-seismic criteria and is characterized by large sliding windows that link the classroom directly to the gardens outside. Thanks to a process of mutual penetration of the inside with the outside which merge into each other giving the young pupils
the impression that they are outside. The architect proudly describes his creation as “Being inside this building while enjoying the forest surroundings!” The morning lessons are held in the upper floor while the facilities for the pre-school children are on the ground floor. Takeshi continues: “This school can be described as the new orientation for building constructions in the countryside simply because almost nothing artificial is used; I sincerely hope that this location is suitable for the children and that they will feel completely free.”
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Sopra: viste di interni dove i bambini giocano e apprendono insieme. Nella pagina a fianco: foto esterna della scuola Hongodai. Il prato e le piante che circondano l’edificio sono stati piantate seguendo il progetto di Takeshi Osaka (foto: Alessio Guarino). In basso, in questa pagina e in quella a fianco: altre foto di esterni e di interni. La struttura a due livelli è in ferro verniciato di bianco e vetro (foto: Masao Nishikawa).
Pianta primo piano/Layout plans for the first floor
Above: view of the interiors where the children play and learn together. On the opposite page: external shot of the school in Hongodai, the lawn and the plants that surround the building were designed according to a project by Takeshi Osaka (photos: Alessio Guarino). Bottom: on this and the opposite page: other shots of the exteriors and the interiors. The two-floor structure is in glass and steel that has been painted white (photos: Masao Nishikawa).
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Txt: Paola Molteni Ph: Alessio Guarino
CRESCERE A MEZZ’ARIA GROWING IN MID-AIR
Project: Tezuka architects
Alzare gli occhi e vedere l’azzurro del cielo, tra il ricamo delle foglie, abbassare lo sguardo e immaginare le robuste radici che si snodano sotto il terreno. Tutto questo è possibile a Tokyo, all’interno di un asilo giapponese molto singolare, nato da un progetto delicato e poetico dei Tezuka architects
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Raise your eyes and see the blue of the sky peeping through the trees; look down at the ground and imagine the thick roots that penetrate the undergrowth. All of this is possible in Tokyo, inside a unique Japanese playschool, a delicate and poetic project by Tezuka architects This could possibly be Cosimo’s perfect school. (He was the protagonist of the famous story ‘Il barone rampante’ (The Baron in the trees) written by the Italian author, Italo Calvino). Following a heated discussion with his father, the Baron decided to spend his days living in a tree and he categorically refused to come back down to earth. The first few days he spent in the tree were of no consequence; he had no plans, his thoughts were dominated by the desire to become familiar with and to take full possession of his ‘kingdom’. He wished to explore every corner of it, examine every possibility he was offered, he aimed to discover the forest plant by plant, branch by branch...’. These are the words Calvino used to describe the main character in his story. This is also how we can visualize the young children at the playschool who have started exploring life in the trees, or more correctly, around the trees. The tree in question is an enormous Zelkova, a Japanese elm tree which has become an integral part of the school around which the architects have created the oval
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Sarebbe la scuola ideale di Cosimo, il protagonista del famoso romanzo di Italo Calvino ‘Il barone rampante’, che, dopo un litigio con il padre, decide di trascorrere la vita sugli alberi e di non scendere più a terra. “Quelle prime giornate sugli alberi di Cosimo non avevano scopi o programmi, ma erano dominate soltanto dal desiderio di conoscere e possedere quel suo regno. Avrebbe voluto subito esplorarlo fino agli estremi confini, studiare tutte le possibilità che esso gli offriva, scoprirlo pianta per pianta e ramo per ramo...”. Così Calvino parla del suo protagonista e così ci immaginiamo i piccoli ospiti dell’asilo che iniziano a esplorare la vita sugli alberi, o meglio, attorno a un albero. Si tratta di un’enorme e robusta Zelkova, ossia un olmo giapponese, che diventa parte integrante, colonna principale attorno alla quale il volume vetrato ovale prende forma. Il progetto si chiama ‘Ring around a tree’ e si tratta effettivamente di un anello che funge da corpo di ingresso alla scuola materna Fuji Kindergarten, uno spazio dove poter giocare e poter apprendere una lingua straniera. Struttura e materiali sono semplici, ciò che rende unico questo progetto è il rapporto osmotico che viene a crearsi tra edificio e natura. L’asilo, travestito da giocattolo, è uno strumento per lo sviluppo dei bimbi. Il progetto non richiede gesti sensazionali o eclatanti: la struttura a spirale è fatta in legno e vetro e si avvolge attorno al tronco su due piani canonici per adulti, ma su più piani se si considera che i bambini, con la loro statura minuta, possono intrufolarsi, gattonando tra i diversi livelli. I pavimenti in legno si alternano a morbidi tappeti di gomma, le pareti vetrate sfaccettate consentono un contatto diretto con la natura esterna, il corrimano e le ringhiere sono metallici, con diametri molto sottili, quasi per scomparire, ricomparendo solo per la sicurezza dei piccoli ospiti. In alto cielo, in basso terra e nello spazio in mezzo la possibilità di sperimentare, di misurare il proprio corpo con lo spazio, di fare attività fisica e di crescere. Proprio per queste ragioni, non ci sono sedie e neppure banchi, i bimbi siedono per terra o sui ripiani che costituiscono i livelli intermedi. “Chi vuole guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria” scriveva Calvino, e gli scolaretti dell’asilo possono farlo semplicemente salendo qualche livello tramite le scale che si avvolgono attorno all’albero.
In apertura: vista dell’intero volume vetrato immerso nella natura. Sotto: pavimento in legno e tappeti di gomma sui vari livelli intermedi dove i bambini gattonano. Nella pagina a fianco: una fila di bimbi cammina su un livello superiore del volume. Le ringhiere, sottili ma ravvicinate, proteggono i bambini che possono così muoversi in completa sicurezza.
Opening shot: a view of the glass ensemble nestling in the vegetation. Below: wooden flooring and rubber matting on the various intermediate levels where the children are free to crawl. On the opposite page: a row of children walking on the top floor of the building. The railings are thin but positioned close together to protect the children who can move freely and be completely safe.
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Primo piano/First floor
Piano intermedio superiore (secondo piano)/Second floor (first intermediate floor)
Classroom
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Secondo piano/Second floor
Pianta del tetto/Plans for the roof
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glass building. The name given to the project is ‘Ring around a tree’ and this is a perfect description of the structure of the playschool - the Fuji Kindergarten. This facility has been designed to allow the children to play and learn a different language. The structure and the materials used are simple; however, what makes this project unique is the osmotic relationship created between the building and nature. The playschool has been designed as a toy, the instrument by definition used in the development of children. It does not necessitate sensational gestures or astounding design: the spiral structure consists of wood and glass and winds around the tree-trunk, extending upwards, allowing the adults to walk tall and the tiny children to crawl between the different floors. The wooden flooring alternates with soft rubber matting, the angled glass walls provide direct visual contact with the natural surroundings outside, the handrails and the balconies have been made in metal. The diameter of these components is very small, almost completely disappearing and re-appearing only as protection for the young guests. They can safely explore and discover their ambience at the top of the building, at the bottom and in the middle; they can run, walk, skip, play and grow, pushing their bodies to the limits of the space. This is one of the reasons there are no seats or desks, as the children sit happily on the floor or on the steps of the intermediate levels. Calvino wrote “Whoever wants to observe the ground should do so at an appropriate distance above” . The children at the playschool can do this simply by climbing up some of the steps that wind their way around the tree.
Sezione/Cross-section
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All’interno non sono stati previsti né banchi né sedie per lasciare completa libertà di movimento.
There are no desks or chairs inside the building and this will allow the children to move in complete freedom.
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Viste delle varie scale che collegano i livelli del corpo vetrato. Nella foto qui a sinistra: il tetto con le fronde della Zelgova che spuntano dall’apertura centrale.
A view of the various stairs that connect the oors of the glass volume. In the photo to the left: the roof with the foliage of the Zelgova tree which stretches up from the open space at the center of the building.
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
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Txt: Francesca Tagliabue
3#5/,! sSCHOOL 2.0
Project: GGF Architects
Un nuovo look per un anonimo ediďŹ cio degli anni ’60 in Australia Luogo d’aggregazione, punto di incontro e socializzazione per gli abitanti; soprattutto nei piccoli centri la scuola rappresenta tutto questo, un posto dove i bambini imparano e gli adulti partecipano alla vita della comunitĂ . Questo è ciò che accade a Wahroonga, una cittadina australiana come tante, dove il progetto di riammodernamento della Preparatory School (una scuola per i bambini ďŹ no ai sei anni, paragonabile alla materna in Italia) è stato ďŹ rmato dallo studio GGF Architects. La Wahroonga Preparatory School sorge accanto alla neogotica Uniting Church; costruita negli anni ’60, la scuola necessitava di un importante intervento di restauro, sia dal punto di vista strutturale e impiantistico, sia dal punto di vista ‘estetico’. Lo studio GGF si è posto come obiettivo primario quello di rendere la scuola un ediďŹ cio piĂš accogliente; l’intonaco giallo-marrone e la ďŹ nitura con mattoni a vista sono stati sostituiti da pannelli variopinti che, alternati a ďŹ nestre rettangolari per garantire il passaggio di luce naturale e un corretto ricambio d’aria agli interni, deďŹ niscono nettamente il volume della costruzione. La palette non è stata lasciata al caso, ma i pannelli riprendono le tonalitĂ di alcuni particolari delle
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vetrate della Uniting Church. E così, in un gioco di sottili rimandi, ritroviamo sulla facciata arcobaleno i gialli, i blu, i verdi e i rossi che caratterizzano le vesti dei santi, i simboli religiosi e i cieli delle opere sacre. Gli stessi colori sono poi ripresi negli arredi dell’intera struttura, dove banchi bianchi, cattedre in formica e luci al neon hanno lasciato spazio a tavoli sgargianti e lampadari di design.Anche la pianta interna è stata riorganizzata in maniera razionale per sfruttare al meglio tutto lo spazio disponibile. I corridoi sono stati ridotti al minimo, ottenendo ben dieci classi divise su tre piani, un’aula più grande dedicata allo studio della musica e altre discipline artistiche e una biblioteca. Data l’importanza del tema, i bambini saranno tenuti a seguire sempre lezioni sul risparmio energetico e la tutela ambientale; l’edificio quindi è stato dotato di alcuni importanti accorgimenti. In primo luogo sono stati installati dei pannelli solari, in grado di produrre tutta l’energia necessaria alla scuola e alla vicina chiesa; altri accorgimenti per ridurre il consumi di energia sono inoltre la scelta di orientare le aule verso Nord e un sistema di riciclo dell’aria. Un progetto totale, esempio perfetto di recupero di uno stabile ormai datato.
In questa e nella pagina precedente: due particolari della facciata, uno dei maggiori interventi operati sull’edificio degli anni ’70. I colori del rivestimento riprendono quelli delle vetrate della vicina chiesa. On this and the opposite page: two close-ups of the facade, one of the major interventions to the 70s building. The colors of the façade reflect those of the nearby church.
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A new look for an anonymous Sixties building in Australia The school is a social structure, a venue for meetings and socialization for the inhabitants. In the smaller towns, the schools represent all of this; it is a facility where children are educated and adults take part in community life. This is what happens in Wahroonga, a town in Australia with no extraordinary acclaim. The project to modernize the Preparatory School (for pre-school Under-6s) was designed by studio GGF Architects. The Wahroonga Preparatory School was founded alongside the Neo-Gothic Uniting Church; constructed in the Sixties, the school required considerable restoration, interventions to the structural aspects, to the plant systems and to the esthetics. The primary objective of Studio GGF was
to transform the school into somewhere more welcoming; the yellow-brown paintwork and the visible bricks have been replaced by a number of colored panels that alternate with rectangular windows to guarantee the penetration of natural light and appropriate air-exchange inside. These add a defining touch to the ensemble. The colors were carefully chosen and were inspired by some of the details in the Uniting Church windows. A rainbow of colors brightens the façade in yellows, blues, greens and reds, energizing the saints’ robes, the religious symbols and the skies above the sacred works. The same colors were used in the furnishings; the original white desks, the Formica rostrum and the neon lights have made way for brightly colored desks and design lamps. The ground floor has also been re-organized in a rational manner to exploit the
available space. The dimensions of the corridors were reduced to a minimum, and ten classrooms resulted, split over three floors, a large hall dedicated to music and other art-based activities, and a library. Given the importance of the environment, the children will be taught the importance of energy saving and protection of the environment; the building will therefore be fitted with some special features. Firstly, solar panels to produce all of the energy necessary for the school and the nearby church; another design feature to reduce the energy consumption was the north-facing orientation of the classrooms (given that the school is in the southern hemisphere) and the air recycling system. It was a wonderful project, the perfect example of how a tired, sadly dated building can be revived.
In questa pagina: alcuni ambienti interni, come la biblioteca, la cucina e la sala studio. Gli arredi sono moderni e colorati, alcuni realizzati su misura per gli spazi. La
palette di colori riprende quella delle tonalità accese della facciata, un espediente che porta allegria in un luogo dedicato allo studio e all’apprendimento.
On this page: some of the amenities inside, such as the library, the kitchen and the study hall. The furnishings are modern and highly colored, some custom-made for the
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spaces. The range of colors were inspired by the bright colors of the facades, adding a touch of joy and happiness to a temple of education and learning.
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Sopra: vista dell’edificio scolastico ricoperto completamente da listelli in legno 50x50 di colore giallo. Above: view of the school building that has been covered in yellow 50x50 wooden slats.
NUOVI PIANI DIDATTICI A STOCCOLMA A NEW TEACHING ORIENTATION IN STOCKHOLM Un nuovo modello di didattica, in cui l’ambiente e gli spazi - invitanti, funzionali e divertenti sono parte del processo di apprendimento per i più piccoli
Txt: Annamaria Maffina
Project: Tham & Videgård Arkitekter
La Tellus Nursery School, esempio di questo nuovo approccio, è la scuola materna progettata dallo studio svedese Tham & Videgård Arkitekter, a Stoccolma. Circondata da due contesti e panorami contrastanti, ma allo stesso tempo complementari, da una parte una zona a sviluppo industriale/urbano e dall’altra un ‘incipit’ di foresta, l’edificio si configura come una mediazione, un’unione di questi ambienti e spicca per forme e colori. Quando si dice che ‘l’occhio vuole la sua parte’, in questo caso l’occhio è accecato ed attirato, in un primo momento,
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Pianta del piano terra e dell’entrata della Tellus Nursery School Layout plans for the ground floor and the entrance to the Tellus Nursery School
Pianta del primo piano/Layout plans for the first floor
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A new teaching facility with inviting, functional and enjoyable spaces and a delightful atmosphere - an intrinsic component of the learning procedures for young pupils The Tellus Nursery School is a wonderful example of this new approach; it was designed by the Swedish studio, Tham & Videgård Arkitekter, based in Stockholm. The building is surrounded by two contrasting yet complementary contexts and panoramas; on the one hand, an area of industrial/urban development and on the other, thick woodland. The school - that stands-out for its shapes and colors - appears to join these two entities and. Observers’ eyes are drawn and initially blinded by the bright yellow building with its rounded organic shapes and the cozy entrance where the children are separated from their parents and welcomed by their teachers. The entire building has been cladded with yellow 50x50 mm wooden slats, another attractive and dynamic. impact element. Studio Tham & Videgård Arkitekter was responsible for the design and the planning and also developed a new method for organizing the interior teaching space. The layout is completely different to that of a typical school. Instead of separate spaces for the different classes, there is a large common area where groups can interact while involved in different activities. This large area leads to a series of separate classrooms used for specific activities – laboratories, recreational facilities, rest and relaxation structures. Moreover, thanks to this unusual spatial
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dalla struttura di color giallo, dalle forme organiche e arrotondate e dall’ingresso, primo spazio di accoglienza per i più piccoli e di distacco dai genitori. L’intero edificio è ricoperto di listelli in legno 50 x 50 mm di colore giallo, altro elemento d’impatto e allo stesso tempo invitante e dinamico. Lo studio Tham & Videgård Arkitekter non si è impegnato solo nel definire il design e la progettazione, ma ha sviluppato un nuovo modo di pianificare e organizzare lo spazio didattico interno. Il risultato è stato una pianta differente da quella usuale predisposta per le scuole: invece di avere spazi separati per le diverse classi, c’è una grande area comune dove i gruppi possono interagire svolgendo differenti attività. Questa area unica è circondata e completata da aule separate e individuali, destinate alle attività specifiche, come i laboratori e le aree dedite alla ricreazione e al riposo. Inoltre, grazie a questa particolare predisposizione degli spazi e alle grandi finestre che permettono ai più piccoli di poter apprezzare il panorama della foresta, poiché poste ad altezza a loro consona, vi è la sensazione di essere immersi nella natura, o quantomeno che vi sia una continuità tra interno ed esterno, tra artificiale e naturale, idea accentuata anche dalla luce naturale che illumina l’interno. Un tocco in più che conferisce alla scuola la nomina di ‘exemplum’ per i nuovi sviluppi didattici è la conformità ai più elevati e ricercati standard bio-architettonici ed ecologici. Alla Tellus Nursery School è stato assegnato il premio ‘Stockholm Urban Environment Award 2011’.
Below: two shots of the interiors, decorated in pastel shades where the young pupils are involved in a variety of group activities. On the opposite page: two views of the building, where the color yellow, the organic shapes and the rounded structure predominate.
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Sotto: due scorci degli ambienti interni dai colori pastello, dove i più piccoli svolgono in gruppo le diverse attività scolastiche. Nella pagina a fianco: due viste dell’edificio, in cui spiccano il colore giallo e le forme organiche e arrotondate della struttura.
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arrangement and the large low-level windows that allow the children to interact with the woodland outside, there is the clear sensation of nestling in nature. There is visual continuity between the inside and the outside, between the artificial and the natural, a sensation accentuated by the natural light that illuminates the interiors. Another interesting aspect that defines the Tellus Nursery School as ‘exemplary’ for the new didactic developments is its conformity to the highest bio-architectonic and ecological standards. The Tellus Nursery School was awarded the ‘Stockholm Urban Environment Award 2011’.
Inserimento planimetrico/ The plan layout
Prospetto della facciata Ovest/ View of the West elevation
Prospetto della facciata Sud/ View of the South elevation
Prospetto della facciata Est/ View of the East elevation
Prospetto della facciata Nord/ View of the North elevation
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Sezione trasversale e sezione longitudinale/ A transversal section and a longitudinal section
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
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Txt: Francesca Tagliabue
Project: Marinane Amodio Architetcure Studio General contractor: Woodworks Custom Developments
PROFESSIONE ACROBATA PROFESSION ACROBAT La nuova scuola circense di Vancouver, in Canada. Un ambiente ludico progettato per imparare una nuova professione Spettacolo itinerante che comprende esibizioni di clown, giocolieri, acrobati e (ahimè) spesso animali, il circo attrae i bambini e affascina gli adulti. La gran parte dei circhi si spostano di città in città con lunghe carovane; se fino a qualche anno fa l’arrivo dei colorati carrozzoni in città era un vero e proprio avvenimento, oggi passa quasi inosservato. Forse, per ridare nuovo lustro all’arte dell’esibirsi sotto il tendone, nel mondo stanno nascendo scuole di circo che si propongono anche come valida alternativa alle discipline più tradizionali, per permettere ai giovani di praticare sport divertendosi. Tra le più interessanti c’è la scuola circense di Vancouver (Canada), progettata dall’architetto Marinane Amodio. L’edificio si divide in due parti: una più bassa è dedicata all’allenamento, mentre una sezione che ricorda un alto tendone ospita gli uffici amministrativi dell’istituzione. L’ambiente è quello di una giocosa palestra, dove gli attrezzi - trapezi, corde, cerchi e materassi di protezione - sono coloratissimi e distribuiti in un ampio spazio, in gran parte lasciato libero per permettere agli acrobati di allenarsi anche con i monocicli o ai giocolieri di lanciare liberamente palle e clavette. Un ambiente ludico, dove mantenersi in forma e, magari, imparare una professione.
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Pianta dell’edificio/Layout plans for the building
Prospetto laterale/Side elevation
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The new circus art school in Vancouver, Canada – the design of a recreation facility for teaching a new profession The circus – that travelling show with its clowns, jugglers, acrobats and wild animals – is a magnet for attracting children and adults. Most of the circus troupes move from city to city with long caravans in tow; and in the past, the arrival of the brightly colored procession was a major event, it is now more or less ignored. Maybe the school of circus art has been developed to give a new sparkle to the shows under the big top. The school provides an exciting new alternative to traditional subjects and allows the young people to practice sport with a large dose of pure enjoyment. One of the most interesting projects can be found in Vancouver, Canada. Architect Marinane Amodio designed the building that has been split into two parts: a lower section dedicated to training and a section, reminiscent of the big top, that houses the institution’s administrative building. The atmosphere is similar to a dynamic gymnasium, where the equipment – trapeziums, ropes, circles and safety mattresses – is all brightly colored and distributed throughout an open space which has been left free to allow the
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acrobats to practice with their monocycles or the jugglers to test their complex routines with balls and skittles. This a wonderful place where young people can practice a sport and who knows, learn a new profession.
In apertura: la parte dell’edificio che ricorda il tendone da circo. In alto: la zona di allenamento per gli acrobati, con gli attrezzi e i materassi di protezione. Qui sopra: gli uffici amministrativi della scuola, isolati dalla zona palestra attraverso una ‘palizzata’ verde.
Opening shot: the part of the building that is reminiscent of a circus tent. Top: a rehearsal area for the acrobats, with safety fixtures and mattresses protection. Above; the school’s administrative offices, separate from the gymnastics zone by a green fence.
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Txt: Michele Alberti Ph: Hervé Abaddie - David Boureau
Project: Gaëtan Le Penhuel Architects
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ARCHITETTURA CONTEMPORANEA IN LEGNO CONTEMPORARY WOODEN ARCHITECTURE La nuova sede della scuola materna La Venelle a Epinay sur Seine, vicino a Parigi. Raffinato esercizio di stile che ci parla della possibilità di usare elementi della tradizione per inventare una nuova sintassi L’architettura in legno ha recuperato, negli ultimi vent’anni, un interesse e un’attenzione sempre maggiori. La rapidità di realizzazione, la maggior facilità nel raggiungere prestazioni di alto livello nell’isolamento termico dell’involucro, nel risparmio energetico complessivo e nella qualità ambientale degli spazi costruiti, ne hanno decretato un’ampia diffusione, anche in contesti in cui l’edilizia in legno non era parte del patrimonio culturale tradizionale, nonché al di fuori di quei fenomeni progettuali di nicchia, tesi alla sperimentazione nei campi dell’architettura sostenibile e bioclimatica. Ai sistemi costruttivi tradizionali si sono affiancate così tecniche produttive e tecnologie edilizie innovative, che sono diventate materiale d’uso comune da parte dell’architettura contemporanea, materiali disponibili a linguaggi moderni e adeguati ad ampie e differenti declinazioni progettuali. La nuova sede della scuola materna La Venelle a Epinay sur Seine, cittadina francese immersa nella conurbazione a Nord di Parigi, lungo la riva destra della Senna, è un esempio di un certo interesse di questa architettura in legno rinnovata, dove ben poco rimane dei linguaggi architettonici tradizionali legati alle costruzioni in legno. Al contrario, il progetto risuona di logiche e sintassi proprie di un’architettura assolutamente attuale; anzi, quasi al limite di quella contemporaneità diffusa a cui ci ha abituato una sorta di nuovo ‘international style’ centro-europeo, fatto di volumicontenitore e di pelli di rivestimento. Nel progetto dei nuovi edifici scolastici, Gaëtan Le Penhuel, giovane architetto parigino cresciuto nel solco culturale dei concorsi Europan degli anni ’90, nessuno spazio viene lasciato alla vernacolarità, ancor meno alla rappresentazione tettonica. I nuovi volumi estendono per giustapposizione le strutture di una scuola esistente a padiglioni, immersa in un’area verde impreziosita dalla presenza di alberi ad alto fusto, quasi un piccolo bosco urbano. Due edifici seguono l’orientamento dell’impianto precedente, raccordandosi a un corpo lungo e stretto, che definisce un fronte compatto lungo un nuovo tracciato viario, sul confine tra il complesso scolastico e uno stadio immediatamente prospiciente. L’articolazione volumetrica a impianto aperto trova così un suo margine di appoggio, un elemento che raccoglie i differenti orientamenti dei padiglioni e degli spazi verdi tra le aule, consolidando un fronte di accesso più urbano e incisivo, alla cui chiara determinazione incide con forza la partizione di facciata e con i suoi ritmi costanti e serrati. Il rivestimento continuo in listelli di legno verticali avvolge tutti i lati di questo edificio e al contempo definisce a piano terreno una fascia finestrata e leggermente arretrata. Un quasi porticato vetrato, che permette un affaccio continuo
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In apertura, vista del prospetto di facciata del corpo di ingresso, il cui fronte semitrasparente in listelli di legno si inserisce tra gli alberi del complesso scolastico (foto: David Bourreau). A sinistra: planimetria generale del complesso scolastico con evidenziati i corpi di fabbrica dei nuovi edifici oggetto dell’intervento.
Opening shot, view of the entrance facade; the semi-transparent layer of wooden slats blends with the trees in the school buildings (photo: David Bourreau). Left: General layout of the school showing the new wings constructed.
The new Headquarters for the playschool ‘La Venelle’ in Epinay sur Seine, France, is an elegant exercise in style that exploits traditional elements to invent new harmony
The new playschool ‘La Venelle’ in Epinay sur Seine, a town on the right bank of the Seine in the northern suburbs of Paris, France, is an interesting example of this type of wooden architecture. Very little remains of the traditional design language associated with timber constructions. On the contrary, the project reflects the logics and the harmonies of many modern architectural directions, almost to exaggerate the widespread modernity that oriented us to a sort of new central-European ‘international style’ consisting of box-like containers with a range of different facings. The project for the new school building was designed by Gaëtan Le Penhuel. This young Parisian architect matured his art form in the cultural sea of European design competitions during 93 the Nineties. His work leaves nothing to the vernacular or visual architectural representation. The new volumes extend the dimensions of the existing wings that are surrounded by gardens complete with tall trees, like a small urban woodland. Two of the buildings follow the existing layout and join to a long narrow wing the defines the
Over the last 20 years, wooden architecture has been enjoying renewed attention. Its popularity is based on the fact that it is easy to use, is of rapid installation, provides higher performance in terms of heat insulation leading to an overall energy saving and greater quality of the constructed spaces. It is back in fashion even in contexts where a wooden building does not belong to the traditional building culture or where this type of construction is not a part of a niche design phenomena, associated with experimentation in the fields of sustainable and bioclimatic architecture. The traditional construction systems are joined by production techniques and innovative building technologies which have become common instruments in contemporary architecture, materials that lend themselves to modern languages and different design declensions.
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compact front along a new road that lies between the school building and the nearby stadium. The open volumetric arrangement then groups the different orientations of the wings and the gardens between the classrooms, consolidating a more decisive and urban access elevation, interrupted by the uniform arrangement of modules in the façade. The continuous surface of vertical wooden cladding wraps around the entire building. On the ground floor it lies above a slightly recessed strip of windows. A series of glass-paneled porticos streetside provides continuous uninterrupted vision of the interior distribution of this wing; it is interrupted at one end to form a spacious roofed entrance to the school building. In contrast, the façade above coats the entire building and enhances the volumetric impression, creating a semi-transparent surface that almost camouflages the building among the foliage of the trees around it. The design of the solid walls and the apertures in the facade is repeated in
e trasparente della distribuzione interna di questo corpo verso il fronte stradale e che si interrompe a una estremità, a formare un’ampia zona coperta di ingresso alla scuola. La facciata sovrastante, al contrario, riveste come una pelle l’intero edifico, ne rafforza l’impronta volumetrica e crea una tessitura semitrasparente, che genera una sorta di mimesi dell’edificio tra le fronde degli alberi che lo circondano. Il disegno dei vuoti e dei pieni nei rivestimenti di facciata articola similmente anche i fronti degli altri volumi edificati, che al contrario di quello di ingresso, prediligono affacci più riparati, verso l’interno dell’area scolastica, mostrando all’esterno facciate quasi completamente chiuse, in corrispondenza delle quali sono distribuiti principalmente locali e spazi di servizio. Al contrario, le aule e gli ambienti per le attività collettive – mensa e palestra – si aprono verso gli spazi verdi interni al complesso scolastico, che l’impianto del nuovo progetto racchiude parzialmente, trasformandoli in una corte verde, una sorta di radura nel bosco. Il disegno degli involucri di facciata delinea così diversi gradi di apertura tra spazi interni ed esterni e declina con grande attenzione permeabilità visive, atmosfere luminose e affacci in base alle funzioni interne agli edifici. La distribuzione tra le aule si sviluppa lungo ampi corridoi fiancheggiati dalla tessitura semitrasparente della facciata, intelaiata in legno e tamponata all’interno da pannellature di plexiglas satinato. Gli spazi collettivi godono, al contrario, di ampie vetrate a tutta altezza che massimizzano il contatto con le alberature e gli spazi aperti, mentre le aule si affacciano all’esterno attraverso aperture più domestiche e misurate. Lo sviluppo del progetto di facciata e delle sue tecniche costruttive diviene elemento determinante nel carattere del nuovo complesso scolastico, sia nella sua riconoscibilità esterna, sia nella qualità dei suoi spazi di vita quotidiana. Al contempo l’uso del legno si estende dal punto di vista costruttivo all’intero volume edificato, senza però forzarne la riconoscibilità in ogni ambito architettonico, bensì calibrandone l’apparire volta per volta, lasciando che i soffitti delle aule mostrino il tavolato in assi di legno di Douglas e che gli spazi distributivi tra le aule siano ritmati dai pilastri in legno lamellare, in luce ai quali si interpongono tante piccole panche per i bambini. Allo stesso tempo il disegno degli atrii e degli ambienti di dimensioni maggiori privilegia superfici murarie, bianche e luminose, dove elementi in legno compaiono solo per contrasto in singoli elementi di arredo. Varietà e differenziazioni che raccontano una tensione progettuale rivolta con positiva apertura alla qualità degli spazi e degli edifici, liberando il progetto da eccessive ridondanze materiche e soprattutto da volontà e imposizioni ideologiche.
In questa pagina e nella precedente: vista dei volumi in legno del corpo d’ingresso e vista del corridoio del piano primo che distribuisce le aule (foto: Hervé Abbadie).
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the other volumes, which in contrast to the entrance, are more protected and face towards the inside of the school complex, presenting an almost impenetrably-sealed barrier to the outside. This corresponds to the utility rooms and the service amenities. On the contrary, the classrooms and the other structures for community activities – the canteen and the gymnasium – overlook the gardens contained within the scholastic complex; these are partially enclosed by the layout of the new project and are transformed into delightful courtyards like a clearing in the heart of the forest. The design of the facades therefore exalts the different degrees of aperture between the interior and exterior spaces, and skilfully defines the visual permeability, the bright atmosphere and the views to suit the building’s internal functions. The connection between the classrooms is provided by long wide corridors lined with outside windows framed in wood and completed with brushed Plexiglas. The collective spaces, on the other hand, enjoy the light
On this page and the following page: view of the wooden components of the entrance and a view of the corridor on the first floor that provides access to the classrooms (photos: Hervé Abbadie).
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Sezione trasversale di progetto del corpo d’ingresso in corrispondenza del porticato di accesso. Cross-section of the plans for the entrance, in correspondence to the access point.
and views provided by floor-to-ceiling windows that maximize contact with the trees and the gardens; however, the classrooms come into contact with the outside world through more compact openings. The development of the facade and its construction technique determine the personality of the new playschool in terms of identity and the quality of these everyday spaces. At the same time, the use of wood in construction terms has been extended throughout the entire building, without forcefully conquering every architectonic ambience; its appearance is calibrated in the ceilings of the classrooms with their Douglas fir beams; the corridors between the classrooms have been fitted with lamellar wood pillars, joined by small benches used to seat the children. At the same time, the design of the halls and the other larger structures have been decorated with bright white walls, with the wooden elements appearing as contrasting features in the individual pieces of furniture. Variety and differentiation are the keywords in the description of this project based on a positive shift to improved quality of the spaces and the building. The architect has stripped the ensemble of anything unnecessary, including superfluous ideological impositions.
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Sezione costruttiva di dettaglio del corpo d’ingresso. Il corridoio distributivo al piano terreno si apre con vetrate continue all’esterno, mentre quello al piano superiore si sviluppa dietro il rivestimento di facciata in policarbonato e listelli di legno. Detailed construction section of the entrance wing. The corridor on the ground floor connects to the outside through continuous windows; the corridor on the floor above lies behind the polycarbonate and slatted wood facade.
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In questa pagina: viste dell’atrio di ingresso (in alto e al centro) e di uno spazio di sosta lungo la distribuzione del piano primo (in basso) (foto: Hervé Abbadie).
On this page: a view of the entrance lobby (top and center) and a waiting area in the corridor on the first floor (below) (photos: Hervé Abbadie).
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Txt: Annamaria Maffina Ph: courtesy AS.Architecture-Studio
Project: AS.Architecture-Studio
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A PARIGI TRA STORIA E CONTEMPORANEITÀ IN PARIS, HOVERING BETWEEN HISTORY AND MODERNITY Per progredire e guardare al futuro è necessario che il presente guardi al passato e alla storia. Tutto questo è ciò che AS. Architecture-Studio ha fatto con il progetto di ristrutturazione della scuola parigina Advancia L’Advancia Business School, situata in rue Armand Moisant a Parigi, è stata fondata nel 2004, e da allora svolge un’azione di formazione e specializzazione nel campo dell’imprenditoria ed è considerata un’istituzione importante all’interno del panorama educativo francese. In questa ottica di progresso e rinnovamento la Camera di Commercio di Parigi (CCIP) ha indetto un concorso che mira alla ristrutturazione e all’ampliamento dell’Advancia Business School, compito affidato - poi - al team dell’AS. Architecture-Studio. L’edificio, che ospita circa 1500 studenti, comprende aule e uffici, tre anfiteatri, un auditorium con 260 posti a sedere, un centro risorse, uno studio di registrazione e delle aree ristoro. A oggi il progetto è un mix di storia e contemporaneità, la prima già presente nell’edificio storico con connotati classici e monumentali costruito nel 1908 e restaurato ‘ad hoc’, la seconda nel nuovo volume adiacente costruito in rosso e in stile contemporaneo. Entrambi - seppur differenti per epoca e stile - sono entità indipendenti e uniche, che accostate da una sapiente visione architettonica danno vita a un progetto, come l’Advancia, complementare solo nell’insieme. Insieme di colori, di nuovo e vecchio, di tradizione e innovazione: come due facce della stessa medaglia o due mezze mele. Il risultato è un edificio che si contestualizza ed è in linea con l’ambiente urbano circostante, con il quartiere e con gli edifici adiacenti, grazie agli attenti, nonché dovuti, come è giusto che sia, studi del piano regolatore del luogo. La contemporaneità del progetto è sottolineata, all’esterno, dalla scelta di un involucro dinamico e d’impatto che gioca un ruolo duplice. Infatti, se da un lato unisce funzionalmente i due fabbricati, dall’altro li differenzia sul piano formale. L’uno rappresenta la storia, nelle forme e nella struttura, l’altro il presente, se non già il futuro. L’ampliamento è caratterizzato dalle facciate costituite da imposte mobili in vetro stampato colorato, che funzionano elettronicamente e fungono da filtro all’irraggiamento solare. Proprio per questo motivo, l’illuminazione all’interno varia continuamente in base all’angolazione e alla potenza dei raggi solari, alle ore e alla posizione delle imposte. La stessa cosa avviene all’esterno, dove la facciata muta colore: dal rosso intenso a una tinta tenue e delicata. Il complesso è colorato e d’impatto, e spicca nel quartiere differenziandosi per dinamismo e innovazione. Il fulcro di incontro e di una prima accoglienza all’interno della struttura è lo spazioso atrio centrale, che coincide con il foyer, al quale si giunge dall’unica entrata - quella originaria - posta in Rue Armand Moisant. Questo spazio
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The present should look back to the past and history, if you are to improve and look to the future: this is what AS.Architecture-Studio did with the renovation project for the Advancia School in Paris
Due viste della struttura dall’involucro dinamico, costituito da imposte mobili in vetro stampato colorato (foto: Georges Fessy). Nella pagina a fianco: ‘una macchia rossa’ si contestualizza in rue Armand Moisant. È la facciata della scuola, che oggi ospita circa 1500 studenti (foto: Gaston Bergeret)
Views of the dynamic shell, with movable shutters made of coloured pressed glass (photo: Georges Fessy). Opposite: ‘a red spot’ fits into the urban environment in rue Armand Moisant. It is the façade of the school, which currently accommodates approximately 1,500 students (photo: Gaston Bergeret)
The Advancia Business School, located in rue Armand Moisant, in Paris, was founded in 2004. Since then it has been a training and specialization ground in the business sector and is considered a major educational institution in France. The Paris Chamber of Commerce and Industry (CCIP), which is committed to progress and change, launched a competition for the renovation and extension of the Advancia Business 99 School. The project was eventually commissioned to AS.Architecture-Studio. The building, which accommodates approximately 1,500 students, comprises halls and offices, three amphitheatres, one auditorium seating up to 260, one research centre, one recording studio and a few refreshment areas. To date the project is a blend of history
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and modernity, which are to be found in the time-honoured building with classic and monumental characteristics, erected in 1908 and specially renovated, and in the new adjoining volume built in red, in a contemporary style, respectively. Although the two buildings were erected in different periods and feature different styles, they are free-standing bodies, which share a unique architectural vision, thereby translating into a project – that is, the one for the Advancia School – which is only complementary as a whole: colours, old and new,
In alto: inserimento planimetrico dell’edificio. Qui a lato: la facciata Nord-Est dell’Advancia (foto: AS Architecture Studio). In alto, a destra: la contrapposizione dei due stili e dei complessi della scuola parigina (foto: Georges Fessy). Nella pagina a fianco, in alto: vista della struttura e delle imposte colorate che avvolgono l’esterno dell’edificio (foto: Takuji Shimmura). Sotto: viste della scala principale, situata nell’atrio, che svolge la funzione di collegamento tra piani e zone (foto: Georges Fessy.)
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Top: plan of the building. Right: the NorthEast façade of the Advancia School (photo: AS.Architecture Studio). Top, right: the emphasis is on the contrasts between the styles and complexes of the school in Paris (photo: Georges Fessy). Opposite, top: view of the structure and coloured shutters that envelop the exterior of the building (photo: Takuji Shimmura). Below: views of the main staircase, located in the hall, which connects the floors and areas with each other (photo: Georges Fessy.)
centrale serve ai visitatori e ai fruitori per orientarsi e per trovare la propria strada: infatti da qui si dipanano i vari collegamenti, scale e ascensori, attraverso i quali è possibile accedere alle aule principali e agli uffici, sia nel vecchio edificio sia in quello nuovo (la maggior parte delle aule è situata nell’edificio locato in Rue Armand Moisant, mentre gli uffici e le aule minori sono collocate vicino al patio). L’elemento unificante dei due volumi architettonici è quindi l’atrio, che funge da collegamento delle due aree. Inoltre questo è anche unito al giardino, vicino al quale vi è il punto informazioni e la zona destinata alla preparazione e consumazione dei pasti. L’Advancia ha anche una terrazza, dalla quale è possibile avere un magnifico scorcio del panorama circostante, e un parcheggio per 94 posti auto nei due piani interrati. Nella progettazione della scuola l’AS. Architecture-Studio ha fatto molta attenzione a trovare e applicare soluzioni mirate per una maggiore efficienza energetica e per un risparmio di risorse: inerzia termica, gestione della luce naturale, aerazione naturale, recupero dell’acqua piovana. Queste sono solo alcune delle caratteristiche dell’edificio per quanto riguarda l’eco-sostenibilità del progetto. Un mix di scelte e di soluzioni ottimali – per efficienza e concept architettonico e artistico - fanno dell’Advancia Business School un modello avanzato e ‘perseguibile’ di progettazione sociale e didattica mirato allo sviluppo e al progresso.
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tradition and innovation, like two sides of the same coin or two half apples. The result is a building which fits into, and is in line with, the surrounding urban environment, the neighbourhood and the nearby buildings, based on the accurate, and necessary, studies of the town plan. Outside, the modern character of the project is highlighted by the choice of a dynamic, impactful shell which plays a dual role: on the one hand, it functionally joins the two edifices; on the other, it makes them formally different. One represents history, in the shapes as in the structure; the other symbolizes the present, and the future as well. The façades of the extension are fitted with movable, electronically operated shutters – made of coloured pressed glass –, which function as sunlight filters. For this very reason, interior 101 lighting changes according to the angle and power of sunlight, the time of the day and the position of the shutters. The same applies, for the same reason, to the exterior: the façade changes its colour, from intense to delicate, soft red. Hence the complex is coloured and impactful, and stands out in the neighbourhood as dynamic and innovative.
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The large central hall means the interior meeting and reception hub. It accommodates the foyer, which can be reached through the only entrance – the original one –, in rue Armand Moisant. This central area helps visitors and users to find their ways: the various connections, including the staircases and lifts, start there, giving access to the main halls and offices, in the old building as in the new one (the building in rue Armand Moisant accommodates most of the halls; whereas the offices and minor halls are to be found near the patio). Therefore, the hall is the part that joins the two architectural volumes together, and connects the two areas. In addition, it is connected with the garden; near it, there are the information point as well as the area where meals are prepared and eaten. The Advancia School can also boast a terrace, from where you can enjoy a magnificent view of the surrounding landscape, and a garage for up to 94 cars in the two underground floors. When designing the school, AS.Architecture-Studio also concentrated on finding and implementing targeted solutions – including heat inertia, natural light management, natural ventilation, and rainwater recovery –, with a view to increasing energy efficiency and saving resources. These are but some of the hallmarks of the building relating to eco-sustainability. The project is the name for optimal choices and solutions – in terms of efficiency and architectural and artistic concepts –, which make the Advancia Business School and advanced and ‘feasible’ model of social and educational design aimed at development and progress.
Pianta del piano terra/Plan of the ground floor
Pianta del primo piano/Plan of the first floor
102 Nella pagina a fianco: vista dall’interno della terrazza che offre uno spazio verde dove rilassarsi (foto: Georges Fessy). Opposite: view from the interior of the terrace that provides a green relaxation area (photography: Georges Fessy).
Pianta del secondo piano/Plan of the second floor
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Sezioni trasversali/Cross sections
Sezione longitudinale/Longitudinal section
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
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Txt: © Bradley Wheeler / CoolNewProjects.com Ph: Kevin G. Reeves, Nic Lehoux, Scott Pease
ALL THAT JAZZ
Project: Westlake Reed Leskosky
Il Bertram and Judith Kohl Building, Oberlin College, Ohio. Una scuola di jazz divenuta più ‘in’ Gli studenti del rinomato Dipartimento di Studi Jazz del Conservatorio di Musica di Oberlin potrebbero portare le loro note alte ancora più in alto e trovare dei ritmi molto più ‘in’ grazie agli architetti Westlake Reed Leskosky. Tutti gli studenti, indipendentemente da quale sia il proprio pezzo forte – il nu jazz, il latin o il più tradizionale genere straightahead – apprezzano la loro nuova sistemazione, il premiato Bertram and Judith Kohl Building. Ubicato nel campus dell’Oberlin College a Oberlin, in Ohio, l’edificio a tre piani Kohl si trova 56 chilometri a sud-ovest di Cleveland e 19 chilometri a sud del Lago Erie, uno dei Grandi Laghi. La struttura fa parte del Conservatorio, che fu fondato nel 1865 (in prossimità della fine della Guerra Civile Americana), e si distingue per essere il più antico conservatorio tutt’ora in attività degli Stati Uniti. Gli studenti di jazz possono ora vantare uno studio di registrazione di livello internazionale, spazi flessibili per le prove e i concerti, studi per l’apprendimento e aule di pratica nonché una biblioteca/archivio. Il ‘vivace’ progetto di 3.437 metri quadrati recentemente ultimato si presenta in realtà come una semplice forma rettilinea abilmente espressa con ‘blocchi’ articolati ‘spinti e tirati’ per comunicare diverse funzioni. Le differenti mansioni programmatiche vengono suggerite attraverso l’architettura, gli elementi a sbalzo, le finestrature e i rivestimenti. I materiali scelti dallo studio con sede a Cleveland (e con altri 4 uffici sparsi per il paese) sono: pannelli in composito di alluminio Reynobond® utilizzati come rivestimento primario, in particolare ai lati e nel ‘retro’ del complesso; vetrate a tutta altezza utilizzate al piano terra e al terzo piano; e rivestimenti per pareti esterne lignei verticali (legno duro brasiliano raccolto in modo sostenibile, utilizzato per indicare il secondo livello). Un aggetto posto in cima al terzo piano ripara il passaggio pedonale di cui gli studenti si servono per recarsi nelle aule. A un certo punto, questa sporgenza si esibisce in un ‘assolo’, continuando a protendersi attraverso la linea di demarcazione e trasformandosi in un’avveniristica sala di ritrovo per gli studenti. Questo spazio sociale sospeso rappresenta il punto d’incontro apparentemente preferito dai musicisti a tutte le ore, di giorno (non troppo presto!) e di notte. La sala funge anche da collegamento tra il Kohl e due strutture del conservatorio più datate, risalenti ai primi anni Sessanta del XX secolo. Il nuovo edificio dedicato al Jazz è in buona compagnia, essendo connesso all’opera dell’architetto del World Trade Center Minoru Yamasaki. David H. Stull, preside del Conservatorio di Musica di Oberlin, definisce l’edificio Kohl “un’integrazione prodigiosa del campus di Oberlin e uno dei più straordinari progetti che abbiamo intrapreso nella nostra storia”. Il preside aggiunge che l’edificio è un “capolavoro di estetica all’insegna della massima funzionalità, e siamo orgogliosi che faccia parte del Conservatorio di Musica di Oberlin”. Per ulteriori informazioni, visitare il sito @ wrldesign.com
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The Bertram and Judith Kohl building, Oberlin College, Ohio. A jazz school gets cooler
In alto: l’edificio del reparto di musica nel Conservatorio Oberlin si estende sopra uno dei sentieri del campus. L’aspetto angolare dell’edificio sembra la chiave musicale del sol. Sotto: il retro del progetto presenta il ritmo delle finestre. Nella pagina accanto: una vista dalla scala mostra la gamma di materiali usati nel progetto
Top: the Oberlin Conservatory of Music’s Department of Jazz building stretches across a campus pathway. The building’s jagged aspect recalls a treble clef. Bottom: the ‘back’ of the project displays a syncopated rhythm of fenestration. Opposite: the view from the stair landing highlights the numerous materials chosen for the design’s palette of materials.
Students of the Oberlin Conservatory of Music’s renowned Department of Jazz Studies just might be “hitting” their high notes a little higher and “copping grooves” that are that much “cooler,” thanks to Westlake Reed Leskosky architects. Whether their forte is nu jazz, latin, or the more traditional straight-ahead variety, the undergraduates, which predominate the music program, appreciate their new “digs”—the award winning Bertram and Judith Kohl Building. Located on the campus of Oberlin College in Oberlin, Ohio, the three-story Kohl is 56 kilometers (35 miles) southwest of Cleveland and 19 kilometers (12 miles) due south of Lake Erie, one of the Great Lakes. The structure is part of the Conservatory, which was founded in 1865 (near the end of the American Civil War) and has the distinction of being the oldest continuously operating conservatory in the United States. Its jazz students now enjoy a world-class recording studio, flexible rehearsal and performance spaces, teaching studios and practice rooms, and a library/archive.The recently completed 3,437 square meter (37,000 sf) “jazzy” design is actually
an uncomplicated rectilinear form that is cleverly expressed with articulated “blocks,” which are pushed and pulled to communicate differing functions. These various programmatic assignments are communicated through their massing, cantilever, fenestration and cladding. The material palette that the Cleveland-based firm (with 4 other offices throughout the country) chose consists of: Reynobond® aluminum composite panels that are used as the primary skin, especially at the sides and “back” of the complex; floor to ceiling glazing used at the ground and third levels; and vertical wooden siding (sustainable harvested Brazilian hardwood used to indicate the second level. A third-floor “over-the-top” projection shelters the walkway students use to get to and from class. At a certain point, this overhang performs a “solo” by continuing to reach out across the divide as it morphs into a futuristic student lounge. This hovering social space is the preferred gathering 105 spot for the musicians at seemingly any hour, both day (not too early!) and night. The lounge also acts as a bridge joining the Kohl to two older early 1960s era conservatory structures. The new Jazz building is in good company since it connects to work by World Trade Center architect Minoru Yamasaki. David H. Stull, Dean of the Oberlin
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In alto: uno studente cammina sotto il ponte di collegamento/ salotto del terzo piano. Sotto: panelli Reynobond® in alluminio contribuiscono alla geometria complesso dell’architettura. A destra: i collegamenti verticali bianchi esaltano l’orientamento moderno dell’edificio. Nella pagina seguente, in alto: l’ingresso al piano terra. Al centro: il salotto studentesco all’avantgarde dà l’impressione di un set cinematografico creato dal regista Stanley Kubrick per ‘2001: Odissea nello spazio’. In basso: il legno prestigioso caratterizza uno dei tanti spazi dedicati alla musica nel reparto di jazz.
Top: a student passes under the third floor lounge/connecting bridge. Bottom: Reynobond® aluminum composite panels help create the architecture’s complex geometry. Right: clean and white vertical circulation emphasizes the building’s modernity. Opposite, top: ground floor entry lobby. Center: the futuristic student lounge seems like a set from director Stanley Kubrick’s ‘2001: A Space Odyssey’. Bottom: rich wood characterizes one of the many music-dedicated spaces within the Department of Jazz.
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Conservatory of Music, calls the Kohl Building “a phenomenal addition to the campus at Oberlin and one of the most extraordinary projects we have undertaken in our history.” The Dean goes on to say that the building is an “aesthetic masterpiece that provides exceptional functionality, and we are thrilled to have it as part of the Oberlin Conservatory of Music.” See more @ wrldesign.com
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Txt: © Bradley Wheeler/ CoolNewProjects.com Ph: Timothy Hursley
Project: Yazdani Studio of Cannon Design
SOUND OF SCIENCE Chaparral Science Hall, California State University, Northridge. Un centro di ricerca scientifica che si spinge oltre i confini della convenzione Yazdani Studio of Cannon Design ha sfruttato il clima mite della San Fernando Valley per dare vita a Chaparral Hall, un edificio dotato di atrio all’aperto, dedicato alla scienza e alla matematica, presso il campus della California State University, Northridge (CSUN). Situata quaranta chilometri a Nord-Ovest del centro di Los Angeles, l’università CSUN ha un corpo studenti attivo di oltre 35.000 unità. Chaparral Hall, che occupa una superficie di 8.350 metri quadrati, aumenta il prestigio nazionale dell’ateneo e gli garantisce una posizione leader tra quelli californiani. La struttura da 45 milioni di dollari statunitensi ospita locali per la ricerca biologica, aule, sale per conferenze e uffici di facoltà oltre a un terrarium di 464 metri quadrati, che svolge un ruolo significativo per la componente orientata alla ricerca del complesso universitario. Chaparral Hall presenta una struttura geometrica ‘a cuneo’ il cui profilo varia drasticamente a seconda del punto di osservazione. Una forma tanto insolita richiama l’attenzione su di sé, inserendosi al contempo nel contesto, che presenta un’impronta progettuale classica data dallo studio con sede a Century City (Los Angeles). È interessante notare che l’edificio ‘in movimento’ rappresenta la sfera perennemente dinamica della ricerca scientifica e incrementa l’impatto visivo del campus. L’architettura deriva da numerosi schizzi ‘figure ground’ realizzati a mano dal capo progetto Mehrdad Yazdani. Analizzando i vari progetti in bianco e nero di Yazdani si percepisce un obiettivo comune immediato, ovvero due o più singoli moduli che sono raggruppati attorno a un open space e condividono il concetto di una circolazione esterna diversificata. I passaggi pedonali e le scale all’aperto confluiscono nell’atrio esterno, che nello schema definitivo annuncia il punto d’ingresso della struttura, delineando l’importanza della facciata dentellata rivolta a Sud-Ovest. L’innovativo atrio all’aperto non è solo una naturale conseguenza del clima mite, ma è anche il risultato dell’aumento dei costi di edificazione. Per ridurli in misura sostanziale, Yazdani si è servito diffusamente di materiali industriali, quali pannelli e finestre di metallo, per l’intero edificio. Jerry Stinner, preside del College of Science and Mathematics, afferma che il progetto innovativo di Chaparral Hall “promuove la ricerca interdisciplinare, con il conseguente aumento
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Il profilo incisivo del Chaparral Hall cambia drammaticamente in base all’angolo di osservazione. L’aspetto camaleontico dell’architettura è una caratteristica tipica del lavoro dell’architetto Yazdani Studio del Cannon Design.
The ‘edgy’ profile of Chaparral Hall dramatically changes depending upon one’ point of view. This chameleon-like aspect of the architecture is a familiar characteristic of Yazdani Studio of Cannon Design.
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Chaparral Science Hall, California State University, Northridge. A Science Research Facility Pushes the Boundaries of Convention Yazdani Studio of Cannon Design has taken advantage of the warm San Fernando Valley climate to create Chaparral Hall, an open-air entry atrium science and mathematics building on the campus of California State University, Northridge (CSUN). Located forty kilometers (twenty-five miles) northwest of downtown Los Angeles, CSUN has an active student body of over 35,000. The 8,350 square meter (90,000 sf) Chaparral Hall, increases the school’s national ranking and assures its position as a leading California learning institution. The US$45 million structure contains rooms for biology research, classrooms, lecture spaces and faculty offices, along with a 464 square meter (5,000 sf) vivarium, which greatly adds to the research component of the 109 educational complex. Chaparral Hall is a “wedgy” geometrical form whose profile dramatically changes depending upon one’s point of view. Such an outof-the-ordinary shape draws attention to itself while also “fitting-in” to the surrounding context, which is a classic design move from the Century City-based (Los Angeles) studio. Interestingly,
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the “edifice-in-motion” represents the ever dynamic field of science research and adds visual interest to the campus. Its massing is derived from numerous hand-drawn “figure ground” sketches by Design Principal Mehrdad Yazdani. Upon analyzing the various black-andwhite Yazdani schemes, one perceives an immediate common objective—two or more individual modules clustered around open space and sharing a diversification of exterior circulation. The open-air walkways and stairs coalesce into the exterior atrium, which in the definitive diagram, announces the structure’s entry point by delineating the importance of the notched southwest façade. The innovative open-air atrium is not only a product
of the mild weather, but also is a result of the escalating cost of construction. In order to to significantly decrease the bottom line, Yazdani repeated the use of industrial materials, such as metal panels and windows, throughout the edifice. Jerry Stinner, Dean of the College of Science and Mathematics, says that Chaparral Hall’s innovative design “promotes interdisciplinary research that will increase collaborations in both teaching and scholarship.” Moreover, interdisciplinary collaboration “will be fostered not only through the physical location of work areas,” adds the Dean, “but also by providing common gathering areas for students and faculty.” See more at YazdaniStudio.com
111 L’atrio all’aria aperta evidenzia l’accesso alla struttura e contribuisce a ridurre i costi della costruzione. I corrimano per le scale e per i sentieri all’aria aperta sono panelli metallici solitamente usati nell’industria.
The open-air atrium announces the structure’s entry point while significantly reducing the project’s construction cost. The handrails for the stairs and open-air walkways are metal panels commonly used for industrial purposes.
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Le nuove aule e i laboratori si trovano in tutto il Chaparral Hall e sono utilizzati per l’insegnamento della scienza e la matematica discipline normalmente non raccolte insieme.
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State-of-the-art classrooms and laboratories are throughout Chaparral Hall and used both for science and mathematics, two disciplines not normally located together.
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Txt: © Bradley Wheeler Ph: © Bradley Wheeler/ CoolNewProjects.com
HOLLYWOOD WALK OF FAME
Project: Deegan Day Design llc
Columbia College Hollywood: una scuola di cinema proietta una nuova immagine Il Columbia College of Hollywood (CCH), che gode di fama internazionale, si appresta a portare il proprio profilo cinematografico al livello successivo, dando vita a un centro per gli studi mediatici (Center for Media Studies). Il College of Cinema and Television, leader del settore dall’anno della sua fondazione, nel 1952, è ubicato a Tarzana, in California, a pochi minuti da Holloywood e dal centro di Los Angeles. Il CCH determinerà presto un miglioramento dello standard della propria struttura, nonché di altre scuole sparse in tutto il mondo, grazie all’ampliamento di quasi 1400 metri quadrati del proprio edificio esistente, che occupa una superficie di 4088 metri quadrati – l’ex sede di Panavision Camera. La scuola, che offre corsi di laurea incentrati su regia, sceneggiatura, produzione, montaggio cinematografico e televisione, andrà a occupare un immobile vicino e a servirsi di diverse nuove sedi per scopi espositivi e di produzione all’avanguardia di pellicole nonché nuove aule, uffici di facoltà e un bar per gli studenti.
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Columbia College Hollywood: a Film School Projects a New Image The internationally recognized Columbia College Hollywood (CCH) is taking its cinematic profile to the next level by creating a Center for Media Studies. A leader since it was established in 1952, the College of Cinema and Television is located in Tarzana, California, just minutes from Hollywood and downtown Los Angeles. CCH will soon be raising the bar on its own facility, as well as ramping-up the standard on other such schools around the globe, through the nearly 1400 square meter (15000 sf) expansion to its existing 4088 square meter (44000 sf) building— the ex-Panavision camera headquarters. The school, which offers degrees focusing on directing, writing, producing, cinematography editing and television, will expand into a neighboring property and utilize a variety of new venues for exhibition and state-of-the-art production of motion pictures, as well as new classrooms, faculty offices and a student cafe. The Media 114 Center was created by designer visionary Joe Day of Deegan Day Design (Los Angeles), who comments that “Projection” was the guiding principle in terms of “urban engagement, institutional expansion and design methodology.” The innovative Day (Professor of Architecture at the Southern California Institute of Architecture, SCIArc) goes on to say that the new spaces in the Media Center were “developed by ‘scripting’ the cones of projection and
Il Centro Mediatico è stato creato per iniziativa del designer/visionario Joe Day of Deegan Day Design (Los Angeles), che afferma che quello della “proiezione” è stato il principio guida in termini di “impegno urbanistico, ampliamento istituzionale e metodologia progettuale”. L’innovativo designer (Professore di Architettura presso il Southern California Institute of Architecture, SCI-Arc) dichiara inoltre che i nuovi spazi del Centro Mediatico sono stati “elaborati ‘sceneggiando’ i coni di proiezione e riflessione da molteplici location cinematografiche per dare vita a una serie di pellicole attraverso il nuovo spazio.” (È importante rilevare che Joe Day insegnerà presto alla Yale School of Architecture in qualità di Louis I. Kahn Visiting Chair, ovvero di professore ospite). Per creare lo spazio, Day e i soci hanno studiato a fondo la storia delle sale cinematografiche dagli anni Venti del XX secolo a oggi. Day parla dei precursori del Centro Mediatico CCH, spingendosi indietro nel tempo, per citare il Teatro Totale di Walter Gropius del 1927, il Film Guild Cinema di Frederick Kiesler del 1929, il Rusakov Club di Konstantin Melnikov del 1928 e il Cinematografo Maestoso di Riccardo Morandi del 1957, incentrati sugli aspetti tecnici della proiezione cinematografica e sull’ottimizzazione delle condizioni di visione. Deegan Day Design non si è limitato a concentrarsi sullo sviluppo interno del Centro Mediatico, ma ha anche rivolto la propria attenzione al punto d’ingresso del campus CCH scarsamente utilizzato. Attraverso vari studi progettuali supplementari, lo studio di architettura è riuscito a rendere operativo il piazzale, con la possibilità di proiezioni multiple di film su numerosi schermi esterni, sfruttando in questo modo il clima locale, mite nel corso dell’intero anno. Il presidente e amministratore delegato di CCH, Richard Kobritz, non esita a dimostrare il proprio apprezzamento per il progetto di Joe Day quando afferma che “è destinato a incrementare la popolarità della scuola nell’industria cinematografica come il terreno di addestramento più professionale e serio per la nuova Hollywood.” Per ulteriori informazioni, visitare il sito: columbiacollege.edu & deegandaydesign.com
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CCH campus. Through several additional design studies, the architectural studio was able to activate the forecourt with the possibility of projecting multiple films onto numerous external screens, thereby taking advantage of the year-round mild climate. CCH President and CEO Richard Kobritz hails the work of Joe Day when he says that it “will augment the school’s success within the film industry as the most professional and solid training-ground for the new Hollywood.” See more at: columbiacollege.edu & deegandaydesign.com reflection off a variety of screen locations to establish a cadence of moving pictures through the new space.” (It is important to note that Day will soon be teaching at the Yale School of Architecture as the Louis I. Kahn Visiting Chair.) To create the space, Day and company thoroughly researched the history of cinema theaters from the 1920s to the present. Day talks about precedents for the CCH Media Center as far back as Walter Gropius’ Total Theatre of 1927, Fredrick Keisler’s Film Guild of 1929, Konstantin Melnikov’s Rusakov Club of 1928, and Cinematografo Maestoso by Riccardo Morandi of 1957—which focused on the technical aspects of film projection as well as on maximizing viewing conditions. Not only did Deegan Day Design’s work concentrate on the internal development of the Media Center, but also the équipe looked at the underutilized point of entry for the
Columbia College Hollywood sta creando un centro per studi mediatici con una aggiunto di 1400 mq. agli esistenti 4088 mq. In alto: lo studio televisivo e lo schermo/ palco verde esistenti utilizzati dagli studenti per le loro produzioni. A sinistra in mezzo, lo studio di controllo del CCH HD (Columbia College Hollywood, Alta Definizione). A destra in mezzo: il laboratorio digitale CCH (Columbia College Hollywood). A sinistra: l’esistente CCH galleria d’arte/ aula usato per disegnare, dipingere e la direzione artistica. Nella pagina opposta: il cortile sul retro, il nuovo campus integrato; sotto, vista aerea antistante il nuovo campus integrato. L’edificio aggiunto fornirà numerosi spazi per la presentazione di film, da utilizzare come aule e conterrà tutti gli spazi per le strutture di sostegno.
Columbia College Hollywood is creating a Center for Media Studies which will add an additional 1400 square meters (15000 sf) to its existing 4088 square meter (44000 sf) facility. Top: existing Television Studio and Green Screen/Stage for student productions. Middle left: existing CCH HD state-ofthe-art control room. Middle right: existing CCH Digital Lab. Left: existing CCH Art Gallery/classroom for Drawing, Painting, and Art direction. Opposite page, above: the rear courtyard, new integrated campus; below: front bird’s-eye view, new integrated campus. the addition will provide numerous new venues for exhibition of motion pictures, classrooms and support spaces.
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
LEARNING
In alto: l’esterno ovest del nuovo complesso scolastico. Al centro, a destra: il corpo di collegamento tra i due edifici. Nella pagina accanto, in alto: particolare del prospetto est del corpo di fabbrica aggiunto per soddisfare tutte le esigenze didattiche. (Foto: Giulia Amati) Top: the west exterior of the new school complex. Centre right: the body connecting the two buildings. Opposite, top: detail of the east front of the body added to satisfy all educational requirements. (Photo: Giulia Amati)
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Txt: Elviro Di Meo Drawings and images: courtesy, Studio Amati Ph: © Lorenzo De Simone – Fondazione Promozione Acciaio; Giulia Amati Rendering: ©studioamatiarchitetti
FORMA, CONTESTO E SEGNO: L’IDENTITÀ RITROVATA FORM, BACKGROUND AND SIGN: FOUND IDENTITY
Project: Studio Amati (Alfredo Amati, Federica Finanzieri, Mauro Ala, Valentina Lutrario), Giorgio Ponti, Carlo Guenzi, Ettore Zambelli
Due edifici strettamente connessi, di cui uno, sottoposto a un lungo intervento di restauro, trae origine dall’ex cotonificio Cantoni, ubicato a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Gallarate, e l’altro, il risultato di un’attenta progettazione, che, rifiutando qualsiasi dissonanza con l’ambiente circostante, fa ricorso al sapiente uso di materiali e agli accostamenti cromatici tipici dell’architettura industriale, costituiscono la nuova sede del complesso scolastico Giovanni Falcone
General Coordination: Studio Amati La valenza è duplice ed è in linea con i grandi progetti che stanno interessando gran parte del tessuto urbano italiano, così come quello europeo. Se la prima è di carattere prettamente urbanistico - vero obiettivo dell’intero intervento -, la seconda affida all’architettura il compito di reinterpretare l’identità del luogo, riproponendola nella contemporaneità dello spazio e del contesto. Il progetto del nuovo complesso scolastico Giovanni Falcone di Gallarate, in provincia
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di Varese, restaura parte del fabbricato esistente, l’ex cotonificio Cantoni, mettendo mano alla riqualificazione del quartiere, e realizza, nello stesso tempo, un edificio ex novo che dialoga con la preesistenza ottocentesca. Il recupero del fabbricato industriale nasce dalla volontà dell’amministrazione di tenere viva la memoria storica della città e di fare dell’architettura del passato un luogo attivo di educazione e formazione. La sede dell’istituto professionale di stato per i servizi commerciali, turistici, grafici e alberghieri sorge, infatti, nel centro cittadino, in prossimità dell’area in cui si concentrano le attività industriali dismesse, a poca distanza dalla stazione ferroviaria e dalle principali vie d’accesso alla città. Il complesso, nella progettazione definitiva firmata dallo Studio Amati, si sviluppa su oltre 13.000 metri quadrati di superficie, distribuiti, per l’appunto, in due distinti corpi di fabbrica, seppur strettamente connessi e collegati tra di loro. Le due parti si configurano volumetricamente come elementi con peso e importanza equivalente. Ne deriva un organismo segnato da aspetti tipologici e compositivi che denunciano il carattere incisivo del complesso, che viene percepito unitario e forte di una sua precisa identità, dotato di grande riconoscibilità dell’architettura anche da chi passa in lontananza. L’intervento dello Studio Amati si inserisce nel nucleo di un più vasto progetto di riorganizzazione dell’istituto, in precedenza frammentato in cinque sedi dislocate in luoghi diversi. Gli edifici lasciati liberi sono, ora, a disposizione per accogliere le nuove realtà didattiche e consentono di dare attuazione al piano scuole elaborato dall’assessorato comunale alla Pubblica Istruzione che prevede una revisione amministrativa relativa a tutti gli istituti comprensivi. Ma è nel processo di ‘concinnitas’, di quel delicato equilibrio tra l’articolazione volumetrica e le superfici piane che si spiega la natura del progetto. In particolare, appare evidente l’attenzione dimostrata nel lavoro di restauro dell’edificio di fine Ottocento; edificio, questo, disposto su tre livelli, la cui facciata è stata risanata senza alcuna modifica degli originali progetti. Restauro che all’interno si esplicita, invece, in maniera più radicale, al fine di soddisfare la fruibilità degli spazi, attraverso la creazione di una grande hall con copertura vetrata, concepita come luogo di socializzazione e di smistamento dell’utenza. L’avanzato stato di degrado degli altri tre corpi di fabbrica del vecchio cotonificio ha spinto, tuttavia, i progettisti alla demolizione di questi ultimi. La progettazione ex-novo è stata pensata per essere in armonia con l’architettura industriale locale. Il ‘nuovo’ si serve di un linguaggio che evita qualsiasi forma di dissonanza con il contesto circostante e fa ricorso al sapiente uso di materiali e agli accostamenti cromatici. Scelte progettuali che rimandano alla mente i segni dell’archeologia industriale. Il corpo aggiunto si compone nel suo insieme di tre volumi: i primi due, cosiddetti basamentali, che contengono, rispettivamente, il primo la palestra a doppia altezza in parte entro terra e il secondo il ristorante-bar didattico con cucine e servizi; al di sopra, posto in senso trasversale, il terzo volume – immaginato come un’enorme gabbia metallica appoggiata sulla struttura sottostante – ospita le aule, gli uffici amministrativi e ulteriori spazi utili per la scuola. La parte nuova è costruita in modo tale che il connubio con l’esistente sia sempre percepibile e mai banale: i due corpi che formano l’alta fascia basamentale dichiarano la loro funzione di sostegno e si confrontano formalmente e matericamente con gli elementi caratterizzanti del luogo; la loro giacitura ricostituisce l’allineamento stradale; gli spazi vetrati fra i volumi consentono l’introspezione degli spazi retrostanti conferendo continuità visiva e, attraverso l’atrio, anche continuità fisica all’intera area. Il volume sovrapposto è, invece, arretrato dal filo della strada per rispettare ed esaltare l’edificio esistente riprendendone la larghezza e l’altezza. Questa impostazione compositiva e volumetrica della sovrapposizione delle funzioni, impegnativa dal punto di vista strutturale, oltre a rendere più compatto il complesso scolastico - con un risparmio notevole di superficie coperta permette di avere maggiori spazi a disposizione degli studenti per lo svolgimento dell’attività all’aperto.
Two closely connected buildings – one of which, subjected to long renovation jobs, has originated from the former Cantoni cotton mill, located near the Gallarate railway station, and the other, the fruit of an accurate project, where the emphasis is on avoiding clashes with the surrounding environment, skilfully used materials and colour combinations as typical of industrial architecture, accommodate the new Giovanni Falcone school complex A twofold role, in line with the major projects that are extensively involving the fabric of Italian and European cities: the former is a purely town planning related role – the number one goal of the entire project –; the latter relies on architecture to reinterpret the local identity, updating it on the basis of space and the background. The project for the new Giovanni Falcone school complex in Gallarate, in the province of Varese, consists, on the one hand, in the renovation of part of the existing building, the former 117 Cantoni cotton mill, helping redevelop the neighbourhood, and, on the other, i n a new building which interacts with the 19th-century pre-existing building. The renovation of the industrial building is the result of the administration’s desire to keep the historical memory of the city alive and make the architecture of the past into an active place synonymous with education and training.
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The headquarters of the state vocational school for trade, tourist, graphic design and hotel services rise in the city centre, near the dismantled industrial area, the railway station and the main doorways into the city. Under the final project drawn up by Studio Amati, the complex stretches over an area exceeding 13,000 square metres, split into two distinct bodies, which are closely connected with each other. Volumetrically speaking, the two parts look equivalent, thereby resulting in a body whose typological and component aspects reveal the incisive character of the complex, which is perceived as a unitary whole, with a clear-cut identity, easily recognizable from an architectural point of view, even by those passing by in the distance. The project by Studio Amati is part of a farther-reaching reorganization scheme planned for the school, which was previously divided into five bases in different places. The vacated buildings are now available to accommodate the new school facilities and make it possible to implement the school plan 118 drawn up by the town councillors for public education; under such scheme, all comprehensive schools will be subjected to administrative revision. However, the nature of the project is related to the “concinnitas” process, namely the delicate balance between the volumes and the flat surfaces. In particular, the emphasis has been clearly placed on the renovation project for the late 19th-century
La scelta tipologica della struttura, che confina con gli elementi strutturali verticali solo sul volume esterno, conferisce la massima flessibilità degli ambienti interni. Cerniera, nonché elemento baricentrico ai due edifici, è l’atrio: l’ingresso e il luogo da cui si accede a tutte le attività della scuola. Esso, difatti, costituisce sia funzionalmente che formalmente il punto di connessione di tutto l’istituto scolastico. Sotto l’aspetto delle tecnologie dell’architettura impiegate, il complesso è stato interamente progettato con elementi di bioarchitettura e gli impianti tecnologici rispondono ai criteri di ‘Energy saving’, in previsione dell’attuazione del protocollo post Kyoto. Altra peculiarità del progetto è l’introduzione in un complesso scolastico italiano delle strutture portanti in acciaio: soluzione innovativa e ambiziosa soprattutto per le difficoltà nel conciliarla con le prescrizioni di prevenzione incendi e di progettazione sismica. L’amministrazione di Gallarate ha eletto l’istituto a ‘Disaster management location’; ovvero, un luogo sicuro in caso di calamità naturali, confermando la versatilità del progetto stesso.
Inquadramento planimetrico del complesso/Plan of the entire complex
building on three levels; the façade has been restored without making any change to the original projects. Whereas more impactful renovation jobs have been carried out inside, to make the most of available space, through the creation of a large glass-covered hall, understood as a socialization and sorting place. However, the designers decided to demolish the other three parts of the former cotton mill, because of their advanced state of dilapidation. The idea of starting
In alto: la nuova scala dell’edificio ottocentesco, sottoposto a un attento lavoro di restauro (foto: © Lorenzo De Simone – Fondazione Promozione Acciaio). In basso: area del contesto prima dell’intervento. Nella pagina accanto, in alto: particolare della facciata in vetro (foto: Giulia Amati).
a project from scratch was aimed at achieving harmony with local industrial architecture. ‘The new’ uses a language which avoids clashes with the surrounding environment, skilfully selected materials and colour combinations. These design choices evoke the signs of industrial archaeology. Overall, the added body is composed of three volumes: the first two volumes, which make up the base, accommodate the double-height, partially underground gym and the
Top: the new staircase of the 19th-century building, which has been subjected to accurate renovation jobs (photo: © Lorenzo De Simone – Fondazione Promozione Acciaio) Below: area of the surrounding environment before the project was carried out. Opposite, top: detail of the glass façade (photo: Giulia Amati).
educational restaurant/bar with kitchens, bathroom and service rooms respectively; on top of them, the third volume, placed crosswise and conceived as a huge metal cage supported by the underlying structure, houses the classrooms as well as the administrative offices and a few more facilities for use by the school. The new part has been designed to unambiguously harmonize with the existing part: the two bodies of the high base clearly perform a supporting function, formally and substantially matching the elements that are typical of the place; their position re-establishes road alignment; the glass spaces between the volumes reveal the back spaces, providing the entire area with visual continuity and, through the hall, with physical continuity as well. Whereas the top volume is set back from the road to respect and enhance the existing building, maintaining its width and height. This structurally demanding layout with functions placed on top of each other results in a more compact school complex – and thus in remarkable savings in terms of covered surface – and larger spaces available for the students’ outdoor activities. The chosen type of structure – the vertical structural parts being confined to the outer volume – translates into matchlessly flexible interiors. The hall, which gives access to all the school activities, functions as a bridge and barycentre between the two buildings. Indeed, it functionally
and formally connects all the parts of the school with each other. As far as architecture technology is concerned, the complex has been entirely designed with bioarchitecture parts, and the technological systems meet energy saving criteria, in anticipation of the implementation of the post-Kyoto protocol. The peculiarities of the project include the introduction of steel frameworks in an Italian school complex: a groundbreaking, ambitious solution, mainly as the result of difficulties in matching it with fire and earthquake prevention standards. The administration of Gallarate has chosen the school as a “Disaster management location” – that is, a safe place in case of acts of God –, which further substantiates the versatility of the project.
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Pianta piano terra/Plan of the ground floor
Pianta primo piano/Plan of the first floor
Pianta secondo piano/Plan of the second floor
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Pianta terzo piano/Plan of the third floor
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Prospetto ovest/West front
Prospetto est/East front
Prospetto nord/North front
Prospetto sud/South front
Prospetto nord – sezione trasversale unità A/North front – cross section unit A
Sezione B-B (4. cucine, 6. servizi igienici, 7. ristorante/bar, 10. aule, 19. sala insegnanti, 26. spazio bilingue, 28. palestra attrezzistica, 29 deposito attrezzi) Section B-B (4. kitchens, 6. toilets, 7. restaurant/bar, 10. classrooms, 19. teachers’ room, 26. bilingual space, 28. gymnasium complete with apparatus, 29. apparatus store)
Sezione C-C (1. atrio ingresso scuola, 10. aule) Section C-C (1. school hall, 10. classrooms)
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A lato: il punto di ingresso baricentrico e il luogo da cui si accede a tutte le attività della scuola è l’atrio, che costituisce sia funzionalmente che formalmente l’elemento di connessione dell’intero complesso. (foto: © Lorenzo De Simone – Fondazione Promozione Acciaio).
Right: the hall means the barycentric entrance point and the place which gives access to all the school activities, functionally and formally connecting the parts of the entire complex with each other. (Photo: © Lorenzo De Simone – Fondazione Promozione Acciaio).
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SUONO SOUND
Txt: Arianna Callocchia Ph: Nic Lehoux Drawings (sections/plans/renderings): Henning Larsen Architects
Architect: Henning Larsen Architects, Batteríið Architects Artist: Ólafur Elíasson Acustic: Artec Acoustic Consultants.Inc.
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ARTE E ARCHITETTURA IN DUETTO A DUET OF ART AND ARCHITECTURE Una sinfonia di luci, colori, arte, musica e architettura. Così si può definire Harpa, il Reykjavik Concert Hall and Conference Centre inaugurato nell’estate del 2011 Come un enorme ghiacciaio, l’edificio, emerge dall’acqua conla sua forma cristallina e mutevole, la cui superficie esterna assume un’infinità di variazioni di colori, intensità e tono a seconda dell’orario, delle condizioni meteorologiche e delle stagioni. “L’immagine che ne risulta è quella di un edificio dematerializzato, come entità statica, che come una sorta di specchio interagisce dinamicamente con i colori circostanti, che spaziano da quelli caldi della lava ardente dei vulcani al blu indaco dei freddi ghiacciai fino al bianco della schiuma delle onde e alla trasparenza dell’oceano, offrendo ai visitatori continue suggestioni e la percezione sensoriale dei continui cambiamenti della natura” spiega Jacobsen, progettista dello studio Henning Larsen Architects. L’originale progetto della facciata in vetro e acciaio èfirmato del noto artista Ólafur Elíasson, in collaborazione con lo studio danese Henning Larsen Architects e quello islandese Batteríið Architects. Il disegno si è ispirato alla forma geometrica del basalto cristallizzato e si basa una combinazione di mille sistemi modulari bidimensionali e tridimensionali chiamati ‘quasi brick’ che catturano e riflettono la luce naturale creando infiniti riflessi caleidoscopici. “La sfida in questo progetto è stata proprio quella di realizzare una facciata così strutturalmente e tecnologicamente complessa mai fatta prima d’ora. Abbiamo chiamato esperti da tutto il mondo producendo ben 10.000 disegni”, spiega Sigurður R.Ragnarsson, Managing Director for the East Harbour Project. Anche per la scelta dei materiali interni, i progettisti si sono ispirati al suggestivo paesaggio islandese. L’interno, infatti, in calcestruzzo, è volutamente scuro, come il grigio della cenere che si deposita sul terreno dopo un’eruzione vulcanica. Una forte contrapposizione, dunque, tra l’involucro esterno, dematerializzato, e il volume interno, massiccio e materico. In una superficie totale di 28.000 mq, troviamo: un grande foyer a più livelli con una dinamica scalinata;aree per ristoro, sosta ed eventi; una sala per musica da camera e jazz da 200 posti; una sala da concerti da 750 posti e da 1200 posti al primo livello; una sala da concerti da 1800 posti e una sala prove e recitazioneda 450 posti al secondo livello; sale riunioni e conferenze, uffici, aree espositive, spazi di servizio, due bar e due ristoranti con viste verso l’oceano, i monti e la città di Reykjavik. I nomi delle quattro sale da concerti sono stati pensati per corrispondere ai quattro elementi naturali: Acqua, Terra, Aria e Fuoco. All’elemento fuoco si ispira la sala da concerti principale, chiamata Eldborg come uno dei crateri vulcanici più importanti nel territorio, che è stata rivestita interamente con una finitura in betulla laccata di colore rosso come quello della lava ardente. L’Harpa si presenta dunque con un’enorme ricchezza per l’Islanda: al suo interno la musica, l’arte e la cultura nell’ampiezza e nella vibrazione delle loro emozioni. All’esterno un edificio cangiante che, riflettendo luci e colori differenti a
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Sopra: un altro dettaglio della facciata. A destra e in basso: la scalinata interna del foyer e l’area cafè. Nella pagina accanto: la sala concerti principale e la hall. Above: an other detail of the façade. Right and below: interior of the stairs in the foyer and of the café area. Opposite: the grand hall and the floor space.
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PROGETTO PROJECT
ARTE/INGEGNERIA ART/ENGINEERING
“Sul letto di morte Leonardo esprime il proprio rammarico per due cose: non essere mai riuscito a volare e non aver terminato la sua statua equestre” (Carlo Pedretti, 2010)
Txt and photos: Corrado Gavinelli
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In alto, a destra: il disegno originale (del 1493) per la Testa del Cavallo nella sua armatura di fusione, con i particolari degli elementi di fissaggio. Sotto: il disegno tecnico di Ferretti (2010) per la ricostruzione della Armatura della Testa del Cavallo leonardiano. Top, right: the original drawing (dating 1493) for Leonardo’s Horse Head in its fusion mold, with close-ups of the fixing elements. Below: the technical drawing by Ferretti (2010) for the reconstruction of the support for Leonardo’s Horse Head.
“On his death-bed, Leonardo expressed his regret for two things: that he never managed to fly and that he didn’t finish his horse statue” (Carlo Pedretti, 2010)
LE RI-COSTRUZIONI DI LEONARDO, COLOSSALI EDIFICI GRANDI COME CASEGGIATI THE RE-CONSTRUCTIONS OF LEONARDO’S WORKS, COLOSSAL PIECES AS BIG AS APARTMENT BLOCKS In mostra, nella Reggia di Venaria (tra diverse opere originali d’arte, e riproduzioni realistiche dei poderosi macchinari pensati dal genio vinciano), anche l’impressionante modello di fusione della testa della famosa statua equina, progettata per il Monumento Equestre di Francesco Sforza Della immagine fisica del famoso Cavallo colossale progettato da Leonardo Da Vinci per la grandiosa statua equestre di Francesco Sforza da collocarsi nel lungo e vasto Cortile d’Armi del Castello visconteo (divenuto nel 1450 dimora dinastica della Signoria milanese sforzesca, e appositamente fatto risistemare da Ludovico il Moro tra il 1466 ed il 1494), si posseggono due esemplari riproduzioni in dimensioni reali – anch’esse effettuate in bronzo come prevedeva
On display, in the Reggia di Venaria Palace, the impressive model of the famous Horse Head, designed for the Equestrian Monument of Francesco Sforza (one of a number of original works of art, realistic reproductions of the colossal pieces designed by the undeniable genius of Da Vinci) The image shows the famous colossal horse designed by Leonardo da Vinci for the grand equestrian statue of Francesco Sforza to be placed in the long and spacious Cortile d’Armi of the Visconti Castle (which became the dwelling of the Milan’s aristocratic Sforza dynasty in 1450; it was refurbished by Ludovico il Moro between 1466 and 1494). There are two life-size specimens, bronze replicas of the original sixteenth-century version that were never realized. Two copies were produced in 1998-99 by contemporary sculptor Nina Akamu; one was positioned in front of Milan’s San Siro Horse Race Track and the other at the Grand Rapids in the USA-(in the Park o Sculptures in the Meijer Art Garden ). However, a wonderful exhibition illustrating the genius and the myth of Leonardo da Vinci ‘Leonardo. Il genio, il Mito ’ has been organized in the Royal Palace of Venaria. Another important model of the Horse designed by Leonardo has been reproduced: the support structure for the bronze casting of the head has been designed according to an image drawn by the artist in 1493. This third element for the reproduction of the horse statue designed by da Vinci was produced by Luciano and Silvia Paschetto in the laboratories of the Antiqua Company in Turin’s San Secondo di Pinerolo district. It was produced in varnished wood stained with a bronze dye because of the excessive costs associated with metal casting. It is about 10 meters high and just
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In centro alla pagina, da sinistra a destra: la riproduzione odierna del cavallo davinciano nella sua replica novecentesca (attuata dalla scultrice Nina Akamu nel 1998-99) esposta a Milano (Italia) davanti all’Ippodromo milanese di San Siro; il primo disegno di Leonardo, del 1483, per il Monumento Equestre di Francesco Sforza e il secondo progetto (del 1490) del Da Vinci per la statua equestre sforzesca. Sotto, dall’alto al basso: un disegno leonardiano (1490) di rilievo anatomico di un cavallo, la ricostruzione (di Benedetta Biancardi del 2009) del modello in gesso per la statua originaria del 1483.
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l’originale cinquecentesco mai però realizzato – entrambe prodotte nel 1998-99 in due contemporanee copie seguite dalla scultrice Nina Akamu, e rispettivamente collocate una in Italia a Milano (di fronte all’Ippodromo di San Siro) e l’altra a Grand-Rapids negli USA (dentro il Parco delle Sculture nel Giardino d’Arte Meijer). Adesso, però, con la mostra su Leonardo il genio, il mito, stupendamente organizzata alla Reggia Reale di Venaria, è stato riprodotto anche un altro importante modello disegnato da Leonardo per la realizzazione del Cavallo: la possente armatura di contenimento della fusione bronzea della testa, seguendo fedelmente l’immagine tracciata dall’artista nel 1493. Questo terzo elemento riproduttivo della statua equina davinciana, è stato realizzato (in legno verniciato con tintura bronzea, a causa degli eccessivi costi che avrebbe comportato una fusione metallica) da Luciano e Silvia Paschetto nei laboratori della Ditta Antiqua di San Secondo di Pinerolo, nella sua considerevole mole di 10 metri d’altezza, appena sufficiente per entrare nelle grandezze dimensionali dell’ambiente espositivo venariano, allestito nelle sue Scuderie dello Juvarra. Dei giganteschi apparati meccanici inventati dal Da Vinci e riprodotti in fattezze reali per la mostra, il loro ingombro quasi totalizzante creava seri problemi di collocamento per i materiali cartacei e plastici da esporre: ma è stata la geniale trovata dello scenografo Dante Ferretti (Premio Oscar nel 2005 e 2008 per i suoi spettacolari allestimenti filmici) che ha curato la definizione esisibitiva dello spazio disponibile, a escogitare un eccellente espediente risolutivo, alloggiando gli apparati espositivi sotto i macchinari e dentro la testa del cavallo, le cui dimensioni di edificio potevano venire egregiamente utilizzate a questo scopo, e aumentare anche la sensazione scenico-percettiva dell’insieme. Passando dunque sotto i possenti sostegni della macchina, ed entrando nel collo equino, i visitatori della mostra possono così godersi le opere grafiche e artistico-scientifiche, nonché dipinti e sculture di Leonardo e dei suoi contemporanei selezionati e raccolti per l’evento, inserite in un iper-design ricostruttivo di insolita e inaspettata suggestività tecnico-ambientale. La maestosa sagoma ippica (che idealmente rimanda, nella oggettività fisica e nel gigantismo proporzionale, all’effigie mitica del Cavallo di Troia: di cui a mio parere il Da Vinci ha subìto un particolare fascino
Center, from left to right: modern reproductions of Da Vinci’s horse, 20th-century reproduction (by the sculptress Nina Akamu in 1998-99) on display in Milan (Italy) in front of the Milanese Race Track at San Siro; the first design by Leonardo, in 1483, for the Equestrian Monument of Francesco Sforza and the second project (dating 1490) by Da Vinci for the Sforzesco equestrian statue. Below, from top to bottom: one of Leonardo’s designs (1490) showing the anatomical relief of a horse; the reconstruction (by Benedetta Biancardi dating 2009) of the plaster model for the original statue in 1483.
manages to fit into the Venaria exhibition facilities, housed in the Juvarra stables. Of all of the colossal mechanical devices invented by Da Vinci and reproduced to size for the exhibition, the volume of these particular pieces – which almost totally occupied the exhibition areas - created serious service problems regarding the display of the models and any paper exhibits: however the brilliant idea of production designer Dante Ferretti(Academy Award winner (The Oscar) in 2005 and 2008 for his spectacular cinematographic installations) who supervised the arrangement of the available space and designed an excellent layout. He kept the exhibition equipment below the apparatus and inside the Horse head. This ensured that the building could easily accommodate the exhibits and it also enhanced the perception of the presentation. Passing under the robust support of the machine, and entering the horse’s neck, visitors to the event can enjoy the graphic, artistic and scientific works, the paintings and sculptures by Leonardo and his contemporaries. These were carefully selected and grouped together for the event and inserted in a carefullydesigned reconstruction with a technical environment of unusual and unexpected suggestiveness . The majestic silhouette of the horse clearly refers to the 129 gigantic proportions of the mythical Trojan Horse: I believe that da Vinci was fascinated with this construction described in the Iliad, a book that was translated from Greek in to Latin or into the common language in the late-fifteenth or early sixteenth centuries. It is possible that Leonardo may have sourced the printed material from the jurist/humanist and the translator of Homer’s work - Francesco Accolti, known as Aretino, who was the Secretary to Francesco Sforza, between 1461 and 1466). However, it is simply part of a more complex
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dalla lettura dell’Iliade, le cui traduzioni dal greco in latino o in volgare proprio in quegli anni di fine Quattrocento e inizio Cinquecento venivano effettuate e stampate; e che Leonardo può avere ripreso dal giureconsulto e umanista – nonché traduttore omerico – Francesco Accolti detto Aretino, tra l’altro Segretario di Francesco Sforza proprio tra il 1461 ed il 1466) è però soltanto una parte della più articolata statua equestre pensata dall’artista per il Duca milanese Francesco, fondatore della Casata Sforza, di cui il figlio Ludovico aveva voluto l’esecuzione commemorativa tramite una eccezionale scultura, affidata appunto al Da Vinci nel 1482; il quale ne produsse immediatamente il disegno l’anno seguente (1483), ma dovette però rielaborarne il progetto nel 1490, per concluderlo quattro anni dopo (1494), seguendo un continuo lavoro che lo ha tormentato per tutta la vita, e fortemente rammaricato per non averlo potuto eseguire. Lo svolgimento di questo capolavoro si può osservare nella serie degli studi anatomici preparatori (realisticamente ripresi dalle fisionomie dei cavalli sforzeschi tenuti nelle varie scuderie milanesi; di cui Leonardo riprende le porzioni più perfette, ricordandoli ognuno addirittura per nome), negli schizzi e disegni di composizione, nei cartoni e nelle prove pittorico-scultoree (compresi i tre modelli tridimensionali: il primo in gesso del 1483, di dimensioni ridotte per presentarne l’immagine al committente; e gli altri due in argilla – uno del 1483-84 oppure del 1490 addirittura, e l’altro del 1493 – in straordinaria grandezza reale per la fusione in bronzo), costituisce già da solo una incredibile ed eccezionale testimonianza della estrema capacità artistica leonardiana; che, per quanto già indubitata, avrebbe fatto – se attuato – dell’artista fiorentino uno dei più grandi scultori della propria epoca, e perfino superiore ai protagonisti dell’antichità. Nella iniziale concezione del monumento, il destriero vinciano (rimasto poi isolato – senza cavaliere – e rappresentato in una maestosa postura solenne e al passo), doveva impennarsi dinamicamente e venire – ovviamente – sormontato dalla figura del condottiero, come nella sua prima versione scultorea viene disegnato da Leonardo nel 1483 in uno schizzo dallo stilismo ancòra di ripresa classico-antica della consueta statuaria equestre, anche contemporanea. Per difficoltà di fusione della prima contorta forma, Leonardo passò, nel 1490 – affinandola poi nel 1493 – ad una seconda soluzione, anch’essa più tradizionalmente conforme ai monumenti equestri dell’epoca (del suo maestro Andrea Del Verrocchio per la statua veneziana del Colleoni del 1480-83, e del collega Donatello per il Gattamelata a Padova del 1447-53), raffigurati con un posizionamento più disteso e pacato (quello che venne poi proseguito dal Da Vinci, ma privo di cavaliere). L’aspetto di questo straordinario equino però era espresso, diversamente da esempi scultorei precedenti e coevi, in una totale naturalezza oggettiva, con un concreto realismo raffigurativo che rinnegava qualsiasi riproposizione este-
represented in a solemn and majestic upright posture), had to rise dynamically and be surmounted by the rider, as the initial version of the sculpture designed by Leonardo in 1483 demonstrated in a sketch that again showed the traditional classical-ancient yet contemporary equestrian statue . Because of the difficulty of casting the twisted form, Leonardo developed a second solution, in 1490, perfecting it in 1493. It also complies with the more traditional equestrian monuments of the time (by his master Andrea del Verrocchio for the statue 130 of Colleoni in Venice dating 1480-83, and his colleague Donatello for Gattamelata in Padua dating 1447-53); this shows a more relaxed and tranquil position (which was further developed by Da Vinci, with no rider). However, this extraordinary horse, was in contrast with previous examples and with pieces of contemporary sculpture; it possessed a completely objective naturalness, a concrete realistic representational revival that refused any outward appearance of conventional esthetics copied from classical historical images. It exuded
riore di una estetica classica convenzionalmente soltanto ricopiata da immagini storiche; ed inneggiava invece alla potenza e maestosità dell’animale vero nella sua bellezza corporea non idealizzata. Aveva già preparato tutti i disegni tecnici per la fusione (l’armatura della statua per ricoprire – in pezzi distinti da poi giuntare in sèguito – il modello in creta su cui eseguire la fusione in bronzo; e perfino il locale dove eseguire l’operazione delle iniezioni del metallo liquefatto), quando nel 1494 tutto l’enorme materiale bronzeo raccolto (200 tonnellate) per forgiare la statua dovette venire spedito di fretta a Ferrara (a causa della incursione in Italia del Re di Francia Carlo VIII), per venire utilizzato nella costruzione di armi e artiglierie: vanificando così un sogno esecutivo unico, e annullando la creazione di un eccezionale capolavoro artistico (la cui immagine fisica, almeno, possiamo accontentarci di vedere nelle sue varie riproduzioni attuali).
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creation designed by the artist for the equestrian statue of Francesco, Duke of Milan, founder of the House of Sforza, whose son Ludovico commissioned the unique memorial sculpture to Da Vinci in 1482. Leonardo immediately produced the drawings the following year (1483), but he had to reprocess the project in 1490; work terminated four years later(1494), following ongoing efforts and mental turmoil that plagued the rest of his life. On his deathbed he voiced his great regret at not having been able to complete the statue. This masterpiece can be observed in the series of preparatory anatomical studies (realistically taken from heads of horses kept in different stables belonging to the Sforza family in Milan). Leonardo immortalized the most perfect portions of the animals and even remembered each by name. He sketched and drew arrangements, cartoons and pictorial-sculptural tests (including three-dimensional models: the first in plaster (1483), a small model to present the project to the client, and the other two in clay - one dating 1483-84, or possibly 1490 , and the other dating 1493 - in an extraordinary life-size for the bronze casting). In itself this is already an incredible testimony to Leonardo’s extreme and exceptional artistic ability. There is no question that this Florentine genius was one of the greatest sculptors of his time, more so than the acclaimed protagonists of ancient civilizations. In the initial concepts for the monument, da Vinci’s horse (then on its own - without a rider - and
In alto: la restituzione scenografica di Dante Ferretti (del 2009) per l’allestimento della Mostra su Leonardo a Venaria.
Top: the scenographic arrangement by Dante Ferretti (2009) for the exhibition layout of the Exhibition on Leonardo da Vinci in Venaria.
In alto, a sinistra: l’esecuzione in grandezza reale della testa. A destra: l’utilizzazione spaziale della testa al cui interno sono esposti i materiali tecnico-artistici (disegni e sculture) leonardeschi. In basso: il montaggio della testa del Cavallo nel novembre del 2011, le cui parti sono state congiunte secondo le morse a uncini disegnate da Leonardo e i suoi stessi criteri di fissaggio indicati nel suo disegno del 1493.
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the power and majesty of the animal in its true physical beauty and not an idealized form of perfection. He had already prepared all the technical drawings for the casting (the structural components were to be created individually for subsequent assembly; the supports were then covered to produce the clay model which formed the matrix for the bronze casting. He had even designed the room in which to perform the injections of molten metal) In 1494 when all the huge amount of bronze had been collected (200 tons) to forge the statue, it had to be transported rapidly to Ferrara (Italy due to the invasion by the King of France, Charles VIII). It was melted down and used to make weapons and artillery: a dream was shattered and a unique artistic masterpiece was destroyed. But let us be thankful that the physical image of these marvels can be observed and admired in these modern versions.
Top, left: a real size model of the head. Right: the spatial use of the head showing Leonardo’s technical-artistic materials (designs and sculptures). Bottom: the assembly of the Horse Head in November 2011, the parts of which were joined together with hooks designed by Leonardo using the fixing criteria indicated in his design dating 1493.
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Txt: Carlo Paganelli
EXPO
BARCELONA 1929 5.$)#%3)-! 05.4!4! s PART XI
In alto: planimetria e vista a volo d’uccello dell’esposizione. In alto, a destra: locandina dell’Expo del 1929. Nella pagina a fianco: viste della città, in centro Montjuich - Fuente Magica. Top: layout plans and a bird’s eye view of the exhibition. Top right: the poster for the 1929 Expo. On the opposite page: view of the city, in the middle Montjuich - Fuente Magica.
Come spesso capita per l’organizzazione delle grandi esposizioni internazionali, anche quella di Barcellona inizia molti anni prima. L’idea nasce nel 1905 su proposta dell’architetto Josep Puig i Cadafalch. La fase successiva inizia nel 1913 con la formazione di un comitato misto di membri del Formento Nacional del Trabajo e dell’Ajuntament cui fanno capo Josep Puig i Cadafalch e Joan Piazzola i Pon. Inaugurata il 20 maggio 1929 e conclusa il 15 gennaio 1930, l’Exposiciòn, costata 180 milioni di pesetas, sorge sull’altura Montjuic occupando una superficie di 118 ettari.All’evento partecipano venti nazioni europee tra cui Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Romania, Svizzera e Ungheria. Presentato nel 1915 da Puig i Cadafalch, il progetto di massima è diviso in tre settori specifici affidati a diversi gruppi di architetti: Puig i Cadafalch e Guillem Busquets lavorano per la Sezione Ufficiale, nella zona alla base del Montjuic; Luìs Domènech i Montaner e Manuel Vega i March si occupano dell’area internazionale sul Montjuich; Enric Sagnier i Villavecchia e August Font i Carreras sviluppano l’area marittima. Per varie cause il cantiere dell’Expo si protrae oltre il previsto e viene chiuso appena in tempo per l’inaugurazione. Il sito Expo presenta padiglioni con diverse tipologie funzionali: palazzi dedicati alle sezioni ufficiali e padiglioni di rappresentanza di Plaça d’Espanya destinati ai Paesi ospiti, istituzioni o grandi imprese commerciali. L’Expo inizia da Plaça d’Espanya, dove sorgono quattro grandi alberghi, e prosegue sull’Avenida de América (l’attuale Avenida de la Reina Maria Cristina), dove si trovano i padiglioni. Tra i padiglioni dedicati ai Paesi ospiti fa scalpore per la sua modernità quello della Germania. Dopo il successo riscontrato all’esposizione del Werkbund a Stoccarda, il Governo tedesco incarica Ludwig Mies van der Rohe della direzione artistica della sezione tedesca. Mies van der Roche introduce nel padiglione innovazioni in linea con il linguaggio del Razionalismo attraverso la pianta libera per ottenere continuità dello spazio, materiali tecnologicamente avanzati, elementi costruttivi prefabbricati secondo normative internazionali e un sistema di arredo prodotto in serie ma di grande qualità estetica. Josep Puig i Cadafalch (Matarò, 17 ottobre 1867, Barcellona, 23 dicembre 1956). È tra i principali architetti del Modernismo catalano. Studia Architettura a Barcellona. Terminati gli studi, si stabilisce a Mataró e assume l’incarico di architetto municipale a soli 24 anni. Conserva l’incarico per cinque anni, periodo in cui costruisce anche i suoi primi edifici. In seguito, è nominato cattedratico nella Escuela de Arquitectura di Barcellona. Nel 1917 assume l’incarico di Presidente della Mancomunitat de Catalunya ed elabora un piano ambizioso d’insegnamento e cultura e dà impulso agli scavi archeologici di Ampurias. Guillem Busquets i Vautravers (Barcellona, 1877, Barcellona,1955). Durante gli studi di architettura lavora con l’architetto J. Gusta. Dal 1914 detiene l’incarico di responsabile dell’Ufficio Comunale di Urbanistica di Barcellona. Nel 1942 pubblica vari studi sulla storia urbana della capitale catalana tra il 1842 e il 1942. Collabora con Josep Puig nella pianificazione dell’area inferiore del Montjuic ed elabora il progetto per la Piazza di Spagna all’interno del Palazzo Nazionale Spagnolo per l’Expo del 1929. Di seguito una selezione di opere realizzate come professionista.1906, Casa Solanes (San Baudilio de Llobregat); 1915, Edificips de viviendas Pau Monmany (Barcelona); 1918-19, Casa Izaguirre (San Cugat del Vallés); 1925-26 Casa Puig (Puigcerdà); 1926- Vivienda unifamiliar (Barcelona).
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Luìs Doménech i Montaner (Barcellona, 21 dicembre 1850, Barcellona, 27 dicembre 1923). Esponente del movimento Modernista catalano. I suoi edifici sono caratterizzati da una equilibrata presenza di elementi strutturali e raffinati motivi decorativi. Manuel Vega i March (Granollers, 1871, Barcellona, 1931). È stato un architetto accademico della Real Academia Catalana de Bellas Artes de Sant Jordj. Enric Sagnier i Villavecchia (Barcellona, 21 marzo 1858, Barcellona, 1 settembre 1931). Autore prolifico di edifici con tendenze classiciste appartenenti a molte tipologie, realizzati soprattutto a Barcellona. August Font i Carreras (Barcellona, 2 giugno 1846, Barcellona, 6 marzo 1924). Affianca all’attività di architetto quella di docente. E’ stato allievo di Elia Rogent e inizia la carriera di architetto dirigendo i lavori di restauro della Basilica di Saragozza.
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program of education and culture, driving the interest in and commitment to the archeological excavations of Ampurias. Guillem Busquets i Vautravers (Barcelona, 1877, Barcelona,1955). During his studies, he worked with architect J. Gusta. From 1914, he was
As is often the case with the organization of major International exhibitions, the groundwork plans for the Barcelona event began many years earlier. The idea first came to light in 1905 and was presented by architect Josep Puig i Cadafalch. The next phase started in 1913 with the formation of a mixed committee consisting of members of the Formento Nacional del Trabajo and Ajuntament, headed by Josep Puig i Cadafalch and Joan Piazzola i Pon. It was inaugurated on May 20th 1929 and concluded on January 15th 1930. This Exposiciòn cost 180 million pesetas; it covered 118 hectares (close to 300 acres), and saw the participation of twenty European nations including Belgium, Denmark, France, Germany, Italy, Norway, Romania, Switzerland and Hungary. Presented in 1915 by Puig i Cadafalch, the masterplan was split into three specific sectors assigned to different groups of architects: Puig i Cadafalch and Guillem Busquets worked on the Official Section in the area at the foot of Montjuic; Luìs Domènech i Montaner and Manuel Vega i March were responsible for the international area on Montjuic; Enric Sagnier i Villavecchia and August Font i Carreras developed the areas close to the seafront. For a number of reasons, the building site of the Expo was open for longer than expected and closed just in time for the inauguration. The Expo complex included buildings with a range of functional purposes: pavilions dedicated to the official sections and PR pavilions in Plaça d’Espanya destined to the visiting company delegations,
the institutions or the large commercial enterprises. The Expo commenced from Plaça d’Espanya flanked by four large hotels; it continued along Avenida de América (today known as Avenida de la Reina Maria Cristina) that provided access to the pavilions. Of the pavilions allocated to the visiting delegations, the modern architectonic content of Germany’s contribution caused quite a commotion. Following the success of the Werkbund exhibition in Stuttgart, the German government appointed Ludwig Mies van der Rohe as art director for the German section. Mies van der Roche introduced innovations in line with the Rationalist language, open-plan arrangements to maximize the continuity of the spaces using technologicallyadvanced materials and pre-fabricated construction elements that satisfied international building norms, and serially-produced furnishing systems with exciting intrinsic qualities. Josep Puig i Cadafalch (Matarò, 17 October 1867, Barcelona, 23 December 1956). He was unquestionably one of the most important architects of Catalan Modernism. He studied architecture in Barcelona and then moved to Mataró. At just 24.years of age, he was appointed as the city council’s architect. He held this position for 5 years, during which time he completed his first buildings. He was then given a lecturing post at the Escuela de Arquitectura of Barcelona. He 1917, he took-up office as President of the Mancomunitat de Catalunya and developed an ambitious
head of the City Council’s Office of Urban Planning in Barcelona. IN 1942, he published a number of studies on the urban history of the Catalan capital between 1842 and 1942. He worked with Josep Puig to plan the area below Montjuic and developed the project for the Plaça d’Espanya in the Spain Pavilion at Expo 1929. The works he created as a professional architect include 1906 Casa Solanes (San Baudilio de Llobregat); 1915, Edificips de viviendas Pau Monmany (Barcelona); 1918-19, Casa Izaguirre (San Cugat del Vallés); 1925-26- Casa Puig (Puigcerdà); 1926- mono-family Vivienda (Barcelona). Luìs Doménech i Montaner (Barcelona, 21 December 1850, Barcelona, 27 December 1923). He was a leading figure in the Catalan Modernist Movement. His buildings are characterized by the careful equilibrium of structural elements and elegant decorative motifs. Manuel Vega i March (Granollers, 1871, Barcelona, 1931). He was an academic and a lecturer
in architecture at the Real Academia Catalana de Bellas Artes de Sant Jordj. Enric Sagnier i Villavecchia (Barcelona, 21 March 1858, Barcelona, 1 September 1931). He was an extremely prolific designer of buildings with a strong orientation to a range of classical styles. For the
most part, his constructions were built in Barcelona. August Font i Carreras (Barcelona, 2 June 1846, Barcelona, 6 March 1924). His professional activity as an architect alternated with his time as a lecturer. He was a disciple of Elia Rogent and began his career as an architect, managing the restoration work for the Basilica di Saragozza.
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D DESIGN
I MAESTRI
ERNESTO GISMONDI, LA MISSIONE DI FARE LUCE ERNESTO GISMONDI, A MISSION TO FULFIL IN MAKING LIGHT Txt: Francesco Massoni
Fondatore e presidente del Gruppo Artemide, Ernesto Gismondi, quando ci parla di luce, sa essere affabile e ironico ma tradisce una vocazione e una passione che vanno ben oltre il mestiere. Non per nulla, grazie a lui hanno preso forma alcuni dei più celebrati progetti e apparecchi d’illuminazione Ingegnere aerospaziale, imprenditore, designer, Ernesto Gismondi è, da oltre cinquant’anni, un appassionato sperimentatore e innovatore nell’ambito dei prodotti d’illuminazione. Da quando cioè, nel 1959, ha fondato assieme all’architetto e amico Sergio Mazza la società Artemide, divenuta poi un gruppo leader su scala mondiale del quale oggi riveste la carica di presidente e insignita nel 1994 del Premio Compasso d’Oro ADI per la sua ‘luminosa’ carriera. Gismondi ha vissuto da protagonista la vicenda evolutiva del ‘made in Italy’ del design, firmando egli stesso alcune lampade di successo, tra le quali la recente Nur, e contribuendo alla nascita di bestseller epocali, come la Eclisse di Vico Magistretti, la Tizio di Richard Sapper, la Tolomeo di Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, autentiche e celebrate icone del loro e del nostro tempo. La partecipazione a movimenti dell’avanguardia progettuale, ad esempio Memphis del quale nel 2011 ricorreva il trentennale, ma anche e soprattutto la creazione del binomio luce-benessere, di cui è stato artefice assieme all’architetto e designer Carlotta De Bevilacqua, promuovendo il concetto di ‘The Human Light’ nei primi anni Novanta, come pure la svolta ecosostenibile, avviata in tempi non sospetti, con il corredo di svariati ‘metaprogetti’ che hanno dato luogo a nuove collezioni a basso consumo energetico e ad alto impatto sensoriale, ne fanno tuttora uno dei più vivaci esploratori delle nuove frontiere del design. Nella mostra ‘Le Fabbriche dei Sogni’, in corso al Triennale Design Museum di Milano, è stato annoverato da Alberto Alessi fra i ‘capitani coraggiosi’ che hanno fatto grande l’industria italiana votata al design. Si sente tale? È difficile considerarsi capitani d’industria in quanto il settore dell’arredamento, fatti salvi alcuni grandi colossi - che ci sono solo nell’illuminazione e non nel mobile -, annovera perlopiù aziende di medie dimensioni. La differenza, con altri mondi, come quello della moda, in cui il mercato delle licenze consente di crescere in maniera esponenziale, e in breve tempo, cedendo semplicemente i diritti di sfruttamento del marchio in svariati ambiti merceologici, è che forse, in realtà, noi saremo anche ‘capitani’ ma non siamo poi tanto ‘coraggiosi’... Lei si è laureato in ingegneria aeronautica, che cosa l’ha spinta verso il mondo dell’illuminazione? Pur non essendo nati ‘lampadine’, per fare qualcosa di bello insieme, io e un amico, l’architetto Sergio Mazza, abbiamo pensato di ‘fare luce’. Ma avevate una visione?
134 Volevamo realizzare apparecchi d’illuminazione semplici, intelligenti, abbordabili. Vi siete ispirati all’esempio di altri predecessori? Il nostro modello di riferimento era Azucena, una piccola ma eccellente azienda produttrice di mobili, lampade e complementi realizzati artigianalmente, fondata tra gli altri da Luigi Caccia Dominioni e Ignazio Gardella. Eravate animati da ambizioni di gloria o dal desiderio di fare affari? Non eravamo così presuntuosi o incoscienti da aspirare soltanto alla gloria. Volevamo realizzare prodotti di qualità in sintonia con la domanda crescente di oggetti ben disegnati, moderni e funzionali.
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From top: the best-selling lamps, Eclisse (Vico Magistretti, 1967), Tolomeo (Michele De Lucchi and Giancarlo Fassina, 1986) and Tizio (Richard Sapper, 1972). Opposite: Ernesto Gismondi, founder and chairman of Artemide. Following pages: Pipe suspension lamps (Herzog & De Meuron, 2002), installed in the restaurant, Stefano’s, in Kiev, Ukraine, designed by Yod Design Lab.
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Dall’alto: le lampade bestseller Eclisse (Vico Magistretti, 1967), Tolomeo (Michele De Lucchi e Giancarlo Fassina, 1986) e Tizio (Richard Sapper, 1972). Nella pagina a fianco: Ernesto Gismondi, fondatore e presidente del Gruppo Artemide. Nella pagine seguenti: le lampade a sospensione Pipe (Herzog & De Meuron, 2002) installate nel ristorante Stefano’s di Kiev, Ucraina, a cura dello studio Yod Design Lab.
sui mercati in cui intende insediarsi. Abbiamo da poco aperto a New Delhi la sede di Artemide India e così abbiamo fatto e faremo con altri paesi. Perché aprire una società all’estero non implica solo l’intenzione di affermarsi in nuovi mercati, ma è prima di tutto un modo per conoscerne le caratteristiche. Aprire un flagship store a Shanghai è ben diverso dal mandare un paio di agenti in Cina, indica la seria intenzione di operare in quel territorio. E questo rappresenta una garanzia per chi, localmente, sceglie e acquista i nostri prodotti. Dato che esportiamo il 75% degli apparecchi che produciamo non possiamo trascurare questi aspetti della nostra attività. Intende dire che le ragioni del vostro successo poggiano su basi commerciali? No, desidero soltanto evidenziare il fatto che, oggi, il servizio è un aspetto strategico per lo sviluppo del brand. Nel senso che fare luce è diventato più complicato a causa delle varie normative che influenzano la progettazione, la produzione e l’installazione di apparecchi luminosi, sempre più complessi perché votati all’elettronica. Poniamo, ad esempio, che si desideri mettere una lampada da esterni in un luogo frequentato da umani. Ecco, in questo caso, la superficie del vetro non può superare i sessanta gradi d’inclinazione. Questi ed altri vincoli normativi sollecitano la ricerca di soluzioni adeguate, a misura delle necessità di quanti sono interessati ad applicarle. Per questo, ci mettiamo a disposizione degli architetti chiamati a progettare l’illuminazione di spazi pubblici e privati. E da queste relazioni nascono anche nuovi prodotti.
E che cosa vi distingueva dagli altri? Il desiderio di essere assolutamente innovativi e originali, l’unico presupposto per poter crescere come azienda. Questa discriminante, niente affatto trascurabile, ha guidato lo sviluppo della nostra attività anche nella scelta dei designer: dapprima architetti e progettisti italiani, i migliori, e in seguito alcuni stranieri, sempre i migliori. Perché la regola fondamentale di imprese come la nostra è ‘o vendi all’estero o non sei nessuno’. Quindi, abbiamo chiamato Sapper, Calatrava e tanti altri. Parallelamente abbiamo esteso la rete di vendita di Artemide, che ha come caratteristica il fatto di operare direttamente
Quindi, la parte ‘architetturale’ della vostra attività assume una rilevanza maggiore? I progetti luminosi, cui collaboriamo con l’impiego di nostre équipe tecniche e prodotti, sono senz’altro in grado di mettere nella ‘giusta luce’ l’innovazione architettonica al servizio dell’uomo. Penso, tra gli altri, agli scenari di luce variabili progettati da Italo Rota con il lighting designer Marco Bisenzi Cipriani per gli spazi comuni del Boscolo Hotel Exedra, a Milano. Un progetto ‘tailor made’ realizzato con lampade LED di Nordlight, un’azienda del Grup- 135 po Artemide. Certo, quando il progetto è calibrato su scala domestica il discorso cambia, non si ricorre ad ‘effetti speciali’, ma l’ambito ‘architetturale’ e quello ‘domestico’ spesso si confondono e si incrociano. Meglio parlare di ‘contract’, che rappresenta il 70% del nostro fatturato, e di ‘design’, che copre il restante 30%. E, nell’ambito del contract, direi che le forniture luminose per alberghi rappresentano la voce più importante. Non qui in Europa, dove attualmente i soldi scarseggiano, ma in Russia, in Cina, nei Paesi arabi... Parliamo ora del suo rapporto con architetti e designer... In genere è molto onesto, franco e amichevole. Karim Rashid ha una fantasia stra-
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ripante, che spesso devo tenere a freno. Zaha Hadid è molto zelante ed esigente. Un discorso a parte merita Michele De Lucchi, al quale sono legato da una lunga e profonda amicizia. Da lui ricevo anche qualche stroncatura quando vesto, a mia volta, i panni del designer. E comunque, il rapporto di Artemide con i progettisti è sempre improntato al rispetto reciproco e a un proficuo scambio di esperienze, costruttivo per entrambi. Devo dire che quando si entra nel merito di problematiche squisitamente tecnologiche non tutti si dimostrano molto ferrati in materia e allora tocca a noi provvedere e correggere. Siete stati i primi a parlare di ‘The Human Light’ nell’industria dell’illuminazione... Una prerogativa che rivendico con orgoglio. Quando ancora gli altri inseguivano lo stile, noi abbiamo cominciato ad avventurarci in territori vergini, indagando le relazioni tra illuminazione e benessere, tra i vari tipi di luce e le varie attività dell’uomo, giungendo, nei primi anni Novanta, a definire il concetto di ‘The Human Light’ e proponendoci di creare con i nostri apparecchi vere e proprie atmosfere di luce, funzionali al lavoro, al relax, alla convivialità, alla vita domestica, eccetera. Quali sono i vostri bestseller? Dopo l’Eclisse di Vico Magistretti, nel 1967, e la Tizio di Richard Sapper, nel 1972, è venuta la Tolomeo di De Lucchi, nel 1986, della quale vendiamo tuttora circa cinquecentomila pezzi all’anno. In comune tra lei e Michele De Lucchi, oltre all’amicizia, c’è anche ‘Memphis’, marchio emblema della ribellione all’establishment del design, creato esattamente trent’anni fa, che lei contribuì a creare, acquisì e detenne per vari anni... Tanti colleghi mi dicevano: “Sei matto. Tu che vivi di design, alimenti un’operazione contro il design?”. E io rispondevo: “Abbiate pazienza, e tra qualche anno vedrete come cambieranno i miei e i vostri prodotti”. E così fu: mescolando materiali diversi, generando forme libere dai vincoli dei canoni tradizionali del ‘good design’, adottando inedite gamme cromatiche, il miracolo si è compiuto, trasversalmente: mobili, lampade, vasi, tessuti... Eppure la Tolomeo, nonostante sia nata in quegli anni, sembra collocarsi agli antipodi di questa rivoluzione... Quando una lampada incarna alla perfezione l’assioma di Mies van der Rohe ‘less is more’, quando assolve impeccabilmente alla sua funzione, quando Artemide la interpreta e la produce in maniera magistrale, vendendola ad un prezzo ultracompetitivo e sbaragliando la concorrenza, non c’è paradigma che tenga. Un mix irripetibile. Non esiste la formula del successo? Il successo di un prodotto è dato da imperscrutabili congiunzioni astrali, non lo si può prevedere. L’importante è continuare a ricercare, a sperimentare, con convinzione, come noi facciamo. Mi consola il fatto che, già in passato, ci siano stati momenti di scarsa innovazione in tema di apparecchi d’illuminazione. Ad esempio, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, in Italia, non è stato inventato niente di nuovo o quasi. Bisognava che arrivassimo noi, nel 1959. Nel corso della sua storia, Artemide ha aperto nuovi orizzonti al mondo dell’illuminazione, qual è la vostra prossima sfida? Quando mi sveglio al mattino mi sento animato da un imperativo ricorrente: fare un prodotto assolutamente innovativo ed ecosostenibile ad un costo accettabile, una Tolomeo del XXI secolo, questa è la sfida. Per questo rivolgiamo la nostra attenzione alle proposte di designer provenienti da altri paesi e da altre scuole. Preferisce lavorare con gli architetti o con gli industrial designer? Preferisco lavorare con chi è provvisto di un solido background culturale e tecnico. In genere gli architetti sono più colti, dotati di un’ampia visione e di una prospettiva storica. Spesso i designer ‘tout court’ sono troppo specializzati o con scarsa esperienza ‘sul campo’. Questo dipende, anche, dal tipo di formazione che ricevono. Ad esempio, sono rimasto entusiasta dal lavoro svolto al Royal College of Art di Londra in occasione di un concorso promosso da Artemide: ogni studente aveva il suo banco di lavoro con materiali e attrezzi adatti a realizzare il prototipo, funzionante, del suo progetto. Non credo che, qui, in Italia, i giovani designer abbiano le stesse opportunità. Artemide, dunque, cerca progettisti dotati delle competenze necessarie a
136 dare forma alla nuova età della luce?
Le tecnologie ci sono, la nostra maestria nell’interpretarle e nel valorizzarle è fuori discussione, non resta che conferire loro un senso per l’uomo, capace di esprimere la bellezza nella funzione, una bellezza essenziale ed ecorispettosa, che duri nel tempo. Del resto, è questo che contraddistingue la nostra missione.
The founder and chairman of Artemide, Ernesto Gismondi, proved to be an affable and ironic man when he told us about light, while revealing a talent and passion well beyond the profession. It is no coincidence that he has made some of the most successful projects and lighting fixtures possible An aerospace engineer, entrepreneur and designer, Ernesto Gismondi has been a keen experimenter and innovator in the lighting fixture industry for over fifty years – that is, since, in 1959, he founded Artemide together with the architect and friend, Sergio Mazza. The company,
which he currently chairs, has developed into a worldwide leading group and won the Compasso d’Oro Award, organized by the Industrial Design Association (ADI), in 1994, for its ‘sparkling’ career. Ernesto Gismondi has been playing a key role in the development of Italian made design, since he has created a few successful lamps, including recently launched Nur, and helped conceive the ideas for epoch-making beststellers, such as Eclisse by Vico Magistretti, Tizio by Richard Sapper, Tolomeo by Michele De Lucchi and Giancarlo Fassina, as veritable, celebrated icons of their and our times. Based on his taking an active part in movements of the design avantgarde – for example, Memphis, which is
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celebrating the 30th anniversary of its foundation –, and, above all, creating the light/wellness combination, which he pioneered by promoting the concept ‘The Human Light’ in the early 1990s, as well as the eco-sustainable turning point, which came at an early stage, and the several ‘meta-designs’ which have translated into new low energy consuming collections with a high sensory impact, he was, and still is, one of the most lively explorers of the new frontiers of design. In the exhibition ‘Dream Factories’, which is on at the Triennale Design Museum in Milan, you have been defined by Alberto Alessi as one of the ‘brave captains’ who have
made the Italian design industry so great. Do you feel like that? It is hard to consider oneself a captain of industry, since the interior design sector mainly includes medium-size businesses. There are just a few giant manufacturers, and this is the case only in the lighting industry, and not in the furniture industry. The difference from other worlds, like the fashion one, where the licence market makes quick, exponential growth possible, by just transferring the rights to use a brand in a number of product sectors, probably lies in the fact that we may be ‘captains’, though not so ‘brave’... You are a graduate in aerospace engineering. What encouraged you to
become active in the lighting world? Although we were not born to be ‘lamps’, to do something nice together, a friend of mine, architect Sergio Mazza, and I thought of ‘making light’. Did you have a vision? It was our goal to make simple, smart, affordable lighting fixtures. Did you derive inspiration from any of your predecessors? Azucena, a small-size yet outstanding manufacturer of crafted furniture, lamps and complements, founded, for example, by Luigi Caccia Dominioni and Ignazio Gardella, was our model.
Were you striving for glory or did you have a desire to do business? We were not so conceited or irresponsible as to strive for glory only. We wanted to make first-rate products with a view to satisfying the growing demand for welldesigned, modern, functional objects. What set you apart from your competitors? The desire to be absolutely innovative and original, which meant the one and only precondition if we were to grow as a company. This quite significant factor guided the development of our business – for example, in the choice of the designers: initially Italian architects and designers, later a few foreigners, always
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the best. Because the key rule of such businesses as ours is ‘you are nobody if you do not sell well abroad’. Hence we called Richard Sapper, Santiago Calatrava and many others. Meanwhile we have expanded Artemide’s sales network, which relies on the idea of being directly active in the markets it is going to penetrate. We have just started Artemide India in New Delhi, and we have done, and are going to do, the same in other countries. Because setting up a business abroad does not only involve trying to become successful in new markets; first of all, it means a way to become familiar with its characteristics. Opening a flagship store in Shanghai is totally different from sending a couple of sales representatives to 138 China; it suggests a clear intention to be active in that area. This is a guarantee for those who locally choose and purchase our products. Since we export 75% of the fixtures we manufacture, we cannot neglect these aspects of our business. Do you mean that your sales strategy is the secret for your success? No, I don’t. I just want to emphasize
the fact that, nowadays, service plays a strategic role in developing the brand. I mean that making light has become more difficult because of the regulations that influence the design, production and installation of lighting fixtures, which are becoming increasingly complex, since electronics is a key ingredient. Let me give you an example: if you want to put an outdoor lamp in a place frequented by humans, the angle of the glass surface cannot exceed sixty degrees. These and other regulatory limitations result in the quest for suitable solutions, designed to address the requirements of those interested in implementing them. Hence we place ourselves at the disposal of the architects who are asked to design the lighting of public and private places. And these relationships translate into new products. As a result, the ‘architectural’ part of your business plays a more significant role, doesn’t it? Lighting designs, on which we work by using our technical teams and products, can no doubt show architectural
innovation, as man-focused, ‘in a good light’. I am thinking, for example, of the changing light sets designed by Italo Rota in tandem with lighting designer Marco Bisenzi Cipriani for the shared spaces of the Boscolo Hotel Exedra, in Milan. A tailor-made project, based on the LED lamps by Artemide-owned Nordlight. Obviously enough, when a project is developed on a domestic scale, it is different; you do not need any ‘special effects’; nevertheless, the ‘architectural’ and ‘domestic’ aspects often get mixed up and cross. So we’d better speak of the ‘contract’ market, which accounts for 70% of our turnover, and the ‘design’ market, which covers the remaining 30%. As far as the contract market is concerned, I would say that light supplies for hotels mean the number one item. Not here in Europe, where there is a lack of money, but in Russia, China, the Arab countries...
And I would reply: “Be patient, and in a few years’ time, you will see to what extent your and my products will change”. This actually happened: mixing different materials, producing forms free from the constraints of the traditional rules of ‘good design’, and using new colour palettes, the miracle was performed, and involved everything: furniture, lamps, vases, fabrics...
Can you tell us about your relationships with architects and designers? I usually establish fair, direct, friendly relationships with them. Karim Rashid has an exuberant imagination, which he must often curb. Zaha Hadid is extremely conscientious and demanding. Michele De Lucchi is worth mentioning separately, because of our close, long-lasting friendship. My work as a designer is sometimes slated by him. However, Artemide’s relationships with the designers are always based on mutual respect and productive exchanges of experiences. I must say that whenever we are faced with purely technological problems, not everybody proves to be knowledgeable; so it is up to us to tackle them.
Isn’t there any secret for its success? The foundation for the success of a product lies in unfathomable astral conjunctions; its success cannot be predicted. The important thing is to keep studying and testing, firmly, just as we do. It is a comfort to me that in the past, as in the present, there have been periods of poor innovation relating to lighting fixtures. For example, between the 1950s and 1960s, nothing new, or hardly anything, was invented in Italy. We were needed, and we came in 1959.
You pioneered the concept ‘The Human Light’ in the lighting industry... I am very proud of this privilege. While others were still pursuing the style, we ventured into virgin territory, investigating the relationship between lighting and wellness, between the different types of light and man’s activities, eventually defining – in the early 1990s – the concept ‘The Human Light’ and setting the goal of creating real light ambiences with our fixtures, designed for work, relaxation, conviviality, domestic life etc. Which are your bestsellers? Eclisse by Vico Magistretti, in 1967, and Tizio by Richard Sapper, in 1972, were followed by Tolomeo by Michele De Lucchi, in 1986, of which we are still selling approximately five hundred thousand pieces a year. As well as being friends, Michele De Lucchi and you share ‘Memphis’, a brand which epitomizes the revolt against the design establishment, founded exactly thirty years ago. You helped to establish it, took it over and held it for several years... Many colleagues of mine would say to me: “You are crazy. You live on design, and encourage action against design”.
Yet, although the Tolomeo lamp was designed in those years, it looks as if it is poles apart from this revolution... When a lamp perfectly embodies Mies van der Rohe’s axiom ‘less is more’, when it performs its function flawlessly, when Artemide interprets and produces it with masterly skill, selling it at an ultracompetitive price and routing its rivals, there is no way round it. This is but a unique combination of ingredients.
During its history, Artemide has developed new avenues in the lighting world. What is going to be your next challenge? When I wake up in the morning, I have a recurrent need: making an absolutely groundbreaking and eco-sustainable
Do you prefer to work with architects or with industrial designers? I prefer to work with people with solid cultural and technical backgrounds. Generally speaking, architects are more learned, have far-reaching visions and a historical perspective. ‘Tout court’ designers are often excessively specialized or are poorly experienced in the field. This also depends on the type of training they receive. For example, I was thrilled by the work done at the Royal College
Is Artemide searching for designers with the skills that are required to shape the new age of light then? Technology is available; our skill in interpreting and enhancing it is beyond dispute; all we have to do is make it meaningful to man, capable of expressing beauty in function, simple, environmentally friendly, lasting beauty. This is actually what sets out mission apart.
Sopra: uno scorcio del ristorante dell’Hotel Belvoir a Ruschlikon, Svizzera, realizzato su progetto dello studio Moka e illuminato con lampade Castore (Huub Ubbens e Michele De Lucchi, 2003) (foto: Martin Guggisberg); gli interni della boutique Home/unusual store a Venafro, Isernia, progettata dallo studio Luigi Valente e illuminata con apparecchi a sospensione Kao (Bruno Houssin, 2008). Sotto: un altro scorcio dell’Hotel Belvoir, con lampade da soffitto Tagora (Serge e Robert Cornelissen, 2007) (foto: Martin Guggisberg); Italo Rota e Alessandro Pedretti ritratti assieme alla lampada Calenda dal celebre fotografo Elliott Erwitt nel quadro della campagna Artemide ‘A Tribute to LIght’. Nella pagina a sinistra: le lampade a sospensione Calenda, progettate da Italo Rota e Alessandro Pedretti per il Museo del Novecento a Milano e presentate da Artemide ad Euroluce 2011.
Above: view of the restaurant of the Hotel Belvoir in Rüschlikon, Switzerland, designed by the Moka studio and lighted with Castore lamps (Huub Ubbens and Michele De Lucchi, 2003) (photo: Martin Guggisberg); the interiors of the boutique, Home/unusual store in Venafro, Isernia, designed by the Luigi Valente studio and lighted with Kao suspension fixtures (Bruno Houssin, 2008). Below: view of the Hotel Belvoir, with the Tagora ceiling lamps (Serge and Robert Cornelissen, 2007) (photo: Martin Guggisberg); Italo Rota and Alessandro Pedretti portrayed with the Calenda lamp by the well-known photographer, Elliott Erwitt, within the new Artemide campaign, ‘A Tribute to Light’. Opposite: Calenda suspension lamps, designed by Italo Rota and Alessandro Pedretti for Museo del Novecento in Milan, launched by Artemide at the International Lighting Exhibition, Euroluce 2011.
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of Art in London, in conjunction with a competition promoted by Artemide: every student had their own workbenches with materials and tools suited to make running prototypes of their designs. I do not believe that young designers are offered the same opportunities in Italy.
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product available at a reasonable price, a Tolomeo lamp of the 21st century. This is the main challenge. Therefore, we direct our attention to projects by designers from other countries and other schools.
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D DESIGN
THE LONDON DESIGN FESTIVAL 2011
DESIGN BRITANNICO BRITISH DESIGN Txt: Franco Mirenzi
Nella metropoli londinese si è svolto, a fine settembre, il London Design Festival 2011 La nona edizione della grande esibizione di progetti e prodotti di design ha coinvolto moltissime zone di Londra, creando un enorme interesse per la città intera, che non ha fatto mancare ai visitatori il mix della sua innata natura di tradizione insieme al progresso e alla cultura. Uno dei temi centrali del Festival è stato realizzato presso il prestigioso Victoria & Albert Museum, dove la gigantesca opera Timber Wave progettata da AL_A e Arup, con la collaborazione di Ahec, è stata collocata davanti all’ingresso principale. L’installazione a spirale è stata ideata e composta con elementi modulari in legno di quercia rossa americana, che si snodano a catena parallelamente all’arcata del V& A. Lo stesso museo ospitava anche altre mostre dedicate al design realizzato con interventi prevalentemente manuali. Particolarmente significativa Power of Making, l’esposizione che ribadiva la grande importanza della manualità espressa attraverso la conoscenza dei mestieri, dimostrando che anche un oggetto con grandi contenuti tecnologici può essere artigianale. Nella City, presso St. Paul’s Cathedral, la geniale installazione Perspective progettata da John Pawson in collaborazione con Swarovski Crystal Palace: un oggetto ottico formato da una lente concava sostenuta 140 da un emisfero in acciaio specchiante, posto alla base dell’elegante Geometric staircase, interagiva con uno specchio convesso sospeso a 23 metri di altezza sotto la cupola. L’effetto raggiunto è stato quello di ottenere più immagini dell’ambiente circostante riunite in un’unica visione. A Kensington Gardens la Serpentine Gallery ha presentato un padiglione progettato da Peter Zumthor, l’ultimo di 11 realizzazioni che la Galleria, con un ambizioso programma, commissiona annualmente agli architetti. Un bellissimo giardino di erbe ideato da Piet Oudolf, inserito in un quadriportico nero come tutto il padiglione, era attrezzato con panche utili per riposo, osservazione e meditazione. Infine va segnalato il buon lavoro di immagine grafica del Festival curato dallo studio Pentagram. 180 partners e 250 eventi hanno animato e contribuito al successo del London Design Festival, massima rappresentazione del design britannico e internazionale.
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A sinistra, in questa pagina e in quella accanto: davanti a V&A, Timber Wave, onda di legno, in quercia rossa americana, progetto Amanda Levete/studio Al_A per AHEC, in collaborazione Haece Arup (foto: Franco Mirenzi). In basso, a sinistra: installazione Perspectives by John Pawson for Swarovski Crystal Palace, (foto: ©Gilbert McCarragher). A destra: & Then Design di Samuel Wright e Jamie Bouler con la console-tavolo-libreria Lean Man, una serie giovane e frizzante dall’interpretazione libera, in MDF laccato in vari colori. Nella pagina a fianco, in basso: al V&A, un’installazione del Design Festival con arredi di Nendo, BCXSY, Fredrikson Stallard, Platforme Satyendra Pakhalé (foto: Franco Mirenzi). Left, on this and the opposite page: in front of V&A, Timber Wave in American Red Oak, design by Amanda Levete/studio Al_A for AHEC, in collaboration Haece Arup. (photos: Franco Mirenzi). Bottom, left: the installation Perspectives by John Pawson for Swarovski Crystal Palace, (photo: ©Gilbert McCarragher). Right: Right: & Then Design by Samuel Wright ane Jamie Bouler with the console-table-bookcase Lean Man, a youthful, bubbly series of free interpretation, in MDF dipped in a range of colors. On the opposite page, bottom: at V&A, an installation of the Design Festival with furnishings by Nendo, BCXSY, Fredrikson Stallard, Platforme Satyendra Pakhalé (photo: Franco Mirenzi).
UK Trade & Investment (UKTI) è l’agenzia governativa che aiuta le imprese con sede nel Regno Unito ad affermarsi nell’economia globale e fornisce assistenza alle aziende estere che effettuano investimenti di qualità nel Regno Unito, riconosciuto come il miglior Paese europeo dal quale proiettarsi con successo sul mercato globale. UKTI offre esperienza e contatti attraverso la propria nel Regno Unito, nelle Ambasciate e altre sedi diplomatiche di tutto il mondo. UKTI offre alle aziende gli strumenti necessari per essere competitive sul piano internazionale.
UK Trade & Investment (UKTI) is a government agency that help British companies consolidate their position in the global economy and assists foreign companies with quality investments in Great Britain, recognized as the best European country for successful trading on the global market. UKTI offers experience and provides contacts through its agency in UK, and through the Embassies and other diplomatic structures across the world. UKTI offers companies all of the instruments necessary to improve competition on the international scenario.
The London Design Festival 2011 was held at the end of September 2011 The ninth edition of this major exhibition of design projects and products extended to include numerous districts in London, creating enormous interest across the city. Visitors were treated to a delightful mixture of tradition, progress and culture. One of the core themes of the Festival was presented at the prestigious Victoria & Albert Museum. The gigantic installation Timber Wave, designed by AL_A and Arup in collaboration with Ahec, was positioned in front of the main entrance. The spiral-shaped creation was designed and constructed using modular pieces of American red Oak. Like a chain, they wind their way in parallel to the V&A arch. The museum also presents other exhibitions dedicated to design with projects that were largely handmade. One important exhibition was the event ‘Power of Making’ which illustrated the great importance of dexterous hand-processing expressed through the know-how of the
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142 In alto: le opere dell’artista Lauren O’Farrell che celebra la manualità creando a maglia creature colorate (foto: Franco Mirenzi). In basso, a sinistra e a destra: l’installazione della Lego Greenhouse firmata da Sebastian Bergne, nel cuore di Covent Garden: una vera e propria serra di mattoncini di Lego trasparenti. Nella pagina a fianco, in alto: Decode-
london, designer, produzione e manifattura 100% British. La serie Vessel, lampade firmate da Samuel Wilkinson, realizzate in vetro soffiato, in grigio fumo o bronzo utilizzano le lampadine a basso consumo. In basso: V&A/ Crafts Council exhibition Power of Making (foto: Franco Mirenzi).
Top: works by the artist Lauren O’Farrell which celebrates dexterity by producing knitted colored creatures (photo: Franco Mirenzi). Bottom, left and right: the installation of the Lego Greenhouse signed by Sebastian Bergne, in the heart of Covent Garden: a hothouse created with transparent Lego bricks. On the opposite page, top: De-
codelondon, designer, production and 100% British manufacture. The Vessel series, from the lamps designed by Samuel Wilkinson, in smoke-gray or bronze colored blown glass. These are fitted with the low consumption bulbs previously presented by the designer. Bottom:V&A/Crafts Council exhibition Power of Making (photo: Franco Mirenzi).
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skilled operators. This also demonstrates that an object with considerable technological content can also be created using artisan procedures. The ďŹ nancial district of the City, near St. Paul’s Cathedral, was the stage for the ingenious installation Perspective, designed by John Pawson In collaboration with Swarovski Crystal Palace: it is an optic object consisting of a concave lens supported by a highly-polished steel hemisphere, positioned at the base of the elegant Geometric staircase; this interacts with a concave mirror suspended 23 meters above the dome. The arrangement produces several images of the surroundings concentrated in a single vision. In Kensington Gardens,
the Serpentine Gallery presented a pavilion designed by Peter Zumthor, the last of 11 installations that the Gallery commissioned to the architects on the basis of an ambitious design program. A beautiful herb garden created by Piet Oudolf has been planted inside a black four-porticoed square. There are park benches to allow visitors to rest, observe and meditate. Finally, the wonderful graphic images designed for the Festival by Studio Pentagram deserve a mention. A total of 180 partners and 250 events injected energy and contributed to the success of the London Design Festival, the country’s best showcase of British and International design.
ARCHITETTURA E DESIGN PER L UFlCIO ARCHITECTURE AND DESIGN FOR OFlCE
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
INFORMATICS
Txt: Fortunato D’Amico
Project: Eva Prats & Ricardo Flores Ph: Alfredo Romano - Innovation Campus - La nuova sede di Microsoft Italia, Skira
146 In queste pagine: viste delle pergole di sole e d’acqua che accompagnano il visitatore all’entrata e all’uscita del complesso. On these pages: the sunshine and water pergolas which accompany the visitor as they enter or exit the complex.
CHANGE YOUR ARCHITECTURE, CHANGE YOUR LIFE Luoghi di lavoro confortevoli e piacevoli per migliorare i rapporti umani e il benessere in ufficio. Queste le richieste per la nuova sede Microsoft a Peschiera Borromeo, a pochi passi da Milano Non ci sarebbe nessuna necessità di parlare di architettura contemporanea se questa non dovesse prospettarci modelli diversi di abitare il pianeta, in relazione alle aspettative e alle incertezze per il futuro enunciate dai suoi abitanti. In questo senso molti estimatori hanno promosso l’architettura degli ultimi anni a rimedio per riequilibrare le sorti planetarie compromesse da un cattivo uso del territorio e delle risorse. Il nuovo Headquarter della Microsoft Italia, sorto a Peschiera Borromeo a pochi passi da Milano, sceglie il dialogo come metodo e strategia processuale da condividere con gli operatori del cantiere, il territorio e le sue istituzioni, per formulare un’architettura virtuosa e appropriata al contesto territoriale. Un risultato ottenuto grazie all’impegno di tecnici e aziende che hanno preferito orientarsi verso la qualità dell’attività lavorativa adottando finalità ispirate a principi etici. Una revisione critica delle condizioni dello sviluppo del patrimonio edilizio contemporaneo, pilotato da una logica puramente speculativa e priva di quelle considerazione necessarie per valorizzare le persone e il loro habitat. È forse da questa presa di coscienza e grazie a questo nuovo insediamento prospicente il Parco Sud di Milano, area tra le più difficili da trattare per gli ecoequilibri di sistema da mantenere e potenziare all’interno della pianura padana, che è possibile imbastire un ragionevole discorso per tentare di istruire logiche sostenibili anche per il futuro. Il team di lavoro ha condiviso l’impostazione e le finalità di un modello che ha scelto di rispettare le attività e le relazioni umane, avvalersi di tecnologie eco compatibili per ottenere l’efficenza energetica e contribuire al rispetto del contesto ambientale in cui l’edificio è inserito. Migliori aspettative di vita, ambienti di lavoro armonici, eccellente istruzione, servizi efficienti, equità sociale, sviluppo sostenibile, bonifiche ambientali, rapporto costante con la natura, il verde e ambienti salubri sono le richieste delle popolazioni europee ma anche le risposte alle quali devono subordinarsi le pianificazioni dei professionisti di settore. Con queste intenzioni il progetto di Peschiera Borromeo ha inteso confrontarsi in tutti i suoi aspetti di sviluppo. La Microsoft, leader dell’informatica nel mondo sensibile nell’incoraggiare la costruzione di luoghi di lavoro qualitativamente migliori dove ospitare i propri collaboratori, ha chiesto ai progettisti Eva Prats & Ricardo Flores di creare ambienti interni confortevoli, distensivi e piacevoli al fine di migliorare i rapporti umani e il benessere relazionale. Inoltre, la particolare posizione dell’insediamento prospiciente sul parco agricolo Sud, ha esortato i progettisti e gli
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Comfortable, pleasant workplaces to improve the human relationships and wellness in the office. This was the brief for the new Microsoft headquarters in Peschiera Borromeo, close to Milan There would be no need to talk about contemporary architecture if it did not present us with new living models for inhabiting the planet, to satisfy the expectations and the uncertainties of the future. Many critics have been enthusiastic about the architecture of recent years which would appear to redress the balance of the planet, seriously compromised by the poor use of the territory and the resources. The new Headquarters of Microsoft Italia have been created in Peschiera Borromeo on the outskirts of Milan; the design is based on dialogue as a process method and strategy to be shared with the operators on the building sites, the territory and the institutions, to formulate virtuous architecture that would be suitable for the territorial context. The result was achieved thanks to the use of technicians and companies that preferred to look towards the quality of the professional activity with objectives inspired by ethical principles. There has been a critical review of the conditions for the development of contemporary building guided by purely speculative logic and lacking the consideration necessary to evaluate the people and their
operatori a mantenere alta l’attenzione per conseguire una fruizione ottimale del panorama circostante, dal di dentro e da fuori gli edifici costruiti. Il segno architettonico ha messo in evidenzia le connessioni tra i campi circostanti, segnati dall’aratura e dalle coltivazioni agricole, e l’architettura, sempre più desiderosa di integrarsi nell’ambiente naturale. I tracciati agricoli sono solchi trainati dalla terra ed elevati in sospensione aerea per diventare pergolati d’ombra e di acqua. Un’architettura intermedia, nata dai processi di trasmigrazione dei linguaggi concettuali verso quelli tecnici e reali dell’architettura, sancisce il passaggio verso le aree interne o al contrario invita gli utenti a fruire e a uscire nello spazio esterno naturale. Le pergole salgono come l’edera che si arrampica e avvolge gli edifici del complesso edificato, diventando frangisole ed elemento architettonico che assolve con un basso impatto tecnologico alle funzioni di benessere climatico richieste dalle reali esigenze del cantiere. Una condizione che ci segnala come la crisi della committenza pubblica abbia di recente sensibilizzato una più attenta pratica nella gestiore del patrimonio paesaggistico da parte di alcuni operatori privati. Il progetto ha ricevuto l’onoreficenza Speciale Light Technologies del Premio Internazionale alla Committenza.
Planimetria generale dell’impianto/General layout plans
these objectives in mind, the project of Peschiera Borromeo aimed to examine every aspect of development. Microsoft is a world leader of computer technology and the company is sensitive to encouraging the creation of workplaces that are qualitatively better for the staff. It asked the architects Eva Prats & Ricardo Flores to create comfortable interiors that would be relaxing and pleasant, to improve the human relationships and wellness aspects of those encounters.
Moreover, the unusual position of the complex - close to the South Park of Milan - drove the designers and the operators to focus their attention on the optimal exploitation of the surroundings, from inside and outside the buildings constructed. The architectonic construction highlighted the link with the surrounding fields, with their ploughed furrows and the agricultural cultivations, and the architecture designed to integrate with the natural
In alto: le pergole corrono verso il punto di fuga caratterizzando la lettura del paesaggio e della prospettiva. Nella pagina a fianco, in alto: una pergola di profilo. In basso: vista generale dell’Innovations Campus; in primo piano i coni di areazione degli spazi sotterranei adibiti a parcheggio.
Top: the position of the pergolas affects the interpretation of the landscape and the views. On the opposite page, top: a pergola from the side. Bottom: a general view of the Innovations Campus; in the foreground, the aeration cones for the underground parking lots.
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exploiting eco-compatible technology to achieve energy efficiency and contribute to respecting the surrounding environmental context. Better life styles, harmonious ambiences, excellent teachings, efficient services, social equality, sustainable development, environmental protection, constant contact with nature, vegetation and healthy ambiences are what the European populations demand and must be satisfied by the plans of the sector’s professionals. With
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habitat. And success may have been achieved through this awareness and thanks to this construction built close to the South Park of Milan. The area is one of the most difficult to manage with because of the ecological equilibriums of systems that must be maintained and enhanced within the realms of the Lombardy plain: The operational team shared the orientation and the objectives of a model oriented to respecting the activities and the human resources,
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Prospetti e planimetrie dei cortile degli edifici A e B/ Views and layout plans of the courtyards of buildings A and B
Prospetto, sezione e dettagli costruttivi dell’edificio/Elevation, section and construction details of the building
environment. The agricultural traits are grooves cut in the earth raised up to become pergolas providing shade and water. The ensemble can be described as intermediate architecture, developing from the transmigration processes of conceptual languages towards the technical and real components of architecture; it enhances the transition to the inside or alternately invites the users to enjoy and exit into the natural spaces outside. The pergolas rise up like climbing ivy and cover the buildings, providing shade and adding texture; thanks to its low technological impact it satisfies the criteria of climatic wellness requested for the operative areas inside. More efficient technology in terms of the reduction of toxic fumes and energy consumption are behind the change of mentality observed in the way of 150 interpreting architecture over just a few years. Ricardo Flores & Eva Prats, a Barcelona-based studio responsible for the architectonic project, Microsoft Italia, management of the general corporate headquarters, the Studio Revalue, responsible for the interior design, and Vitali Real Estate, the general contractors, joined forces and formed an excellent multidisciplinary team with the
ability to provide harmonious answers to the real requirements of the building site. It indicates how the crisis of the public clients has raised awareness among the private enterprises, driving them to paying greater attention to the legacy of the landscape. This project was recognized in the Special Light Technologies category of the ‘Dedalo Minosse 2011’ International Prize for Architecture Clients, nominated by Confprofessioni and by ALA-Lombardia.
Facciata vetrata all’interno del cortile. Glass facade inside the courtyard.
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Pianta piano terra e pianta coperture Layout plans for the ground oor and the arrangement of the roofs.
In alto: plastici del centro educativo. Al centro: un elemento decorativo; in basso, uno spazio pergolato interno a un’area di relax.
Top: plastic models of the educational center. Middle: a decorative element; bottom, a space complete with pergola inside one of the relaxation areas.
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Dall’alto al basso: dettagli degli arredi in una zona di lavoro e un angolo dell’area riservata alla ristorazione.
From top to bottom: close-ups of the furnishings in an operative zone and a corner reserved for catering.
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In alto: veduta dall’interno verso l’esterno; sullo sfondo, i coni di areazione prospicenti ai campi agricoli. In centro: composizione panoramica di immagini. Sotto: plastico generale dell’area d’intervento. Top: a view from the inside towards the outside; in the background, the aeration cones close to the farmland. Below: the general model of the project.
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Disegni di studio dei coni di areazione/Drawings of the aeration cones.
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
LAND MARK
Txt: Paolo Rinaldi
Project: Cino Zucchi Architetti, Park Associati (Filippo Pagliani, Michele Rossi) Team: Cino Zucchi, Filippo Pagliani, Michele Rossi con Elisa Taddei (responsabile di progetto), Alice Cuteri, Lorenzo Merloni, Marco Panzeri, Davide Pojaga, Alessandro Rossi, Giada Torchiana, Fabio Calciati (rendering).
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UNA NUOVA SEDE PER SALEWA NEW HEADQUARTERS FOR SALEWA Il nuovo edificio del gruppo bolzanino rappresenta un concentrato di soluzioni costruttive che mirano al massimo risparmio energetico e sottolineano la vicinanza dell’azienda al territorio che la ospita e l’ha vista crescere Il nuovo quartier generale Salewa Group è finalmente operativo: un edificio landmark che sarà un punto nevralgico per lo sviluppo sostenibile degli sport della montagna marchiati Salewa, Dynafit e Pomoca, i tre brand di proprietà del gruppo bolzanino. Con un volume di oltre 135mila metri cubi e una torre alta quasi 50 metri, la nuova sede dell’azienda produttrice di abbigliamento e attrezzatura per l’alpinismo offre lo spunto per un’analisi più approfondita sulle scelte funzionali adottate dai progettisti. Un luogo di lavoro, ma non solo. Infatti, oltre alla presenza di uffici con aule riunioni, showroom, sale conferenza, una divisione ricerca e sviluppo autonoma rispetto alla produzione industriale e di prodotto, magazzini automatizzati e tutte le funzioni necessarie allo sviluppo di idee e prodotti, Heiner Oberrauch, presidente dell’azienda, ha chiesto espressamente di avere elementi che caratterizzino l’edificio come un luogo della città. Ed è così che il lavoro firmato da Park Associati e Cino Zucchi architetti ha visto nascere anche un asilo nido, uno spazio fitness e, fiore all’occhiello del progetto, una palestra di roccia con uno spazio per eventi da adibire soprattutto alla promozione degli sport alpini e della montagna. La palestra è immersa nella natura di un parco pubblico, un polmone verde e zona relax dedicato ai i dipendenti, non solo quelli di Salewa, ma anche delle aziende circostanti, con libero accesso a chiunque voglia trascorrere un momento di pausa. La nuova sede si articola come una serie di ‘paesaggi’ esterni e interni, in forte relazione con l’ambiente e i suoi elementi. I volumi dell’edificio costituiscono veri e propri landmark artificiali, le cui altezze e geometrie dialogano con le pareti rocciose circostanti. Un dialogo non solo estetico, ma anche sociale. Il progetto della nuova sede firmato da Cino Zucchi Architetti e Park Associati ha saputo infatti esprimere il desiderio di Salewa di avere non solo una struttura in grado di accogliere l’azienda, ma di essere anche punto di aggregazione. “Una struttura di questo tipo è sempre stata nei miei sogni, realizzare qualcosa di nuovo e unico che potesse diventare anche un punto di riferimento e un luogo di incontro per i cittadini di Bolzano e dell’Alto Adige – afferma Heiner Oberrauch, fondatore e presidente del Gruppo Oberalp - un’azienda che vive il nostro momento di crescita ha il dovere di spendersi per il territorio che la ospita e le ha permesso di svilupparsi”. L’attenzione verso il territorio e l’individuo ha sicuramente contribuito all’assegnazione della certificazione Work&Life che l’Agenzia CasaClima ha conferito al nuovo quartier generale di Salewa. La certificazione si basa su una serie di criteri tecnici e strategici relativi a tre concetti: Natura (ecologia), Vita (aspetti socio-culturali) e Trasparenza (economia). Il pilastro Natura valuta, in base agli standard CasaClima, l’efficienza energetica dell’involucro edilizio e l’efficienza complessiva delle installazioni e dell’edificio nella sua totalità. I criteri Vita mettono in primo piano il benessere dei dipendenti, mentre la Trasparenza mira a fornire una panoramica dei costi nelle fasi di pianificazione e attuazione mediante un’analisi spesa-profitto.
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La nuova sede di Salewa si articola come una serie di paesaggi esterni e interni, in forte relazione con l’ambiente e i suoi elementi. I volumi dell’edificio costituiscono
veri e propri landmark artificiali, le cui altezze e geometrie dialogano con le pareti rocciose circostanti. Un dialogo non solo estetico, ma anche sociale.
The new headquarters for the Salewa group is a series of external and internal landscapes, in a close relationship with the environment and its elements. The buildin-
gs form impressive artificial landmarks, with heights and shapes that interface with the surrounding rock faces, a dialogue that is not simply esthetic but also social.
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the costs in the planning and operative phases through a cost-profit analysis. The life-span of the building is also examined with attention paid to its effects on the environment. The experts of the certification body closely examined the Salewa corporate project and awarded each of the three criteria the maximum score possible. The Salewa building is the first commercial building in Italy to be awarded this certification: it is the tangible proof of the commitment that the company underlined in its statement of Corporate Social Responsibility. For quite some time, an international work group has been operating in this sector. The strategy revolves around the man, each and every individual: “As an entrepreneur, my job is to value the people I work with, creating a working environment to allow them to feel relaxed and at ease; our members of staff, our contractors, and the people who live in the areas where we have branches of the company, are the focus of our attention” stated Heiner Oberrauch, the true inspiration of the initiative. In the creation of the new Headquarters, enormous importance was given to building techniques that would respect nature and the social aspects. The new general headquarters was designed to be almost totally self-sufficient from an energy point of view. The roof of the building houses an avant-garde photovoltaic plant with a total annual output of approximately 420 megawatt ore. Naturally, when we refer to energy saving, an enormous chapter focuses on the people’s requirements. The question the designers asked during the design phases is emblematic: do we really need to be living, working and moving in an air-conditioned environment which progressively distances us from contact with nature? Salewa is a brand of products for Alpine Sports; the company’s philosophy has roots deep in the love for nature and the mountains. To remain faithful to this principle, Salewa studied a natural air-conditioning system: the outside walls of the building are coated in anodized aluminum panels in a range of luminosities and gray-blue colors, with shades that were specifically studied to blend with the mountain landscape that surrounds the valley. The coating panels are uniformly punched with holes of varying diameter. These regulate the sunlight from the south and the west, according to the needs of the various interior requirements, ensuring an appropriate exposure to sunlight to drastically reduce the dispersion of resources in the acclimatization of the interiors. The photovoltaic 158 plant and the constant reduction in consumption – protection of the natural resources through the use of passive systems, high-performance and efficient plant with reduced energy consumption – ensure that the new headquarters are autonomous in terms of energy requirements, with a reduction of 2000 tons of CO2 emissions per year.
Si esamina inoltre la durata dell’edificio e dei suoi effetti sull’ambiente. Gli esperti dell’ente certificatore hanno esaminato il progetto aziendale Salewa assegnando a ciascuno dei tre criteri il massimo punteggio di Summa cum laude. La sede Salewa è il primo edificio commerciale d’Italia a cui viene conferita una certificazione simile:rappresenta la prova concreta di un impegno che l’azienda bolzanina ha sottolineato nella propria dichiarazione di Corporate Social Responsibility e che da molto tempo vede impegnato un gruppo di lavoro internazionale che opera in questo ambito. Una strategia che ruota intorno alla ‘persona’ in quanto essere umano: “Come imprenditore è mio compito dare valore alle persone con cui collaboro, creando un ambiente di lavoro in cui si sentano completamente a proprio agio; i nostri dipendenti e tutti gli stretti collaboratori, ma anche i cittadini che abitano dove le diverse filiali dell’azienda hanno sede, sono al centro delle nostre attenzioni” tiene a sottolineare Heiner Oberrauch, vero ispiratore dell’iniziativa. Nella realizzazione della nuova sede è stata attribuita grande importanza all’edificazione nel rispetto della natura e degli aspetti sociali. Il nuovo quartier generale è stato concepito in modo da essere quasi totalmente autosufficiente dal punto di vista energetico. Il tetto dell’edificio ospita un impianto fotovoltaico all’avanguardia con una capacità annua complessiva di circa 420 megawatt ore. Naturalmente quando si parla di risparmio energetico un grande potenziale risiede nella definizione delle esigenze dell’utente. La domanda che i progettisti si sono posti durante la fase di progettazione è emblematica: abbiamo realmente bisogno di vivere, lavorare e muoverci sempre in ambienti totalmente climatizzati che ci fanno perdere ogni giorno di più il contatto con la natura? Salewa è un brand di attrezzatura per gli sport alpini la cui filosofia affonda le radici nell’amore per la natura e la montagna. Per restare fedele a questo principio Salewa ha studiato un sistema di climatizzazione naturale: le pareti esterne dell’edificio sono rivestite con pannelli di alluminio anodizzato in diverse sfumature di colore e luminosità nella gamma del grigio-azzurro, con una tonalità appositamente studiata per fondersi nel paesaggio delle montagne che delimitano la valle. Il rivestimento è forato da una maglia regolare di buchi di diverso diametro che regolano l’intensità della luce da Sud e da Ovest secondo le necessità dei diversi ambienti interni, garantendo un corretto irraggiamento solare su tutte le superfici in modo da ridurre drasticamente il dispendio di risorse per la climatizzazione degli ambienti stessi. L’impianto fotovoltaico e la costante diminuzione dei consumi – dalla tutela delle risorse grazie all’impiego di sistemi passivi, a impianti funzionanti ed effettivamente finalizzati al risparmio energetico – rendono autonoma la nuova sede dal punto di vista energetico e abbattono di 2000 tonnellate l’emissione di CO2 nell’atmosfera.
In queste pagine: gli interni della nuova sede di Salewa. Spazi comuni e di lavoro e il magazzino di vendita dei prodotti sono dotati di un sistema di climatizzazione naturale grazie a un particolare rivestimento delle pareti esterne. On these pages: the interiors of the new Salewa Headquarters. The common spaces, operative areas and the warehouse for the merchandise are equipped with a natural acclimatization system based on the special coating applied to the outside walls.
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
Txt: Elviro Di Meo Ph: Fernando Guerra | FG+SG fotografia de arquitectura Drawings: courtesy GEZA Gri and Zucchi Architetti Associati
Project: Studio GEZA - Gri and Zucchi Architetti Associati Team: Stefania Anzil, Fabio Passon Structural project: Nuttassociati Project for the mechanical system: Studio Bulfon Associati Project for the electric installation: Studio Battista
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Il prospetto sud del corpo uffici visto dalla strada provinciale. L’edificio è protetto da una trave in calcestruzzo nero di grande dimensione, pari a ottanta metri di lunghezza; che, come un’ombra sospesa, sembra smaterializzarsi sottolineando, nello stesso tempo, l’orizzontalità a vasta scala. The south front of the office body as seen from the provincial road. The building is protected by a black concrete beam no less than eighty metres in length; like a suspended shape, it looks as if it dematerializes, while emphasizing large-scale horizontality.
ESSENZIALITÀ DIFFUSA WIDESPREAD ESSENTIALITY Un’architettura che propone al paesaggio industriale una voce fuori dal coro; una presenza inattesa che dialoga con l’ambiente che la circonda, cercando con esso profondi e intimi legami, dove il terreno, la luce solare, le montagne, che si intravedono sullo sfondo, fanno parte della componente stessa del progetto. È la nuova sede direzionale e produttiva di Pratic: azienda friulana, ubicata nel comune di Fagagna. Guidato da una diffusa istanza di semplicità, dal sistema costruttivo alle scelte cromatiche fino al rapporto con il contesto, il complesso adotta un linguaggio essenziale e asciutto. Inaspettatamente scuro, silenzioso, eppure capace di divenire un’icona per l’arteria stradale che scorre vicino L’interpretazione del tema del paesaggio tradotto nell’architettura contemporanea, la capacità di ridefinire qualitativamente lo spazio per l’industria come costante progettuale, il rapporto equilibrato nella distribuzione delle funzioni e nelle aree di pertinenza: è questo il filo rosso che lega, in maniera continua, senza nessuna sgrammaticatura nell’articolazione sintattica individuata, la nuova sede direzionale e produttiva di Pratic in provincia di Udine, recentemente entrata in attività, specializzata nella progettazione e produzione di sistemi di oscuramento per esterni. Il complesso, posto in prossimità dell’arteria provinciale che da Udine va verso Spilimbergo, pur mimetizzandosi nell’ambiente circostante, attraverso l’uso di materiali e di un rigoroso controllo dei volumi, si esplicita come un chiaro riferimento di quest’ultimo, evidenziando la sua presenza come un’icona alla scala della strada, avvertita anche da lontano. Progettato dallo Studio Geza di Udine – Studio fondato nel 1999 dagli architetti Stefano Gri e Piero Zucchi - il nuovo insediamento include, accanto all’attività industriale e agli uffici, spazi dedicati alla comunicazione, lo showroom, luoghi per il ristoro, nonché ambienti aperti sia comuni che privati. Il contesto che accoglie la struttura, seppur inserito nella zona industriale del piccolo centro, appartiene al paesaggio agricolo, che trova nello scenario delle montagne, a nord, il suo coronamento. I progettisti Gri e Zucchi, forti delle proprie esperienze maturate all’estero dopo la laurea in Architettura – il primo, infatti, collabora con Jordi Badia + Tonet Sunyer a Barcellona, il secondo frequenta l’ETSA di Siviglia e partecipa, nel 1994, alla Masterclass al BIA di Amsterdam con Rem Koolhaas – impostano un intervento che ruota intorno a una specifica e diffusa istanza di semplicità. Dal sistema costruttivo alle scelte cromatiche fino al rapporto con il territorio, tutto rimanda a un linguaggio essenziale e asciutto. Inaspettatamente scuro, silenzioso, eppure capace di definire il complesso industriale alla pari di una macro scultura che segna il paesaggio. Il progetto si compone di un volume principale - un parallelepipedo di due piani esteso su una superficie di circa diecimila metri quadrati -, che ospita lo stabilimento produttivo e un secondo volume adibito a uffici, spalmato su un unico livello, direttamente collegato al primo, ma ruotato di quindici gradi, così da allinearsi alla strada. Questi si palesa alla stregua di un segno attrattivo per chi percorre in velocità l’arteria provinciale. Un segno forte e preciso che cerca il dialogo con la rapidità e il movimento. Con i suoi mille metri quadrati, l’edificio per uffici è protetto a sud da una trave in calcestruzzo nero di grande dimensione, pari a ottanta metri di lunghezza; che, come un’ombra sospesa, sembra smaterializzarsi sottolineando, nello stesso tempo, l’orizzontalità a grande scala. La trave, parallela alla linea di suolo, prosegue oltre il perimetro del corpo di fabbrica quasi a indicare una determinazione al confronto con il paesaggio orizzontale. I riflessi della facciata vetrata
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rendono la trave simile a una grande ‘floating shade’ che svolge un’efficace funzione climatica nei confronti degli spazi di lavoro. Lo stabilimento produttivo che contrappone al precedente volume una più stabile verticalità, equilibrando il rapporto dimensionale, è caratterizzato da un rivestimento che alterna serramenti vetrati a pannelli prefabbricati, entrambi progettati a tutta altezza, raggiungendo i dieci metri. La pelle esterna è trattata con graniglia di marmo e calcestruzzo, entrambi neri, secondo i tre diversi trattamenti della superficie e le tre diverse dimensioni dei pannelli stessi. Ne deriva un’immagine cangiante: viva e variabile in rapporto alle condizioni atmosferiche e alla luce del sole. L’organizzazione delle funzioni contenute nella sede di Pratic tende a stabilire dei ruoli non gerarchici tra gli spazi, ma privilegia, piuttosto, la qualità e l’integrazione di ciascuno degli ambienti costruiti. Ogni funzione è scandita con chiarezza e rigore: dall’area di stoccaggio automatizzato allo space planning degli uffici. Il rapporto con l’esterno, la definizione delle varie forme di integrazione con il paesaggio costituiscono un altro aspetto che si può leggere nel progetto di Geza: i terreni coltivati che si aprono sui fronti sud e ovest offrono lo spunto per una generale volontà di inserimento nel territorio; il giardino che si manifesta tra i due corpi di fabbrica costituisce un ambito più ravvicinato, quasi privato, che gestisce le relazioni tra chi opera nella produzione e chi nell’amministrazione; l’elemento naturale che interrompe la continuità del corpo dedicato agli uffici per lasciare il posto a un patio ligneo, del quale è protagonista una quercia da sughero, definisce, infine, un connubio ancora più intimo con una natura che pare voler conquistare l’attenzione del luogo di lavoro, così da ristabilirne i connotati e arricchirne le funzioni. E il confronto dialettico con il paesaggio trova un’ulteriore manifestazione nella realizzazione del parcheggio concepito come un grande crescent. L’area riservata alle auto, infatti, è disposta all’interno di un perimetro circolare lievemente interrato rispetto alla strada provinciale, in maniera da contenere l’impatto visivo. Ed è proprio in questa pluralità di intenti che si inquadra il rispetto per l’ambiente declinato anche in termini di sostenibilità. La copertura della fabbrica ospita un sistema di pannelli fotovoltaici su una superficie di duemila e trecento metri quadrati. Sistema, questo, in grado di produrre una quantità di energia superiore a quella necessaria all’azienda. Ma la tecnologia fotovoltaica non è esibita, anzi, al contrario, rimane silente; è celata dall’architettura che accoglie l’impianto sul tetto. Inoltre, al fine di assicurare il miglior risparmio energetico e per migliorare il benessere ambientale degli spazi interni, i progettisti hanno realizzato, in base a uno studio solare specifico condotto insieme ai fratelli Orioli, proprietari dell’azienda, degli elementi architettonici integrati dagli screen solari prodotti dalla stessa Pratic, sia per gli uffici e sia per il capannone produttivo. In questo caso, la ‘floating shade’, oltre a caratterizzare l’immagine del complesso, diventa un elemento climaticamente indispensabile: supporta gli screen filtranti e modula la luce solare diretta in ogni stagione. Paesaggio, luce, ed energia pulita sono le chiavi sensibili per accedere alla lettura complessiva della nuova sede di Pratic. Gli architetti Gri e Zucchi cercano, così, nel loro intervento, a cui hanno partecipato Stefania Anzil e Fabio Passon, di analizzare e codificare il tema industriale, portandolo fuori dalla classica tipologia da manuale, esibendo la capacità di contaminare gli spazi per la produzione con l’esperienza e con i risultati della ricerca condotta nell’ambito residenziale. Da questa contaminazione deriva anche la qualità che si ritrova diffusamente nell’intervento stesso, dal disegno del territorio al dettaglio architettonico.“Nei lavori di Geza - osserva Giovanni Damiani, critico di architettura - sono continui i rimandi che ammiccano agli anni Cinquanta, si vedono bene in certe linee, in un certo modo di disegnare, ma soprattutto nel modo di gestire spazi e soluzioni di dettaglio. (...) Neutra, Ellwood, piuttosto che Soriano sono, più che retorici Maestri cui appellarsi con enfasi, silenziosi compagni di viaggio ai quali chiedere consigli conversando di dettagli, soluzioni, incastri, modi di costruire e di gestire gli spazi”. E, ancora, Damiani parla di “maniacale attenzione ai particolari, al disegno che tenga assieme l’incastro dell’artigiano e l’ordine generale nel rigore delle scale, che spieghi a chi lavora in cantiere come costruire poi gli edifici”. “La stessa volontà di mettere in gioco il vocabolario asciutto della prefabbricazione per ottenere un linguaggio personale e sensibile - sostiene Marco Brizzi -, introduce il tema industriale ma aggiunge connotazioni impreviste, che si ritrovano intorno all’idea di paesaggio che sovrintende tutto l’intervento”.
A type of architecture which offers the industrial landscape an out-of-line voice, an unexpected presence which interacts with the surrounding environment, aiming to establish a deep, close relationship with it, where the ground, sunlight, and the mountains in the background are part and parcel of the project. These are the new headquarters of Pratic, a company based in Friuli, namely in the town of Fagagna. Guided by a widespread need for simplicity, which includes the building system, colour choices and the relationship with the environment, the complex relies on a simple language. Unexpectedly dark and silent, yet capable of developing into an icon for the nearby road The interpretation of the theme of the landscape as translated into contemporary architecture, the ability to qualitatively rethink industrial space as a common thread throughout the project, the balanced relationship in the distribution of functions and related areas: these are the hallmarks that are 161 consistently found, with no grammatical mistakes in the syntactic structure, in the new headquarters of Pratic – a newly established company based in Friuli, namely in the town of Fagagna, in the province of Udine –, which specializes in the design and production of awnings. The complex, which stands near the provincial road that runs from
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Inquadramento territoriale dell’intero complesso Territorial plan of the entire complex
Udine to Spilimbergo, blends into the surrounding environment, through the use of materials and rigorously controlled volumes, while functioning as a benchmark for it, emphasizing its presence like an icon to the scale of the road, which can also be noticed from a distance. Designed by the Udine-based studio, GEZA, which was founded in 1999 by the architects Stefano Gri and Piero Zucchi, the new settlement comprises industrial premises, offices and communication facilities, a showroom, refreshment areas as well as shared and private open-plan areas. Although the complex is located in the industrial area of the small town, it is part of the agricultural landscape, against the background of the mountains, to the north. The designers Stefano Gri and Piero Zucchi, who can boast remarkable Planimetria del piano terra/Plan of the ground floor
In questa pagina: un’altra immagine del fronte sud dell’edificio adibito a uffici. Nella pagina accanto, in alto: veduta complessiva della nuova sede dell’azienda Pratic. In basso: fotografati da ovest, il corpo uffici e il giardino interno che collega il primo edificio allo stabilimento produttivo.
This page: view of the south front of the office building. Opposite, top: overall view of Pratic’s new headquarters. Bottom: photographed from the west, the office body and the inner garden that connects the first building with the factory.
expertise, acquired abroad after they graduated in architecture – the former worked with Jordi Badia + Tonet Sunyer in Barcelona, the latter attended the ETSA in Seville and, in 1994, participated in the Masterclass, at BIA, in Amsterdam, with Rem Koolhaas –, drew up a project designed to answer a specific, widespread need for simplicity. The building system as well as the chosen colours and the relationship with the territory are reminiscent of a simple language. Unexpectedly dark and silent, yet capable of leaving a mark on the industrial complex, just as a macro sculpture has an impact on the landscape. The design is composed of a main volume – a two-floor parallelepiped stretching over an area of approximately ten thousand square metres –, which accommodates the factory, and an additional volume, for use as offices, on one level, directly connected with the other, while standing at an angle of fifteen degrees, thereby being aligned with the road. This reveals itself like an attractive sign to those driving fast on the provincial road. A marked, clear-cut sign aimed at interacting with speed and movement. The office building,
which covers an area of 1,000 square metres, is protected by a black concrete beam – no less than eighty metres in length – to the south; like a suspended shade, it looks as if it dematerializes, while emphasizing large-scale horizontality. The beam, which runs parallel to the ground line, continues beyond the perimeter of the main body of the building, as if to show its determination to confront the horizontal landscape. Based on the reflections of the glass façade, the beam looks like a big floating shade which performs an effective climatic function for the workspaces. The factory, which relies on firmer verticality compared to the former volume, balancing the dimensional relationship, is covered in such a way as to alternate glass windows with prefabricated panels, all running from the floor to the ceiling, up to a height of ten metres. The outer skin was treated with black marble and concrete grit, according to the three different surface treatments and the three different sizes of the panels. This results in a varying image: vivid and changing according to weather conditions and sunlight. The functions performed at Pratic’s
headquarters are arranged with a view to establishing non-hierarchical roles between the spaces, the emphasis being rather on the quality and integration of each of the built rooms. Each function – from the automated storage area to office space planning – is clearly and rigorously articulated. The relationship with the exterior and the definition of the different forms of integration with the landscape mean one more major aspect of the project carried out by Geza: fields opening to the south and west trigger a general desire for integration into the landscape; the garden between the two main bodies means a closer, nearly private setting, which manages the relations between those involved with production and the administrative staff; finally, the natural element which breaks the continuity of the office body, to make room for a wooden patio, where a cork oak stands out, results in an even more intimate relationship with nature, which looks as if it wants to get the attention of the workplace, thereby redetermining its characteristics and enriching its functions. Dialectical interaction with the landscape is further revealed in the car park, conceived as
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a big crescent. The car area is enclosed by a circular, partially underground perimeter, so as to contain the visual impact. Indeed, it is on the basis of this plurality of intents that the respect for the environment can be understood – for example, in terms of sustainability. The roof of the factory accommodates a system of photovoltaic panels over an area of 2,300 square metres. This system can produce more energy than required by the company. However, photovoltaic technology is not shown off; it is hidden by the architecture that holds the system on the roof. In addition, to maximize energy savings and increase environmental wellness in the interiors, the designers relied on a custom-designed solar study conducted with the Orioli brothers, the owners of the company, to create architectural parts supplemented with the solar screens manufactured by Pratic, for both the offices and the production shed. Here, as well as determining the image of the complex, the floating shade becomes a climatically crucial element: it supports the filtering screens and modulates direct sunlight in every season. The landscape, light and clean energy are the sensitive keys to understanding Pratic’s new headquarters. Hence the architects Stefano Gri and Piero Zucchi drew on their project, which saw the participation of Stefania Anzil and Fabio Passon, to analyse and define the industrial theme, giving up the classic textbook style and showing an ability to match production spaces with know-how and the fruit of research in the residential field. Such contamination has also resulted in quality as extensively found in the project, from territory design to architectural details. “The work by the GEZA studio – said the architecture critic, Giovanni Damiani – typically refers to the 1950s, as clearly shown in certain lines, in a certain way of designing, and, above all, in the way of dealing with spaces and detail
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ISTITUZIONI INSTITUTIONS
Txt: Mila Sichera Ph: Roberto Ciani Bassetti
PRINCIPI E ARCHITETTI PRINCE AND ARCHITECTS
Project: Mario Botta, Paolo Bornello
Il binomio principe architetto alla base della renovatio urbis cinquecentesca mantiene inalterato il proprio influsso benefico e continua a produrre proficui frutti sulle città. A Treviso intellettualiarchitetti, Mario Botta e Paolo Bornello, e committenti illuminati, Fondazione Cassamarca e Unindustria Treviso, sono l’emblema del valore dell’intesa tra artisti e mecenati per costruire qualità urbana e farne uno strumento di marketing territoriale
In alto: la grande piazza definita dalla quinta scenica degli edifici disegnati da Mario Botta. Nella pagina accanto, in alto a destra: le torri binate sede degli uffici di Unindustria Treviso. In basso: la hall di ingresso con il desk in acciaio lucido per la reception. Fa da sfondo una boiserie in acciaio corten arrugginito a pannelli di differenti spessori, elemento di connessione tra il soffitto in ciliegio e il pavimento in terrazzo alla veneziana a base bianca e semina in marmo Rosso Francia. Dominano lo spazio le sedute in pelle nera capitonnè, disegnate per enfatizzare le colonne bianche, e due grandi videowall muti.
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Top: the large square defined by the picturesque buildings designed by Mario Botta. On the opposite page, top right: the office towers of Unindustria Treviso. Bottom: the entrance hall with its polished steel reception desk. In the background, a differentiated-thickness rusted corten-steel boiserie, connecting the cherrywood ceiling and the Venetian-terrazzo style flooring (white and Red Francia marble). The space is dominated by seating in black capitonnè leather, created to exalt the white columns, and two large silent videowalls.
“Nelle varie operazioni di architettura, asserisce Botta, il ruolo dell’architetto non è primario. Occorre una committenza illuminata per raggiungere il giusto equilibrio tra componente estetica e funzionale dell’opera, e suo bilancio economico, necessario per assicurarne la giusta redditività”. Ma non solo. I desideri dei capitani di industria, dei grandi imprenditori del Nord-Est esprimono i valori di quel territorio in virtù dell’interpretazione che Botta e Bornello hanno saputo dare all’identità di quei luoghi, appartenenti a genti operose, dinamiche, aperte alla sperimentazione e alla innovazione, pur nel rispetto della tradizione italica. Guidato da una regia sapiente, quella del presidente di Fondazione Cassamarca Dino de Poli, che prevede di condensare il polo terziario della città nell’area industriale dismessa Appiani, a breve distanza dalle grandi infrastrutture (autostrada e aeroporto), e a meno di 400 metri dalle mura antiche, sul limitare del centro storico, Botta recupera elementi del racconto urbano a scala più ridotta per bilanciare il gigantismo delle torri di mattoni, poste a ventaglio a mo’ di fondale, e costruisce un nuovo pezzo di città, omogeneo nella soluzione architettonica, ma diversificato nelle funzioni ospitate. Oltre agli uffici di enti pubblici e istituzioni private, in cui lavoreranno circa duemila persone al giorno, vi sono duecento appartamenti, destinati ad altrettanti nuclei familiari, e ristoranti, bar, negozi, ritrovi, aula polivalente, piscina e centri fitness, che affacciano sulla grande piazza delle istituzioni in cui trovano spazio in una dimensione protetta, a misura d’uomo, quasi domestica, una piccola chiesa, un roseto, una fontana, e alberi ad alto fusto. È il panorama visibile dagli uffici di Unindustria Treviso che emerge, assieme alla quinta in cotto, dalla tradizione trevigiana e, come un deposito del passato fa riscoprire la ‘corporalità’ della città concreta, reale, attenta agli spazi praticati fisicamente, attraverso i quali si fa esperienza di benessere, comfort, sicurezza, piacere oppure disagio, fatica, paura. Un unico registro compositivo modella gli spazi esterni e interni, scanditi dai ritmi dell’identità territoriale, che Bornello esplicita con le tinte calde degli arredi di marchio Made in Italy, e Botta manifesta con “l’uso contemporaneo, non nostalgico, del mattone sospeso, posato a 45 gradi, vibrante al variar della luce”. Prende forma così il manifesto dell’identità territoriale di Unindustria Treviso. In sei piani di uffici Bornello proclama il senso di appartenenza, il radicamento degli industriali al territorio, alla quotidianità scandita dal ciclo produttivo delle aziende. La grammatica dello spazio interno è declinata secondo le regole di quello domestico, per dar vita ad ambienti che, pur rispettando le funzioni gerarchiche (accoglienza, relazione, socialità, riunione, operatività, dirigenza), ne consentono un’interpretazione amicale, con spiccati accenti di comfort discendenti dalla selezione di materiali emozionali (legno, acciaio corten arrugginito, calce rasata) e dall’uso personalizzato
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The Prince-Architect binomial is the foundation of the Sixteenth-century renovatio urbis and its positive influence continues to benefit many cities. In the Northern Italian city of Treviso, the intellectuals-architects, Mario Botta and Paolo Bornello, and forwardthinking clients, Fondazione Cassamarca and Unindustria Treviso, epitomize the importance of mutual understanding between artists and businesses to produce urban quality and use it profitably as a tool of territorial marketing Botta explained: “In architecture, the architect does not have a primary role. There must be collaboration with forward-thinking clients to achieve the right balance between the esthetic and functional components of the project and the economics, essential to guarantee the right investment”. But that’s not all. The ideas from the leaders of industry, the major entrepreneurs in the North-East of Italy, express the values of the territory in virtue of the interpretation that Botta and Bornello have been able to give to the identity of the locations and its hard-working, dynamic population, open to experimentation and innovation while respecting the Italian traditions. The President of the Fondazione Cassamarca, Dino de Poli aims to condense the city’s run-down industrial Appiani district, situated close to major amenities (motorways and the airport), and just 400 meters from the ancient city walls which surround the historical center. Botta worked in collaboration with him to recover elements of the city’s
history on a smaller scale to counterbalance the gigantic size of the brick tower; these have been arranged in a fanshape as the backdrop and form a new piece of the city, with a uniform architectonic design that camouflages the functions inside. Approximately 2000 people are employed in the public and private organizations housed inside; there are also 200 residential apartments, restaurants, bars, stores, social structures, polyvalent halls, a swimming-pool and fitness centers which overlook the large square. It is a protected dimension, designed for Man to enjoy, like a home; there is a small church, a rose garden, a fountain and tall trees. This is the panorama visible from the offices of Unindustria Treviso and with the backdrop in terracotta, it breaks away from the Treviso traditions and like a safety box of the past unveils the various faces 168 of the city, somewhere real, attentive to the spaces that satisfy Man’s physical requirements, where Man will feel well, comfortable, secure, happy if designed according to certain criteria, or uneasy, tired or frightened if other rules are applied. A single design direction models the exteriors and the interiors, influenced by the territorial identity that Bornello expresses through the warming features of the furniture brands Made in Italy. Botta exploits ‘the contemporary not nostalgic use of suspended brickwork, laid at 45 degrees, which vibrates with the variation of light”. This is how the territorial identity of Unindustria
dello spazio, volutamente non high tech, per fugare ogni possibilità di vivere le ore lavorative in ambienti asettici, con atmosfere rarefatte, lontani dalla concretezza reale dei trevigiani. Il progetto di interior design, curato con abilità da Bornello e dalla società di ingegneria Sintagma Sp con l’architetto Gianluca Penna, propone spazi di alta qualità, scanditi da un sapiente studio delle partizioni, dell’illuminazione, dei materiali, degli arredi, delle finiture, dei dettagli, per rispondere comunque alle esigenze di efficienza, ordine, organizzazione e trasparenza, da cui gli ambienti ufficio non possono prescindere. Una sorta di manifesto di Unindustria Treviso, una vetrina di eccellenze, un decalogo di buone pratiche per arredare luoghi di lavoro accoglienti e confortevoli, in cui gli iscritti all’associazione industriale potranno incontrarsi, programmare e progettare nuove scommesse e nuovi business. All’insegna del Made in Italy, difeso con un atteggiamento filo-protezionista attraverso il bando di un concorso finalizzato alla scelta di aziende venete con produzioni esclusive sul territorio italiano, i circa settemila mq di Unindustria Treviso sono dunque per le aziende che hanno contribuito alla realizzazione una sorta di spot perennemente in essere, che comunica il carattere degli imprenditori di questa provincia del NordEst, versatili, creativi, competitivi, e con visioni concrete sul futuro, tanto da interpretare il design come uno strumento di marketing al servizio del territorio.
Pianta del pianterreno/Layout plans for the ground floor
Pianta del secondo piano/Layout plans for the second floor
In questa pagina: in basso a destra, il corridoio di distribuzione che consente l’accesso all’area coffe break. I toni caldi delle finiture delle pareti e del parquet in legno doussiè e del controsoffitto in ciliegio evidenziano il tratto accogliente e amicale degli spazi dell’associazione. Nella pagina a fianco: gli spazi di lavoro di una delle sale di riunione al primo piano.
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Treviso is projected. Through the six office floors, Bornello announces a sense of belonging, the industrialists’ roots that penetrate deep into the territory and the everyday routines based on the company production cycles. The interiors are defined in domestic terms, to energize ambiences which respect the hierarchical functions (welcome, relationships, sociality, meeting, production, management) and also permit a more friendly interpretation, with strong splashes of comfort deriving from the selection of emotional materials (wood, rusted corten steel, smooth cement) and the personalized use of space, deliberately avoiding high tech, to sidestep any possibility of passing hours at work in sterile, almost rarefied ambiences, distant from the real needs of the population. The interior design project, skilfully drafted by Bornello and the engineering company Sintagma SpA with architect Gianluca Penna, presents high quality spaces, expertly designed with partitions, illumination, materials, furnishings, finishes and details to satisfy the requirements of efficiency, order, organization and transparency which are fundamental in an office environment. The result could be described as a manifesto for Unindustria Treviso, an example of excellence, a series of good practise rules to produce welcoming comfortable workplaces, where the members of the industrial association can meet, plan and design new challenges and new business. Under the banner of Made in Italy, defended by an almost protectionist attitude through a competition with rules that favor companies from the Veneto region with exclusive production on the Italian territory, the almost 7000 sq.m. of the Unindustria Treviso office block are available to the companies that contributed to its construction; it could be considered to be a sort of permanent advertising spot, which communicates the personality of the entrepreneurs in this province of the North-East – their versatility, creativity, competitiveness and their forward-thinking, underlining their interpretation of design as a marketing tool to serve the territory. On this page: bottom right, the distribution corridor which permits access to the coffeebreak area. The warm hues of the finishes on the wall and the doussiè wooden flooring and the lowered ceiling in cherrywood, highlight the welcoming atmosphere and the friendly feeling in the association’s facilities. On the opposite page: the operative spaces in one of the meeting rooms on the first floor.
Pianta del quarto piano/Layout plans for the fourth floor
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Pianta del sesto piano/Layout plans for the sixth floor
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170 In questa pagina: due scorci dell’ufficio di presidenza, al sesto piano. Atmosfera istituzionale ma accogliente, con boiserie in legno laccato bianco a poro aperto alle pareti. Poltrone in pelle, lampade da residenza e tappeti restituiscono un ambiente sobrio ed elegante, scevro da dettami mo-
daioli. Nella pagina a fianco, in alto: uno degli uffici destinati all’accoglienza degli associati in ambienti riservati, separati con pareti vetrate dai profili verniciati bianchi, pavimento in legno doussiè e controsoffitto in ciliegio. In basso: vista d’insieme della sala del consiglio.
On this page: two shots of the Presidential office, on the sixth floor. There is a professional yet welcoming atmosphere; the furnishings include a white-lacquered open-pore wood boiseries placed against the walls. The leather armchairs, the luxury domestic lampshades and the rugs inject a feeling of class and elegance,
with no trendy compromise. On the opposite page, top: one of the offices used to receive the members in more private areas, partitioned with glass walls enclosed by white-painted supports; the flooring is doussiè wood with cherrywood used in the lowered ceiling. Bottom: general view of the board room.
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ARCHITETTURA ARCHITECTURE
INTERNI INTERIORS
Txt: Francesca Tagliabue Ph: Capital Group (courtesy of Capital Group) Ph: IBM Executive Briefing Center: Santi Caleca Project: Iosa Ghini Associati
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In questa pagina: un particolare del soffitto della sede russa della società immobiliare Capital Group, a Mosca. Interessante la scelta di integrare nel controsoffitto tutto l’impianto di illuminazione, una soluzione funzionale e utile a creare un elemento decorativo che unisce tutti gli spazi. Nella pagina a lato: un corridoio e una sala riunioni degli stessi uffici. On this page: a close-up of the ceiling in the Russian Headquarters of the real estate company, Capital Group, in Moscow. The choice to integrate the illumination plant in the lowered ceiling was a functional solution ideal for the creation of a decorative space to join all the office facilities. On the opposite page: a corridor and a meeting room in the same block.
COMFORT LAVORATIVO COMFORT AT WORK Cos’hanno in comune il briefing centre di una multinazionale a Roma e la sede di una società immobiliare a Mosca? Semplice, un progetto firmato da Massimo Iosa Ghini, uno dei più famosi architetti italiani contemporanei Progettare un ufficio è cosa tutt’altro che semplice. Bisogna seguire alla lettera tutte le prescrizioni in fatto di spazi, disposizione delle postazioni, sedute e mobili in generale, studiare attentamente l’illuminazione - sia naturale sia artificiale - e garantire la ‘sicurezza’ in ogni diversa accezione del termine. Inoltre, bisogna fare in modo che il progetto soddisfi il committente e, nel caso in cui il cliente sia una grossa impresa, gli uffici devono in un certo senso rappresentare e comunicare la mission e la filosofia aziendali. Tra le ultime importanti realizzazioni dello studio Iosa Ghini Associati spiccano due progetti per uffici, entrambi inaugurati verso la fine del 2010. Lo studio, fondato nel 1990 a Bologna dall’architetto e designer Massimo Iosa Ghini, si occupa della progettazione di interni ed esterni per privati o istituzioni pubbliche, ma anche di infrastrutture e sistemi per il trasporto, musei, centri commerciali e catene di negozi. Capital Group è un’importante società immobiliare, con 17 anni di esperienza e filiali in tutto il mondo. Iosa Ghini Associati ha firmato la ristrutturazione e l’interior design degli uffici direzionali e sales department di Mosca. La sede russa di Capital Group occupa due piani (il sedicesimo e il diciassettesimo) di un edificio che si affaccia direttamente sul placido fiume Moscova. I 1.400 metri quadrati sono organizzati per ospitare tutti i diversi ambienti, arricchiti da alcuni importanti pezzi d’arte che appartengono alla preziosa collezione della società. Al sedicesimo piano si trovano le aree con gli uffici per le due diverse divisioni dei Capital Group, Business e Premium; al diciassettesimo invece si trovano gli uffici dei soci e alcune meeting room. Tutte le stanze sono arredate con alcuni importanti pezzi di design storico e mobili disegnati su misura dallo studio. Interessante la scelta di inserire gli elementi illuminotecnici all’interno di nicchie o controsoffitti, che si trasformano così in discreti elementi decorativi. Per la Software Executive Briefing Centre (EBC) IBM di Roma il team di Iosa Ghini ha pensato di realizzare un’atmosfera più futuristica e tecnologica, caratterizzata da illuminazione LED in RGB (tutto IGuzzini) che ricrea lungo le pareti le strisce del logo aziendale. Nato negli anno ’90 come Customer Visit Center europeo per il brand Tivoli, nel 2005 l’EBC è ufficialmente divenuto parte del programma della IBM Software Group. I nuovi spazi sono stati studiati per organizzare eventi e presentazioni; ogni briefing include presentazioni e speech, per questo le sale sono state arredate con comode poltrone dotate di tavolino per prendere appunti, uno schermo per i filmati e particolare attenzione è stata posta nella progettazione dell’impianto audio.
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Gli interni del Software Executive Briefing Centre di Roma. Qui l’atmosfera è futuristica; tutti gli spazi sono infatti caratterizzati da un illuminazione LED RGB che cambia colore in maniera ciclica.
The interiors of the Software Executive Briefing Centre in Rome. They project a futuristic atmosphere; all of the spaces are characterized by Led RGB illumination which changes color at regular intervals.
Pianta del sedicesimo piano, Capital Group Mosca. Layout plans for the 16th floor, Capital Group Moscow.
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Pianta del diciassettesimo piano, Capital Group Mosca. Layout plans for the 17th floor, Capital Group Moscow.
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What are the common features between the briefing center of a Rome-based multinational company, and the headquarters of a real estate company in Moscow? Simple – the plans were designed by Massimo Iosa Ghini, one of the world’s most famous contemporary architects The design of an office is anything but straightforward. The brief regarding the space division must be followed closely – the arrangement of the workstations, the seating and the pieces of furniture in general, careful design of the illumination – natural and artificial – and guarantee ‘security’ in every possible meaning of the word. Moreover, it is necessary to ensure that the project satisfies the client, and in the event that the client is a major company, the offices must represent and communicate the corporate philosophy and mission. The most recent important projects by Studio Iosa Ghini Associates include two office blocks, both inaugurated towards the end of 2010. The studio was founded in 1990 in Bologna by the architect and designer Massimo Iosa Ghini; it is specialized in interior and exterior design for private clients and public institutes, transport infrastructures and systems, museums, shopping malls and shop chains.
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Capital Group is an important real estate company with 17 years of experience and branches around the world. Studio Iosa Ghini Associati were responsible for the makeover and the interior design of the management offices and sales department in Moscow. The Russian headquarter of the Capital Group occupies two floors (16th and 17th) of a building that faces directly onto the calm waters of the River Moskva The 1400 sq.m. of floorspace have been arranged to contain a number of different ambiences, enriched with some important works of art which belong to the company’s valuable collection. The offices for the Business and Premium divisions of the Capital Group are located on the 16th floor; the 17th floor contains the offices of the partners and a number of meeting rooms. All of the rooms have been decorated with some important historical pieces and custom furniture designed by the studio. The architects opted to install the illumination technology components inside the alcoves or the lowered ceiling and these have been transformed into discrete decorative elements. For the Software Executive Briefing Centre (EBC) IBM in Rome, the team of studio Iosa Ghini decided to create a more futuristic and technological atmosphere, characterized by RGB Led lighting (all from IGuzzini) which projects the company logo from the walls. The company was founded in the Nineties as the European Customer Visit Center for the Tivoli brand; in 2005, EBC officially became part of the IBM Software Group. The new facilities have been designed for the organization of events and presentations; every briefing includes presentations and speeches and for this reason the halls were furnished with comfortable armchairs complete with writing desk, a screen for film clips and special attention was paid to the design of the sound system.
Pianta quinto piano, IBM Roma/Layout plans for the fifth floor, IBM Rome
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In queste pagine, dall’alto; due viste dei corridoi, una sala riunioni e una sala conferenze della sede IBM di Roma. Il pattern decorativo a righe che corre lungo le pareti divisorie in vetro riprende il logo aziendale.
On these pages, from top: two shots of the corridors, a meeting room and a conference hall in the Rome headquarters of IBM. The striped pattern along the glass partition walls refers to the corporate logo.
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In conjunction with the latest edition of MADE Expo, Lualdi unveiled the new collection, Touch 55: the Rasomuro 55N door with a flush handle, designed by Cairoli & Donzelli in collaboration with Confalonieri SpA. Thanks to its flush handles and hinges, considerable thickness and invisible aluminium jamb, the door blends into the wall with unparalleled mimicry. The perfectly coplanar panels can also be extended over the entire height of the door. Finishes: raw, glossy or matte lacquer, wood. www.lualdi.com
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PROGRAMMA CU PBA presenta il Programma CU: maniglie, accessori per porte, maniglioni e accessori per il bagno attrezzato a marchio Antimicrobial Copper CU+. Marchio che viene conferito ai prodotti antibatterici fatti in lega di rame. I prodotti con questo marchio hanno le proprietà antibatteriche ad ampio spettro del rame, riconosciute e dimostrate in laboratorio e confermate nei clinical trial. Il rame riduce in modo continuativo e mai esaurito la contaminazione batterica in ambienti clinici.
PBA presents the Programma CU: handles, accessories for door, pull-handles, safety bars & equipment and bathroom accessories Antimicrobial Copper CU+. It is more than just a brand, it’s a term used to describe antibacterial products made of Copper alloy. These products have broad-spectrum antibacterial properties, acknowledged and proven in laboratory tests, and confirmed in clinical trials. Copper continuously reduces bacterial contamination in clinical environments and has excellent durability properties. www.pba.it
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The AExtra 20 system by Caesar is composed of modular slabs and polypropylene supports. The AExtra 20 stoneware porcelain slabs – monolithic, perfectly squared and rectified – are 20 mm in thickness and 60x60 cm in size, with antislip surface finish. They can be laid either on polypropylene supports or directly on gravel surfaces. The AExtra 20 system by Caesar is designed to make the floor easy and quick to install, immediately usable and inspectable anywhere, by simply lifting the panels. www.caesar.it
RS Resine Strutturate OR Structured Resins is a new brand produced by the RESAL Company. RS is a brand dedicated to the creation, production, commerce and application of resins. It presents advanced solutions in sectors ranging from industry to High Fashion. The resin can resist acids and strong alkalis and can adapt to every type of support. The surface resists scratching and yellowing caused by UV light; it is dampresistant, solvent-free and quality is guaranteed. They overcome many of the problems associated with the currently-available epoxy and polyurethane-based resins. www.resinestrutturate.it
SISTEMA AEXTRA 2O Il sistema AExtra 20 di Caesar è composto da lastre modulari e da supporti in polipropilene. Le lastre in grès porcellanato sono monolitiche, perfettamente squadrate e rettificate e hanno spessore 20 mm, formato 60x60 cm e finitura superficiale antiscivolo. Possono essere posate su supporti in polipropilene o direttamente su superfici ghiaiate. Il sistema AExtra 20 di Caesar è pensato per rendere il pavimento facile e veloce da installare, immediatamente fruibile e sempre ispezionabile in qualsiasi punto, semplicemente sollevando i pannelli.
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POLYUREE PROTECTION RS Resine Strutturate è un nuovo brand di RESAL Company. Resine Strutturate nasce come marchio dedicato alla creazione, produzione, commercializzazione e applicazione di resine, che propongono soluzioni avanzate, che vanno dal comporto industriale al settore del High Fashion. In grado di resistere ad attacchi acidi e fortemente basici e quindi adatte a proteggere supporti di ogni genere. Resistenti al graffio, all’ingiallimento da raggi UV, all’umidità, senza solventi e certificati; risolvono importanti lacune di cui gli attuali sistemi epossidici e poliuretanici sono affetti.
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TOUCH 55 In occasione dell’ultimo Made Expo Lualdi ha presentato la nuova collezione Touch 55: la porta Rasomuro 55N proposta con la maniglia completamente a scomparsa, disegnata da Cairoli&Donzelli, con la collaborazione di Confalonieri SpA. Grazie alla maniglia, alle cerniere a scomparsa, al forte spessore e allo stipite invisibile in alluminio, è in grado di integrarsi alla parete con mimetismo perfetto. Perfettamente complanari, i pannelli possono essere sviluppati anche a tutta altezza. Disponibile nelle finiture: grezzo, laccato lucido o opaco, in varie essenze.
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