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Emilia, a tutta natura

Piacenza, Parma e Reggio Emilia, tre province che rappresentano un vero e proprio inno al bien vivre, accomunate come sono dai ritmi slow dei loro capoluoghi – deliziosi scrigni d’arte, dedali di viette romantiche con le case color pastello che convergono verso imponenti cattedrali romaniche – e dall’essere fiere portabandiera di prodotti enogastronomici che sono diventati dei brand famosi in tutto il mondo – Parmigiano Reggiano, Prosciutto di Parma, Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia, Lambrusco e vini Dop

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piacentini: un vero vanto del made in Italy –. Non solo: anche la natura gioca un ruolo di primo piano, incastonando città e borghi in colline verde smeraldo e in prati infiniti, via via fino ad arrivare ai rilievi montuosi appenninici, affascinanti in ogni stagione. E non manca neppure l’acqua: laghi, fiumi e torrenti regalano al territorio altrettanti ecosistemi di rara bellezza e spunti innumerevoli per gli sportivi – trekking, cicloturismo, arrampicata ed equitazione, tra gli altri – e per gli amanti del birdwatching.

In mezzo scorre il (grande) Fiume

Il Po disegna il sinuoso paesaggio della pianura emiliana, segnando quasi un confine naturale con Lombardia e Veneto e creando scenari pittoreschi nei quali immergersi dimenticando i ritmi frenetici del quotidiano. Seguendo il lento fluire dell’acqua – il mezzo di trasporto ideale per la scoperta del territorio? La bicicletta, ça va sans dire! – sono numerosi gli itinerari da percorrere, avvolti da una vegetazione lussureggiante e in compagnia di numerose specie di uccelli acquatici. Tra i più suggestivi, sicuramente i 15 chilometri che si dispiegano da Polesine Parmense verso il Parco di Isola di Giarola e del Lancone – nel piacentino, da

affrontare non prima di essersi procurati un cestino da picnic all’Antica Corte Pallavicina, che vanta il Museo del Culatello e la più antica cantina di culatelli del mondo. Anche lo scenografico tragitto che porta all’oasi naturalistica dell’isola De Pinedo regala un mix unico tra ambienti palustri e alberi secolari. Di tutt’altro tenore è invece la pedalata che da Lido di Boretto (siamo in provincia di Reggio Emilia) con il suo porto turistico fluviale, dominato da un imponente complesso di archeologia industriale, porta alle foci del fiume Enza prima e poi a Brescello, il famoso paese di Don Camillo e Peppone.

Il Trebbia: tra borghi e birdwatching

Se il Po invita a rallentare i ritmi con il suo scorrere placido, il Trebbia ha un twist più frizzante e “vacanziero” – è una delle mete preferite dai milanesi, che lo raggiungono in giornata per un bagno rinfrescante nei caldi mesi estivi – ed è in grado di soddisfare sia chi è alla ricerca di puro relax nella natura sia chi preferisce perdersi nella storia e nei dedali di borghi senza tempo. Per i primi la meta d’obbligo è il Parco Regionale Fluviale del Trebbia, esteso da Rivergaro alla confluenza nel Po: qui gli

appassionati di birdwatching vengono soprattutto nella speranza di vedere il rarissimo occhione, che il Parco ha scelto come simbolo, ma si “accontentano” anche delle coloratissime fioriture di orchidee. Per gli amanti della storia, invece, non c’è che l’imbarazzo della scelta, con borghi come Bobbio, annoverato tra i più belli d’Italia, o con i sontuosi castelli di quello che un tempo fu il Ducato di Piacenza (uno su tutti: il maniero di Rivalta che sorveglia minaccioso il corso d’acqua trebbiano).

I laghi: specchi naturali

Pensando all’Emilia, i laghi non sono la prima immagine che viene in mente e, infatti, i paesaggi lacustri che punteggiano le porzioni appenniniche delle province di Piacenza, Parma e Reggio sono luoghi scenografici ma ancora sconosciuti al turismo di massa, da scoprire in piacevoli trekking mai troppo affollati. Partendo da nord, nell’area dei Colli Piacentini, seguendo il sentiero del torrente Tidone, si incontra ben presto la Diga del Molato, imponente opera degli anni Venti che ha dato vita al Lago (artificiale) di Trebecco. Sempre in provincia di Piacenza e intrigante è il lago artificiale di Mignano, situato nei comuni italiani di Morfasso e Vernasca, sorto con la costruzione dell’omonima diga tra il 1919 e il 1934. Scegliendo la Val Nure si raggiunge il verdissimo – a discapito del nome –

Lago Nero, di origine glaciale, per poi proseguire verso il piccolo e irresistibile Lago Moo e terminare l’escursione sul coreografico Lago Bino, che la natura ha diviso in due porzioni, adornandone la più grande con un tappeto di ninfee gialle. In provincia di Parma, il Parco dei Cento Laghi con venti laghi glaciali. In particolare il Lago Santo, il più grande dell’Appennino tosco-emiliano. Una bellissima camminata consente di conoscere i Laghi di Sillara, “anticipati” da splendidi specchi d’acqua di origine glaciale, in un alternarsi di faggi, boschi e prati di mirtilli. Infine, in provincia di Reggio Emilia sono imperdibili il Lago Calamone – siamo a oltre 1.300 metri di quota, tra gigli, orchidee e primule, al cospetto del Monte Ventasso – e il Lago della Bargetana, con vista sul Monte Cusna.

Tra rocce e rocche

Nel paesaggio costellato da manieri emerge la Rocca d’Olgisio, incastonata nella roccia tra le valli dei torrenti Tidone e Chiarone, così come La Rocca Viscontea di Castell’Arquato che domina, con le sue torri, il borgo e la Val d’Arda. Natura e opere dell’uomo in questa regione d’Italia raccontano di una cooperazione antica, di quando la coraggiosa Matilde governava queste terre dall’alto dei suoi castelli, spesso inespugnabili e inaccessibili, costruiti sui tratti più impervi del paesaggio, come i famosi calanchi che si estendono tra i manieri di Canossa e di Rossena. E proprio qui si trova anche la Riserva naturale Rupe di Campotrera, nel Comune di Canossa, dà dimora a piante e avifauna particolari. E a proposito di piante, se è vero che lo shinrin-yoku, il forest bathing, dai giapponesi è

considerato una vera e propria terapia, un posto quasi magico per praticarlo è la Riserva Regionale dei Ghirardi, all’interno dell’omonima Oasi del Wwf, tra i comuni parmensi di Albareto e Borgo Val di Taro: qui querce e castagni si alternano a salici e tigli selvatici e a prati fioriti, dai quali lasciarsi sorprendere dal volo dei rapaci o dalla fugace apparizione di daini e caprioli. Da scoprire sono il Monte Prinzera (alle porte della Val Taro) di natura ofiolitica come la Rupe di Campotrera e il Castello di Bardi (rocca su una rupe). Da non perdere la mitica Pietra di Bismantova - una delle perle del Parco nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano - e la Pietra Parcellara e la Perduca, in Alta Val Trebbia, fra le camminate piacentine ideali per vivere la natura con tutti i sensi.

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