Italia Ornitologica, numero 8/9 2022

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CANARINI DI COLORE

Parliamo del Nero di GIOVANNI CANALI, foto F.O.I. e E. DEL POZZO

H

o spesso parlato dei 4 tipi base: nero, bruno, agata ed isabella. Ho inoltre segnalato come il nero e l’agata siano i più importanti. Ho anche detto che sono da considerare le colonne portanti delle due linee selettive principali e cioè: ossidati il nero e diluiti l’agata. Precisando ulteriormente che con i bruni, sia classici che in interazione con tipi aggiunti, dovrebbero essere usati i nero-bruni, non i neri selezionati come si pretende oggi. Vale a dire sia massima espressione del nero che del bruno, nei soggetti ottimi. Il canarino selvatico è un nero-bruno non selezionato dall’uomo bensì dalla natura, che ha esigenze soprattutto funzionali e di mimetismo non tanto estetiche come piace all’uomo. Tuttavia esistono casi particolari, come la selezione sessuale che cura aspetti estetici; lo si nota molto bene in diverse specie, come ad esempio il celebratissimo pavone. Mi si consenta una digressione su questo tema. In questi casi vengono selezionati i maschi più apprezzati dalle femmine. Si nota perfino un danno alla funzionalità; infatti la coda del pavone non è certo utile per sfuggire ai predatori. Su questo esempio ed altri è stata formulata la “teoria dell’handicap” secondo la quale la sopravvivenza dei soggetti, nonostante l’handicap, sarebbe una selezione particolarmente severa a favore dei più dotati, che sopravvivono nonostante l’handicap. È la teoria di Zahavi da alcuni contestata, ma che personalmente apprezzo, se non altro per il fatto di essere davvero suggestiva. Non è detto però che vada sempre così; infatti, secondo una tesi molto fondata, una specie di cervi antichissimi si sarebbe estinta poiché i palchi enormi

La lotta contro il bruno è più difficile nella femmina

Nero bianco, foto: E. del Pozzo

dei maschi selezionati sessualmente, oltre un certo limite pregiudicarono irrimediabilmente la sopravvivenza dei maschi stessi. Tornando al canarino selvatico si nota bene il dimorfismo sessuale, anche se non molto accentuato. Certo non tale da costituire un handicap per i maschi. Fra l’altro la femmina non si accoppia con maschi che non abbiano conquistato un territorio. Quindi occorre una competitività fra i maschi di forza e non di estetica, anche se, vigendo la monogamia, quasi tutti o almeno molti maschi si riproducono. Il dimorfismo sessuale del canarino selvatico si ripercuote anche sui mutati, magari in misura minore se certe caratteristiche sono perdute o apparentemente maggiore se sottolineate da altre caratteristiche. La lotta contro il bruno è più difficile nella femmina, poiché la femmina per esigenze mimetiche ha più bruno, vale a dire feomelanina ed è una regola generale con poche eccezioni. Questo aspetto deve essere tenuto in alta considerazione, altrimenti lo svantaggio della femmina diventa troppo pesante, quando si seleziona contro la feomelanina. Si deve tenere conto anche del fatto che i novelli riecheggiano le caratteristiche femminili, anche nei maschi, i quali assumeranno solo da adulti le loro espressioni tipiche, questo per esigenze di mimetismo particolarmente importanti nei giovani. Lo si deve tener presente nelle penne che non sono mutate in prima muta. Di conseguenza, tracce di feomelanina in tali penne devono essere tollerate. Ricordo che queste penne sono: remiganti primarie, remiganti secondarie, grandi copritrici delle primarie, che non sono mai mutate, salvo incidenti, men-

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