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Mille e uno paesaggi toscani
La Toscana è un puzzle di borghi, città e territori, ciascuno dei quali è così peculiare da rendere la regione uno dei gioielli più pregiati del nostro Paese: dalle spiagge affollate della Versilia ai vigneti rigogliosi del Chianti, dalle scogliere dell’isola di Capraia alle torri di San Gimignano, dalle cave di marmo di Carrara alle campagne maremmane. Per non parlare poi di città come Firenze, Pisa o Siena che il mondo intero conosce e ama. Ma c’è un paesaggio che forse è ancora più iconico, così unico da essere stato dichiarato
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Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. È la Val d’Orcia, in provincia di Siena, con i suoi borghi in pietra e le sue cappelle, i suoi casali e le sue stradine sterrate, le sue colline e suoi cipressi, un saliscendi armonioso, spesso molto silenzioso, intatto, praticamente identico a se stesso da centinaia d’anni, facile da riconoscere negli sfondi dei grandi pittori del Trecento e Quattrocento. Eppure anche qui il seme della modernità, quello dell’arte, del design e dell’architettura ha attecchito in un modo garbato, rispettoso del contesto.
La perfezione architettonica di Pienza, la modernità dell’arte
Il tema della “città ideale” è sempre stato presente nella mente di architetti e urbanisti, con particolare forza nel periodo dell’Umanesimo e del Rinascimento. E Pienza, sorta per volere del papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, raffinato umanista, grazie ai progetti dell’architetto Bernardo Rossellino, ne è tuttora uno splendido esempio, pressoché intatto nel piccolo e prezioso centro storico imperniato sulla piazza principale, lastricata e a forma di trapezio, su cui si affacciano la Cattedrale, il Palazzo Vescovile, il Palazzo Pubblico e lo splendido
Palazzo Piccolomini (tutti visitabili). Qui, tra viuzze, negozietti e botteghe, sono nate e cresciute generazioni di artigiani (specializzati soprattutto nella tipica lavorazione del ferro battuto) e artisti che non necessariamente si sono ispirati ai canoni antichi. Uno di loro è Enrico Paolucci, celebre per i suoi lavori di “pitto-scultura”, spesso in cartapesta: pesci coloratissimi dalle forme stilizzate, cinghiali e civette geometriche, bassorilievi di materiali diversi, spesso raffiguranti la stessa Val d’Orcia, molto attuali, tutti interessanti.
Brunello: più che un vino, un modo di vivere
Il Brunello di Montalcino, prodotto proprio in Val d’Orcia, dove si allineano al sole i vigneti della celeberrima Doc, gode di fama planetaria ed è considerato uno dei vini migliori al mondo. Detto così, mette un po’ di soggezione, quasi più che un rosso da bere mangiando una costata di Chianina, fosse un’entità metafisica da venerare. Ma basta farsi un giro nella bella Montalcino (e in tutta la Toscana), per rendersi conto che il vino qui è qualcosa di vero e di semplice, uno dei cardini su cui è stato edificato un lifestyle vecchio di secoli e allo stesso tempo
perennemente giovane nel suo rinnovarsi all’interno della tradizione. Un esempio in questo senso, è la Cantina di Montalcino, la locale cooperativa, il cui modernissimo design, dalla caratteristica copertura che riprende il movimento delle colline senesi, è frutto di un importante progetto architettonico in armonia con il paesaggio circostante. Acciaio e legno, tecnologia e natura, modernità e consuetudini formano con il Brunello un connubio ideale da vedere, da visitare, da assaporare. E da portare a casa come il migliore tra i ricordi di viaggio.
Ispirazione a tutto tondo
Il territorio del Brunello ha ispirato anche alcuni lavori di Anne Marie Ciminaghi, che vive e lavora a Rigomagno (Sinalunga, Siena) tessitrice a mano, più volte premiata a livello internazionale per il design delle sue stoffe. Ha realizzato una linea di filati di seta e cashmere ispirandosi ai colori del vino, utilizzandoli per creare collezioni di sciarpe, borse, accessori. Anche numerosi registi hanno subito il fascino di questi paesaggi e li hanno voluti nei loro film: Ridley Scott qui ha diretto alcune celebri sequenze de “Il Gladiatore” (quella in cui il protagonista arriva nei Campi Elisi camminando lungo un declivio
tra le spighe di grano), girata presso Terrapille; Bernardo Bertolucci scene di “Io ballo da sola”, Anthony Minghella de “Il paziente inglese”, Zeffirelli di “Fratello sole, sorella luna”. Chiudiamo con un piccolo rammarico: in queste pagine non abbiamo parlato di San Quirico coi suoi cipressi (la Cappella della Madonna di Vitaleta è il simbolo dei simboli della Val d’Orcia), di Bagno Vignoni e la sua vasca di acqua termale che occupa tutta una piazza, di Castiglione, di Radicofani e così via, non perché meno interessanti, ma solo perché ogni singolo borgo merita pagine e pagine tutte per sé.