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Leggende, tra isole e mare
La leggenda dell’isola di Ogigia e della ninfa Calipso
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Da qualche parte, nel Mediterraneo, un tempo c’era la paradisiaca isola di Ogigia, dimora di Calipso, una delle ninfe più belle del mondo allora conosciuto. La ninfa, figlia di Atlante, fu esiliata sull’isola perché punita dagli dei: si era infatti schierata dalla parte del padre nella lotta contro i Titani. Un giorno, dopo una forte tempesta, il mitico Ulisse riuscì a scampare al temibile mostro Cariddi e, stremato, arrivò sulle coste di Ogigia. Alla vista dell’eroe, la bella ninfa se ne innamorò perdutamente. Così forte era l’amore
di Calipso per l’Odisseo che lo trattenne sull’isola per ben sette anni promettendogli l’immortalità se avesse contraccambiato il sentimento ma Ulisse era troppo legato al suo desiderio di tornare a Itaca e continuò a rifiutarsi. Di notte l’eroe sognava la sua terra e nel sonno piangeva. Fu il suo pianto a muovere l’animo della dea Atena che spinse Zeus a inviare Ermes sull’isola per convincere Calipso che doveva liberare Ulisse. Ermes portò con sé della legna con la quale Ulisse avrebbe potuto costruire una zattera e dei rifornimenti per riprendere il suo viaggio. A malincuore, la bella ninfa acconsentì. C’è chi dice che tra i due, durante quei sette anni, non successe nulla, c’è però chi sostiene che i due ebbero due figli, Nausitoo e Nausinoo. Altri dicono che i due concepirono un solo figlio, Ausone, ma c’è anche chi sostiene che quel figlio era Latino, che altri ancora vogliono che sia stato concepito da Ulisse e la maga Circe. Comunque, quale sarà in realtà l’isola di Ogigia tra quelle del nostro grande mare? Le indicazioni più plausibili dicono
La leggenda dei tramonti rossi sulle coste di Acquappesa
C’era una volta un re che viveva nei pressi di Acquappesa, in Calabria. Seppur vigoroso, trionfante in guerra e con una bellissima consorte, il re era profondamente infelice. L’insoddisfazione del sovrano era motivo di grande preoccupazione per la sua regina, donna sensibile e raffinata, che si sentiva in qualche modo responsabile dello stato d’animo del marito. Nel tentativo di combattere lo sconforto, il triste re decise di partire su un veliero per una nuova impresa. Nel partire verso il rischioso viaggio in mare, il sovrano salutò la sua amata giurandole che non avrebbe dovuto attendere molto il suo ritorno, il quale sarebbe stato annunciato da una luce rossa all’orizzonte. Ogni giorno, da allora, la regina si recò in riva al mare in attesa di quel segnale ma i giorni passarono. Poi le settimane, poi i mesi, poi gli anni. Disperata, la regina, una sera andò in cima al faraglione di fronte alla costa per poter guardare più lontano e scorgere l’avvicinarsi del marito ma cadde tra le onde del mare in tempesta, il quale la portò via, così come fece con il suo re. C’è chi dice che i tramonti rossi nei pressi dello Scoglio della Regina siano proprio dovuti all’incontro delle anime dei due amanti che sono finalmente riusciti a riabbracciarsi e a trovare la loro felicità.
Conero il pescatore e la leggenda del delfino
Un tempo viveva un pescatore di nome Conero che con i suoi compagni pescava lungo le coste dell’Adriatico. Un giorno, Conero e i suoi videro un magnifico delfino solcare le acque e nonostante il parere contrario di Conero - i delfini erano protetti dagli dei e questo lui lo sapeva bene - i suoi compagni decisero di catturare lo splendido esemplare. Non appena l’animale fu portato a bordo, il cielo si scurì, i venti si fecero più forti, il mare diventò turbolento e si scatenò una potente tempesta. Immediatamente Conero liberò il delfino e la tempesta si placò ma la barca era ormai alla deriva. Disperati, i pescatori iniziarono a pregare gli dei in cerca di perdono. In quel preciso momento il mare si calmò completamente e da esso apparve il delfino liberato che guidò Conero e i suoi malcapitati compagni verso una grossa insenatura a forma di gomito, riparata da un monte, nella quale i pescatori trovarono asilo. Da allora quel monte – nelle Marche - è conosciuto come Monte Conero.