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Fra le terre del riso
È un gioco di riflessi tra acqua, terra e cielo quello che si staglia sino all’orizzonte in quel triangolo di pianura tra Novara, Vercelli e la Lomellina, conosciuto per l’eccellenza della produzione del riso. Un territorio di pianura disegnato da canali e filari e puntellato da cascine, pievi, mulini e castelli da scoprire tutto l’anno, anche a tavola. È uno specchio che unisce pianura e cielo, lo spettacolo che non ti aspetti davanti a una distesa di risaie. Lo si può ammirare in primavera, quando l’acqua riempie i campi coltivati con le piantine che solo in autunno daranno i loro frutti migliori, preziosi chicchi di riso che concludono il corso di una delle produzioni d’eccellenza del Made in Italy. Nell’arco dell’anno le risaie regalano uno spettacolo diverso
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e, quando tra settembre e ottobre le giornate si fanno più brevi, anche le temperature sono quelle giuste per gustarsi un piatto di risotto fumante. Andare alla scoperta delle zone che tra Novara, Vercelli e la Lomellina hanno fatto della coltivazione del riso una tradizione secolare significa scoprirne luoghi e usanze, ma soprattutto abbandonarsi a una vacanza all’insegna di ritmi rallentati, per prendersi il tempo di risvegliare i sensi tra cultura, natura ed eccellente gastronomia. Tra Piemonte e Lombardia la tela è riempita di acqua e terra che a tratti si confondono e disegnano distese costellate da cascine, un colpo d’occhio stupefacente in cui restano i dettagli la parte migliore. Tra rogge e canali, argini e alberi, cicogne e aironi.
Sotto la cupola di Novara
La prima cosa che si scorge - da fuori - di Novara è la cupola di San Gaudenzio, firmata da quell’Alessandro Antonelli cui si deve la celeberrima Mole, il simbolo di Torino. Si sale per ammirare dall’alto dei suoi 121 metri il paesaggio, tra una passeggiata sotto i portici, uno stop per gustare i tipici biscottini e un aperitivo. Ma è uscendo dalla città che si rallentano i ritmi sulle “vie verdi del riso” alla scoperta di borghi, monumenti e cascine che punteggiano le campagne su “I Strai di Mundini”, le strade delle mondine. Un percorso segnato da pannelli informativi come per la Cascina La Graziosa, la chiesa romanica a Casalino, la Cascina Carrera e più in là la Calcinara, dove si facevano le feste
alla fine della stagione di monda. Si gira in auto o si sceglie un percorso in bici per ammirare un paesaggio che in primavera pare moltiplicarsi in giochi di specchi, con la suggestione delle Alpi sullo sfondo, quando i campi vengono completamente allagati. Vista e immaginazione fanno a gara con il gusto, curioso di lasciarsi deliziare da piatti tipici come la cassoela con carne d’oca e la paniscia, che nel novarese si fa con riso, fagioli, verdure e carne di maiale. Qui ci si può fermare ad acquistare il riso direttamente dai produttori e se ci capitate d’autunno sarete ripagati dalla mancata vista dei campi allagati con la possibilità di acquistare il riso appena mietuto.
Briona, tra campagna e storia
Girando tra le campagne novaresi ci si imbatte in Briona, un paese che nasconde più di una curiosità per gli amanti della storia, ma non solo. A dominare è il castello, che dalla sua posizione privilegiata controlla la pianura sottostante e lo fa probabilmente sin dal tempo dei Longobardi. Oltre al castello, visitabile all’interno solo occasionalmente, sembra di vedere ancora i contadini pagare i dazi sul ponte medievale a schiena di mulo della frazione di Proh, tanto che un tipico detto del basso novarese è “va piài sul punt da Proù“, cioè “vai
a prenderli sul ponte di Proh”, alludendo a soldi prestati che probabilmente non si rivedranno più. Sotto il ponte, dal tredicesimo secolo scorre la roggia Mora - un tempo era forse un canale navigabile - e sempre nella stessa frazione si trova la Pieve, testimone del territorio quando al posto delle risaie c’erano i boschi a dividere la rete idrica che comprendeva alcuni torrenti naturali e artificiali, anticipatori di quello che sarebbe stato il destino di trasformazione del territorio nel paesaggio risicolo che conosciamo.
Tra terra e acqua: Fontanetto Po
La pianura di Vercelli, come quella di Novara, è tutta una distesa di risaie e un susseguirsi di lunghi filari di pioppi e canali d’irrigazione, da scoprire con un viaggio che è anche quello nel tempo che inizia nel Basso Medioevo, quando si realizzano le prime infrastrutture che porteranno poi nel Rinascimento alla coltura del riso. Tra i centri risicoli più importanti della bassa vercellese c’è Fontanetto Po, un borgo dal grande passato in bilico tra terra e acqua, attraversato un tempo da un fitto reticolo di rogge: lo raccontano la grande ruota sulla Logna e la turbina che alimentava
quello che oggi è un ecomuseo e che agli inizi del 900 era il Mulino Riseria San Giovanni, una testimonianza unica di riseria azionata dalla forza motrice dell’acqua, tappa fondamentale per conoscere e capire un po’ di più la tradizione della lavorazione del riso. Un processo fino ai chicchi che ci troviamo nel piatto, da gustare in alcune prelibatezze tipiche del vercellese come la panissa vercellese, da non confondere con quella novarese, che dal 700 si cucina con riso, salamino della duja e fagioli di Saluggia, sempre della zona.
Lomello, il borgo leggendario
Lomello è il centro che dà il nome a quel territorio che, in provincia di Pavia, costituisce insieme a Novara e a Vercelli il cosiddetto “triangolo del riso”. La Lomellina è suggestiva, distesa tra il Sesia e il Po, tra risaie e castelli e dove Laumellum, ai tempi dei Romani, era già un importante centro commerciale. Non un posto qualunque, scelto addirittura per le nozze della regina dei Longobardi Teodolinda con il duca di Torino Agilulfo. A Lomello si può andare alla scoperta della basilica di Santa Maria Maggiore e del battistero
di San Giovanni ad Fontes, per ammirarne le architetture importanti e anche qualche suggestione. Quella, per esempio, delle leggende che si tramandano intorno alla chiesa, tra le quali ce n’è una che non perde mai il suo fascino e secondo la quale le colonne e le volte della struttura portante cambiano di posizione (ma in realtà è un effetto prospettico). E già che siete in Lomellina, potreste provare il tipico risotto con le rane, che a proposito di matrimoni, era un piatto tipico proprio per festeggiare le nozze.