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Ca’ Inua Ciclostile Architettura
Ca’ Inua
Marzabotto
La riqualificazione del fienile esistente e il nuovo corpo abitativo si inseriscono nel contesto montano grazie ai materiali utilizzati.
Ubicazione: Medelana, Marzabotto (BO) Committente: Panem et Circenses, Bologna Progetto architettonico: Ciclostile Architettura, Bologna Strutture: EN7 srl, Bologna Impianti: RES srl Consulente impianti: p.i. Federico Giovannini, Casalecchio di Reno (BO) Consulente permacoltura: Stefano Mattei Strutture in legno: Vibroblock, Montese (MO) Lavori: 2017-2019 Superficie: 400 m2
L’essenza di tutte le cose
Sull’Appennino bolognese una nuova costruzione in pietra e legno ricorda con il suo nome, Ca’ Inua, l’antica città etrusca di Kainua le cui vestigia si ritrovano nei pressi di Marzabotto; Ca’ è il richiamo ai toponimi tipici dei casolari montani, mentre Inua trova origine in una parola di lingua Inuit che significa “l’essenza di tutte le cose”, un concetto spirituale che accomuna tutti gli esseri e che è principio di armonia tra i viventi. Al fine di mantenere intatte la bellezza e l’imponenza del paesaggio nel quale si inserisce la casa, che accoglie anche uno spazio di ricerca del collettivo Panem et Circenses committente dell’opera, l’approccio progettuale è stato delicato e attento così da creare un edificio che, come un oggetto senza tempo, diventa uno degli elementi del paesaggio, affondando le sue radici nella montagna e fondendosi in essa. Il fabbricato, risultato della demolizione e ricostruzione di una vecchia casa rurale, si sviluppa su due livelli con il piano terra parzialmente incastonato nel terreno a rinsaldare il legame tra il costruito e la natura. Le pietre recuperate dalla demolizione sono state riutilizzate per il nuovo muro in pietra a vista al piano terra, ricostruito sul sedime di quello vecchio, quale elemento di congiunzione tra il fienile ristrutturato e la nuova abitazione. Quest’ultima, con una struttura in pannelli X-lam, si affaccia sul fronte principale solo al primo piano, inserendosi con garbo in un paesaggio fortemente connotato. Il suo rivestimento è in legno bruciato, una tecnica che si ritrova negli Appennini come pure in luoghi distantissimi in tutto il mondo – un esempio per tutti, l’antico shou sugi ban giapponese –, un metodo legato indissolubilmente al territorio ma proiettato ovunque. Internamente la dialettica tra superfici “dure” (il cemento della porzione interrata della zona giorno e i mosaici dei bagni) e superfici “morbide” (legno di abete per pavimenti e rivestimenti) richiama l’imprescindibilità e l’austerità del luogo. Nella casa ogni elemento è stato ottimizzato per rispondere a una necessità, dichiarata in maniera onesta attraverso la sua scelta materica.
All’interno si instaura un dialogo tra le superfici “dure” dei pavimenti in cemento e quelle “morbide” dei rivestimenti in legno di abete che richiamano l’essenzialità del sito e, al contempo, enfatizzano, amplificandola, la luce naturale che entra dalle ampie vetrate esposte a sud.
I locali di servizio si trovano a nord con piccole bucature, schermate semplicemente dallo sbalzo del piano primo, mentre la zona giorno/cucina al piano terra e le camere al piano superiore godono di ampie aperture a sud, dotate di sistema oscurante. Le vetrate massimizzano l’apporto energetico nelle stagioni fredde, mentre è impedito l’irraggiamento diretto in estate, e offrono una vista mozzafiato sulla vallata. Un impianto fotovoltaico è installato sulla falda a mezzogiorno del fienile, le acque sono depurate da un sistema di fitodepurazione e le acque delle piogge sono raccolte in vasche interrate per uso irriguo.
_struttura e impianti________
La nuova casa è realizzata in pannelli X-lam e coibentazione in fibra di legno che ha permesso, per il riscaldamento e il raffrescamento, l’utilizzo di un solo impianto ad aria alimentato perlopiù dai pannelli fotovoltaici posti sul tetto del fienile così da mitigarne l’impatto. La parete è completata da una intercapedine ventilata e dal rivestimento in tavole di larice bruciato. Il fienile è stato ristrutturato con interventi principalmente di natura strutturale e attrezzato con tutte le basilari dotazioni impiantistiche. Oggi è utilizzato come deposito per le attività agricole, ma in futuro vedrà nascere una struttura ricettiva per accogliere i visitatori. È stata realizzata anche la raccolta in vasche delle acque piovane, riutilizzate per l’innaffiamento dei campi, mentre un impianto di depurazione, costituito da una fitodepurazione, funziona grazie a due stagni limitrofi.
Due immagini invernali di Ca’ Inua.
Ca’ Inua è anche un piccolo podere a conduzione familiare, dove la terra è lavorata secondo il modello dell’agricoltura organica e rigenerativa, pensato come un’opera d’arte che si sviluppa mediante le pratiche di partecipazione applicate all’ambito agricolo per il recupero delle attività comunitarie.
Ciclostile Architettura, società fondata nel 2009 a Bologna dagli architetti Giacomo Beccari, Gaia Calamosca e Alessandro Miti, opera nei campi dell’architettura e dell’urbanistica, sviluppando progetti di pianificazione strategica, rigenerazione urbana e recupero edilizio ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti nel tempo. I soci hanno collaborato come docenti e relatori con università pubbliche e private e partecipato a conferenze e seminari in Italia e all’estero. I loro lavori sono stati esposti in diverse mostre e rassegne.
Ca’ Inua non è solamente una semplice abitazione ma incarna in sé la filosofia dei committenti; potete raccontarci come si è sviluppato il processo progettuale?
L’analisi è la base del nostro lavoro, il punto di partenza per collezionare informazioni, certo, ma anche, e soprattutto, uno strumento progettuale che decliniamo a seconda delle necessità. Ca’ Inua aveva l’ambizione di trovare e ridefinire i punti di contatto tra l’edilizia tradizionale appenninica (dove si inserisce fisicamente il progetto) e quella giapponese (luogo dell’anima per i committenti). L’involucro, i materiali utilizzati, gli spazi interni derivano quindi da un processo rigoroso di raccolta e reinterpretazione di soluzioni note.
La nostra rivista si occupa di edifici in legno: potreste darci una definizione del materiale “legno”? Quale valenza ha nei vostri progetti?
Il legno è un materiale nobile dell’architettura, non tanto e non solo per le realizzazioni di ornamento ma soprattutto per la sua duttilità nelle diverse applicazioni, dall’edilizia all’interior. È utilizzato nelle strutture, nelle finiture, negli arredi e unisce qualità di resistenza e flessibilità, oltre ad amplissime possibilità cromatiche e di lavorazione. Forse però l’aspetto che più lo caratterizza è proprio quello di essere un materiale naturale, da sempre considerato caldo e accogliente probabilmente perché consente di portare un po’ di natura all’interno delle nostre case.