Discover the city
“Leggere, scrivere e far di conto” era prerogativa anche, e soprattutto, femminile.
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Trieste, mula grintosa e audace — Trieste, gritty and daring girl
–periodo durante il quale milioni di uomini partono per il fronte, con le donne costrette a mandare avanti la “baracca”– è altrettanto veritiero che a questo fenomeno va aggiunto il carattere tipicamente marinaro (ed adriatico) della città. “Le mule de San Giacomo le ga el marì che naviga e l’amante sotto ‘l letto” è motivetto dialettale che mette in cattiva luce le mogli dei marittimi triestini. Tuttavia, la canzone dimentica colpevolmente che durante i viaggi per mare, ad amministrare la vita di casa o ad indirizzare l’educazione dei figli, erano proprio le donne. Basterebbe questo, infatti, per testimoniare l’enorme apporto culturale al femminile nei confronti dello sviluppo della città. Se poi ci addentriamo nei percorsi personali (e storici) ecco che emerge la figura di Maria Teresa, imperatrice d’Austria a cui Trieste deve tanto –nonostante non abbia mai messo piede qui– della sua indimenticata grandeur. Nonostante la città sembri rivolgersi più al suo trapassato remoto che alla contemporaneità, tra il mare ed il Carso vivono e lavorano alcune figure diventate nel tempo ambasciatrici di San Giusto nel mondo. Qualcuno pensa che a Trieste sia più facile diventare intellettuali che imprenditrici (Susanna Tamaro e Giovanna Botteri sono gli esempi forse più celebri di un successo nel mondo della letteratura e del giornalismo), ma sono molte le donne triestine e del Carso che hanno scelto la strada dell’impresa locale. È soprattutto grazie a loro se Trieste e l’altipiano carsico dialogano, se il bianco calcareo si fonde con l’azzurro dell’Adriatico. Ancora una volta, sono le donne a smantellare le frontiere, ad unire le molteplici anime culturali che il confine orientale d’Italia porta in dote. 7
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illustrazione di /illustration by Jan Sedmak
rieste è donna. Nell’avventurarsi tra le mille sfaccettature che questa città manifesta a chi vi giunge da lontano, l’urbe al femminile rappresenta un elemento nascosto, eppure quotidianamente presente. Per poterlo vivere, basta muovere i primi passi nel mare della letteratura, di quel dialetto ancora oggi parlato e di quelle immagini simboliche che l’architettura mette in mostra in riva all’Adriatico. Inoltre, proprio nel vernacolo locale esistono espressioni che potrebbero strappare sorrisi o sprigionare un’incerta comprensione, a seconda della confidenza con la lingua. Le ragazze triestine, infatti, vengono definite “mule” e il termine, per i visitatori, suonerebbe volgare, al limite del rispetto verso il genere. Tuttavia, la parola non avrebbe niente a che vedere con la femmina dell’asino, né con un’affaticata immagine compromessa da un presunto peso da portare sul dorso: “mula” è semplicemente la versione “rosa” del ragazzo triestino che, secondo varie interpretazioni, avrebbe contratto la parola “mamulo”, attestata in Istria e a Grado per indicare i giovani, facendola diventare “mulo”. Ma Trieste è donna anche per i risvolti sociali che il genere possiede da sempre. L’intraprendente indipendenza ostentata con orgoglio nasce da lontano e non ha quasi niente a che fare con la recente ondata di nobile femminismo: si pensi solamente che, ad esempio, nell’anno 1900 il tasso medio di analfabetismo registrato nella penisola italiana era pari al 43 per cento, mentre a Trieste, all’epoca dominio asburgico, coinvolgeva solamente 14 persone su 100. “Leggere, scrivere e far di conto”, come si soleva dire un tempo, era prerogativa anche e soprattutto femminile. Le donne triestine, oggi più che mai presenti nei CDA di grandi aziende, in politica, nell’imprenditoria locale e in molti altri settori, sono eredi di una tradizione scolpita da moltissimo tempo. Se è vero che una certa emancipazione si sviluppa durante la Grande guerra
TRIESTE LIFESTYLE
di /by Nicolò Giraldi
“Read, write and do sums” was mostly a female prerogative.