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Da San Vita a Funo... le

Mortadella La Santo, una storia che inizia da lontano... La nostra storia comincia quasi due secoli fa, perché siamo nati nel lontano 1886. Fin dai primi anni il nostro trisavolo Costante portava la mortadella al mercato con il “biroccio” e la vendeva a Zappoli e ad altri salumieri della città di Bologna. Il nonno Giuseppe, dopo la guerra, la produceva appena fuori le mura in via Zanolini e poi infine, con i suo nipoti e i nostri figli, la produciamo fuori porta… a Funo ! Per questo abbiamo sempre dato alle nostre mortadelle nomi legati alla nostra città di Bologna… S.Petronio, Nettuno, fino al meglio del meglio per onorare il nostro patrono, la mortadella del Santo, in sintesi… La Santo. La Santo è una mortadella preziosa, dal profumo intenso e opulento, dal gusto sottile e delicato, che non stanca mai, e dalla persistenza mai invasiva, grazie all’utilizzo calibrato e attento degli aromi naturali. Un’altra specialità, figlia primogenita della mortadella, è un nobile salume conosciuto da pochi: il Salame Rosa. Un insaccato raffinatissimo simile alla mortadella, ma impreziosito da deliziosi cubetti di prosciutto.

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Editoriale

Carni rosse, una boutade:

manca vera cultura del cibo

Sulla questione più dibattuta delle ultime settimane, abbiamo intervistato Giampietro Comolli, profondo conoscitore della materia e tra i docenti di Scuola di Alta Salumeria

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l tentativo di bandire la carne rossa si può definire un allarmismo non spiegato correttamente. Sono più di 1000 anni che sappiamo che la carne trattata per lunga conservazione con mezzi non naturali e cotta senza corretta conoscenza può contribuire a sviluppare neoplasie alle vie digestive animali. Credo più pericolosi, anche perché non ancora conosciuti, danni di nylon 6, di cellulari, di onde magnetiche, di fluorescenze non naturali. Gli Etruschi stessi, nella valle del Po, furono i primi a salare nel vino la carne e poi a farla essiccare al sole, più che cuocerla direttamente sul fuoco. San Colombano stesso, nella potente e grande abbazia di Bobbio del VII° sec d.C., diede indicazioni chiare ai monaci

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di essiccare cosce intere di maiale al sole prima di consumarle come per i pesci da infilare in spaghi da appendere alle pareti dei muri, come pure diede ordine di tagliare a grandi pezzi tutte le carni, senza distinzione di colore, da “insaccare” solo con sale e vino e erbe speziate in budelli naturali, cuocendo le carni per lungo tempo in acqua, facendole bollire lentamente. Le stesse popolazioni campane antiche, sempre oltre 1000 anni fa (dieci secoli), indicavano che la migliore e sana cottura della carne di manzo e maiale (carni rossi, ndb) era quella di farle cuocere avvolte in foglia di vite o di cavolo, sia su piastra che meglio in bollitura. Non per niente Unesco ha stabilito che il Cilento (Campania e Pollica in particolare) siano punto di riferimento della Dieta Alimentare Mediterranea, come patrimonio Umanità. Lo stesso si può dire della valle del fiume Po, ovvero di parte della pianura padana, che da secoli è l’incrocio fra dieta meridionale europea e dieta continentale, unico simbolo concreto che pone le carni rosse e bianche nella propria dieta principale con molte verdure, legumi, ortaggi, latticini e frutta abbinata.

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Questo a indicare che fra tutti gli alimenti, se non ricchi di presidi chimici contro malattie endemiche, non esistono cibi cancerogeni o produttori di malformazioni o di neoplasie, ma che è la quantità del consumo e la non curanza della cottura o l’eccesso di bruciatura della carne che può causare danni all’organismo animale. Due esempi in antitesi ma che chiariscono il tema vero, e non gli allarmismi gratuiti: pensiamo a cosa è successo nel XV° secolo in America e sud America alle popolazioni che da anni mangiavano solo cibo proveniente dal mais, si estinsero con la pellagra. Quanti neonati nel medioevo furono dichiarati morti per l’eccesso e prolungato consumo di latte non materno. Il vino stesso è un alcolico pericoloso, ma in dosi e in momenti giusti e corretti è ancora oggi un antiossidante naturale e biologico importantissimo contro colesterolo cattivo, infiammazioni interne, ipertensione, vecchiaia delle cellule arteriose. Credo che l’OMS abbia fatto la pipì fuori dal vasino, ovvero, forse, i giornali del mondo hanno colto solo in parte il risultato della ricerca per “FARE” audience e battage in concomitanza con la chiusura di Expo Milano, puntando il dito contro l’alimento oggettivo, tralasciando o emarginando il vero fattore soggettivo del danno recato, ovvero: confezionamento, arrostitura, uso della fiamma. L’Italia è fuorigioco o fuoriallarme per la sua storia alimentare ricca e culturale, ma anche per un consumo di carne degusta.it

dimezzato rispetto a Usa, Australia, Argentina, Cile, Canada, Irlanda (da 100 a 130 kg/anno/procapite). Se il barbacue si usa 3 volte all’anno è un conto, diverso è 3 volte alla settimana oppure 10 volte al mese. Inoltre, come dato oggettivo, il consumo di 100 grammi di carne in scatola o hot-dog o wurstell o salsiccia ogni giorno, tutti i giorni, con continuità il rischio di neoplasie all’intestino o mutazioni neurali è del 40%, scende al 7/8% se si mangia, tutti i giorni, carne rossa non trattata. L’uso di carne affumicata è assimilabile alla griglia. Sono d’accordo con il prof Andrea Strata quando asserisce che la produzione di “ammidi” (per questo si predilige bollitura in acqua, l’uso di olio di oliva e non burro per le alte temperature nella cottura di tutte le carni e uova) con l’annerimento di alimenti, compreso biscotti e pizza, è la causa del problema, non la carne rossa di per se stessa. Ha ragione Giorgio Calabrese quando dice che le alte ricerche scientifiche non spiegate al volgo della comunicazione, possono cadere nel terrorismo psicologico. Ha ragione il ministro Lorenzin quando asserisce che bisogna evitare allarmismi. Sicuramente l’Italia si può considerare, come molti paesi alimentari, solo molto ai margini del problema, superabile con più cultura, più conoscenza, più civiltà. Quello che avrebbe dovuto fare Expo Milano! Sarà una vera eredità di Expo? l’Italia ha colto l’occasione di Expo per chiamarsi fuori dalla massa alimentare? di Giampietro Comolli

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Attualità

Olio vero, olio falso:

davvero non si sapeva?

Lo scandalo della presunta truffa dell’Olio Extra Vergine di Oliva che non sarebbe tale, esplosa recentemente, riporta alla ribalta le problematiche di contraffazione dei prodotti alimentari. Gino Celletti, esperto internazione di olio di oliva, ci offre un’analisi graffiante e puntuale dello stato dell’arte

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’immagine nella pagina a fianco è apparsa il 2 novembre scorso su IlTestMagazine.it (Dir. resp. Riccardo Quintili, Editorialenovanta srl, Roma), in un post a firma Enrico Cinotti. Su questo post si sono scatenati in tanti, dall’Haffington Post a Repubblica e anche il pm Raffaele Guariniello, della procura di Torino, che ipotizza frode in commercio per un decina di aziende.

difetto), l’avrebbe compresa tra zero e 3,5 (normative CE 2568/91 e CE 640/08). E’ un reato penale che non si estingue con una multa amministrativa, ma si configura nelle varie forme della Frode in Commercio, che se aggravata, cioè ripetuta va fino a 2 anni di arresto... e da noi altro che se è stata ripetuta!. Ora una volta appurato che la frode esiste che farà il Giudice Guariniello? Li arresterà tutti e la facciamo finita

Non si tratterebbe di Olio Extra Vergine di Oliva ma di altro. Ma di che? A dare un’occhiata ai numeri esposti e a sentire le notizie del settore, sembrerebbe si tratti di Olio Vergine di Oliva, la seconda delle tre classificazioni dell’olio Vergine, la terza è il Vergine Lampante che non si può commercializzare e va rettificato per diventare Olio di Oliva. Si tratta dunque di un olio che avrebbe lievi difetti, anzichè avere la mediana dei difetti uguale a zero (un Extra Vergine per legge non può avere alcun 6

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una volta per tutte o aspettiamo il prossimo scandalo inutile che compromette ancora il serio lavoro di chi invece fa “olio perfetto” in Italia, in Europa e in altri paesi emergenti? Questa truffa dell’olio importato e spacciato per italiano, fuori dai parametri di legge, è nota e arcinota da decenni, (nel mio blog si trova la mia presa di posizione verso il New York Times al tempo delle figurine the Italian Olive Oil Sucìde) e diciamola tutta, questa storia è nota anche ai Consumatori che a mio modo di vedere sono corresponsabili di essa, visto che imperterriti continuano a comprare quell’olio, un pò per indolenza, molto per risparmiare (tanto è extra vergine anche questo) e moltissimo per ignoranza. Esatto, per ignoranza, perchè mai gli Organi della Sanità Italiana hanno fatto una campagna per spiegare al Consumatore i pericoli dell’olio rancido e difettato. Eppure ci sono leggi della Comunità Europea come la CE 432/2012 che promuove gli oli con degusta.it

alti livelli di polifenoli contro lo “stress ossidativo dei lipidi ematici”, capito bene? Contro lo stress ossidativo dei lipidi ematici vuol dire anche contro la formazione di ateromi, trombi, ischemie cerebrali, infarto del miocardio, ecc... tutte patologie correlate allo stress ossidativo dei lipidi ematici, tradotto colesterolo e trigliceridi. Questa norma è stata promossa da EFSA (European Food Safety Authority cioè l’Ente per la Sicurezza Alimentare) da cui si deduce che se un olio è rancido non dovrebbe stare sugli scaffali, perchè pericoloso o no? Ma allora che farà il giudice Guarniello se accerterà che la frode in commercio esiste? Arresterà anche tutti i Consumatori di quelle marche perchè ricettatori, o correi dispensatori alle loro famiglie di sostanze nocive per la salute? Ridicolo, assolutamente ridicolo! Sono 30 anni che parlo di olio spazzatura e sento di sequestri alle dogane e di oliaccio messo in bottiglie a marchio italiano e non è

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mai cambiato niente. E anche questa volta sarà così. Sono sbagliate le leggi comunitarie sulla commercializzazione degli oli come la CE 182/2009, che permette di far circolare in Italia ed in Europa anche miscele di pessimi oli comunitari, o non comunitari, o comunitari misti a non comunitari; sono sbagliate le norme sulla etichettatura che non permettono ai bravi produttori di tutta Europa di scrivere sulle loro bottiglie quanti e quali polifenoli “allunga-vita” contengono i loro oli, come la CE 29/2012, (ma negli USA invece lo vogliono sapere e ce lo devi scrivere), tutto per non fare un sgarbo ai potenti che imbottigliano olietto a basso prezzo con quantità irrisorie di queste sostanze utilissime, consigliate invece dai medici di tutto il mondo; sono sbagliate le norme previste dal registro SIAN, che tutto fanno tranne che controllare la qualità. Ma via questa è l’ennesima burla! Scrivo questo articolo dopo l’ultima preghiera di farlo. Che ne dice Gino Celletti di questo nuovo scandalo? Penso che lo scandalo è scandalizzarsi e penso a “Cui prodest”? Se la Magistratura non da un segno concreto e stronca la carriere a qualche decina di untori, non ne veniamo fuori, questa volta ci sono questi otto nomi, la prossima altri otto e via così. Ma poi qualcuno lo mangerà quest’olio? E apriamo ipotesi di frode in commercio? Sig Giudice, noi dell’olio “buono” senza frontiere, siamo tutti con lei e questa sua indagine le fa onore e ci da speranza, ma poiché su questa storia ci sono cresciuti i capelli bianchi, ci permettiamo di darle il nostro parere: o li mette dentro tutti, compreso chi fa entrare quell’oliaccio e non solo chi lo commercializza, o lasci stare. Noi amiamo l’olio buono dell’Olea Europaea dovunque venga prodotto: Italia, Spagna, Grecia, Tunisia, Sud Africa, USA, dovunque ... quello che ci ripugna è la farsa. di Gino Celletti 8

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ASSOCIAZIONE ITALIANA DELL’AFFETTATRICE D’EPOCA E AFFINI

L’Associazione Italiana dell’Affettatrice d’Epoca e Affini propone la valorizzazione e la diffusione di questo importante prodotto menzionato già nel XVII secolo. L’affettatrice d’epoca rappresenta la sintesi tra patrimonio storico - culturale fondato sulla civiltà contadina e tecnologia di produzione industriale della storia moderna. L’evoluzione dei modelli, la varietà della componentistica, le forme stilistiche e i colori, insieme alla storia delle case produttrici, hanno reso l’affettatrice simbolo di cultura e collezionismo. L’Associazione vuole promuovere attraverso iniziative e manifestazioni culturali, momenti di aggregazione ed informazione allo scopo di favorire la diffusione della cultura dell’affettatrice. Può diventare socio dell’Associazione, chi possiede un’affettatrice d’epoca o uno o più oggetti ascrivibili alla categoria degli affini, ad esempio macinini, bilance, ceppi e/o altro materiale proveniente da salumerie, drogherie, macellerie, o chi intende far parte di un gruppo culturale, chi vuole entrare in un mondo a parte. L’iscrizione all’ AIAFF prevede il versamento di una quota di 50 euro per i soci proprietari di affettatrici e affini che desiderino iscriversi nel registro Italiano delle Affettatrici d’epoca ed affini. E’ prevista anche una quota di 30 euro per i soci sostenitori delle attività associative.

Per contatti Presidente: Gianluca Alberti; Tesoriere: Dott. Giampaolo Rimondi; Consigliere: Michele Evangelisti. Via Matteotti, 5 - 44042degusta.it Cento (FE) Cell. 3356831213 Tel. 051 904396 Fax. 051 904104 - www.aiaff.it - info@aiaff.it


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Attualità

Gordon Ramsey Group alla conquista del mondo E’ uno degli eventi più glamour dell’autunno a Dubai, l’apertura del Bread Street Kitchen & Bar di Gordon Ramsay all’Atlantis, The Palm di Dubai. Ultimo nato dal concept culinario dello chef stellato Michelin Gordon Ramsay, il ristorante offre una cucina europea moderna, informale e accessibile, con bevande creative e intrattenimento dal vivo.

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“Non potrei essere più emozionato: finalmente il Bread Street Kitchen & Bar ha aperto all’Atlantis, The Palm” ha affermato Gordon Ramsay. “Grazie allo Chef de Cuisine Cesar Bartolini e a tutta la brigata di cucina e al team del bar e del servizio, il pranzo, la cena o un drink sono un’esperienza meravigliosa. Bread Street Kitchen & Bar è unico nel suo genere: ottimo cibo e un’atmosfera altrettanto incredibile.”

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Attualità

Shepherds pie with braised lamb, onions, carrots, potato purè and brioche garlic crumb

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on particolare attenzione agli ingredienti freschi e stagionali, sapientemente abbinati a bevande innovative, il Bread Street Kitchen & Bar offre un’invitante selezione di piatti ideati da Ramsay, tra cui il classico filetto alla Wellington con purè di tartufo, verdure arrosto, noci in salamoia e ossobuco. Ispirati alle isole britanniche, i piatti da non perdere sono il carpaccio di cernia con purea di avocado, rafano e salsa di zenzero; le alette di pollo speziate al tamarindo con cipollotti e coriandolo,

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la Shepherd’s Pie con brasato di agnello, cipolle, carote, purè di patate e spicchi d’aglio e, naturalmente, Fish and Chips con purea di piselli alla menta e salsa chip shop. Per chi ha un debole per i dolci, il piatto forte è una tavoletta di gelato con pane e gelato al burro che può essere condito a piacere con il proprio topping preferito. Per un assaggio di Londra, gli ospiti possono optare per il Rose and Raspberry Eton Mess semifreddo tipico della città di Eton, la Treacle Tart, torta alla melassa, con gelato degusta.it


Beef Wellington, truffle mash, roasted carrot, pickled walnuts and marrowbone sauce.

alla cannella o il Banana Sticky Toffee Pudding con caramello di zuccheri muscovado e panna rappresa. Il menu è sapientemente abbinato a bevande eclettiche, tra cui Bloody Mary serviti in “lattine di salsa di pomodoro” e oltre 32 vini da tutto il mondo tra cui scegliere. Il menu del Bread Street Kitchen & Bar è stato ideato con un carattere semplice per creare piatti lineari e ben fatti, a base di prodotti di prima scelta e traendo ispirazione dalle classiche tradizioni britanniche. Il degusta.it

cibo e le bevande sono completate dalla vibrante atmosfera, con musica dal vivo in alcune serate e durante il Friday Brunch, nonché una playlist giornaliera di brani classici. Situato lungo The Avenues di Atlantis The Palm, Bread Street Kitchen & Bar all’Atlantis riprende le caratteristiche della location, con un interno classico rivisitato. Lo spazio porta un fresco tocco East London con il suo vivace design in stile “magazzino” e l’ampia terrazza che combina arredi d’epoca 13


Bread Street Kitchen Dubai

e moderni, con un forno a legna in mattoni, due bar (sia interni che esterni), cucina a vista, una stazione per cucina dal vivo e la vetrina del gelato che si affaccia su The Avenues. “Bread Street Kitchen è un’aggiunta emozionante all’offerta di Atlantis, The Palm. Con oltre 23 ristoranti e bar che offrono le esperienze più prestigiose di Dubai, il Bread Street Kitchen & Bar, nostro 24esimo, è senz’altro una delle più incredibili”, afferma Mark Patten, Senior Vice President, Food & 14

Beverage all’Atlantis, The Palm. “È un piacere lavorare con il Gordon Ramsay Group, e non vedo l’ora che i nostri ospiti, e anche i visitatori esterni, sperimentino ciò che è certamente uno dei più acclamati ristoranti e bar della regione.” Bread Street Kitchen & Bar è aperto tutti i giorni a pranzo, a cena, per drink fino a tarda notte e per il Friday Brunch. www.atlantisthepalm.com/ restaurants/bread-street-kitchen

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un viaggio

verso un’esperienza indimenticabile... Una location d’incanto che vi lascerà un unico desiderio... ... ritornare al più presto

Quando si varcano le porte di Swiss Diamond Hotel si avverte immediatamente la piacevole sensazione di essere protagonisti di un’esperienza indimenticabile. La magica atmosfera, unita all’eccellente qualità del servizio, contribuiscono a rendere memorabile il vostro soggiorno. Avrete la possibilità di godere della frizzante mondanità di Lugano e nello stesso tempo di quella quiete assoluta che oggi rappresenta uno dei lussi più esclusivi. Una vera oasi di relax immersa in una cornice naturale d’eccezione che diventa un luogo del cuore impossibile da dimenticare.

riva lago olivella - lugano - tel. + 41 91 735 00 00

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AttualitĂ

La Regina del Tortellino intervista a Lucia Antonelli


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ucia Antonelli titolare della Taverna del Cacciatore a Castiglione dei Pepoli, ristorante rinomato per la sua cucina specializzata in cacciagione e prodotti del territorio, che vedono la loro massima espressione in autunno e inverno con funghi e tartufo, in questi ultimi anni si è messa in luce vincendo due contest sul tortellino. Cuoca di frontiera, così l’abbiamo battezzata parafrasando il titolo del suo primo libro di ricette che ha superato le 2000 copie in meno di un anno “Cucina di Frontiera- Ricette di montagna e di tradizione” ed.Minerva. Visto che lei stessa non ama la parola chef… Perché? E’ un termine in cui non mi riconosco perché non vengo dalla scuola alberghiera che assegna un titolo e poi chef significa ”capo” e nella mia cucina non c’è una posizione di comando, è una famiglia “allargata“, perché oltre a mia suocera e ai miei figli, ci sono i ragazzi della brigata con i quali c’è un rapporto di collaborazione, insomma siamo una squadra!

poi credo che l’essere apprezzati e richiesti diventa un grande stimolo ad impegnarsi maggiormente per migliorare. Un ultimo riconoscimento è l’inserimento della Taverna del Cacciatore tra i Ristoranti del Buon Ricordo, associazione “portabandiera della migliore cucina regionale italiana”… Questa è un’ulteriore conferma, in passato mi ero interessata a questa associazione in cui mi identificavo e il fatto che la proposta sia venuta da loro riconoscendo nel nostro ristorante le caratteristiche richieste come la cucina del territorio, mi fa molto piacere e mi riempie di soddisfazione. Intervista di Livia Elena Laurentino

Da un paio di anni a questa parte la sua vita professionale ha avuto una svolta, a parte le due vittorie su un terreno come il tortellino tradizionale che per lei è quotidianità, si sono moltiplicate le richieste di partecipare ad eventi importanti, e’ arrivata anche la TV australiana a carpire i suoi segreti; questo la “distrae” dal suo lavoro o è un incentivo? E’ un grande stimolo perchè dà un po’ di colore alla vita di cucina che a volte può diventare monotona e degusta.it

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È stato uno dei miei affezionati clienti a farmi il regalo più gradito per i miei 40 anni! Tante volte questo simpatico cacciatore toscano era venuto a pranzo alla Taverna del Cacciatore portando per me quella pentolina di smalto ricolma di questa specialità della sua amata Maremma, ma era restio a confidarmi la ricetta adducendo mille scuse. Poi, quel giorno, si fece scappare qualche dettaglio da cui riuscii a ricostruire quello che è oggi uno dei miei cavalli di battaglia.


Cinghiale marinato sott’olio (Ingredienti per 10 persone) 2,5 Kg di polpa di cinghiale 2 lt di vino bianco, 1 lt di aceto di vino bianco, 1 lt di acqua 4 rametti di salvia, 4 rametti di rosmarino, 4 rametti di timo, 4 rametti di dragoncello, 10 foglie di alloro, 1 cucchiaio di bacche di ginepro, 1 peperoncino,1 spicchio di aglio olio extravergine di oliva 1 cucchiaio di pepe nero in grani, sale Tempo: 4-6 ore, più la marinatura e il riposo

Rifilate la carne e tagliatela a tocchetti come per preparare uno spezzatino, quindi cominciate a disporla a strati in una capace pentola, alternandola con le erbe aromatiche e le spezie non tritate, ultimando con queste. Chiudete il recipiente con un coperchio leggermente più piccolo del diametro della pentola e ponetevi sopra un peso che avrà lo scopo di mantenere compatta la carne durante la cottura, un pesante batticarne andrà benissimo. Versate nel recipiente di cottura la soluzione preparata miscelando un litro di vino bianco e acqua in parti uguali e cuocete a fuoco lento per circa 4-6 ore, fino a quando la carne risulterà tenera e potrete infilzarla facilmente con una forchetta. Con l’aiuto del coperchio, eliminate il liquido rimasto e ricoprite nuovamente la pietanza con una soluzione preparata con il vino rimasto e l’aceto, lasciando marinare per 12 ore a temperatura ambiente. Trascorso questo tempo, scolate dal liquido lasciando gocciolare la preparazione in un colapasta, occorreranno almeno un paio di ore. Sistemate, infine, i bocconcini di cinghiale con gli aromi di cottura in un vaso di vetro e coprite con olio extravergine di oliva toscano. Lasciate riposare in luogo fresco per almeno due settimane prima di portare in tavola, accompagnando i bocconcini con una fresca insalata di stagione. degusta.it

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Gastronomia

Welsh Lamb: il preferito del Principe William

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’ lo chef stellato Luigi Taglienti ad aver ideato la versione ‘street food’, della carne Welsh Lamb IGP, grazie all’unione con ingredienti semplici dai sapori delicati che esaltano le caratteristiche di questa carne di qualità, saporita, gustosa ed estremamente digeribile. E’ nato così LAMBurger, unione di antico e nuovo, qualità e sapore, in una presentazione

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davvero inusuale: un hamburger di agnello gallese dal gusto irripetibile, che profuma di campi incontaminati e di amore della tradizione. “L’idea di preparare LAMBurger è nata dalla volontà di sposare un ‘mangiare antico’ ai moderni ritmi di vita”, spiega Jeff Martin, responsabile Italia di HCC Meat Promotion Wales, l’Ente promotore delle carni rosse gallesi.

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Ciò che rende il Welsh Lamb unico è sicuramente il suo gusto: il sapore naturale, dolce e per nulla forte, è infatti l’esito di un’alimentazione naturale composta prevalentemente da erba verde alternata ad erica e a erbe autoctone profumate

“Perché rinunciare ad un’alimentazione sana e genuina solo perché a volte la quotidianità ci impone ritmi frenetici? Senza dimenticare che un buon equilibrio di calorie ed apporto proteico nella dieta quotidiana ci rende più sani e quindi maggiormente efficienti, migliorando la qualità della nostra esistenza. Se il tutto, poi, viene ‘condito’ da un’ottima ricetta da chef,

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anche il piacere del gusto non potrà che appagare il desiderio del ‘buono’.” “Ho voluto accostare le qualità di una carne così sana e saporita ad alcuni sapori tipicamente italiani come scarola ed erbe aromatiche”, ha aggiunto Luigi Taglienti, rinomato chef stellato. “Ho scelto di utilizzare la polpa di spalla di agnello gallese IGP che ho impreziosito aggiungendo una parte

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di grasso nobile, sempre di agnello, per esaltarne il gusto. Il risultato è un piatto completo, bilanciato e moderno adatto a tutti i palati.” Una nota di colore, è nota la predilezione di S.A.R. il Principe William per il Welsh Lamb cheese bacon and egg burger, oggi ribattezzato Royal Welsh Lamb Burger (hamburger a base di agnello gallese, formaggio, pancetta e uovo), preferibilmente condito con un pizzico di salsa alla menta e paprika. Creato appositamente per lui dallo chef Gareth Matheson della Mensa Ufficiali, la specialità ‘tutta gallese’ è stata ‘scoperta’ ed apprezzata dal Principe quando era di base alla RAF Valley di Anglesey, nel Nord del Galles, tra il 2010 e il 2011. Un piatto che ancora oggi Matheson propone nel suo ristorante di Holyhead con grande successo.

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E’ nota la predilezione di S.A.R. il Principe William per il Welsh Lamb cheese bacon and egg burger, oggi ribattezzato Royal Welsh Lamb Burger (hamburger a base di agnello gallese, formaggio, pancetta e uovo), preferibilmente condito con un pizzico di salsa alla menta e paprika

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LAMBurger (Ingredienti per 4 persone) Per la polpa di spalla d’agnello: n°1 spalla d’agnello gallese IGP Rifilate accuratamente la spalla dell’agnello, disossatela e tenetela per alcuni minuti a temperatura negativa senza abbattere la carne. Passate la polpa di spalla al tritacarne per due volte e adagiatela all’interno di una terrina capiente. Pesate la polpa ottenuta e aggiungete il 30% di grasso nobile di agnello, ricavato dalla copertina del carré. Aggiustate di sale, pepe nero e stampate la carne a forma di hamburger. Per la maionese alle erbe: 1/2 mazzo di aneto 1/2 mazzo di cerfoglio 1/2 mazzo di coriandolo 1/2 mazzo di dragoncello 1/2 mazzo di maggiorana Pulite accuratamente le erbe e frullatele con 1l. di olio di semi, passate tutto a colino cinese e lasciate decantare. Utilizzate questo olio per montare la salsa maionese nel modo classico. Finitura e presentazione Tostate leggermente il pane per hamburger, adagiate la salsa maionese alle erbe, qualche foglia di scarola condita con olio e poco aceto d’anfora, la svizzera di spalla d’agnello cotta rosa e terminate con scarola e sfoglia di pomodoro, meglio se di qualità marmanda, coltivato in Liguria.

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Gastronomia

Gusto esclusivo

da regalare a Natale

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el cuore della pianura padana, tradizione e profumi di mare si incontrano in uno scrigno. Nato nel 1980, a Reggio Emilia il laboratorio di pasta fresca ripiena La Sfoglia è da sempre considerato una piccola maison del gusto. Anima e cuore di questa piccola realtà è Corrado Zamboni che per festeggiare i 35 anni di attività, in concomitanza con le feste natalizie, ha pensato di realizzare un’esclusiva confezione in 35 pezzi dedicata al mare, in collaborazione con Steralmar®, unica azienda italiana a proporre acqua di mare microbiologicamente pura a uso alimentare. All’interno del prezioso scrigno sono custoditi: 1/2 kg di cappellacci in pasta al nero di seppia ripieni di astice. Ingredienti del ripieno: astice, patata, pepe, drangocello. 1 Cofezione di condimento da 200 ml. 24

La Sfoglia festeggia 35 anni di attività e le imminenti feste natalazie con una confezione regalo dedicata al mare e realizzata in edizione limitata: Tra Sfoglia e Acqua di Mare

Crema di pomodorini, ceci e riduzione di basilico. 1 Confezione di riservadimare® Premium, esclusivo nebulizzatore aggraffato da 200 ml di acqua di mare ad uso alimentare. La pasta, il ripieno e il condimento sono stati realizzati utilizzando riservadimare®, acqua di mare a uso alimentare microbiologicamente pura. La confezione può essere ordinata e acquistata solo su richiesta presso il laboratorio. Prezzo Euro 280,00 - www.lasfoglia.net degusta.it


Gastronomia

Camilla’s Kitchen

www.camillaskitchen.it

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l panorama gastronomico torinese si è arricchito di un nuovo ristorante, il Camilla’s Kitchen, in via Maria Vittoria 49, quasi in riva al Po, con vista sul Monte dei Cappuccini, in piena zona “Movida”, accanto a piazza Vittorio. Un locale che, dopo un’importante ristrutturazione, ha preso il posto di un altro ristorante e che vuol proporsi come un punto di riferimento per una cucina che si richiama alla tradizione piemontese, reinterpretata e caratterizzata da armonie e contrasti, grazie alla esperienza gustativa dello chef Riccardo Ferrero, un quarantenne con importanti esperienze lavorative, a partire dai 16 anni, che lo hanno portato a lavorare per 6 anni accanto a Gualtiero Marchesi e per 7 al Cambio, lo storico ristorante di Camillo Benso conte di Cavour. All’entrata del ristorante la cucina a vista è un ottimo biglietto da visita per la clientela, che può osservare la prepara-

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zione dei piatti e il personale al lavoro. Poi al successo del Camilla’s Kitchen contribuiscono i piatti del menù: fra gli antipasti la battuta al coltello di fassona con spuma di sedano rosso, o il girello di manza piemontese marinato al tabacco, cavolo e aceto di lamponi, o ancora capesante arrosto su crema di cipolle di Andezeno, tartufo nero e olio di nocciola; fra i primi da segnalare i tajarin 40 tuorli tagliati a mano con porri di Cervere e salsiccia; fra i secondi il filetto di fassone piemontese alla Giovanni Vialardi, il guanciotto di maiale con polenta e il cardo gobbo di Nizza Monferrato con fonduta di Castelmagno, tartufo nero e nocciole. Anche i dolci sono opera dello chef. Da segnalare infine una buona carta dei vini, con proposte dalle principali regioni italiane, ma non mancano gli champagne, e con un onesto ricarico, che non è da tutti i ristoranti. di Renato Girello. 25


Gastronomia

d&g patisserie: premiata da Il Golosario e Gambero Rosso

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enis Dianin e Andrea Valentinetti, rispettivamente il pastry chef e lo chef della d&g patisserie di Selvazzano Dentro (Pd), conosciuta ed apprezzata per le proposte dolci e salate, hanno ricevuto il riconoscimento come Miglior Pasticceria della guida Il Golosario, ritirato da Valentinetti. Così ha commentato Denis Dianin: “E’ un riconoscimento importante da parte di una guida che premia l’artigianalità ed eccellenza,

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ne sono profondamente orgoglioso. L’impegno e la dedizione, le numerose ore a sperimentare in laboratorio, la sveglia prima dell’alba: tutto questo è compensato quando il cliente apprezza il prodotto che si è pensato nelle notti insonni, con l’ambizione di creare qualcosa di diverso, nuovo, bilanciato e, chiaramente, buono”. Poche settimane dopo arriva un altro importante riconoscimento, la Guida Pasticcerie d’Italia 2016 del Gambero Rosso lo degusta.it


premia con il riconoscimento di Miglior Packaging. Denis DianiDenis ha recentemente presentato il panettone in vasocottura, il prodotto che ha spopolato alla prima presentazione a Sweety of Milano, lo scorso settembre. I vantaggi di questo tipo di tecnica? Molteplici: in primis risulta beneficiarne senza dubbio il sapore; questo viene esaltato permettendo di apprezzarne tutte le sfumature dei diversi ingredienti utilizzati e, contestualdegusta.it

PremiazioneGamberoRosso

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mente, tutti gli aromi vengono preservati grazie al sottovuoto, che conserva la freschezza e la giusta umidità del panettone, mettendolo al riparo anche da cariche batteriche e da sbalzi termici che possono comprometterne l’integrità. I segreti di questo prodotto sono la lenta lievitazione naturale con lievito madre, oggi come un tempo; la scelta rigorosa di materie prime eccellenti, studio e tecnica. Il panettone in vasocottura si adatta molto bene al trasporto grazie alla sua confezione resistente e protettiva, può essere stoccato con facilità in ristoranti, enoteche e bistrot. La sua lunga conservazione di ben 6 mesi lo rende interessantissimo in termini di vendibilità cancellando tutti i problemi legati alla durata del prodotto. Queste caratteristiche rendono possibile la vendita del prodotto anche i periodi diversi dalle classiche festività ed hanno destato molto interesse nel mercato estero sempre alla ricerca dell’artigianalità del made in italy. Denis Dianin è mae28

stro dell’Accademia Maestri Pasticceri Italiani, premiato con “due torte” sulla Guida Pasticcerie d’Italia del Gambero Rosso e protagonista, insieme ad altri grandi colleghi, di alcune ricette d’autore pubblicate sul libro di Massimo Gelati: “Aceto Balsamico, con le ricette dei grandi chef”. E’ da tempo considerato punto di riferimento per la pasticceria italiana nel Nordest, pasticcere e titolare di d&g patisserie, a Selvazzano Dentro in provincia di Padova. Da poco inoltre ha esportato la sua arte pasticcera e creatività in un grande atelier di Kuala Lumpur (cinquemila metri quadrati di laboratorio in cui avrà luogo la produzione artigianale, realizzata con staff in parte italiano), oltre alla boutique del dolce, con vendita di prodotti freschi, spazio per la prima colazione e per la ristorazione italiana e corner più piccoli all’interno di aeroporti e grandi centri commerciali del sudest asiatico per essere presente sulle piazze di Tokyo, Hong Kong, Bangkok, Singapore. degusta.it


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Gastronomia

Le Cupole, ristorante da non perdere


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arlare di Liguria in termini enogastronomici significa anche tirare in ballo la cucina, vini e oli e i prodotti locali eccellenti‌ Un esempio? Carni, specie coniglio e sano pollame e funghi e pure tartufo. Poi pesce e verdure, da soli o abbinati, magari in guazzetti, zuppe o in caratteristiche torte salate. Una miscellanea di sapori che ricordano la Spagna, la Sicilia e forse anche il Medio Oriente. In definitiva, gusto a tutto tondo. Ristorante Le Cupole presso Grand Hotel Bristol**** Resort & Spa Via Aurelia Orientale, 369 16035 Rapallo (GE) Tel. 0185 273313 www.grandhotelbristol.it


Gastronomia

I

In quel contesto, in quel di Zoagli a Rapallo (GE) con di fronte lo spettacolo del promontorio di Portofino e del golfo del Tigullio, si erge il Grand Hotel Bristol**** Resort & Spa. Un’elegante dimora storica dei primi del ‘900, anzi, fascinosa, in stile liberty, dalle forti emozioni e all’interno, al decimo piano, posizionato al “Roof Garden”, il ristorante Le Cupole, vero fiore all’occhiello dell’albergo. Dal 2013 il ristorante è stato scelto dal grande chef francese Alain Ducasse (noto chef e imprenditore francese naturalizzato monegasco) come “Table remarquable” sulla guida Gourmet “Le carnet gourmand” insieme a soli altri 6 ristoranti in Italia. Altrettanto noto è Graziano Duca, chef in staff a Le Cupole dallo scorso marzo e insieme a lui, Gian Luca Failla, maitre e manager sempre attento e presente… Parlando con lui, Graziano ci conferma

Graziano Duca, lo chef del ristorante Le Cupole

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che il vero protagonista della cucina è il prodotto. Lo chef è solo colui che lavora le ottime materie prime del territorio esaltandone, con semplicità, i sapori. Infatti nelle sue ricette la parola d’ordine è semplicità: solo prodotti del territorio e stagionali. Questa è la filosofia che ha adottato preparando con i suoi giovani collaboratori piatti cucinati espressi che necessitano dei giusti tempi di lavorazione e cottura, ma nell’attesa a Le Cupole, non ci si annoia, col panorama che si presenta davanti e tutto intorno, tra valli e colline fino alle coste e al mare… tanto mare! Ad uso del lettore sottolineiamo che le seguenti descrizioni sono frutto di diversi passaggi dal ristorante Le Cupole di chi scrive, che - per deformazione professionale - non poteva esimersi dall’annoverare i vari piatti assaggiati e i vini degustati nelle varie occasioni…. Comodamente assisi in terrazza o sotto alla cupola o a bordo piscina, ma anche in un qualsiasi angolino della bellissima sala, con posate d’argento poggiate su un prezioso tovagliato e, con il pane servito sempre caldo, dall’antipasto al dolce, è un percorso “terra-mare” imperdibile e da raccontare… Vellutata di funghi porcini e patate ratte con uovo cotto a 64° accompagnato da stuzzichino con gelatina di pesce, pesto e pomodoro, fonduta di San Stè e tartufo nero e polpo con fagioli; primo: trofie al pesto e tortelli di Preboggion, ravioli di borragine oltre ad un risotto con taleggio, lamponi e polvere di caffè, tagliolini agli scampi con fagiolini, pancotti alle degusta.it


Il Grand Hotel Bristol & Spa, che domina il golfo del Tigullio a Rapallo, è la promessa dei mesi caldi, ma anche il buon ritiro per l’autunno dove il clima è sempre mite, il cielo terso e le nuvole sono una piacevole compagnia che passano velocemente. Da cinque anni gestito dalla Famiglia Rocchi, è stato completamente rinnovato. L’albergo, un quattro stelle Superior, dispone di 83 camere (deluxe, superior e standard) di cui 2 suite presidenziali 4 suite e 5 junior suite che dominano il promontorio di Portofino. Stanze dalle mille storie finemente arredate. La spa del Grand Hotel Bristol, dotata di sei cabine e di un’area wellness, è un fiore all’occhiello della location. Tra le proposte speciali del Grand Hotel Bristol & Spa il massaggio al ghiaccio, un rimedio sicuro per le tendiniti e le infiammazioni, ma anche per riattivare la circolazione. Il trattamento della durata di 45 minuti va ad armonizzare tutto il corpo, si opera velocemente e con particolari manipoli con il ghiaccio. Perfetto per l’autunno il Lacto flora peel, un trattamento per contrastare l’invecchiamento della pelle che va ad agire con risultati di rinnovamento delle cellule. Perfetta per un’ espressività perfetta la Maschera Oxy Skin con ossigeno iperbarico, una soluzione che, anche con una sola seduta, porta a risultati evidenti. Da non sottovalutare i 50 minuti del trattamento viso Elastina/DNA che va a stimolare le pelli più mature.

noci... e ancora: parmigiana di melanzane in bianco con pesto, crema di mozzarella di bufala con gamberi, frutto della passione e pane carasau… grigliata di pesce misto e capesante con spumetta o ricoperte di guanciale croccante, zucchine, guanciale e latte di mandorle e carciofi di Albenga… Orata alla crosta di sale con patate al forno, oppure carré di agnello con melanzane e patate viola e filetto di rombo con purè pomodori e olive taggiasche… lampuga con salsa alla pesca, spigola in cartoccio trasparente e creme... e a scelta ancora pescato fresco: ombrine, san pietro, occhiate, dentici, di tutto, di più… Sui dolci preferiamo non indugiare, se ne avrete occasione, capirete perché… Il tutto annaffiato dai vini dei colli di Luni, delle colline del Levantino e di degusta.it

Levanto, oltre a quelli del Tigullio: Vermentino, Pigato finalese, Bianchetta, Albarola, Rollo e poi i rossi: il Rossese albenganese, l’Ormeasco (una specie di Dolcetto) della riviera dei Fiori, Barbera e Ciliegiolo, col dessert, lo storico Sciacchetrà Cinque Terre o l’ottimo Moscato vendemmia tardiva di Taggia. Che dire ancora? (G.L)

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Gastronomia

Tributo agli chef di PATATA IN BO

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na selezione dei migliori scatti fotografici a firma Giuseppe Porisini (www.giuseppeporisini.it), ritrae gli chef e ristoranti PATATA IN BO, protagonisti della serata di Gala della 7a edizione 2015. Immagini coinvolgenti che comunicano tutta la dedizione e creatività di questi professionisti della ristoratori. L’edizione 2015 di PATATA IN BO ha pensato anche a tutti coloro che non hanno potuto partecipare alla serata di degusta.it

gala, così il Club Amici della Patata ha dato il via ad un ciclo di serate culinarie dal titolo “A Cena con la Patata”, incontri dedicati a chi apprezza i buoni sapori: proprio presso i locali del circuito PATATA IN BO, in particolare i ristoranti protagonisti della serata di Gala, si svolgono queste serata. Il calendario degli appuntamenti in programma è indicato sul sito www.patatainbo.it. La prima cena del Club si è svolta pres35


so il Ristorante Matusel, l’11 novembre, a fare gli onori di casa Roberto e Giuseppe, tra gli ospiti Andrea Galli, coordinatore del Consorzio Patata di Bologna DOP; Gianluigi Veronesi ideatore del festival PATATA IN BO e Club Amici della Patata; Vincenzo Sereno, manager di CERVED Group, Luca Busacchi, responsabile d’area di

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Carrefour; Uber Goldoni, appassionato di cucina che ha partecipato ad alcune trasmissioni tv su reti nazionali; Raffele Plastino, titolare di supermercato; Luca Barbieri, agente di commercio nel settore freschi insieme a Michela, contitolare dello storico ristorante “La Bettola” di Sasso Marconi (BO).

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Ristorante Azzurra Chef Giuseppe Biuso foto Giuseppe Porisini



Antica Hostaria della Rocca di Badolo Chef Andrea Santacaterina foto Giuseppe Porisini


Antica Trattoria della Gigina Lo storico titolare Carlo Cortesi foto Giuseppe Porisini



Centro Natura Laura Villanova chef Antonia Adanaque chef Giuseppina Siotto chef Krystyna Olbrych foto Giuseppe Porisini



Cantina Bentivoglio Chef Ivan Poletti foto Giuseppe Porisini


Ristorante Bolpetta Il piatto delle serata di gala: Tortello Verde con ripieno di patata, menta e bufala con pomodorino confit e gocce di balsamico foto Giuseppe Porisini




Osteria Buca Manzoni Chef Francesco Monopoli foto Giuseppe Porisini


Circolo Mazzini e Il Circolino Chef Giampiero Falaschetti foto Giuseppe Porisini


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Ristorante Neoclassico Chef Giuseppe Tarantino foto Giuseppe Porisini


Il Cucchiaio D’Oro Chef Rachida foto Giuseppe Porisini


La Frabaccia Chef Paolo Segreti foto Giuseppe Porisini


Matusel Chef Hanna N. foto Giuseppe Porisini


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Polpette e Crescentine Chef Pietro Palumbo foto Giuseppe Porisini


Osteria della Pieve Chef Francesco Mengoli foto Giuseppe Porisini


Ristorante Posta Chef Alessandro Moretti foto Giuseppe Porisini


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Trattoria Paradisino Chef Gabriele Valenti foto Giuseppe Porisini


Trattoria Lambertini Chef Giorgia Lambertini foto Giuseppe Porisini


Villa Bassi Trattoria Cicceria Chef e titolare Maurizio Facci foto Giuseppe Porisini


Taverna Vesuviana Chef Alfonso Crisci foto Domenico Catapano



Beverage

L’Atlas firma le bottiglie PERRIER STREET ART2015

L’

Atlas (all’anagrafe Jules Dedet Granel) nasce nel 1978 e si impone nel mondo della Street Art internazionale con il soprannome, appunto, di L’Atlas: soprannome derivato da Atlante, il titano greco che reggeva sulle spalle l’intera volta celeste. Allo stesso modo le sue opere sono destinate a un pubblico globale, non caratterizzate cioè ma caratterizzanti. Il suo per-

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corso artistico ha inizio negli Anni Novanta con il graffitismo, e passando per diverse rielaborazioni calligrafiche arriva all’astrazione geometrica e all’utilizzo di vere e proprie illusioni ottiche. Le sue opere sono spesso bicromatiche (usa molto il contrasto bianconero) e catturano l’osservatore in un gioco labirintico. Il grafismo è una costante nel suo lavoro visuale e pittorico: a volte è evidegusta.it


dente, a volte tende a sfumare nell’astrazione. Del resto la calligrafia altro non è che l’arte della scrittura ornamentale, un mezzo comunicativo e decorativo utilizzato nei secoli da oriente a occidente. Sfruttare il potenziale visivo dei caratteri sembra essere l’intuizione dell’artista, che dopo aver studiato diversi stili è arrivato all’ideazione di una propria personale tipografia, che grazie degusta.it

all’unione di influenze e di culture differenti si presenta come una sorta di scrittura universale. L’Atlas è solito creare i suoi labirinti con il minimo di mezzi e di colori a sua disposizione, sottraendo piuttosto che aggiungendo, e giocando sulla grande semplicità delle linee e delle forme. Per Perrier ha voluto ideare un design che giustapponga le nozioni di pieno e di vuoto, senza rinunci-

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L’artista francese L’Atlas firma le etichette della Limited Edition Perrier 2015, dedicata anche quest’anno ai capolavori della Street Art.

are alla massima libertà espressiva: “L’immagine di marca - ha dichiarato - non è affatto un vincolo, ma piuttosto un’ opportunità per far nascere qualcosa di nuovo”. Intervistato sulle ragioni che lo hanno indotto a lavorare alla Limited Edition 2015 di Perrier, L’Atlas ha dichiarato: “Le ragioni sono quattro: il legame ormai consolidato di Perrier con l’arte contemporanea; il fatto che Perrier renda straordinario un gesto quotidiano come il bere; l’unicità del brand Perrier; la sua autentica magia, dentro e fuori dalla bottiglia”.

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Di Orazio Latini

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Perrier: un brand globale Perrier è la marca leader mondiale nel mercato delle acque minerali frizzanti. Distribuita capillarmente in tutti i continenti, vende ogni anno circa un miliardo di bottiglie in oltre 140 Paesi. La sua elegante e originale bottiglia verde è ormai un’icona internazionale, riconosciuta da tutti a colpo d’occhio. Frizzante come nessun’altra, Perrier è un’acqua minerale naturale: purissima, contiene solo sali minerali (460 mg/L) e gas della sorgente (7 gr/L). Povera di sodio, è estremamente dissetante e indicata per favorire la digestione. Da sempre il nome di Perrier è legato ai luoghi più glamour ed esclusivi: protagonista di uno stile di vita chic e anticonvenzionale, è una bevanda unica, conosciuta e apprezzata nei locali di tutto il mondo. Moderna ed edonista, Perrier è il premium drink frizzante e naturale per tutti coloro che ricercano il massimo della freschezza; rappresenta inoltre un’alternativa all’alcool elegante e salutare, poiché non contiene zucchero, caffeina e calorie. Consumata nei bar, nei locali, all’aperto d’estate, in viaggio, alle feste, con gli amici, come aperitivo o a tavola, Perrier valorizza i cibi con la sua intensa effervescenza, da sola o come ingrediente di mille cocktail e long drink.

Perrier è distribuita in esclusiva per l’Italia dalla Fratelli Rinaldi Importatori di Bologna - Tel. 051 4217811 info@rinaldi.biz www.rinaldi.biz

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Distillati

Casa Noble, la Tequila di Carlos Santana

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asa Noble, fondata nel 1776, è una delle marche più antiche di Tequila messicana. La distilleria si trova nell’omonima cittadina di Tequila, nello stato messicano di Jalisco. Casa Noble usa per i suoi prodotti soltanto il tipo più pregiato di agave, la “Blu Tequilana Weber”, coltivata in terreni di proprietà situati nelle immediate vicinanze della distilleria. L’eccellenza della sua materia prima è confermata dall’ottenimento del prestigioso certificato USDA, che ne attesta la produzione secondo i più rigidi standard biologici (organic). Della compagine proprietaria di

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Casa Noble, e del suo consiglio di amministrazione, fa parte Carlos Santana, la celebre star del rock mondiale. Molti sono i premi ed i riconoscimenti ottenuti negli anni da Casa Noble, in Messico e ai principali concorsi internazionali di settore. Le tracce più antiche delle origini della Tequila risalgono a circa duemila anni fa: a quell’epoca le tribù indiane del Messico centrale scoprirono che il succo della pianta dell’agave, se lasciato esposto all’aria, tendeva a fermentare e a trasformarsi in una bevanda lattiginosa moderatamente alcolica. Quando nel Cinquecento degusta.it


arrivarono in Messico gli spagnoli, essi presero a distillare il debole fermentato degli indigeni, applicando in loco le tecniche produttive europee; e si accorsero ben presto che l’acquavite ottenuta dalla pregiata agave blu del villaggio di Tequila aveva un gusto decisamente superiore. Fu così che a metà dell’Ottocento milioni di piante di agave blu vennero messe a dimora nei dintorni di Tequila, in quello che sarebbe diventato lo stato di Jalisco; e gradualmente il distillato che veniva là prodotto cominciò a essere conosciuto come Tequila (allo stesso modo in cui il distillato di vino della regione francese degusta.it

di Cognac venne conosciuto nel tempo semplicemente come “Cognac”). La produzione della Tequila Oggi regolata rigidamente dal governo messicano, può avvenire solo nella regione di Jalisco, con l’utilizzo di almeno il 51% di zuccheri residui ottenuti dall’agave blu locale. Il distillato prodotto fuori dalla regione, oppure con altri tipi di agave, viene detto mezcal, ed è normalmente considerato meno pregiato. La pianta dell’agave blu cresce per circa una decina di anni prima di raggiungere la sua piena maturità. A quel punto

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viene tagliata e privata delle foglie; la sua parte centrale, dalla forma simile a un’enorme ananas, viene suddivisa in pezzi e posta in appositi forni di cottura a vapore. La fase successiva consiste nel pressare l’agave cotta per estrarne il liquido dolce, che poi viene messo a fermentare. La fermentazione dura da un minimo di 48 ore ad alcuni giorni; il mosto fermentato è quindi distillato due volte in alambicchi discontinui tradizionali, un tempo in rame e oggi in acciaio. Come si gusta la Tequila? Innanzitutto alla maniera messicana: mano tesa davanti a sé; palmo basso; tensione delle dita in modo da formare tra l’indice e il pollice una piccola fossetta. Si riempie la fossetta di sale, che con movimento rapido si getta in fondo alla gola. Il piacere che dà poi 74

la Tequila è molto forte, e può essere aumentato succhiando una fettina di limone. Perché sale e limone? L’agave blu dona all’acquavite un particolare sapore pungente ed erbaceo, che viene efficacemente controbilanciato proprio dall’uso di sale e limone. Molto diffuso è poi l’impiego di Tequila nel bere miscelato: ricordiamo qui soltanto due ricette internazionali famosissime, il Margarita (Tequila, succo di lime o limone, liquore all’arancia e ghiaccio) e il Tequila Sunrise (in cui al distillato messicano vengono aggiunti succo d’arancia, sciroppo granatina e ghiaccio). Naturalmente i tipi Reposado e Añejo si degustano al meglio lisci. Di Orazio Latini

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Le caratteristiche tecniche di Casa Noble Categoria: Luxury Tequila. Provenienza: Città di Tequila, Jalisco, Messico. Gradazione alcolica: 40% vol.

Materia prima: Esclusivamente agave blu “Tequilana Weber”, prodotta in 650 ettari di proprietà ai piedi delle colline di Jalisco. Raccolta dell’agave: Esclusivamente manuale. Cottura dell’agave: In forni tradizionali in pietra, per una durata di 38 ore. Fermentazione del succo: Processo di fermentazione naturale, della durata di 3 – 5 giorni. Distillazione: Processo di tripla distillazione, per oltre 12 ore. Invecchiamento: Esclusivamente in quercia bianca francese del Limousin. Durata dell’invecchiamento: Blanco (senza invecchiamento), Reposado (un anno), Añejo (2 anni). Suggerimenti d’uso: Blanco ideale nei cocktail, Reposado e Añejo da servire preferibilmente come distillati da meditazione. Confezione: Bottiglia da 70 cl. dal design innovativo: forma dai bordi ricurvi, tappo rotondo, collarino ed etichetta in metallo sbalzato, pendaglio con il logo Santana, incarto e astuccio singolo. Il colore della bottiglia varia per ogni tipologia di Tequila. Fratelli Rinaldi Importatori S.p.A. tel. 051 4217811 - info@rinaldi.biz

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Turismo

In treno per scoprire il Natale in Svizzera a tariffe convenienti

Viaggiare in treno Conviene sui collegamenti Eurocity: la tariffa MINI, da acquistare almeno 21 giorni prima della partenza, valida tutto l’anno a partire da 9 euro da Milano a Zurigo e da Milano a Lucerna e da 19 euro da Milano a Basilea. La tariffa MINI è a posti limitati e variabili. I biglietti non sono modificabili, né rimborsabili.

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La città di Lucerna



Turismo

A passeggio tra i mercatini di Lucerna

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Lucerna si respira l’atmosfera natalizia in ogni angolo ed i mercatini di Natale abbracciano il gusto per la tradizione ed il design. Lo shopping inizia in Stazione con il Mercato del Bambin Gesù dal 20 novembre al 23 dicembre. Gli stand offrono un mix di dolci e cibo piccante ma anche candele, lampade ad olio ed utensili da cucina. La piazza adiacente alla Chiesa francescana – la Franziskanerplatz - si anima di luci e bancarelle per tutto il mese, dal 3 al 20 dicembre, con il Mercato di Natale. Dal 5 al 7 dicem-

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I mercatini in Franziskanerplatz

bre si tiene invece il festival “Design Schenken” (Design da regalare) presso la Kornschütte (municipio): nella tre giorni oltre 90 marchi svizzeri propongono idee regalo creative. Durante i weekend a dicembre e il giorno dell’Immacolata in Weinmarkt ha luogo l’Handcraft Market per chi è alla ricerca solo di oggetti fatti a mano. Dal 17 al 20 dicembre gruppi musicali di diverse nazionalità suonano in Kapellplatz all’interno della manifestazione “Venite”. Info www.luzern.com/natale

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La Franziskanerplatz, piazza adiacente alla Chiesa francescana

a vigilia del giorno di San Nicola (5 dicembre), il villaggio di Küssnacht sulle sponde del Lago di Lucerna risplende del bagliore emanato da quasi duecento enormi mitre di cartone illuminate. Le mitre, dette “Iffele” o “Infuln”, vengono trasportate da uomini e donne che accompagnano San Nicola nel suo cammino attraverso il villaggio. Per le vie rimbomba il suono di pesanti campane, dei corni e di altri strumenti a fiato. Non esistono testimonianze scritte sull’origine del Klausjagen. Si ipotizza che sia nato in

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epoca pre-cristiana: i pagani cacciavano con un gran baccano gli spiriti maligni durante le notti del solstizio invernale per propiziarsi la stagione della raccolta. Dopo la conversione al Cristianesimo, il rituale venne osteggiato per turbamento dell’ordine pubblico dovuto agli eccessi. Si aggiunse, allora, un significato cristiano introducendo la figura del vescovo San Nicolao di Myra. L’usanza si trasformò dalla caccia sfrenata al più ordinato Klausjagen.

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Turismo

Pilatus: il mercatino di Natale più alto d’Europa

Da non perdere una visita al mercatino di Natale più alto d’Europa, si trova in cima al monte Pilatus a 2’132 metri: oltre quaranta stand riccamente decorati, un mondo di giochi variegato e musica festosa ad ogni angolo. Si può visitare in giornata salendo con la cabinovia da Kriens oppure pernottare all’Hotel Pilatus Kulm abbinando lo shopping alle proposte outdoor (slittino, passeggiate invernali e ciaspolate). Info www.luzern.com/it/arte-cultura/natale-1/christmas-marketsregion/christmasmarket-pilatus


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Turismo

Ad Einsiedeln il presepe in legno di 450 statuine © STST-STTP

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insiedeln è una cittadina nota fin dal Medioevo come luogo di pellegrinaggio dedicato alla Madonna Nera, qui dal 28 novembre al 6 dicembre, di fronte all’imponente monastero barocco del XVIII secolo, si svolge uno dei più suggestivi mercatini di Natale della Svizzera. Le 140 bancarelle si snodano sulla piazza e lungo l’arteria principale di Einsiedeln che per l’occasione è decorata con luminarie e angioletti. A dare il via al mercatino è la cerimonia di benedizione del San Nicola che il 28 novembre esce dal monastero, attorniato dai bambini. Nei nove giorni 82

Il maestoso monastero barocco di Einsiedeln

si susseguono concerti di organo e di gruppi corali, sfilate con lanterne e esibizioni di suonatori di campanelli. Unico nel suo genere è il Diorama Bethlem, un presepe con oltre 450 statuine di legno, allestito in un piccolo museo adiacente al monastero. La ricostruzione scenografica è davvero impressionante. Per info turistiche generali sulla Svizzera, per prenotazioni alberghiere e richieste di brochure (inviate gratuitamente a domicilio) Numero verde: 00 800 100 200 30 www.svizzera.it

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IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO ETICO DEGUSTA ® è una rivista progettata in un formato intelligente che incontra sempre più il favore dei suoi abbonati. Rispetto al precedente formato A4 la veste attuale evita lo spreco del 50% di carta, salvaguardando le foreste e la natura e dando un contributo reale alle tante campagne contro il disboscamento e per la tutela degli ecotipi. Ma non è tutto. Infatti si utilizza la metà del colore di stampa tutelando l’ambiente e garantendo, sia agli abbonati sia agli inserzionisti pubblicitari, un costo sempre contenuto e conveniente. Da ormai 6 anni il costo dell’abbonamento non è aumentato e i costi pubblicitari per gli inserzionisti sono i più bassi del mercato. DEGUSTA ® non ingombra, non ruba spazio sulle vostre scrivanie e nelle vostre librerie e una volta smaltito utilizza la metà degli spazi occupati (a spese del contribuente) dalla maggior parte degli altri periodici. Concorriamo intelligentemente al nostro progresso nell’interesse di tutti e per il bene di chi verrà dopo di noi, senza mai dimenticare di garantirvi un atteggiamento etico e un risparmio vero dalla nascita della rivista sino al suo smaltimento.

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