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In un’estate molto calda, a rischio interventi chirurgici
In un’estate molto calda, a rischio gli interventi chirurgici non urgenti
di / Beppe Castellano e Bernardino Spaliviero /
Situazione italiana preoccupante, ma ancor più lo è nel nostro Veneto. Dai dati ufficiali dei primi 5 mesi dell’anno...
L‘allarme è arrivato direttamente dal Centro nazionale sangue. Il suo direttore, Vincenzo De Angelis, una settimana prima della Giornata mondiale del donatore di sangue (ma anche lo stesso 14 giugno in un convegno a roma) ha dichiarato alla stampa: “A meno di un imprevedibile cambio di tendenza, nei mesi di luglio e agosto andremo incontro a delle difficoltà che non si risolveranno, come spesso accade, grazie alla disponibilità di quelle regioni che hanno scorte eccedenti rispetto alla domanda di sangue e “compensano” le regioni in affanno. Non sarà quindi una sorpresa se il sangue disponibile servirà a garantire le terapie salvavita a pazienti affetti da malattie rare, come i talassemici, mentre gli interventi chirurgici non urgenti dovranno essere rimandati”. L’Italia trasfusionale ha quindi seri problemi a garantire le terapie trasfusionali agli Ammalati, sia per le trasfusioni di emazie concentrate, sia per i farmaci plasmaderivati a partire dalle Immunoglobuline. In questo scenario il Veneto brilla in negativo. Per quanto riguarda i kg di plasma conferiti all’Industria farmaceutica (senza vendere nulla!) i numeri dei primi 5 mesi degli anni 2017/2022 sono impietosi. Il Veneto aprì la strada anticipando con lungimiranza le scelte nazionali, inventando il conto-lavoro (1986), realizzando nel 1998 il primo accordo interregionale plasma, l’AIP, del quale era regione capofila. AIP che arrivò a gestire il 45% del plasma nazionale. Ora gli Accordi interregionali sono quattro e NAIP, il nuovo AIP, gestisce il 22,6% del plasma nazionale, in progressivo regresso.Ed è il Veneto, proprio regione capofila con un grave -9,4% (confronto primi 5 mesi 2017-2022) la causa del regresso di NAIP.
Anche per quanto riguarda le donazioni di sangue intero i numeri delle donazioni/trasfusioni dei primi 5 mesi degli anni 2019/2022 sono preoccupanti. Se nel resto dell’Italia le donazioni si sono ridotte del -3,7% nella nostra regione la riduzione è stata del -4,7%.
Il Covid-19 ha accelerato e aggravato la situazione, ma non ne è la causa diretta che va cercata oltre le nebbie di chi vorrebbe minimizzare la situazione sempre più grave.
L’impressione è di una sostanziale riduzione delle terapie trasfusionali, ridotte progressivamente al minimo. Lo sgradevole pensiero che potrebbe farsi strada è che l’importante non sia più offrire agli ammalati le migliori terapie trasfusionali, ma ridurre il più possibile le spese. Evitando però sia di finire in tribunale per rispondere in sede civile e penale delle conseguenze sulla salute degli ammalati, sia di perdere il consenso elettorale di donatori e ammalati. Avis non abbandona, ma continua ad essere determinata nella sua mission: nella tutela dei donatori e nell’offrire agli ammalati tutte le migliori terapie trasfusionali di cui hanno bisogno, in un rapporto sempre più stretto e collaborativo con il personale sanitario.
È proprio sul sostegno all’attività professionale dei medici e degli infermieri coinvolti nel Sistema Trasfusionale che si sta focalizzando meglio l’attività di Avis. Principale causa del regresso donazionale è la mancanza del personale sanitario, in particolare dei medici trasfusionisti, con riduzione degli orari disponibili per donare o addirittura chiusure delle sale prelievo. Tanto c’è sempre chi ripete che è col-




pa dei donatori e del Volontariato!). Si sente la mancanza di una scuola di specializzazione universitaria in Medicina Trasfusionale, che rende difficile il ricambio professionale. Ancor peggio stiamo assistendo in alcuni casi al disimpegno professionale dei medici già in ruolo nei Centri Trasfusionali. Delusi o demotivati vanno in pensione appena possibile o, addirittura, passano ad altra attività, come medici sul territorio. Emerge, intanto, l’intenzione di lasciare in mano al “privato” la raccolta del dono, in particolare del plasma. C’è il tentativo di introdurre il “rimborso” ai donatori, espressione alquanto ipocrita per reintrodurre la donazione a pagamento Quei “datori” di sangue e plasma che furono cancellati in Italia con la legge 107/1990. Avis - come abbiamo scritto negli ultimi tre numeri ed è stato ribadito nelle nostre assemblee - non è affatto d’accordo.
Il nostro presidente nazionale Gianpietro Briola, con ripetuti interventi in sede parlamentare al Senato, ma ora anche alla Camera, si sta battendo con tutta l’Avis per evitare la deriva economica del dono etico dei Donatori Italiani, portata avanti con il DDL Concorrenza.

