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Ivano Mortaruolo

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Gennaro Amalfi

Gennaro Amalfi

Il Diamante del bambù

Erythrura hyperythra (Reichenbach, 1862): digressioni

e postille nomenclaturali e tassonomiche

testo di IVANOMORTARUOLO, FOTOAUTORIVARI

Dal punto di vista tassonomico il Diamante del bambù Erythrura hyperythra esordisce nel 1862 (1), quando il medico, zoologo e botanico Heinrich Gottlieb Ludwig Reichenbach(1793-1879) lo descrisse come Chlorura hyperythra alla pagina 33 della pubblicazione Die Singvögel.Sia il nome generico che quello specifico (detto anche “epiteto”) rimandano a due peculiari aspetti cromatici del volatile. Chloruraè infatti l’insieme di due parole greche: kloros = verde eoura = coda. È interessante notare che questa specie, nell’ambito dell’attuale genere di appartenenza, vale a dire l’Erythrura, è l’unica ad avere le timoniere verdi, mentre nella quasi totalità degli altri taxasono rosse(2) … come suggerisce anche l’analisi etimologica (erythros = rosso e oura = coda). Per converso, non uniforme è la valutazione dell’epiteto hyperythra, al quale, in qualche scritto, viene attribuito il significato di un’estesa presenza di colore rosso nella livrea.

È interessante notare che questa specie, nell’ambito dell’attuale genere di appartenenza, vale a dire l’Erythrura, è l’unica ad avere le timoniere verdi

Maschio di D. del bambù della sottospecie nominale (hyperythra). Fonte iconografica: Mattew Kwan/ebird.org

È ipotizzabile che tale convinzione sia stata favorita anche dal fatto che foneticamente le prime sillabe di questa parola propongono un “iper”, vale a dire il prefisso con il quale si indica sostanzialmente una maggiore estensione o quantità. Una diversa valutazione etimologica porta invece a un risultato sostanzialmente opposto, in quanto evidenzia una ridotta concentrazione di tale lipocromo: infatti, la parola in esame è, a mio giudizio, la risultante dell’unione di hypo(sotto) con erythros (rosso). Detto altrimenti, si fa riferimento a una cromia tendente al rossastro,ben lontana dall’intensità di un bel carminio. Per averne un’ulteriore conferma, basta sottoporre a un sommario esame visivo alcune specie di uccelli cui è stato attribuito il nome specifico di hyperythra, come, ad esempio, la Rondine di Sri-Lanka Cecropishyperythra o il Garrulo ventrerossiccio Dumetia hy-

Femmina di D. del bambù della sottospecie nominale (hyperythra). Fonte iconografica: J.C. Mittermeier/Avibase.bsc-eoc.org

perythra (India), le cui cromie dell’area petto-addome sono pressoché sovrapponibili a quelle del Diamante del bambù. La suddetta descrizione di Reichenbach, sebbene avesse indubbi meriti tassonomici, ha anche creato molte perplessità nel mondo scientifico di allora. L’autore fornisce infatti una notizia inesatta sul locus typicus, ovvero sulla località dove è stato prelevato il reperto ornitico: la Nuova Guinea invece dell’isola di Giava. Tommaso Salvadori, autore dell’opera Ornitologia della Papuasia e delle Molucche(seconda parte, 1881), ci informa che Reichenbach “dice di aver ricevuto un individuo di questa specie dallo Schierbrand insieme con molti altri uccelli della Nuova Guinea”. Salvadori comunica anche di aver esaminato, presso il Museo di Dresda, l’esemplare tipico, sul quale era applicato un cartellino con una vaga indicazione geografica: OstIndien(est dell’India). Per quanto attiene alle caratteristiche fenotipiche dell’esemplare descritto, che costituisce la sottospecie nominale, invito il lettore a prendere visione delle foto e ornitografie a corredo di questa nota. Dopo la segnalazione di Reichenbach fecero seguito, nell’arco di circa settant’anni, altre scoperte di volatili con caratteristiche molto simili, ma collocati in differenti aree geografiche del Sud-Est Asiatico, gran parte dei quali acquisirono lo statusdi sottospecie. Le comunicazioni di tali nuovi taxa, riconosciute valide anche ai nostri giorni, furono complessivamente sei, di cui l’ultima effettuata nel 1931da Erwin Stresemann(1889-1972). Costui, infatti, descrisse come Chlorura hyperythra microrhyncha(dal greco: mikros = piccolo e rhynkhos = becco) un soggetto catturato il 23 luglio 1830 sul versante occidentale dei Monti Latimodjong (Celebes). La segnalazione fu pubblicata su Ornithologische Monatsberichte (volume XXXIX, pagina 12). Dal punto di vista fenotipico questo volatile si caratterizza, ovviamente, per il becco più piccolo; inoltre, il piumaggio appare più chiaro e opaco con sfumature verdi nelle aree inferiori e, nel maschio, il blu della testa è poco intenso e di ridotta estensione. A tutte le sottospecie di Diamante del bambù, scoperte nel corso dei suddetti sette decenni, è stato attribuito, anche in tempi relativamente recenti, il nome generico di Chlorura, in quanto era radicata l’opinione che fosse untaxona sé stante. Un esempio è offerto dalla pagina n. 12 (v. foto) della suddetta pubblicazione di Stresemann, nella quale descrive la sottospecie microrhyncha. L’autore, che dal 1921 era il direttore del Dipartimento di Ornitologia presso il Museo di Berlino, nella parte superiore del foglio propone anche una nuova sottospecie di Diamante di Kittlitz: l’Erythrura trichroa sanfordi. Risulta quindi evidente che fino ad allora esisteva una rigida separazione fra i due generi. Una rigidità che però lasciò spazio a una sorta di coupe de théâtre tassonomico, “orchestrato” da Franz Poche, che sostituì il genere Chlorura con quello di Reichenowia. La proposta venne pubblicata nel 1904su Ornithologische Monatsberichte (volume XII, pagina 26). Anche per espressa ammissione dell’autore, questa nuova denominazione voleva altresì essere un omaggio ad Anton Reichenow (1847-1941): “l’eccellente esperto di uccelli etiopici” (così scrive Poche), ma anche direttore di tale pubblicazione e, per vari anni, l’indiscusso protagonista dell’ornitologia tedesca (aggiungo io). L’iniziativa di Poche, però, non ebbe il seguito sperato, e lo dimostra anche il fatto che, dopo la suddetta data di pubblicazione (1904), vennero proposte altre tre sottospecie (obscura -successivamente non accettata perché ritenuta sinonimo di intermedia-, malayanae la già citata microrhyncha) con il nome generico di Chlorura. Va tuttavia evidenziato che l’intento dell’autore era meritorio: eliminare un caso di omonimia (3) esistente, poiché la stessa denominazione era utilizzata anche per un passeriforme nordamericano. Sta di fatto che, nello stesso anno in cui Stresemann descriveva la già citata sottospecie Chlorurahyperythra microrhyncha,l’ornitologo e biologo evoluzionista Ernest Mayr (19042005) includeva il Diamante del bambù nell’attuale genere, proponendo, nel contempo, altre interessanti considerazioni (The Parrot Fin-

ches [Genus Erythrura]- American

Museum Novitates n. 489, 15 set-

tembre 1931).Per realizzare questo processo di revisione, l’autore creò anche un nuovo sottogenere al quale, attingendo alla precedente proposta di Poche, attribuì il nome diReichenowia. Credo che a questo punto, prima di procedere con la trattazione, si renda necessario un cenno di spiegazione per far comprendere meglio, segnatamente ai giovani lettori, la natura dell’intervento di Mayr. Un genere può contenere una o più (non raramente numerose) specie; nel secondo caso tutte le unità condividono sia un percorso evolutivo sia alcuni caratteri. Però, se si vuole evidenziare un rapporto di più stretta parentela fra gruppi ditaxa in senoal genere, si ricorre alla creazione di un sottogenere, che è una categoria tassonomica compresa tra il genere e la specie. Pertanto, con la costituzione del sottogenere Reichenowia, che attiene esclusivamente ai Diamanti del bambù, si è voluto evidenziarne una diversità nell’ambito dell’“omogeneità” del genere Erythrura. (4) Colgo l’occasione per rilevare che l’indicazione del sottogenere non è obbligatoria, ma, se si desidera proporla, va scritta tra parentesi, nello spazio compreso fra il nome generico e quello specifico (articolo 6.1 del Codice Internazionale di Nomenclatura Zoologica). Nel caso del Diamante del bambù, si potrebbe scrivere: Erythrura (Reichenowia) hiperythra (Reichenbach, 1862). Mayr afferma poi, seppur laconicamente, che il Diamante del bambù ha molte affinità con il Diamante quadricolore Erythrura prasina, il quale peraltro costituisce la specie tipodel genereErythrura.Tale relazione fra i due taxa trovò l’approvazione di diversi studiosi e fornì anche spunti per ulteriori elaborazioni. Cito un solo esempio, tratto dal libro Estrildid finches of the world(1982) di Derek Goodwin, nel quale l’autore ipotizza uno stretto rapporto fra le suddette due specie e il Diamante facciaverde Erythrura viridifacies. Mayr scrive, inoltre, che il Diamante del bambù potrebbe essere la più an-

Un genere può contenere una o più (non raramente numerose) specie; nel secondo caso tutte le unità condividono sia un percorso evolutivo sia alcuni caratteri

tica specie del genere di appartenenza. Questa intuizione, anche di recente, ha trovato un adeguato riscontro in un’approfondita indagine filogenetica sugli esponenti della famiglia Estrildidae, pubblicatadai biologi Urban Olsson e Per Alström (A comparative philogeny and taxonomic evaluation of Waxbills[Aves: Estrildidae], 2020).Trattasi di una ricerca in cui sono stati esaminati i dati di 172 specie, utilizzando due marcatori mitocondriali e cinque nucleari. È così emerso che il più recente antenato comune (MRCA ovvero Most Recent Common Ancestor) delle Erythrure apparve 6,4 milioni di anni fa e che il Diamante del bambù, insieme al Diamante quadricolore, è la specie più remota. Riportando il discorso alle varie sottospecie scoperte, la seconda in ordine cronologico è stata la borneensis.La propose un altro ornitologo di tutto rispetto, a lungo direttore della collezione ornitologica del British Museum di Londra: Richard Bowdler Sharpe (1847-1909) che, a pagina 424di The Annuals and Magazine of Natural History (volume III, serieVI,1889), attribuì la denominazione di Chlorura borneensis. L’epiteto è un chiaro riferimento al luogo di provenienza, vale a dire il Borneo.

Frontespizio del libro Die Singvögel nel quale H. G.L. Reichembach, a pagina 33, descrisse per la prima volta il D. del bambù come Chlorura hyperythra. Da notare che non viene indicato l’anno di pubblicazione e ciò ha creato qualche disorientamento fra gli ornitologi. Si consiglia di leggere sia l’annotazione a matita posta in alto sia la nota n. 1. Fonte iconografica: Internet Archive

Ornitografia riproducente varie sottospecie di D. del bambù. Fonte iconografica: Handbook of the Birds of the World, vol. XV,2010

La rappresentazione e l’esatta individuazione del nuovo taxon hanno però subito un iter un po’ tortuoso e forse sofferto. Queste le vicende. Nel 1887 Sharpe propose sulla rivista The Ibis (volume V, pagina 453), una comunicazione dal titoloNotes on a Collection of Birds made by Mr John White-

Ornitografia riproducente varie sottospecie di D. del bambù: 1 – Maschio di hyperythra; 2 – Femmina di microrhyncha (pressoché uguale al maschio); 3 – Maschio di microrhyncha; 4 – Maschio di brunneiventris; 5 – Giovane di hyperythra. Fonte iconografica: Passeriformi Granivori del Mondo, 1993 head on the Mounttain of Kina Balu, in Norther Borneo, with Description of new Species, all’interno della quale descrisse, con una particolare attenzione, un volatile che identificò come Chlorura hyperythra (Reichenbach). Successivamente, lo studioso si accorse dell’inesattezza commessa e, nella suddetta pubblicazione del 1889, evidenziò che il volatile descritto differiva dalla sottospecie nominale, perché il sopracoda e il groppone avevano lo stesso colore del dorso (verde, mentre nella hyperythra sono di un fulvo aranciato). Dopodiché propose di chiamarla Chlorura borneensis. Colgo l’occasione per evidenziare che questo taxonsi caratterizza anche per la maggior diffusione del blu su fronte e vertice. La terza sottospecie venne descritta nel 1894sul Bulletin of the British Ornithologist’s Club (5) (volume 3, bollettino n. XIX, pagina 50 e 51) a cura dello scozzese William Robert Ogilvie Grant. Fra questo personaggio e lo scopritore del precedente taxon(R. B. Sharpe) si stabilì un rapporto di collaborazione che facilitò la successione del primo negli incarichi assegnati al secondo: Grant fu, infatti, curatore del Dipartimento di Ornitologia del British Museum di Londra dal 1909 al 1918 e fu editore del suddetto Bollettino dal 1904 al 1914. Il nome attribuito al volatile è Chlorura brunneiventrisil quale, ovviamente,non presenta difficoltà ermeneutiche, poiché sta a significare “ventre bruno”. La descrizione è molto breve e “scheletrica”, non in grado di fornire sufficienti elementi di individuazione; inoltre, è scritta in lingua latina. L’autore, tuttavia, sembra riscattarsi con una successiva pubblicazione dal titolo On the Birds of Philippine. - Part II. The Highlans of North Luzon, 5000 feet (The Ibis,volume VI,serie VI, pagina 518,1894), nella quale propone una più accurata descrizione della brunneiventris e ne traccia un raffronto con l’hyperythra e la borneensis. Emergecosì cheil taxon in esame differisce dagli altri due sia per la colorazione ai lati del petto, di un verde infiltrato di blu, sia per il blu della te-

sta, intenso ma poco esteso. Come località tipica si sottintende l’isola filippina di Luzon, ma successive esplorazioni evidenzieranno la presenza del volatile anche a Mindoro e Panay. Sul finire del secolo XIX, Il Diamante del bambù acquisì un’altra sottospecie: l’intermedia. In questo caso il protagonista è un altro ornitologo di pregio, Ernest Hartert(1859-1933), che tra i vari incarichi ricevuti fu anche il curatore della sezione ornitologica dell’importante collezione naturalistica, trasformata poi in “Tring Museum”, del Lord Lionel Walter Rothschild (1868-1937). L’autore propose il nome di Chlorura intermedia(verosimilmente per le caratteristiche fenotipiche comuni ad altre sottospecie), ma ipotizzò che potesse trattarsi di una sottospecie (tra l’altro, fu un sostenitore del sistema trinominale). La pubblicazione avvenne attraverso il periodico Novitates Zoo-

Parziale rappresentazione filogenetica dalla quale emerge che il D. del bambù, insieme al D. quadricolore, è la specie più antica del genere Erythrura .Fonte iconografica: Urban Olsson e Per Alström, 2020

logicae(volume III, pagine 558-559, 1896), l’organo ufficiale del museo allestito dal Rothschild e al quale collaborava anche Harthert. Nella descrizione viene evidenziato che vi è molta affinità con la sottospecie hyperythra, ma nell’intermedia il sopracoda è di un verde con lievi sfumature di arancio. Molto simile è anche la borneensis, dalla quale differisce per il colore più fulvo e rossiccio del petto, gola, lati della testa e del collo, e per l’omogeneità della cromia dell’addome. Il locus typicusè costituito dall’isola di Lombok (Piccole Isole della Sonda), ma di recente

Rappresentazione grafica dell’areale di distribuzione del D. del bambù. Fonte iconografica: www.hbw.com

l’areale occupato è stato esteso anche alle isole di Sumbawa e Flores(sempre facenti parte del gruppo delle Piccole Isole della Sonda). La ragione di ciò è da ricercare nel fatto che la proposta di una nuova sottospecie dal nome Chlorura hyperythra obscura, presentata nel 1928dal biologo e ornitologo Bernhard Rensch (Ornithologische Monatsberichte, volume XXXVI, pagina 6), da tempo non è ritenuta valida. Pertanto, obscuraè considerata sinonimo di intermedia e il territorio inizialmente attribuito alla prima è stato acquisito dalla seconda. Il 1928 fu anche l’anno in cui venne segnalato un altro taxon, diventato poi oggetto di critiche e perplessità che fortunatamente si sopirono. Si tratta della Chlorura hyperythra malayana(vale a dire “della Malesia”), descritta dall’inglese

Herbert Cristopher Robinson

(1874-1929) sul Bulletin of the British Ornithologist’s Club (volume XLVIII, pagina 72). L’autore ritiene che il volatile sia molto simile alla borneensis, però l’area fulva è più ricca di colore, i fianchi con minore verde, gli auricolari castano scuro, la fronte nerastra con lievi sfumature di azzurro,il mantello verde-erba opaco, il dorso e il groppone con leggere sfumature bronzee. Il typus è una femmina adulta catturata il 22 gennaio 1902 presso Telȏm (Camerons Highlands), al confine fra gli Stati Perak e Pahang (Malesia), e conservata presso il British Museum con il numero 1905.2.1.267. Robinson segnala, inoltre, che tutti gli esponenti del genere Chlorura sono rari a vedersi (questa realtà sussiste anche ai nostri giorni in Malesia) e che, insieme alla sottospecienominalee quella del Borneo, la malayanaè stata osservata fra le alte piante di bambù. In passato si è sostenuto che questo taxon non potesse essere preso in considerazione e, conseguentemente, dovesse essere valutato come sinonimo diborneensis.Attualmente, però, vari orientamenti tassonomici sono concordi nel riconoscere che trattasi di un’autonoma sottospecie. Da ultimo, va segnalata la più recente delle iniziative non riuscite. L’autore è Erwin Stresemann, lo stesso che nel 1931 descrisse la Chlorura hyperythra microrhyncha, il quale nel 1938, rendendo omaggio al suo grande amico Ernest Mayr, propose l’Erythrura hyperythra ernstmayri sulla pubblicazione Ornithologische Monatsberichte(volume 46, pagina 45). Nella descrizione viene evidenziato il fatto che a livello fenotipico il volatile sia molto simile alla microhyncha, ma se ne differenzia per qualche lieve caratteristica come, ad esempio, minore presenza di verde-azzurro, redini e guance più marroni, petto più opaco e l’addome ulNel 1931 E. Stresemann descrisse una nuova sottospecie sia di D. di Kittlitz teriormente sbiadito. La locasia di D. di bambù, mantenendo, pertanto, ben distinti i due generi Erythrura lità in cui è avvenuta la cattura, e Chlorura. Per converso, E. Mayr nello stesso anno incluse D. di bambù eseguita il 18 settembre 1931, nel genere Erythrura, dando così vita all’attuale orientamento tassonomico. è Wawa Karaeng presso il Fonte iconografica: Biodiversity Heritage Library Monte Lompobatang (nel me-

ridione di Celebes). Attualmente questa sottospecie viene però considerata sinonimo di microhyncha. Concludo questa breve rassegna nomenclaturale e tassonomica con la quale ho cercato di tracciare anche un profilo storico del Diamante del bambù. Una storia che assomiglia a quella di moltissime altre specie ornitiche e che è un susseguirsi di scoperte, di incertezze, di ripensamenti, di intuizioni felici... e anche di ornitologi di grande levatura.

Questa ricerca è stata effettuata per conto delParrot Finches European Club

Desidero esprimere viva riconoscenza al giovane Marco Esuperanzi che, con competenza e tanta pazienza, è riuscito ad acquisire ed elaborare le ornitografie proposte.

NOTE

(1)Consultando gli scritti di vari autori, è emerso che spesso vi è discordanza nell’indicazione dell’anno in cui Reichenbach descrisse, sul libro Die Singvögel, la specie Chlorura hyperythra. Infatti, alcuni indicano 1862, altri 1863 e altri ancora propongono entrambi gli anni. È ragionevole pensare che l’origine di tali incertezze sia da attribuire alla mancanza di indicazioni sul volume. La soluzione, però, ci viene offerta da un’annotazione a matita, verosimilmente apposta da un solerte bibliotecario, sul frontespizio di un esemplare, tratto dal sito Internet Archive.

Nello scritto è indicato che fino a pagina 72 la pubblicazione è avvenuta nel 1862, mentre per quelle successive nel 1863.

Poiché la suddetta descrizione è stata effettuata a pag. 33, andrebbe indicato l’anno1862. (2)Nel Diamante di Kleinschmidt o beccorosa Erythrura kleinschmidti la coda è smussata e di colore nero. Questa specie è endemica dell’isola di Viti Levu, la più grande dell’arcipelago delle Fiji. (3)Si verifica un caso di omonimia quando lo stesso nome scientifico viene attri-

buito a più specie. Mentre si ha sinonimianel caso in cui alla stessa specie vengono attribuiti più nomi. (4)Il genere Erythrura è considerato il più omogeneo della famiglia Estrididae.

Tutte le specie interessate sono infatti molto somiglianti, ed è anche per tale peculiarità che la loro origine viene ritenuta relativamente “recente” (G. P. Mignone,La fertilité des hybrides male d’Erythrurés, 1989). Detto altrimenti, il percorso evolutivo che ha caratterizzato questi volatili sembra più breve, e forse anche meno articolato, tale da non consentire ulteriori processi di speciazione che avrebbero potuto generare popolazioni con caratteristiche fenotipiche e genetiche ancor più diverse. (5)I membri del British Ornithologist’s Club, alcuni dei quali erano studiosi di statura internazionale, nel periodo preso in esame si riunivano mensilmente (in genere un venerdì della seconda decade del mese) presso il Ristorante Velletri, al fine scambiarsi informazioni ed esperienze. Mi permetto di ipotizzare, con benevola ironia, che anche una certa italianità possa aver contribuito, in qualche modo, al successo dell’ornitologia inglese.

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