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Il viaggio del Plasma dall’ago del donatore all’ago del paziente
di / Beppe Castellano e Giulia Pellizzari /



Negli ultimi mesi sono state molte le attività che hanno dovuto fare i conti con l’emergenza sanitaria COVID-19 e molte di queste, purtroppo, sono state costrette ad arrestarsi. A non fermarsi sono stati in pochi, tra questi migliaia di medici e infermieri e operatori sanitari che ogni giorno lavoravano, e lavorano tutt’ora, per risolvere al meglio l’emergenza sanitaria che ha messo in ginocchio l’intero Paese. Ciò che non si è mai fermato è il gesto spontaneo, responsabile, gratuito e periodico degli oltre 8000 donatori di sangue (e plasma) che giornalmente si recano a donare in Italia, di questi poco meno di 800 soltanto in Veneto.
Un gesto importantissimo, lo sappiamo, una ricchezza che mantiene stabile l’autosufficienza di emazie e che contribuisce a circa il 70% del fabbisogno nazionale di MPD (medicinali plasmaderivati). Un settore, quest’ultimo, che si prospetta ancora più “strategico” a livello mondiale, alla luce delle recenti ricerche sul plasma iperimmune e, in prospettiva, sulle immunoglobuline specifiche anti Covid-19.
Quando si dona si sa che il proprio sangue servirà per una persona che ne ha bisogno, si sa che il proprio gesto potrà salvare una vita o migliorarla in caso di malattie croniche. E così è sempre.
Ma poi la sacca dove va?
Ciò che però non conosciamo abbastanza è il percorso che il proprio sangue/plasma fa una volta che la sacca viene chiusa e presa in carico dal personale sanitario del Centro dove è stato raccolto. Oggi, grazie alla disponibilità del personale del Centro Trasfusionale di Castelfranco Veneto (Ulss2-TV), centro di lavorazione provinciale del DIMT (Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale), abbiamo seguito quelle sacche e vi racconteremo il loro viaggio.
Negli ultimi mesi qualche grande “scienziato mediatico” ha pontificato di plasma iperimmune anti-Covid-19, senza mai essere stato in un Centro trasfusionale. Speriamo che, leggendoci, chi ha parlato di plasma e donazioni un tantinello a sproposito...
Qui comincia l’avventura...
Ogni volontario Avis, dopo aver prenotato la donazione, si reca in Centro Trasfusionale all’ingresso del quale viene misurata la temperatura corporea. Si procede poi con la compilazione del questionario personale al quale segue l’accettazione. Infine si passa alla visita medica, durante la quale vengono anche misurate pressione ed emocromo.
Solo allora - dopo essersi registrati in segreteria come “abili e arruolati” con firma del medico che ci ha pure “confessati” su even-

tuali comportamenti a rischio - si accede alla sala prelievi e può avere inizio la donazione. In questo periodo rigorosamente tutti muniti di mascherina! Che si tratti di sangue o plasma ogni sacca è accompagnata fedelmente da sei provette (7 nel caso degli esami annuali di check up) raccolte prima della donazione. Serviranno per i numerosi controlli di laboratorio che incontrerà man mano nel suo percorso.
Una volta riempita la sacca, il cui contenuto standard è monitorato dalla bilancia elettronica per il sangue intero e dalla macchina di plasmaferesi per il plasma, questa viene sigillata e depositata su un carrello. Alcune sacche di plasma hanno la dicitura “per uso clinico”, sono destinate - dopo inattivazione virale - ad eventuali, ma rari, bisogni di plasma “intero”. Da lì in poi il donatore non la vedrà più. Vedrà la sala ristoro, dopo aver premuto per qualche minuto sulla vena usata per donare. Ultimo passo prima di tornarsene a casa, contento.




Ciao, sangue del mio sangue!
Noi invece andiamo a vedere dove vanno le sacche appena donate. Per ora seguiremo quella di sangue intero, la cui parte corpuscolata verrà separata dalla parte plasmatica. Sia la “gialla”, sia la “rossa” raggiungono subito i laboratori adiacenti alla sala prelievi. segue ✒

Ieri e oggi:
Sopra, una centrifuga e la sacca che ne esce; sotto una moderna macchina ““spremitrice” e l’attrezzo manuale che si usava una volta. Occorrevano una particolare sensibilità manuale ed esperienza.




La separazione
La sacca viene inserita in una particolare centrifuga che, girando a circa 4000 giri al minuto, permette una prima separazione dei liquidi. In alto (perché più leggero, è acqua ricca di proteine!) si troverà il plasma, mentre sul fondo si depositerà la parte corpuscolata, i globuli rossi (emazie) più pesanti. Le due componenti saranno separate da un leggerissimo strato chiamato “buffy coat”, composto da piastrine e globuli bianchi. Questi ultimi, tramite filtraggio, verranno eliminati, mentre le piastrine verranno conservate. La separazione fisica vera e propria avviene grazie ad una macchina computerizzata che divide in sacche diverse i componenti. Ma noi, mentre le sacche di globuli rossi vanno in frigo a +4°, continuiamo a seguire il plasma. Se ne ricavano circa 280g con una donazione di circa 450g di sangue (+ o – 10%).
Per la donazione in aferesi (700 ml), una volta raccolta la sacca questa non ha bisogno di separazione e viene subito inserita in abbattitori a -80° per circa 40/50 minuti. Ciò permette la sua conservazione e l’annientamento di eventuali batteri. Una volta lavorate anche le sacche di sangue più piccole faranno al stessa fine.
Categorie di plasma e controlli
Il plasma da aferesi è definito di “categoria A”. È più ricco di fattori della coagulazione (in particolare fattori VIII e IX, fondamentali nella cura delle emofilie) rispetto al plasma “B” ottenuto dalla separazione del sangue intero entro 6 ore. Dal plasma del sangue lavorato dopo 18 ore e inviato alla trasformazione, “categoria C”, si potranno ricavare soltanto albumina e immunoglobuline. È il caso delle raccolte esterne Avis domenicali. Il sangue arriva in poche ore al Centro trasfusionale, ma viene separato il lunedì. Nel frattempo, presso i laboratori di biologia e sierologia molecolare vengono esaminate le provette raccolte alla donazione per trovare, tramite la NAT-PCR anche infinitesime tracce di virus (HIV-HCV-HBV e, quando scatta l’allarme estivo, West Nile Virus). Ogni singola donazione viene sottoposta anche a esami di sierologia molecolare per la ricerca di eventu ali anticorpi non solo per i già citati virus, ma anche per la sifilide e altre eventuali infezioni silenti. Anche un minimo sospetto causa quarantena o eliminazione della sacca. Per salvare una o più vite doniamo una parte di noi, ma tutto deve essere attentamente monitorato e controllato ad ogni passo. Ricordiamo sempre che il nostro dono deve essere perfetto, prima di entrare nell’organismo di un’altra persona.
Ogni sacca e ogni campione sono etichettati con specifici codici a barre che indicano: Paese di origine, la Regione, il Centro trasfusionale, la data e soprattutto il CMD (codice mondiale donazione) che identifica ogni singolo donatore e donazione univoca.
Infine il plasma viene nuovamente controllato, etichettato in lotti, inscatolato, rimesso a

Curiosità a colori: Il nostro plasma può assumere molteplici colorazioni. Dipendono dall’alimentazione di ognuno nei giorni precedenti e/o eventuali farmaci (di quelli permessi) assunti. Ancora una volta scopriamo di essere unici, pur essendo “uguali”.
35° sottozero ed è quindi pronto per il ritiro da parte della casa farmaceutica convenzionata. Nel caso in questione si tratta della CSLBehring che è stata scelta con regolare gara dal Naip (Nuovo accordo interregionale plasma) di cui è capofila il Veneto (vedi pagine seguenti). In ogni caso, specifichiamolo ancora.
Le unità di plasma, sia da separazione, sia da plasmaferesi, i semilavorati (pasta di crio) e i prodotti finiti rimangono sempre di proprietà delle singole Regioni/Accordi interregionali. Viene conferito alle aziende farmaceutiche autorizzate che lo lavorano in cicli “dedicati” per ottenere farmaci per l’autosufficienza regionale e nazionale che vengono infine restituiti alle Regioni conferenti in base ai propri bisogni.
Il percorso in azienda
Per toccare con mano l’ulteriore percorso del nostro plasma ci siamo recati in una delle quattro aziende autorizzate dal Ministero a lavorare il plasma nazionale. Per ragioni logistiche (distanze) e anche per il fatto che tutto il ciclo di lavorazione avviene nello stesso luogo, abbiamo chiesto alla Kedrion Biopharma di Barga (Lucca) di aprirci le porte. Li ringraziamo per la disponibilità. Ma vediamo passo passo, una volta ritirato il plasma, che cosa succede dopo nell’azienda di trasformazione.
Raggiunta la nuova sede, sempre in ambiente a -30/35 protetto, vengono effettuati ulteriori controlli grazie alle provette “testimoni” che seguono sempre le sacche congelate. Si verifica quindi la conformità della documentazione legata ad ogni singola unità di plasma.
Le sacche inviate all’industria, già analizzate come abbiamo visto presso i Centri trasfusionali per i marker virali relativi a Anticorpi (Ab) anti Treponema pallidum (Sifilide), HIV Ab 1-2, HIV Ag, HBsAg, HCV Ab, HCV-RNA, HIV-RNA e HBV-DNA mediante PCR sono al centro di ulteriori controlli da parte dell’azienda cui vengono conferiti.
Le sacche conformi al controllo documentale, fisico e di laboratorio sono avviate alla lavorazione in pool da 3000 chili in su;
Il plasma pool che deriva dall’unione delle donazioni viene ulteriormente analizzato (ed è la terza volta) mediante tecniche PCR per HCV-RNA, HIV-RNA, HBV-DNA, HAV-RNA e B19V-DNA e mediante test per la ricerca di Anticorpi anti-HIV 1/2 e per HBsAg. Per la produzione di Plasma S/D viene analizzato mediante PCR anche per HEV-RNA.


L’inattivazione virale Sono imposte dalle linee guida relative alla sicurezza virale dei prodotti plasma-derivati. I processi di produzione includono quindi

Nell’azienda di lavorazione:
In alto le provette “testimoni” sottoposte alla NAT-PCR una seconda volta per tutti i controlli virali.
In basso: il plasma viene lavorato in enormi contenitori d’acciaio, minimo 3000 kg per ricavare i vari tipi di medicinali plasmaderivati.
segue ✒
Nell’azienda di lavorazione:
In alto: l’nfialamento del nedicinale.
In basso: ogni boccetta, il cui contenuto è stato ripetutamente controllato, viene sottoposta anche al controllo visivo per escludere le eventuali tracce di qualsiasi tipo di impurità



numerosi passaggi in grado di inattivare e rimuovere eventuali patogeni contaminanti. Tali step comprendono sia procedure specifiche per inattivazione/rimozione virale sia procedure di frazionamento/purificazione che pure non essendo specifiche per la inattivazione o rimozione dei patogeni, contribuiscono anche in maniera significativa, alla sicurezza virale.
Ciascuno step, compresi i controlli che precedono la trasformazione vera e propria, contribuisce alla massima sicurezza del prodotto. Tutte le informazioni su ogni passo del ciascun processo produttivo sono infine depositate nel relativo Dossier di registrazione autorizzato dall’Autorità Regolatoria. In questo modo, dalla singola boccettina del singolo lotto di medicinale si può risalire in ogni momento alla donazione originaria.
Ultimi passaggi e restituzione
Ultimi passaggi - sempre sotto attentissimi controlli computerizzati, ma anche visivi - l’inflaconamento, il confezionamento, lo stoccaggio in magazzino e la restituzione, tramite mezzi refrigerati e protetti, alle rispettive regioni di provenienza della “materia prima” secondo i bisogni dei rispettivi servizi sanitari regionali. E, soprattutto, dei pazienti. Il viaggio finisce in un’altra vena. Un lungo filo giallo unisce quella del donatore a quella del paziente quando avrà bisogno di qualcuno dei medicinali plasma-derivati (MPD) descritti nella pagina accanto. Gli ulteriori step “finanziari” (fatturazione del c/lavorazione, ecc.) non li abbiamo approfonditi, non ci interessano.
Abbiamo però calcolato che i medicinali plasmaderivati così ottenuti, grazie al “modello italiano” non sono solo “etici”, ma costano anche circa il 50% in meno di quelli che dovremmo acquistare sul mercato mondiale.
È anche, ma non solo, attraverso questa lunga storia, che parte della donazione di un donatore o una donatrice arriva nella vita di qualcun’altro che ha bisogno. Ed è grazie a tutto questo complesso, ma affascinante meccanismo, che ogni giorno ogni donatore volontario che si “buca”, può salvare non una sola vita, ma molte di più.