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Roma

custode, era costruito in muratura e pietra per un’altezza al colmo di 14 m. L’uso del materiale metallico era limitato alle 40 capriate Polonceau in ferro e legno e alla cornice a trafori in ghisa che coronava le cuspidi del tetto e dei fronti, provvisti di aperture perimetrali protette da griglie mobili in lamiera zincata; una rete di canalizzazioni raccoglieva le acque reflue a mezzo di graticci sempre in ghisa, convogliandole nello scarico centrale. Nessuno di essi sopravvivrà all’avvio del nuovo secolo, testimoniando il rapido superamento della tipologia ottocentesca, ma, soprattutto, nessuno di essi è paragonabile a ciò che Mengoni elabora per Firenze capitale. Per quanto concerne il commercio all’ingrosso, la vendita degli alimenti continua a svolgersi all’aperto nella centralissima piazza Santo Stefano, da cui viene trasferita nel 1873 per essere riorganizzata sempre all’aperto lungo il viale orientale di porta Vittoria; qui rimane fino al primo decennio del nuovo secolo, quando si costruirà un grande mercato in ferro e vetro lungo corso XXII Marzo (1911), in un’area ben servita dalle infrastrutture non distante dalla precedente, dove resterà fino alla demolizione nel 196528 . Con il ripensamento del sistema di approvvigionamento che segna il primo Novecento, la scelta di Milano sarà quella di concentrare i mercati all’ingrosso presso lo scalo merci di porta Vittoria, dove è già operativo il nuovo mercato ortofrutticolo, cui seguiranno il mercato di Polli e Uova (1925) e il nuovo mattatoio (1930), mentre il mercato ittico sarà trasferito presso la nuova stazione Centrale (1935)29 . Completeranno il programma undici mercati al dettaglio dell’Azienda consortile dei consumi del Comune, distribuiti a corona nei quartieri della nuova periferia industriale (dal 1928)30 .

Roma A Roma il riordino dei mercati delle cibarie, seppur oggetto di dibattiti fin dagli ultimi decenni dell’Ottocento, giungerà a maturazione solo nel secolo successivo, in netto ritardo rispetto all’epoca considerata. Connessa in principio allo spostamento di alcune attività commerciali dal centro storico, la questione finirà per imporsi come tema legato allo sviluppo della zona periferica tra porta Ostiense e la basilica di San Paolo fuori le mura, dove si concentreranno i nuovi macelli e mercati generali, suggerendo un parallelo tra la situazione di Roma e quella di Milano se non fosse per il diverso contesto economico, sociale e istituzionale31 e per la mancanza di mercati in ferro e vetro, a dispetto delle numerose proposte di architetti, ingegneri e imprenditori che la letteratura permette di ricostruire:

I progetti di nuovi mercati coperti, che nell’ultimo trentennio dell’Ottocento sono sottoposti all’esame delle commissioni tecniche comunali e dell’amministrazione, riassumono gli orientamenti prevalenti nell’architettura dei mercati realizzati nello stesso periodo nei maggiori centri della nazione. […] riflettono le

28 Un nuovo mercato ortofrutticolo all’ingrosso verrà costruito non lontano rafforzando il carattere di «città annonaria» della zona di Calvairate, cfr. P. Montagnani, P. Batelli, Il civico mercato ortofrutticolo di Milano, «Città di Milano», 4-5 (1947). 29 S. Aleni, V. Redaelli (a cura di), Storia e storie dei Mercati Generali a Milano, Quattro, Milano 2013. 30 P. Montagnani, P. Batelli, I mercati rionali coperti della città di Milano, «Città di Milano», 8-9 (1947). 31 A. Caracciolo, Le tre capitali d’Italia: Torino, Firenze, Roma, in C. De Seta (a cura di), Le città capitali, Laterza, Roma 1985, pp. 195-200.

contraddizioni e i conflitti legati al rispetto della storia, da un lato, e alla domanda di trasformazione avanzata dalla moderna società industriale, dall’altro32 .

Anche a Roma il problema della riorganizzazione dei macelli e dei mercati del bestiame precede quello dei commestibili, come negli esempi di Torino e Firenze. La concentrazione in un solo impianto pubblico, situato tra piazza del Popolo e il Tevere, attuata a partire da un progetto di Giuseppe Valadier (1822), presto modificato e infine ampliato sotto il pontificato di Pio IX dall’architetto Gioacchino Ersoch (1868), rimane in funzione fino alla decisione di trasferire la struttura a Testaccio (1888), affidandone la progettazione allo stesso architetto comunale, il cui nome resterà legato alla costruzione del nuovo mattatoio civico (1891). Ersoch si interessa anche alla questione dei mercati coperti, per i quali propone un piano di riassetto complessivo, corredato di una pubblicazione del progetto (1866)33, che prevede sette grandi strutture per la vendita all’ingrosso divise per categorie di prodotti (frutta e verdura, cereali, liquidi, bestiame, pollame, pesce e combustibile) secondo il modello londinese, cui sono affiancate quattordici strutture più piccole per la vendita al minuto (una per ciascuno dei rioni) come nel modello parigino, da stabilirsi dopo distruzioni e sventramenti nel centro della capitale Pontificia, sfruttando il Regolamento edilizio e di pubblico ornato per la città di Roma (1864) e il completamento della rete ferroviaria. Rielaborato e presentato più volte ai consigli comunali della città (1870-1875), divenuta nel frattempo capitale del Regno d’Italia, il progetto di un sistema di piazze-mercato resterà sulla carta, malgrado l’attenzione al tema del commercio al minuto cominciasse a crescere specialmente per interesse dei privati, le cui proposte si concentreranno in due grandi zone ‘sensibili’ già individuate da Ersoch e del tutto organiche con gli orientamenti del Comune: il nucleo antico della città e il settore urbano nord-orientale dominato dalla nuova stazione Termini (1868-1874). Il programma di Ersoch potrebbe avere influenzato le politiche urbane di Firenze capitale, dove la questione di un sistema diffuso di mercati coperti sarà definita nello stesso 1866. Il tema era comunque al centro del dibattito nelle maggiori città italiane34 dopo l’esempio di Parigi. Nel secondo Ottocento il problema principale riguarda il commercio all’ingrosso, organizzato in spazi aperti fino alla fine del secolo come a Milano. Tradizionalmente situato in piazza Navona, il mercato

32 Doti, Mercati coperti e pratiche della progettazione urbana, cit., pp. 53, 59. Cfr. F. Scarnati, La nascita dei mercati generali all’Ostiense, da Roma italiana al sindaco Natan. I mercati a Roma dal 1870 al 1913, Lindbergh & P., Roma 2002; G. Stemperini, La questione di un unico mercato all’ingrosso nella Roma postunitaria: la scelta dell’Ostiense, «Roma moderna e contemporanea», 12 (2004), 1/2, pp. 49-60; L. Francescangeli, O. Rispoli (a cura di), La memoria dei mercati: fonti e documenti sulla storia dell’Annona e dei mercati di Roma, Nuove Tendenze, Roma 2006; De Pieri, Mercados cubiertos en la Italia liberal, cit., pp. 223229; G. Stemperini, La politica annonaria del Comune di Roma tra Ottocento e anni Trenta del Novecento: la questione dei mercati all’ingrosso, CROMA-Università Roma Tre, Roma 2009; Id., Gioacchino Ersoch architetto municipale: progetto ed interventi per la modernizzazione dei pubblici macelli e del sistema dei mercati nella Roma dell’Ottocento, «Città e storia», 5 (2010), 2, pp. 297-327. 33 G. Ersoch, Relazione sopra il progetto delle piazze di mercato da sistemarsi in Roma, S.l., s.n., 1866; L. Francescangeli, Progettare gli spazi e le funzioni urbane: le piazze dei mercati di Gioacchino Ersoch, in A. Cremona et al. (a cura di), Gioacchino Ersoch, architetto comunale. Progetti e disegni per Roma capitale, Palombi, Roma 2014, pp. 129-161. Cfr. A. Racheli, Ersoch, Gioacchino, in Dizionario Biografico degli Italiani [da qui in avanti DBI], 43 (1993). 34 Vedi il progetto di Alessandro Antonelli per Torino e quello di Giuseppe Damiani Almeyda per Palermo.

ortofrutticolo viene spostato prima in piazza Campo dei Fiori (1869) e poi in via dei Cerchi (1882); da lì verrà trasferito nel 1893 quando i grossisti, riunitisi in cooperativa sotto il nome di «Società Orto-Agricola Romana», acquistano un ampio lotto di terreno lungo il nuovo viale del Re a Trastevere dove aprono un proprio impianto, sfruttando i recenti interventi di infrastrutturazione della zona (l’apertura di un nuovo ponte sul Tevere e della stazione). La soluzione, singolare nel contesto nazionale, aprirà una disputa giudiziaria col Municipio che condurrà alla chiusura dell’impianto privato e alla costruzione di quello che rappresenta il primo mercato coperto della capitale. Situato in un’area all’Esquilino di 16.000 mq, non lontana dalla stazione Termini e già acquisita dal 1873, la nuova struttura pubblica comprenderà una serie di edifici in legno progettati dall’ingegnere comunale Mario Moretti nel 1902, sostituiti da più sicure tettoie metalliche dopo l’incendio del 1908. L’impianto resterà in funzione per due decenni, sebbene da subito se ne metta in discussione il funzionamento (forse per logiche che sottendono interessi di valorizzazione fondiaria legati alla scadenza del piano regolatore del 1883). Col nuovo sindaco Ernesto Nathan (1907-1913) si introdurrà una discontinuità nelle scelte dell’Amministrazione che investe anche i mercati generali, per i quali il nuovo piano regolatore di Edmondo Sanjust di Teulada (1909) prevede lo spostamento a sud della città, fuori delle mura aureliane, in un’area di cui si vuole rafforzare la vocazione produttiva trasformandola nella «zona industriale» della capitale. Nelle intenzioni della Giunta Nathan la realizzazione di nuovi mercati si inquadra in un più ampio disegno che aspira a stabilire un forte controllo comunale sull’approvvigionamento urbano. Il progetto per il nuovo complesso, firmato dall’ingegnere comunale Emilio Saffi, prevede la ripartizione del mercato in due settori (il primo destinato a frutta e verdura, il secondo a pesce, carne, uova e altri alimenti), divisi da uno spazio centrale riservato ai binari di raccordo con le reti ferroviarie nazionali, compresa la nuova linea Roma-Ostia. Appaltato nel 1912, l’imminente caduta della Giunta Nathan ne rallenterà i lavori, che si concluderanno nel 1922 in uno scenario del tutto diverso. Il tema dell’isolamento dei resti archeologici di età romana, fortemente dibattuto sia fra i cultori dell’antico sia nelle sedi istituzionali, condizionerà le decisioni in materia di lavori pubblici fra cui la collocazione dei nuovi mercati rionali, per i quali Boldi lamenterà la mancanza di un piano generale35. Negli oltre quarant’anni che separano la prima proposta di Ersoch (1866) dall’approvazione del progetto dei Mercati Generali all’Ostiense di Saffi (1910), si costruiranno solo quattro mercati coperti (successivi ai mercati fiorentini di Mengoni) che risulteranno insufficienti per il fabbisogno alimentare di una città capitale: il mercato del pesce a San Teodoro (1876), progettato da Ersoch e modificato più volte fino alla parziale copertura con un lucernario (1908); il mercato ortofrutticolo di via dei Cerchi (1882); il mercato del pesce a piazza delle Coppelle (1887), sempre su disegni di Ersoch; il mercato delle erbe di viale Manzoni (1902).

35 Boldi, Per i mercati coperti, cit., Parte V, pp. 225-247.

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