Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB BO. 1 COPIA e 3,00 - Codice ISSN 18284396-08
N. 141 - Gennaio 2011
EDITORIALE
Riparte l'anno con i giorni della merla
GIANLUIGI VERONESI
G
ennaio in origine aveva solo 28 giorni e spesso bisticciava con la merla, infastidendola e perseguitandola col freddo. La merla, per sfuggire alle insidie di gennaio, si rifugiò all’interno di un tronco cavo. A fine mese, credendo di essere ormai al sicuro poiché gennaio era finito, la merla uscì dal tronco e prese a schernire gennaio con ogni sorta di scherzo ed offese. Non sapeva però che gennaio si era fatto prestare 3 giorni dai 31 giorni che aveva febbraio e aveva prolungato il suo freddo proprio per farle dispetto! La merla allora fu obbligata a cercar di nuovo riparo e si infilò nella canna di un camino da cui uscì solo a febbraio, accorgendosi però di esser diventata tutta nera. Da allora, secondo la credenza popolare, febbraio rimase di 28 giorni mentre gennaio continua a conservarne 31, per ricordare alla merla di non prenderlo più in giro. E così nacquero i giorni della merla, che vanno dal 29 al 31 gennaio e definiscono un momento di gran freddo che in tanti luoghi del nostro paese diventa occasione di festeggiamenti. E così durante la Festa della Merla, dal 29 al 31 gennaio, si possono assaggiare i piatti della cultura contadina e della tradizione in tante sagre locali. Si vuole salutare la fine della stagione fredda come si faceva nella tradizione: con danze popolari, canti propiziatori, mercatini di artigianato e gastronomia e spettacoli folcloristici che in molti casi, l’ultima sera, culminano con l’accensione benaugurante del falò che brucia il fantoccio dell’inverno. Gennaio è un mese in cui sono tantissimi i turisti che scelgono mete calde e lontane, noi stessi abbiamo avuto i nostri giornalisti impegnati in un viaggio in Egitto di cui non potevamo fare a meno di parlare. Ma il fascino e l’allegria delle feste della tradizione possono essere un ottimo corroborante contro il freddo, magari a due passi da casa e in un ritrovato clima festoso che di questi tempi di certo non fa male, anzi, aiuta. Ovviamente, sempre affiancati e supportati dalla nostra grandiosa enogastronomia. Evviva… la merla! gennaio 2011
DEGUSTA 3
SOMMARIO
DEGUSTA
N. 141 - Gennaio 2011
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L a R i v i s t a d e l G u s t o e d e l Tu r i s m o E n o g a s t r o n o m i c o
Editoriale
Riparte l’anno con i giorni della merla
Attualità
I “birignao” del vino contro Farinetti Identificazione “desaparecidos” La patata al selenio festeggia 10 anni! Attenti alle diciture sulle etichette Apertura d’anno a Con i piedi per Terra
10 12 15 16 17
Il pelato fa festa Innovazione per Club Arti e Mestieri Ricette d’autore
19 20 27
Leuta Boutique naturalmente vino Al Borgo delle vigne Slow Wine racconta il territorio
40 46 48
Reportage l’Altro Egitto Taba e la penisola del Sinai Berenice: natura incontaminata Vacanze ad alta quota Un aglio rosso Minestre d’autore al Numero Sette Una sinfonia di vini eccellenti A Sorrento una pausa sfiziosa Il cardo gobbo di Nizza Monferrato Un cuore di peperone
50 52 56 60 70 73 74 77 78 80
DegustiBo ora anche online 17 gennaio: Pesto Genovese Day Palcoscenici gustosi I Ristoranti della Pasta Analisi di bilancio in 7 steps
84 86 87 88 89
Blocknotes Storie di Gastronomia Buona DE.CO. a tutti! Chef d’America Il Calice tagliente Un giorno al museo Le aziende informano Tutto weekend Scelti per voi
6 18 22 24 44 83 90 92 96
Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, DCB BO. 1 COPIA e 3,00 - Codice ISSN 18284396-08
Gastronomia Vini
Turismo Enogastronomico pag 38
Eventi Enogastronomici pag 66
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pag 3
Rubriche
BLOCKNOTES ] Concorsi “Bere il territorio” E’ in corso la decima edizione del concorso letterario Bere il territorio, promosso dall’associazione Go Wine. I partecipanti dovranno redigere un testo che racconti il loro rapporto con il vino e quanto ad esso inerente. I testi dovranno pervenire entro il 18 febbraio 2011, premi in denaro di 800 e 600 €. Per informazioni: Tel. 0173 364631.
Nella foto sotto la consegna del Premio a Roberto Maroni e Roberto Cota, accanto la mostra “Una tavola lunga un secolo”
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] Torino Gianduiotto d’Oro 2010 Lo scorso 13 dicembre, in occasione dell’evento Gianduiotto d’Oro, svoltosi presso l’Hotel Principi di Piemonte a Torino, al Ministro dell’Interno Roberto Maroni ed al Governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota, è stato consegnato il “Premio Excellence”.
A cura della redazione ] Perugia Mostra Mercato del Distillato Per la 4° edizione dell’evento, dal 28 al 30 gennaio alla Rocca Paolina di Perugia, è stato siglato un accordo tra Federfarma Umbria e Acquavite Italia: l'Unione Regionale dei Titolari di Farmacia dell'Umbria fornirà un alcoltest monouso a tutti i visitatori, al fine di prevenire eventuali incidenti ed educare il cittadino al controllo preventivo prima di mettersi alla guida. ] Cremona Una tavola lunga un secolo Fino al 21 febbraio, presso dondolandoARTE, l’esposizione che attraverso l’evoluzione della cucina italiana racconta le trasformazioni e gli eventi storici che hanno segnato il Novecento. La mostra nasce da un progetto di architettura della comunicazione condiviso con i due marchi storici Ballarini 1889 e Richard Ginori 1735. Per info: 335 6571243.
] Strasburgo (Francia) Miglior Sommelier d’Europa ASI E’ Paolo Basso a vincere il titolo di Miglior Sommelier d’Europa ASI alla 12esima edizione del concorso, rappresentante della Svizzera; sul podio anche un italiano, Matteo Ghiringhelli terzo qualificato. Il prossimo concorso ASI per il Miglior Sommelier d’Europa è previsto in Italia e nel Principato di Monaco nel 2013.
] Web Nasce Chefbureau E’ il primo portale italiano dedicato ai professionisti del settore food & beverage. Uno strumento utile e veloce per cercare ed offrire lavoro, che vuole mettere a disposizione di aziende e professionisti servizi di recruiting e comunicazione per l’incrocio di domanda e offerta. Amministratore unico di Chefbureau è Lucia Trizzino.
] Esportazioni Consumi bollicine 2010 Il vino italiano cresce all’estero in volumi e in fatturato. Le bollicine proseguono il trend positivo dei volumi (+17%) e del valore al consumo (+ 4,7%) rispetto al 2009. Stazionario il mercato interno, con tenuta del giro d’affari all’origine, un leggero calo dei volumi (- 1,4%) e del fatturato al consumo (- 1,9%). Fonte: Osservatorio Economico Vini Effervescenti
] Emilia Romagna Barbabietola da zucchero La legge finanziaria regionale destina 1,5 milioni di euro nel 2011 per il mantenimento della produzione bieticola sul territorio regionale. Risorse destinate in particolare alle az. ag. che adotteranno tecniche di coltivazione e produzione con specifiche misure “agro-ambientali” ed erogate attraverso un bando emanato dalla Giunta regionale a febbraio.
BLOCKNOTES ] Modena 3 milioni per l’agricoltura Fino al 21 gennaio è possibile presentare domanda di finanziamento da parte di agricoltori per attività di gestione e mantenimento. Le domande devono essere inoltrate all'Agenzia regionale per le erogazioni in agricoltura (Agrea) esclusivamente per via informatica. Tutte le informazioni sono disponibili nel sito www.provincia.modena.it cliccando sul tema “agricoltura”.
Nella foto sotto la spremitura delle uve inaugurata da Beppe Bigazzi, accanto un lauto banchetto a base di canederli
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] Breganze (VI) In piazza col Torcolato Doc Il 16 gennaio la XVI edizione di “Prima del Torcolato” la tradizionale festa che i viticoltori locali dedicano al proprio passito DOC, le uve di vespaiola della vendemmia 2010 dopo 4 mesi di appassimento saranno spremute pubblicamente in un torchio degli anni Trenta. Breganze si fregia della DOC dal 1968, la prima DOC del Vicentino. Per info: Tel 0445 300595.
] Faenza Vini ad arte 2011 Il 20-21 febbraio al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza sarà possibile degustare le migliori Riserve di Sangiovese di Romagna ed ammirare un’opera d’arte. Evento in collaborazione con Convito di Romagna, Enoteca Regionale, Consorzio Vini di Romagna e Camera di Commercio di Ravenna, la domenica per il pubblico, il lunedì riservato ad operatori e giornalisti.
] Val Casies (BZ) Maratona dei canederli Il 16 gennaio un inconsueto abbinamento di sport e gastronomia: i partecipanti alla maratona compiono intraprenderanno il percorso di sci di fondo e poi potranno ritemprarsi dalle 11 alle 16 gustando i canederli in uno dei 12 ristoranti e baite disseminati lungo il tracciato; e fino al 28 febbraio i ristoranti proporranno la dieta del fondista, a base di piatti sostanziosi ma naturali.
La rivista nazionale Degusta è distribuita anche nelle edicole delle principali stazioni ferroviarie italiane.
DEGUS
TA da oggi sarĂ
la tua compagna di viaggio info@degusta.it
ATTILIO SCOTTI
Attilio Dr. Scotti Giornalista Professionista & Scrittore di Enogastronomia “Enogastronomade”
Uve: Nebbiolo, Barbera, Dolcetto Zona di produzione: Langhe Altitudine ed esposizione: colline a 230/300 metri sul livello del mare, a prevalente esposizione ovest, sud-ovest Sistema di allevamento: Guyot Densità dell’impianto: 4000 ceppi/ha Epoca di vendemmia: settembre
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I “birignao” del vino contro Farinetti Ha fatto rumore la presentazione di Già, vino prodotto da FONTANAFREDDA, azienda vinicola di proprietà di Oscar Farinetti, padre-padrone di Eataly, grande catena di prodotti enogastronomici di qualità
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bbiamo avuto il piacere di degustare in anteprima questo vino, il nostro giudizio è positivo, decisamente positivo. Un sorso piacevole, alcool limitato, sensazione di sorseggiare qualcosa di importante ma che non implica ed arrovella le papille, gradevole, amico. Profumato, leggero, nuovo. E che costa il giusto (nota: la bottiglia è da litri uno, con un packaging bello e pulito). L’ho degustato ed accostato a due piatti normalissimi, della cucina di tutti i giorni: un risotto alla milanese e delle fettine di lonza di maiale cucinate in ristretto di vino, pomodori e marsala. Risultato: ottimo. E quando degusti un vino e ti piace puoi dire che unisce la terra al cielo. Ma ecco che scendono in campo i “birignao del vino” (*) i super puristi del vino, quelli che per raccontare la bontà o meno di un vino rotolano il bicchiere tra le mani ed il naso per ore ed inanellano una serie di aggettivi spesso incomprensibili e trovano il profumo “di fieno maggengo intinto di more mature con piccole sensazioni di venti salati marini che arrivano smorzati in questi anfiteatri vitati a cui si aggiunge, de-
licatissimo, il profumo di rose gialle che delimitano le vigne”. Non è invenzione ma una frase di un noto giornalista di vino riferita ad una degustazione di un noto e raro vino piemontese. E raccontano - giornalisti e assaggiatori con il “birignao” - peste e corna di Già: un vino artificiale, innaturale, che umilia il terroir, che snatura le terre del Barolo, che è un insulto ai produttori tradizionali ecc ecc. Indro Montanelli diceva che il successo di un giornale sono i lettori e se un giornale è comprato e letto è perché piace. Come il vino: perche Già è diventato un successo e moltissimi estimatori del vino senza “birignao” lo comprano e lo apprezzano. Ma haimè è targato Farinetti, l’uomo che ha saputo portare tante produzioni di nicchia e sconosciute al popolo dei golosi e degli “enogastronomadi”. I BIRIGNAO non lo perdonano, sono chiusi nelle loro torri d’avorio. (*) BIRIGNAO: tipo di dizione affettata e leziosa, recitazione sofisticata, modo di parlare ed esprimersi artificioso, innaturale, borioso, spocchioso, da persona che vuol far capire d’essere colta
UN VINO GIÀ DI SUCCESSO
Facciamo due chiacchiere con Oscar Farinetti, titolare di FontanaFredda, azienda produttrice del fenomeno vinicolo Già.
La presentazione del vino Già ha fatto molto parlare di sé, ci può parlare meglio di questo prodotto? E’ un vino del futuro con enormi radici nel passato. Risponde sia alle esigenze moderne, che richiedono un prodotto giovane, fresco, dalla bassa gradazione alcolica, ma al contempo importante, strutturato. L’idea è di fare un vino nuovo, ma che non sia un novello, cioè un prodotto Già fatto, in altre parole Già vino. Il primo giorno di commercio, mercoledì 8 Dicembre, ne sono state vendute 102.000 bottiglie, si può dire che sia Già di successo.
Curiosa l’idea di un packaging da litro, in mercato tradizionale dominato da bottiglie da 750 ml. Da dove nasce la scelta? Il formato di questo prodotto è pensato per la famiglia. Non a caso il pack da litro è perfetto per quattro persone, nucleo medio della famiglia tipo italiana. Berne un calice, in media 250 ml, permette di non superare i limiti imposti dalla legge per quanto riguarda la guida di un veicolo motorizzato. La bottiglia è composta per l’85% da vetro riciclato e interamente stampato con inchiostri vegetali, quindi assolutamente in linea con la filosofia aziendale di FontanaFredda votata al rispetto ambientale.
Un vino interessante anche sotto il profilo alcolico, più basso rispetto ai propri colleghi sul mercato. Da dove nasce questa esigenza? Il cambiamento climatico ha portato la viticoltura moderna verso vini dall’importante grado alcolico, caratteristica che però si scontra con la richiesta da parte dei consumatori che preferiscono vini più freschi, bevibili più facilmente. Fortunatamente in questi anni la scienza ci ha dato un grosso aiuto ed è stata inventata una macchina straordinaria che de-alcolizza il vino utilizzando processi assolutamente naturali, attraverso il principio dell’osmosi inversa. Abbiamo realizzato prima un vino importante, selezionando tre delle uve più apprezzate delle Langhe, ossia Nebbiolo, Barbera e Dolcetto ed ottenendo un prodotto da tredici gradi; successivamente, con l’impiego di questa macchina, siamo riusciti a ridurre la gradazione alcolica ottenendo un vino da undici gradi, sempre senza l’utilizzo invasivo della chimica.
Ritiene questo prodotto di carattere nazionale o di respiro internazionale? E’ un vino che quest’anno abbiamo lanciato sul mercato nazionale, ma che l’anno prossimo proporremo sul mercato mondiale. Sicuramente in futuro rappresenterà il Piemonte, perché figlio di tre uvaggi tipici di questo territorio. E’ un prodotto che potremmo definire stagionale, in quanto è possibile riconoscere al suo interno tutti i sentori del periodo in cui è stato vinificato. Uno dei suoi punti di forza ritengo possa essere la differenza di caratteristiche che ogni anno potranno essere rappresentate al suo interno. Il mio sogno è che un domani questo vino si possa chiamare Già Piemonte, e che oltre alla mia azienda ci possano essere altri produttori capaci di farlo conoscere in tutto il mondo. di Matteo Bergamaschi gennaio 2011
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Identificazione “desaparecidos” Pizzoccheri
GIANLUIGI VERONESI
Il Ministero acconsente ad un riconoscimento purché allargato ma da quel momento, lo stesso comitato richiedente, sparisce nel silenzio: inizia la querelle fra due pastifici per l’ottenimento dell’IGP
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Nella foto il presidente del pastificio Annoni, Alberto Annoni, accanto a destra il giornalista Attilio Scotti
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l nostro paese vanta 114 denominazioni DOP e ben 57 a marchio IGP e fra quest’ultime spuntano diversi prodotti “emblema” della gastronomia, tra cui il Cappero di Pantelleria, il Carciofo di Paestum, il Cotechino di Modena, il Fungo di Borgotaro, il Lardo di Colonnata e via dicendo, tutti prodotti di qualità eccelsa realizzati in province caratterizzate da operatori che spesso, pur di conquistare l’ambito riconoscimento, si uniscono in mutualistiche simbiosi, rafforzando capacità, produttività, forza commerciale, ecc. Fra questi allargamenti di province potrebbe perfettamente inserirsi anche la denominazione “Piz-
zocchero della Valtellina IGP”, ma così non è. Il pizzocchero, o meglio, il comitato promotore valtellinese, che si era mosso in tutta fretta per la richiesta dell’IGP, di allargamenti e “volemose bene” non ne vuol sapere, tanto da essersi volatilizzato subito dopo che il Ministero, in una nota dell’aprile 2005, si è pronunciato con chiarezza esplicitando che non è solo la provincia di Sondrio la zona di produzione del pizzocchero, bensì anche parte di quella di Bergamo. Ci sono infatti documenti precisi che attestano come già dal 1560 in provincia di Bergamo si preparasse una pasta del tutto simile ai pizzoccheri anch’essa basata sul grano saraceno. Quel grano proveniva da Siberia e Manciuria e fu introdotto nella Repubblica Veneziana; raggiunse prima le vallate bergamasche e solo in seguito la Valtellina, detta Voltolina, luogo noto a quei tempi per ben altre produzioni. Scrive Leonardo da Vinci, nel suo Codice Atlantico, foglio 214, fra il 1483 e il 1518 “Voltolina, com’è det-
to, valle circundata d’alti e terribili monti, fa vini potenti ed assai, e fa tanto bestiame, che da paesani è concluso nascervi più latte che vino”. Leonardo non cita i pizzoccheri quindi, ma parla dei famosi vini e del latte. Vini forti e ambiti che i valtellinesi usavano come merce di scambio per accaparrare grano saraceno portato dai bergamaschi. Come non era valtellinese colei a cui l’invenzione dei pizzoccheri è attribuita: nel 1584, Ortensio Landi nel suo “Catalogo delle cose che si mangiano”, cita tal Meluzza Comasca (probabilmente una cuoca) e ad essa attribuisce l’invenzione dei “pinzocheri”. Arrivando ai giorni nostri si può constatare che, sempre nella medesima provincia, esiste il primo pastificio ad aver prodotto e commercializzato su larga scala il pizzocchero, fin dal 1965, in una versione secca “stirata” a barrette. Il disegno che avvolge questa diatriba appare comunque molto chiaro: da un lato, un pastificio di Sondrio, ha tentato di “far proprio” il riconoscimento dell’IGP, dall’altro invece, un pastificio bergamasco ha fatto valere i suoi diritti per ricordare che il Pizzocchero della Valtellina non è solo “un fatto” valtellinese, ma riguarda una faccenda decisamente più allargata. Si tratta del pastificio Annoni di Fara Gera d’Adda il quale, dopo aver minuziosamente raccolto ogni documento storico a favore della verità, ha ri-
cordato al ministero le proprie certezze, con una mano tesa anche all’unico produttore
Ci sono infatti documenti precisi che attestano come già dal 1560 in provincia di Bergamo si preparasse una pasta del tutto simile ai pizzoccheri anch’essa basata sul grano saraceno
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I pizzoccheri cucinati
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valtellinese (Pastificio Moro) di fatto promotore o sostenitore del comitato richiedente. Il Ministero, correttamente, ha risposto a questo comitato valtellinese, in modo inequivocabile: “Qualora codesto Comitato non sia in grado di produrre altra documentazione storica idonea a provare che la documentazione presentata dal Pastificio Annoni non rifletta la realtà, questa amministrazione provvederà d’ufficio ad ampliare l’areale di produzione a parte del territorio della provincia di Bergamo, in cui ad oggi risulta provata la produzione storica dei Pizzoccheri della Valtellina”. Dal momento in cui il Ministero si espresse sono ormai passati cinque anni e da parte del comitato valtellinese non è più arrivata nessuna segnalazione, così come dal Ministero, il quale dichiarava di procedere d’ufficio ma... silenzio! insomma, questo IGP è desaparecidos: da Fara Gera d’Adda, il pastificio Annoni lancia un grido di dolore, per
porre fine a questa assurda querelle, convocando la stampa italiana e non solo, esponendo con serenità i fatti. Se fossi un valtellinese doc avrei un po’ l’impressione che gli Annoni vogliano appropriarsi di un vantaggio che non appartiene loro.. Ma dovrei poi fare i conti con i riferimenti storici, i quali parlano chiaro e danno loro pienamente ragione. A quel punto potrei pensare che da Sondrio si siano mossi in modo un po’ sleale, cercando di accaparrarsi un privilegio che invece spetta, se non maggiormente ma equamente ad altri. Allora tutto mi apparirebbe più chiaro e mi renderei conto che il pizzocchero prima di tutto è Italiano e che proprio a salvaguardia, tutela e promozione di questo importante prodotto, il matrimonio fra Sondrio e parte della provincia di Bergamo, “s’ha da fare!”, per il bene di tutti. I due pastifici devono provvedere ad unirsi e ottemperare rapidamente all’ottenimento dell’identificazione, ricevendone in cambio immediati vantaggi. Invece di bisticci e indecisioni, queste due aziende potrebbero rappresentare i “decisori unici” sul mercato e viver bene entrambe. La famiglia Annoni ha quindi disseppellito l’ascia di guerra, é vero, ma lo ha fatto solo per poter fumare pacificamente il “caloumet della pace” lanciando un messaggio ai valtellinesi per ricordare che l’unione fa la forza e che, come tutti sanno, “du is megl' che uan”.
La patata al selenio festeggia 10 anni! Si è svolta pochi giorni fa, a Bologna, la festa per il decennale di Selenella, la patata arricchita al selenio, prodotto di punta del Consorzio delle Buone Idee
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ornice dell’evento che ha festeggiato i 10 anni di Selenella, la famosa patata al selenio, è stata la suggestiva serra dell’azienda florovivaistica La Bastia, che gode di una splendida posizione panoramica sui primi colli bolognesi. Ospiti d’eccezione, insieme ai giornalisti ed aziende intervenute, Marcello Leone, chef e patron del ristorante Il Sole, Antica Locanda a Trebbo di Reno (BO) ed il comico Vito, che hanno duettato ai fornelli per i presenti. A seguire poi gli interventi di Alberto Zambon, presidente del Consorzio delle Buone Idee, Alessandra Bordoni, docente dell’Università di Bologna e infine la nutrizionista Milena Passigato; gli interventi sono stati presentati dallo scrittore e giornalista enogastronomico Gabriele Cremonini. Ma il momento di festa è stato anche occasione per presentare i nuovi nati, le cipolle e le carote al selenio, come spiega il presidente Zambon: “Dopo il successo riscontrato negli ultimi anni con Selenel-
la abbiamo deciso di portare sugli scaffali, principalmente della grande distribuzione, anche le carote e le cipolle arricchite di selenio. Per le cipolle si tratta di un ritorno, dopo un primo approccio effettuato tempo fa e un successivo periodo di stand by. Abbiamo realizzato pertanto un restyling di prodotto e di confezionamento con lo scopo di rivedere le performance sul mercato. La grande distribuzione sta dando importanti segnali di interesse per queste nuove tipologie di prodotti e siamo inoltre convinti che gli affezionati clienti di Selenella potranno avvicinarsi con altrettanto interesse anche a carote e cipolle arricchite al selenio”. Le aziende che fanno parte del consorzio sono 16: Assopa, Appe, Baschieri Rino, Fratelli Romagnoli, Apofruit, Ortofrutticola Moderna, Tre Spighe, Fuitem & Orsini, Edmondo Lesi, Cometa, Ortofrutticola Parma, Pizzoli, Patfrut, Marmocchi Angiolino, Orsini Ercole, Leonesi.
Marcello Leoni ai fornelli, Gabriele Cremoni in piedi introduce gli ospiti, da destra: Alberto Zambon presidente del Consorzio Buone Idee, Alessandra Bordoni docente dell’Università di Bologna e Milena Passigato nutrizionista.
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Attenti alle diciture sulle etichette! Il Consorzio tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco scende in campo per garantire l’autenticità delle proprie produzioni certificate
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Foto © Spigariol e Zanato. Proprietà Consorzio di Tutela Radicchio Rosso di Treviso e Variegato di Castelfranco Igp
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er la stagione 2010/2011 il Consorzio metterà in atto tutte le misure a sua disposizione per tutelare l’Indicazione Geografica a vantaggio tanto del consumatore, che in buona fede acquista un prodotto garantito, quanto del produttore che impegna notevoli risorse in questo tipo di coltivazione. Ed il presidente del Consorzio, Paolo Manza chiarisce: “Il Radicchio Rosso di Treviso ed il Variegato di Castelfranco sono dei prodotti a Marchio IGP, ciò significa che ogni qualvolta viene riportata la denominazione “Treviso o Castelfranco” è d’obbligo, tanto per i produttori, i trasformatori, i commercianti o i ristoratori, l’esclusivo utilizzo di prodotto IGP. Questo lo si riconosce da un bollino numerato, con il Logo del Consorzio, riportato sulla confezione, a testimonianza che quel radicchio è stato prodotto in una specifica zona, nel rispetto del disciplinare, ed è stato controllato da un ente certificatore esterno, oltre ad essere riportato nella fattura
di vendita”. Per la tutela di questi prodotti il Consorzio ha incaricato degli agenti vigilatori che svolgono la propria funzione dopo la partecipazione a corsi abilitanti e dopo essere stati riconosciuti come agenti di pubblica sicurezza dal Prefetto di Treviso. La loro azione per legge deve essere coordinata con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) di Conegliano (TV), previo piano dei controlli condiviso con questo ente. Già operativi in tutto il territorio nazionale e nella Comunità Europea gli agenti vigilatori hanno il compito di fare dei sopralluoghi nei mercati all’ingrosso, nei supermercati, nei ristoranti e pizzerie, per accertarsi che ci sia congruenza tra il prodotto acquistato e la dicitura riportata. Pena sanzioni amministrative a partire dai 4.000€ nel caso riscontrassero qualche violazione o un utilizzo improprio del nome. (G.B.)
Apertura d’anno a Con i piedi per Terra Puntata dopo puntata, Con i piedi per Terra saluta il nuovo anno unendo, come suo costume, aspetti enogastronomici ad approfondimenti tematici legati alla vita e al futuro delle aziende agricole
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er cui è di scena un agriturismo, ma che ha investito in energie rinnovabili: occasione ghiotta per ricette festose per il capodanno e la Befana, ma anche palestra di opinioni sul tema delle agro energie prodotte in ambito agricolo dagli impianti di biomasse esistenti, agli stimoli europei fino al recente decreto legislativo proposto dal nostro ministero dello sviluppo economico. Ogni puntata di gennaio proporrà un reportage su un impianto già attivato, dai pannelli fotovoltaici per stalle e aziende agricole, agli impianti di biogas, all’utilizzo dell’energia eolica per azionare stabilimenti di produzione, alle centrali termiche della montagna all’esperienza di produzione di oli vegetali e biodisel con gli incentivi e contributi pubblici previsti dalla normativa, dando una mano ad agricoltori che disinvestendo in barbabietola possono seminare colza e girasole. Ma gennaio è anche il mese degli agrumi: quindi
un sipario sulla clementina del golfo di Taranto Igp, nelle aree vocate tra Massafra e Palagiano, e l’arancia tarocco a Catania. Un tour che oltre a mettere in evidenza coltivazioni, commercializzazione, problematiche, porterà alla ribalta le cucine tradizionali di due tra le regioni più belle d’Italia, la Puglia e la Sicilia. Non può mancare un accenno al significato della Dieta mediterranea diventata patrimonio dell’Umanità. La tavola delle feste racconterà le varie ricette tipiche delle case rurali, dalla befana alla preparazione per il Carnevale, si farà il punto sul Parmigiano reggiano, anche alla luce di un numero speciale de “Il divulgatore”, infine un incontro molto particolare nell’ambito dell’Africa Milk Project, portato avanti in collaborazione tra Cefa e Granarolo. Una delegazione dalla Tanzania visiterà le stalle emiliano-romagnole, perché il senso è proprio quello di costruire una micro filiera nelle loro terre d’origine.
CON I PIEDI PER TERRA, l’agricoltura in prima serata: in onda ogni lunedì alle 20.30 su ODEON TV, in contemporanea via satellite su Sky canale 827 in chiaro, in diffusione regionale il martedì sera alle 21 su Telesanterno, alle 21 di mercoledì su Telestense e la domenica alle 19.30 su Canale 24.
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Storie di Gastronomia
LA ZUPPA DI MICHELANGELO, IL PARSIMONIOSO
di Gabriele Cremonini giornalista e scrittore
Sono tante le tracce che Michelangelo ha lasciato di sé a Bologna. La prima in piazza Maggiore: si guardi bene la finestra in arenaria che fa bella mostra di sé in basso a destra del Palazzo del Comune. L’aquila di sinistra è attribuita a Michelangelo. Più note le tracce lasciate nella Basilica di San Domenico, per ornare l’arca che conserva il sarcofago del Santo, realizzata dallo scultore pugliese Niccolò che da tale arca prese il nome. Di Michelangelo sono le statue di San Petronio e San Procolo e uno degli angeli reggitorcia. Ma la sua opera più importante realizzata a Bologna non c’è più: si tratta della colossale statua bronzea del Papa Giulio II, fusa nel 1506 e collocata davanti a San Petronio. Poco amata per l'espressione minacciosa, piuttosto che benevolente, del papa-conquistatore, venne distrutta nel 1511 dal popolo, al rientro dei Bentivoglio in città: con il bronzo si fecero cannoni, mentre la testa venne venduta al duca di Ferrara. Ma… come mangiava Michelangelo, come si mangiava ai suoi tempi? Sulla tavola della gente comune abbondavano pane integrale, pesce, formaggio e zuppe d’erbe e legumi. L’artista, anche se riceveva lauti compensi, era ritenuto un parsimonioso ed usava mangiare in modo semplice. Questo il suo probabile menù giornaliero (da un’anonima cronaca dell’epoca): “Colazione de lo mattino: pani dua, un boccal de vino, una aringa. A lo mezzogiorno: tortelli, una salata, quattro pani, un boccal di tondo, un quartuccio di bruscino (raviggiolo)”. Pare che Michelangelo abbia lasciato tra i tanti scritti anche le indicazioni per la ricetta di una zuppa, che riportata alla lingua di oggi suona così: “Mettere in ammollo delle lenticchie e del farro per mezz'ora. In una pentola di terracotta imbiondire nello strutto dello scalogno, ed insaporire con zenzero e sale. Scolare le lenticchie ed il farro e metterli a tostare nella pentola, avendo cura di girare per legare con il soffritto. Ultimare la cottura aggiungendo acqua tiepida e del cavolo tagliato in pezzi. Servire la zuppa calda, eventualmente arricchita con un filo d'olio crudo e un po' di pepe”.
MIRKO GADIGNANI, PORTAVOCE DELLA CUCINA BOLOGNESE NEL MONDO Figlio d'arte, Mirko si occupa di cucina e ristorazione con passione e continua ricerca di novità, oggi é il responsabile eventi e catering di Felsinea Ristorazione, nonché membro della federazione italiana cuochi, delegazione Emilia Romagna. Fra le tante doti è anche un artista dell’intaglio di frutta e verdura, addirittura medaglia di bronzo ai mondiali di cucina in Lussemburgo. Fra i tanti corsi e iniziative di DEGUSTA molti recano la firma di Mirko, considerato ovunque un vero professionista che fra l'altro, non ha mai scordato le proprie radici enfatizzando ovunque la cucina bolognese.
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Il pelato fa festa
Solidarietà
In un momento di forte crisi mondiale, spesso ci si dimentica della parola “Solidarietà”, fortunamente esistono ancora imprenditori che hanno a cuore i valori che rappresentano la propria comunità
Q
uando si tratta di beneficenza, le parole non sono mai troppe e i contributi sono sempre essenziali. Scegliere di aiutare qualcuno è un gesto nobile ma anche doveroso, le associazioni che si occupano di sfortunati, poveri o malati sono moltissime, la dedizione che i volontari e le persone che lavorano nel campo del non profit è notevole. Ma quando l’impegno è diretto, e fortemente voluto la soddisfazione è incredibilmente superiore. Ecco perché Angelica e Marcello Saviano, titolari della ditta Graziella, hanno organizzato la serata di solidarietà “Scìo Scìo Cìuccìuvè”, un’irriverente interpretazione della cabala, delle credenze e tradizioni popolari. La serata è volta a raccogliere i fondi destinati all’acquisto di una incubatrice da trasporto, che costituisce la migliore soluzione alle varie problematiche affrontate fino ad oggi dalle origini del trasporto del neonato a rischio. La divertente serata è stata
animata dall’AFAN, Associazione Femmenell Antiche Napoletane, che ha come finalità la costituzione di un centro di documentazione, raccolta e conservazione della storia del femmenella napoletano, e dall’Associazione Demoetnoantropologica "I Castellani", che promuove il recupero, la salvaguardia e la fruizione delle tradizioni popolari. Aiutare i bambini, la comunità, sono valori imprescendibili per la filosofia della famiglia Saviano, che non solo con i loro prodotti, ma anche attraverso diversi eventi di carattere territoriale come questo sono riusciti ad imporsi come una delle più belle realtà aziendali nel settore pelati di qualità. Scegliere questa strada non è certo la cosa più semplice, ne la più fruttuosa, ma collaborazione e solidarietà dovrebbero essere un gesto spontaneo e un'abitudine, non è mai troppo tardi per iniziare.
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DEGUSTA 19
Innovazione per Club Arti e Mestieri
Sigep Bread Cup 2011
ELISA GALANTE
L’evoluzione della professione, tecnologie all’avanguardia, sapienza artigianale, eco sostenibilità e una migliore qualità della vita lavorativa questi i temi predominanti della prossima Sigep Bread Cup
N
Club Arti e Mestieri, Ravenna, Tel 0544 251924
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ella suggestiva scenografia di un borgo medievale, a SIGEP 2011 10 squadre di panificatori internazionali si contenderanno la 5a edizione di Sigep Bread Cup, ormai divenuta un appuntamento irrinunciabile per gli operatori della panificazione artigianale. I paesi in gara sono: Australia, Stati Uniti, Slovenia, Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Russia, Portogallo e Italia. Come tradizione, la squadra ungherese vincitrice della passata edizione animerà la serata conclusiva del Campionato con piatti tipici, tradizione e musica. Quest’anno il V Campionato ha per tema “Gusti e sapori del mondo” e i partecipanti dovranno affrontare quattro prove: durante la prima prepareranno il pane tradizionale della propria Nazione (22 gennaio) e nelle successive prove si misureranno su: la nuova categoria del pane salutistico (23 gennaio), un dolce da forno secco o lievitato (24 gennaio) e il pane
artistico su Eco-sostenibilità e il risparmio energetico. Interpretazioni per un mondo rispettoso della natura (25 gennaio).
Novità 2011: Bread chat A partire da questa edizione del Campionato Internazionale della Panificazione è in programma Bread Chat, una serie di brevi incontri di circa 20 minuti, organizzati da Rimini Fiera in collaborazione con Club Arti e Mestieri. In quest’occasione imprenditori dell’arte bianca, Maestri panificatori e consulenti si confronteranno in modo informale con gli operatori del settore sui seguenti temi: pane sostenibile e nuovi cicli lavorativi, green solution (utilizzo di energie e materiali rinnovabili), buoni come il pane (sostegno e formazione nei paesi in via di sviluppo), non solo pane (proposte di nuovi format di esercizi commerciali), salute e benessere (nuove soluzioni nell’utilizzo di ingredienti per promuovere il benessere alimentare).
Buona DE.CO. a tutti!
LA TORTA DI MANDORLE DI CAVRIANA A DENOMINAZIONE COMUNALE
di Riccardo Lagorio food scout
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Nella pianura padana, per secoli una delle più importanti aree di raccolta di ovicaprini nelle giornate imminenti della transumanza dal piano ai colli (e all’inizio d’autunno con percorso inverso) sono stati i pendii morenici a sud del lago di Garda. Una di queste località primeggiava a tal punto da essere identificata con il nome di luogo dei caprai, divenuto in seguito Cavriana. Il Comune si trova nell’attuale provincia di Mantova ed alle usanze, vere o presunte, dei caprai sono legate numerose leggende, tra cui la preparazione di una gigantesca torta di mandorle il giorno di San Biagio, che cade il 3 febbraio, da distribuire ai cittadini. All’origine della tradizione ci fu senz’altro l’abbondante presenza di mandorli, ancora oggi in parte rinvenibili nelle campagne intorno al centro abitato. Il mandorlo è un’essenza arborea non diffusissima a queste latitudini, benché a Cavriana i positivi effetti climatici della vicinanza con il lago di Garda siano evidenti. Scomparsi i caprai e l’uso della transumanza, si è comunque radicata nelle famiglie la consuetudine di elaborare per la festività di San Biagio, protettore della gola, la torta di mandorle, che viene reciprocamente regalata in segno di buon auspicio. Una torta dal diametro di tre metri viene inoltre distribuita al termine della messa il 3 febbraio, dopo che il parroco ha impartito la benedizione della gola agli astanti attraverso l’incrocio di due candele sotto il mento. La torta di San Biagio, che da quest’anno è tutelata da Denominazione Comunale (DE.CO.), si presenta di forma circolare. L’impasto, che non viene fatto lievitare, è caratterizzato da consistenza friabile e la superficie è caratterizzata da rombi disegnati con la stessa pasta, fatta con farina, strutto, anice stellato rimasto in infusione per una notte nel vino bianco, zucchero, uova e buccia di limone. Il ripieno che caratterizza la torta è prodotto macinando mandorle tritate, cioccolato con il contenuto del 60% di cacao ridotto a farina, zucchero, succo di limone, uova, vaniglia e rhum. Il colore della torta è bruno, il gusto ben equilibrato tra il dolce e l’amarognolo dei diversi ingredienti. Per l’originalità della materia prima utilizzata e la possibilità di assaggiare la torta di San Biagio DE.CO. tutto l’anno, vi consiglio una visita alla Pasticceria Parolini (telefono 0376806169), a pochi passi dalla porta d’ingresso all’ordinato e gradevole borgo. Ne sarete conquistati.
Uno chef autodidatta a Boston C h e f d ’A m e r i c a
ELIZABETH GANLEY-ROPER
La rubrica che racconta ai lettori Degusta i più grandi chef internazionali degli Stati Uniti
La lady chef Barbara Lynch
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La lady chef Barbara Lynch, nativa di Boston, ci spiega come ha imparato da sé a cucinare attraverso i libri di cucina e ci descrive i suoi viaggi in Italia per imparare dalle italiane
B
arbara Lynch ama mescolare la cucina francese e quella italiana nel suo ristorante No. 9 Park ma il suo modo di lavorare è ricco di altri spunti interessanti: concetti creativi a Boston ed i suoi progetti per il futuro.
Come ha deciso di diventare uno chef? Quando ero giovane, pensavo che cucinare fosse una buona fonte di guadagno perché la gente dovrà sempre mangiare o bere. Cucinare mi veniva molto naturalmente. Praticamente sono autodidatta; quando avevo circa vent’anni, ho cominciato a leggere libri di cucina. Lavoravo su una nave e lo chef si è licenziato il giorno in cui la nave doveva partire. Il proprietario mi ha chiesto se potevo fare il menù e non avevo nessun’idea su come farlo - ho preso dei libri in biblioteca e ho incominciato la mia sperimentazione. A Cambridge, invece, lavoravo accanto ad una ragazza la cui madre aveva una casa in
Italia. Mi ci ha invitato, ed è stata la prima volta che sono uscita da Boston. Quando ero sul treno per andare da Milano in Toscana, tutto quello che ho letto in The Food of Italy di Waverly Root si è realizzato. Per esempio, scendevo dal treno e andavo ad assaggiare i tortellini a Bologna. Il cibo italiano mi sembrava perfetto.
Ho letto che ha sperimentato e appreso la cucina italiana dalle donne locali. Mi racconta di quell’esperienza? Ad un po’ più di un chilometro e mezzo dalla casa in cui mi trovavo, una donna e suo marito avevano una fattoria di tabacco. Questa signora mi ha insegnato come essere autosufficiente - come raccogliere il basilico, macellare i conigli, fare gli gnocchi. Da un’altra donna ho imparato a raccogliere e cucinare il finocchio selvaggio. Il cibo e la cucina erano semplicemente una parte della loro vita; era così semplice ed era quello che volevano fare.
Come mescola la cucina italiana e francese a No. 9 Park? Quando ho cominciato a cucinare professionalmente, mi sono dedicata al cibo italiano per circa dieci anni ed ho assimilato bene quella cucina. Quando ho aperto il mio primo ristorante, No. 9 Park, volevo qualcosa di diverso, avevo fame di più conoscenza. Ho cominciato a leggere libri di cucina francesi e li ho tradotti con un dizionario. Mi piaceva l’idea della tecnica francese ma mi mancavano i miei ingredienti italiani. No. 9 Park valorizza la cucina del Nord dell’Italia mentre il mio nuovo ristorante Menton ha più uno stile di cucina provenzale. Mi parla un po’ dei suoi altri ristoranti e progetti? B&G Oysters è un locale specializzato in ostriche. Dall’altra parte della strada c’è The Butcher Shop, un wine bar con una macelleria completa. Si può ordinare la carne ed anche mangiare o bere qualcosa. Ho anche un locale, Stir, che offre una cucina dimostrativa ed una libreria di testi di cucina, nel locale offriamo qualsiasi tipo di lezione di cucina, dalla macellazione a come fare il pane o le crêpe. All’altro lato della città c’è Drink, che è dedicato all’arte del cocktail e tutto è personalizzabile dal cliente. Al piano superiore c’è Sportello, la mia interpretazione di un diner classico dove faccio tutte le mie paste, zuppe e polente, e c’è anche una piccola pasticceria. Inoltre ho appena
inaugurato Menton, il mio nuovo ristorante molto elegante, con cucina raffinata francese ed italiana.
Quali sono i suoi progetti per il futuro? Dato che ho appena aperto Menton, per il momento vorrei fermarmi, però ho dei progetti per il futuro, ma non sono sicura si tratterà di ristoranti. Mi piace tanto l’istruzione e mi piacerebbe avere una fattoria in cui insegnare alla gente come fare il miele, la pasta, il pane, la birra ed altre cose simili.
No. 9 Park 9 Park Street, Boston, Massachusetts +617-742-9991
Sopra: Aragosta con indivia belga - Lobster with Belgium endive and citrus
Sotto: Un bocconcino di carne sopra un letto di polenta - Beef on top of Oxtail on a bed of polenta
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Testo integrale in inglese In our interview, Chef Barbara Lynch, a native of Boston, recounts teaching herself to cook by reading cookbooks and learning from local women cooks in Italy. She also describes blending French and Italian cuisine at her restaurant No. 9 Park and her other creative ventures in Boston, as well as her plans for the future.
How did you decide to become a chef? At an early age I thought that cooking would be a good way to earn a living since people will always need to eat or drink. Cooking came really naturally to me. Basically I’m self-taught; in my early twenties I just started to read cookbooks. I worked on a boat and the chef quit the day the boat was supposed to sail. The owner of the boat asked me if I could cook the menu and I had no idea what I was doing - I went to the library and borrowed books and just learned by trial and error. When I was working in Cambridge, (Massachusetts) I ended up next to a girl whose mother owned a house in Italy. She invited me to go there it was the first time I’d ever been out of Boston. When I was on the train from Milan headed to Tuscany, everything I had read in The Food of Italy by Waverly Root just started to come together. For example, I’d hop off the train and go try tortellini in Bologna. Italian food just felt right.
I read that you learned about Italian cuisine firsthand from local women. Would you tell me about that experience? A mile down the road from the house I stayed in lived a woman and her husband who owned a tobacco farm. She showed me how to be self-sufficient - how to pick basil, butcher rabbits, make gnocchi. I learned how to pick and cook wild fennel from another woman. Food and cooking was just part of their lives; it was so simple and was what they wanted to do.
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New York
How do you blend Italian and French cuisine at No. 9 Park? When I first started cooking professionally, I favored Italian food for about ten years and mastered that cuisine. When I opened my first restaurant, No. 9 Park, I wanted something different, I was hungry for more knowledge. I started reading French cookbooks and translated them with a dictionary. I loved the idea of the French technique but missed my Italian ingredients. No. 9 Park features Northern Italian cuisine while my new restaurant Menton has more of a Provençal-style cuisine.
Would you tell me a bit about your other restaurants and concepts? I have B&G Oysters which is a neighborhood oyster bar. Across the street is The Butcher Shop, a wine bar with a full service butcher shop. You can put your order in for your meat and grab something to eat or drink as well. I also have a place called Stir, which is a demonstration kitchen and a cookbook store where we offer cooking classes on anything from butchering to bread baking to crêpe making. Across town is Drink, which is dedicated to the craft of the cocktail and everything is customized to the customer. Upstairs from that is Sportello, my interpretation of a diner where I make all of my own pastas, soups, and polenta, and there’s also a little bakery. I just opened Menton, which is a very glamorous restaurant with refined French and Italian cuisine.
What are your plans for the future? Since I just opened Menton, I feel like I’m done for right now. But I do have plans for the future, I’m just not sure if it will be in restaurants. I love education, and I’d like to have a farm where we could teach people how to make honey, butter, pasta, bread, beer and other similar things.
Menu “stellati” e San Daniele Dopo i fasti di cene e pranzi di Natale e capodanno, una proposta leggera e salutare per la tavola che non va a discapito del gusto
S
ei chef stellati hanno realizzato due menù, uno di terra ed uno di mare, per continuare a regalarsi prelibate e gustose pietanze con il pregio della leggerezza, sei piatti a base di prosciutto San Daniele. Il prosciutto di San Daniele si produce, ancora oggi come un tempo, solamente nel Comune di San Daniele del Friuli che è adagiato su colli morenici e terre alte, lambite dal grande fiume alpino Tagliamento. Si tratta di un prodotto completamente naturale poiché è ottenuto esclusivamente da cosce di suini nati ed allevati in Italia e lavorato con sale marino.
Il menù di mare è composto dall’antipasto di Mauro Uliassi (ristorante Uliassi, Senigallia, AN), sandwich di triglia con acqua di pomodoro, pesche e pomodorini in osmosi di lemongrass; il primo di Agata Parisella (ristorante Agata e Romeo, Roma), cannelloncini al prosciutto di San Daniele in salsa di cipollotto e il secondo di Andrea Gabin (ristorante La Taverna, Colloredo di Montalbano UD), seppioline cotte e crude con cre-
ma di verza e prosciutto di San Daniele croccante. Il menù di terra invece si compone dell’antipasto a firma Carlo Cracco (ristorante Cracco, Milano), funghi porcini in insalata di burro ai pinoli tostati e prosciutto di San Daniele; il primo di Barbara Martina (trattoria Bibendum, Remanzacco, UD), tortelli di zafferano al prosciutto di San Daniele in due cotture: classica e nello schippettino, infine il secondo di Andrea Canton (ristorante La primula, San Quirino, PN), quaglietta farcita con salvia e prosciutto di San Daniele.
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DEGUSTA 27
Antipasto - di mare
Sandwich di triglia con acqua di pomodoro, pesche e pomodori in osmosi di lemongrass
Chef Mauro Uliassi, ristorante Uliassi - Senigallia (AN)
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INGREDIENTI:
per la triglia: 4 triglie da 70 gr, 1 baguette congelata, 50 gr di prosciutto di San Daniele per l’osmosi: 1 l d’acqua, 100 gr di lemongrass, 100 gr di zucchero, 3 gr di acido citrico, 1 pesca noce, 1 pomodoro verde, basilico, coriandolo secco, olio extravergine d’oliva per l’acqua di pomodoro: ½ l d’acqua di pomodoro, 1,3 gr di agar-agar, 7,5 gr di sale
PREPARAZIONE:
per la triglia: sfilettate le triglie. Tagliate la baguette con l’affettatrice a fette spesse 1,5 millimetri. Fate dei sandwich. per l’osmosi: preparate un’infusione partendo da freddo
con tutti gli ingredienti tranne l’acido citrico. Portate a ebollizione, aggiungete l’acido citrico e lasciate in infusione coperto con la pellicola per almeno 40 minuti. Fate raffreddare e filtrate. Tagliate la pesca e il pomodoro a fette di 1 cm e mettetele separatamente in un sacchetto, ben coperte dall’infuso di lemongrass (vedi sopra). Mettete sottovuoto al 100%. Toglietele dal sacchetto e mettetele in una vaschetta coperte di succo. Al momento di impiattare, condite con poco sale, olio extravergine, basilico e coriandolo. per l’acqua di pomodoro: portate ad ebollizione 100 ml d’acqua di pomodoro con l’agar-
agar e il sale, fate raffreddare lentamente fino a 40-45 ° C. Portate i 400 ml d’acqua di pomodoro restanti a 38 ml. Mischiate i due liquidi, filtrateli e metteteli in una teglia (a uno spessore di 2 cm) e fate raffreddare in frigorifero. Una volta che l’acqua di pomodoro si è addensata, rompetela e regolatene il sapore con un po’ di aceto e coriandolo secco. Cuocete i sandwich in una padella antiaderente con olio extravergine, passandoli bene da entrambi i lati. Mettete in un piatto un cucchiaio di gelatina d’acqua di pomodoro, quattro pezzi di pesca e due di pomodoro, il sandwich di triglia e infine guarnite con il prosciutto.
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DEGUSTA 29
Primo piatto - di mare
Cannelloncini al prosciutto di San Daniele in salsa di cipollotto
Chef Agata Parisella, ristorante Agata e Romeo - Roma
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INGREDIENTI:
per i cannelloncini: 600 gr di farina tipo 0, 2 uova - 4 tuorli, 70 gr di burro, 2 cucchiai di Parmigiano Reggiano, 1 cucchiaino di olio extravergine per il ripieno: 200 gr di prosciutto di San Daniele, 200 gr di besciamella densa, 60 gr di Parmigiano Reggiano, timo, sale e pepe per la salsa: 1 kg di cipollotti, 250 ml di panna freschissima, 100 ml di olio extravergine d’oliva, 1 scalogno, sale
per la guarnizione: 4 fette di prosciutto di San Daniele, 2 cucchiaiate di granella di Parmigiano Reggiano, gambi di due cipollotti fritti, qualche fogliolina di timo
PREPARAZIONE:
Setacciate la farina insieme a 10 gr di sale sulla spianatoia e impastatela con le uova, i tuorli e l’olio. Lavorate a lungo l’impasto fino ad ottenere un composto sodo e liscio che farete riposare per un’ora avvolto nella pellicola per alimenti. Stendete la pasta in una sfoglia sottile e ricavatene dei quadrati di dieci centimetri di lato. Sbollentateli in acqua salata per 2 minuti, raffreddateli in acqua fredda e stendeteli ad asciugare su un canovaccio. Nel frattempo preparate il ripieno tritando finemente il prosciutto di San Daniele con le foglie di timo, aggiungete la besciamella e il Parmigiano Reggiano e amalgamate il composto con cura. Salate e pepate. Passate
ora alla salsa: affettate sottilmente i cipollotti e lo scalogno e metteteli a sudare in una casseruola con l’olio e il sale necessari. A metà cottura unite la panna. Quando i cipollotti saranno completamente appassiti frullate tutto fino a ottenere una crema omogenea e liscia. Ora assemblate i cannelloncini con il ripieno preparato, quindi disponeteli uno accanto all’altro in una teglia imburrata. Con il burro fuso, usando un pennello da cucina, imburrate i cannelloncini che cospargerete di Parmigiano Reggiano grattugiato prima di metterli a gratinare in forno preriscaldato a 200 ° C per una decina di minuti. Intanto tagliate a julienne i gambi dei cipollotti e friggeteli. Distribuite la salsa di cipollotti sul fondo dei piatti individuali e sistematevi sopra i cannelloncini disposti a griglia. Guarnite con i fili di cipollotto fritti, una fetta di prosciutto e spolverate il tutto con la granella di Parmigiano Reggiano.
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DEGUSTA 31
Secondo piatto - di mare
Seppioline cotte e crude con crema di verza e prosciutto di San Daniele croccante
Chef Andrea Gabin, ristorante La Taverna – Colloredo di Montalbano (UD)
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INGREDIENTI:
150 gr di prosciutto di San Daniele, 20 seppioline, ½ verza fresca, 1 scalogno, 1 l di brodo vegetale, sale e pepe, olio extravergine d’oliva, nero di seppia, per decorare germogli misti, tagliolini di amido fritti
PREPARAZIONE:
Stendete 4 fette di prosciutto su un silpat (foglio in silicone per forno) e fate seccare in
forno a 130 ° C per 30 minuti circa; nel frattempo rosolate lo scalogno con un po’ di olio e aggiungete solo il cuore della verza tagliata a dadini, stufate senza far prendere colore e coprite con il brodo caldo. Cuocete fino a completo assorbimento. Tagliate le foglie esterne (quelle più verdi) a dadini e sbollentatele in acqua salata per 3 minuti, raffreddatele in acqua e ghiaccio per mantenere il colore verde, poi frullatele con la
verza cotta con il brodo, ottenendo una crema. Salate e pepate. Tagliate 8 seppioline crude a julienne finissima e conditele con sale, pepe e olio. Rosolate le altre in padella con olio, sale e pepe. Spennellate il piatto con un po’ di nero di seppia e disponeteci la crema di verza, le seppioline cotte e crude, i germogli, il prosciutto croccante e i tagliolini fritti. Irrorate con un filo di olio a crudo. Decorate con il nero di seppia.
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DEGUSTA 33
Antipasto - di terra
Funghi porcini in insalata di burro ai pinoli tostati e prosciutto di San Daniele
Chef Carlo Cracco, ristorante Cracco - Milano
34 DEGUSTA
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INGREDIENTI:
50 gr di burro di cacao, 50 ml di olio di pinoli tostati, 12 fette di prosciutto di San Daniele, 2 funghi porcini, 2 gr di sale blu di Persia, 16 foglie di maggiorana fresca
PREPARAZIONE:
Pulite i funghi porcini, privandoli
della terra e lavandoli accuratamente senza inzupparli troppo d’acqua. Cuoceteli per 4 minuti circa al vapore. Sciogliete il burro di cacao al microonde, unitevi l’olio di pinoli tostati (ottenuto frullando olio di semi di girasole con pinoli tostati). Versate il burro all’olio in uno stampo rettangolare e lasciate
solidificare in frigorifero per 2 ore circa. Disponete su un piatto di portata i funghi porcini cotti e aggiungete le fette di prosciutto; con l’ausilio di una grattugia microplane grattugiate il panetto di burro all’olio di pinoli tostati sui funghi. Cospargete con le foglie di maggiorana fresca. Salate con poco sale di Persia.
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DEGUSTA 35
Primo piatto - di terra
Tortelli di zafferano al prosciutto di San Daniele in due cotture: classica e nello Schippettino
Chef Barbara Martina, trattoria Bibendum – Remanzacco (UD)
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INGREDIENTI:
per la sfoglia: 1 uovo per ogni 100 gr di farina, zafferano a piacere per il ripieno: 360 gr di prosciutto di San Daniele a fette di mezzo centimetro, 200 gr di polpa di vitello, 100 gr di ricotta fresca, 70 gr di formaggio latteria stagionato grattugiato, sale e pepe per la riduzione di schioppettino: 2 l di Schioppettino, zucchero a piacere, burro fuso, qualche fetta di prosciutto di San Daniele
PREPARAZIONE:
Tritate la polpa di vitello e soffriggetela con un filo di olio. Tritate il prosciutto di San Daniele. Quando la polpa di vitello si sarà raffreddata, aggiungete il San Daniele e macinate il tutto ancora una volta. Incorporate il resto degli ingredienti. Fate riposare l’impasto per mezza giornata. Preparate la sfoglia amalgamando gli ingredienti. Lasciate riposare in frigorifero per un’ora circa. Tirate la sfoglia molto sottile. Con un coppa pasta ricavate dei dischi che
andranno riempiti con l’impasto preparato in precedenza per formare dei tortelli. In una pentola riducete lo Schioppettino e lo zucchero fino a ottenere la metà del prodotto iniziale. Portate a ebollizione per la cottura. In un’altra pentola portate a ebollizione acqua e sale. Metà dei tortelli andranno cotti nell’acqua, l’altra metà nella riduzione di Schioppettino. Alla fine aggiungete un po’ di burro fuso. Saltate velocemente in padella qualche fetta di San Daniele e disponetele a guarnizione del piatto.
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DEGUSTA 37
Secondo piatto - di terra
Quaglietta farcita con salvia e prosciutto di San Daniele
Chef Andrea Canton, ristorante La primula – San Quirino (PN)
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INGREDIENTI:
6 quaglie, 100 gr di mollica di pane ammorbidita nel latte, 70 gr di prosciutto di San Daniele, salvia fresca, 60 gr di burro, 20 gr di salsa di soia, sale e pepe
PREPARAZIONE:
Disossate le quaglie dividendo i petti e le cosce. Togliete i filettini dai petti e utilizzateli per la farcia. Frullate finemente i filettini, il prosciutto, la mollica di pane, una foglia di salvia, sale e pepe. Usate la farcia per riempire le cosce e i petti e disponeteli in un sacchetto da sottovuoto. In una padellina sof-
friggete il burro con la salvia, aggiungete la salsa di soia e mettete il tutto all’interno del sacchetto con le quaglie. Chiudete sottovuoto e cucinate al vapore a 65 ° C per 30 minuti. Al momento di servire, togliete le quaglie dal sacchetto, rosolatele da entrambe le parti e utilizzate i succhi di cottura come salsa.
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DEGUSTA 39
LUCA GARDINI
Sommelier presso il ristorante Cracco di Milano Miglior Sommelier del Mondo 2010
Nella foto Denis Zeni di Leuta Boutique Winery
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Leuta Boutique naturalmente vino
Scelte coraggiose quelle dei due titolari Denis ed Enzo, che abbandonano i ritmi frentetici che impone la finanza moderna, per abbracciare il concetto di slow life già percorso dai loro padri
S
“
opra di un alto colle di Toscana, cinquanta miglia da Fiorenza lontana, fra Arezzo e Perugia, sorge altiera la non meno antica che nobile città di Cortona”. Così descrive Cortona una delle prime guide che si conoscano, quella composta da Giacomo Lauro stampata a Roma nel 1639. Dopo quasi quattro secoli, quella descrizione è ancora valida, Cortona è inserita all’interno di un triangolo che ha per vertici tre tra le città dell’Italia centrale più ricche di storia ed opere d’arte, Arezzo, Siena e Perugia. Un territorio ricco di storia, e tradizionalmente votato alla coltiva-
zione della vite. Andiamo a fare due chiacchere con Denis Zeni, titolare di Leuta Boutique Winery, interessantissima realtà vinicola ma non solo.
Di che cosa si occupa la vostra azienda? Leuta nasce idealmente nel 2003, dopo oltre un anno di continui viaggi, soprattutto in Toscana, terra dalla quale sono particolarmente attratto. Ai 2 ettari di vigneto in Vallagarina, dove sono nato e proprietà della famiglia del mio socio Enzo Berlanda, si aggiungono i 25 acquistati nel 2004 in Toscana nella zona di San Lorenzo di Cortona. Dopo anni di continui “sogni e desideri” di una vita diversa decidiamo finalmente di ritornare alle origini delle rispettive famiglie, riabbracciando i valori della terra. Pur provenendo infatti entrambi dal mondo della finanza, un settore quindi molto lontano dall’agricoltura, ci lanciamo insieme in questa nuova avventura scegliendo di avvicinarci, seppur in maniera diversa, a quanto già fatto dai nostri padri e di dedicarci alla coltivazione della vigna.
Quali vini vengono prodotti? A partire dal 2005 e fino ad oggi il progetto di sviluppo dell’azienda ha previsto la preparazione di 2 ettari di vigneto ogni anno suddivisi in sei vigne: Vigna Gialla, Vigna Rossa, Vigna Bianca, Vigna Rosa, Vigna Azzurra e Vigna Arancio dal colore delle rose che ne “difendono” i filari e dalla tipologia di uva che viene coltivata per un totale di 8 ettari, la restante parte della superficie aziendale verrà piantumata in una seconda fase di sviluppo che inizierà nel 2015. I vini prodotti sono: 1,618 Merlot, 2,618 Cabernet Franc, Leuta Rosso ottenuto da uve Merlot per il 60%, Cabernet Franc per il 30% e Syrah per il restante 10%, Solitario di Leuta, ottenuto da un vitigno di Sangiovese piantato nel 1973.
La dicitura numerica presente nelle etichette del Cabernet 2,168 e del Merlot 1,618 , che cosa rappresenta? Rappresenta il numero aureo, ossia un numero irrazionale che indica il modo attaverso cui la natura si esprime. Esistono tutta una serie di forme vegetali e animali che possiedono una disposizione che segue questo modello apparentemente matematico. Noi stiamo cercando di essere i più rispettosi possibili con la natura che ci ha accolto, quindi abbiamo ritenuto giusto connettere l’approccio legato al nome, all’immagine e al logo, rappresentato e rafforzato appunto da questo legame.
Deg usta z ione a cura di
L u c a G ar d i ni
Merlot 1,618, 2006, Leuta
Colore: rubino acceso fitto ed impenetrabile, con riflessi violacei di grande compattezza e consistenza. Il naso offre grande complessità e spessore, more, cherries, dando vita ad un mix di profumi varietali e minerali, alloro, carruba, polvere di cacao, cumino e menta piperita. Ossigenandosi dà spazio alle sue nuances cremose ricordando il burro di cacao e pinolo tostato con chiusura di lavanda e note iodate. Al gusto l’avvolgenza e la personalità fanno da apripista ad un tannino opulento ma già dalla gran classe, con un apporto ben bilanciato tra la lieve acidità e sapidità, di grande equilibrio. Dal gusto interminabile, con richiami di ciliegie, susina, cacao amaro e china. Chiaro esempio di territorialità di un vitigno!
Leuta Rosso
Sin dal colore si vede la personalità di questo vino con quel colore rosso rubino di media intensità con lievi riflessi granati. Il bouquet si apre con sentori che ricordano le more di rovo, susina, con tocchi di cacao amaro e cannella; con sfumature di viole; in chiusura ricordi salmastri e ammandorlati. L’ingresso al palato è pieno e vivo ma di buona eleganza in cui il tannino ancora in evoluzione si integra bene con la vena acida e il finale sapido e terroso. Retrogusto di ciliegia e polvere di cacao, fine ed equilibrato, vino giovane con un ottimo potenziale d’evoluzione. gennaio 2011
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Che cosa rappresenta il progetto “Vino Leuta”? Il progetto “Vino Leuta” rappresenta la nostra sfida principale, crediamo che a fianco del prodotto vino, che sta cominciando a farsi strada nel panorama enologico non solo nazionale, debba esserci anche una reltà, una struttura che esprima il nostro modo di essere. La Natura, da questo punto di vista, rappresenta un elemento, estremamente importante, con cui convivere, con cui interagire in modo costruttivo e vantaggioso. In tutte le zone della tenuta non deputate al vino trovano spazio una serie di iniziative volte a meglio integrare la produzione di uva da vino di qualità nel territorio circostante: stiamo procedendo alla piantumazione di una serie si essenze tipiche della zona collinare e della macchia toscana, alle quali si aggiungono degli spazi dedicati agli animali tipici delle fattorie e dei poderi del nostro passato. Abbiamo infatti messo a disposizione della Cinta
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Senese il nostro piccolo bosco, la zona del laghetto è stata sistemata per accogliere le capre, le pecore, gli asini e le anatre. Nella parte nord della tenuta abbiamo lasciato un bosco di peschi e mandorli selvatici che con il loro colore allietano le giornate di fine marzo.
Che cos’è il Premio Leuta? Gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Brera, sono stati invitati a partecipare a un concorso sponsorizzato dalla nostra azienda e patrocinato dall’Accademia stessa. Lo scopo dell’iniziativa è la realizzazione di un’opera pittorica che verrà riprodotta sulle etichette delle nostre Magnum, mentre l’originale entrerà a far parte della collezione Leuta e sarà esposto nella sede della società. Quest’anno il premio compie il quarto anno, ed entra a far parte del progetto “VinoArte” che ben rappresenta la nostra filosofia di pensiero: vino si, ma non solo. (M.B.)
Il Calice tagliente
L
di Umberto Faedi giornalista e sommelier
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a fine del 2010 ha portato sotto l’albero due situazioni non troppo felici per l’agricoltura italiana. In primis la faccenda dell’etichettatura dei prodotti che in sede europea ha visto il nostro paese sconfitto dalla maggioranza degli stati emergenti che hanno imposto di non indicare nelle etichette la reale provenienza dei prodotti, avendo tutto l’interesse ad immettere sul mercato i loro che per lo più sono meno pregiati e con problemi di sicurezza a livello igienico. A tale proposito auspico che finisca l’assurda mania di comperare prodotti esotici fuori stagione, dato che non sempre sono perfettamente maturati e per i prezzi eccessivi che hanno, senza appunto parlare dei livelli di igienicità che rasentano spesso la soglia minima richiesta. L’altra spinosa questione concerne il decreto del ministro dell’agricoltura Galan, ex governatore del Veneto, col quale si consente la coltivazione di piante OGM con quello che ne consegue, a tutti i livelli. Evidentemente il ministro non sa che nel comparto i vini preferiti risultano essere quelli autoctoni o che derivano da piante presenti nelle aree vocate da tempo immemorabile. Ma la cosa veramente più singolare è che il neo governatore del Veneto ed ex ministro dell’agricoltura Luca Zaia è diventato il più strenuo oppositore di Giancarlo Galan. Addirittura è andato con le ronde padane a distruggere campi già adibiti a coltivazioni OGM assieme ai ragazzi dei centri sociali. Si vede veramente di tutto, o forse il cambio di poltrone ha portato confusione ma finalmente le ronde hanno potuto sfogarsi. Buone notizie per gli ampi consumi di vini non OGM in occasione delle festività. Spumanti nostrani, vini bianchi frizzanti eccellenti e il tanto vituperato Lambrusco hanno ricevuto il giusto apprezzamento dei consumatori in occasione delle festività. E festa c’è stata a Bologna per i dieci anni del Consorzio della Patata Selenella. La provincia di Bologna in particolare produce oltre la metà di questi tuberi che fertilizzati al selenio producono effetti benefici sulla salute, limitando l’invecchiamento, proteggendo il cuore e sviluppando una generale azione benefica sull’organismo, aiutando a rimanere freschi di mente. Qualche generosa fornitura ai nostri governanti per aiutarli a rimanere brillanti non guasterebbe sostituendo escort e altre malsane distrazioni. Questa ennesima eccellenza di Bologna e provincia, figura giustamente accanto ai salumi, ai vini, ai prodotti alimentari, ai piatti e ai dolci di un territorio spesso bistrattato ed è stata degnamente rappresentata nel pranzo preparato dallo chef Marcello Leoni e dalle sue gustose interpretazioni del poliedrico pregiato tubero indigeno. I produttori aderenti al Consorzio delle Buone Idee hanno lanciato da pochi mesi sul mercato cipolle e carote al selenio per diversificare l’offerta. Mi auguro che tutto ciò aiuti la salute delle persone e il nostro territorio ad affermarsi sempre di più come punto di riferimento di prodotti di qualità.
ORAZIO LATINI
Al Borgo delle vigne Dal 1972 la famiglia Gaggioli conduce l’omonima azienda di 22 ettari di vigneto specializzato, situata sulle verdi colline Bolognesi, patria del Pignoletto
U Carlo Gaggioli titolare dell’omonima azienda vinicola
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scendo da Bologna in direzione ovest, lungo il tracciato dell’antica Via Claudia, costruita in epoca romana, ai piedi delle colline che si protendono verso la provincia di Modena, s’incontra la città di Zola Predosa. Su queste terre, che prima di passare sotto l’influenza felsinea erano appartenute ai possedimenti di Matilde di Canossa, i monaci benedettini producevano vino già attorno all’anno Mille. Certo in virtù di questi storici ascendenti, oggi Zola Predosa può vantare a buon diritto il titolo di “Città del Vino”, e annoverare nelle sue immediate vicinanze diverse realtà vitivinicole di eccellente qualità. Fra queste spicca l’Azienda Agricola Gaggioli, 22 ettari di vigneto specializzato disposto sulle alture argillose a formare una specie di anfiteatro naturale, splendidamente vocato per produrre i gioielli enologici dei Colli Bolognesi, Pignoletto in primis. La cantina è moderna, dotata delle migliori tecnologie utilizzate per mantenere intatta la qualità del grappolo fino alla bottiglia,
pensata e curata nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo. Oggi che rappresenta una delle realtà enologiche d’eccellenza del suo territorio, la famiglia Gaggioli si è dotata anche di un moderno agriturismo, il “Borgo delle Vigne”, seguito personalmente da Maria Letizia, figlia di Carlo. L’agriturismo è nato dalla ristrutturazione di una vecchia stalla con fienile, ed è stato realizzato abbinando la funzionalità al buon gusto: nessuno stile spartano o disadorno, quindi, né animali che si intrufolano nei locali, ma raffinatezza ed eleganza negli arredi, nel confort, nelle camere e negli allestimenti del ristorante. Ambienti ampi che coniugano il calore dell’antica, genuina ospitalità della campagna bolognese con la più compiuta funzionalità ricettiva dei nostri giorni. L’agriturismo “Borgo delle Vigne” dispone di 5 camere matrimoniali (di cui una attrezzata per persone disabili) e di 2 camere singole, tutte ovviamente con servizi. Il ristorante dell’agriturismo, disposto su due ampie sale, è aperto il giovedì, il venerdì e il
sabato sera, e la domenica a mezzogiorno. L’assaggio dei prodotti del territorio (i grandi primi petroniani, dai tortellini alle tagliatelle al ragù, le carni succulente, i dolci semplici della tradizione) si alterna a ricette basate sulla stagionalità delle materie prime, il tutto naturalmente annaffiato con generosità dai tanti vini dell’Azienda Agricola Gaggioli. Quegli stessi vini che è possibile acquistare nell’attiguo spaccio della cantina. Il menù si avvale di proposte settimanali con possibilità di mangiare alla carta oppure, di un “menù degustazione”: un pranzo completo (un abbondante antipasto, 2 primi, un secondo, contorni e dolce) in abbinamento a un assaggio di un vino particolare dell’azienda per
Rinaldi distribuisce i vini dei Colli Bolognesi Gaggioli Nell’ormai ampio portafoglio Rinaldi entrano i prestigiosi vini dei Colli Bolognesi di Carlo e Maria Letizia Gaggioli: 4 bianchi, 1 rosato, 5 rossi e 1 passito dolce che rappresentano il meglio della plurisecolare tradizione enologica felsinea. Info: Fratelli Rinaldi Importatori S.p.A. tel. 051 4217811.
ogni singolo piatto. L’agriturismo “Borgo delle Vigne” è base ideale per escursioni a piedi, a cavallo, in moto o in mountain bike; è inoltre a breve distanza dai vicini campi da golf e da numerosi itinerari tematici locali, legati ai motori, all’enogastronomia, all’arte, alla natura e alle terme.
Agriturismo Borgo delle Vigne Via Raibolini detto il Francia, 55 40069 Zola Predosa (BO) Tel. 051 750534
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MATTEO BERGAMASCHI
Slow Wine racconta il territorio La battaglia contro l’omologazione dei gusti e l’appiattimento delle caratteristiche organolettiche dei vini può passare solo attraverso la conoscenza dei territori, dei vitigni e degli uomini
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low Wine vuole essere una fotografia reale dell’attuale situazione del vino in Italia. Per descrivere la realtà bisogna conoscerla uscendo dalle sale degli assaggi, per compiere un viaggio su e giù per la nostra penisola. Grazie a questa nuova concezione, il testo raccoglie un insieme di informazioni che descrivono le vigne, i vitigni piantati e la filosofia che accompagna il lavoro dei viticoltori. Slow Wine ha quindi abbandonato il rigido metodo di giudizio a punteggi, troppo limitante per poter raccontare le 1850 aziende presenti in guida. Tre sezioni descrivono le cantine nel loro insieme: Vita, le storie degli uomini e delle donne che sono stati i protagonisti di queste realtà; Vigne, i vigneti visitati e descritti nelle loro caratteristiche e modalità di conduzione; Vini, raccontati in modo semplice e correlati da una buona serie di dati. Per offrire una chiave di let-
tura su ogni singola azienda recensita, sono stati adottati tre simboli per altrettante possibili chiavi di lettura. La Chiocciola (emblema di Slow Food), rappresenta una cantina che si contraddistingue per come interpreta valori (organolettici, territoriali, ambientali e identitari) in sintonia con Slow Food; la Bottiglia, viene assegnato a quell’azienda che ha espresso un’ottima qualità media; infine la Moneta, simbolo assegnato a quell’azienda che ha espresso un buon rapporto tra la qualità e il prezzo. Le stesse tre categorie sono poi state applicate anche ai vini. Vini Slow: bottiglie che, oltre a una qualità organolettica eccellente, riescono a condensare caratteri legati a territorio, storia e ambiente. Grandi Vini: le migliori bottiglie sotto il profilo organolettico. Vini Quotidiani: bottiglie che costano fino a 10 euro in enoteca, dall’eccellente rapporto tra la qualità e il prezzo.
L’altro Egitto
L’Egitto è meta di turismo preferita da molti italiani e negli ultimi anni la percentuale di coloro che l’hanno scelto per le proprie vacanze è sempre aumentata, nonostante le crisi economiche contingenti. I dati più recenti sono stati resi noti dal dott. Mohamed Abd El Gabbar, direttore dell’Ente del Turismo Egiziano in Italia, che afferma: “Con soddisfazione annunciamo che i dati relativi al periodo da gennaio a settembre 2010 sono decisamente positivi, ben 891.213 italiani hanno scelto l’Egitto per le loro vacanze nel periodo citato, con un aumento del 7,3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Inoltre nel mese di agosto l’Italia si è posizionata al secondo posto tra i mercati internazionali verso l’Egitto”. Partendo da queste considerazioni abbiamo scelto di presentare due mete che riservano al viaggiatore interessanti opportunità, Taba e Berenice.
ANNALISA BORSARI
Taba e la penisola del Sinai
Poche settimane fa ho avuto l’occasione di visitare un paese per me ancora sconosciuto e in un periodo dell’anno che offre al visitatore un clima mite ed un’affluenza turistica moderata
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arlo dell’Egitto ed in particolare della penisola del Sinai, località Taba. Questa meta, forse ancora poco conosciuta al grande pubblico, offre molteplici opportunità per conoscere un Egitto che non è solo mare ed immersioni subacquee. Osservando la cartina si scopre come Taba sia quasi al confine con Giordania ed Israele oltre che vicina alla capitale egiziana Il Cairo, questo permette di pianificare escursioni (anche in giornata per i più temerari!) per visitare luoghi densi di storia e fascino millenario. E’ quello che ho fatto anch’io, in parte, per cercare di conoscere questo paese da più
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punti di vista. La mia base d’appoggio è stata lo splendido Resort di Taba Heights, un villaggio custodito e protetto da rigidi controlli di sicurezza, che al suo interno racchiude 5 alberghi (tutti a 4 e 5 stelle) che offrono confort e servizi di alto livello al turista. Il Resort consente all’ospite che desideri trascorrere una settimana lontano da stress e ritmi frenetici, di godersi un soggiorno di relax e coccole in un luogo isolato dal mondo, compreso tra le bellissime montagne del deserto, la striscia di mare blu intenso del Golfo di Aqaba, che separa l’Egitto da Giordania e Arabia Saudita, ed un cielo
stellato che di notte, riflette la sua luce sulle montagne di roccia nuda e regala una vista così suggestiva da rimanere impressa a lungo nella mente e nel ricordo di chi la osserva. Durante il mio soggiorno ho cercato di coniugare relax e avventura e così ho pianificato giornate slow - passando dalla meravigliosa piscina del mio hotel, il Marriott, allo snorkeling sulla barriera corallina e al ristoro di fine giornata nella Spa dell’hotel con sauna e bagno turco - alternandole con giornate busy in cui esplorare i dintorni. Ecco quindi che do appuntamento ad Amr, l’assistente locale di lingua italiana di Baltour (l’agenzia che ha organizzato il mio viaggio), nella Hall dell’hotel e concordiamo le escursioni possibili. Vorrei vedere tutto: il Cairo e le piramidi, Petra, Gerusalemme e l’antichissimo monastero di Santa Caterina ma i giorni sono solo 7, così per non rientrare in Italia più stanca di prima scelgo Petra e il monastero tenendo aperta la possibilità di Gerusalemme. Decido di lasciare il Cairo e le piramidi per un secondo viaggio.
Così arriva il momento dell’escursione a Petra, questa meravigliosa ed antichissima città, nascosta tra le montagne desertiche della Giordania, ma per arrivarci mi aspetta un lungo viaggio: raggiungo con la navetta il porto turistico di Taba Heights dove, con un aliscafo, il gruppo at-
Petra
Le vie ed i monumenti di Petra, perfettamente conservati e tagliati a mano nell’arenaria dai colori dell’arcobaleno, formano una città unica al mondo. Qui è possibile ammirare, a dorso di cammello, alcuni dei panorami più fotografati della storia, come il Tesoro e l’imponente Monastero, a quest’ultimo si giunge attraverso una tortuosa scala scolpita nella montagna. E’ suggestivo passeggiare attraverso queste strade antiche circondati da costruzioni di stupefacente architettura.
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traversa la striscia di mare che separa Egitto e Giordania; dopo 45 minuti attracchiamo al Royal Yacht Club di Aqaba e lì ci aspetta la nostra guida giordana (un estroverso e pragmatico uomo di mezza età, sposato negli USA con un’americana, e rientrato da poco in Giordania per assistere la madre anziana: possiamo contare sul suo ottimo inglese e sulla sua professionalità). Partiamo con il pullman granturismo dotato di aria condizionata e ci dirigiamo verso l’interno in direzione della capitale Amman, ci aspettano ancora 3 ore di pullman e la sosta per il pranzo, poco prima di Petra, per raggiungere il sito archeologico. Durante il viaggio si sonnecchia, si ascoltano le prime informazioni al microfono date dalla guida
ma soprattutto ci si abbandona alla vista mozzafiato del paesaggio che attraversiamo: dopo aver lasciato la città di Aqaba siamo nel deserto privo di vegetazione, incontriamo qualche agglomerato urbano qua e là e pochi posti di blocco della polizia, poi il paesaggio cambia e da pianeggiante diventa collinare e poi montuoso, sempre arido e roccioso, andiamo su e giù per queste colline e intorno a noi solo deserto. Finalmente arriviamo, incontriamo la seconda guida che ci racconterà la storia di questa città perduta (resa celebre dal film “Indiana Jones e l’ultima crociata” con Harrison Ford e Sean Connery in cui la scena finale del tempio di Alessandretta, dove è custodito il Santo Graal, è in realtà il sito archeologico di Petra).
Monastero di Santa Caterina
Il Monastero di Santa Caterina si trova nella Penisola biblica del Sinai, incastonato a 1500 metri di altezza, ai piedi della vetta sulla quale si dice che Mosé abbia ricevuto le tavole dei Dieci Comandamenti. L’edificio, una vera fortezza costruita ai tempi dell’Imperatore Giustiniano, è stato un alto luogo di vita spirituale e monastica, per oltre 15 secoli uno dei luoghi di pellegrinaggio più ambiti al mondo. All’interno delle sue imponenti mura custodisce una biblioteca molto ricca, con manoscritti antichi e una collezione di icone unica al mondo. Il Monastero è anche all’origine delle raffigurazioni del “Roveto ardente” sparse in tutte le Chiese del mondo ortodosso e cattolico.
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Dopo la visita suggestiva ripartiamo per rientrare in hotel a notte inoltrata.
La seconda escursione, da non perdere se ci si trova a Taba, è l’antichissimo e ancora vivo monastero di Santa Caterina, che si trova alla base del Monte Sinai. L’escursione può essere organizzata in giornata per visitare solo il monastero, oppure può iniziare nel tardo pomeriggio con la salita a piedi alla cima del monte Sinai (è necessario prepararsi ad un’escursione impegnativa dal punto di vista fisico e forse non alla portata di tutti) per vedere l’alba sulle rocce del deserto e poi scendendo dal monte visitare il monastero la mattina successiva. Ho optato per la prima escursione, giungendo sul posto dopo un paio d’ore di pullman. La visita permette di vedere l’esterno e parte dell’interno del monastero, compresa la chiesa. A tutt’oggi il monastero è custodito da poco meno di 30 monaci ortodossi, per la maggior parte greci, ed il suo territorio è un protettorato greco, in accordo con le autorità egiziane. All’interno del monastero si trova il famoso roveto arden-
te che nella tradizione cristiana indicò a Mosè la presenza di Dio.
Dopo la visita al monastero doveva essere il turno di Gerusalemme, l’altra escursione tanto attesa, purtroppo però non è stato raggiunto il numero necessario di turisti di lingua inglese e così non ho potuto visitare Gerusalemme; mi sono così consolata con le altre attrazioni che offre il Resort. Gli sport acquatici: windsurf, vela e sci nautico, snorkeling, paracadute ascensionale, canoa e banana boat, le immersioni con escursioni giornaliere e corsi di immersione. E poi un giro in quad tra le rocce aguzze del deserto e infine l’ultima attrazione, il golf. Infatti Taba Heights dispone di un campo da golf progettato da John Sanford, membro dell’American Society of Golf Course Architects; il campo è conforme agli standard architettonici americani ed europei per i campi da golf e a disposizione dei giocatori vi sono 6 chilometri e mezzo di prato fra la 1° e la 18° buca.
Consigli utili
Per esplorare i dintorni è consigliabile muoversi solo con tour e visite organizzate con guida per viaggiare in sicurezza; preparatevi ad usare la lingua inglese o francese, il turismo italiano a Taba non è ancora prevalente; dotatevi di qualche guida cartacea dei luoghi storico-archeologici che visiterete perché non tutte le guide turistiche locali sono al livello degli standard europei cui siamo abituati, certo la simpatia non manca!
Paura degli squali?
E’ di questi giorni in cui scrivo l’attacco mortale ad una turista tedesca proprio sulla costa di Sharm el Sheikh, 200 km a sud di Taba. Un fatto che colpisce e inorridisce ma necessita anche di approfondimento perché gli attacchi di squali in questa regione sono davvero molto rari. Leggo dal sito della Rai che “un esperto del ministero dell’Agricoltura ha spiegato a una fonte tedesca che gli squali non sono soliti avvicinarsi alla costa, e che quelli che ora attaccano a Sharm el Sheikh, lo fanno per cercare cibo: le acque del Mar Rosso sono state “svuotate” dalla pesca eccessiva. Diversa la versione di un altro esperto: alcuni giorni precedenti gli attacchi sarebbero state scaricate in mare carcasse di pecore uccise in grande quantità per la festa islamica del sacrificio, carcasse e sangue che avrebbero poi attirato gli squali alla spiaggia”. Per approfondire www.rai.tv
Per informazioni: Gruppo Baltour Tel 0861 554014 – 840 502243.
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VALENTINA DI MARIA
Berenice: natura incontaminata
Tutto ciò che è viaggio è scoperta, nel mio caso è stata scoperta di un mondo sconosciuto, per essere più precisi, di un mondo sommerso a me sconosciuto. La meta, Berenice
N
on il classico Egitto di Sharm el sheik, di Luxor o del Cairo, un Egitto inedito, nascosto al turismo di massa. Berenice, nel Sud dell’Egitto, quasi al confine con il Sudan, si trova a circa due ore di autobus dall’aeroporto di Mars Alam, quasi tutta la strada è fiancheggiata dalla costa e si vede un mar rosso ricco di sfumature, calmo e imponente come un gigante buono. Quando si arriva e si vede il mare la memoria
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fotografica riporta subito al mare che hai visto fino ai mesi prima, al mare della tua infanzia, al mare che conosci, ma ogni mare cela i sui misteri sommersi e questo ne cela di misteriosi. A Berenice si trovano ancora poche strutture ricettive, molte altre sono in costruzione, ce ne sono due in particolare, il Lahami Bay e il Tclub. Quest’ultimo è dove abbiamo soggiornato per tutta la durata del viaggio ed è anche quello che ha riservato
non poche sorprese. All’arrivo siamo stati accolti dal personale italiano ed egiziano nel migliore dei modi, nonostante l’ora, erano pressapoco le due di notte. Ci siamo diretti nell’alloggio ed ecco la prima sorpresa. Un centinaio di villette tutte affiancate in modo tale da poter avere la vista mare di fronte e la vista sul deserto dietro (l’architetto doveva saperla lunga). Quando siamo entrati dentro la villetta, stupore e trepidazione per l’arredamento, la cura dei dettagli, le vetrate larghissime che davano sulla terrazza vista mare. Non finisce qui perché alla nostra sinistra scorgiamo delle scale, salite le scale ci troviamo di fronte un “loft” open space; il letto al centro della stanza, di lato una vasca da bagno, di fronte divani e un’altra ampissima vetrata vista mare. Il giorno seguente abbiamo avuto modo di assaporare la cucina
dello chef italiano Santinelli che ha preparato ad ogni pranzo ed ogni cena piatti ottimi, a base di prodotti sempre freschi e quando possibile provenienti dalla zona. Una serata l’ha dedicata ai piatti egiziani e lì il mix di sapori ha fatto gioire le mie curiose papille gustative. Il “sambusek”, ravioli fritti ripieni di carne e formaggio, “turaci”, rape e cetrioli sotto aceto e “Kofta meshweya” spiedini di agnello macinato con cipolla e prezzemolo, per non parlare dei dolci, strepitosi quelli a base di cocco e di pasta di mandorle. Ma perché vale veramente la pena fare un viaggio da queste parti? Per la rigogliosa, intatta, selvaggia “barriera corallina” e per il deserto roccioso e soprattutto perché è un luogo che ha conservato intatto il suo aspetto culturale naturale e ambientale. La spiaggia del resort Tclub Berenice permette di accedere alla barriera
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La suggestiva barriera corallina
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senza difficoltà. Si passeggia per un po’, in compagnia dei simpatici granchi che impavidi sbucano e ti scrutano, e dopo circa 100 metri si arriva ad una delle boe. A dir la verità il primo giorno non mi sono avventurata da sola, il Tclub anziché la classica animazione mette a disposizione degli ospiti professionisti del luogo, idea vincente a mio avviso, biologi marini, esperti subacquei che ti accompagnano durante le escursioni e lungo l’esplorazione ti illustrano le peculiarità dei coralli e la varietà dei pesci. Ho imparato molto di più in queste escursioni che in una vita di documentari. Vuoi mettere nuotare, che se si pensa bene è un po’ volare, su di un
mondo sommerso, coloratissimo, buffo a volte, con i pesci che sembra che ti guardino e ti dicano “guarda come sono bello”. Pesci pagliaccio, pesci farfalla, pesci pappagallo, pesci flauto per citarne alcuni, i più divertenti in realtà. Quando nuoti sopra la barriera ti dimentichi che hai due braccia e due gambe e diventi un pesce anche tu. Capisci davvero il valore di questo mondo che è così affascinante e colorato da sembrare finto, perché di cose in natura così perfette purtroppo ce ne sono rimaste davvero poche. Così affascinante ma anche così fragile, la barriera vive in un equilibrio talmente delicato che la sola scomparsa di una specie di corallo o
di pesce ne minaccerebbe l’esistenza. Da quelle parti l’importanza di questo la capiscono e tentano in tutti i modi di preservalo, il turista che va lì lo sente un po’ meno purtroppo. Non c’è da stupirsi se al ritorno quando arriviamo all’aeroporto ci fanno tanti di quei controllo bagagli da sembrare dei sospetti terroristi. In Egitto vige la regola dell’ospite indesiderato, se porti con te anche solo una conchiglia ti marchiano il passaporto e per 4 anni non puoi più tornare in Egitto. Una strategia ma non la soluzione, il turista incosciente negli anni ha fatto in modo che non si potesse più andare a fare delle escursioni nelle isolette che si trovano a largo della costa. La gen-
te in barca andava a fare il pic nic e lasciava la spazzatura in giro e se ne tornava beata. Ecco che i nuovi arrivati non possono scoprire posti che gli occhi a volte hanno il diritto di vedere, abituati a macchine, fabbriche e palazzi. Sperando che le nuove generazioni non paghino per la nostra ignoranza consiglio vivamente a chi apprezza davvero la natura, il mare, il deserto, il mondo diverso da quello a cui siamo abituati di provare questo posto al più presto, chissà fino a quanto durerà la sua naturalezza, io spero per sempre, ma si sa che la mia è purtroppo una vana speranza. Per info: TCLUB / Tel 02-72136.1 nelle migliori agenzie di viaggio.
La moderna struttura ricettiva del T-Club
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Vacanze ad alta quota: una Montagna di opportunitĂ ..
Il generico concetto di vacanza sulla neve legato al binomio montagna-sci ha fatto il suo tempo. Ora attirano le localitĂ che hanno creato un vero e proprio prodotto, sfaccettato, ricco di servizi: caroselli sciistici illimitati, tracciati per ogni specialitĂ e illuminazione notturna, asilo sulla neve, wellness, possibilitĂ di shopping, ristoranti di tendenza.
GIACOMO BENPENSARE
Montagna, passione oltre lo sci
Sono davvero numerose le proposte sportive che la montagna offre, soluzioni emozionanti per una passione che vige sotto il comune denominatore dell'amore per la natura e per le sue forme.
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embra inscindibile il binomio montagna-sci, specie se ci si mette in mezzo la parola "neve". Eppure, il panorama della montagna invernale può riservare grandi soddisfazioni anche se ci si applica in discipline sportive diverse dallo sci, magari non conosciutissime, ma pur sempre spettacolari dal punto di vista emozionale. Ma la montagna è fatta anche di altro. Di Sleddog, per esempio. Bastano pochi monosillabi, pronunciati in dialetto alaskano, ed ecco che un gruppo di scalpitanti husky parte quasi all'im-
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pazzata trascinando una slitta in grado di portare una o due persone. Oltre il Circolo Polare Artico questo è il mezzo di locomozione più utilizzato, qui in Italia sta diventando uno sport molto apprezzato, esportato proprio dal Grande Nord, specie per chi ama i cani e la natura in genere. Ovviamente non è uno sport che s'improvvisa dal nulla: occorrono lezioni e soprattutto la vicinanza del maestro che insegna come condurre la slitta e come dirigere i cani. La Scuola Italiana di Sleddog ha sede a Passo del Tonale, dove si
organizzano settimane bianche appositamente studiate per imparare questa disciplina. Mai sentito parlare di Ciaspole? Più che uno sport, è un modo pratico di camminare sulla neve fresca, senza rimanerne impantanati, divertendosi. Non si è legati a piste o a percorsi obbligati. In questo modo si arriva in luoghi incantati altrimenti difficilmente raggiungibili. Non sono necessarie lezioni. All'inizio il passo si mostrerà imbarazzato e insicuro, l'andatura lenta e goffa; ma poi, con il passar del tempo, si troverà il giusto rapporto con la propria coppia di racchette. E' un'attività di impareggiabile valore naturalistico, perché permette -diversamente dalle altre pratiche sportive- di ammirare in silenzio la bellezza della natura, senza rischiare di distrarsi e di rimanere vittima di infortuni muscolari. Quando si è sulle ciaspole ci si ferma al momento opportuno, si scattano foto, si girano filmati, si seguono tracce di animali selvatici, si osservano montagne. Chiudiamo con l'Ice Climbing, conosciuta anche come "arrampicata su ghiaccio". Sembrerebbe da subito uno sport estremo, in realtà così non è, almeno nei casi in cui lo si pratica tenendo conto di tutte le norme per la sicurezza. E' una tecnica alpina di scalata, resa sicura da un'imbragatura che rimane legata al contrappeso di una persona a terra o di punti stabili. La versione "soft" della disciplina prevede la pratica in palestre all'aperto apposita-
mente attrezzate con cascate finte (dette torri di ghiaccio), dove il rischio di sciglimento o valanghe viene scongiurato. I più temerari la praticano invece su cascate vere e proprie, e non di rado si assiste a tristi epiloghi per via di imprevisti che sempre possono capitare quando si tralasciano le norme di sicurezza o quando si è particolarmente sfortunati. E' uno sport che giova alla persona in quanto se ne trae un grande beneficio psicologico: affina autocontrollo, intelligenza tattica, concentrazione e capacità di gestirsi in situazioni critiche. Ovviamente gli sport da fare in montagna con la neve non finiscono qui. Noi abbiamo voluto dar voce ai più significativi e ai più praticati, ovviamente lasciando da parte discipline sciistiche e snowboardiste, che reputiamo conosciute fin troppo. In realtà ci sarebbe da parlare tanto ancora, citando il "kitesailing" (lo sciatore si lascia trainare da una vela sulla superficie ghiacciata di un lago, in maniera molto simile a come avviene per il windsurf), il "tubing" (discesa effettuata seduti su di un ciambellone di gomma), lo "snowrafting" (discesa eseguita a capofitto su di un gommone), la "snowbike" (si scende su di un attrezzo simile alla mountain bike, che presenta due sci in luogo delle ruote), ma preferiamo terminare qui, consapevoli d'aver fornito un degno spaccato delle mille proposte che possono arrivare dalla montagna. gennaio 2011
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La perla delle Dolomiti
Ever green
Madonna di Campiglio è la meta preferita dagli appassionati di sport invernali. La sua fama nacque a partire dall'Ottocento quando qui furono ospiti la principessa Sissi e la famiglia asburgica
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adonna di Campiglio, adagiata a 1553 m tra le Dolomiti di Brenta e i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella, è la regina incontrastata della neve e dell'inverno. La storia di Madonna di Campiglio nasce dalla sua straordinaria identità alpina che da sempre ha affascinato ed affascina viaggiatori e
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personaggi importanti, fino a farla diventare meta celebre ed ambita. Con i suoi 60 km di piste per lo sci alpino, collegati con il comprensorio di Folgarida Marileva, offre tracciati e percorsi per ogni tipo di sciatore, da quello più esperto a quello meno pratico e ai bambini, per i quali sono organizzati numerosi corsi e
attività. Ma non c'è solo lo sci alpino! A Madonna di Campiglio si possono praticare tanti altri sport invernali, dalle escursioni sulla neve a piedi e con le racchette da neve, allo sci di fondo presso il centro do Campo Carlo Magno, allo sci alpinismo lungo sentieri che si inoltrano nel cuore delle Dolomiti e sul ghiacciaio dell'Adamello. Passeggiare nell'atmosfera romantica della tranquilla isola pedonale del centro è il modo più poetico di terminare la propria giornata alla chiusura degli im-
pianti. In questo clima fare acquisti diventa un'esperienza speciale. Dalle botteghe artigiane del legno, del cioccolato e delle decorazioni artistiche di mobili e stufe, alle rarità in cartapesta usata per realizzare oggetti d'arte e gioielli: le proposte per lo shopping sono originali e creative. Si può quindi passare da un aperitivo in uno dei locali più alla moda all'emozione di una salita con i gatti delle nevi per una cena in un rifugio e completare il divertimento con una nottata in discoteca. (G.B.)
Le Settimane Della Luna Piena
A Madonna di Campiglio l’Hotel Garni del Sogno****S propone una vacanza dedicata alla luna piena, che assicura sport e attività fisica sulla neve, ma anche tanto relax, distensione e serenità, grazie al continuo contatto con la natura. Entriamo nel dettaglio e vediamo cosa prevede la Settimana della luna piena. Per gli amanti dello sci, un giorno è dedicato alle piste di Campiglio, un altro alle piste di Campiglio-Folgarida-Marilleva, sempre accompagnati dal maestro di sci dell’hotel, mentre un giorno è per lo sci libero. Due sono le passeggiate con le ciaspole, un giorno sulle tracce di cervi e camosci che lasciano le loro impronte sulla neve fresca, un altro invece al lago gelato. Immersi in questo panorama unico, si raggiunge con il gatto delle nevi il rifugio per la cena e si ritorna poi sempre con le ciaspole rischiarati dalla luna piena. Infine una giornata, per godersi relax e abbronzatura sotto il sole di giorno, discesa con gli sci al chiaro di luna la notte, dopo aver cenato in un rifugio a 2.500 metri. Calendario alla mano, la luna piena si verificherà il 30 gennaio, il 28 febbraio e il 30 marzo 2011. Intorno a queste date quindi si sviluppa l’insolito pacchetto, valido per i periodi: 24-31/01, 21-28/02, 27/02-06/03, 27/03-04/04/2011. Oltre a questa originale proposta, l’Hotel Garni del Sogno è ormai noto per le sue “vacanze personalizzate”. Il titolare Domenico Schiavon è sempre a disposizione per dare consigli e suggerimenti, per creare formule “su misura”, che rispondano ai gusti e agli interessi dell’ospite, per rendere davvero la vacanza un’esperienza indimenticabile. Info: Hotel Garni del Sogno****S - Via Spinale 37, Madonna di Campiglio (TN) - tel. 0465 441033
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Ortles, sesta vetta d’Italia
Centri da riscoprire
Si staglia imponente, rocciosa e innevata: è la cima dell’Ortles, che con i suoi 3.902 metri è la più alta dell’Alto Adige e la sesta vetta d’Italia. È da questo massiccio che prende vita l’Ortler Skiarena.
È
al maestoso massiccio dell’Ortles che si deve il nome, e probabilmente anche la nascita, dell’Ortler Skiarena. L'Ortles è una delle montagne più imponenti delle Alpi Retiche meridionali, sorge in territorio altoatesino sul crinale che divide le valli di Trafoi e di Solda. La sua cima di 3.902 metri di altitudine,
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raggiunta per la prima volta nel 1804 da Joseph Pichler, rappresenta fin dai tempi antichi una sfida per scalatori e alpinisti. L’Ortler Skiarena comprende 15 comprensori sciistici, 14 in Alto Adige e 1 in Svizzera. Con un solo skipass si può usufruire quindi di un totale di 300 km di piste, 9 funivie e 67 im-
pianti di risalita. I vari comprensori distano l’uno dall’altro in media 25 km circa e sono molto differenti tra loro, ognuno ha caratteristiche e peculiarità che lo contraddistinguono. Per orientarsi nella scelta è possibile utilizzare la “Ricerca aree sciistiche” che si trova nel sito www.ortlerskiarena.com. Permette di individuare l’area ideale a seconda della zona di soggiorno, oppure in base al tipo di vacanza desiderato. Si può scegliere ad esempio “Ski & Board” per conoscere le piste più ripide o più lunghe, quelle per carver, freerider o amanti del telemark; oppure con “Nordic & Alpine” si indi-
viduano i tour più belli da fare con sci, racchette da neve o fondo. C’è poi la sezione dedicata alla “Famiglia” e quella del “Benessere” per vacanze ancora diverse. Due interessanti servizi da non perdere sono lo Skidating, che offre la possibilità di conoscere nuovi amici con cui condividere la passione dello sci, semplicemente inserendo la data e il luogo di ritrovo nel sito oltre a qualche informazione personale per presentarsi; e “Allarme neve fresca”, che permette di ricevere gratuitamente un sms quando una nuova nevicata avrà imbiancato il panorama di almeno 20 cm.
Cultura e storia tra i comprensori
Dei 15 comprensori sciistici dell’Ortler Skiarena, uno si trova in Svizzera, è Minschuns. Proprio qui, in Val Müstair, gli amanti della storia e dell’arte trovano un gioiello: il Convento di San Giovanni, Patrimonio dell’Umanità UNESCO. Si tratta di un’antica abbazia benedettina dedicata a San Giovanni Battista, fondata verso il 775 dal vescovo di Chur, fortemente voluta da Carlo Magno. Al suo interno si possono ammirare gli affreschi medievali del IX secolo e quelli romanici del XII-XIII secolo. Da qui è possibile seguire il “Sentiero delle ore”, un percorso contemplativo di circa 7 ore e arrivare fino all’Abbazia di Monte Maria, sopra Burgusio, nella regione dell’Alta Venosta. Altro monastero benedettino dalla struttura imponente e maestosa e dal colore bianco che d’inverno si confonde col panorama innevato. E poi ancora c’è la possibilità di visitare la Chiesa di San Benedetto a Malles, e il Museo Venostano a Sluderno. Nella stessa regione vacanza si trova una delle città più piccole d’Europa, Glorenza, gioiello medieAbbazia di Monte Maria © Alta Venosta Vacanze vale dell’Alto Adige. gennaio 2011
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Paradisi di confine
Nuove discipline
Trascorrere una vacanza nella Valle Aurina, significa diventare tutt'uno con la natura in cui è immersa questa bellissima valle, uno tra gli angoli più affascinanti della Val Pusteria
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er gli amanti degli sport sulla neve, in Valle Aurina si trovano due comprensori sciistici. L’area sciistica di Klausberg (1.050-2.510 m) si trova sul versante sud delle Alpi, al centro della Valle Aurina. Gli impianti, permettono di risalire comodamente gli oltre 12 km di piste. Gli amanti dello snowboard si possono cimentare in salti acrobatici nel nuovo halfpipe, mentre i numerosi rifugi sono pronti ad accogliere tutti coloro che, stanchi dopo una giornata sugli sci, vogliono trascorrere delle ore serene. Il mondo dei bambini “Klausiland” offre assistenza e corsi per bambini. A Monte Spico (950-2.400 m), oltre ai 12 chilometri di piste, si possono trovare scuole di sci alpino e nordico, piste appositamente create per lo slittino e calessi trainati da cavalli pronti a portare chi lo vuole alla scoperta del bianco paradiso della valle. Due seggiovie portano direttamente nel cuore dell’area sciistica. Dalla cima poi ci sono numerose possibilità di discesa per
tutti livelli di preparazione, dalle tre piste nere di Michlreis, Seenock e Sonnklar, fino alle più tranquille piste rosse e blu dove i dislivelli sono minori. Un piccolo grande paradiso sia per gli amanti dell'escursionismo estivo che per gli appassionati degli
sport sulla neve. Oltre agli innumerevoli itinerari escursionistici lungo i quali scoprire le alture con i loro splendidi alpeggi e le ospitali malghe, la Valle Aurina vi offre anche l'occasione per praticare il rafting, il canyoning e il parapendio.
Caldo inverno all’Alpenpalace
Un caldo inverno romantico nella fredda Valle Aurina, è la proposta dell’Alpenpalace Deluxe Hotel & Spa Resort***** di San Giovanni (BZ). Sono due le proposte, valide per tutta la stagione invernale, San Valentino compreso, che l’Alpenpalace rivolge alla coppia, entrambe di 4 giorni: un weekend lungo per ritrovare l’armonia e l’intimità che la vita di tutti i giorni, la routine, alle volte fa dimenticare. La vacanza inizia con un raffinato regalo di benvenuto, champagne, deliziosi biscottini, praline e fiori in camera, e prosegue poi con trattamenti nella Spa, cene a lume di candela e viaggi in carrozza. Se si predilige il wellness si può scegliere l’offerta Romanticismo puro, con trattamento per due nella Private Spa con bagno di vapore, peeling corpo, massaggio rilassante totale corpo e benefico bagno aromatico. Per i buongustai niente di meglio del pacchetto Piacere dei sensi, con aperitivo a base di champagne davanti al camino, menù degustativo di 7 portate accompagnato da vini altoatesini, degustazione di vini, una bottiglia di vino come souvenir.
LUIGI IALUNA
Un aglio rosso
Si coltiva in Sicilia alle pendici di Erice ed è un prodotto salutare, oltre ad essere l’alimento principe per preparare le “busiate al pesto trapanese”.
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Una veduta sul borgo medievale di Erice, in provincia di Trapani
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ell’antica credenza popolare serviva per scacciare via i vampiri o allontanare gli spiriti cattivi, ora invece è utilizzato, in una corretta e buona nutrizione, per prevenire gravi malattie. Si tratta dell’aglio, un alimento da sempre usato in cucina per la preparazione di molti piatti e adesso, dimostrato a livello scientifico, particolarmente efficace nella prevenzione dei tumori causati dalla nitrosammine. Queste sono so-
stanze chimiche con grande potenziale cancerogeno, prodotte dalla flora intestinale in presenza ad esempio di nitriti, spesso utilizzate come additivi alimentari per conservare alcuni prodotti a base di carne. L’aglio, con le sue sostanze fitochimiche, contribuisce ad impedire la formazione delle nitrosammine, riducendo notevolmente il rischio di sviluppare il cancro allo stomaco e al polmone provocato dalla NKK, una nitrosammina, appunto, prodotta dalla nicotina delle sigarette, durante la combustione del tabacco. Ma l’aglio è indicato per tenere bassi i valori della pressione arteriosa oltre ad essere un ortaggio molto ricco di proteine, di vitamina C e di potassio. Infine è un buon antisettico per l’apparato respiratorio e per l’apparato digerente. Non a caso viene somministrato anche ai cavalli, animali con intestini molto delicati. In Sicilia la maggior produzione di aglio avviene nel trapanese nelle campagne tra Paceco, Marsala e Salemi, a ridosso delle saline di Trapani.
In questi territori fertili e con il clima ideale si produce l’Aglio rosso di Nubia. Prende il nome da una contrada del comune di Paceco a forte vocazione agricola dove da decenni si tramanda, da padre in figlio, l’antica tradizione di semina e raccolta per ottenere uno straordinario prodotto di grande qualità. Tra le tecniche di coltivazione che permettono di raggiungere questo risultato vi è quella di far rotare i terreni agricoli, prevalentemente argillosi, per evitare un eccessivo sfruttamento e impoverimento. Queste caratteristiche e peculiarità legate al prodotto e al territorio hanno fatto si che vi sia in corso il riconoscimento del marchio I.G.P. (Indicazione Geografica Protetta), anche se è già diventato un Presidio di Slow Food. Lunghe file parallele, tra loro distanti circa 65 centimetri, caratterizzano questi campi coltivati. Nello sfondo lo scenario delle isole Egadi, l’imponente montagna di Erice e i mulini a vento delle saline. Si semina tra dicembre e la metà del mese di febbraio, per poi essere raccolto maturo nei primi giorni del mese di giugno. La raccolta dei bulbi avviene o di notte o nelle primissime ore del giorno. Questa operazione permette di conservare le foglie umide e poter consentire, successivamente, l’intreccio manuale delle piante per realizzare le lunghe trecce o trizze. I bulbi tipici sono costituiti da 12 bul-
billi, con tuniche esterne bianche, mentre quelle interne sono di colore rosso, tipico dell’Aglio. La tradizione vuole che ogni treccia sia formata da 100 bulbi, o teste d’agghiu. Poi a seconda del diametro del bulbo, la treccia, o trizza, prende il nome di cucchia rossa (da 50 mm.), corrente (da 40 mm.), cucchiscedda (da 30 mm.) o mazzuneddo (20-25 mm.). In questa parte della Sicilia occidentale è abitudine tenere queste trecce appese all’esterno delle case, non solo per scaramanzia, ma soprattutto per averle a portata di mano quando si prepara il pesto alla trapanese. La ricetta classica vuole che nel mortaio oltre all’aglio si pestino, tutto al crudo, le mandorle, abbondante basilico, pomodorini, olio e sale. La pasta da utilizzare la “busiata” (un maccheroncino attorcigliato), tipica del trapanese che si sposa perfettamente con il pesto.
La pasta “busiata” al pesto alla trapanese
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Cosa vedere I luoghi da visitare in questa parte della Sicilia sono tanti: le città di Trapani, Erice e Marsala, i siti archeologici di Segesta e Selinunte, le isole Egadi. Ma un sito davvero speciale è Mozia, una delle tre isolette dello Stagnone, accanto alle saline di Trapani e un tempo (VIII sec. a.C.) colonia feniciopunica di cui rimangono importanti resti. Qui è possibile visitare uno dei più bei musei archeologici della Sicilia, con oggetti e cimeli di rara bellezza. Ma soprattutto è possibile ammirare, al suo interno, la statua in marmo del “Fanciullo”, realizzata nel V secolo a.C., preziosa testimonianza dell’epoca classica, rinvenuta a Mozia (Mothia) alla fine degli anni ’70. Per info: Museo Archeologico (Villa Whitaker) – Tel. 0923712598.
Dove mangiare Il giovane chef del ristorante Fior di Sale, Giovanni Meo,
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con grande professionalità e fantasia ama cucinare piatti a base di pesce fresco. Tra le novità proposte, tra i primi da segnalare le busiate al pesto trapanese con aggiunta di gamberetti e ricci di mare. E’ collocato in una collinetta in posizione panoramica con vista sulle saline di Trapani e nello specchio di mare delle isole dello Stagnone e delle isole Egadi. Ristorante Fior di Sale, Contrada Ettore Infersa, 36 - Marsala (TP) Tel. 0923 733198 - 3803471703
Dove dormire Una delle strutture turistiche più caratteristiche di questo territorio è sicuramente l’agriturismo Duca di Castelmonte, della famiglia Curatolo fin dai primi dell’800. Si tratta di un antico Baglio, (le masserie siciliane), situato nelle campagne attorno a Trapani, ben ristrutturato dove gli originari granai, stalle e magazzini sono stati trasformati in accoglienti e confortevoli appartamentini. Tra le novità più piacevoli le cene collegiali tra tutti gli ospiti, spesso stranieri, tutti seduti nello stesso tavolo con lo stesso menù di piatti realizzati con i prodotti dell’azienda. Una tradizione agricola riportata ai giorni nostri che dà l’occasione per socializzare. Agriturismo Duca di Castelmonte, Via Salvatore Motisi, 3 – Trapani, Fr. Di Xitta. Tel. 0923-526139
Minestre d’autore al Numero Sette
Soste di gusto
GIULIA ENDEMINI
Una contemporanea osteria fuori porta dove l’ambiente e le creazioni culinarie raccontano l’alleanza fra tradizione, slow food e fantasia, condita da spunti letterari e molto savoir faire
L
’Osteria Numero Sette è un progetto oltre che un singolare luogo di ristoro. Dal ’96 al 2006 infatti Piero Pompili e Arnaldo Laghi gestiscono quella che molti ricorderanno con il nome del Minestraio, un luogo di passaggio per chi da Bologna percorreva la strada Nazionale Toscana, direzione Futa. Nell’abitato di Rastignano, equidistante dal Ponte Savena ed il Ponte delle Oche, si trova l’osteria, oggi finalmente nella veste che Piero e Arnaldo le hanno cucito addosso dal 2006. La formula del Numero Sette è apprezzata da un pubblico molto variegato - turisti di passaggio, bolognesi in fuga dal centro cittadino, abitanti delle frazioni circostanti che nella qualità delle materie prime - direttamente selezionate da presìdi Slow Food - e nell’originalità delle esecuzioni realizza uno speciale connubio fra il best of della tradizione emiliana ed alcuni tocchi di stagionalità ovvero citazioni di una regionalità antica, come il fastoso cavallo di battaglia del passatello asciutto con ragù bianco, pinoli, uvetta e crema di parmigiano, dal sapore rinascimentale.
Arnaldo in cucina e Piero in sala, non lesinano le occasioni per spiegare la loro passione per la lettura e il cibo, e per offrire un’esperienza piena ma conviviale. Per questo Piero non applica diritto di stappo a chi si porta una bottiglia da casa, e propone un ambiente molto curato ma familiare con 40 coperti di cui 10 in giardino. I titoli dei capitoli del libro Le relazioni culinarie di Andrea Stoïkos sono stati dipinti a mano su due tele appese alla parete: sbirciando da una cucina aperta svelano gli odori e i colori di una storia d’amore insolita.
Piero e Arnaldo dell’Osteria Numero Sette
Osteria Numero Sette Via Andrea Costa, 7 Rastignano (BO) Tel. 051742017 Chiuso domenica sera e lunedì
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Una sinfonia di vini eccellenti
In Alto Adige
ANGELO LO RIZZO
Visitare il territorio circostante il lago di Caldaro, in Alto Adige, è come entrare in una cantina a cielo aperto, dato l’alto numero di produttori, vitigni e vini offerti
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Barricaia nella suggestiva cantina Erste+Neue
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n età moderna il vino ha trovato una quantità di succedanei e di concorrenti tanto che alla civiltà della vite si è contrapposta spesso l’effimera, gassosa realtà delle bibite. Tutto questo, però, non succede nel territorio attorno al Lago di Caldaro. Qui la tradizione vinicola vanta una cultura millenaria grazie al terroir della zona che presenta una molteplicità di condizioni pedoclimatiche, con terreni ricchi di minerali ed un microclima temperato che conferiscono caratteristiche di unicità agli appezzamenti vitati che cir-
condano il lago. Molto attiva è l’Associazione Turistica che gestisce una cooperativa chiamata wein.kaltern che riunisce 59 aziende di Caldaro tra viticoltori, strutture ricettive, ristoranti ed hotel, nata nel 1999 con l’obiettivo di valorizzare e promuovere questo splendido territorio, di cui il vino e la cultura enologica rappresentano il vero punto di forza. Immerso in uno scenario unico di ineguagliabile bellezza, che ben rappresenta il contrasto alpino-mediterraneo di questo piccolo lembo di terra a sud delle Alpi, Caldaro è una delle mete più suggestive dell’Alto Adige, famoso per l’omonimo lago di origine alluvionale alimentato da alcune sorgenti che, grazie al suo microclima ventilato e mite, favorisce la produzione di ottimi vini. Con i suoi 760 ettari di superficie vitata, Caldaro si colloca sulla celebre “Weinstrasse”, la Strada del Vino dell’Alto Adige che, da Salorno fino a Nalles, passando per il Lago di Caldaro, si sno-
da lungo un percorso di 70 km, meta ogni anno di appassionati enoturisti. Wein.kaltern è un vero progetto di marketing territoriale che, molto di più di un semplice marchio, rappresenta oggi il simbolo del villaggio altoatesino che ha fatto della qualità il proprio tratto distintivo: non solo nella produzione vitivinicola, ma anche nella cultura, l’arte, il paesaggio e l’architettura. Le ricchezze di Caldaro sono un susseguirsi di splendidi scenari naturali, tra i vigneti e le montagne ed è facile andare alla scoperta dei luoghi di produzione del nettare di Bacco con visite in cantina e degustazioni. Ogni sosta una scoperta! Ad esempio al Weincenter del-
Il Podere Provinciale Cantina Laimburg
La Cantina Laimburg vanta una lunga tradizione vitivinicola. Nei complessivi 40 ha si coltivano vitigni autoctoni come il Lagrein, il Gewürztraminer, il Kerner. Famosa è la “Cantina nella roccia”, conosciuta in tutta Europa per la sua bellezza e visitata da politici e uomini di fama internazionale e Da sinistra Kellermeister Urban Piccolsede della Giunta Provinciale. I vini ruaz e il Dir. Enologo Klaus Platter sono suddivisi in 2 linee stilistiche: “Vini del Podere”, tradizionali vini d’annata dal carattere varietale, e “Selezione Maniero”, vini dalla forte personalità, invecchiati in piccole botti i cui nomi ladini si ispirano alle leggende dolomitiche.
la Cantina di Caldaro, all’ingresso del paese, perfetta simbiosi tra il vecchio edificio del 1911 e la nuova struttura che con ampi e luminosi spazi è la vetrina ideale per la migliore produzione viti-
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vinicola locale; o alla vicina Cooperativa Erste+Neue, conosciuta anche col nome italiano di “Prima e Nuova” che produce vini equilibrati e di qualità; e ancora la non lontana Tenuta Manincor, dove viene applicata la coltivazione biodinamica. Ovunque è possibile degustare, ed acquistare, eccellenti vini come il Pinot Bianco, il Moscato Giallo, il Sauvignon, o il Gewurztraminer per non parlare poi del Merlot e del Lagrein, solo per citare alcuni dei tanti grandi vini presenti. E’ un piacere carpire l’odore della terra e delle vigne, inebriarsi dei loro profumi ed assaporarli lentamente, lasciando che il palato colga
tutte le sfumature. Naturalmente la cultura dell’enoturismo va a braccetto con la cultura dell’accoglienza e sono numerosi gli hotel, le pensioni, gli agriturismi che si affiancano alle cantine, tutti nel rispetto dell’ambiente e della tutela del paesaggio: un modo di guardare al futuro che passa anche per il vino, motore capace di creare nuove occasioni economiche e turistiche. Ci piace concludere queste brevi note con una massima di Johann Wolfgang von Goethe: “la vita è troppo breve per bere del vino cattivo”. Ma in tutta la zona del Lago di Caldaro non si corre certamente questo rischio!
A Sorrento una pausa sfiziosa
Cucine locali
MICHELE PETROCELLI
Tra il profumo degli agrumi e la brezza di mare, la trattoria della Famiglia Miccio a Sorrento rappresenta un angolo di autentica e buona cucina partenopea
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ra qualche anno che non tornavo a Sorrento. E appena percorsa la Via degli Aranci, così chiamata perchè tutta addobbata, in ogni lato, da piante di aranci e mandarini dai colori forti e dal profumo inconfondibile, ecco nella curva che scende a mare la storica trattoria-pizzeria Miccio di Enrico, papà Mario e soprattutto di Nonna Anna. L’accoglienza è davvero speciale perchè entrare dai Miccio di Sorrento significa ritrovarsi in famiglia. Spesso Enrico e Mario si siedono al tuo stesso tavolo e cominciano a scambiare qualche parola sulla vita e sulla buona cucina. Di là, in cucina, nonna Anna è pronta a cucinare al momento, questa è una particolarità importante di questa trattoria, il meglio delle prelibatezze del gourmet sorrentino e napoletano. La sua cucina semplice e raffinata allo stesso tempo, pronta a soddisfare ogni palato. Prepara personalmente piatti succulenti della tradizione tipica partenopea. Da nonna Anna, inoltre, c’è
la vera pizza napoletana che verrà accompagnata, insieme agli altri piatti da ottimi vini. Noi abbiamo scelto un freschissimo antipasto di mare a base di cozze, vongole, gamberi locali e un polipo prelibato. Poi i famosi gnocchi alla sorrentina fatti a mano da nonna Anna e infine, una gligliata di pesce appena pescato. Il tutto innaffiato da due vini molto particolari: un Falanghina bianco e un fruttato e più corposo Aglianico dl Vulture, rosso.
Trattoria Miccio Via degli Aranci 36/38 Sorrento Tel. 081-8781223
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Il cardo gobbo di Nizza Monferrato
In Piemonte
ANNA BECCACCINI
Un prodotto tipico di quest’area del Piemonte è il cardo gobbo, presidio Slow Food sostenuto dalla provincia d’Asti e dal Comune di Nizza Monferrato
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Il cardo gobbo fresco
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l cardo (Cinara cardunculus) è un ortaggio invernale appartenente alla famiglia dei carciofi. La sua parte commestibile è il gambo, il gusto è simile a quello del carciofo. È un ortaggio difficile da coltivare,
quindi la sua produzione è limitata e ciò impedisce una maggiore commercializzazione. Il cardo gobbo di Nizza Monferrato prende il nome dalla sua forma caratteristica, è infatti ricurvo su se stesso. Si diffonde a partire dal Novecento nell’astigiano, nell’area della Valle Belbo, tra Nizza Monferrato, Incisa Scapaccino e Castelnuovo Belbo, dove trova le condizioni ideali per la sua coltivazione, grazie ai terreni sabbiosi e alluvionali. La varietà Spadone è la più pregiata e tradizionale, tutte le operazioni sono manuali e non è previsto nessun fertilizzante chimico. L’ortaggio raggiunge un’altezza di circa 80 cm con foglie piuttosto larghe con nervatura bianca. La semina si effettua in tarda primavera mentre in settembre i “cardaroli” procedono con un’operazione laboriosa e delicata, grazie alla quale il cardo in fase di raccolta risulterà imbiancato e quindi più dolce e tenero. Le piante infatti, già alte, vengono raccolte a ciuffo e cur-
vate con cura in un solco laterale, avendo cura che le radici non vengano danneggiate, ed il tutto è ricoperto da uno strato di terra. Questa tecnica protegge il cardo dalle gelate, infatti i giorni d’interramento e lo strato di terra aumentano col diminuire delle temperature da settembre a novembre. La raccolta avviene manualmente in ottobre. Il prodotto finale è di colore bianco, data la perdita di clorofilla e le coste sono poco fibrose, quindi croccanti e dolci. Se consumato a crudo, il cardo va pulito con cura dai filamenti ed immerso in acqua e limone per evitare che diventi scuro; se cotto, durante la bollitura devono essere aggiunte alcune gocce di limone per evitare che diventi di colore bluastro.
La coltivazione del cardo gobbo è di gran prestigio: si pratica ai piedi delle colline dove crescono ottime uve dalle quali si ricavano vini conosciuti in tutto il mondo. Il clima autunnale nebbioso e freddo della zona di produzione, a cavallo tra il Piemonte e la Francia, rende i cardi teneri, dunque adatti anche al consumo a crudo. Solo i cardi di ottima qualità, come quelli gobbi, si possono mangiare crudi, gli altri vanno sottoposti a cottura anche piuttosto prolungata (30-60 minuti). Il cardo si sposa ottimamente con la bagna cauda, tipica salsa calda piemontese a base di acciughe, burro e aglio. Il “Cardo Gobbo di Nizza Monferrato” è un Presidio Slow Food sostenuto dalla Provincia di Asti e dal Comune di Nizza Monferrato.
Trattamenti gourmand corpo e viso al cioccolato, vino, tartufo e caviale
Percorso benessere, per rilassare e purificare corpo e spirito 5 tipi di massaggi rilassanti ed emozionali
Scoprite ogni “angolo” del nostro benessere…
Un cuore di peperone
A spasso nel Monferrato
Il Monferrato è una terra affascinante e ricca di storia. Il suo territorio alterna zone collinari completamente coltivate a viti, indimenticabile il rosso dei suoi vigneti, a zone coperte da fitto bosco
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ltre ai boschi e alle colline coltivate a viti si trovano zone abitate o disseminate da cascinali che sorgono accanto a valli remote. Ăˆ in una di queste zone che sorge il Comune di Capriglio d’Asti in cui viene prodotto un peperone speciale, dalle origini antiche, selezionato e coltivato da oltre due secoli, tramandato di generazione in generazione da-
gli agricoltori locali. Si tratta di una varietà di peperone molto arcaica originata da un incrocio naturale tra antiche cultivar di piccole dimensioni e altre di dimensioni ben più grandi provenienti dal cuneese. La raccolta avviene dalla fine di agosto fino ad ottobre. Consistente e carnoso, di forma piccola, triangolare o a cuore, simile ad un pomodoro, il “Peperone di Capriglio” si caratterizza per l’elevato spessore del pericarpo, ciò lo rende adatto alla conservazione sotto aceto e “sotto raspa”. La caratteristica lavorazione del “peperone sotto raspa” è molto semplice e consiste nel lavare i peperoni precedentemente scelti, lasciarli all’aperto per una settimana
ed inserirli successivamente in damigiane, immersi in una soluzione composta di aceto, acqua bollente e sale, con l’aggiunta di acido salicilico come conservante. La bocca della damigiana verrà chiusa con vinacce derivate dalla torchiatura del vino Barbera locale, che avviene nello stesso periodo della maturazione dei peperoni. Il periodo di conservazione prima del consumo è di 40-60 giorni. A Capriglio sono in pochi gli agricoltori decisi a portare avanti la tradizione di coltivare il singolare peperone. Lo fanno autoriproducendo i semi e mantenendo così il patrimonio genetico, tramandato negli anni. Oggi con l’avvio del Presidio i coltivatori si sono riuniti in una associazione,
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coltivano secondo tradizione seguendo i principi dell’agricoltura biologica. È la sig.ra Raffaella Firpo, referente dei produttori del Presidio e proprietaria dell’Azienda agricola “Cascina Piola”, a descrivermi le proprietà del gustoso ortaggio. Presso la “Cascina Piola” (in via Fontana 2, Frazione Serra, Capriglio. Tel. 0141 997
11°- Non avrai altro raviolo all'infuori di me
447) oltre agli ottimi peperoni preparati come da tradizione, si potranno assaggiare frutta e verdura biologici, vere ed autentiche golosità. Chi volesse pernottare presso l’accogliente struttura risalente a fine ‘800, potrà farlo prenotando con debito anticipo. Sono solo due infatti le deliziose camere a disposizione. (A.B.)
Un giorno al museo
A Ferrara con Chardin
Al Palazzo Diamanti di Ferrara troviamo una mostra di un grande pittore del ‘700 francese, Jean-Baptise-Simèon Chardin. Egli di Rita Borsari nacque a Parigi nel 1699 in una famiglia di artigiani. Inizialmente studiò la pittura di storia ma in seguito si convertì alle nature morte e alle scene di genere. Egli osservava direttamente la natura e da questo sguardo attento nascevano le sue nature morte, con una particolare attenzione alla resa della materia, al cromatismo e alla luce. Intorno agli anni trenta del ‘700 l’artista iniziò a concepire composizioni con figure umane. Ritraeva scene di vita della media borghesia, giovani duDove: Palazzo Diamanti, rante momenti di svago, cogliendo la realtà di attimi Ferrara Quando: dal 17 ottobre della vita quotidiana in una dimensione silente e 2010 al 30 gennaio 2011 senza tempo. Nella mostra di Ferrara Chardin, il pitPer informazioni: www.palazzodiamanti.it tore del silenzio, organizzata in collaborazione col Museo del Prado e curata da Pierre Rosenberg, massimo esperto dell’artista, troviamo nature morte e scene di genere grazie alle quali riusciamo ad avere un’idea gloJean Siméon Chardin “Il paniere di fragole di bosco”, bale della produzione e della vita artistica di Chardin. 1761 - Foto © RMN / René-Gabriel Ojéda
Il ritorno di Dalì
Dopo circa 50 anni Dalì ritorna a Milano, a Palazzo Reale, dove nel 1954 si realizzò una personale dell’artista. Salvador Dalì nacque nel 1904 a Figueres, in Catalogna. Nella sua formazione artistica fu fondamentale la figura di De Chirico, dal quale trasse la struttura “a palcoscenico” presente nelle sue opere: Dalì riusciva infatti a creare una dimensione che era luogo adatto ad ogni apparizione. Con la mostra Salvador Dalì, il sogno si avvicina, curata da Vincenzo Trione, si dà una particolare attenzione al tema del paesaggio e al legame dell’artista con esso. Dove: Palazzo Reale, L’esposizione è composta da quattro sezioni, tre di Milano esse hanno come fulcro il paesaggio inteso in modi difQuando: dal 22 settembre 2010 ferenti, dove le opere dell’artista sono suddivise seal 30 gennaio 2011 condo un percorso ragionato volto a mettere in luce Per informazioni: www.mostradali.it i diversi aspetti della sua personalità e della sua opera. L’ultima sezione è invece dedicata al rapporto tra Dalì e Walt Disney ed è inoltre presente un loro cor“Idilio atomico e uranico melanconico”, 1945 tometraggio mai proiettato in Italia. Foto © Madrid Museo Nacional Reina Sofia © Siae 2010 gennaio 2011
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DegustiBo ora anche online
La Provincia di Bologna oggi viaggia on line con il portale www.degustibo.it. Le eccellenze bolognesi proposte da ristoranti, agriturismi e botteghe alimentari, così sono anche garantite!
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Il tavolo dei relatori alla conferenza stampa, tra gli altri Gabrielle Montera, assessore all’agricoltura della provincia di Bologna. Moderatore Gianluigi Veronesi, direttore Degusta
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a crisi impone di ottimizzare le risorse e la Provincia di Bologna, per comunicare con il territorio, lancia “DegustiBo”. Così, con il sostegno della Fondazione Carisbo, l’assessorato all’Agricoltura ha riunito on line 84 aziende/utenti enogastronomiche/agroalimentari: 18 agriturismi, 23 ristoranti, 11 botteghe, 10 forni, 8 negozi di pasta fresca, 4 gastronomie, 7 macellerie e 3 ortofrutta (e inserito 117 ricette della tradizione bolognese e il paniere dei prodotti tipici). Una commissione presieduta dal prof. Massimo Montanari (storico dell’alimentazione dell’Università di Bologna) verificati i requisiti delle aziende ne attribuisce il “bollino rosso del Km. zero” che le garantisce “bolognesi al 100%”. L’utilizzatore di www.degustibo.it, dal suo com-
puter, ha la possibilità (previa registrazione) di effettuare segnalazioni e ricevere comunicazioni (presto anche in lingua inglese). Tutto ciò presentato all’agriturismo La Roverella di Zola Predosa da Gabriella Montera, con il sindaco Stefano Fiorini, Ercole Borasio della Fondazione Carisbo e consigliere della Società Prosementi SpA, Gianluca Cristoni, Camera di Commercio di Bologna e Franca Marulli, promozione e valorizzazione del territorio della Provincia (e specialista del sito DegustiBo con Roberta Giorgetti). Moderatore, il nostro editore Gianluigi Veronesi. La Montera ha spiegato che il progetto è nato per lo sviluppo di tutta la filiera e per aiutare il mondo agricolo a fare reddito. E ha concluso: “In una fase delicata come l’attuale bisogna mettere da parte gli individualismi per fare sinergia su agroalimentare e turismo e DegustiBo offre una grande opportunità”. In conclusione dibattito con il pubblico e buffet “garantito bolognese” dalla gentile padrona di casa, Maria Bortolotti (anche lei in DegustiBo!). (G.L.)
17 gennaio: Pesto Genovese Day
Cultura di gastronomia
La 4° edizione della Giornata Internazionale delle Cucine Italiane, avrà quest’anno come protagonista il pesto alla genovese autentico, anche per celebrare a tavola i 150 anni dell’unità d’Italia
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l 17 gennaio 2011 il pesto alla genovese autentico sarà protagonista, insieme a cuochi, ristoratori e food lover, per difendere la cucina italiana nel mondo e celebrare a tavola i 150 anni dell’unità d’Italia. L’evento è promosso dal network itchefs-GVCI (www.itchefs-gvci.com), oltre 1200 cuochi e culinary professional che lavorano in 70 paesi del mondo. Si tratta di una mobilitazione di base per dire no ai taroccamenti a cui la cucina italiana e i prodotti alimentari made in Italy sono sottoposti in tutto il mondo. Lo scorso anno la ola, alla quale parteciparono circa 1000 cuochi in 60 paesi, fu fatta con la Tagliatella al ragù bolognese che, al pari del Pesto genovese, è uno dei piatti più contraffatti nel mondo. “L’appello ad aderire alla IDIC è rivolto a tutti: a qualunque cuoco o ristoratore di cucina italiana, a qualunque latitudine, o a chiunque semplicemente ami la cucina italiana o il mangiare bene” queste le parole di Mario Caramella, executive chef a Bali (Indonesia) e Presidente GVCI.
L’edizione 2011 della IDIC sarà lanciata a New York City con due giornate di grandi eventi (12 e 13 gennaio) in collaborazione con l’Italian Culinary Academy di Cesare Casella, leader di itchefs-GVCI negli USA. Talentuosi chef da tutto il mondo, capeggiati da Massimilano Alajmo, tre stelle Michelin, si ritroveranno nella Grande Mela per un’anteprima della IDIC, riservata a media e operatori del settore. Alajmo cucinerà il Gala Dinner per l’assegnazione degli Italian Cuisine Worldwide Awards, gli Oscar dell’enogastronomia italiana nel mondo. Il 13 gennaio in contemporanea con il lancio della IDIC ci sarà un collegamento video con Genova da un lato, dove si terrà un evento per il lancio in Italia, e con Singapore dall’altro, dove si terrà una manifestazione gemella al Ristorante Forlino dove cucinerà Massimo Bottura, due stelle Michelin e numero 6 nella classifica dei 50 miglior ristoranti del mondo. (A.B.) Il programma completo degli eventi su www.itchefsgvci.com
Palcoscenici gustosi
L’enogastronomia cambia palcoscenico, dalla cucina al teatro. Il teatro Petrella, piccolo gioiello artistico immerso nell’esclusiva cornice collinare di Longiano, ha ospitato la prima edizione di Chef a Teatro
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hef a Teatro, evento realizzato con il patrocinio del Comune di Longiano, della Provincia di Forlì-Cesena, di APT Servizi Emilia Romagna e del Touring Club del Territorio della Romagna è un progetto innovativo concepito con l’obiettivo di unire l’arte della gastronomia con l’intrattenimento più puro. Già alla prima uscita ha fatto registrare importanti riscontri di pubblico. Fattori del successo sono stati la determinazione di Francesco Fichera e Luca Comandini, ideatori ed organizzatori dell’evento, la freschezza del format che ha impegnato gli chef anche in prove da attori, la spassosa ironia di Fede e Tinto, presentatori di Decanter, l’immenso Andy Luotto a metà tra il presidente di giuria e spalla comica di ogni chef, le personalità del Miglior Sommelier del Mondo Luca Gardini e del Presidente AIS Romagna Giancarlo Mondini, e naturalmente l’estro culinario di alcuni tra i più rinomati chef d’Italia provenienti dai migliori ristoranti dell’Emilia Romagna. La giuria, composta da esperti giornalisti e critici gastronomici, ha premiato come vincitore Raffaele
Liuzzi, dell’omonima Locanda a Cattolica, che con un’autentica magia riesce a sbaragliare l’agguerritissima concorrenza. Ma lo spettacolo non si è concluso a Teatro. Grande protagonista delle serate di Chef a Teatro è stato l’eclettico ristorante Shakti di Francesco Fichera, che ha messo a disposizione i suoi fornelli per i virtuosismi di due “guest star” di fama internazionale: gli chef Carlo Cracco e Marco Bistarelli. Contemporaneamente la Sala San Girolamo, complesso attiguo al teatro, è stata un’occasione per degustare i migliori vini dell’Emilia Romagna e i più prelibati prodotti tipici offerti dalle aziende agricole e vitivinicole del territorio. (M.B.)
Nella foto da sinistra: Pia D’Aloja vice Sindaco di Longiano, Stefano Pascucci Sindaco di Longiano, Raffaele Liuzzi e Francesco Fichera
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MARA MUSANTE
I Ristoranti della Pasta
In occasione del 39° Congresso Nazionale dell’Unione Italiana Ristoratori, è stato presentato il progetto di collaborazione con la 2ª edizione di PastaTrend (Bologna 2-5 aprile 2011)
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protagonisti del Grande Salone della Pasta, che torna alla Fiera di Bologna per una seconda edizione, più grande e ricca, saranno i ristoranti, luoghi indiscussi per la preparazione e la divulgazione di primi piatti di qualità. In particolare la U.I.R. - Unione Italiana Ristoratori - parteciperà a PastaTrend con i suoi associati, a titolo di ambasciatori della cucina della pasta italiana. I “Ristoranti che amano la pasta” avranno il simbolo PastaTrend sul sito dedicato all’evento, nonché sulle guide della ristorazione di qualità ed indicheranno nome e regione del produttore accanto ai piatti inseriti nella “carta della pasta”. La “pastasciutta” è alimento sano, economico e piace a tutti, anche all’estero, in par-
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ticolare negli USA e in Brasile, paese al terzo posto tra i maggiori consumatori e che ha ospitato il 25 ottobre scorso, a Rio de Janeiro, la 13ª edizione della Giornata Mondiale della Pasta. Lì, i nutrizionisti hanno rivalutato la pasta, in quanto carboidrato di qualità e con un ruolo decisivo in un’alimentazione bilanciata. In Italia ne consumiamo 1,5 milioni di tonnellate l’anno e ne deteniamo il primato pro-capite, come anche per la produzione e l’esportazione. I migliori cuochi, inevitabilmente, sono gli italiani, che con la loro creatività valorizzano al massimo ogni tipo di pasta (e non solo...) infatti un nuovo team di chef associati U.I.R. “Chef for Events” dal 2011 si farà promotore in tutto il mondo della “cucina di prodotto”, attraverso nuovi eventi, manifestazioni e show cooking in partnership con CONAD ed il suo brand “Sapori & Dintorni”, con il patrocinio del Ministero delle Politiche Agricole e con il coinvolgimento di numerose Istituzioni e valenti produttori nazionali.
Analisi di bilancio in 7 steps
Sul numero Degusta di dicembre abbiamo affrontato i primi tre step per analizzare il bilancio, oggi affronteremo insieme gli ultimi quattro
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primi tre steps riguardano l’analisi finanziaria e la solidità aziendale calcolata sull’indebitamento in relazione al fatturato. Ecco gli ultimi 4 punti: 4) Come l’azienda incassa e paga? Attraverso il bilancio, si devono calcolare i giorni medi di incasso facendo il rapporto crediti verso clienti 365/ricavi e i giorni medi di pagamento con il rapporto debiti verso fornitori 365/acquisti+spese generali. I giorni medi di incasso inferiori a quelli di pagamento rappresentano una situazione favorevole alla società e viceversa. 5) L’azienda produce profitto? Per capirlo bisogna verificare se il Risultato operativo è maggiore di 0. Nel caso contrario, non
vengono generati profitti. 6) Gli oneri finanziari sono un problema? Questo si evince rapportando gli oneri finanziari/fatturato. Se il risultato è maggiore di 7 molto negativo; da 5 a 7 negativo; da 3 a 5 nella norma; se inferiore a 3 ottimo. 7) L’azienda è in grado di auto finanziarsi? Ciò si deduce dal CASHFLOW (Risultato d’esercizio + ammortamenti). Se è inferiore a 0 è negativo, quando questi sia positivo va rapportato alle dimensioni aziendali e al fabbisogno aziendale in termini di finanziamento.
Questo, in breve, è un metodo per districarsi nel bilancio di qualsiasi azienda.
Imprese in default per macro area geografica (valori %)
Il Dott. Fabio Adelgardi ex Credit Manager di primario gruppo industriale reggiano, poi divenuto consulente per LINCE SPA prima e CERVED GROUP dopo la fusione che ha interessato LINCE SPA e CERVED SPA creando il più importante gruppo del settore nel panorama italiano. Il Sig. Vincenzo Sereno da tre anni in LINCE/CERVED GROUP e già considerato come punto di riferimento in materia per la sua attività di consulenza.
Questo è il rischio crediti oggi in Italia nel suo settore. Forse non sa che esistono società con equipe di professionisti che hanno messo a punto strumenti per anticipare e prevenire i possibili problemi. Se vuole saperne di più può contattarci per un’analisi gratuita del rischio interno del suo portafoglio clienti e per le referenze del suo settore. Dott. Fabio Adelgardi f.adelgardi@lince.it - 328 9491708 Vincenzo Sereno v.sereno@lince.it – 338 32545873
LE AZIENDE INFORMANO
A cura della redazione
Nuovi colori per le stoviglie Le Creuset Un nuovo colore avvolgente, di tendenza e che darà un tocco in più a tutte le cucine, arriva infatti la linea di stoviglie Cassis firmata da Le Creuset. L’effetto è assicurato. AZIENDA: Le Creuset Italia CONTATTI: 02 9834238 PREZZO: Dal rivenditore
Boomerang Wok Vi presentiamo una novità assoluta nel campo degli utensili da cucina: si chiama Boomerang Wok perché il cibo mosso con una paletta torna indietro nel wok, come il boomerang degli aborigeni australiani. AZIENDA: Royal Vkb CONTATTI: http://www.royalvkb.com PREZZO: 90 €
Cucinando s’impara Se avete bambini che amano stare in cucina allora non perdete “Cucinando s’impara“, una linea di prodotti targati Ballarini. Le scatole contengono utensili veri per la cucina e ingredienti per la realizzazione dei piatti scelti tra i prodotti di migliore qualità. AZIENDA: Ballarini Paolo & Figli Spa CONTATTI: 0376 9901 PREZZO: A partire da 35€
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Tempo di cioccolatini Una linea pensata per gli amanti del cioccolato, che possono così realizzare sfiziosi cioccolatini in casa. Sono disponibili diversi formati con cui sbizzarrire la propria creatività. Semplici da usare, flessibili, versatili, salva spazio come tutti i prodotti Silikomart. AZIENDA: Silikomart Srl CONTATTI: 041 5190550 PREZZO: 7€
AZIENDA: Albert Spa Divisione Broggi 1818 CONTATTI: 030 6853601 PREZZO: Prezzo dal rivenditore
Branch, le bacchette in acciaio di Broggi 1818 Il progetto Branch nasce dall’idea di preservare l’ambiente, presentando, attraverso la reinterpretazione delle bacchette orientali, una nuova posata che permette il riutilizzo, abbandonando il tradizionale legno o bamboo.
Tempo di cioccolatini Salume prodotto utilizzando diversi tagli di carni di maiale di provenienza nazionale, prodotto naturalmente senza l’utilizzo di alcun tipo di conservanti. Un’autentica squisitezza per il palato!
“Pancetta del Castello” Villani Salumi Dall’esperienza Villani Salumi, nasce la Pancetta del Castello, che si presta a particolari abbinamenti e creazione di ricette. Gusto dolce e consistenza compatta ma tenera: si scioglie in bocca.
AZIENDA: Supercarni Golinelli CONTATTI: 051 881211 PREZZO: Prezzo dal produttore
AZIENDA: Villani Salumi Spa CONTATTI: 059 534411 PREZZO: Prezzo dal rivenditore gennaio 2011
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TUTTO WEEKEND rassegna di eventi, sagre, manifestazioni enogastronomiche e appuntamenti per la cultura e il tempo libero in collaborazione con il portale www.prodottitipici.com Per segnalare un evento Tel. 051 736770
GENNAIO 2011 05/01 Sacile (PN) Panevin Info: Ass.Pro Sacile 0434 72273
06/01 Pettorano sul Gizio (AQ) 49ª Sagra della Polenta Info: Pro Loco 0864 487004
06-09/01 Custoza (VI) 11ª Festa del Broccoletto di Custoza Info: Pro Loco 045 6337116
14-16/01 Preganziol (TV) 40ª Mostra del Radicchio Rosso di Treviso Info: Pro Loco 0422 331633 15-16/01 San Mauro Pascoli (FC) 6ª Festa de Bagoin ma la Tora Info: Assoc.Torre 0541 932027 16/01 Breganze (VI) Prima del Torcolato 2011 Info: Consorzio Strada del Torcolato 0445 300595
16/01 Sermoneta (LT) Sagra della Polenta Info: Comune 0773 30426 16-21/01 La Villa (BZ) Chef’s Cup Sudtirol 2011 Info: Consorzio Turistico Alta Badia 0471 847037
16 e 23/01 Creazzo (VI) 12ª Sagra del Broccolo Fiolaro Info: Pro Loco 0444 523285
19-20/01 Bologna (BO) So Fresh! – 7ª Marca Info: BolognaFiere 051 282111
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21-23/01 Genova (GE) Cibio – Fiera del Gusto Info: 392 4471610
22-26/01 Lyon (Francia) Sirha – Salone della Ristorazione e dell’Ind.Alberghiera Mondiale Info: GL Events 0033 4 78176271 24-26/01 Montpellier (Francia) Millésime Bio 2011 Info: 0033 4 9906084
28-30/01 Forlì (FC) 8° Sapeur – Fiera del Prodotto Tipico di Qualità Info: Romagna Fiere 0543
28/01-06/02 Dosson di Casier (TV) 25ª Festa del Radicchio Rosso di Dosson Info: Ass. Produttori 0422 382402
29-30/01 Breda di Piave (TV) Sagra del Baldon Info: Pro Loco 0422 600706
29-30/01 Settimo Rottaro (TO 9ª Sagra del Salam ‘d Patata Info: Comune 0125 720153
30/01-01/02 Milano (MI) 7ª Identità Golose Info: Magenta srl 02 48011841
30/01-01/02 Angers (Francia) Salon des Vins de Loire Info : Angers Expo 0033 2 41934040
30/01-02/02 Colonia (Germania) ISM 2011 – The Future of Sweets Info: Fiera 0049 180 5204220
In vetrina Dal 30 gennaio al 2 febbraio, Riva del Garda (TN) 35ª ExpoRiva Hotel Info: Riva d/G. Fiere 0464 570132 La 35ª edizione di Expo Riva Hotel, appuntamento storico e irrinunciabile per il settore dell’hotellerie e della ristorazione,si presenta completamente rinnovata e divisa per la prima volta in quattro grandi aree tematiche: Contract & Design, Benessere Hotel, Eco Hotel e Food & Beverage. In particolare, la sezione ExpoRiva Food & Beverage punterà l’attenzione sulle proposte del bere e del mangiare fuori casa e sulle novità su come cucinarle. Un unico filo conduttore attraverso tre padiglioni espositivi dedicati ai prodotti alimentari, alle grandi attrezzature da cucina ed alle bevande. Novità dello scorso anno, che viene riproposta anche per l’edizione 2011 in questa area della manifestazione, è “SOLOLIO – mostra dell’eccellenza olearia italiana” con degustazioni gratuite, laboratori enogastronomici, incontri e con la “Selezione naso d’Italia”, in vista del Campionato Italiano dell’Olfatto.
Dal 22 al 26 gennaio, Rimini (RN) 32° Sigep: Salone Internazionale Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianali Info: Rimini Fiera 0541 744220 Giunta alla 32ª edizione, questa manifestazione si conferma la più importante al mondo nel settore della gelateria artigianale e come vetrina europea primaria del dolciario artigianale, consolidando il suo posizionamento anche nel settore della panificazione artigianale. In rassegna, tutte le novità quanto a materie prime e ingredienti composti, impianti e attrezzature, arredamento e servizi per gelateria, pasticceria e panificazione artigianali. Sezioni tematiche, concorsi internazionali e campionati, dimostrazioni, corsi e seminari di aggiornamento, esposizioni, concorrono a farne un unico grande evento. Inoltre Sigep 2011 mette il caffè sul trono, Around Coffee infatti è il nuovo evento, all’interno dell’Area dedicata a Espresso and Hot Drink,che esalta il caffè valorizzando la cultura della preparazione e della presentazione. Prodotti, tecnologie, show: il mix è uno straordinario strumento a disposizione degli operatori per coinvolgere il cliente con nuove proposte.
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TUTTO WEEKEND FEBBRAIO 2011 03-06/02 Roma (Roma) 2ª AgriExpo Info: Fiera Roma 06 65074200
04-06/02 Monsumano Terme (PT) Cioccolosità Info: Comune 0572 9590 04-13/02 Firenze (FI) 7ª Fiera del Cioccolato Artigianale Info: Cioccolato Fiere Srl 055 414 497
06/02 Casale di Albino (BG) 22ª Sagra dei biligocc Info: Valle del Lujo 035 770727 06-13/02 Agrigento (AG) 66ª Sagra del Mandorlo in Fiore 56ª Festival Internazionale del Folklore Info: Comune 0922.20207
11-13/02 Montichiari (BS) 83ª Fiera Agricola Zootecnica Italiana Info: Centro Fiera 030 961148
11-14/02 Terni (TR) Cioccolentino Info: Comune 0744 423047
16-19/02 Norimberga (Germania) BioFach 2011 Info: Fiera 0049 9 118606
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17-20/02 Cannes (Francia) 33ª Intern. Wine & Spirits Business Convention Info: Adhesion Group 0033 1 41 86 41 55 18-20/02 Ancona (AN) 5° Vinolitech Info: Fiera 071 58971
18-20/02 Norcia (PG) 48ª Nero Norcia Info: Comune 0743 824952
19-22/02 Rimini (RN) 2° Sapore Tasting Experience Info: Rimini Fiera SpA 0541 744267 20/02 Acqualagna (PU) 28ª Fiera Regionale del Tartufo Nero Pregiato Info: Comune 0721 79671
25-27/02 Forlì (FC) 5ª NaturalExpo Info: Romagna Fiere 0543 777410
25-27/02 Napoli (NA) 3°Agrosud Info: Mostra Oltremare 081 2580367 27/02-02/03 Montichiari (BS) 24° Aliment&Attrezzature Info: Centro Fiera 030 961148
27/02-02/03 Dubai (Emirati Arabi Uniti) Gulfood Info: Dubai World Trade Centre 00971 4 3321000
Dal 28 al 30 gennaio, Perugia (PG) 4ª Acquavite Italia Info: 075 394162 Questa manifestazione, che si svolge all'interno della storica Rocca Paolina nel centro di Perugia, festeggia il suo quarto compleanno, affermandosi come l'indiscussa vetrina nazionale dell'eccellenza dei distillati, dove la qualità e la varietà delle acquaviti è offerta nel suo splendore agli addetti al settore enogastronomico ed agli appassionati che, visitandola, troveranno delle vere rarità. La Grappa é la regina dell’evento, ma sono presenti anche le acquaviti di frutta, d'uva, brandy e tutti quei distillati, nazionali ed internazionali, che appartengono al vivere quotidiano.Un occhio di riguardo é volto, come sempre, al consumo consapevole di super alcolici. Infatti, non é consentito degustare, acquistare e partecipare a nessuna delle attività previste durante la manifestazione, ai giovani che non abbiano raggiunto la maggiore età.
Dal 21al 23 gennaio, Brentonico (TN) XIVª Golosaneve Info: APT Rovereto 0464 430363 Golosaneve è un percorso enogastronomico con le ciaspole nelle malghe e rifugi dell’Altopiano di Brentonico. Questa quattordicesima edizione propone un itinerario inedito nell’ambiente naturale del Monte Baldo e della riserva botanica di Bes-Corna Piana con arrivo e partenza dal Passo San Valentino. Ancora una volta le tracce di una storia antica, delle malghe incastonate nelle praterie e i pendii del Monte Baldo si integrano e si mescolano con i prodotti e i sapori del patrimonio tradizionale. Alla ricerca di queste tradizioni ed alla scoperta di sapori rurali e genuini, Golosaneve è un appuntamento da non perdere per tutti gli appassionati di passeggiate ed escursioni con le “ciaspole”.
Agriturismo Casa Selene, l’agriturismo dei colli bolognesi e modenesi Specialità emiliane, pasta fresca, crescentine, tigelle, vini e salumi DOC, dolci della casa
Si gode una vista incantevole sulla valle dei ciliegi di Vignola
MACELLERIA CILLO Ctr. Cortedona 20 82011 Airola (BN) Tel. & Fax 0823/714422 Cell. 335/454723 www.savigni.com www.salumificiocillo.it
Via Pascoli / Monticelli, 1709 Frazione Mulino 41056 Savignano sul Panaro (MO) Tel. 059 732056 Cell. 331 2763544 Chiuso il lunedì
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Country Hotel e Agriturismo
ANTICO PODERE PROPANO Tel 0175.479091 - Saluzzo (CN)
Il territorio Saluzzese va dalle montagne del Monviso alle fertili pianure del Po ed offre la possibilità di svariati itinerari storici, naturalistici e gastronomici.
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Corte colonica adibita ad abitazione. Camere spaziose ed allegre con telefono, collegamento internet e tv; all’esterno un giardino attrezzato. Doppia E 70. Singola E 50
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Agriturismo
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Immerso nel verde a 20 minuti dal centro storico di Bologna. Ideale per chi viaggia in auto, confortevole per chi vuole concedersi un tranquillo riposo dopo una giornata di lavoro o un lungo viaggio.
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Aria condizionata, tv satellitare, presa fax/modem e asciugacapelli; servizio navetta per Fiere Internazionali. Servizio deposito bagagli e lavanderia.
Se sei titolare di una struttura ricettiva di pregio, un agriturismo qualificato, un resort, un B&B esclusivo o altro complesso d’eccellenza con caratteristiche uniche, puoi contattare la nostra redazione per prenotare un sopralluogo che ne verifichi gli standard qualitativi ed avere quindi la possibilità di essere selezionato tra le strutture convenzionate Degusta.
Scrivi a redazione@degusta.it indicando nell’oggetto “Rubrica scelti per voi”.
Prezzi da E125 a E450 per persona,
Mezza pensione. A seconda del tipo di soggiorno (consultare prima le ricche promozioni)
gennaio 2011
DEGUSTA 97
DEGUSTA
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La R iv i sta de l Gusto e de l Turi s m o E no g a s t r o no m i c o
Via Caduti di Sabbiuno, 1 - 40011 Anzola Emilia (BO) Tel/Fax + 39 051 736770 – Tel + 39 051 3167788 www.degusta.it - Email: info@degusta.it
Editore e Amministratore Delegato Gianluigi Veronesi marketing@degusta.it
IL NOSTRO ATTEGGIAMENTO ETICO
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Amministrazione - Abbonamenti Daniela Turrini amministrazione@degusta.it Servizi video - fotografici Francesco Valletta Progetto grafico Ran Studio (Forlì)
Stampa Grafiche MDM - Forlì
Collaborano Lorenzo Frassoldati, Luca Gardini, Gabriele Cremonini, Umberto Faedi, Attilio Scotti, Luigi Ialuna, Piero Valdiserra, Mara Musante, Michele Petrocelli. Riccardo Lagorio, Matteo Bergamaschi In questo numero Elizabeth Ganley-Roper, Rita Borsari, Elisa Galante Numero ROC: 9559
Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
DEGUSTA® è una rivista progettata in un formato intelligente che incontra sempre più il favore dei suoi abbonati. Rispetto al precedente formato A4 la veste attuale evita lo spreco del 50% di carta, salvaguardando le foreste e la natura e dando un contributo reale alle tante campagne contro il disboscamento e la tutela degli ecotipi. Ma non è tutto. Infatti si utilizza la metà del colore di stampa tutelando l’ambiente e garantendo, sia agli abbonati sia agli inserzionisti pubblicitari, un costo sempre contenuto e conveniente. Da ormai 6 anni il costo dell’abbonamento non è aumentato e i costi pubblicitari per gli inserzionisti sono i più bassi del mercato. DEGUSTA® non ingombra, non occupa spazio sulle vostre scrivanie e nelle vostre librerie e una volta smaltito occupa la metà degli spazi occupati (a spese del contribuente) dalla maggior parte degli altri periodici. Contribuiamo intelligentemente al nostro progresso nell’interesse di tutti e per il bene di chi verrà dopo di noi, senza mai dimenticare di garantirvi un atteggiamento etico e un risparmio vero dalla nascita della rivista sino al suo smaltimento.
In redazione:
Gianluigi Veronesi Direttore e A.D.
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Daniela Turrini
Annalisa Borsari
Matteo Bergamaschi Francesco Valletta
Ammistrazione Responsabile di redazione
gennaio 2011
Redazione
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Chi vuole conoscere più approfonditamente il mondo dell’enogastronomia I golosi, amanti della buona tavola • Chi non si fida delle voci “di corridoio” Chi prepara sfiziosi manicaretti, ma vorrebbe sempre qualcosa di nuovo Chi desidera stupire i propri amici con novità e scoop • Chi non sa mai che vino mettere in tavola • Chi è sempre in vacanza, e non sa più dove andare • Chi non va mai in vacanza, e sarebbe meglio che ci andasse • Chi pensa che l’enogastronomia sia solo “mangiare e bere” • Chi pensa che una bella rivista abbia anche dei contenuti interessanti • Chi vuol sapere tutte le date e le località per le sagre….
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