20099: il Novecento

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20099:

IL NOVECENTO


Corso di laurea in Design della Comunicazione Sezione C3 A.A. 2016-2017 Laboratorio di Fondamenti del progetto Docenti Paolo Accanti Anna Steiner Progetto di DesirĂŠe Milazzo


• PREFAZIONE • LA FINE e L’INNOVAZIONE/LA PICCOLA MANCHESTER • LA GUERRA, LA RIVOLUZIONE e LA SOMMOSSA • IL VENTENNIO e IL TERZO REICH • LA SECONDA GUERRA MONDIALE e LA RESISTENZA/GLI SCIOPERI • LA RICOSTRUZIONE e IL BOOM ECONOMICO/GIOVANNI SACCHI • LA CONTESTAZIONE e GLI ANNI DI PIOMBO/L’ATTENTATO • IL NUOVO MONDO/LA CHIUSURA, IL PRESENTE e IL FUTURO • RINGRAZIAMENTI • FONTI ICONOGRAFICHE

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Sesto San Giovanni, 20099, città metropolitana di Milano. Ho scelto il tema dello sviluppo industriale perché vivo circondata dall’archeologia industriale. Dalla finestra vedo la Pagoda, il forno di fusione T3 dello stabilimento Unione della Falck; le mie sere d’estate le trascorro al Carroponte nel Parco Industriale ex Breda e fra i miei primi ricordi c’è il profumo del Campari che si sentiva intorno allo stabilimento di via Sacchetti. Ho voluto che questa ricerca iconografica fungesse da sirena, come quella che ogni giorno suona ancora a Sesto. Una sirena che mi ricordasse e che mi aiutasse a capire meglio la città in cui vivo.

Per tutti è la Stalingrado d’Italia, per me è Casa.

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.LA FINE e L’INNOVAZIONE/ LA PICCOLA MANCHESTER.

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Il Novecento, che in Italia si apre con la morte del Re Umberto avvenuta per mano dell’anarchico Gaetano Bresci, è il secolo in cui nasce l’industria italiana. Oltreoceano nelle fabbriche della Ford viene introdotto una novità: la catena di montaggio. È in questo contesto che nella piccola cittadina di Sesto San Giovanni, fino ad allora località di villeggiatura per i milanesi, aprono i nuovi impianti industriali di Campari, Falck, Ercole Marelli e Breda; quest’ultima in pochi anni arriverà a quota mille locomotive costruite. Per la forte presenza di industrie metallurgiche e siderurgiche Sesto divenne famosa come ‘piccola Manchester’.

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• Emblema reale • Ritratto di Umberto I, 1896

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• Emblema reale • Ritratto di Vittorio Emanuele III, Edoardo Gioja, 1913

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Operai della catena di montaggio della Ford, 1905

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Operai della catena di montaggio della Ford, 1906

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LOCOMOTIVA FS 830 Il Locotender 830 è una delle prime locomotive uscite dallo stabilimento Breda di Sesto San Giovanni. Fu prodotta fra il 1903, anno di apertura degli stabilimenti sestesi, e il 1906. Queste locomotive a vapore prestarono servizio per la Rete Meridionale e poi per le Ferrovie dello Stato. L’esemplare numero 17 è conservato presso il Parco Archeologico Industriale ex Breda.

Logo della Società Italiana Ernesto Breda, 1904

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Locomotiva 830, 1906 L’esemplare numero 17 al Parco Archelogico Industriale ex Breda, Sesto San Giovanni, 2016

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Stabilimento Campari, Sesto San Giovanni, 1904 Operai del reparto imbottigliamento alla Campari, Sesto San Giovanni, 1905

Stabilimento Campari, Sesto San Giovanni, 1904

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CAMPARI A SESTO SAN GIOVANNI Davide Campari nei primi del Novecento acquistò un lotto di terreno alle spalle della Villa Arese-Lucini a Sesto san Giovanni, che all’epoca era un piccolo centro di villeggiatura per i milanesi benestanti. Nel 1904 aprì lo stabilimento in via Sacchetti che produrrà ed esporterà milioni di bottiglie nei suoi cento anni di attività a Sesto. Davide Campari cercò di mantenere fino alla sua morte una forte impronta artigianale nella sua industria, infatti in prima persona si occupava della misteriosa miscela del bitter rosso.

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.LA GUERRA, .LA GUERRA, LA RIVOLUZIONE e LA RIVOLUZIONE e LA SOMMOSSA. L’AGITAZIONE.

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Nel 1914, dopo l’assassinio dell’ Arciduca Francesco Ferdinando a Sarajevo, scoppiò il primo conflitto mondiale: Impero Austroungarico da un lato e Francia e Inghilterra dall’altro, gradualmente coinvolgeranno tutti i principali stati del mondo nella guerra. L’Italia si trovava in una posizione molto difficile: in quegli anni serpeggiava nell’opinione pubblica unforte malcontento nei confronti degli austriaci, con cui l’Italia assieme alla Germania aveva però stretto un patto, la Triplice Alleanza. La classe politica al governo, rappresentata da Giovanni Giolitti e i socialisti, non riteneva opportuno entrare in guerra né con i propri alleati né contro di loro. Per questo motivo l’opinione pubblica si spaccò in due correnti: Interventisti, tra cui spiccano i Futuristi, Gabriele D’Annunzio e il giovane socialista Benito Mussolini, e Neutralisti come il Re, Giolitti e i socialisti. Dopo lunghe trattative nel 1915 l’Italia entrò in guerra al fianco di Francia e Inghilterra, formando con esse la Triplice Intesa. L’Intesa uscì vittoriosa dal conflitto ma l’Italia non ottenne tutto quello per cui aveva lottato: iniziò così a diffondersi il pensiero di una “vittoria mutilata”, su definizione di D’Annunzio. Nel 1917 in Russia scoppiò la Rivoluzione bolscevica, ispirata dalle idee economico-sociali di Marx e Engels. Questa rivoluzione ebbe degli effetti anche in Italia: nel 1921 nasce il Partito Comunista Italiano. Le industrie sestesi risentirono notevolmente di questi due grandi eventi storici: la Breda venne in parte convertita in industria bellica iniziando la produzione di proiettili, mentre gli operai furono fortemente attratti e mobilitati dall’ideologia comunista.

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Nelle pagine precedenti: Volantino Futurista, Milano, 1914 Prima pagina de “Il Corriere della Sera, 24/5/’15

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Operaie che producono proiettili alla Breda, Sesto San Giovanni, 1916

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Operai alla produzione di cannoni alla Breda, Sesto San Giovanni, 1917

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Ritratto di Lilya Brik, Alexander Rodchenko, 1924 A lato: • Dimostrazione delle lavoratrici dell’impianto Putilov, Petrograd, 8/3/’17 • Vladmir Lenin durante una manifestazione, Mosca, 1917

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IL BIENNIO ROSSO La situazione italiana fra la primavera del ‘19 e l’autunno del ‘20 sembrava molto prossima ad un esito rivoluzionario socialista. Le classi sociali più basse erano in fermento: i contadini e gli operai, spinti dalle notizie che provenivano dall’Unione Sovietica, occuparono terre e fabbriche. Queste ultime vennero addirittura presidiate dalle Guardie Rosse, braccio armato del movimento rivoluzionario.

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Guardie Rosse presidiano una fabbrica occupata, 1920

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1921

PARTITO COMUNISTA D’ITALIA Il Partito Comunista d’Italia nasce dalle file estremiste del Partito Socialista Italiano durante il XVII Congresso del Partito a Livorno. Suoi fondatori sono Angelo Tasca, Amedeo Bordiga e Antonio Gramsci, uno dei pensatori più importanti dello scorso secolo. Uno dei motivi della scissione furono le scelte moderate del PSI durante le occupazioni delle fabbriche del Biennio Rosso, ritenute dai comunisti un’occasione perduta di rivoluzione socialista.

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• Manifesto della Terza Internazionale o Comintern, 1919 • Antonio Gramsci, 1921

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.IL VENTENNIO e .IL PERIODO FASCISTA IL TERZO REICH. e IL TERZO REICH/IL DUCE A SESTO SAN GIOVANNI.

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Il Partito Nazionale Fascista capeggiato da Benito Mussolini si presentò come alternativa al Partito Comunista che si poneva in contrasto con le istanze dei cattolici e della classe borghese. Il supporto di queste due categorie della società permise a Mussolini di entrare in Parlamento nel 1921. La svolta totalitaria avvenne nel 1925 con l’assunzione da parte di Mussolini della carica di primo ministro segretario di stato e la promulgazione delle “leggi fascistissime” che eliminavano le libertà civili e, di fatto, gli altri partiti. I Patti lateranensi del 1929, storico compromesso tra la Chiesa e lo Stato italiano, legittimarono e consolidarono il regime. Il Terzo Reich di Adolf Hitler, nato nel 1933, si ispirò fortemente al modello fascista. Nel 1936 Hitler e Mussolini crearono l’Asse Roma-Berlino che sancì l’alleanza fra i due governi. Entrambi i regimi si munirono di un braccio armato e promulgarono leggi razziali, sulla base di un’ideologia violenta e fortemente nazionalista. Sia il nazismo che il fascismo si affermarono grazie alle elezioni: l’uso dei mezzi di comunicazione a scopo propagandistico ebbe un ruolo chiave nell’affermazione e nel mantenimento dei due regimi.

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Benito Mussolini, 1931

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Mussolini visita i cantieri dell’EUR, Roma, 1937

Saggi ginnici di Balilla, Roma, 1929

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Da destra: • Emblema delle Schutzstaffel (SS), 1925 • Himmler e Hitler ispezionano le SS, 1935 • Hitler durante un raduno a Norimberga, Hugo Jaeger, 1938 • Emblema del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori, 1933

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Benito Mussolini in visita, Sesto San Giovanni, 1938

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Comizio fascista, Sesto San Giovanni, 1938

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A lato: Operaio delle Fucine Breda, Sesto San Giovanni, 1934 Scuola per apprendisti della Ercole Marelli, Sesto San Giovanni, 1932

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.LA SECONDA GUERRA GUERRA MONDIALE e MONDIALE e LA RESISTENZA/ LA RESISTENZA/ GLI SCIOPERI DI SESTO GLI SCIOPERI. SAN GIOVANNI.

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Nel giugno del 1940 l’Italia entrò in guerra la fianco della Germania nazista. I primi anni della guerra furono disastrosi per l’esercito italiano che a livello militare non era all’altezza delle aspettative. Le sorti per l’Italia cambiarono in seguito alla conferenza di Casablanca del 1943 in cui Roosvelt, De Gaulle e Churchill decisero di indebolire la Germania aprendo un fronte da sud. Questa decisione comportò l’invasione angloamericana della Sicilia nel giugno ’43. Un anno dopo le truppe alleate sbarcarono in Normandia. In poche settimane gli Alleati risalirono la penisola, Mussolini venne destituito e il re affidò il governo al generale Pietro Badoglio. L’8 settembre del 1943 Badoglio e gli Alleati firmarono un armistizio: da quel momento l’esercito italiano andò allo sbando. Dopo una sanguinosa guerra civile, il 25 aprile del 1945 l’Italia fu liberata. Negli anni convulsi della Resistenza nelle fabbriche di Sesto ci furono aspre lotte e scioperi contro la guerra e il fascismo. Per il forte impegno politico e militare profuso dalla cittadinanza nella Resistenza, negli anni Settanta Sesto ha ricevuto l’onorificenza della medaglia d’oro al valore militare.

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Prima pagina de “La Stampa”, 11/6/’40

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Franklin Delano Roosevelt e Winston Churchill durante la Conferenza di Casablanca, 1943

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Sbarco in Normandia, Robert Capa, giugno 1943

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A sinistra: Robert Capa, Agrigento, agosto 1943 Prima pagina de “La Stampa”, 23/7/’43

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Dopo la firma dell’armistizio da parte del generale Badoglio e degli Alleati nacquero da una parte la Repubblica di Salò, estrema forma del potere fascista, dall’altra il Comitato di Liberazione Nazionale con le brigate partigiane cheliberarono l’Italia dal nazifascismo.

8 SETTEMBRE 1943 Prima pagina de “Il Corriere della Sera”, 9/9/’43

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Bandiera del Comitato di Liberazione Nazionale, 1943

Bandiera della Repubblica Sociale Italiana, 1943

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Rosi Romelli e i partigiani della Brigata Garibaldi in Val Saviore, estate 1944

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GLI SCIOPERI Nel corso della primavera del ‘43 a Sesto e in tutto il nord Italia ci furono scioperi contro la guerra. Il 22 marzo 1943 i lavoratori del reparto Bulloneria dello stabilimento Concordia della Falck danno il via agli scioperi nell’area milanese. In seguito, nel marzo ‘44 si registrarono altri scioperi contro l’occupazione nazifascista. A quel mese appartiene uno degli eventi più segnanti della Resistenza e della storia sestese. Fra l’1 e l’8 marzo cinquantamila operai delle industrie sestesi scioperarono arrestando la produzione delle munizioni per gli oppressori tedeschi. Sebbene intimati dal ministro plenipotenziario Funk a riprendere il lavoro, gli operai proseguirono lo sciopero. Nasce così il mito della Stalingrado d’Italia: la città resistente che per prima scalfisce la corazzata del nazifascismo.

Operai della Breda in sciopero a Sesto San Giovanni, marzo 1943

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Operai della Breda ascoltano il ministro tedesco Walther Funk che gli sta intimando di riprendere il lavoro. La rivolta sarĂ repressa duramente e molti lavoratori finiranno in Germania come manodopera a bassissimo costo. Sesto San Giovanni, marzo 1944

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Una formazione del Corpo volontari della LibertĂ davanti alla Breda, Sesto San Giovanni, aprile 1945

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25 APRILE 1945 Il Comitato di Liberazione Nazionale dell’Alta Italia proclamò l’insurrezione nazionale contro i nazisti e i fascisti. Milano, Genova, Torino, Modena e Venezia furono alcune delle città liberate prima dell’arrivo degli angloamericani.

Da sinistra: • Prima pagina de “Il nuovo Corriere”, 26/4/’45 • Partigiane perlustrano la città, Milano, 26/4/’45. Tino Petrelli • Carriarmati in piazza Duomo, Milano, 25/4/’45

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.LA RICOSTRUZIONE e IL BOOM ECONOMICO/GIOVANNI IL BOOM ECONOMICO/ SACCHI. GIOVANNI SACCHI.

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L’Italia nel dopoguerra si trovò in una condizione di forte crisi economica e politica. La prima fu contrastata dagli aiuti che gli americani inviarono in base al Piano Marshall, l’altra portò ad un evento rivoluzionario per la storia d’Italia: la nascita della Repubblica. Alla consultazione referendaria in cui gli italiani furono chiamati a scegliere tra monarchia e repubblica, per la prima volta votarono anche le donne. Dopo qualche mese entrò in vigore la Costituzione Italiana. Il processo di ricostruzione economica durò circa dieci anni e prese il nome di boom economico. Di pari passo col boom andò l’emigrazione da sud verso nord. Grazie a questo forte flusso migratorio la popolazione delle grandi città aumentò esponenzialmente e le fabbriche ebbero nuova linfa grazie all’ingente manodopera disponibile.

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2 GIUGNO 1946 Referendum[re-fe-rèn-dum] s.m. inv. Istituto giuridico in virtù del quale il popolo viene chiamato alle urne per esprimersi su questioni istituzionali e politiche essenziali. Consultazione diretta di una categoria di cittadini: indire un r. tra i lavoratori sull’accordo sindacale; indagine volta a rilevare l’opinione delle persone intorno a qualcosa

A sinistra: Scheda per il voto del referendum popolare, 2/6/’46

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Uomini leggono il comunicato del “Milano Sera”, Milano, 2 /6/’46

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Il Capo dello Stato, Enrico De Nicola, firma la Costituzione italiana a palazzo Giustiniani, il 27 dicembre 1947. Al suo fianco, da sinistra a destra, Alcide De Gasperi, presidente del Consiglio, Francesco Cosentino, funzionario, Giuseppe Grassi, guardasigilli, e Umberto Terracini, presidente della Costituente. La Costituzione entrò in vigore il primo gennaio 1947.

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Art. 1 della Costituzione italiana

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Lo Zappata nell’hangar Breda nei pressi di Bresso (oggi area Parco Nord), 1948 Lo Zappata nel centro di Sesto San Giovanni, 1948

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IL PIANO MARSHALL Nell’immediato dopoguerra la città di Sesto si trovò in uno stato di grave crisi sia economica che sociale. Le industrie infatti erano state bombardate e le materie prime scarseggiavano. L’unica industria che risentì meno di questi problemi fu la Breda che subì pochi e rari bombardamenti per il suo ruolo di industria bellica. Tra il 1949 e il 1951 Falck, Magneti Marelli, Breda e Campari ricevettero grazie agli aiuti americani del piano Marshall fondi per l’acquisto di nuovi impianti di produzione. In questo modo le industrie sestesi ripartirono. Ma l’aiuto americano implicò anche alcuni compromessi: nel 1949, su pressione del governo statunitense, la Breda dovette dismettere la produzione aeronautica. L’ultimo modello prodotto fu il leggendario BZ-308, conosciuto come Zappata.

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Migranti italiani, Bari, 1965

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Immigrato sardo davanti al grattacielo Pirelli, Uliano Lucas, Milano, 1968

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Giovani in Vespa, 1960

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Cartolina promozionale della Fiat 500, 1957

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IL BOOM ECONOMICO Il boom economico ebbe degli effetti notevoli sulla produzione industriale sestese. Grazie alla crescente domanda di elettrodomestici di piccole e grandi dimensioni, Breda e Magneti Marelli iniziarono a produrre frigoriferi e ventilatori.La richiesta e la diffusione di questi oggetti venne amplificata dalla pubblicità sui mezzi di comunicazione. Negli stessi anni, sull’onda del benessere e della libertà riconquistata, Campari toccò quota centocinquanta milioni di bottiglie prodotte fra le mura della fabbrica di via Sacchetti, guadagnando un posto d’onore tra i prodotti italiani più amati all’estero e in patria.

In senso orario: • Manifesto Camparisodi di Franz Marangolo, Campari, 1951 • Manifesto frigorifero Crosley-Breda, ufficio tecnico e comunicazione Breda, 1965 • Cartolina aziendale, ufficio tecnico e comunicazione Magneti Marelli, 1958

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IL SETTEBELLO L’elettrotreno rapido 300 conosciuto come Settebello fu progettato dalla Società Italiana Ernesto Breda nel 1950, entrò in uso nel ‘52 e terminò le sue corse quarant’anni dopo. Il Settebello era un mezzo innovativo, nell’estetica e nella tecnologia, tanto da diventare un simbolo del boom economico italiano degli anni Sessanta e un’icona del «made in Italy». Degni di nota gli allestimenti interni, progettati da due grandi nomi dell’architettura e del design italiano: Giulio Minoletti e Gio Ponti.

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GIOVANNI SACCHI Giovanni Sacchi nasce a Sesto San Giovanni nel 1913. Dopo un breve periodo come apprendista presso la Magneti Marelli, nel 1936 apre una bottega di modelli meccanici. Dopo l’armistizio del ’43 prese parte alla Resistenza sulle montagne piemontesi, attività per la quale otterrà la Croce al merito di guerra. Dopo la guerra ritorna alla sua bottega dove nel 1949 conosce Marcello Nizzoli che lo instrada verso la modellistica per l’architettura e il design. Sacchi, realizzando modelli in legno e materie plastiche, collaborò con i più grandi designer italiani: i fratelli Castiglioni, Zanuso, Sapper e Sottsass. La figura di Sacchi è perciò fortemente legata al mondo dell’industrial design italiano. Fra i suoi modelli più celebri si ricordano i televisori Doney e Algol per Brionvega; il telefono Grillo di Zanuso e Sapper per Siemens; le caffettiere La Cupola e La Conica di Rossi per Alessi; la macchina da scrivere Lettera 22 per Olivetti e la macchina da cucire Mirella di Nizzoli per Necchi. Al termine della sua carriera nel 1998 riceve il Compasso d’Oro alla carriera per il fondamentale contributo dato al grande design italiano.

Giovanni Sacchi nel suo laboratorio, Toni Nicolini © Archivio Sacchi

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Telefono Grillo di Siemens, Marco Zanuso e Richard Sapper, 1965

Modello e dima in legno di Grillo, Federico Pollini Š Archivio Sacchi, 1965

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Modello in legno e in ferro e Mirella di Nizzoli, Necchi, Federico Pollini Š Archivio Sacchi, 1957

Ettore Sottsass

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Giovanni Sacchi nel suo laboratorio durante la realizzazione del modello del televisore Algol per Marco Zanuso e Richard Sapper, Milano, 1964

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PIAZZA DELLA RESISTENZA Il comune di Sesto San Giovanni nel 1960 assegna all’architetto Piero Bottoni l’incarico di realizzare la nuova sede municipale e la circostante piazza. Il cantiere si aprì nei primi mesi del 1961 e il progetto comprende delle residenze e un monumento alla Resistenza. Il padiglione più basso del municipio, ricoperto da un mosaico colorato le cui sfumature ricordano i colori caldi del fuoco, è un omaggio alle fonderie e in generale alle fabbriche della città. La scultrice Anna Praxmayer, sempre su progetto di Bottoni, realizzò poi il monumento alla Resistenza che fu teatro di un attentato negli anni Settanta.

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A destra: Piero Bottoni con Noè Trezzi e il sindaco Giuseppe Carrà sul cantiere del monumento, 1962 Particolare del Comune, Sesto San Giovanni, 2017

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.LA CONTESTAZIONE e GLI ANNI DI PIOMBO/ L’ATTENTATO. GLI SCIOPERI e L’ATTENTATO.

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Nel 1968 il mondo era in pieno fermento culturale. Nella maggior parte dei paesi industrializzati le proteste contro la guerra e le battaglie per i diritti civili si moltiplicarono. Anche in Italia il malcontento era tangibile. I primi a ribellarsi furono gli studenti che occuparono le università per avere più democrazia all’interno degli atenei. Al fianco degli studenti ci furono soprattutto i lavoratori che chiedevano più tutele e migliori condizioni di lavoro. Dopo questa fervente stagione le posizioni, sia a destra che a sinistra, si inasprirono: l’Italia conobbe il terrorismo, iniziarono gli “anni di piombo”. La prima strage fu quella di Piazza Fontana a Milano che per decenni rimase senza colpevoli. Il momento di maggiore tensione, nella primavera del 1978, fu il rapimento e l’uccisione del segretario della Democrazia Cristiana Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse. Sia il terrorismo di matrice comunista che quello fascista toccarono la città di Sesto San Giovanni: qui si affermò una colonna delle Brigate Rosse ispirata dal terrorista sestese Walter Alasia e nel 1971 ci fu un attentato fascista che, pur senza fare vittime, contribuì a diffondere la paura, nell’ottica della strategia della tensione.

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L’attrice Jane Fonda con dei Vietcong, Hanoi, 1972

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Soldati in Vietnam, 1967

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Giovani con il Libretto Rosso di Mao. I cinesi lo chiamano hongbaoshu, libro-tesoro rosso. Si stima che ne siano state stampate piĂš di un miliardo di copie. In Occidente divenne uno dei simboli delle rivolte del ‘68. Pechino, 1967

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Giovani in marcia con il Libretto Rosso, Pechino, 1968

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Martin Luther King Jr. durante la Grande Marcia su Washington, 28/8/’63

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Le “Pantere Nere”, Oakland, 1967

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Nel 1959 Fidel Castro ed Ernesto “Che” Guevara rovesciarono il regime di Batista. L’Avana, 1967

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Fidel Castro incoraggia i militari il giorno prima dell’invasione della Baia dei Porci, 16/4/’61

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Il diritto di sciopero

si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano.

Art. 40 della Costituzione italiana

Sciopero dei lavoratori Breda, Silvestre Loconsolo Š Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 25/9/’64

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Palazzo dell’Arte occupato durante la XIV Triennale, Milano, 30/5/’68

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UniversitĂ degli studi di Trento occupata, Trento, 1968

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Manifestazione in piazza Duomo, Silvestre Loconsolo Š Archivio del Lavoro, Milano, 29/12/’72

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Manifestazione per la pace in Vietnam, Silvestre Loconsolo ŠArchivio del Lavoro, Milano, 2/6/’68

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Lavoratori Breda in sciopero, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 25/1/’69 A lato: Sciopero alla Magneti Marelli, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 9/5/’68

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Corteo in piazza Duomo, Silvestre Loconsolo Š Archivio del Lavoro, Milano, 1/5/’68

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L’AUTUNNO CALDO Autunno ‘69. Nel pieno della Contestazione anche i lavoratori fanno sentire la loro voce chiedendo significativi aumenti salariali e una revisione dell’organizzazione del lavoro in fabbrica partendo dalla definizione di uguali condizioni per operai e impiegati. Chiedevano inoltre la difesa della salute. Presero parte alla protesta anche i maggiori sindacati.

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Sciopero unitario dei metalmeccanici per il rinnovo dei contratti, Silvestre Loconsolo Š Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 19/9/’69

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20 MAGGIO 1970

STATUTO DEI LAVORATORI La legge 300/70 introdusse nuove e notevoli modifiche sul piano delle condizioni di lavoro e su quello dei rapporti fra datori di lavoro, lavoratori e rappresentanze sindacali.

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Nelle pagine precedenti: Esterno della Falck, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 1971 Lavoratori della Breda manifestano, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 21/12/’69

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18 GIUGNO 1971 «Centro industriale fra i primi d’Italia, durante venti mesi d’occupazione nazifascista fu cittadella operaia della resistenza, che la lotta di liberazione condusse con la guerriglia, di sabotaggio esterno e nel chiuso delle fabbriche, l’intensa attività d’aggressive formazioni partigiane di città e di campagna, le coraggiose aperte manifestazioni di massa, la resistenza passiva e gli scioperi imponenti, esiziali per la produzione bellica dello straniero oppressore. Irriducibili a lusinghe, minacce e repressioni, maestranze e popolazione, di contro alle ingenti perdite umane e materiali del nemico pagarono con perdite in combattimento, dure rappresaglie, deportazioni e lutti atroci il prezzo della loro battaglia offensiva, di cui furono epilogo alla liberazione, gli ultimi scontri sanguinosi, la difesa delle fabbriche dalla distruzione, per la salvezza di un quinto del patrimonio industriale della Nazione. Decine di fucilati, centinaia di caduti in armi e in deportazioni, migliaia di partigiani e patrioti di ogni estrazione e di diversi ideali testimoniano il valore e il sacrificio del popolo sestese, ispirati da unico anelito d’indipendenza dallo straniero invasore e da comune amore di Patria e di libertà.» Nel 1971 Sesto San Giovanni viene decorata con la medaglia d’oro al valore militare per la guerra di Liberazione

A lato: Corteo lavoratori Breda contro il terrorismo, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 20/4/’78 Sciopero contro l’attentato al circolo della Torretta, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 29/9/’72

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12 DICEMBRE 1969 16:37

Prima pagina de “Il Corriere della Sera”, 13/12/’69

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Funerali delle quattordici vittime di piazza Fontana, Silvestre Loconsolo Š Archivio del Lavoro, Milano, 15/12/’69

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23 MAGGIO 1971 Nel pieno della strategia della tensione Sesto fu colpita al cuore. Durante la notte fra il 22 e il 23 maggio del ‘71 un ordigno esplose alla base del Monumento alla Resistenza. L’attacco fu subito rivendicato dalle SAM, Squadre d’Azione Mussolini, organizzazione terroristica di matrice fascista. La stessa notte lo stesso gruppo firmò altri tre attacchi a Milano, tra cui uno al Convitto Rinascita. Dopo l’attacco ci furono manifestazioni spontanee di cittadini presso il Monumento e per il 24 maggio fu indetto uno sciopero di un’ora nelle maggiori fabbriche della città. Dopo pochi giorni il segretario del PCI Enrico Berlinguer visitò a Sesto per portare il proprio messaggio di solidarietà agli operai e ai cittadini.

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Enrico Berlinguer incontra i lavoratori sestesi, Sesto San Giovanni, 1971

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Manifestazione a sostegno dell’attentato fascista al monumento alla Resistenza, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 24/5/’71

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Manifestazione a sostegno dell’attentato fascista al monumento alla Resistenza, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 24/5/’71

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Otto morti Centotre feriti

Brescia 28 Maggio, 10:12 Strage di piazza della Loggia.

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San Benedetto Val di Sambro 4 Agosto, 1:23 Strage del treno Italicus.

Dodici morti Quarantaquattro feriti

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Prima pagina de “La Stampa”, 10/5/’78

Manifesto di Democrazia Proletaria, 10/5/’78

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9 MAGGIO 1978 Assassinare v. tr. Uccidere un essere umano, in una rissa o a tradimento, per rapina, per odio, per vendetta.

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.IL NUOVO MONDO/ LA CHIUSURA, IL PRESENTE e IL FUTURO.

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Con la caduta del Muro di Berlino, avvenuta nel novembre del 1989, si spezzano i blocchi ideologici che dal dopoguerra si contrapponevano nel mondo. Il comunismo tramonta definitivamente con il crollo dell’URSS nel 1991, mentre il liberismo si declina in una nuova forma. Anche la politica italiana viene investita da questo cambiamento: si ritiene infatti conclusa la prima Repubblica, la stagione dei blocchi ideologici e si assiste ad un cambiamento della classe dirigente con l’affermazione politica di Silvio Berlusconi. Questa è l’epoca in qui le lotte sindacali perdono vigore e il sistema economico della città inizia una progressiva metamorfosi: gradualmente le fabbriche vengono dismesse e si vira verso il settore terziario. A partire dalla seconda metà degli anni Novanta, alla chiusura degli stabilimenti corrisponde l’arrivo delle sedi di grandi aziende e multinazionali. In questi anni il terrorismo di matrice politica scompare ma viene sostituito da quello di stampo mafioso che colpisce alti funzionari e istituzioni dello Stato italiano.

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Ragazzi prendono a picconate il Muro, Berlino, 9/11/’89

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Smantellamento della zona industriale Breda, Sesto San Giovanni, 1994

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Capaci 23 Maggio, 17:58 Strage di Capaci.

Cinque morti Ventitre feriti

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Sei morti Ventiquattro feriti

Palermo 19 Luglio, 16:58 Strage di via D’Amelio.

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LA FINE DI UN’ERA

Già verso la fine degli anni Settanta la situazione degli operai diventa difficile. A causa del deficit energetico e dei mutamenti socio-economici, le industrie sestesi entrano in crisi e negli anni Ottanta numerosi stabilimenti vengono dismessi. La prima azienda a chiudere fu la Ercole Marelli nel 1983, l’anno successivo la Magneti Marelli mise i lucchetti a cancelli per sempre. La Falck invece cercò di contrastare la crisi tagliando drasticamente il personale. Chiuse nel 1995. Le proteste operaie non cessarono, anche se le conquiste questa volta erano davvero difficili da ottenere.

A lato: Presidio lavoratori Magneti Marelli, Silvestre Loconsole © Archivio del Lavoro, Sesto San Giovanni, 7/7/’80 Forno T3 della Falck, Aurelio Spinelli, Sesto San Giovanni, 1994

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Scheletro e torre piezometrica dello stabilimento Concordia della Falck, Sesto San Giovanni, 2002

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AREA EX FALCK Dopo la chiusura della Falck la città con la provincia e la regione si chiese cosa fare di un territorio così vasto. Nel corso degli anni si sono susseguiti diversi piani regolatori e progetti. Anche l’archistar Renzo Piano e il suo studio si interessarono al futuro dell’Area Falck ma nel 2016 lasciarono il progetto a causa di incongruenze economiche. Al momento, parte dell’Area è destinata al polo scientifico Città della Salute e alla nascita di un nuovo quartiere con metropolitana, scuole, una biblioteca e servizi. In quest’area sono ancora presenti gli stabilimenti Concordia e Unione con le relative torri piezometriche e l’acciaieria T3, uno dei simboli di Sesto San Giovanni. È programmato a breve il loro abbattimento e la bonifica dell’area.

Sirena dello stabilimento Unione. Veniva utilizzata durante la seconda guerra mondiale. Dal 2005 ogni giorno a mezzogiorno suona.

A lato: • Torre piezometrica e T3 dello stabilimento Unione, Sesto San Giovanni, 2015 • Schizzo di Renzo Piano per il progetto Città della Salute, 2012

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IL MITO DI CAMPARI Per più di cento anni Campari ha prodotto i mitici liquori fra le mura della fabbrica di via Sacchetti. In Italia e all’estero Campari significa aperitivo e italianità. Deve questa celebrità anche alla comunicazione visiva che adottò fin dai primi anni. Fra gli artisti che hanno reso una vera e propria icona pop il marchio Campari spiccano Dudovich, Cappiello, Depero, che ha anche ha disegnato la bottiglietta del Camparisoda, Munari, Marangolo, Glaser e Nespolo. Ancora oggi il nome Campari a Sesto viene associato all’arte grazie alle opere di street artists che decorano le mura esterne di Villa Campari reinterpretando i celebri manifesti che hanno reso mitico e unico il bitter rosso.

Manifesto pubblicitario per Campari, Fortunato Depero, 1930

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Modello ligneo dell’Omino Campari di Fortunato Depero, 1929

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Modello ligneo dell’Omino Campari di Depero, opera di Giovanni Sacchi, Federico Pollini Š Archivio Sacchi

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Rivisitazione del manifesto di Munari ad opera di Pao, Sesto San Giovanni, 2014

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Facciata storica incorniciata dal nuovo complesso amministrativo di Mario Botta, 2009

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CARROPONTE Il Carroponte è un monumento del Parco archeologico industriale ex Breda e connota il paesaggio sestese per il suo forte significato simbolico. Ăˆ infatti il simbolo delle trasformazioni che ha vissuto la cittĂ : memoria delle grandi fabbriche e allo stesso tempo esempio di reinterpretazione degli spazi urbani liberati dai capannoni e dagli impenetrabili muri di cinta delle fabbriche. Durante la stagione estiva il cartellone degli eventi del Carroponte brulica di grandi nomi del panorama musicale italiano e non e accoglie anche eventi di varia natura.

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IERI COME OGGI Nelle pagine precedenti: Manifestazione unitaria antifascista, Silvestre Loconsolo © Archivio del Lavoro, Milano, 13/2/’71 Manifestazione unitaria contro i tagli, Sesto San Giovanni, 16/2/’16

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Ringrazio Eleonora Cortese dell’Archivio del Lavoro e Lodovico Gualzetti dell’Archivio Giovanni Sacchi per la loro disponibilità e gentilezza.

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Sitografia • sestosg.net • archiviolavoro.it • archiviosacchi.it • flickr.com • commons.wikimedia.org • corriere.it • lastampa.it • newyorker.com • archilovers.com

FONTI ICONOGRAFICHE

Bibliografia • Immagini della mia città 1980 - 2009, Aurelio Spinelli, Tarantola Editore, • Sesto San Giovanni, 2009 • Immagini di Sesto antica, Angelo Gaetano Spampinato, Gelmi Edizioni d’Arte, • Sesto San Giovanni, 1980 • Profili di Sesto antica, Angelo Gaetano Spampinato, Gelmi Edizioni d’Arte, Sesto San Giovanni, 1980 • La Breda 1886 - 1986, Amilcare Pizzi Editore, Cinisello Balsamo, 1986 • Metamorfosi di una città, a cura di Ezio Parma, MCG, Sesto San Giovanni, 1992

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