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nico Defelice (Invisibili fili, di AA. VV., pag. 33); Manuela Mazzola (Edio Felice Schiavone e Lucia Schiavone il Poeta Pediatra e la Restauratrice Scultrice, di Tito Cauchi, pag
by Domenico
stato “un poeta idealista, almeno fino alle soglie del Duemila”; arciere spietato e sarcastico lo è divenuto dopo e, allora, neppure il dramma della malattia, neppure i mesi di cura radiologica, sono riusciti a spegnere la sua sete di giustizia.
In questo secondo saggio, tra le tante opere di Martiniello, Crecchia approfondisce le ultime: Aktìs, Le cavallette, Il formichiere, Lo sparviero, che “raccoglie la summa del suo pensiero morale, sociale, politico ed estetico e conferma il suo impeto lirico quando le condizioni soggettive o oggettive sono tali da intenerire, commuovere o rattristare il suo animo” .
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Nell’ultimo capitolo, il critico accosta Martiniello a Dante, dimostrando come entrambi ricorrono agli animali per descrivere gli attori nefasti dei rispettivi tempi: del medioevo per Dante, dei nostri giorni per Martiniello.
Domenico Defelice
AA. VV.
INVISIBILI FILI
Società Editrice L’Aperia, 2021, pagg. 80, s. i. p.
Curata da Vanna Corvese, questa piccola antologia contiene per lo più buoni versi di dieci poeti e poetesse (Silvana Cefarelli, Anna Cimicata, Vanna Corvese, Salvatore D’Ambrosio, Maria Luisa De Camillis, Anna Maria Guarriello, Pasquale Lombardi, Tiberio Madonna, Rosanna Marina Russo, Marina Sirianni), nei quali gli “Invisibili fili” del titolo sembrano siano i drammi e le ansie procurati dalla pandemia; non in tutti, naturalmente, ma nella maggioranza essa è esplicita, in qualcuno latente.
Quasi tutti i versi sono di produzione recente, tra il febbraio 2020 e l’aprile 2021, il periodo più nero, cioè, di questa nostra battaglia contro un nemico invisibile e potente che ha messo in ginocchio tutto il mondo.
Per Silvana Cefarelli viviamo “Come in un sortilegio”, perché “uno sgraziato pipistrello/avvia la fatale pandemia” .
Anna Cimicata confessa: “Mi basterà un sorriso/quando incontrerò/gli amici./Vorrei vederlo/da vicino,/quel sorriso/senza mascherina:/entrerà nel mio cuore/scalderà l’anima/invaderà il corpo” .
Vanna Corvese, alla quale si deve la Premessa, ci ricorda che in “questo giorno che non finisce mai” siamo costretti a vivere “a distanza di sicurezza” e che la “morte/ (…) porta via persone/senza conforto”: “In questa liturgia/del Covid diciannove/un abbraccio/è una comunione differita/con nostalgia/di voci, di sguardi” .
Salvatore D’Ambrosio, prima ci conforta con le splendide immagini primaverili della “voce contadina/Che come neve di ciliegi in fiore/Cade leggera e lenta” e della “collina/Un orizzonte rosa” che “Parlava già di rinascita”, per poi, anche senza nominare specificatamente il virus, accennare alle tante persone care che non ci sono più (la nonna, per esempio), alle medicine (metaforiche e reali: “Ma le medicine sai/Prese senza rispetto/Delle prescritte dosi/Fanno male”, all’Altrove (“il viaggio solitario/Che dobbiamo subire” .
Maria Luisa De Camillis “guarda/il figlio morto./Senza lacrime/lo accarezza/con amore/infinito”; figlio “andato via troppo presto/per seguire/i suoi arcobaleni” .
Anna Maria Guarriello accenna al timore persino di incontrarci, oltre che di abbracciarci: “Vorrei poterti incontrare/vorrei poterti toccare/ma non so/la direzione”; “Quanto ci manca/un incontro/un abbraccio/ma forti fili invisibili/ci legano” .
Nei versi di Pasquale Lombardi aleggia la nostalgia al montare dolce dei ricordi e “Corona e altare”, afferma, è “la mia capanna/di paglia sulle colline” .
Rosanna Marina Russo ci ricorda, infine, che “si corre/coi volti mascherati/dimenticati dai luoghi chiusi/mentre l’acqua tiepida del cielo/aspetta silenzi”.
Domenico Defelice
TITO CAUCHI
EDIO FELICE SCHIAVONE LUCIA SCHIAVONE Il Poeta Pediatra (1927-2016) La Restauratrice Scultrice
Editrice Totem 2021, Pagg. 73, € 15,00
È una raccolta di recensioni delle opere del poeta, nonché pediatra, Edio Felice Schiavone, scomparso recentemente e della figlia Lucia.
Isabella Michela Affinito scrive nell’introduzione: “In questa nuova avventura monografica, il professore Tito Cauchi ha seguito attentamente il filo conduttore passante per le tre generazioni d’una stessa distintafamiglia nell’ambito territoriale pugliese, tra la provinciadiFoggia eBari; neldettagliotra Torremaggiore quale luogo natio di Nonno Nicola e suo figlioEdioFelice, eAndriadoveènatalanipoteLucia negli anni ‘70”.
Dunque, tre generazioni unite nell’arte: il nonno scultore, ilfiglio poeta e la nipote, scultrice, laureata in Beni Culturali, specializzata nel restauro di opere lignee.
Schiavone in cinquanta anni di attività ha pubblicato numerose sillogi poetiche ed è presente in diverse antologie e molti calendari da tavolo bifronti
in cui si sono unite l’arte figurativa della figlia e la poesia del padre.
Cauchi ha conosciuto l’artista mediante le riviste letterarie ed è entrato subito in sintonia con la sua arte, ma soprattutto con il suo animo generoso, nobile e umile. Come sempre il professore ci mette a conoscenza di artisti, vanto della nostra Italia, attraverso il suo stile asciutto e scorrevole.
Si vivono di riflesso mille vite e in un gioco di specchi ci ritroviamo in altrettanti frammenti, a volte, difficili da conciliare con la nostra identità. Penso sia necessario predisporsi all’ascolto di tutte le voci, entrare in sintonia con il mondo circostante; qualcosa guadagneremo. Molte voci non fanno necessariamente coro, ma è possibile distinguere i vari idiomi come identità e ricchezza della moltitudine; rivelano lo spirito dei tempi, l’anima di chi opera e di chi dirige.
Così chiude il suo saggio, il prof. Tito Cauchi, il qualeda anni siinteressa di divulgare leoperedi autori che non sono conosciuti al grande pubblico. Lo fa sempre con sincerità e umiltà, imparando egli stesso molto da queste numerose voci, che raccontano le tendenze e le aspirazioni di questa nostra epoca.
Manuela Mazzola
È IN TRADUZIONE NEGLI STATI UNITI D’AMERICA la silloge di poesie 12 MESI CON LA RAGAZZA
di Domenico Defelice A tradurla è la dottoressa scrittrice e poetessa Aida Pedrina
Ecco, di seguito, un brano nell’originale e nella bella traduzione:
DELL’ANNO CHE SI SCIOGLIE
Mi son nascosto dentro il temporale ed ululo col vento. Se tu mi senti sappi ch’è un tormento quello che distrugge questo cuore. Ritornerò. Forse a primavera ti canterò la solita canzone e tu l’ascolterai. Se non l’ascolti io fiabe più non ho, non ho più sogni a ingioiellar la vita.
Oh, la tristezza dell’anno che si scioglie in lunghe sinfonie di piogge, ora che il vento s’è placato e le nuvole stagnano nel cielo di cobalto!
Cara più della vita sei: ritmare del tempo, di stagioni senza principi, dove il piacere non conosce soste. Tu lenisci il mio cuore e se mi stai vicina ride il sole, nel dicembre mesto m’inebria il tuo profumo di viole.
OF THE YEAR THAT MELTS AWAY
I have hidden inside a storm and I howl like the wind. If you hear me know that a great anguish is destroying my heart.
I will be back. Perhaps in the Spring I will sing you the usual song and you will listen to it. If you don't listen I no longer have fairy tales, no longer dreams to crown life with jewels.
Oh, the sadness of the year that melts away in long symphonies of rain, now that the wind is calm and the clouds are lingering in the cobalt sky!
You are dearer to me than life: you are rhythms of time, of seasons of beginnings, where pleasure doesn't know respite. You soothe my heart and if you are near me the sun smiles; in this sad December I am inebriated by your fragrance of violets.