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Leggende e misteri, musicali

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Borghi in musica

Borghi in musica

La leggenda della ‘ndrezzata di Ischia

Siamo a Pithecusa, l’antica Ischia ai tempi dei greci, quando, un giorno, Zeus trovò Demetra in preda all’ira e alla disperazione perché Ade, dio degli inferi, le rapì la figlia Persefone. Per consolare la povera madre, il capo degli dei ordinò alle muse e ad Afrodite di allietarla organizzando balli e musiche. Il rito, che vedeva le ninfe ballare sulle note della cetra d’oro suonata da Apollo, accompagnate dal ritmo di spade di legno battute su manganelli da parte dei Satiri, iniziò. Fu proprio mentre pizzicava la sua cetra che il dio del sole si innamorò della ninfa Coronide e,

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dopo averla sposata, i due diedero alla luce il loro figlio, Esculapio. Soddisfatto da tali avvenimenti, Apollo benedisse la sorgente ischitana di Nitrodi che da quel giorno conferì bellezza e guarigione a chiunque ne bevesse, per dissetarsi. Ma la gioia durò ben poco in quanto Coronide tradì il dio con il fauno Ischis. Apollo, per vendetta, scagliò la ninfa in mare rendendo Esculapio orfano. Vendetta per vendetta, Esculapio avvelenò con un intruglio d’erbe la sorgente miracolosa, la quale da quel giorno, invece di bellezza e guarigione conferì ira, rendendo litigioso

chiunque ne attingesse. L’idillìo era finito e le ninfe decisero di lasciare quel luogo ma non volendo perdere il ricordo di quel giorno magico con musica e danze vollero che quel ballo continuasse a esistere insegnandolo agli abitanti di Murpano (l’attuale Buonopane, frazione di Barano). Quel ballo era la ‘ndrezzata, ma non bastò a placare gli animi litigiosi tra baranesi e buonopanesi, i quali continuarono a guardarsi con astio per secoli. Solo dopo molto, ma molto tempo, un amore era destinato a cambiare le cose. Successe quando un ragazzo di Barano, in segno d’amore, regalò una cintura a una ragazza di Buonopane, pur mantenendo segreto il loro sentimento. Sfortunatamente la ragazza perdette la cintura, la quale fu ritrovata da un abitante di Buonopane, e una nuova zuffa iniziò. Solo al culmine di questa baruffa, sul ponte di Buonopane, gli abitanti di quei luoghi ritrovarono il buonsenso e stabilirono finalmente la pace: un lunedì di Pasqua, bruciando la sventurata cintura davanti alla chiesa del paese. Ancora oggi i buonpanesi ballano la ‘ndrezzata durante pasquetta e in occasione di San Giovanni ogni 24 giugno.

La maledizione della nona sinfonia

Un mito che era diffuso tra i più grandi compositori dell’Ottocento era la scrittura della nona sinfonia, che segnava il loro più grande successo. Per alcuni, però, anche l’ultimo. Ad alimentare questa leggenda, della quale alcuni già temevano il nefasto potere, fu Gustav Mahler, compositore austriaco molto superstizioso. Per scampare al tragico fato, Mahler decise di non chiamare la sua “nona” come “nona sinfonia”, e la chiamò “Il canto della terra”. Questo escamotage, però, non ingannò il fato, il quale si presentò al musicista durante la scrittura della sua decima sinfonia, rendendola, ahimè, incompiuta. A “conferma”

della maledizione della nona è il caso di Ludwig van Beethoven, che dopo aver scritto la sua “nona”, ovvero l’“Inno alla gioia” - il suo più grande capolavoro, oggi patrimonio dell’Unesco, composto quando l’artista era già completamente sordo -, morì due anni dopo, prima ancora di iniziare a scrivere la sua decima sinfonia. Tra gli altri compositori che morirono dopo o durante aver scritto la loro nona sinfonia, troviamo il giovanissimo Schubert (deceduto a soli 31 anni), che tecnicamente morì dopo la composizione della sua decima sinfonia ma la sua ottava non fu mai completata; Louis Spohr, uno dei precursori della figura del direttore d’orchestra; Antonín Dvořák, la cui “nona” accompagnò il primo allunaggio; Anton Bruckner, il quale fece del completamento della sua nona sinfonia il motivo per cui rimanere in vita durante i suoi ultimi anni. Come il “Club 27” (vedi “Lo sapevate che...”), il “Club 9” ha fatto strage di grandi artisti che, stando ad alcuni come Arnold Schönberg, consideravano la nona sinfonia un limite umano: “È come se la Nona fosse un limite. Chi vuole superarla deve morire. […] Quelli che hanno scritto una Nona sinfonia sono arrivati troppo vicini all’Aldilà”. Quasi a confermare la maestosità, bellezza e sacralità mistica della nona di Beethoven, un capolavoro come altri non avrebbe potuto comporre. A questo punto mi sorge una domanda: cosa ne penserebbe Mozart, forte delle sue

41 sinfonie? Forse la “maledizione” era solo legata a quel secolo e non al precedente? Che ci sia qualcosa a che fare con la numerologia, dove nove è multiplo di tre (triade cristiana), nove meno tre è sei (numero dell’angelo custode), 18 di 1.800 è multiplo di nove, e, sempre “Il numero nove rappresenta il ritorno dal multiplo all’unità, il compimento di un ciclo che segna la trasposizione su un nuovo piano. [...] La liberazione dai vincoli della forma precedente permette di accedere a un nuovo livello di esistenza, allo stesso modo in cui ad un’uscita segue un entrata.” (- lagiostradelsole. com) Forse ci stiamo facendo trasportare un po’ troppo dalla fantasia. Ciò non toglie che la fantomatica esistenza della temibile “maledizione della nona” sia uno dei tanti misteri del mondo della musica.

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