TRIESTE LIFESTYLE
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Woman as a symbol of their time, always halfway between icon and merchandise.
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DUDOVICH
Donne sempre al centro dell’opera, in bilico tra simbolo e merce.
L’ippodromo di Elberfeld, (Die Pferde von Elberfeld) c. 1911-1914 Bozzetto con gessetto nero, acquarello e tempera su carta Staatliche Graphische Sammlung, Monaco
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Ardente nostalgia (Brennendes Heimweh), 1912 Bozzetto a matita e tempera su carta Staatliche Graphische Sammlung, Monaco
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iò che rende uniche le donne di Marcello Dudovich è la loro riconoscibilità. Sorridenti o imbronciate, spavalde o civettuole, fasciate da abiti aderenti sempre all’ultima moda, spesso sole e, sempre, così audacemente moderne, sottratte per sempre all’assalto del tempo. Marcello Dudovich, triestino, uno dei primi pubblicitari e più famosi cartellonisti del Novecento, aveva un suo ideale di femminilità. Senz’altro traeva ispirazione dalla realtà, come mette bene in evidenza l’esposizione allestita alle Scuderie del Castello di Miramare (“Marcello Dudovich 1878 – 1962. Fotografia tra arte e passione”, fino al 10 gennaio), mostra che ha il pregio di indagare un aspetto inedito della sua arte, quello cioè di usare il mezzo fotografico come una sorta di appunto visivo per arrivare, attraverso il bozzetto, alla realizzazione dell’opera finita. Si tratta di passaggi frutto di studio ed elaborazione, per nulla banali come, invece, sembrerebbe suggerire l’opera compiuta, apparentemente semplice con i suoi contorni evidenziati e netti e con quella bidimensionalità così caratterizzante. Dudovich fotografava,
fissava istantanee di vita reale, quella della mondanità da lui frequentata che tanto lo seduceva, e poi abbozzava le opere che avrebbe presentato ai suoi illustri committenti, le sigle delle più grandi industrie che si rivolgono alla maestria della sua mano per celebrare i prodotti dell’epoca, Campari, Strega, Assicurazioni Generali, Agfa, Pirelli, Mele, Rinascente, prodotti ma anche modelli di comportamento. Nel passaggio dalla fotografia al manifesto la figura femminile veniva decontestualizzata, sfrondata dal superfluo per ritrovare la forma, l’espressione e il movimento spontaneo e naturale, ridotto all’essenziale. L’artista ritrae giovani donne all’aria aperta o nel suo studio, mai in posizione statica, anzi,
La dama bianca (alias La bellezza), 1920 Tempera su carta, su compensato Civico Museo di Revoltella Galleria d’arte moderna, Trieste
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Città da scoprire
L’universo femminile di Marcello Dudovich – The female universe of Marcello Dudovich
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di /by Isabella Franco