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Libri ricevuti, pag

esserlo, con i suoi catafalchi di cemento sbrecciato, l’atmosfera che ispira malinconia. E la stampa locale parla di “inaugurazione” e scrive un sacco di inesattezze. Amen! Amen!

Domenico Defelice

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*** TRASLOCHI, CHE INCUBO! – Per noi, i traslochi sono stati sempre un incubo, ci hanno sempre lasciato amarezze. Il primo e più traumatico è stato quando, dalla Calabria, in età quasi infantile ma da maturi per quei tempi, ci siamo avviati per la prima volta a Roma. Avevamo tutto in una grossa valigia di cartone marrone, di noi più alta, tanto è vero che non riuscendo a spostarla, ci siamo su di essa appollaiati accanto allo sportello dove ce l’aveva collocata un robusto passeggero caritatevole. Ricordiamo che molti, salendo o scendendo, ci davano carezzevoli manate sul collo per salutarci, sicché giunti a Roma, ce l’avevamo così indolenzito da non poterlo muovere. Quindi, a trascinarla sui sampietrini della capitale fino a una locanda nei pressi di Termini, ove è giunta quasi sfondata. Poi, ritornati dopo il diploma, quasi ogni anno, traslocavamo da una pensione all’altra, a volte da soli, a volte con degli amici, come col poeta Rocco Cambareri. Ogni volta, rimanevamo sempre traumatizzati, per almeno una settimana prima e per più settimane dopo. L’ultimo è stato quello del 1970, quando ci siamo definitivamente sistemati a Pomezia, che conoscevamo e frequentavamo fin dal 1960. In tutti questi spostamenti, abbiamo perso libri, documenti, diari, disegni. Un incubo sempre, un disastro. Perché la bontà o meno di un trasloco, dipende, forse, da chi lo fa, dal suo spirito del momento, se positivo o negativo e da come viene effettuato. Ce lo dimostra l’amico Giuseppe Leone, che di recente ha traslocato, sempre sullo specchio del lago di Como. “…Ti ho parlato del trasloco – ci scrive-, ma non del luogo dove sono andato ad abitare assieme a Emanuela. È un paesino sempre sul lago, alle porte di Lecco, che si chiama Abbadia Lariana. (…) Un particolare, caro Domenico: trasferendo il domicilio ad Abbadia, potrei dire d’aver cambiato anche giurisdizione poetica - si fa per dire: da quella manzoniana a quella dantesca: pensa che a Pescate dove ho abitato per sedici anni, seduto alla scrivania potevo vedere il Resegone, mentre ad Abbadia, guardando dalla finestra dello studio ho davanti una montagna dalle caratteristiche squisitamente dantesche, assai simile al “luminoso colle”. Da qui, tra le otto e le dieci del mattino, se guardo in alto, è come leggere questi versi:

Ma poi ch’i’ fui al piè d’un colle giunto, là dove terminava quella valle che m’avea di paura il cor compunto, guardai in alto e vidi le sue spalle vestite già de’ raggi del pianeta che mena dritto altrui per ogne calle.

Un colle con le cime illuminate e il resto in ombra! Non è stupendo, caro Domenico? (…).” Non solo stupendo. Rapportato ai nostri, è un trasloco di poesia, bello desiderabile, perché deliziosamente accompagnato/strattonato da/tra Manzoni e Dante!

Domenico Defelice

LIBRI RICEVUTI

MANUELA MAZZOLA – Parole Sospese–Poesie, Prefazione di Piergiorgio Mori; in copertina, a colori, “La condizione umana” di René Magritte – Il Convivio Editore, 2021, pagg. 48, € 8,00. Manuela MAZZOLA è nata a Roma il 2 luglio 1972 e risiede a Pomezia (RM). Laureata in Lettere all’Università La Sapienza, collabora con riviste e periodici (L’Attualità, Il Convivio, Il Pontino nuovo, The world poets quarterly, Oceano New, L’Eracliano, Pomezia-Notizie) ed è stata inserita in varie antologie. Ha pubblicato: Sensa-

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