TRIESTE LIFESTYLE
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ell’immaginario collettivo italiano Trieste è legata principalmente alla bora e alle mule. Note per la loro bellezza, l’emancipazione, la cultura, il fascino, le triestine sono da sempre un’icona della città. Spesso ricordate per la loro fisicità –descritte come alte, bionde, sontuose– le donne della Venezia Giulia hanno spesso impressionato per l’eleganza e la libertà dei modi. Triestine donne volitive è il titolo di una raccolta di studi storici, tra le prime ad indagare il mito delle mule. Non ci sono tuttavia solo coloro che sono nate qui, ma pure donne provenienti da fuori Trieste, che hanno trovato dimora sulle sponde dell’Adriatico, contribuendo alla creazione della 10
Discover the city città cosmopolita. E ancora andrebbero ricordati i personaggi letterari e della fiction, che hanno eternato alcune delle caratteristiche della femminilità locale. Ma, ancora, non possono mancare le donne in carne ed ossa, che in una città di porto erano spesso obbligate a reggere l’economia e la quotidianità familiare a causa dei mariti marinai, dovendo diventare per forza o volontà padrone del proprio destino. Venderigole e sessolotte (rispettivamente verduraie ambulanti e mondatrici di caffè), modiste e pancogole (portatrici di pane), le professioni tipicamente muliebri hanno lasciato traccia in città. Non mancano le intellettuali, che il più delle volte da una posizione di subalternità rispetto ai colleghi maschi
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MESTIERI E STORIE DI DONNE
Adriano de Rota, Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte, proprietà Fondazione CRTrieste
Venderigole e sessolotte, modiste e pancogole hanno lasciato traccia in città.
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Ancient and traditionally female professions have left their mark in the city’s history.
sono riuscite a emergere come poetesse, romanziere, scienziate, cantanti, psicanaliste, fotografe, attrici o pittrici. Un capitolo a parte meriterebbero le sportive, antesignane dell’emancipazione; così come le bellezze “certificate” dal titolo di Miss Italia: Alda Balestra e Susanna Huckstep. Questo articolo non può fornire un catalogo esaustivo. Ogni triestina che si rispetti, ancora oggi, ha un proprio pantheon di riferimenti e modelli. Qui scelgo solo un paio di storie, utili anche a portarvi in zone meno battute. Le orme di Edda Marty, splendida protagonista di “Un anno di scuola” di Giani Stuparich (la cui trasposizione in miniserie tv è stata curata da Franco Giraldi), possono essere seguite
partendo dalla scuola che frequentò, il liceo Dante all’epoca in Largo Panfili, al quale lei, prima ragazza venne ammessa a inizio Novecento, per poi proseguire tra i ripidissimi viottoli di Scorcola (Salita della Trenovia, Via di Scorcola, Via Virgilio), che si aprono su paesaggi mozzafiato, fino ad arrivare al ciglione carsico (solo per i più allenati!), dove Edda amava passeggiare con Antero. Per chi volesse rimanere in centro, come non lasciarsi stregare dalla Donna con cappello rosso di Leonor Fini al Museo Revoltella? Nata a Buenos Aires, giunta nel 1909 a Trieste –città natale della madre–, qui si formerà sviluppando una vocazione internazionale. Da qui attraverso Cavana, storico quartiere
della prostituzione oggi completamente riqualificato, in salita verso Piazza Barbacan e Via del Trionfo per ricordare la tedesca Ricarda Huch, sposa del dentista Ermanno Cecconi, che ambientò in questa zona il romanzo Aus der Triumphgasse. E ancora verso la cima del colle di S. Vito fino a Villa Economo in Largo Promontorio, dove Isabel Arundell visse con il marito sir Richard Francis Burton. Per concludere bisogna guardare Trieste dall’altra parte del Golfo, andando al cimitero di Muggia vecchia, dove riposano le dodici lavandaie che il 26 luglio 1878 persero la vita nell’affondamento della barca che le riportava a casa dal lavoro svolto nelle case della ricca borghesia cittadina. 11
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Città da scoprire IES
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di /by Francesca Pitacco