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Piercarlo Rossi e Massimo Lodato

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Gennaro Amalfi

Gennaro Amalfi

Il Ciuffolotto

Il piacere di vivere con gli uccelli

testo e foto di PIERCARLOROSSIeMASSIMOLODATO

Può essere considerato un tipico abitante delle nostre montagne, nemico dei grandi caldi umidi delle pianure

Maschio di Ciuffolotto Femmina di Ciuffolotto

«Uno non immagina neanche il senso di intimità che dà una gabbia con una coppia di ciuffolotti. II canto discreto, rauco ma armonioso del maschio è meravigliosamente distensivo; la sua parata dignitosamente misurata e cortese, le attenzioni costanti che testimonia alla femmina sono le cose più gioiose che può offrire una gabbia d’uccelli». Scriveva così il Premio Nobel per la medicina e la fisiologia Konrad Lorenz, grandissimo etologo, che con i suoi scritti cambiò il modo in cui guardiamo gli animali. Io penso che oltre al grande zoologo austriaco questa specie da sempre abbia ammaliato il genere umano; infatti il ciuffolotto, un tempo, veniva tenuto in ambiente domestico e usato come uccello da richiamo per la caccia; gli veniva riconosciuta una naturale propensione all’apprendimento e ad imparare brevi melodie. La tradizione popolare ha insignito questa specie di un valore beneaugurante. Si credeva infatti che allontanasse la cattiva sorte e che potesse guarire gli ammalati attirando su di sé i mali che li affliggevano.

Distribuzione e habitat Questo splendido rappresentante dell’avifauna europea può essere considerato un tipico abitante delle nostre montagne, nemico dei grandi caldi umidi delle pianure ed amante invece di un clima freddo e temperato. La specie è presente nell’Europa settentrionale dalla penisola scandinava al mar Bianco, ad est nell’attuale Unione Sovietica fino alla Mongolia settentrionale; nel sud del continente europeo lo si può incontrare nella Francia orientale ed in Germania meridionale, sulle montagne della Svizzera ed in Italia sulla catena montuosa delle Alpi e delle Dolomiti, ma anche lungo il nostro Appennino con una sottospecie di taglia ridotta, dai Balcani fino alla Grecia, in Bulgaria e verso nord fino alla Romania centrale.

Ciuffolotto delle Pinete

Ciuffolotto pastello bruno in cova In un areale così vasto esistono diverse sottospecie, che si differenziano per lo più per l’intensità dei colori e per la taglia; una di queste, il ciuffolotto delle Ardenne, negli ultimi anni è presente in diversi allevamenti. Questa sottospecie di ciuffolotto europeo è tipica della omonima vasta area collinare e fittamente boscosa che si estende tra il Belgio ed il Lussemburgo, toccando la Francia. La sua caratteristica principale, peraltro comune anche a quella dei Pirenei e dell’Appennino, è rappresentata dalle ridotte dimensioni e dai colori più accesi.

La dieta in natura In natura le coppie, formate anche da soggetti dello stesso sesso, che si separano nel periodo riproduttivo, si spostano alla ricerca del cibo tra i cespugli e sugli alberi. Appassionato da sempre di erbe prative, negli anni ho cercato in più riprese le notizie più interessanti in materia, scoprendo che il ciuffolotto si distingue per due caratteristiche particolari: è in primis un grande divoratore di gemme, in particolare degli alberi da frutto, ed un grandissimo appassionato di chioccioline di piccole dimensioni, molto utilizzate soprattutto nell’allevamento dei nidiacei. La particolare conformazione del becco, di forma massiccia, corto ed arrotondato lo rende uno strumento indispensabile per aprire semi di grandi dimensioni come le fagiole del faggio o le samare dell’acero; inoltre, gli permette di appetire qualsiasi tipo di alimento. All’interno del bosco fa incetta delle bacche bluastre del mirtillo o di quelle rosse del biancospino o ancora di quelle del ligustro, delle quali estrae soltanto i semi disdegnando la polpa; questo avviene anche con le bacche del rovo, fatta eccezione per il sorbo, di cui appetisce anche la polpa visto che le pomelle di questa pianta contengono solo 1-2 semi molto grossi ma non così numerosi da giustificare tutto il lavoro della loro estrazione. Come già accennato, una serie importante di alimenti compone la sua dieta, che potremmo così descrivere: nel periodo invernale, quando la neve copre buona parte del bosco, la sua ricerca virerà verso i semi secchi come quelli di betulla, di ortica, di romice e di frassino, alimento molto gradito grazie al suo elevato valore di proteine e grassi, oltre all’immancabile Buon Enrico. Con l’arrivo della primavera la sua ricerca è rivolta ai semi dell’olmo ed a tutte quelle infiorescenze che crescono nelle aree di piantagione e collinari, a ridosso delle zone boschive, come la mercorella, il centocchio, i capolini del dente di leone, ricchi di preziosi semini, del ranuncolo ed il solito Buon Enrico ricco di ferro. Con l’approssimarsi della stagione riproduttiva il ciuffolotto sviluppa sotto le mandibole due sacche alimentari, visibilissime quando sono rigonfie di cibo,

Materiali per la costruzione del nido Maschio di Ciuffolotto pastello bruno

Novelli pastello bruno Maschio di ciuffolotto mutazione giallo

tanto da sollevare le piume. Le stesse vengono “riassorbite” al termine della stagione e sono presenti anche nel ciuffolotto delle pinete, nei trombettieri e in alcuni beccogrossi del Nord America. Lo studio sui nidiacei è quello che ci ha permesso di aggiungere un importante tassello nella conoscenza della sua dieta; infatti, è stato riscontrato che le covate di maggio ricevono un numero più importante di insetti (bruchi, chioccioline, afidi, vermetti vari) rispetto alle successive, che sono composte in prevalenza da elementi vegetali, piccoli invertebrati (in alcuni casi chioccioline) muco, grit, acqua. Nelle covate di maggio, indicativamente dal 12º giorno, la proporzione tra alimenti di origine animale e vegetale risulta decrescente a favore di questi ultimi. I piccoli rimangono a nido per circa 16/18 giorni e raggiungono la completa indipendenza verso il trentesimo giorno di vita. Al termine della delicata fase della muta e con il sopraggiungere nuovamente della stagione fredda il ciuffolotto abbandona le altezze ed è più facile osservarlo anche nei parchi e nei giardini mentre frequenta le mangiatoie poste dall’uomo.

Allevamento in ambiente controllato A fronte di quanto appena descritto si capisce che riprodurre in ambiente controllato una tale alchimia alimentare è praticamente impossibile, anche se questo, negli anni, non ha scoraggiato gli allevatori più audaci. Un carattere mite e confidente ha fatto, da sempre, del suo allevamento una vera e propria chimera; molti bravi allevatori, studiando il comportamento in natura, hanno cercato di fornire alimenti idonei, come ad esempio le tanto amate chioccioline adorate dalle nutrici, o le erbe prative sopra indicate e vari tipi di bacche raccolte nel periodo invernale e poi opportunamente con-

Coppia di ciuffolotti

Mix di semi da germinare Abluzioni giornaliere

servate, senza trascurare i materiali per la costruzione dei nidi, come gli indispensabili sfilacci di cocco; tutto questo ha fatto sì che con il passare degli anni un numero sempre maggiore di soggetti risultasse realmente nato in ambiente domestico. Come per altre specie, l’apparire di nuove mutazioni di piumaggio, a parer mio mai migliorative rispetto alla forma ancestrale, abilmente selezionate sulla forma majorin modo egregio dagli allevatori nordeuropei, ha dato nuovo vigore al suo allevamento. Questi soggetti di taglia maggiore risultano essere meno esposti all’insorgenza di pericolose malattie, in special modo quelle che colpiscono le vie respiratorie, anche se ad onor del vero la rubrocillina, opportunamente somministrata, risolve in maniera molto efficace tale problema che, a parer mio, rappresentava il maggior limite alla diffusione del loro allevamento. La mangimistica attuale e tecniche d’allevamento sempre più affinate hanno fatto crescere negli ultimi anni gli estimatori di questa splendida razza, tra i quali il bravo allevatore e selezionatore Massimo Lodato, a cui passo la penna per farci raccontare le sue esperienza d’allevamento con i Phyrrula. “Come non innamorarsi del ciuffolotto? Per quanto mi riguarda, fu un amore a prima vista, un amore adolescenziale, puro; ricordo infatti che poco più che ragazzo intrapresi i primi viaggi, in compagnia di mio padre, per far visita ai grandi allevatori, anche di ciuffolotti, del Nord Europa: erano gli inizi degli anni 90 e proprio in quei tempi apparvero le prime mutazioni in questo fringillide, come la bruno e la pastello. Nel nostro girovagare facemmo visita al grande allevatore fiammingo Louis Paquot che mi mostrò, in prima assoluta, una femmina pastello bruna da lui ottenuta. Quella femmina, di una bellezza unica, accentuò ulteriormente la passione per questa specie e per mutazioni che apparvero in seguito, come la pezzata e la giallo. Quest’ultima mutazione, inizialmente, fu un po’ snobbata, essendo meno d’impatto rispetto ad un soggetto pastello bruno, ma a parer mio, con la visione e conoscenza dei primi soggetti affetti da entrambe le mutazioni (P/B+G), anche questa variante cromatica ottenne il giusto riconoscimento e valorizzazione. Come non innamorarsene, appunto, con le sue forme tondeggianti e possenti, alcune volte sgraziato nei movimenti, ma al tempo stesso delicato, in possesso di un volo molto rapido e veloce, con zampe robuste ed un becco vigoroso? Inoltre, trasmette un senso di docilità e di desiderio di interazione con chi se ne prende cura, caratteristiche che appagano molto l’allevatore. Terminata ora la parte emotiva, vorrei parlarvi delle mie esperienze e delle tecniche d’allevamento acquisite nel corso degli anni. Abito in Pianura Padana, più precisamente nella Lomellina, tra le province di Pavia e Milano, dove il clima è piuttosto umido e poco ventilato rispetto ad altre zone d’Italia o del nord Europa, ma anche in questa area il Phyrrulaha dato delle stupefacenti prove di adattabilità, superiori alle mie aspettative, dimostrate nel corso degli anni con ottimi risultati ottenuti in ogni stagione riproduttiva. La formazione delle coppie inizia, per quanto mi riguarda, già nel periodo della muta in quanto questa specie tende ad essere piuttosto selettiva, in special modo la femmina, nella scelta del partner. Questo la porta a non accettare un maschio qualsiasi, ma a cercarne uno a lei “affine”, che le farà da compagnia per tutta la stagione riproduttiva; la difficoltà è proprio quella di riuscire a selezionare soggetti con caratteri mansueti

Quest’ultima mutazione, inizialmente, fu un po’ snobbata, essendo meno d’impatto rispetto ad un soggetto pastello bruno

Nido e uova

e compatibili tra loro. Per un’ottima selezione e per mantenere i disegni, nel tempo, ho sempre utilizzato soggetti nero/bruni e proprio in queste coppie ho riscontrato notevoli difficoltà a far accettare i soggetti con piumaggio molto chiaro, come pastello bruni ed i bianchi, ottenuti dalla selezione dei pezzati. Per ovviare a questa problematica, una volta individuati i soggetti tra i novelli dell’annata che intendo utilizzare nella successiva stagione riproduttiva, li metto in coppia ad ultimare la muta, essendo per loro questo un periodo relativamente tranquillo; così facendo si accettano più volentieri. Durante il periodo di riposo, tendo ad alloggiarli in voliere di varie metrature, per un ottimo esercizio di volo; in questo periodo utilizzo un’alimentazione a base secca per circa per il 70-80% ed evito di fornire un’alimentazione “bagnata”, come semi germinati o bacche. Per ovviare a tutto questo do loro mele e cetrioli, che offrono un apporto d’acqua che permette di terminare al meglio la muta, anche perché ho notato che questa specie è una grande amante dell’acqua in tutte le sue forme. Al termine della muta, cerco di evitare di fornire loro semi di girasole così da non appesantirli, e di conseguenza non farli ingrassare, condizione fondamentale per il loro alloggiamento finale, sia questo una voliera o una volieretta da 120 cm; per agevolare questo compito aggiungo alla miscela per ciuffolotti, la più completa possibile, anche semi di miglio e di panico. In base alle mie esperienze penso che il Ciuffolotto sia un animale, al contrario di quanto si può pensare, che si adatta tranquillamente alle temperature tardo-primaverili della Pianura Padana; logicamente in estate, con temperature superiori ai 30 gradi, qualsiasi animale va in affanno. La preparazione delle coppie inizia alla fine dell’inverno, con l’aumento delle ore di sole, fornendo loro degli alimenti idonei: aumentando anche il livello proteico non avranno nessun tipo di problema. Ho notato, inoltre, che hanno bisogno di un periodo molto più lungo, rispetto ai comuni fringillidi, come il verdone ad esempio, per entrare in estro e giungere ad una finestra di fecondità ottimale. In base a quanto appena affermato, ho notato che a pari variazione di fotoperiodo il Phyrrulatende a posticipare la stagione riproduttiva di circa un mese rispetto ad altre specie; un periodo più lungo gli permette di giungere al top

Novello appena uscito dal nido Pulli

Femmina pastello bruno Novelli bruni e pastello bruno

Maschio ancestrale

Famiglia

della forma senza nessun fattore di stress per entrambi i sessi. Con il sopraggiungere della bella stagione, incomincio a fornire loro un mix di semi germinati il più vario possibile, composto da semi di diametro importante come soja, azuki, cartamo, frumento; ritengo che il germinato fresco sia un alimento fondamentale, che non li appesantisce e che al tempo stesso fornisce loro quell’apporto di alimento umido di cui hanno estremamente bisogno per la preparazione alle cove e per giungere al meglio in questa delicata fase. Come molti fringillidi, il ciuffolotto è un mangiatore di insetti e larve di vario genere oltre alle chioccioline menzionate in precedenza, di cui fa incetta nei primi giorni di vita dei nidiacei, quando solerte vola al nido per ingozzare i nuovi nati. Devono essere forniti con parsimonia, in maniera graduale, incominciando dalla preparazione alla stagione riproduttiva, mentre nel periodo dell’allevamento io li fornisco per i primi 3/4 giorni, per poi escluderli dalla dieta per evitare che con un eccesso di proteine vi possano essere delle alterazioni comportamentali, nel maschio con un’eccessiva aggressività nei confronti della femmina o dei piccoli, quando questi ultimi sono pronti per l’involo, tanto che in alcuni casi l’eccessiva “ferocia” nei loro confronti li può portare anche alla morte, mentre nella femmina potrebbe manifestarsi una precoce ricostruzione del nido ed abbandono della nidiata; nei piccoli questo eccesso di proteine si presenta con l’arrossamento della cute. Nel periodo riproduttivo, oltre agli insetti, sono solito fornire un ottimo misto da germoglio ed in sostituzione delle bacche do un mix di mais e piselli di primissima qualità; questi alimenti incentivano le imbeccate delle nutrici ed agevolano l’allevamento in purezza. Ritengo personalmente che il pastoncino, sia secco che all’uovo, sia quasi totalmente inutile durante la fase riproduttiva; di contro, lo ritengo fon damentale durante la muta. Io consiglio un ottimo pastone morbido, con l’aggiunta un buon colorante o corraborante artificiale, reperibile in commercio, che fornisca loro il giusto apporto per ben figurare nelle esposizioni. Una coppia affiatata e ben ambientata si nota già nella prima fase, quella della costruzione del nido, in cui il maschio, oltre al suo rituale amoroso, porgerà alla femmina i fili per la costruzione; questi verranno accettati e ciò darà il via alla stagione riproduttiva. In commercio sono disponibili diversi materiali a tale scopo, anche se questa specie predilige delle fibre lunghe e dure (sfilacci di cocco), che abilmente intrecciate permettono di mantenere il calore all’interno del nido ma anche di farlo traspirare ed eliminare quella percentuale di umidità non necessaria per la schiusa delle uova. Questa specie depone un numero di uova importante, superiore agli altri fringillidi comunemente allevati come il verdone ed il cardellino, arrivando ad una cifra media di 7/8 uova a nidiata, pertanto io ritengo indispensabile un apporto di calcio in aggiunta ai semi da germoglio o nell’acqua da bere per aiutare la nutrice ed evitare la ritenzione dell’uovo, soprattutto nelle femmine alla loro prima deposizione. Osservandoli attentamente ho notato che se la coppia è posta in uno spazio ridotto può mostrare delle alterazioni comportamentali che, nonostante un buon equilibrio, si possono verificare; per esempio, alla schiusa delle uova il maschio può uccidere i piccoli e gettarli fuori dal nido. Io negli anni ho imparato a gestire queste situazioni isolando il maschio in un alloggiamento di dimensioni ridotte, ma lasciandolo comunque all’interno della voliera o appeso sul fianco della 120, così la femmina continuerà a vederlo. Questo avviene 2, 3 o 4 giorni prima che si schiudano le uova, tenendo sotto controllo la situazione, per evitare che lei possa abbandonare la covata (succede

molto di rado); trovandosi ora in una situazione più tranquilla, alla schiusa la femmina alimenta i piccoli per alcuni giorni, anche se sarebbe in grado di portarli fino allo svezzamento, ma io preferisco che la covata venga cresciuta da entrambi ed allora controllo il comportamento del maschio e se noto che questo ha sviluppato le sacche mandibolari e la voglia di partecipare all’imbecco o se la partner lo va a cercare sopra a dove è alloggiato, solo in questi casi lo libero e solitamente il maschio, una volta che si è cibato, incomincia ad imbeccare i piccoli. Un altro problema che ho riscontrato è quello legato alle zanzare, molto comuni in Lomellina. Questo insetto non colpisce gli adulti ma i novelli, non ancora impiumati, nel nido, in quella fase in cui la femmina non li “copre” costantemente, tra il settimo ed il decimo giorno di vita. La zanzara trova la testa dei pulli molto “appetibile” ed una volta che sono stati punti, purtroppo, non vi è nessun rimedio, la testa e gli occhi si gonfiano e l’animale nel giro di 24 ore muore. Raccomando pertanto di proteggere gli alloggiamenti riproduttivi, le voliere ed il locale d’allevamento, se si vuole allevare ciuffolotti, per evitare queste morie che inizialmente disorientano un pochino, ma una volta individuata la causa, con opportuni accorgimenti, è possibile evitarle. Come ultima cosa io consiglio l’allevamento in purezza, in quanto il ciuffolotto è un ottimo allevatore anche grazie alla collaborazione del maschio, per quanto, in caso di necessità e per evitare di perdere la covata o per alcune mutazioni o selezioni particolari, sia possibile usare le balie, solitamente canarine. È preferibile individuare un ceppo di canarini rustici, poco selezionati, anche perché l’allevamento dei ciuffolotti da parte dei canarini non è per nulla semplice. La difficoltà non è legata all’alimentazione o ad un apporto proteico particolare che il canarino può fornire ai piccoli, ma la differenza sta nel numero delle imbeccate fornite dalle due specie: il ciuffolotto, infatti, ne fornisce un numero maggiore nell’arco della giornata e per ovviare a questo problema e riuscire in questa impresa, il segreto è quella di porre le coppie destinate a tale scopo in un locale a cui noi andremo a variare il fotoperiodo giornaliero, fino ad un massimo di 16 /17 ore e fornendo loro un pastone molto appetibile anche 6/7 volte al giorno, cosi da invogliare la nutrice all’imbecco.” Ringrazio Massimo per questo interessantissimo excursus sul mondo del ciuffolotto e mi auguro che questo nostro scritto possa invogliare qualche lettore ad intraprendere questa nuova avventura.

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