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Giovanni Canali

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Francesco Rossini

Francesco Rossini

Parliamo del Nero

di GIOVANNICANALI, foto F.O.I. e E. DELPOZZO

Ho spesso parlato dei 4 tipi base: nero, bruno, agata ed isabella. Ho inoltre segnalato come il nero e l’agata siano i più importanti. Ho anche detto che sono da considerare le colonne portanti delle due linee selettive principali e cioè: ossidati il nero e diluiti l’agata. Precisando ulteriormente che con i bruni, sia classici che in interazione con tipi aggiunti, dovrebbero essere usati i nero-bruni, non i neri selezionati come si pretende oggi. Vale a dire sia massima espressione del nero che del bruno, nei soggetti ottimi. Il canarino selvatico è un nero-bruno non selezionato dall’uomo bensì dalla natura, che ha esigenze soprattutto funzionali e di mimetismo non tanto estetiche come piace all’uomo. Tuttavia esistono casi particolari, come la selezione sessuale che cura aspetti estetici; lo si nota molto bene in diverse specie, come ad esempio il celebratissimo pavone. Mi si consenta una digressione su questo tema. In questi casi vengono selezionati i maschi più apprezzati dalle femmine. Si nota perfino un danno alla funzionalità; infatti la coda del pavone non è certo utile per sfuggire ai predatori. Su questo esempio ed altri è stata formulata la “teoria dell’handicap” secondo la quale la sopravvivenza dei soggetti, nonostante l’handicap, sarebbe una selezione particolarmente severa a favore dei più dotati, che sopravvivono nonostante l’handicap. È la teoria di Zahavi da alcuni contestata, ma che personalmente apprezzo, se non altro per il fatto di essere davvero suggestiva. Non è detto però che vada sempre così; infatti, secondo una tesi molto fondata, una specie di cervi antichissimi si sarebbe estinta poiché i palchi enormi dei maschi selezionati sessualmente, oltre un certo limite pregiudicarono irrimediabilmente la sopravvivenza dei maschi stessi. Tornando al canarino selvatico si nota bene il dimorfismo sessuale, anche se non molto accentuato. Certo non tale da costituire un handicap per i maschi. Fra l’altro la femmina non si accoppia con maschi che non abbiano conquistato un territorio. Quindi occorre una competitività fra i maschi di forza e non di estetica, anche se, vigendo la monogamia, quasi tutti o almeno molti maschi si riproducono. Il dimorfismo sessuale del canarino selvatico si ripercuote anche sui mutati, magari in misura minore se certe caratteristiche sono perdute o apparentemente maggiore se sottolineate da altre caratteristiche. La lotta contro il bruno è più difficile nella femmina, poiché la femmina per esigenze mimetiche ha più bruno, vale a dire feomelanina ed è una regola generale con poche eccezioni. Questo aspetto deve essere tenuto in alta considerazione, altrimenti lo svantaggio della femmina diventa troppo pesante, quando si seleziona contro la feomelanina. Si deve tenere conto anche del fatto che i novelli riecheggiano le caratteristiche femminili, anche nei maschi, i quali assumeranno solo da adulti le loro espressioni tipiche, questo per esigenze di mimetismo particolarmente importanti nei giovani. Lo si deve tener presente nelle penne che non sono mutate in prima muta. Di conseguenza, tracce di feomelanina in tali penne devono essere tollerate. Ricordo che queste penne sono: remiganti primarie, remiganti secondarie, grandi copritrici delle primarie, che non sono mai mutate, salvo incidenti, men-

La lotta contro il bruno è più difficile nella femmina

Nero bianco, foto: E. del Pozzo

Nero pastello ali grigie mosaico rosso, foto: E.del Pozzo

tre sono più o meno spesso mutate le: remiganti terziarie (molto spesso), le timoniere e quelle dell’alula, almeno la prima. Tutte le altre sono mutate sempre. Il disegno del selvatico a livello di striature non è molto accentuato, evidentemente striature medie sono ideali per il mimetismo. Del resto il mimetismo, di solito, è favorito da linee interrotte. Ricordo che il disegno si divide in: marcature delle penne forti, vergature delle medie copritrici dell’ala e striature tutte le altre. Ho ampiamente trattato del disegno in altre sedi e quindi non mi dilungo. In questa sede sottolineo che il disegno di eumelanina, che nei neri classici è nero, è richiesto lungo e largo. Questo per esaltare, causa ragioni estetiche, il disegno, che è più modesto nel selvatico. Inoltre si richiedono becco e zampe molto ricchi di eumelanina nera. Talora si dice becco e zampe nere oppure becco e zampe ossidati. Il concetto è sempre quello: su becco e zampe si tende ad avere il massimo di eumelanina nera. Becco e zampe nel selvatico hanno modesta quantità di eumelanina. In effetti questi aspetti hanno una loro logica precisa; si cerca di esaltare le caratteristiche dell’ossidato al massimo, oltre i livelli normali del selvatico. Ricordo che la melanogenesi, cioè la formazione delle melanine, è un fenomeno complesso e chimicamente di ossidazione. Becco e zampe nere sono pregevoli sul piano estetico, tuttavia suscitano qualche timore sul prezzo da pagare in fatto di vitalità. Ebbene non vi è certezza alcuna, ma forse la selezione molto spinta soprattutto per becco e zampe nere potrebbe creare dei problemi di vitalità. Si è ipotizzato che il fenomeno “pelle nera” sia stato indotto da selezioni eccessive verso il nero. Si è ritenuto da parte di molti che il fenomeno “pelle nera” sia appunto il risultato sgraditissimo di tali selezioni. I soggetti affetti dal fenomeno “pelle nera” sono in muta continua e quindi sterili. Del resto nella melanogenesi intervengono diversi ormoni come quelli tiroidei, che presiedono anche alla muta. I difetti suddetti sono evidentemente gravissimi. Si è anche ipotizzato che il “pelle nera”, così chiamato per la pelle nera visibile già nel nido, potesse essere una mutazione. Ho a lungo discusso il fenomeno, ma non ho certezze sulla sua natura originale. Ho sempre ritenuto di propendere per la selezione, ma in certi momenti di più, in altri con dubbi maggiori. Di certo posso dire che il “pelle nera” comporta uno squilibrio a favore dell’eumelanina, non costituisce quindi un puro e semplice aumento generale di ossidazione, che dovrebbe agire anche sulla feomelanina, che invece non è interessata. Il fenomeno pelle nera si verifica anche in tipi diversi, come: bruni, agata ed isabella. Sia classici che con tipi aggiunti. La presenza anche in agata ed isabella, cioè nella linea dei diluiti, ci fa ben capire che si tratta di uno squilibrio a favore dell’eumelanina, presente anche nei diluiti, ancorché ridotta e non di una generica maggiore ossidazione. C’è pure da dire che il “pelle nera” è palese su: pelle, becco e zampe, ma non è detto che lo sia anche per il disegno; infatti ho visto dei “pelle nera” con disegno sottile. Se la tesi della selezione eccessiva per il nero fosse esatta, faremmo bene a non seguire il pessimo esempio delle femmine del cervo preistorico, che davvero apprezzavano troppo i palchi esagerati, anche se i meccanismi sono diversi. Nei neri si cerca un disegno non solo ben nero, ma anche molto espresso,

vale a dire lungo e largo. Il concetto di largo credo sia abbastanza ovvio: è largo se è maggiormente espresso e con più eumelanina. Per quanto concerne il lungo, è un effetto che si viene a creare con la forte saturazione della penna. Vale a dire che la stria molto espressa finisce con il creare un’apparente linea unica con la stria della penna successiva. Certo, perché il fenomeno si verifichi occorre che il piumaggio sia composto, altrimenti anche con ottima saturazione le strie non creerebbero un’apparente continuità, vista la scompostezza del piumaggio. Quando si parla di disegno nei neri, si dice spesso non solo lungo e largo, ma si parla anche di rigoni o di binari. In effetti in presenza di strie larghe e seguenti quella è l’impressione che si viene a percepire. Per aumentare la larghezza del disegno c’è chi ha pensato di allargare la penna, di fatto allungando le barbe. Trattasi di trucco poco apprezzabile; poiché la circostanza si ripercuote negativamente sul piumaggio in quanto tale. Inoltre, più il piumaggio è abbondante e più è difficile tenerlo composto. Mi è anche capitato di vedere soggetti che a seconda delle movenze in certi momenti avevano un ottimo disegno ed in altri un disegno che rimaneva si largo, ma non più lungo, vale a dire seguente. Questo perché, appunto secondo i movimenti, il piumaggio si componeva o si scomponeva. Quindi certamente selezionare disegni lunghi e larghi ma senza indulgenze verso piumaggi eccessivi. Nell’allevamento dei neri, intendendo seguire l’attuale orientamento contro il bruno e cioè contro la demonizzata feomelanina, si cerca di avere il miglior disegno con i connotati di cui sopra con minimo bruno. Dico minimo poiché l’annullamento totale non è ottenibile con la selezione. Per avere annullamento e cioè inibizione della feomelanina bisogna ricorrere al “mono melanico”, vale a dire a dei soggetti affetti da una mutazione che inibisce la feomelanina. Si badi però che nei “mono melanici” difficilmente si ha un disegno davvero ottimo. Pare che la suddetta mutazione agisca anche nei confronti dell’eumelanina, anche se in misura molto limitata. Si consideri anche che il “mono melanico” non distrugge la feomelanina, ma la inibisce. È lo stesso discorso del bianco recessivo, che non distrugge ma inibisce i carotenoidi dando luogo a varie sorprese. Ebbene anche un “mono melanico” potrebbe nascondere elevata feomelanina, pertanto non ci si illuda di combatterla nei soggetti normali o classici, che dir si voglia, inserendo il mono melanico che non si sa quanta feomelanina nasconda. Nella selezione contro la feomelanina è bene non esagerare; infatti esistono geni specializzati o quasi, ma molti pleiotropici cioè in grado di codificare per entrambe le melanine. Di conseguenza l’accanimento contro la feomelanina può intaccare anche l’eumelanina (Povera feomelanina I. O. n°8/9 del 2012). Alcuni allevatori usano accoppiare un soggetto molto nero con un altro che conservi un poco di bruno. Nella selezione si deve cercare anche un disegno completo in ogni sua parte, vale a dire che zone localizzate scarse di disegno costituiscono difetto. Tali zone sono spesso rappresentate dai fianchi, dalla testa e dal petto. Si badi però che il maschio è meno dotato sulla testa, avendo fronte più alta ed inoltre è meno segnato di petto e fianchi; ha invece mustacchi più segnati, ma le femmine sono più dotate di piccole strie fra i mustacchi stessi. Una certa attenzione quindi va data anche al dimorfismo sessuale. Questo però

Nero topazio intenso giallo, foto: E. del Pozzo

non significa che si debbano tollerare maschi con pochi o minimi fianchi o poche striature sulla testa, si deve solo fare attenzione al dimorfismo per non pretendete troppo dal sesso meno dotato in un determinato punto. Da non dimenticare assolutamente, come dicevo, il fatto che la femmina ha più feomelanina al fine di non considerare allo stesso modo tracce di feomelanina nei due sessi. Per quanto concerne il becco e le zampe, sono previsti neri o quasi. Bisogna quindi selezionare in tal senso, tuttavia anche e soprattutto per i discorsi fatti prima sul “pelle nera” ritengo non sia il caso di esasperare la selezione. Convengo sul fatto che becco e zampe nere siano un ottimo attributo, ma il disegno deve essere prioritario, anzi per me molto prioritario. Vale a dire che fra un soggetto leggermente superiore come becco e zampe ed uno leggermente superiore come disegno non ho dubbi che sia da preferire quest’ultimo. Anzi un mio personale e discutibile parere, da molti non condiviso, è che l’ossidazione elevata di becco e zampe, siano un complemento non proprio fondamentale, anche se pregevole. Un tempo, molto correttamente si parlava di nero-bruni e si ricercava la massima espressione di entrambe le melanine. Poi si è cambiata linea per seguire l’estero. Non mi soffermo, ho già stigmatizzato abbastanza questa pessima scelta in altre sedi. Voglio però ricordare che il nero per essere colonna portante delle selezioni dei bruni, deve avere la feomelanina, deve cioè essere un vero nero-bruno, secondo natura e non secondo moda. In effetti l’incrocio fra nero-bruni e bruni giova al mantenimento del disegno ed alla qualità del piumaggio nei bruni. Purtroppo dei veri nero-bruni si è quasi perso lo stampo e diventa davvero arduo trovarne. Del resto chi li ha, quei pochissimi, di solito cerca di tenerseli. Ebbene, chi volesse farseli dovrà trovare un nero, magari scartato perché con tracce evidenti di bruno, ed accoppiarlo con bruni molto ricchi di feomelanina. Nel giro di 2 o 3 generazioni è probabile che si possano avere dei buoni nero-bruni. Attenzione però a non trascurare la qualità del disegno: lungo, largo e completo in ogni sua parte che rimane comunque fondamentale. C’è poi l’aspetto delle interferenze. Non si deve dimenticare che la categoria intenso restringe il vessillo accorciando le barde, di conseguenza il disegno di un intenso non può essere largo come quello di un brinato o di un mosaico. I fondi bianco ed avorio mettono in evidenza la feomelanina, quindi non si pretenda in fondi bianchi o avorio la stessa situazione che si ha con le

Si consideri che, in passato i neri gialli erano chiamati verdi, i rossi bronzo, i bianchi ardesia, gli avorio gialli oliva e gli avorio rosa o rossi, come si dice ora, viola

Nero brinato giallo, foto: E. del Pozzo Nero mosaico rosso maschio, foto: E. del Pozzo

varietà giallo o rosso. In altri termini tracce brune non sono difetto uguale nelle diverse varietà. Del dimorfismo ho già detto. Ci sono stati in passato vari discorsi su presunti fattori ottici o blu o di rifrazione che aumenterebbero il nero e ridurrebbero il bruno, magari con trasformazioni; ebbene sono tutti de stituiti di ogni fondamento. Quanto al blu, l’unica cosa vera è che i fondi bianchi presentano riflessi metallico bluastri, molto probabilmente dovuti a granuli di eumelanina fuori dal centro di convergenza che produce il disegno. Si consideri che, in passato i neri gialli erano chiamati verdi, i rossi bronzo, i bianchi ardesia, gli avorio gialli oliva e gli avorio rosa o rossi, come si dice ora, viola. Ebbene, a parte il viola, gli altri nomi erano abbastanza azzeccati come effetto finale percepito. Se vogliamo è una curiosità storica, tuttavia fa ca-

Nero mosaico giallo, foto: E. del Pozzo

pire gli effetti che ci sono nel nero, che è sempre un tipo bellissimo. Quanto agli accoppiamenti ho già dato indicazioni. Posso aggiungere che un tempo non era da escludere l’accoppiamento con bruni purché avessero becco e zampe brune. Oggi non avrebbe senso, per fare dei neri. Anche in passato si preferiva accoppiare solo fra neri. In effetti l’accoppiamento fra veri nero-bruni e bruni giova ai bruni, ma non conferisce vantaggio ai nerobruni e tanto meno ai neri di oggi, quindi non adatto l’accoppiamento con bruni. Ovviamente da escludere l’accoppiamento con diluiti, agata o isabella, visto che sono linee selettive opposte, cioè massima ossidazione negli ossidati e massima diluizione nei diluiti. Quanto all’ibridazione con il verzellino propugnata da qualcuno in passato, è una roba senza senso che farebbe solo danni, visto che il verzellino non ha certo il becco, le zampe e soprattutto il disegno di un nero ben selezionato, ma semmai simile a quello di un canarino selvatico, più altri limiti ancora in altri aspetti.

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