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Catullo, di Leonardo Selvaggi, pag

CATULLO

UNA DELLE VOCI PIÙ LIBERE DELLA NOSTRA CIVILTÀ

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di Leonardo Selvaggi

1 – Catullo e l’era nuova nel primo sec. a. C.

LA sensibilità letteraria, che è cultura, sentimento e insieme umanità di Antonia Izzi Rufo porta a vivere con passione le opere moderne e quelle della classicità. Predilige gli autori che sono di una finezza di spirito, oltre che di pensiero. Catullo è il poeta che la Izzi Rufo ama per i suoi carmi ricchi di personalità, dominati da grande espressività, soprattutto per lo stile raffinato, espansivo, per immediatezza di sentire. Considerato fra i maggiori per i sentimenti di libertà e per gli impeti di liricità che lo fanno essere un innovatore della poesia. È un alessandrino, prende dall’ellenismo tutta una squisitezza che lo rende moderno, di una profondità non comune. La saggista Antonia Izzi Rufo parla di carattere soggettivo e individualistico, Catullo è lontano dalla arcaicità e dalla tradizione, inizia una nuova era letteraria nella Roma che attraversa nel primo sec. a. C. mutate condizioni politiche, insieme a un periodo di corruzione. È un poeta novus, un giovane del bel mondo, agiato, impulsivo, esuberante. Non è per i componimenti epici e drammatici dell’antica arte, scrive con spontaneità liriche brevi, epilli, idilli, piccoli quadri di vita, non mancano le satire. È vicino a Lucrezio Caro, anche se questi è di modi sdegnosi, solitario. Sono legati come poëtae novi, hanno in comune l’espressione artistica, il temperamento lirico, il realismo, la concretezza nelle espressioni. Catullo preso dall’amore per Lesbia, come ce lo fa notare la saggista, è erompente, facile ai mutamenti di umori; indicative le parole “Odi et amo”, si muovono in lui amarezza e giocondità, sofferenza e rabbia. In ciò consiste la modernità di Catullo, un poeta vicino a noi, con una complessa maturità di sentimenti. La passione amorosa per Lesbia è ricca sensibilità umana fatta di coerenza: odiare è amore più approfondito, senso di gelosia, attaccamento che porta a compenetrazione senza ipocrisia.

2 – Spontaneità e grazia nei carmi del Lepidum libellum

Catullo è un poeta che non conosce frivolezze, c’è in lui una propensione alla delicatezza di modi, alla tenerezza, alla comprensione. Le poesie della Izzi Rufo hanno molto di Catullo. Corrono momenti tristi e nel contempo impulsioni a risollevarsi verso stati di pienezza e di estasi. Nel poeta di Verona il concetto di sofferenza si riempie di grande interiorità, i “candidi soles” si accompagnano con giorni che tengono oppressi con senso di fine. Il saggio “Catullo, il poeta dell’amore e dell’amicizia”, edito a cura dell’A. L. I. Penna d’Autore nel 2006, ha pagine schematiche, ricche di notizie. 2300 i versi che si conservano; pubblicati da Catullo solo un

gruppo di pochi carmi, 116, con il titolo “Lepidum libellum”, scherzi brevi dedicati a Cornelio Nepote. I primi 60 sono componimenti d’argomento vario, seguono 5 di carattere dotto: due epitalami e tre epilli, tra questi “La collana di Berenice”, tradotta da Callimaco, gli ultimi 50 sono carmi brevissimi. Sono riportati alcuni carmi con i loro contenuti: sono i più rappresentativi della poesia neoterica, ricchi di grazia e di spontaneità, di affettuosa intimità. “l pensiero”, il “Ritorno”, “Stature piccole”, quest’ultimo scritto per Licinio Calvo, uno dei più cari amici di Catullo, “A Cesare”. Tutti i poëtae novi si tengono lontano dalla politica per amore della libertà e per il loro precipuo interesse per la poesia. Nei carmi molto ricorrenti il sentimento dell’amicizia cui bisogna tener fede anche nelle avversità. Importanti i contenuti di polemica letteraria. Si predilige la poesia sintetica, chiara ed essenziale, si rifiutano i componimenti ampi, ampollosi. Il 35° carme parla del sodalizio dei poetae novi, delle loro idealità artistiche. L’84° evidenzia la raffinatezza artistica dei neoteroi, si è contro Cicerone che difende la tradizione. Catullo legato attivamente al movimento letterario della nuova corrente poetica, in pieno fulgore tra il 65 e il 40 a. C., dal ventennio che precede la morte di Cesare fino a comprendere gli inizi dei primi poeti augustei, Virgilio, Cornelio Gallo, Orazio. Rapporti si hanno con l’Oriente da dove nuovi gruppi di letterati convergono a Roma, apportando consuetudini di studi e di pensiero. Forte è l’attenzione che si ha per i modelli alessandrini e per le parole di origine greca. Fra i neoteroi si ricorda per fama Elvio Cinna, autore di un poemetto mitologico “Zmyrna”. La pubblicazione è un grande avvenimento letterario, rappresenta l’apparizione di una nuova poesia, diversa dal macchinoso poema storicoannalistico di Ennio.

3 – Catullo e i poëtae novi

L’ardore, la sincerità d’animo, lo stile delle descrizioni rendono vicini Catullo e Properzio. La dolcezza e la verità dei sentimenti, l’espansività e la purezza espresse si rivelano spesso anche nei versi che conosciamo di Antonia Izzi Rufo, specie nelle opere “Azzurro”, “Passi leggeri”. In risalto il senso di ciò che la vita dovrebbe essere, più nobile, più attiva. Da ciò la fama di Catullo, che non consiste certo nelle aberrazioni, nelle stravaganze del nostro tempo, ma in una consuetudine ad essere moderati. La saggezza che si richiama alla rassegnazione, le idealità in contrasto con l’otium, con il “nullo vivere consilio, extrema nequitia”. Ciò che nel saggio si nota è la presenza dell’umano in Catullo, del senso della labilità della vita. Con le opere tradizionali non ci si interessa della vita dell’uomo, del quotidiano. Il primo è Catullo che, dopo l’era arcaica, viene considerato il poeta della vita reale, che attraverso la storia e la conoscenza, diventa vera poesia. C’è un ritmo tutto interiore di grande espressività. Non c’è artificio, ma il modo naturale: il verso segue la cadenza del sentimento che non si lascia prendere dai rigidi schemi. I poeti nuovi danno importanza alle dirette esperienze, alle storie d’amore, alle pene della vita, alle realtà esistenti. I carmi di Catullo, come si indovina scorrendo le pagine del saggio, abbellito nella foto di Caterina Ghelli dalla presenza in prima di copertina dal monumento del poeta a Sirmione, dispregiati di certo nei secoli di predominio della Chiesa, riflettono oltre a una vita tutta mutata, poco classica nel senso comune della parola, il sentimento della Natura e degli uomini, le inquietudini e le incertezze di tanta partedella società romana negli anni della disgregazione della vecchia aristocrazia e della caduta della Repubblica. Le pagine su Catullo sono didascaliche, lineari: rappresentati tutti gli aspetti dell’arte nuova, che in Roma trionfa, apportando sviluppi e motivi di grande civiltà. Si vive l’ambiente elegante, dissoluto della capitale, ricco di fermenti letterari. La ricchezza dei dati consentono di meditare e di approfondire. Per dieci anni si ha un clima confacente a un modo di vivere diverso e al genio di una grande poesia. In un mondo torbido si trae materia per versi in gran parte satirici. Amici di Catullo,

oltre a quelli già nominati, sono Furio Bibaculo, Cornificio, Alfeno Varo, Asilio Pollione, Manlio Torquato, Livio Andronico, Nevio, Ennio, Terenzio. Un’epoca di grandi rivolgimenti politici e sociali con la riscossa popolare contro la reazione senatoriale. Contrasti tra l’oligarchia schiavista e le masse più povere della città e della campagna, tra gli optimates e i populares. L’epoca di Sertorio che fa appello a tutti i popoli sfruttati dal dominio romano, di Spartaco, vero rappresentante del proletariato antico, capo di decine di migliaia di lavoratori che mirano a una guerra di liberazione. Questa condizione di vita tumultuosa e drammatica produce allo sviluppo culturale un’atmosfera favorevole, accende cuori e fantasie. Un periodo di trasformazioni civili, in corrispondenza con l’arte di Catullo. Predominano i sentimenti umani più determinati per la creazione di una nuova società.

4 – L’amore per Lesbia, sentimento in profondità umana e poetica

L’evento culminante della vita del poeta di Verona è l’amore per Lesbia. Amore appassionato, tormentato, come si rileva dalle pagine dello studio di Antonia Izzi Rufo. Lesbia, chiamata in omaggio a Saffo, bellissima e dissoluta. È la Clodia, sorella del tribuno. Gelosia e ira, Catullo ama alla follia questa Lesbia, donna ricca e intelligente. Odio e amore, gli estremi di un medesimo cerchio, un sentimento complesso, una passionalità che affonda le radici nella sensibilità: la interiorità combattuta che dà all’amore i caratteri più irruenti, accendendo l’immaginazione, i sogni e le illusioni. Si è vicini alle cose minute, alle verità e sofferenze, la semplicità al di fuori dei formalismi, siamo con l’uomo e le sue ansie. Quasi un romanzo di vita vissuta che comincia con l’ode “Ille mi par esse deo videtur”, mirabile traduzione dall’esemplare di Saffo. Una specie di dichiarazione d’amore. Catullo manifesta con le stesse parole del carme 51° “Passione d’amore” i suoi primi turbamenti davanti all’ammaliatrice bellezza di Lesbia. La lirica più famosa di tutti i tempi, esalta il sentimento più forte dell’uomo, descrive momenti di rapimento, l’ideale amoroso di Catullo. Sono riportati altri componimenti relativi all’amore per Lesbia, “Viviamo mia Lesbia”, si vuol affermare l’attimo fuggente, la vita è breve, c’è entusiasmo con il senso della morte. Nel carme VIII “O misero Catullo” ci sono rotture e riconciliazioni. L’amore pare sia giunto alla fine. Subentrano ricordi e rimpianto. Un insieme di passioni che si contrastano in soliloqui esagitati: delusione e gelosia, si oppongono ragione e sentimento. Importante il carme “Fedeltà assoluta” in cui si parla di dedizione all’ideale amoroso, vissuto con spiritualità. L’amore definito “sanctae foedus amicitiae”. Catullo ricorda quando la passione travolgente era stata gentile e ardente nel suo animo fiducioso, pieno di illusione. La sua vita cade come un fiore travolto dall’aratro sul margine ultimo del prato. Rabbia, dolci preghiere e poi invettive e umili ritrattazioni. Sempre amore e odio in una lotta feroce. La saggista Antonia Izzi Rufo segue tutte le fasi di questo amore, lo vive di persona, si sente essa stessa tormentata e delusa. Per distrarsi Catullo va in Bitinia per visitare la tomba del fratello. Forte è il sentimento della morte ineluttabile, afflizione e disperazione. Ritorna il ricordo dei tempi felici. Amore e morte, drammatico binomio con l’impeto della giovinezza. Il linguaggio dei carmi ha carattere di espressività universale. Nell’era della tecnologia la voce di Lesbia ha un’attualità tale da rendere consapevoli che, attraverso i secoli, di tutto ciò che attiene alla interiorità dell’uomo, ai suoi impulsi, ai suoi desideri di comunicare con gli altri, alla immediatezza di esternare i moti dell’animo, nulla è cambiato: le caratteristiche connaturali sono ferme, questa considerazione ci fa capire che la tecnologia non può sopprimere l’uomo che è forza creata, imperitura come tutte le parti del Cosmo. Il senso di eterno e di mistero sono forze spirituali insopprimibili. Questo spiega l’inconscia fermentazione di quegli insiti fremiti esistenziali che portano l’uomo ad elevarsi. La poesia non muta attraverso i secoli, si innalza con estasi dalle

accidentalità quotidiane verso le sfere celesti.

5 – Catullo poeta della realtà e della vita

Il saggio “Catullo, il poeta dell’amore e dell’amicizia” ci presenta un periodo della letteratura latina che è fra i più ricchi di manifestazioni innovative. Ci sono in maturazione processi psicologici che portano l’uomo a mostrarsi nella sua essenzialità, togliendosi da ogni arcaica incrostazione. Si diventa più personali, si colgono immagini poetiche rivelatrici delle più profonde qualità di vita. Si rivelano nell’animo umano forze contemperatrici dei propri impulsi. Catullo è il poeta più ricco di umanità, amabile, racconta tutto agli amici, è generoso nell’occorrenza. La Izzi Rufo lo sente per la sua immediatezza poetica, perseveranza, volontà di lottare, per la genuinità di stile, uno dei più grandi autori che siano mai esistiti. Tutto in trasparenza rifulge, diviene idealità, fondamentalità di principi, nudità del proprio essere, bisogno di vivere. Profondità dell’interiore, senso del divino, microcosmo vero, verità esistenziale. Catullo nella sua genialità espressiva è realtà lui stesso, con il sentimento di amicizia, le sue concretezze, l’inclinazione ai ripensamenti: un animo complesso, aperto, fluisce senza nascondimenti. Il carme 38° “Sta male, Cornificio, il tuo Catullo” è fra i più ricchi di senso della fragilità umana. Catullo manifesta il bisogno insopprimibile di affetti, cerca nelle disavventure soccorso. La sua persona, che ha tanto di innocenza, si esalta verso l’amore e l’amicizia. La sua poesia, come la Izzi Rufo nel suo saggio splendido, densodi erudizione e di acume critico sottolinea, ha tanta presenza nei tempi d’oggi, i suoi carmi per la loro altezza morale sono di insegnamento, sono testimonianza della bontà naturale dell’uomo che non può essere violento, falso, ambiguo, avido. In opposizione alle perversità che oggi sconvolgono i valori autentici e disumanizzano.

6 – In Catullo arte più che poesia nella elevatezza dei sentimenti

Catullo nato a Verona nell’87 a. C., muore trentenne, affetto da morbo crudele, lasciandoci una voce poetica fra le più alte nella storia letteraria mondiale. Animo e corpo infiammati insieme, consumati da una fine intelligenza, da tutta una personalità che, per le qualità insite, ha espresso nobiltà, armonia di cuore e di mente. Catullo rappresenta un periodo storico di progresso, quanto di meglio si sia realizzato in tanti secoli di storia romana a livello di espressione artistica, di lotte fra le classi. Quando parliamo di Catullo non pensiamo alla poesia come ispirazione e sublimazione di immagini e di idee, ma di arte, intesa in piena superiorità come forma e contenuti. Antonia Izzi Rufo esamina la poesia di Catullo con passione e approfondimento e vi trova l’espressione nuova, originale, semplice senza retorica. È arte, quindi, più che poesia, poiché c’è ricchezza stilistica. I carmi sono pieni di naturalezza, sono espressione che appartiene a tutti. La Izzi Rufo vive l’opera di Catullo che si muove tra forme rinnovate dei neoteroi e quelle del passato, la tradizione viene resa propria. Da alcuni critici Catullo viene considerato un poeta intimo, chiuso nel suo regno interiore, di affetti, di rancori, di sensualità, distaccato dalla società e dalla vita. Un giudizio non esatto, Catullo, un grande individualista del mondo antico. Non sopporta i suoi tempi che favoriscono gente ingiusta, corrotta, mediocre. La sua epoca è presa da amore per il guadagno, lui vorrebbe tempi migliori, più umani, pare di appartenere ai nostri giorni, dominati da perversità e arrivismi. È un poeta vero, concreto, non si fa influenzare dalle raffinatezze degli esteti. Dobbiamo leggere Catullo senza formalismi e senza accademismo, dobbiamo compenetrarci con la sua schiettezza e il suo latino democratico. Il linguaggio di Catullo diventa quello di oggi, di sempre, dei sentimenti intramontabili. Il suo è un latino non soltanto delle classi ricche, è uno strumento di cultura di massa. Parla come noi, senza infingimenti.

7 – Il saggio della Izzi Rufo vede Catullo in

tutta la sua grandiosità artistica e immediatezza ispirativa

La scrittrice, poetessa Antonia Izzi Rufo trova nei carmi di Catullo tanto valore pedagogico ed etico, una lingua comprensibile che esce dal senso grammaticale stretto. Quando si avvicina alla cultura classica, quando legge gli autori della nostra letteratura prende tutto quello che è vivo, che pare scritto nel momento in cui esistiamo. Catullo si ribella contro vecchie leggi e superstizioni, è fuori dalle limitazioni e dai pregiudizi. Odia i soprusi, l’arroganza, ama la vita e la pace con le gioie, il calore delle immagini. Da grande maestro tratta gli endecasillabi falecei, con questi vengono fuori le passioni, le dissolutezze, l’animo buono e cattivo, l’arguzia sconcia, il quadretto delicato. Catullo contro la prosopopea dei poetastri pedanti, prolissi, con vitalità la scienza del letterato superata dall’estro del genio. Rende artistici anche i licenziosi e rudi fescennini della costumanza popolare. Poesia di significato universale legata alle contingenze della vita, agli amici e avversari. Poesia e vita insieme. L’amore predomina su tutti i temi, non trascurati i contenuti mitologici, ci si mantiene sempre legati alla tradizione, considerando necessario l’impegno di continuità e di perfezione. La vicinanza a Callimaco, come alle opere di Ennio, significa questo. Prevale l’energia in mezzo alla grazia, alla dolcezza, all’abbandono. Ha carattere Catullo, conserva la forza morale degli antichi Romani. Nel profondo dell’anima dà alle sue inezie, alla sua passione una serietà di cui nessun poeta nuovo è capace. Reagisce alla vita vuota, si sente oppresso dal fastidio dell’otium, che porta rovina morale agli uomini e agli Stati. Antonia Izzi Rufo nel saggio “Catullo, il poeta dell’amore e dell’amicizia” espone tutti i particolari che emergono, esaminando la psicologia del poeta. Trova una forte sostanza umana, una pienezza di coscienza nelle poesie erotico-satirico-elegiache che a volte sembrano esigue. La foga del sentimento sincero nelle relazioni con Lesbia, nel dolore per il fratello che lo mette in lotta con se stesso, lo esalta e lo abbatte. Lo studio della poetessa molisana è un esame su tutto l’ambiente storico-letterario che circonda Catullo, uno dei massimi poeti del mondo romano, una delle voci più libere della nostra civiltà, nei suoi tempi uno dei poeti più popolari per la sua schiettezza e immediatezza ispirativa. La critica moderna vede anche le sue qualità di fine artefice della lingua e del verso. In Lesbia ha personificato, in modo meraviglioso, la donna e la bellezza femminile. Chi sa vedere lo splendore dello sguardo, del sorriso, delle movenze di una donna bella e seducente potrebbe spiegare l’incanto delle elegie di Catullo. Ha assimilato il meglio della sostanza del genio ellenico. Vissuto in un’epoca di transizione, di questa, benché tacciato a torto di oscenità, ha espresso, con tutta la finezza dell’età sua, la profonda immortalità e l’inverecondia, senza essere mai volgare.

Leonardo Selvaggi

PER UN POTATORE DI ULIVI

Tutto il giorno hai abitato gli alberi tutto il giorno hai cantato, compagno degli uccelli.

Dietro vetri socchiusi al sommesso respiro di marzo ho intrecciato le ore alla tua voce, ho percorso la conca degli ulivi nel tuo andare fra i rami sonoro come il passero nascosto. Forse il tuo canto è ritmo di fatica forse è il solo giocattolo della tua solitudine semplice. Ma sul fumo di frasche è salita ai tuoi alberi l’ansia di spazio che mi prende, quest’infanzia del cuore che cerca profumi di resine d’oro di estatiche cime.

Ada De Judicibus Lisena

Da: Omaggio a Molfetta, Edizioni Nuova Mezzina, 2017

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