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Uso della polenta

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Spesso tra allevatori ritornano le discussioni sui caratteri letali e subletali che attengono alla genetica degli uccelli e, sebbene ci siano certezze al riguardo, accade che si possa cadere nel dubbio interpretativo generando confusione. Raccogliendo varie osservazioni e quesiti posti sul tema, Giovanni Canali fornisce una chiara ed esaustiva descrizione del comportamento genetico di tali caratteri.

Alleli letali e subletali

Di solito si parla di geni letali e sub letali, meno frequentemente di alleli, io preferisco parlare di alleli o a mio avviso anche di caratteri, poiché lo stesso gene codifica pure per caratteri normali. Con il termine letale si indica un carattere che provoca la morte dei soggetti che ne sono affetti allo stato omozigote, questo spesso già allo stato embrionale, talora anche in seguito. Con il termine subletale o anche subvitale, si indica il carattere che, allo stato omozigote, non provoca la morte, ma che produce delle anomalie, più o meno rilevanti. Tuttavia queste anomalie possono in diversi casi impedire la sopravvivenza nell’ambiente, riducendo l’efficienza del soggetto stesso. Allo stato domestico questo aspetto potrebbe non essere causa di morte, dato l’ambiente artificiale non selettivo. Talora possono esistere caratteri subletali che in qualche esemplare diventano letali. Il primo esempio segnalato di letalità è quello del topo definito giallo, carattere dominante e letale. L’osservazione, dei primi anni del novecento fu di Lucien Cuénot. Individuato un topo chiaro detto poi giallo ed accoppiato con uno normale, aguti, nacquero metà gialli e metà aguti. Nulla di strano, ma poi accoppiando due gialli eterozigoti, nascevano sempre 1/3 aguti e 2/3 gialli eterozigoti, non il rapporto mendeliano atteso cioè di: 25% aguti 50% gialli eterozigoti e 25% gialli omozigoti. Anche in seguito non si rinvenne mai un giallo omozigote. Si trattava di carattere letale se omozigote, già allo stato embrionale. Nel canarino abbiamo un solo carattere letale e cioè il bianco dominante. I caratteri subletali sono 2 e cioè: l’intenso ed il ciuffo. Si potrebbero avere dei dubbi sul “pelle nera”, ma è possibile e secondo molti probabile che sia causa di selezione eccessiva e non di carattere subletale.

Carattere letale Quando si accoppia bianco dominante x pigmentato (di regola giallo) si hanno metà soggetti bianchi dominanti e metà pigmentati. Non succede mai di avere tutti bianchi poiché il bianco dominate omozigote non esiste, o meglio esiste solo come embrione morto dentro il guscio. Di conseguenza, essendo il bianco dominante sempre portatore del carattere normale pigmentato, genera sempre anche pigmentati. Quando si accoppia bianco dominante x bianco dominante si hanno 25% di pigmentati 50% di bianchi dominanti e 25% di embrioni morti, potenziali bianchi dominanti omozigoti. Calcolando solo la prole viva si hanno 1/3 di pigmentati e 2/3 di bianchi dominanti. Talora si sentono obiezioni varie, sul tipo: “ho accoppiato bianco dominante x bianco dominate e la prole sta benissimo, allora perché dire che è letale?” Perché la prole viva può stare benone, sono gli embrioni morti che sono stati malissimo... certo un quarto di uova non schiuse, può passare inosservato. A me, tanti anni or sono, è capitato di aprire un uovo del genere: ebbene l’embrione presentava abbozzi di piumino bianco. Appare quindi palesemente infondata questa obiezione. Anni or sono il compianto ing. Chillé aveva sostenuto che il bianco dominante non fosse letale, ma asseriva che l’omozigote apparisse uguale ad un recessivo, cioè senza soffusioni (non ricordo se parlasse anche della pelle), contestando il prof. Zingoni ed il sottoscritto, non anche altri autori che pure dicevano di letalità. Ebbene, rispondendo garbatamente (Alcedo n°6 novembre/dicembre 2006), rigettai le sue osservazioni rilevando che i risultati degli accoppiamenti di cui parlava, non erano probanti. Probabilmente era stato tratto in inganno da un bianco dominante puro anche per il bianco recessivo. Non essendo allelici, il bianco dominante ed il recessivo possono coesistere nello stesso soggetto, che appare uguale ad un recessivo, stante il fatto che il bianco recessivo, avendo l’effetto massimo (inibizione totale di carotenoidi), è epistatico, cioè coprente, su tutte le altre varietà, bianco dominante compreso.

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Ora considero i caratteri subletali. L’intenso, come sappiamo è una mutazione dominante che riduce le produzioni cutanee (becco, squame ed unghie dei piedi, nonché penne), nelle penne in particolare accorcia le barbe, stringendo la penna stessa. Ebbene, nei soggetti omozigoti, detti doppi intensi, questi aspetti si accentuano e gli intensi omozigoti appaiono striminziti. Tanto striminziti che si è anche pensato ad un interessamento dello scheletro, che pare non esserci. Tuttavia non si può parlare di letalità, poiché sono vivi e vegeti, quindi parliamo di allele subletale. Per chi avesse dubbi ingiustificati, consideri che il gibber italicus è sempre intenso omozigote; se vi fosse letalità, la razza gibber non esisterebbe o meglio sarebbe diversa. Nel prosieguo, quando userò il termine intenso senza precisazioni, intenderò eterozigote (quello da mostra). A volte su certi testi si ventila di possibili mortalità accoppiando in purezza gli intensi, ebbene non corrisponde al vero. Se accoppiando intenso x intenso si avesse mortalità, non si dia la colpa al carattere intenso, c’è una patologia in atto ed è quella che va individuata e curata, senza perdere tempo in ipotesi inutili, come dar la colpa alla stagione o al carattere intenso. Non facciamo come il manzoniano don Ferrante che morì di peste prendendosela con le stelle, poiché negava l’esistenza della peste e dava la colpa alle congiunzioni astrali. Fra l’altro, ho fatto troppe esperienze con intensi accoppiati in purezza per avere dubbi. Segnalo che su diversi testi, inizialmente anch’io ero caduto in questo errore e me ne scuso, si diceva che la femmina intensa omozigote non fosse idonea alla riproduzione; ebbene non è esatto, può avere qualche difficoltà di cova, per via del piumaggio ristretto, ma è utilizzabile. Quanto agli accoppiamenti, considerando solo il brinato, quando si unisce un intenso ed un brinato si hanno metà intensi e metà brinati, quando si unisce intenso per intenso si hanno: 25% intensi omozigoti, 50% intensi eterozigoti e 25% di brinati. Quando si accoppia un inteso omozigote con un brinato si hanno tutti intensi, quando si accoppia un intenso omozigote con un intenso, metà intensi omozigoti e metà intensi eterozigoti, quando si accoppia intenso omozigote con intenso omozigote si hanno tutti intensi omozigoti, gibber o aspiranti tali. Accoppiando con mosaico è la stessa cosa, essendo l’intenso dominante o più probabilmente epistatico sul mosaico. Non considero la coesistenza di brinato e mosaico per non andare fuori tema. Il ciuffo è frutto di mutazione dominante: molto a lungo, direi troppo a lungo, si è considerato letale. È stato uno dei grandi meriti del prof. Zingoni dimostrare che era subletale. Lo rilevò accoppiando dei fiorini ciuffati fra di loro. Ebbene non ebbe alcuna mortalità embrionale, ma vide dei soggetti calvi con sierosità al posto del ciuffo. Successivamente si sviluppava un ciuffetto anomalo. Ebbene, accoppiando tali soggetti con altri a testa liscia nascevano tutti ciuffati. Circostanza direi molto eloquente. Inoltre mi accarezzo la testa e penso che essere calvi o morti non sia la stessa cosa. Oggi, in qualche caso si legge o si sente dire ancora che il ciuffo sia letale, il che è grave. Specialmente quando si scrive, bisogna tenere presenti le pubblicazioni precedenti, specialmente quelle fondamentali, altrimenti si cade in errori che, essendo evitabili, sono particolarmente gravi. Ho anche letto da qualche parte di subletale ma con eccezioni, alcuni morirebbero dentro il guscio. La spiegazione sarebbe di mancata saldatura delle ossa craniche o qualcosa del genere. In teoria ci potrebbe stare la presenza di casi di letalità in alcuni soggetti, ma a parte il fatto che il discorso non mi convince, potrebbe essere solo una mia impressione, la circostanza andrebbe documentata in modo adeguato. Non sono criticabili i testi errati su questo punto, ma scritti prima della pubblicazione del prof. Zingoni. Semmai quando si legge un testo bisognerebbe considerare anche la sua data. Noto invece, che taluno continua ad attenersi a testi antichi, anche validissimi, ma superati sotto alcuni aspetti. Ora un accenno al “pelle nera”. Alcuni lo considerano un carattere subletale recessivo. Ebbene non lo posso escludere. Tuttavia noto che, essendo sterile per muta continua, indotta dalla situazione ormonale anomala (in particolare ormoni tiroidei), i pelle nera non hanno prole se non in situazioni particolarissime come alcuni mi hanno detto, ma non mi risulta essere fatto accertato. Ebbene, il gene presunto anomalo non si trasmetterebbe e quindi il numero dei pelle nera dovrebbe essere sempre limitato. Invece ricordo ceppi nei quali appariva con frequenza poco riconducibile ad una tale fattispecie. Tuttavia oggi si rileva molto meno e questo potrebbe avvalorare la tesi del subletale. Tutto considerato, propendo per l’aspetto selettivo.

GIOVANNI CANALI

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