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Il nuovo mercato centrale nei Camaldoli di San Lorenzo
Il nuovo mercato centrale nei Camaldoli di San Lorenzo A nome della commissione Straordinaria il nuovo gonfaloniere Luigi Guglielmo de Cambray Digny presenta al Consiglio Generale il piano dell’ingegnere capo dell’Uffizio d’Arte Luigi Del Sarto per trasferire il Mercato Vecchio nei Camaldoli di San Lorenzo: «un luogo facilmente accessibile a tutti i trasporti e più conveniente per molti riguardi»9. Si ritiene infatti che l’ampliamento urbano avrà luogo soprattutto in riva destra dell’Arno, pertanto il nuovo mercato verrebbe a trovarsi comunque nel centro della città. Le perplessità concernenti la carenza di acqua nell’area designata, la necessità di informare la comunità e la mancanza di alloggi per i residenti coinvolti dalle espropriazioni, che appartengono alle classi più disagiate, sono presto arginate10, perciò si delibera di costruire il nuovo edificio nello spazio delimitato dalle vie dell’Ariento, Panicale, Chiara, Sant’Antonino e attraversato da via Romita, sollecitando il Prefetto a trasmettere il progetto al Governo per ottenere l’atteso decreto di esproprio per opere pubbliche11. Lo stesso gonfaloniere Cambray Digny si adopera poi affinché l’amico consigliere Peruzzi sia ammesso fra i membri della commissione Straordinaria12 su designazione dello zio, il senatore marchese Carlo Torrigiani, senza alcuna obiezione della controparte13. Ubaldino inizia così la scalata all’interno del municipio fiorentino, consolidando nel contempo un ruolo chiave nell’affare «Nuovi Mercati». Il piano di massima richiesto a Poggi viene riprodotto dalla Litografia Toscana in una mappa della città corredata di un elenco sintetico delle operazioni da effettuarsi14 (fig. 29). Il documento, oltre al «piano di ingrandimento» predisposto dall’architetto, contiene il «piano d’allineamento interno della vecchia Città» elaborato da Del Sarto, dal quale emerge la prospettiva di ben quattro mercati coperti, di cui uno centrale da costruirsi in San Lorenzo, più altri tre dei quali non si chiarisce l’ubicazione per servire la corona di nuovi quartieri residenziali previsti attorno al circuito delle mura (da abbattere). Ciò impone la rettifica di un’informazione errata, tramandata dalla storiografia a partire dallo studio di Fei, in cui si sostiene come già nell’adunanza Consiliare del 18 novembre 1864 si fosse stabilita la costruzione di due mercati succursali specificandone anche il luogo15 .
9 ASCFi, Comunità di Firenze, Deliberazioni Consiliari, CA 102, Ad. 28 gennaio 1865. 10 All’interno del consesso municipale solo occasionalmente i rappresentanti della Sinistra democratica svolgevano una funzione oppositiva nei confronti della Destra al governo e, quando ciò accadeva, il loro intervento si limitava a sollevare critiche su questioni minuziose senza palesare alcun interesse per i problemi reali degli strati subalterni della popolazione, i primi a essere colpiti dalle speculazioni edilizie cui si stava dando corso. Cfr. P. Redi, Espansione e speculazione edilizia in Firenze capitale, in G. Pansini, La Toscana nell’Italia Unita. Aspetti e momenti di storia toscana, 1861-1945, URPT, Firenze 1962, pp. 453-471. 11 ASCFi, Comune di Firenze, Mercati delle vettovaglie, CF 7334, fsc. 17, 21 febbraio 1865; ASFi, Prefettura di Firenze 18651952, Protocollo Generale, f. 2, n. 3615 e f. 3, n. 6237. 12 Supra Prodromi, nota 2. 13 ASCFi, Comunità di Firenze, Deliberazioni Consiliari, CA 103, Ad. 11 febbraio 1865. 14 Pianta geometrica della Città di Firenze e Topografia de’ suoi Contorni con i Progetti di Ampliamento, di Riduzione e Allargamento delle strade, Litografia Toscana, Aprile 1865. Cfr. Detti, Firenze scomparsa, cit., pp. 36 ss. 15 Fei, Nascita e sviluppo di Firenze, cit., p. 24.
La decisione di ridurre il numero dei mercati rionali a due è invece posteriore alla presentazione del piano di massima di Poggi16, come attesta anche il regio decreto del 20 marzo in cui si dichiarano opere di pubblica utilità la costruzione di un nuovo mercato nei Camaldoli di San Lorenzo e l’allargamento delle vie dell’Ariento e Sant’Orsola17. In sostituzione del Mercato Vecchio l’ingegnere capo comunale prospetta la realizzazione di due gallerie a due bracci incrociati ciascuna, coperte in ferro-vetro e fiancheggiate da negozi, che richiamano la morfologia della galleria Vittorio Emanuele II di Mengoni all’epoca in costruzione a Milano. Mentre i ministeri si stanno trasferendo nella nuova capitale in festa per il sesto centenario della nascita di Dante18, il Consiglio Generale approva una convenzione da stipularsi con la Società anonima edificatrice per la costruzione di 3 mila stanze, divise in più caseggiati, «adattate alla povera gente»19; provvedimento senza il quale è giudicato impossibile proseguire con la costruzione del nuovo mercato20, anche se sarà solo con l’approvazione della L. 2359/25 giugno 186521 che si potrà finalmente dare avvio alle espropriazioni e quindi all’attuazione dei nuovi strumenti urbanistici: il piano regolatore edilizio per la città antica e quello di ingrandimento per il suo territorio comunale. Vengono dunque inoltrate le richieste dei dati catastali dei fabbricati interessati dagli espropri, che dovranno servire di base alle perizie e stime, e le istruzioni per la conferma degli inquilini di quegli stessi edifici per un altro semestre22, quando giunge inattesa al Gonfaloniere la proposta di un’area alternativa a quella dei Camaldoli di San Lorenzo, individuata nei terreni liberi annessi a un villino situato lungo la vicina via Nazionale. A dispetto della convenienza delle osservazioni addotte, riguardanti fattori importanti quali «Economia, fresco, salubrità, vicinanza ai centri popolari, facilità nella direzione delle acque, speditezza nella costruzione, risparmio di tante trepidazioni ad una classe di cittadini quando si pronunzia la
16 Anche i quartieri residenziali saranno poi ridimensionati per il trasferimento della capitale a Roma. 17 ASCFi, Comune di Firenze, Mercati delle vettovaglie, CF 7334, fsc. 17. Decreto concesso in base alla L. 3754/20 novembre 1859 sull’Ordinamento del servizio delle Opere pubbliche. Riguardo alle espropriazioni concesse per causa pubblica si osservarono le norme della L. 4375/24 ottobre 1860, che assicurava validità generale alle leggi speciali allora vigenti in Toscana. 18 La festa nazionale funse anche da pretesto per presentare la capitale alle rappresentanze di ogni città d’Italia, comprese quelle non ancora annesse, cfr. M. Yousefzadeh, City and Nation in the Italian Unification. The National Festivals of Dante Alighieri, Palgrave Macmillian, New York 2011; C. Satto, Simbolo cittadino, gloria nazionale. Dante nella Capitale, in Chiavistelli (a cura di), Una città per la nazione?, cit., pp. 213-236. 19 La Società anonima edificatrice era una società per azioni, fondata da Enrico Guidotti e Giovanni Sandrini per costruire abitazioni popolari nei nuovi quartieri residenziali a partire da Barbano e Cascine (1848). Successivamente il Comune affidò alla stessa l’amministrazione delle ‘casette’ in ferro e legno (1865) situate presso la via Settignanese, porta alla Croce e il Pignone, dove abitavano le classi più disagiate. L’archivio della Società (1848-1976) è conservato nell’Archivio storico comunale di Firenze dopo la convenzione stipulata tra il Comune e la Med Edificatrice (1993). Cfr. D. Manetti, Da Firenze capitale alla “questione di Firenze”: imprenditori, affaristi e politici, in Poettinger, Roggi (a cura di), Una capitale per l’Italia, cit., pp. 249-287. 20 ASCFi, Comunità di Firenze, Deliberazioni Consiliari, CA 103, Ad. 20 maggio 1865. 21 Si trattava della prima legge italiana inerente alle disposizioni in materia di esproprio per causa pubblica. Con essa si regolava la dichiarazione di pubblica utilità individuando l’oggetto dell’esproprio e i soggetti interessati dall’espropriazione, si definivano le procedure e i criteri per la determinazione delle indennità, vedi «Gazzetta Ufficiale», n. 165, 8 luglio 1865. 22 ASCFi, Comune di Firenze, Mercati delle vettovaglie, CF 7334, fsc. 11; ASFi, Prefettura di Firenze 1865-1952, Protocollo Generale, f. 6, n. 15402. Il contratto d’affitto semestrale scadeva il 1o di maggio e il 1o di novembre, vedi Fei, Nascita e sviluppo di Firenze, cit., p. 55 nota 5.
parola disdetta»23, l’invito non viene accolto. L’esigenza speculativa di risanare un antico quartiere per incrementarne la rendita di posizione sugli immobili pesava di più della prospettiva di un risparmio maggiore nell’immediato ma dagli sviluppi più contenuti. I nuovi assetti amministrativi disposti per l’organizzazione del neonato Stato italiano non conducono a mutamenti rilevanti nella compagine interna del Consiglio comunale24. Alla carica di sindaco viene confermato Cambray Digny per il triennio 1865-1867, Peruzzi consolida la sua autorità sulla circoscrizione territoriale come presidente del Consiglio provinciale (1865-1870)25; non a caso si chiede il suo sostegno per aprire a Firenze – sul modello di Parigi e Londra – tre uffici telegrafici distaccati rispetto a quello centrale in palazzo Medici Riccardi: uno a porta Romana (sud), uno a porta al Prato (ovest) e uno a porta alla Croce (est)26 . Intanto Del Sarto invia al Sindaco una relazione, in cui descrive il progetto per il nuovo mercato ripercorrendo il coinvolgimento nella vicenda a partire dalla proposta del 1861:
[…] Di quel Progetto (che, sebbene allo stato di semplice Bozzetto, ebbe le simpatie di quanti lo esaminarono) incontrò soprattutto un deciso favore il taglio delle strade che ha avuto l’onore di rimanere come il tipo di tutti i Progetti che sono stati fatti dappoi anche fuori di questo Uffizio d’Arte, e del quale il Sottoscritto si è poi valso per trasformarlo in un Progetto da quello del Mercato totalmente diverso.
Ricorda poi quando, inviato dal Consiglio Generale alla Grande Esposizione di Londra del 1862, ne approfittò per visitare «quelle costruzioni, che più avessero potuto collimare coi bisogni più pressanti della Città nostra, fra i quali supremo è quello del Mercato delle Vettovaglie», potendo constatare la diversa concezione che si aveva dei mercati nei paesi dell’Europa settentrionale:
[…] Se non che in presenza degli Edifizii che oltre le Alpi servono al detto uso, io mi trovava trasportato in un ordine d’idee affatto nuovo, perché ove fra noi siamo abituati a considerare un Mercato come una vasta Piazza circondata da Botteghe, e possibilmente da Portici; altrove serve all’uso della vendita dei commestibili un edifizio più o meno ampio, il quale, essendo chiuso e coperto, ripara tanto le persone che vendono e quelle che comprano, quanto i generi che vi si conservano, dalle intemperie delle stagioni.
Le conclusioni cui giunge ne segneranno evidentemente il destino professionale, se lui resterà a dirigere nel rancore gli affari del suo ufficio comunale mentre ad altri sarà demandato di studiare un progetto più moderno e funzionale per il nuovo mercato della capitale, in grado di dialogare con i modelli adottati dalle capitali più avanzate:
23 ASCFi, Comune di Firenze, Mercati delle vettovaglie, CF 7334, fsc. 17, 25 agosto 1865. 24 Atti del Consiglio comunale di Firenze dell’anno 1865-66, Coi Tipi di M. Cellini e C., Firenze 1872, Ad. 30 settembre 1865. Secondo la L. 2248/20 marzo 1865 sull’Ordinamento amministrativo del Regno d’Italia, che estendeva a tutto il territorio unificato gli istituti amministrativi sabaudi, e il Regolamento di attuazione (R.D. 2321/8 giugno 1865), la «Comunità» di Firenze, istituita da Pietro Leopoldo nel 1781, ebbe un nuovo assetto amministrativo divenendo «Comune». 25 G. Pansini, La formazione della provincia di Firenze nell’organizzazione territoriale della Toscana dal Granducato allo Stato Unitario, in S. Merendoni, G. Mugnaini (a cura di), La provincia di Firenze e i suoi amministratori dal 1860 ad oggi, Olschki, Firenze 1996, pp. XV-CIV: XCI. Gli succederà Luigi Guglielmo de Cambray Digny (1870-1877). 26 BNCF, U. Peruzzi, Appendice, XXXVI, 7. Lettera di Riccardo Mazzanti a Ubaldino Peruzzi, Firenze, 2 novembre 1865, inedita.