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Case del Prato AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi

Case del Prato

Redagno di Sopra

Ubicazione: Redagno di Sopra, Aldino (BZ) Progetto: AMDL CIRCLE e Michele De Lucchi Capo progetto: Angelo Micheli, Direttore di AMDL CIRCLE Progetto architettonico: Elena Naldi, Giacomo Nava Interior design: Federica Cevasco Furniture Design – Produzione Privata: Pico De Lucchi, Alberto Nason, Michel Sempels 3D artist architect: Alessandro Ghiringhelli

Coordinamento progetto esecutivo

e D.L.: Robert Veneri Date progetto: marzo 2018 – giugno 2020 Fine lavori: giugno 2020 Superficie: 430 m2 (casa a pianta lineare); 120 m2 (casa a pianta circolare)

Il legno della rinascita

Espressione dell’approccio olistico ad arte, architettura e design, caratteristico di AMDL CIRCLE, le Case del Prato, ideate e progettate dallo stesso studio e da Michele De Lucchi, sono due piccole architetture in legno che aggiungono sei nuove stanze all’Hotel Zirmerhof di Redagno di Sopra, nel comune di Aldino. I due edifici sono stati realizzati con il legno di Vaia, la tempesta che nel 2018 ha abbattuto 8,7 milioni di metri cubi di alberi, interessando anche i boschi nei dintorni dello Zirmerhof. Il progetto è frutto dunque della trasformazione di questo legno di schianto in un’installazione di arte e architettura, che si ritrova anche all’interno dei due volumi dove spazi e oggetti si contemplano e si completano a vicenda. Le due case seguono il declivio del terreno, adagiandosi davanti al grande maso storico e inserendosi nel tranquillo contesto paesaggistico come volumi scultorei in una continuità visiva creata dal prato, dalla Val d’Adige e dalle Dolomiti. Sostituendo il vecchio parcheggio della struttura ricettiva, spostato ora in un’area non visibile, i nuovi fabbricati danno vita a una piazzetta di accoglienza allo Zimmerhof, sempre connessi con la storicità del maso e la naturalità del prato e dei boschi. A livello formale, le linee tondeggianti dei tetti ricalcano i profili dei fienili della tradizione contadina e il loro rivestimento con scandole di larice riprende una tecnica di costruzione antica che permette di rivestire superfici arrotondate ed è ancora utilizzata nella zona delle Dolomiti. Accomunate dalle stesse linee morbide, le due case mostrano piante differenti; la prima è circolare e ospita due suite disposte su due livelli, la seconda è lineare e accoglie quattro appartamenti disposti su due livelli e uno spazio di convivialità centrale a tutta altezza. Entrambe le architetture sono caratterizzate dalle terrazze panoramiche al piano superiore e dalle arcate del porticato continuo al piano terra e il disegno a riquadri dei serramenti si ispira alle finestre classiche delle case di montagna. Le Case nel Prato sono da considerarsi a tutti gli effetti un’installazione d’autore fatta di oggetti piccoli e grandi.

Pianta piano terra

Pianta piano terra Pianta primo piano

Pianta primo piano

Sezioni

_il legno di Vaia ________

Il legno è il grande protagonista del progetto, scelto per la sua proprietà di modificarsi continuamente e rimanere in sintonia con i ritmi della natura anche dopo essere stato abbattuto, tagliato, lavorato e ricomposto. Ogni dettaglio del progetto è stato studiato per essere in sinergia con la natura, la storia e la sensibilità dello Zirmerhof. Il legno dagli abeti schiantati dalla tempesta Vaia è stato utilizzato per travi e pareti portanti, mentre con il recupero dei larici sono stati costruiti casseforme, rivestimenti, pavimenti e pareti interne. La tecnologia necessaria è invisibile e integrata. L’ambiente è pensato come una scenografia, realizzata da Produzione Privata, l’impresa creata da Michele De Lucchi per dar vita a oggetti di design sperimentali e sostenere l’artigianato. Ed è proprio il disegno puntuale di ogni elemento che determina il carattere di modernità formale dell’ambiente, mentre l’alta qualità di realizzazione si fonda sulla sapiente concretezza dell’artigianato. Come molti dei mobili antichi dentro il maso, anche quelli presenti nelle Case del Prato sono stati realizzati in legno di noce e caratterizzati dall’elemento a bacchetta tipico degli arredi locali.

Dalla pianta è possibile notare che le camere sono sistemate al piano terra, con diretto accesso al prato, e al piano superiore, al quale si accede direttamente dalla piazzetta lastricata in pietra come nei secoli passati. Il piano primo è anche il sottotetto, esattamente come nelle vecchie stalle con le mucche sotto e il fienile sopra.

Dalla trama del soffitto a capriate, creato in continuità con le pareti e il pavimento, fino alla scelta delle finiture e alla definizione degli arredi, tutto è stato disegnato per creare un ambiente confortevole dove rilassarsi. L’atmosfera calda e accogliente si esprime grazie alle cromie e alla matericità del legno e dei tessuti.

_due parole con i progettisti________

AMDL CIRCLE è uno studio multidisciplinare rinomato per il suo approccio umanistico all’architettura, al design e alla grafica, guidato da Michele De Lucchi. Con sede principale a Milano, lo Studio si fonda su 40 anni di lavoro pionieristico, accompagnato dalla continua ricerca per il miglioramento della qualità di vita, fisica e intellettuale. In questo progetto ha partecipato attivamente Produzione Privata, il laboratorio sperimentale fondato nel 1990 da Michele De Lucchi e Sibylle Kicherer per progettare e realizzare oggetti con la massima libertà espressiva, indipendenti dalle logiche del mercato e dell’industria. Riportiamo alcune considerazioni dell’arch. Michele de Lucchi sul progetto e sulla tempesta Vaia.

Dalla tempesta Vaia alle Case del Prato…

Mi sono sentito direttamente colpito dalla furia di Vaia perché quella notte anche la mia opera Dentro Fuori nel parco di Arte Sella è stata letteralmente spezzata in due dalla caduta di un albero. Ricordo lo sgomento provato alla vista di quelle immagini di distruzione. Ma poi, in dialogo con gli amici di Arte Sella, abbiamo capito che quel disastro ci dava l’opportunità di amplificare il messaggio di Vaia e rielaborarlo attraverso l’arte e l’architettura. Così è nata l’opera Radici al vento, nell’arboreto dell’Orto Botanico di Padova, realizzata con il recupero di tronchi e alberi abbattuti dalla tempesta. E, con lo stesso spirito, ho accolto l’idea di costruire le due Case nel Prato utilizzando il legno schiantato nelle foreste intorno allo Zirmherof.

Quale insegnamento possiamo trarre dalla tempesta Vaia?

Le ferite della tempesta Vaia sono ancora visibili quando dallo Zirmerhof stesso ti guardi intorno e scopri le chiazze di bosco distrutto; non si riesce a capire la violenza di questo vento che ha spezzato e spazzato via così tanti alberi, non abituati a resistere a un vento tanto forte che arrivava dall’Adriatico. Se un vento così forte fosse arrivato dalla direzione da cui era solito arrivare, gli alberi avrebbero retto la forza dell’uragano. Fa impressione il fatto che il surriscaldamento della terra abbia prodotto un moto d’aria che non era consueto nello svolgersi degli eventi naturali. Quindi il messaggio è molto chiaro: è un messaggio che va collocato in quella lunghissima lista di eventi prodotti dal riscaldamento globale che ci mostrano come la natura stia reagendo alle nostre azioni sconsiderate e a quei cambiamenti antropogenici che di naturale hanno ben poco.

I due edifici sono due oggetti completamente in legno, studiati per non occludere la vista e per arredare il prato che si estende verso la valle. Hanno un tetto rotondeggiante, senza spigoli e senza punte, quasi carezzevoli con il loro delicato rivestimento in scandole di larice. Le finestre sono concepite come ampie vetrine che incorniciano il paesaggio e spingono lo sguardo e la mente a uscire per rinvigorirsi ammirando la natura.

Foto: ® Max Rommel

Dettaglio di un bagno. Il legno è struttura, rivestimento e arredo, in un continuum visivo tra interno ed esterno che abbraccia gli ambienti rendendoli luoghi rilassanti dove riappropriarsi del contatto con la natura circostante.

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