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Il Succiacapre, un uccello misterioso ed affascinante
diPIERFRANCOSPADA, foto WWW.ENTE.PARCOTICINO.ITe WWW.CROSVARENNA.IT
C’è il canto mitico delle sirene o delle balene, poi c’è il canto dei grilli e quello delle cicale, più prosaici ma non meno evocativi di emozioni e di ricordi per ciascuno di noi, credo. E poi c’è il canto del Succiacapre (Caprimulgus europaeus), un trillo, un crepitio notturno, continuo e insistente, particolarmente fastidioso e assordante per l’orecchio umano. Per questo motivo, in alcune zone della Sardegna, e più precisamente nel Nuorese, lo chiamano in dialetto sardo Issurdapunteri, enfatizzando così il fastidio che il verso di questo animale arreca ai bracconieri notturni in attesa dei cinghiali. Tra i tantissimi uccelli presenti nel nostro “Bel Paese”, il Succiacapre ha da sempre attirato la mia attenzione e la mia curiosità. In pochi hanno sentito il suo canto e ancor meno lo hanno visto a causa delle sue abitudini. Il Succiacapre, noto anche come Calcabotto, Caprimulgo e Nottolone, è classificato scientificamente come segue: Phylum: Chordata Classe: Aves Ordine: Caprimulgiformes Famiglia: Caprimulgidae Specie: Caprimulgus europaeus Nome in Sardegna per indicarlo: Passaidrotta Raggiunge la lunghezza di 26cm ed ha un piumaggio di colore grigiobruno fittamente macchiettato e striato di fulvo e nero-bruno, che lo rende assolutamente invisibile quan do di giorno resta immobile su di un ramo o al suolo. Possiede un becco piccolo con un’apertura boccale enorme. Quando si sente minacciato, sbuffa come le civette. È presente in tutta l’Europa, nel Nord Africa e nell’Asia Occidentale e Centrale. Durante l’inverno, visita tutta l’Africa ed il Nord ovest dell’India. In Italia è diffuso in tutta la penisola; in Sardegna giunge in primavera, in un periodo compreso da
marzo a settembre e riparte in autunno, raramente qualche individuo
Il Succiacarpee durante il giorno, fonte: www.crosvarenna.it
rimane a svernare. Preferisce le boscaglie dove le radure si alternano alle macchie più fitte. In genere evita i boschi di piante a foglie caduche, sebbene gli insetti vi abbondino notevolmente. D’estate preferisce le foreste di conifere, certe volte staziona anche nei boschi misti, nei boschetti di betulle e pioppi su terreno sabbioso, e nei piccoli querceti, nelle regioni steppiche dove predomina una vegetazione semidesertica. Gradisce di solito dormire sul terreno, raramente sui rami degli alberi, sui quali non si posa mai in posizione trasversale, ma in modo che il corpo ed il ramo siano nella stessa direzione. Tra i suoi peggiori nemici ci sono gli astori e le volpi. Il Succiacapre cova due volte all’anno e le coppie si formano solo durante il periodo della riproduzione. La femmina depone una o due uova, preferibilmente sotto i cespugli i cui rami scendono sino a terra. Il periodo di incubazione dura 17 giorni, i genitori restano tutto il giorno posati sopra i nidiacei, anche quando questi sono già pronti al volo. È un animale di abitudini crepuscolari e notturne, percorre con volo rapido e sicuro i boschetti alla ricerca di falene, ed altri insetti notturni, che costituiscono il suo alimento abituale. Le prede vengono ingoiate al volo nell’enorme becco, circondato da piume filiformi che ne impediscono la fuga. Altre volte, si posa sul suolo nudo o su di un ramo con buona visibilità da cui spicca dei brevi voli, spesso con traiettorie incredibili, per catturare gli insetti che i suoi grandi occhi hanno percepito nell’oscurità. Caccia quindi essenzialmente durante la notte e si ciba di una vasta varietà di insetti notturni, tra cui lepidotteri e coleotteri. Ha un volo leggero e vivace e spesso si fa trasportare dal vento, alternando durante il volo profondi battiti d’ali. Come il Gheppio, si libera a fare lo “spirito santo” e, nella parte finale del volo, atterra direttamente come il Picchio muratore. È protagonista delle tradizioni popolari sarde e non solo, dove spesso viene attribuito il potere di transitare le anime nell’aldilà. Nel passato non tanto remoto, in Sardegna ha subito pesanti persecuzioni in quanto ritenuto portatore della brucellosi, malattia nota come “febbre maltese”. In assenza di rimedi della medicina ufficiale, le sue abitudini prevalentemente notturne e la frequentazione degli ovili ne hanno fatto un perfetto capro espiatorio per esorcizzare la malattia, così quando i pastori riuscivano a catturarne qualcuno, lo crocifiggevano, meglio se vivo, nel recinto “de sa mandra” , che significa in sardo e tradotto in italiano “il recinto della mandria”, riferito al luogo dove dormono gli animali, affidando così al suo crudele e insensato sacrificio la speranza di scongiurare il male. Il suo nome deriva dalla leggenda di Plinio il Vecchio, scrittore e naturalista romano vissuto nel 35 d.c. secondo la quale questi uccelli si recherebbero nottetempo nelle stalle per succhiare il latte delle capre, le quali, in conseguenza di tali mungiture, rimarrebbero cieche. Oggi il Succiacapre è una specie protetta dalla Direttiva Uccelli, una direttiva approvata il 2 aprile 1979 dalla Commissione europea che ha lo scopo di promuovere la tutela e la gestione delle popolazioni di specie di uccelli selvatici nel territorio europeo. Particolarmente protetta perché fortemente minacciata a causa dell’abbandono delle aree agricole di tipo estensivo, dall’eccessivo sviluppo urbano, dall’abuso di pesticidi e dal disturbo dell’attività umana.
Esemplare adulto fonte: www,ente.parcoticino.it