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Forma e colore
di GIOVANNICANALI, foto S. GIANNETTI, E. DELPOZZOe F.O.I.
Ènoto, anche da esperienze in zootecnia, che selezionare un ceppo Oggi si fanno o una razza, in 2 o più direzioni, è differenziazioni possibile, ma non si ottengono i risultati migliori in nessuna delle mete prefissa- di classificazione, te. sia nei canarini di forma Il risultato ottimale si ottiene solo se la e posizione liscimeta è unica. Non direi che esistano difficoltà teoricamente ben definibili, ma che arricciati, piuttosto difficoltà pratiche, cioè diffi- attinenti al colore coltà insormontabili concretamente. Sono ben note le razze a triplice attitudine, come ad esempio nelle pecore: carne, latte, lana, oppure nei bovini: tiro, lat- te l’Arlecchino portoghese, che presen te, carne. Come del resto quelle a du - ta aspetti particolari. plice attitudine, come in due degli obiet- Oggi si fanno differenziazioni di classitivi precedenti o nel caso dei polli: carne ficazione, sia nei canarini di forma e posie uova. Queste razze possono arrivare zione lisci che arricciati, attinenti al coload avere discreti risultati in tutte le dire- re; d’ora in poi ometterò di differenziare zioni, talora per fino un esito buono in una direzione, ma non ci sono Ciuffato tedesco lipocromico, 94 punti al Campionato Mondiale di Bari 2014, foto: S. Giannetti esempi di risultati ottimi in tutto. Del resto, noi allevatori ben conoscia mo le difficoltà che ci sono per avere dei campioni, an che selezionando ver so un solo obiettivo. Anche nel nostro ambiente, in passato, si tentava di avere razze a duplice pregio, come canto e colore o forma e colore, nonché forma e canto. Tuttavia questi obiettivi sono stati mancati come esito pieno, cioè ottimo in tutto, e spesso abbandonati. Residua poco di quella tendenza, come il Ciuffato tedesco, discreto o buo no, sia nella forma che nel colore o più recen te men fra lisci ed arricciati per brevità, a meno che non sia necessario. In questa sede desidero sconfinare da quella che è la mia specializzazione per parlare di questi aspetti. Del resto da ragazzo ho allevato anche canarini di forma e posizione sia lisci che arricciati e, soprattutto, ho sempre seguito anche questi aspetti. Si badi che non considero colorein senso stretto le categorie: brinato, intenso e mosaico. Le categorie non generano direttamente i colori, che sono prodotti dalle mela nine e dai carotenoidi, ma agendo sulla struttura della penna, interferiscono con i colori stessi. Segnatamente l’intenso, restringendo il vessillo attra verso l’accorciamento delle barbe, concentra i colori, rendendoli più evidenti ed appunto intensi, questo per quanto concerne i carotenoidi, ed assottigliando il disegno dato dall’eumelanina. La categoria intenso, riducendo le produzioni cutanee (becco, squame dei piedi, unghie e soprattutto piumaggio) mo difica anche la morfologia del soggetto, che appare più snello rispetto ai fratelli brinati o mosaico. L’esito è tale che si è a lungo creduto che la mutazione intenso agisse anche sullo scheletro. Stando così le cose io ri tengo che sia necessario
dividere le categorie a concorso fra intensi e
brinati; possibile met te re con i brinati eventuali mo saico, poiché la struttura è la stessa. I cosiddetti “mo sai co intensi” in realtà so -
no sempre analoghi ai brinati, ma più contenuti rispetto ad altri mosaico, abbondanti di piumaggio e con zone di elezione meno espresse, di regola causa di accoppiamenti in purezza. Questa divisione non costituisce una separazione di colori, ma è strutturale. Questo va ben capito. Da giovanotto faticavo a spiegare a vecchi allevatori di arricciati che accoppiare intenso per brinato era necessario. Questi allevatori dicevano che il colore negli arricciati non contava, ed in un certo senso avevano ragione, ma faticavo (fresco di studi) a spiegare che i sog getti che definivano “dorati” oppure a “piumag gio duro o semi duro” altro non erano che intensi e quelli che defi nivano “pa gliati” o a “piumaggio morbido” altro non erano che brinati. Si badi di non fare confusione, come spesso accade, non esistono intermedi fra il brinato e l’inten so eterozigote, l’intenso è mutazione dominante e sub letale. Esistono intensi eterozigoti a scarsa espressione, con residui di brinatura; tuttavia sono sempre intensi non intermedi e come tali si comportano. Quindi le espressioni: “semi intenso” e “falso intenso” sono errate e da non usare, sono solo intensi scarsi. Potremmo considerare intermedio l’intenso e te ro zigote rispetto all’intenso omo zigote, detto doppio intenso; sarebbe un inquadramento accettabile,
Arlecchino portoghese testa liscia
ma che normalme nte non si fa, stante la condizione striminzita dell’omozigote che determina la classificazione di sub letale alla mutazione. Di certo questa circostanza esclude un’ulteriore situazione intermedia essendo 2 i geni di una coppia. Di fatto ad occhio, i vecchi allevatori spesso accoppiavano bene, ma senza una vera conoscenza della categoria. Semmai erano molto inclini ad accoppiare verde (nero giallo) o pezzato x giallo, dando un’importanza perfino eccessiva al tipo. Vero che il tipo selvatico nerobruno conferisce una sia pur modesta maggiore robustezza alla penna, ma non è mai stato dimostrato che si ripercuota sui lipocromici figli di incroci con pezzati. La mancata divisione in categorie (intenso e brinato) ha fatto si che nel Gibber Italicus oggi non esistano più i brinati, almeno per quello che valuto io, ma solo intensi omozigoti, i cosiddetti doppi intensi. Gli ultimi brinati li ho visti molti anni or sono. Ne ricordo distintamente alcuni, quando da ragazzino, avendo rotto il salvadanaio, andai a comprare una coppia di Gibber Italicus da Augusto Schianchi, uno dei primi allevatori di tale razza. Ebbene, si trattava di un maschio verde (forse intenso) ed una femmina gialla “pa gliata”, cioè brinata. Se si fossero divise le categorie oggi avremmo ancora i Gibber brinati. È stata una perdita vederli sparire? Ognuno rispon da come crede, secondo me forse si, anche se nel brinato il Gibber non dava certo il meglio di sé. Ora parliamo di colore in senso stretto: melanine che costituiscono il tipo e lipo cromi che sono carotenoidi e costituiscono la varietà. Nel canarino sel va tico abbiamo eumelanina nera e a quanto pare anche bruna, ma non rilevabile visivamente ad occhio nudo, e feomelanina bruna che costituiscono il tipo. La varietà, sempre nel selvatico, è data da carotenoidi gialli, pertanto il selvatico appare nell’insieme verde. I soggetti che hanno lo stesso tipo del selvatico venivano chiamati nero-bruni, termine corretto, poi per via di una moda nei canarini di colore, oggi vengono chiamati solo neri. Quando interviene la mutazione di isabellismo l’eume lani na nera è trasformata in eumelanina bruna. I soggetti affetti da isabellismo all’inizio vennero chiamati correttamente isabel-
Arlecchino portoghese testa ciuffata, foto: E. del Pozzo
la, oggi vengono chiamati bruni. Nell’ambiente della forma e posizione, spesso fra vecchi allevatori si usa ancora il termine isabella per questi canarini, indubbiamente più corretto, ma che è bene abbandonare per non fare confusione con un altro tipo detto isabella. Successivamente è apparsa la muta zione agata, cioè un nero diluito, che interagendo con il bruno produce il bruno diluito detto isabella. In effetti è successo che dopo la comparsa dell’interazione bruno + agata, il soggetto ottenuto, invece di essere chiamato isabellaagata o volendo usare un solo nome, magari isabellino che sarebbe andato benissimo, si è cambiato nome all’isa bel la in bruno e la nuova interazione è stata chiamata isabella. Così abbiamo i 4 tipi base cioè nero, bruno, agata ed isabella. Si tenga conto che un tempo i nero-bruni, o neri come si dice oggi, venivano indicati assieme alla varietà: se la varietà era il giallo si diceva verdi, se c’era il bianco, ardesia, se rosso, bronzo ed altro. Un ulteriore aspetto è che bruni, agata ed isabella in presenza di bianco venivano chiamati argento, cioè bruno argento ecc... Nel Lizard, va diversamente: il fondo bianco è detto blu, mentre il brinato è detto argento e l’intenso dorato, è bene sapere ciò per non confondersi con le varie denominazioni. Tanto per ben capire: verde, nero-
Lizard dorato
bruno giallo o nero giallo indicano lo stesso canarino. Inoltre dorato non è sinonimo di intenso, tranne che nel Lizard. Esistono intensi giallo limone (verdognolo), anche se la tonalità li mo ne è poco nota nella forma e posizione, essendo diffusa la tonalità intermedia con il dorato. Oggi i 4 tipi base sono presenti in diverse razze anche di forma e posi zione lisci ed il bruno anche negli arricciati. Ben presto è stato introdotto attraverso meticciamenti il bianco dominante, raramente il recessivo, meno gestibile, e si è anche inserito il rosso. Tuttavia per il rosso, date le difficoltà, spesso ci si limita all’alimentazione colorante. Comunque non mancano anche inserimenti genetici di fattori rossi. Personalmente trovo del tutto sgradevoli sfumature arancio nei canarini di forma e posizione. Tanti anni or sono si dibatteva alquanto sugli Arricciati di colore, che erano il frutto di meticciamenti di diverse razze con
Lizard argentato il Parigino. Nella mia sempre più fornita biblioteca conservo un vecchio testo di G. Zamparo, edizioni Encia di Udine 3° edizione 1961, ove si stigmatizzavano gli incroci imposti al Parigino ai fini del colore che lo compromettevano. Su que sto testo si faceva anche una com mistione fra Milanesi e Padovani, i primi senza ciuffo ed i secondi con il ciuffo, questo parlando dell’Arricciato di co lore. Oggi non si fanno più certe confusioni; il Padovano è razza a sé e gli Arricciati di colore sono chiamati giu sta men te Parigini di colore, visto che è quella l’espressione a cui tendono. Tuttavia ho ricordato questo precedente storico per segnalare come già in passato si comprendeva che il colore nei canarini di forma e posizione debba essere con si de rato secondario ed anche di qualche pericolo, per non compromettere le caratteristiche peculiari. Personalmente ritengo che, per quanto riguarda il tipo (melanine), si debba differenziare solo fra melanici, lipocromici e pezzati, non riterrei opportuni ulteriori riconoscimenti, sia per quanto riguarda i tipi base ed a maggior ragione even tuali ulteriori mutazioni. Questo perché è già impegnativo nel Canarino di colore cogliere sfumature anche minime e non mi sembra il caso di cercare com pli ca zio ni in altre linee selettive. Nel già citato testo del 1961 si ipotizzava di avere tutti
i colori negli Arricciati di colore, ma non condivido, fra l’altro all’epoca non c’era l’arcobaleno che c’è oggi. Temo che il piu mag gio arricciato renda molto difficile cogliere certe differenze, talora mini me. So che si differenziano i bruni nelle categorie a con corso, ma non ne vedo la vera necessità. Si fanno molti discorsi sulla morbidezza del piumaggio del bruno, ma non mi pare così pregnante; anzi ritengo molto meglio il nero che leggermente rafforza il piumaggio e per me è esteticamente molto più bello. Per quanto concerne la varietà, ho già detto di essere del tutto contrario all’inserimento di fattori per il rosso, che non trovo pregevoli e che comportano presenza di geni estranei alla specie Canarino, poiché derivano dal Cardinalino del Venezuela. Anche l’alimentazione colorante, la vedo come un artificio inutile. Accettabile solo in razze anche di colore, come il Ciuffato tedesco, l’Arlecchino portoghese o magari il Parigino di colore. Diverso il caso del bianco. L’inserimento del bianco, non comporta miglio ramen ti delle forme o della posizione, semmai all’inizio ha potuto arrecare danno essendo inserito con incroci, tuttavia i bianchi appaiono davvero belli come effetto d’insieme. Non è escluso che il bianco, che come colore crea l’impressione di ingrossare, possa in alcuni casi fornire un sia pure apparente vantaggio. Semmai c’è il problema della categoria; infatti anche nei bianchi c’è il brinato, l’intenso ed il mosaico. Oggi i bianchi gareggiano con i brinati, ed in effetti spesso sono a struttura brinata, ma non è sempre così. All’inizio avevo anch’io avuto questa idea, ma c’è il problema delle razze ove gli intensi sono avvantaggiati per le loro forme. Un Norwich bianco intenso non crea problemi gareggiando con i brinati poiché svantaggiato, ma un Fife bianco intenso si, poiché avvantaggiato e, se bello, surclassa i bri nati. Di conseguenza è mio parere che i bianchi, siano essi lipocromici, pezzati o melanici, debbano gareggiare a parte. Pretendere di dividere i bianchi in intensi e brinati non è possibile, certo le differenze ci sono, ma ci sono anche casi dubbi, specialmente in presenza di grandi taglie e piumaggi abbondanti. Ora c’è l’aspetto delicato delle pezza -
Gibber Italicus lipocromico, 94 punti al Camp. Mond. di Bari 2014. Soggetto non in posizione ottimale al momento dello scatto, foto: S. Giannetti
ture. Oggi si divide in pezzati melaninici e pezzati lipocromici a seconda se prevalga una parte o l’altra. Ebbene dico chiaramente che questa differen ziazio ne la trovo inutile ed inopportuna, ci sono con facilità dei dubbi, francamente non la manterrei. Ricordo che l’acianismo, cioè la mutazione che induce i lipocromici, è ad espressività variabile e ben poco controllabile. Sul comportamento genetico dell’acianismo si è da più parti detto che sia a dominanza parziale oltre che ad es pres sività variabile, ma secondo me le parti acianiche visibili in soggetti melanici, come residuo, fanno pensare a qualcosa di più complesso. Poi si premiano i melaninici ed i lipocromici, ove non si considerano come tali i soggetti anche leggermente macchiati sul piumaggio, ciuffo tolle rato. Ebbene non ritengo utile che vi siano categorie che prevedano l’assenza totale di zone spurie. Questo potrebbe incoraggiare selezioni a favore del colore puro che non sono di alcuna utilità nelle razze di forma e posizione e potrebbero distrarre dalle selezioni veramente pregnanti, quali forma e posizione, nonché arricciature negli ar ric ciati. Senza contare le tolettature non del tutto ortodosse. A mio parere piccole macchie o remiganti e timoniere chiare, non dovrebbero essere considerate. È bene ricordare che accoppiando un melanico ed un lipocromico si ottengono tutti pezzati in varie espressioni. Accoppiando due pezzati si ottengono 25% di melanici, 50% di pezzati e 25% di lipocromici. Atten zione però, non è così semplice la storia; infatti i lipo cromici sono quasi tutti macchiati, ed il quasi l’ho messo solo per prudenza, e molti melanici presentano penne, specialmente timoniere e remiganti soprattutto primarie, lipocromiche nonché talora unghie lipocromiche. Nonostante ciò questi soggetti, non diventano pezzati, ma restano a tutti gli effetti lipocromici o melaninici. Lo si vede bene perché accoppiando fra di loro lipocromici con piccole macchie nascono solo lipocromici, nessun melanico, né vero pezzato, ed accoppiando parimenti melanici con penne lipocromiche non nasce alcun lipocromico, né vero pezzato. Ora ci potrebbe essere il dubbio fino a che punto si possa parlare di lipo cro mico con macchie o vero pezzato ed allo stesso modo melanico con tracce lipocromiche e vero pezzato. Ebbene, i veri pezzati sono solo quelli che accoppiati fra di loro generano sia lipocromici, che melanici e che pezzati. D’accordo mi si dirà, ma come distin guerli con parametri certi? Mi sarei preparato degli appunti, ma sarebbe lungo indicarli e comunque sarebbero in parte discutibili. Chi volesse conoscerli potrà chiedermeli, qui anche per bre vità li ometto. Dico solo che secondo me bisogna distinguere fra pezzati, chesono
sostanzialmente degli intermedi e macchiati, che invece sono a tutti gli effetti melanici olipocromici, ancor ché con zone spurie di piccola entità.
Quello che quindi ribadisco è che, secondo me, è sbagliato assimilare i macchiati ai pezzati. Inoltre nella for ma e po sizione piccole zone spurie sono esteticamente ininfluenti e non ritengo di alcuna utilità e forse di danno, come dicevo sopra, incoraggiare selezioni a favore del cromaticamente puro in canarini che non sono di colore. Spero di non suscitare malumori con questo mio intervento che intende essere costruttivo